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Full text of "Monumenta novaliciensia vetustiora; raccolta degli atti e delle cronache riguardanti l'abbazia della Novalesa"

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ISTITUTO    STORICO 

ITALIANO 


FONTI 


STORIA  D'ITALIA,u.3 


\> 


PjErW  e  ^*^) 


PUBBLICATE 


DALL'ISTITUTO   STORICO 
ITALIANO 


SCRITTORI    •    SECOLI    VIII-XI 


ROMA 


NELLA  SEDE  DELL'ISTITUTO 

PALAZZO    DEI    LINCEI,   GIÀ   CORSIMI, 

ALLA     LUMGARA 


1898 


MONUMENTA 


NOVALICIENSIA 


VETUSTIORA 


RACCOLTA  DEGLI  ATTI  E  DELLE  CRONACHE 


RIGUARDANTI  L'ABBAZIA  DELLA  NOV ALESA 


<i- 


KJ 


o^ 


A    CURA 


DI 


CARLO  CIPOLLA 


VOU  PRIMO 

CON     OTTO     TAVOLE 

ILLUSTRATIVE 


ROMA 


FORZANI  E  C.  TIPOGRAFI  DEL  SENATO 


PALAZZO    MADAMA 


1898 


STANWROU:     .:   JTT 

STACKS 

^AY  10  1978 


DIRITTI  RISERVATI 


PREFAZIONE 


n  monastero  deUa  Novalesa  è  conosdutp  specialmente 
per  il  Chronicon  che  ne  scrìsse  uno  dei  suoi  monaci,  nella 
seconda  metà  del  secolo  xi.  Questo  Chronicon^  ricco  di 
notizie  storiche  di  buona  lega,  ma  assai  più  abbondante 
di  leggende  popolari,  e  di  fantasie  poetiche,  offerse  ed 
offre  tuttavia  larga  materia  di  studi  ai  coltivatori  della 
storia  religiosa,  della  storia  politica  e  della  storia  lette- 
raria d' Italia. 

La  celebrità  del  monastero  non  dipende  peraltro  uni- 
camente dal  Chronicon\  poiché,  se  anche  questa  compi- 
lazione storica  non  esistesse,  le  mille  vicende  del  monastero 
sempre  richiamerebbero  T  attenzione  degli  studiosi.  L' ab- 
bazia della  Novalesa  sorgeva  sopra  im  mammellone  del 
monte,  che  forma  verso  nord-ovest  la  valle  della  Cinischia, 
romoroso  fiume,  che  discende  dal  lago  del  Moncenisio. 
Essa  si  trovava  adunque'a  poche  ore  di  cammino  dall'  Ospi- 
zio del  Moncenisio,  e  quindi  in  una  posizione  abbastanza 
vicina  alla  Savoia.  Anzi,  nell'  antico  medio  evo  la  Nova- 
lesa  apparteneva  alla  Francia,  mentre  il  regno  longobardo 
non  giungeva  se  non  alle  Chiuse,  poco  sopra  della 


vili  e.    CIPOLLA 

Sagra  di  S.  Michele.  Di  qui  alla  Novalesa  la  distanza 
è  grandissima,  e  e*  è  di  mezzo  la  città  di  Susa  che,  nelle 
rovine  maestose  de'  suoi  più  antichi  monumenti,  dimostra 
la  sua  orìgine  romana. 

L'  abbazia  della  Novalesa  è  opera  dei  Franchi.  La 
fondò  nel  726  un  ricchissimo  franco,  di  nome  Abbone. 
I  re  della  dinastia  carolingica,  e  specialmente  Carlomagno, 
n'  ebbero  cura,  la  colmarono  di  doni,  e  la  trasformarono 
in  un  vero  punto  di  appoggio  militare  e  civile,  di  cui  ave- 
vano bisogno  per  assicurarsi  la  strada  delle  Alpi.  L' età 
più  splendida  dell'  abbazia  è  appunto  quella  di  cui  parliamo. 
L'  abbate  Frodoino  fu  in  amichevoli  relazioni  con  Carlo- 
magno,  siccome  apprendiamo  tanto  dal  Chrontcon^  quanto 
dai  documenti.  E  pare  davvero  che  se  a  Carlomagno 
riuscì  fatto  di  abbattere  re  Desiderio  e  di  assoggettare 
al  suo  comando  il  regno  dei  Longobardi,  egli  in  qualche 
parte  lo  debba  anche  a  Frodoino. 

Fioriva  allora  la  scuola,  che  sogliamo  denominare  di 
Tours,  dalla  quale  irraggiò  largamente  un  carattere,  che  per 
diversi  rispetti  può  considerarsi  siccome  nuovo,  quantunque 
preparato  di  lunga  mano.  Esso,  dalla  sua  origine,  viene 
oggidì  detto  €  carolino  » ,  ed  era  destinato  a  facilitare  la 
diffusione  e  l'accrescimento  della  coltura.  L'abbazia  della 
Novalesa  partecipò  al  nuovo  impulso  paleografico  e  lette- 
rario, e  per  ordine  di  Frodoino,  Atteperto  scrisse  un 
Evangeliario,  di  bellissimo  aspetto,  il  quale  si  conservava 
ancora  nel  secolo  xi  e  fu  veduto  dal  cronista.  Atteperto 
scrisse  pure  molti  altri  codici,  e  la  fama  letteraria  del- 
l' abbazia  si  sparse  in  lontane  regioni.    Illustri  personaggi  vi 


PREFAZIONE.  IX 


mandavano  i  loro  figli,  perchè  vi  attendessero  agli  studi  delle 
buone  lettere.  Poco  dopo  Y  impero  di  Carlomagno,  ebbe  il 
governo  dell'  abbazia  sant'  Eldrado,  che  illustrò  la  Nova- 
lesa  coUe  opere,  e  cogli  scritti.  Egli  si  preoccupò  anche 
deUa  correzione  dei  libri  sacri,  ed  impetrò  da  san  Floro 
di  Lione  ui^  testo  dei  Salmi,  diligentemente  emendato. 
In  appresso  la  gloria  dell'  abbazia  venne  a  poco  a  poco 
velandosi,  ma  in  nessun  tempo,  per  cosi  dire,  neppure 
in  momenti  di  gravi  e  dolorose  angustie,  i  monaci  Nova- 
lidensi  dimenticarono  il  loro  luminoso  passato.  Rimase 
presso  di  essi  una  tradizione  letteraria,  la  quale  almeno 
fece  si  che  venissero  scritte  le  vite  dei  personaggi  di  mag- 
gior valore^  A  questa  tradizione  gloriosa  dobbiamo,  ul- 
timo prodotto,  la  Cronaca. 

Sul  principio  del  secolo  x  irruppero  i  Saraceni  nell'  at- 
tuale Piemonte.  I  monaci  Novaliciensi  spaventati,  e  te- 
mendo r  estrema  loro  rovina,  fuggirono,  guidati  dall'  abbate 
Donniverto,  a  Torino,  seco  recando  i  libri,  in  gran  numero, 
e  molte  suppellettili  preziose.  La  fuga  non  impedi  ogni 
danno,  che  anzi  fu  occasione  alla  dispersione  e  alla  per- 
dita dei  manoscritti,  che  i  monaci  avevano  portato  seco 
a  Torino.  Dapprima  i  monaci  si  recarono  al  monastero 
dei  Ss.  Andrea  e  Clemente,  che  era  situato  fuori  delle 
mura  della  città  di  Torino.  Colà  i  monaci  non  si  ferma- 
rono lungo  tempo.  Avvenne  infatti,  che  verso  l'anno  929 
il  marchese  Adalberto,  padre  di  Berengario  II  d'  Ivrea, 
si  dimostrò  generosissimo  verso  il  monastero.  Fra  le 
altre  cose,  che  Adalberto  regalò  ai  monaci  Novaliciensi, 
ci  fu  anche   la   chiesa   di   S.  Andrea,    nell'  interno   della 


e.    CIPOLLA 


città  di  Torino,  alla  quale  Y  abbate  Bellegrimo  condusse  i 
monaci,  siccome  in  asilo  più  sicuro,  e  meglio  conveniente 
alla  vocazione  monastica.  La  donazione  della  chiesa  di 
S.  Andrea  è  per  certo  anteriore  al  28  febbraio  929,  data 
di  una  nuova  donazione,  che  il  medesimo  marchese  stabili 
pure  in  favore  dei  nostri  monaci  ;  in  quel  torno  di  tempo, 
forse  al  principio  dell'  anno  suddetto,  Adalberto  regalò  ai 
monaci  anche  la  corte  di  Breme,  o  piuttosto  una  parte  della 
medesima,  che  egli  aveva  comperata  da  Erlaudo,  nonché 
la  corte  <  Policino  »,  che  a  lui  era  pervenuta  da  Gisla^ 
Alcuni  anni  più  tardi,  un'  altra  parte  di  Breme  veniva  elar- 
gita ai  monaci  da  Aimone.  Arricchitasi  perciò  la  congre- 
gazione Novaliciense,  questa  pensò  a  trasferirsi  a  Breme, 
dove  ebbe  a  provare  vicende  buone  e  cattive. 

Quando  i  Saraceni  furono  cacciati  d' Italia,  e  furono 
respinti  anche  dalla  Provenza,  venne  a  mancare  il  motivo, 
per  cui  si  lasciasse  abbandonato  il  luogo  del  primitivo  svi- 
luppo dell'abbazia,  e  perciò  vediamo  che  l'abbate  Gari- 
berto  o  Gezone  (vissuto  verso  il  cadere  del  x  secolo,  e 
l'esordire  del  seguente)  si  preoccupò  anche  di  questo  affare. 
Restituita  in  vita  l' abbazia  Novaliciense,  questa  non  potè 
tuttavia  raggiungere  più  la  grandezza  passata.  La  chiesa  di 
Breme  non  fu  abbandonata,  e  un  solo  abbate  resse  Breme 
e  Novalesa.  Intorno  al  principio  del  secolo  xii  l'abbate 
Guglielmo  tenne  ad  un  tempo  il  doppio  titolo  di  «  Novali- 
«  ciensis  sive  Bremensis  abbas  » .  Anche  quando  l'antica 
abbazia  era  deserta  e  rovinosa,  dava  essa  pur  sempre  il  nome 
alla  confraternita,  la  quale,  senza  lasciare  di  dirsi  Bremense, 
riconosceva  tuttavia  il  suo  «  caput  prius  »  nella  Novalesa. 


PREFAZIONE.  XI 


L'  abbate  soggiornò  di  solito  a  Breme,  e  ai  monaci 
raccolti  alla  Novalesa  fu  preposto  un  priore.  Al  tempo  di 
Guglielmo  abbate  Novaliciense  e  Bremense,  e'  era  un  altro 
Guglielmo,  detto  «  prior  Novaliciensis  » .  Ne  forse  egli  fu 
il  primo  a  disimpegnare  queir  ufficio,  potendosi  dubitare 
che  di  alcuni  anni  lo  precedesse  il  priore  Ottone;  locchè 
peraltro  non  si  può  asseverare  con  certezza.  Continua  poi 
la  serie  dei  priori  fino  al  1470  incii^ca.  Dopo  d'allora 
abbiamo  i  commendatari,  de'  quali  il  primo  fu  Giorgio 
Provana,  dei  signori  di  Leyni,  il  quale  mori  nel  1502, 
Gli  succedette  Andrea  Provana,  che  fu  protonotario  apo- 
stolico, arcidiacono  e  canonico  di  Torino.  Da  noi  esso 
merita  lode  speciale,  perchè  si  occupò  dell'  archivio,  non 
escluse  le  carte  più  antiche  ;  e  dei  documenti  in  esso  esistenti 
compilò  allora  (1502,  151 2)  due  inventari  Pietro  de  AUa- 
vardo.  Prima  della  fine  del  secolo  terminò  la  serie  di 
questi  commendatari,  e,  a  norma  di  una  bolla  di  Cle- 
mente Vili  (9  giugno    1599),    Antonio  Provana   (prima 

■ 

arcivescovo  di  Durazzo,  e  poscia  arcivescovo  di  Torino) 
giurò  fedeltà  alla  Santa  Sede,  quale  abbate  della  Nova- 
lesa.  Gli  abbati  continuarono  fino  all'  età  napoleonica,  e 
r  ultimo  di  essi,  Pietro  Antonio  Maria  Sineo,  mori  nel  1 796. 
Finito  il  governo  napoleonico,  il  monastero  fu  rialzato  dalle 
rovine,  ma  dopo  alcuni  decenni  fu  nuovamente  soppresso. 
Ultimamente  l'edificio  abbaziale  fu  acquistato  dal  collegio 
nazionale  Umberto  I,  e  la  chiesa,  che  era  stata  profanata, 
fu  ridonata  al  culto. 

Nonostante  che,  in  occasione  della  fuga  dalla  Nova- 
lesa  a  Torino  sul  principio  del  x  secolo,  i  monaci  avessero 


XII  e.    CIPOLLA 


perduta  la  loro  biblioteca,  le  tradizioni  letterarie  del  mo- 
nastero tuttavia  non  andarono  totalmente  spezzate,  e  nel 
secolo  x-xi  riusd  possibile  di  restaurare  almeno  in  parte  la 
libreria  dissipata.  Il  secondo  periodo  glorioso  dell'  abbazia 
forse  non  fu  per  gli  studi  cosi  proficuo  siccome  il  primo, 
se  noi  lo  consideriamo  in  se  stesso.  Ma  se  invece  pen- 
siamo al  frutto  a  noi  derivatone,  è  certo  che  questa  nuova 
fase  della  storia  abbaziale,  è  quella,  di  cui  più  durevoli  fu- 
rono i  risultati.  Essa  non  si  chiuse  con  una  subita  e  tragica 
fuga,  come  la  prima,  né  un  turbine  disperse  impetuosamente 
ciò  che  era  stato  con  fatica  raccolto.  E  vero  tuttavia  che 
nella  crescente  decadenza  di  quella  fondazione  religiosa,  la 
biblioteca  ne  riportò  presto  gravi  danni.  Se  i  documenti 
deir  archivio,  in  grazia  del  loro  valore  giuridico,  vennero 
custoditi  e  difesi  con  qualche  diligenza,  ciò  non  avvenne 
pur  troppo  per  i  libri.  Si  venne  al  punto  che  gli  abbati 
non  ne  facevano  quasi  alcun  conto.  Eugenio  De  Levis, 
sia  nel  1788,  in  occasione  di  un  viaggio  appositamente 
fatto  lassù,  sia  antecedentemente,  potè  tener  conto  di  molti 
manoscritti,  che  ancora  occupavano  gli  antichi  ripostigli  del- 
l' abbazia.  I  monaci  regalarono  al  De  Levis  molti  di  quei 
manoscritti,  e  questi,  dopo  la  morte  del  loro  possessore, 
andarono  dispersi,  o  venduti  in  terre  lontane.  Assai  pro- 
babilmente la  soppressione  napoleonica  trovò  Y  abbazia 
Novaliciense  priva  oramai  dei  suoi  manoscritti. 

Il  Chrofiicon  parla  anche  di  lavori  di  oreficeria,  e 
splendida  veramente  dovea  essere  la  croce  aurea,  gem- 
mata, fatta  costruire  dall'  abbate  Frodoino,  al  tempo  di 
Carlomagno.     Apparteneva  all'abbazia  anche  la  magnifica 


PREFAZIONE.  XÌU 


arca  argentea,  contenente  (come  si  créde)  le  reliquie  di 
sant'  Eldràdo,  la  quale  ora  si  conserva  presso  la  prevo- 
stura  della  Novalesa.  Quell*  arca  non  si  può  aprire,  sicché 
intomo  a  ciò  che  essa  contiene  non  puossi  avere  cogni- 
zione sicura.     Essa  è  lavoro  del  secolo  xin. 

Alcune  parti  dell'  antica  abbazia  rimangono  ancora, 
ma  in  generale  può  dirsi  che  V  edificio  odierno  è  di  pa- 
recchi secoli  posteriore  alla  fondazione  della  medesima. 
Sotto  il  chiostro  del  monastero  vennero  raccolti  parecchi 
avanzi  di  antichità,  fra  i  quali  s'incontrano  alcuni  frammenti 
epigrafici  dell'  età  classica.  E  non  mancano  anche  alcuni 
restì,  di  piccola  dimensione,  provenienti  da  costruzioni  cri- 
stiane, assai  vetuste.  Le  più  grosse  muraglie  sono,  senza 
alcun  dubbio,  antichissime,  ma  stanno  in  gran  parte  co- 
perte almeno  da  intonachi.  Tuttavia  all'esterno  si  può 
ancora  ammirare,  nel  suo  pristino  aspetto,  qualche  vetusta 
miiraglia,  decorata  da  archetti  a  pieno  sesto. 

Attorno  all'  edificio  principale  si  innalzano  alcune  chie- 
sette, conosciute  anche  dal  cronista  del  secolo  xi.  Di- 
cemmo che  il  monastero  si  erge  sopra  un  mammellone, 
che  si  distacca  dalla  grande  catena  alpina.  La  linea  più 
elevata  del  mammellone  è  segnata  dalle  due  chiesette  di 
S.  Pietro  e  di  S.  Salvatore.  In  direzione  di  nord-ovest,  cioè 
verso  la  catena  delle  Alpi,  e  a  brevissima  lontananza  dalle 
due  indicate  chiese,  si  eleva  quella  di  S.  Eldrado,  ricoperta 
intemaihente  da  affreschi,  che  riproducono  i  fatti  princi- 
pali della  vita  di  sant'  Eldrado  medesimo  e  di  san  Nicolò 
di  Mirra.  Questi  affreschi,  illustrati  da  leggende  dichia- 
rative, sono  probabilmente  del   secolo  xiii,   ma  vennero 


^V  e.    CIPOLLA 

pur  troppo  malamente  restaurati  nel  secolo  attuale.  Al- 
quanto lontana  dal  gruppo  costituito  daU*  abbazia  e  dalle 
ricordate  chiesette,  si  tro\-a  la  cappella  di  S.  Maria  Mad- 
dalena. Questa  cappella  giace,  rispetto  all'  abbazia,  dal 
lato  opposto  a  quello  in  cui  sono  le  altre  chiesette  ;  vale 
a  dire,  essa  s'incontra,  verso  la  valle,  al  punto  in  cui,  in 
antico,  il  pellegrino,  che  voleva  recarsi  all'  abbazia,  comin- 
ciava a  salire  Y  erta.  Una  strada  legaysi  la  chiesa  di  S.  Ma- 
ria all'  abbazia,  ma  quella  strada  fii  ai  di  nostri  sostituita 
da  altra  di  meno  rapida  ascesa.  Non  è  (adle  stabilire  a 
quale  epoca  queste  quattro  chiesette  si  possano  (ar  risalire, 
e  se  esse  si  debbano  considerare  siccome  un  resto  dell'  edi- 
ficio primitivo,  o  piuttosto  come  una  costruzione  dovuta 
all'  età  di  Gezone. 

In  origine  V  abbazia  venne  affidata  ai  Benedettini,  i 
quali  la  tennero  per  oltre  a  novecento  anni.  Ma  verso  la 
metà  del  secolo  xvii  la  congregazione  benedettina  della 
Novalesa  era  quasi  distrutta  e  scomparsa,  e  perciò  Y  ab- 
bazia venne  affidata  ai  Cistercensi.  L'  atto  solenne  di 
consegna  al  nuovo  Ordine  religioso,  porta  la  data  del 
15  ottobre   1665. 

Estesi  assai  furono  i  possessi  dell'  abbazia,  specialmente 
nei  suoi  giorni  migliori.  Coli' atto  di  fondazione  del  726, 
e  col  testamento  del  739  ',  Abbone  beneficò  larghissima- 


'  Pochi  anni  or  sono,  il  Giry  {Manuel  de  diplomatique,  Paris,  1^94, 
p.  18,  nota)  ebbe  occasione  di  citare  il  testamento  di  Abbone  siccome  il  primo 
esempio  di  un  documento  inserto  in  un  atto  di  conferma.  Ciò  dicendo,  lasciò 
trasparire  anche  il  dubbio  che  il  testamento  possa  contenere  qualche  inter- 
polazione; ma  di  tale  sospetto  non  addusse  prova  alcuna. 


PREFAZIONE.  XV 


mente  l'abbazìa.     I  possedimenti,  che  egli  le  elargì,  trova- 
vansi  nella  Valle  di  Susa,  in  Savoia  e  in  tutta  la  Francia  di 
sud-est     Col  volgere  dei  tempi,  i  possessi  in  Francia  si 
andarono  via  via  perdendo,  e  in  ricambio  Y  abbazia  estese  i 
suoi  diritti,  sia  in  Savoia,  sia  nel  territorio  piemontese  e  fin 
sulle  rive  del  Lago  Maggiore.     Parecchi  priorati  e  varie 
.   prevosture  dipendettero  dall'  abbazia.     Fra  i  primi  si  tro- 
vano ricordati  quelli  di  Coyse,  Corbières,  Rumilly,  Le  Muraz, 
La  Bomay  ;  fra  le  seconde,  annoveransi  La  Motte,  l' Ospizio 
del  Moncenisio,  Novalesa,  Venaus.     La  chiesa  di  S.  Maria 
(ossia  r  Ospizio)  del  Moncenisio  venne  sottratta  all'  abbazia 
Novalidense   da   Lotario   I   imperatore,    per   mezzo   del 
diploma    1 4    febbraio    826,   col   quale    quell'  imperatore, 
mentre  levava  dal  dominio  dell'  abbazia  il  colle  del  Mon- 
cenisio, per  fame  un  Ospizio,  la  risarciva  cedendole  il  mo- 
nastero di  S.  Pietro  di  Pagno.     Ma  V  abbazia  non  si  ac- 
contentò per  sempre  del  cambio,  cui  fu  costretta,  e  più  tardi 
cercò  con  og^  mezzo  di  ricuperare  i  diritti  perduti.     La 
lotta  sostenuta  a  questo  scopo  dall'  abbazia,  mentre  trova  il 
suo  riflesso  nello  stato  attuale  del  diploma  teste  citato,  viene 
narrata,  nel  suo  ultimo  epilogo,  in  alcuni  documenti  degli 
anni   1202,    1207,  per  mezzo  dei  quali  l'Ospizio  fu  co- 
stretto a  ritornare  nella  obbedienza  de'  primi  tempi.     Le 
lotte  diplomatiche  dell'  abbazia  si  ripercuotono  nei  diplomi 
alterati  o  falsificati,  i  quali  sono  abbastanza  numerosi,  ed 
offrono  utili  insegnamenti  sui  metodi,  che  nell'  età  media 
segui vansi  a  questo  riguardo.     Quasi  ogni  antica  istitu- 
zione ha  i  suoi  documenti  falsi,  e  anche  1'  abbazia  Nova- 
lidense ebbe  i  suoi. 


XVI  e.    piPOLLA 


Un  amplissimo  elenco  delle  chiese  dipendenti  dall'  ab- 
bazia ci  viene  presentato  dalla  bolla  di  conferma,  data  da 
Eugenio  III  nel  1 1 5  2  ;  li  si  può  vedere  quanto  fossero 
estesi  i  diritti  abbaziali.  Non  ne  viene  tuttavia  che  al- 
trettanto l'abbazia  fosse  ricca,  poiché  queste  grandi  istitu- 
zioni medioevali  avevano  bensì  una  lunga  serie  di  chiese 
soggette,  possedevano  beni  in  numero  sterminato,  ma  da 
t^tto  ciò  non  di  rado  ritraevano  vantaggi  molto  ristretti. 

h^  notl2^e  più  sicure  intomo  all'  abbazia  sono  conse- 
gnate nel  Codice  diplomatico,  con  cyi  la  nostra  raccolta  ha 
principio.  Esso  si  estende  a  tutto  il  periodo  che  va  dal- 
l' orìgine  dell'  abbazia  spo  alla  fine  del  secolo  xi.  Ad 
esso  feci  seguire  un'  Appendice,  in  cui  posi  insieme  vari 
altri  documenti,  che  servono  a  complemento  e  dilucix}a- 
zione  dei  primi,  e  che  per  lo  più  appartengono  a  più  tarda 
età,  ma  possono  recar  luce  sui  secoli  precedenti.  Non  e 
molto  minore  il  valore  dei  Necrologia,  depositari  di 
tradizioni,  riguardate  meritamente  quasi  come  sacre,  poiché 
essi  contengono  i  nomi  di  coloro  i  quali,  fattisi  benemeriti 
dell'abbazia,  meritavano  i  suffragi  annuali  de' monaci.  Ac- 
canto a  questi  documenti,  collocai  le  più  antiche  memorie, 
liturgiche  e  storiche,  intorno  a  sant' Eldrado,  celebre  ab- 
bate del  secolo  vnii,  che  illustrò  la  Novalesa  non  solo 
colle  azioni  e  colle  virtù,  ma  anche  cogli  scritti.  Queste 
memorie  non  hanno  tutte  un  eguale  interesse,  ma  pur  tutte 
dovevano  essere  messe  a  disposizione  degli  studiosi.  Al- 
cuni piccoli  aneddoti  chiudono  questa  seconda  serie  di  scritti, 
alla  quale  feci  seguire  la  riproduzione  di  due  brevi  jan- 
tichissime  cronache,  e  la  ristampa  di  alcuni  versi  in  Qi^ore 


PREFAZIONE.  XVII 


di  san  Giusto  di  Susa.      Le  cronache  e  i  versi  proven- 
gCHio  da  manoscritti,  che  appartennero  alla  biblioteca  di 
S.  Giusto  di  Susa,  monastero  che  fu  anticamente  in  re- 
lazioni assai  strette  coir  abbazia  Novaliciense.     Pare  che 
delle  due  cronache,  direttamente   o  indirettamente,    siasi 
servito  il  cronista,  poiché  e'  è  fra  queste  fonti  qualche  con- 
cordanza, che  difficilmente  può  aversi  come  del  tutto  casuale. 
Quanto  poi  ai  versi  intorno  a  san  Giusto,  essi  trovano  qui 
un  posto  non  disconveniente,  poiché  il  nome  di  quel  santo 
viene  con   onore    ricordato,    come   pare,    nel  Chronicon. 
Sembra  infatti  abbastanza  accertato  che  quel  Giusto  di  cui 
parla  il  cronista,  il  quale  ne  vide  la  tomba  a  Bardonecchia, 
altri  non  sia  se  non  il  celebre  santo,  le  cui  reliquie  furono 
onorate  in  Susa  dal  marchese  Olderico  Manfredi. 

Non   mi   pareva  di  potere   esimermi   dal   presentare 
poscia  al  lettore  T  elenco  dei  codici  della  biblioteca  mo- 
nastica, per  quel  poco  che  ne  possiamo  sapere,  dopo  tante 
dispersioni.     Qui  cercai  di  completare  e  correggere  quello 
che,  a  tale  proposito,  stampai  altra  volta;  con  questa  diffe- 
renza peraltro,  che  nel  luogo  presente  nu  limitai  a  notìzie 
puramente  bibliografiche,  e  aride  e  brevi,  quanto  mi  riusci 
&tto;   mentre   altra  volta  descrissi  i   codici  con  qualche 
larghezza  ed  abbondai  nella  descrizione  bibliografica. 

Viene  in  seguito  il  catalogo  degli  abbati.  L*  elenco 
venne  già  composto  nel  secolo  xvii  da  mons.  Francesco 
Agostino  Della  Chiesa,  e  corretto  nel  secolo  successivo  da 
don  Francesco  Borgarelli  '   eremita  camaldolese.     Mezzo 

'  L*  elenco  del  Borgarelli  termina  coli*  abbate  :  «  Petrus   Maria   Sineus 
«  de  Turri  Palleriae,  sacrae  theologiae  doctor,  onus  Rhodis,  in  provincia  et 


XVIII  e.    CIPOLLA 


secolo  fa  venne  ricomposto,  per  Y  età  più  antica,  da  Lodo- 
vico Bethmann,  in  base  ad  un  diligente  e  perspicace  esame 
del  Chroìticony  e  sopratutto  sull*  appoggio  dei  documenti. 
Nel  1894  un  nuovo  elenco  ne  diedi  io  stesso,  continuandolo 
sino  al  1796.  Ora  dal  mio  catalogo  riproduco,  con  emen- 
dazioni, la  parte  più  vetusta,  sino  al  principio  del  secolo  xii, 
restringendomi,  quanto  mi  fu  possibile,  nelle  citazioni. 

In  ultimo  si  presenta  al  lettore  la  cronaca  abbaziale, 
il  cui  testo  fu  di  già  argomento  agli  studi  del  Muratori, 
di  C.  Combetti,  di  L.  Bethmann.  Dopo  di  questi  e  di  altri 
illustri  eruditi,  ben  poco  di  nuovo  io  potevo  sperar  di 
trovare.  Tuttavia  la  buona  fortuna  mi  pose  alle  mani 
qualche  notìzia  sfuggita  alle  ricerche  dei  precedenti  editori. 
Di  una  cosa  voglio  sin  d' ora  avvertire  il  lettore,  ed  è  eh'  io 
non  entro  in  nessuna  quistìone  sulla  compilazione  della  cro- 
naca, se  non  per  quel  poco  da  cui  non  posso  assolutamente 
esimermi.  Fu  mio  scopo  preparare  altrui  un  materiale  di 
studio,  senza  avere  in  pensiero  di  precorrere  il  lavoro  dello 
storico.     La  mia  critica  è  quindi  meramente  esterna. 

Nella  compilazione  del  Codice  diplomatico  ebbi  in  mira 
di  dare  i  documenti  che  riguardano  per  diretta  guisa  \  ab- 
bazia Novaliciense,  non  dovendo  occuparmi  delle  chiese 
che  da  essa  dipendevano,  se  non  per  modo  indiretto  e 
quasi  per  incidenza.  Il  campo,  che  mi  incombeva  il  do- 
vere di  percorrere,  era  di  per  sé  abbastanza  bene  definito 
perchè  io  potessi  pensare  ad  allargarne  i  confini.      Alla 

«  dioecesi  Albensi,  ob.  anno  1796  ».  Un  altro  elenco  degli  abbati  si  legge  sopra 
alcuni  fogli  sparsi,  annessi  al  manoscritto  del  Borgarelli,  ed  è  dedotto  da 
mons.  Della  Chiesa:  giunge  al  1640. 


PREFAZIONE.  XIX 


Storia  deir  abbazia  non  reca  per  verità  molta  luce  quella 
delle  chiese  e  delle  terre  ad  essa  sottoposte,  le  quali  eb- 
bero una  vita  propria. 

Ecco  in  brevi  parole  riassunta  la  storia  di  un'  abbazia, 
i  cui  servigi  in  prò  della  civiltà  furono  con  parole  conve- 
nienti messi  in  rilievo  dal  mio  compianto  ed  illustre  maestro, 
prof.  Giuseppe  De  Leva  '.  Maggiori  notizie  potrà  il  let- 
tore trovare,  oltre  che  nelle  opere  dei  valenti  eruditi  che 
mi  hanno  preceduto,  anche  in  quelle  comunicazioni,  nelle 
quali,  siccome  il  dovere  mi  imponeva,  mi  preparai  la  strada 
alla  presente  pubblicazione*. 

Sarei  molto  lungo  se  dovessi  qui  ricordare  tutti  co- 
loro, ai  quali  mi  stringe  debito  di  gratitudine  per  gli 
aiuti  datimi  lungo  gli  anni  che  attesi  agli  studi  Novaliciensi. 
Qui  mi  accontento  di  esprimere  la  mia  gratitudine  anzitutto 
alla  Direzione  dell'Archivio  di  Stato  di  Torino,  dal  quale  è 
desunta  la  maggior  parte  dei  documenti  da  me  posti  in  luce. 
Cosi  pure  mi  dichiaro  obbligatissimo  ai  preposti  della  bi- 
blioteca privata  di  Sua  Maestà,  della  biblioteca  Nazionale 

'  Diì  movimento  intàUituàU  d' Italia  nei  primi  secoli  del  medio  evo,  Ve- 
nezia, 1876;  nuova  ediz.  presso  G.  Pinzi,  Prose  letterarie,  Torino,  1889,  p.  295. 

'  E  cioè  :  a)  Ricerche  sulV  antica  hihlioteca  del  monastero  della  Novalesa, 
Torino,  1894,  pp.  189,  con  $  tav.,  in-4  {Mem,  Accad.  di  Torino,  ser.  II,  voi.  XLIV); 
b)  Brevi  appunti  di  storia  Novaliciense  (Mem,  Accad,  di  Torino^  ser.  II,  voi.  XLV, 
Se.  mor.,  p.  147  sgg.);  e)  Nuovi  appunti  di  storia  Novaliciense  {Alti  Accad,  di 
Torino,  voL  XXXI,  ceduta  del  3  maggio  1896);  d)  Le  più  antiche  carte  diplo- 
maticbe  dd  monastero  di  S.  Giusto  di  Susa,  I02g~i2i2  (in  Bullettino  delVIstituto 
Storico  Italiano,  n.  18,  Roma,  1896).  M'  accostai  a  questioni  Novaliciensi 
anche  nel  $  II  dei  miei  Nuovi  studi  sulT  itinerario  di  Corrado  II  nel  1026,  in 
Atti  Accad,  di  Torino,  XXVI I,  880-81  (Torino,  1891).  Credo  opportuno  ricor- 
dare a  questo  luogo  anche  il  notevole  lavoro  di  R.  Brayda,  //  medio  n'o 
di  Fai  di  Susa,  Torino,  tip.  Salesiana,  1885. 


XX  e.   CIPOLLA 


e  di  quella  dell*  Accademia  delle  scienze  in  Torino.  A 
Milano  trox'ai  larghissima  cortesia  nei  dottori  dell*  Ambro- 
siana, e  nella  Direzione  dell' Archi\ào  di  Stato.  Del  pari 
obbligato  mi  professo,  per  soccorsi  di  simil  genere,  alle 
Direzioni  della  biblioteca  Vaticana  e  della  Casanatense  di 
Roma.  A  Pavia,  mons.  Riboldi,  \-escovo  di  detta  città, 
mi  concesse  ogni  agevolezza  per  le  ricerche  nel  suo  archixìo 
vescovile.  Né  minori  doveri  ho.  per  gli  studi  che  m*  av- 
venne di  fare  in  Susa  o  nel  suo  territorio,  a  mons.  E.  dei 
conti  Rosaz,  vescovo  di  quella  citta,  e  al  sac.  Belmondo, 
prevosto  della  parrocchia  della  Novalesa.  Aiuti  ebbi  dal 
prof.  C.  Merkel  dell'  Università  di  Pavia,  dal  dott  L.  Schia- 
parelli,  dal  generale  E.  Morozzo  della  Rocca.  Notizie  di 
carattere  topografico  mi  forni  il  sacerdote  prof.  G.  Lanza, 
abbate  di  Superga.  Né  posso  tralasciare  di  rammentare 
qui  il  nome  del  cav.  E.  Bianco  della  tipografìa  del  Se- 
nato, il  quale,  pratico  come  egli  è  della  topografia  pie- 
montese, mi  giovò  ccm  parecchie  identificazioni  locali. 

Fatto  ricordo  dei  \ì\ì,  debbo  con  particolare  ricono- 
scenza commemorare  un  defunto,  il  comm.  abbate  Giuseppe 
Parato,  che  fu  direttore  del  collegio  nazionale  Umberto  I 
di  Torino  e  che  mori  nel  1893.  Egli  mi  accolse  parec- 
chie volte  alla  Nov^esa,  mi  guidò  alle  ispezioni  locali,  e, 
mentre  mi  fece  gustare  la  bellezza  di  quelle  posizioni  in- 
cantevoli, mi  rese  in  qualche  maniera  possibile  rivivere 
della  vita  di  coloro  di  cui  ricercava  le  esteme  testimo- 
nianze storiche.  r-  i- 

Carlo  Cipolla. 


MONUMENTA    NOVALICIENSIA 


i. 


ACTA 


I. 

726  gennaio  30. 

Fonti.  A  Pergamena  originale,  nell'archivio  di  Stato  di  To- 
rino {Abha7;ia  àtUa  Novaksa,  mazzo  i,  n.  i),  esposta  ivi  nel  museo  Storico. 
Bellissima  pergamena  (0,64X0,51;  righi  scritti  quarantatre),  di  abbastanza 
buona  conservazione,  fatta  peraltro  eccezione  per  un  grosso  buco,  che  toglie 
parte  dei  righi  19-24,  e  per  qualche  buco  di  minore  importanza.  Quando  fu 
scritto  sul  verso  il  più  antico  regesto  (secolo  xi)  la  pergamena  era  ripiegata, 
in  qualche  modo,  come  se  fosse  un  diploma.  Il  carattere  è  corsivo  me- 
rovingico,  con  poche  abbreviazioni,  ma  ricco  di  nessi;  non  è  del  tutto  rego- 
lare, ma  è  abbastanza  chiaro  ;  i  righi,  quantunque  non  siano  stati  preceden- 
temente segnati,  tuttavia  mostrano  nello  scrittore  l'intenzione  di  farli  rettilinei; 
unica  punteggiatura  è  il  doppio  punto  :,  che  talvolta  (cf.  p.  es.  al  r.  32  il 
vocabolo  «  successo  :  rebus  »)  si  trova  anche  a  mezza  parola  ;  qualche  volta 
(rr.  21  e  33)  quel  segno  s'incontra  al  fìne  di  un  rigo,  dove  va  a  troncarsi 
una  parola,  che  poi  si  compie  al  principio  del  rigo  successivo.  Nei  rari 
casi  in  cui  la  soluzione  delle  abbreviazioni  non  era  unica,  si  preferì  nel 
testo  la  più  probabile,  dandosi  in  nota  la  lezione  del  manoscritto,  così  nelle 
sottoscrizioni,  «  rog.  »  può  sciogliersi  «  rogetus  j»,  c  rogetos  j»,  «  rogitus  »,  tre 
forme  che  pur  si  trovano  qui  scritte  per  disteso.  Le  sottoscrizioni  sono 
autografe,  compresa  quella  di  Abbone  (checché  ne  pensasse  il  Datta),  che 
è  in  inchiostro  assai  più  nero  del  testo  del  privilegio  ;  essa  è  la  prima  ed  è 
seguita  da  alcune  note  tironiane;  tali  sottoscrizioni  terminano  colla  for- 
mula :  fT,  che,  per  la  forma  della  scrittura,  richiama  la  sua  corrispondente  nei 
diplomL  11  primo  rigo  presenta  prolungate  le  aste  verticali  delle  lettere  b, 
d,  1;  e  oltracciò  le  due  prime  lettere  del  medesimo,  s  e  (nella  parola  scis), 
à  approssimano  per  forma  e  più  per  grandezza  alle  «  litterae  grossae  »,  sicché 
per  questo  rispetto  il  nostro  documento,  sebbene  appartenga  alla  categorìa 
delle  «  chartae  pagenses  »,  avvicinasi  in  qualche  modo  ai  diplomi  emanati 
da  autorità  di  secondo  ordine.  Si  hanno  a  deplorare  alcuni  ritocchi.  Sic- 
come in  parecchi  punti  il  carattere  erasi  più  o  meno  indebolito,  od  era  anche 


MONUMENTA   NO  VALIC  lENSI  A 


affatto  scomparso,  così  una  mano  assai  posteriore,  ma  pure  abbastanza  an- 
tica (forse  del  secolo  xi),  ricalcò  molti  passi  qua  e  là,  e  talvolta  lo  fece  di 
maniera  da  rendere  impossibile  la  lettura  delle  lettere  originali;  per  quanto 
pare,  il  ricalcatore  fu  peraltro  diligente,  né  si  permise  di  alterare  grossamente 
il  testo.  Le  abbreviazioni  sono  scarse,  sia  per  troncamento,  che  per 
contrazione,  e  assai  meno  rare  sono  nelle  sottoscrizioni,  che  non  nel  testo, 
dove  s'incontrano  peraltro  le  solite  abbreviazioni:  dns,  eps,  sca,  e  simili. 
La  sillaba  «  et  »  o  è  scrìtta  per  disteso,  o  è  rappresentata  col  nesso  corsivo  &, 
che  s'incontra  tanto  isolatamente,  quanto  in  composizione  di  parola.  Non 
comparisce  mai  la  nota  tironiana,  somigliante  alla  cifra  7.  Per  Tortografia 
noto  che  il  dittongo  as  comparisce  solo  in  «  aec desia  ».  Verso  il  principio, 
nella  voce:  «  roetractadone  »  abbiamo  il  nesso  oe.  Quanto  ai  regesti  e 
segni  archivistici  sul  verso,  tutto  si  riduce  a  poca  cosa.  Un  regesto, 
in  minuscolo  romano,  probabilmente  del  secolo  xi,  dimostra  di  qual  maniera 
allora  venisse  inteso  il  presente  documento,  ed  è  perciò  assai  importante: 
«  Privilegium  de  ordine  clericorum  huius  coenobii»;  all'ultima  di  queste 
parole  una  mano  ben  nota,  quella  di  Pietro  de  Allavardo  di  Vigone,  procu- 
ratore del  priore  Andrea  Provana  (sul  quale  cf.  F.  A.  Della  Chiesa,  5.  R.  £. 
caràinàlium,  archUpiscoporum,  episcoporum  et  àbhatum  Pedemontanae  regionis 
cbronologica  historia,  Augustae  Taurinorum,  1645,  p.  203),  al  principio  del 
secolo  XVI  fece  seguire:  «  Novaliciensis  ».  Il  medesimo  aggiunse  poi: 
«  Inlegibile  propter  antiquitatem  ».  L'Allavardo  tenne  nota  del  nostro  do- 
cumento anche  ne'  suoi  inventari  degli  anni  1502  e  15 12,  dandolo  come  un 
«  privillegium  »  di  «  Abbonis  patricii  imperatoris  ».  Dal  Datta  (cf.  sotto  $  E) 
apprendiamo  che  questa  pergamena  pervenne  all'Archivio  di  Stato  nel  18 14,  fino 
al  quale  anno  erasi  conservata  all'Economato,  cui  naturalmente  era  pervenuta 
dall'abazia.  Questo  documento  fu  presentato  a  re  Carlomanno,  che  lo  con- 
fermò col  diploma  20  giugno  770,  dove  si  leggono  trascritte  alcune  linee  di  esso. 
B  Jean  Louys  Rochex,  La  gioire  de  Vahhaye  et  vallèe  de  la  Novdise, 
Chambéry,  1670,  pp.  42-46.  Copia  alquanto  trascurata,  tuttavia  non  disprez- 
zabile. Vi  è  una  alterazione  volontaria,  fatta  sopprimendo  quasi  tutto  il 
rigo  26,  i  rr.  27  e  28,  e  il  principio  del  r.  29,  oltre  ad  altro  brano  nei  rr.30-31  ; 
questi  brani,  in  cui  si  allude  alla  possibilità  di  dissensi  nel  monastero,  ven- 
nero modificati  colla  sostituzione  di  nuove  parole.  Il  brano  soppresso  o 
alterato  comincia  :  «  id  in  idipsum  revertimus  »  e  finisce  :  «  se  pocius  mal- 
«  luerunt  retrudi  ».  Alcune  lacune  dell'originale  nei  rr.  19-24  possono  venir 
supplite  coll'aiuto  della  copia  del  Rochex,  non  essendo  affatto  supponibile 
che  tali  reintegrazioni  provengano  da  semplice  congettura.  Il  Rochex  mo- 
dificò assai  l'originale.  La  sua  edizione  fu  criticata  da  Pietro  Datta,  nel- 
l'opera di  lui  che  citeremo  al  §  E  (0. 

(i)  Tra  la  fine  del  secolo  xvi  e  il     di  questo  documento,  ciundolo  sotto 
principio  del  xvn  compendiò  una  parte     il  nome  di  editto,  Guglielmo  Balde- 


I.    ACTA.  5 

C    II  notaio  Bernardo  Bazano  (della  cui  raccolta  di  documenti  Novaliciensi 
parlai  in  Antichi  inventari  del  monastero  della  Novalesa,  Torino,  1894,  p.  17),  inca- 
ricato dalla  Camera  dei  conti  di  S.  M.  il  re  (Vittorio  Amedeo  II),  collazionò  la 
copia  di  questo  «  diploma  »  «r  da  altro  scritto  in  caratere  anticho  »  esistente  nel- 
Parchi vio  dell'abbazia  della  Novalesa,  e  lo  autenticò  colla  sua  firma,  addi  23  ago- 
sto 1 721,  trovandosi  nel  detto  monastero.    Fu  di  parere  il  Datta,  che  il  Bazano 
si  limitasse  a  riportare  il  testo  del  Rochex,  nonostante  la  predetta  dichiarazione  ; 
ma  questo  è  inesatto.    Bastano  pochi  esempi,  tratti  dalle  prime  righe,  a  mostrare 
che  il  Bazano  collazionò  la  copia  del  Rochex,  se  anche  se  ne  servi,  sicché 
se  in  alcun  luogo  egli   peggiorò   il   testo,  in   parecchi  punti  lo  migliorò. 
Valgano  questi  esempi:  r.  3,  originale:  «forcifer»,  Rochex  «fulcifer»,  Ba- 
zano (cfurcifer»;  r.  3,  originale  «  etemus  »,   Rochex  «hactenus»,  Bazano 
«  ^emus  »  ;  r.  4,  originale   «  deus  »,  Rochex  «  dicimus  »,  Bazano  «  deus  »  ; 
r.  4,  originale  a  nouelicis  »,  Rochex  «  Novaliciensis  »,  Bazano  «  Noualicis  »; 
r.  5,  originale  «  uen[erabili]  uiro  »,  Rochex  «  venerabilem  »,  Bazano  «  vene* 
«r  rabilem  virum  ».     Si  osservi  che  il  Bazano  non  dice  di  esser  ricorso  al- 
rorìginale,  né  che  abbia  trascritto  l'originale  il  copbta  di  cui  si  serviva  ;  ma 
soltanto  parla  di  uno  scritto  in  carattere  antico,  sicché  non  pare  esclusa  la 
possibilità  ch*egli  siasi  giovato  di  una  copia  antica,  fonte  per  avventura  anche 
del  Rochex.    Questa  supposizione  sembra  acquistare  probabilità  quando  esa- 
miniamo certe  frasi  in  cui  il  Rochex  e  il  Bazano  discordano  fra  di  loro  ;  né 
tale  discordanza  può  spiegarsi,  supponendo  che  il  secondo  abbia  esaminato 
l'originale,  che  rimane  invece  discordante  e  dall'uno  e  dall'altro.    L'origi- 
nale, rr.  20-21,  legge:  « monas|{theriis  monachis  nouelicis  &  uicerie  prò  in- 
«  festacione  gencium  &  refugium  ad  suffulto  fraternetates  ausilium  si  inuice 
«  copolentur  ».    Il  Rochex  :  «  monasterii  monachis  Noualiciis  scilicet  &  Vi- 
«rgeriae,  prò  insistatione   gentium  adimplementum  fratemitatis  invicem  co- 
te puletur».    Il  Bazano:  «  monasteri j  monachis  Noualicijs  scilicet,  et  Vigerif 
«  prò  in  se  statione  gentium  adimplementum  fìrmitatis  inuicem  copuletur  ». 
Non  meno  concludente  mi  pare  la  intitolazione,  che  il  Bazano  riferisce  così  : 
«  Prìoilegium  domini  Abbonis  patricij  de  ordinatone  monachorum  et  abba- 
ff  tum  et  de  consuetudine  Noualiciensis  c^nobii .  tempore  Theoderici  regis  ^ di- 
«  fìcati  anno  quinto    im perii  eius  ».    Il  Rochex  la  riferisce  per  intero,  e  vi 
aggiunge,  a  modo  di  glossa  :  «  id  est  anno  726  Christi,  indictione  9  ».     Questa 
spiegazione  ha   l'aspetto  di  un'aggiunta,  né  é  supponibile  che  la  sua  man- 
canza presso  il  Bazano  dipenda  da  volontaria  ommissione;  tale  giudizio  é 
confermato  anche  dal  fatto  che  alla  didascalia  latina  presso  il  Bazano  altra 
ne  precede,  nella  quale  l'atto  vien  dichiarato  «  du  cinquiéme  siécle  ».    1  re- 
gesti dell' Allavardo  si  accostano  assai  alla  didascalia  dej  Bazano,  ma  non 

sano,  come  avrò  occasione  di   dire     più  qui  non  aggiungo,  ciò  non  avendo 
nella  esposizione  del  $  C  del  doc.  11  ;  di     valore  per  la  restituzione  del  testo. 


e  questa  ■; 

■  Theoderici  >  où  hanno  <  Theodorì  ■ 
Concludendo,  pare  aduniiue  die  il  Baiano,  come  il  Rocbex,  I 

facenero  trascrìvere  da  lu»  copia  antica,  nella  qoale  si  (ossero  diggii  introdotte 
certe  modlficaziooi,  tra  le  qaali  quelle  votoaiarìe  riguardanti  i  righi  26-39e  }o-ji. 

D  Già»  Tohmaso  Tekraneo  (f  1771),  TabuUriam  Celto-Liguaic 
voL  1,  sono  l'a.  716  (ras.  della  biblioteca  Naiionale  di  Torino),  riproduce 
il  iKtstro  documento,  nel  testo  che  gli  risultò  dalla  collazione  dell'edizione 
del  Rochei  coll'originale.  Che  il  Terraneo  abbia  visto  realmente  la  perga- 
mena orìginatc,  e  che  abbia  con  essa  collazionalo  quasi  tutto  il  documento, 
tisulia  dalla  sua  relativa  esaneiza,  ponau  fino  alla  riproduzione  dell'ono- 
gralia,  e  dalle  lacune  ;  infatti  quei  brani  dei  righi  ao-14,  che  ora  sono  dcricienti, 
e  che  vengono  colmati  dai  testi  del  Rocbex  e  de]  Bazano,  sono  tralasciati  dal 
Terraneo  ;  peraltro  ciò  non  avviene  con  piena  esattezza,  giacché  al  rigo  19 
il  Terraneo  registra  due  lacune,  che  in  realtà  non  esistono,  e  trascrive  poi, 
come  se  le  avesse  lette  nell'originale,  certe  parole,  che  può  aver  desunte 
soltanto  dal  Rochex.  Questo  dimostra  che  il  Terraneo  non  è  sempre  accu- 
rato nel  collazionare  l'originale.  Quindi  non  sappiamo  a  che  propriamente 
attribuire  il  Tatto  ch'egli  fa  sua  l'alterazione  volontaria,  che  abbiamo  consta-  ' 
tata  nel  Rochex,  poiché  egli  riproduce  quasi  con  perfetta  esattezza  tutto  il 
tratto  •  in  privilegio  -  sub  die  tertio  ■  (rr.  2;-;))  del  Rochex,  nel  quale  tro- 
vasi appunto  quel  passo.  Nelle  sottoscrizioni  riproduce  quasi  interamente 
il  Rochex,  ma  corregge  sull'originale  la  firma  di  Abbone,  e  poi  -  n£  se  ne  sa 
il  perché  -  la  ripete  in  una  forma  che,  se  fosse  vera,  sarebbe  notevolissima, 
poiché  confermerebbe  il  patriziato  di  Abbone:  «  Ahbo  patrìdus  huic  privilegio 

■  consensi  et  hoc  scribere  feci  >.  Forse  il  Terraneo  pretese  con  ciò  di  leg- 
gere la  sottoscrizione  del  vescovo  «  Aeochaldus  a.  Senza  dubbio  il  Terraneo 
ebbe  a  mano  il  veto  originale  ;  oltre  alla  sua  asserzione,  lo  prova  la  sua  lettura 
a  Walchsni  s  per  ■Walchuni»,  dove  la  s  rappresenta  un  facile  scambio  di 
lettera,  avendosi  qui  nell'originale  la  u  soprascritta  (cf.  M.  pROtJ,  Ma- 
nuel Jt  paUographit,  Paris,  1890,  p.  ji),  che  assume  una  forma  simile  alla  s, 
come  pure  anche  alla  i. 

Anche  il  Terraneo  ci  offre  alterati  i  brani  ai  rr,  26-29  ^  30"3'i  '''  cui 
parlammo  a  proposito  dei  testi  del  Rochex  e  del  B.izano. 

E  Pietro  Datta,  Di  Ahbont  fondatore  del  monasUro  Novalkìinte  &c,  in 
Meni.  dcU'Accad.  di  Torino,  ser.  I,to.  XXX  (1816),  Sciente  morali,  p.  177  sgg,; 
testo  pp.  3oS-2ti,  con  un  facsimile  che  riproduce  i  rr.  i-j,  }4-4}>  £  la 
prima  edizione  critica,  nella  quale  ricomparisce  esatto  il  brano  alterato  presso 
il  Rochei;  non  t  tuttavia  senta  mende,  ed  è  curioso,  p.  es.,  che  al  r-  4}, 
dove  l'originale  ha  ■  estefanus  u,  e  il  Rochex  e  il  Bazano  avevano  scritta 

■  Stcphanus  »,  il  Ditta  abbia  letto  «  Erterius  ■>.  A  pp.  io;-2oé  pretese  leg- 
^L  gere  alcuni  segni  tironiani,  che  credette  riconoscere  in  alcuni  dei  a  snbscripsi  a, 
^1        e  lesse  parte  di  quelli  che  chiudono  la  sottoscrizione  di  Abbone. 


I 
I 
I 


J 


I.    ACTA.  7 

F  Pietro  Datta  riprodusse,  ma  con  ritocchi,  la  sua  edizione,  nei  Mon. 
bist.  pair.,  Chart,  I,  ij-iS,  n.  8  (a.  1836).  Qui,  p.  es.,  nella  sottoscrizione 
del  rigo  43  modifica  la  sua  prima  lettura  in  :  «  Ertherius  »,  ma  non  la  migliora. 

G  Pietro  Vayra,  Il  museo  storico  della  Casa  di  Savoia,  Torino,  1880, 
p.  298,  con  un  buon  facsimile  dei  rr.  1-4,  34-43.  Si  limita  a  dare  una  tra- 
scrizione dei  righi  riprodotti. 

Metodo  di  pubblicazione.  Tengo  conto  delie  parole  ricalcate  nel- 
l'originale da  mano  del  secolo  xi,  solo  quando  non  si  possa  più  leggere  la 
prima  lezione.  Fra  [  ]  chiudesi  quanto  è  integrato  coll'aiuto  delle  copie 
antiche.  Fra  (  )  le  note  tironiane  interpretate.  Julien  Havet,  paleografo  di 
illustre  memoria,  ebbe  la  bontà  di  facilitare  questa  pubblicazione,  coi  suoi 
preziosi  consigli,  specialmente  sulla  lettura  delle  note  tachigrafiche  e  delle 
sottoscrizioni  finali,  essendosi  egli  giovato  del  facsimile  del  Vayra.  La  sot- 
toscrizione di  Abbone  nell'originale  segue  immediatamente  al  testo,  né  ivi 
si  va  a  capo  neppure  per  la  sottoscrizione  di  «  Aeochaldus  », 

È  notevole  il  fatto  che  l'estensore  di  questo  atto  si  giovò  non  poco  della 
formula  I,  i  di  Marcolfo  (presso  K.  Zeumer,  Formulae  Merowing.  et  Karol.  aevi 
pp.  39-41),  come  si  avvertirà  ai  rispettivi  luoghi. 


^  Sanctis  et  in  Christo  patrebus  domnis  episcopis,  abbatebus  seo 
et  inlustrebus  virìs  principebus  et  omnebus  iudecebus,  mecum 
semper  optabelis,  quorum  nomena  subter  tenentur  inserta,  ego 
in  Dei  nomine  Abbo  filìus  Felici  quondam,  illut  christianis  vigi- 
5  lancia  debet  intento  corde  hac  iuge  raectractacione  perscrutare,  ut 
amids  domestecis  quietem  conferat  utiletatem  ut  celestem  pa- 
triam  trìpudiendum  introeat,  ut  semper  forcifer  antiquos  lugiat     Abbone 

•    .      •  .1  *  torc  »    di 

inimicus  et  eternus  Dominus  de  nostra  operacione  benignus  appa-  ""»«»  «  ^ 

fiat,     ergo  una  cum  consensum  pontefecum  vel  clerum  nostrorum  JJ^^  "^J 

IO  Mauriennate  &  Segucine  civitate(»\  in  quibus  nos  Deus  rectorem  JS,c**2ittà! 

esse  instituit,  monastheriolo  virorum  in   loco  nunccopante  No-  wìio^,  ^ 

velicis  0»)  in  ipso  pago  Segucinu  in  rem  proprietatis  nostre,  ex  JJ^^*J 

opere  nostro,  una  cum  Consilio  domno  &  in  Christo  patre  nostro  Jj^^o"^ 

Vualchuni  ('^  (')  episcopo  in  amore  beatorum  apostolorum  germa-  ^*^^  ^  ^ 

(a)  Uh  piccolo  foro  dime^xP  le  due  ultime  lettere,  (b)  Per  leggere  nouelucis 

Insognerebbe  supporre  il  nesso  la ,  dove  si  ha  l'accostamento  della  1  alla  i    Cf.  sotto  dove  si 
ripete  la  stessa  voce,       (e)  L'ultima  a  di  Uaalchani  i  della  forma  detta  soprascritta, 

(i)  La  sede  vescovile  di  «  Walchu-  prima  u,  che,  nella  forma  sopra- 
emù»  (detto  anche  a  Walchinus  »,  scritta,  rassomiglia  ad  una  i)  fu  in- 
forse  in  causa  della  errata  lezione  della     dicata  ai  ricercatori  dagli  estratti  Nova- 


8 


MOX'UMES'TA    XO YAIICIEXSI A 


nonim  Petri  et  Anàrcc^  sco 
edefecasse,  et  qiios  Dooxbzss 
dem  adunare  volemas  ubi  v^ 
domno  et  io  Chrisa»  patte 
congregacckme 


1,    .,-  -....sV 


ibi- 


VmVitrni  -*^   abbate  ima 
dcdcrezmxs»  ut 


br  Is  secsmà»  m ,  the  trwTtai 


d^Ha  fii^wtx    isfr*.Smrizi*;    srtrsitrittm    è 


UcUmsi  del  Pdeooke.  I  Macnnì  odia 
GaOia  chrisHama,  IO,  lo^-^),  ^mtro 
lo  csclodooo  dÀ  Tcscovi  £  Embfim  e 
lo  fitengooo  o  di  Tonno  o  di  St.  Jean 
de  Miarìenoe,  solo  perchè  od  soo 
tcsumemo  AUxxie  dice  di  kn,  die 
si  occupò  attxTamente  delia  costm- 
ziooe  del  monastero  della  Novalesa. 
Recentemente  B.  Hauréau,  condmia- 
tore  dei  Maorìni,  escluse  egli  pare 
(fiaUia  cbrist.  XVI,  617)  «  Waidm- 
«  nus  9  dalla  serie  dei  vescovi  di  Em- 
bron.  Anche  Jules  Mamom  (Les  cmt- 
tuìaircs  de  Tégliu  catbédr,  it  GremohU 
dits  cariuLaircs  de  Saint^Ugis,  Paris, 
1869,  p.  47)  non  volle  riconoscere  in 
«  Walchunus  »  un  vescovo  di  Embrun, 
ma  io  giudicò  vescovo  di  Torino. 

Non  pare  peraltro  che  il  testamento 
di  Abbone,  nel  quale  non  si  parla 
mai  della  diocesi  di  «Walchunus», 
ci  dia  la  prova  desiderata  dal  Marion, 
dall'  Hauréau  &c.  A  rigore,  egli  può 
aver  preso  a  cuore  quella  costruzione 
pur  senza  esser  vescovo  di  Maurienne 
o  di  Torino  ;  tanto  più  che  la  dio- 
cesi di  Embrun  trovasi  a  distanza  re- 
lativamente non  grande  dalla  Nova- 
lesa.  Il  Mabillon  (Ann.  Ord,  s.  Befted, 
II,  no,  a.  739»  S  50»  Parlando  del 
testamento  di  Abbone,  ricorda  «  Wal- 
«chunus»,  ma  senza  precisarne  la 
diocesi.  Il  Gams,  Serus  episc.  pp.  548, 
830,  lo  registra  tanto  nell'elenco  dei 
vescovi  di  Embrun,  come  in  quello 
dei  vescovi  di  St.  Jean  de  Maurienne. 
F.  Savio,  Gli  antichi  vescovi  di  To- 
rino, Torino,  1888,  p.  29,  non  fa  se- 
guire a   Rustico  (+691)   nessun  ve- 


sco'vo   &  Toeìdo   pc^Htt    <fi  Andrea, 

g;BO  Ifiìgofcigdo  di  GailomagnoL    Bi- 

die  la  Nova- 
neppiire  al 
legou  kMi*c)lvirdo  (die  g^ongera  ap- 
pena alla  Qòfzsa  «H  S.  Mich^),  non 
poterà  £ar  ptarte  della  diocesi  torinese. 
Parrtì*«  rapODeroIe  attr^mrìa  a 
St.  Jean  de  ìiMBncBaCy  skcfaè  sarebbe 
abbastanza  prohaHle  che  «Wakha- 
«  nns  »  fosse  tcscoto  <£  qaest*ultima 
sede»  axne  wmrime  C  Le  Cointe, 
Amm.  iccksUsL  Frsmc^fr.  VI,  430.  Ul> 
tiniamenie  il  Dcchesxe,  FasUs  épisco- 
pamx  àt  famàaau  Gmmk,  Paris,  1894, 
pp.  254,  iSi'iSi,  crede  che  le  carte 
di  .\bbone  (cui  egli  insiste  ad  appel- 
lare patrizio)  provino  che  Walcuno 
era  vescovo  della  diocesi  in  cui  si  tro- 
vava il  monastero,  e  quindi  lo  attri- 
buisce alla  chiesa  di  Maurienne;  per 
ispiegare  la  notizia  relativamente  tarda 
del  Cbron,  Koval.  suppone  che  egli 
unisse  in  sé  le  due  cattedre  di  Em- 
brun e  di  Maurienne,  Ma  per  vero  la 
testimonianza  del  Chronicon,  al  cui 
fondamento  stanno  per  buona  parte 
documenti  autentici,  ha  la  sua  gra- 
vità. Sopra  tutto  poi  voglio  rilevare 
che  nell'introduzione  al  presente  do- 
cumento, Abbone  esclude  Walcuno 
dai  due  cleri  di  Susa  e  di  Mau- 
rienne, sicché  ropinione  più  diffusa, 
mi  sembra  sia  anche  la  meno  appro- 
vabile. Il  MùHLBACHER,  Reg,  Kai'ol. 
p.  117,  opina  che  «Walchunus»  fosse 
vescovo  di  Ivrea,  ma  non  ne  dà  alcuna 
prova. 


I.    ACTA.  9 

evangelica  normam  et  regola  domno  Benedicto  seu  priscorum 
patrum  ortodoxorum  instetuta  in  ipso  loco  debiant  conversare 
quietem  et  prò  nos  vel  stabiletatem  regno  Francorum  seo  cumto 
popolo  Christi  babtismate  perfoso  Domini  misericordia  iugiter 
5  exorare.     immoque  et  placuit,  iuxta  antefatorum  domnorum  epi-  coi  conseiuo  dei 

'  1  *  '  X         vetcori,  prìncipi  e 

scoporum  vel  principum  consensum  seo  &  Consilio  abbatorum  J|^£;„^^]  j'*2Ì 
et  cumto  clero  Mauriennate  et  Segucine,  ut  previlegium  memo-  J^»  ^^^o*^ 
rato  abbate  ipsoque  monastherio  vel  monachis  ibidem  consisten- 
tibus  conferre  deberem,  quod  ita  et  fecisse  cum  maxema  devo- 
to cione,  hac  plenessema  mentis  nostre  volumtatem,  eatenus,  ut 
quitquit  de  rebus  nostris  ad  ipso  monastherio  tribuente  Domino 
a  nobis  vel  a  quebuscumque  chrisdanis  Deum  timentibus  datum 
vel  conlatum  est  aut  in  Dei  nomine  in  antia  fueret  conlatum 
modis  omnebus  ad  ipso  sancto  loco  vel  congregacione  ipsius 
ij  monastherie  cum  integra  libertate  suffragante  Domino  proficiat 

in  augmentis,ut  neque  a  nos  neque  a  successorebus  nostris,  ncque  ^5*i°roof"ia^* 
ab  arcidiacono  vel  primicerio,  nec  a  quemlibet  clerum  vel  orde-  SSna^^deT^dS? 
natores    antedicte  (•)   aeclesie    Mauriennate    et   Segucine   aut   a  lori*t?«rinonJt^ 

Il  •    •      /-u^        1  1  /.\      ro  stesso,  salvochè 

quemcumque  nulla  requesicio  ^^^  vel  consuetudo  non  requeratur  (%  queiu  di  dare,  so- 

,   .  prtrichiesujeor. 

20  nec  quemlibet  speciebus  exmde  non  auferatur,  nisi  tantummodo  diMiioni  e  le  be- 

^*  ^  *  ^  ^  nedizioni  ai  preti, 

si  eis  necessarium  fueret  benedicciones  presbiteris,  diaconis,  aut  JJ|,^^*f°"*  ***  •«" 
altana  consegraciones  et  se  voluerent  sagra  crisma  postolare,  vel 
quibuslibet  benediccionebus  ab  episcopis  loci  illius,  absque  ullo 
premio,  vel  munera  intercedente,  eorum  clereci  vel  altaria  ad  eorum 

2)  petidone  consagrentur  et  si  ab  eis  petentebus  illuc  pontefex  prò 
logranda  oracione  ad  eorum  utiletate  accesseret,  celebrato  hac 
perhacto  devino  misterio,  sinplicem  hac  sobria  benediccione  per- 
cepta,  absque  ullo  requesitu  dono,  studiat  abere  regressum  ('>,  in  re- 
liquo  nulla  penetus  alia  potestate  in  ipso  monastherio,  neque  in 

jo  rebus,  neque  in  ordenandis,  neque  in  villabus  abiat  potestatem  et 
addeesse  placuit,  quod  esse  non  debet,  frageletates  temporum  si 

'  *  >••  •>•  /«r       1  se  in  ouel  territo* 

episcoptis  m  terretorio  ipsius  civitatis  meneme  repertus  f [uejret,  ho  venisse  a  man- 

(a)  Ekalcate  le  lettere  nte  (b)  Un  buco  distrusse  parte  delle  lettere  ulli  re 

(e)  Ricslcate  le  lettere  tu 

(i)  n  tratto   a  prò  logranda  -  re-     di  Marcolfo,  I,  i  (K.  Zeumer,  op. 
e  gressum  »  è  desunto  dalle  Forntuhe     cit.  I,  40,  rr.  13-16). 

Aiomumtnta  NavalicUnsia.  I* 


l 


IO 


MONUMENTA   NO VALICIENSIA 


zutùwttcoro,ti-  thunc^*)  licenciam  abiat  ipse  abbas  una  cum  monachisi»)  suis,  si 

ioni  1  monaci,  al  r  ' 

Sl?^  ^S^^  ^s  necessetas  fueret,  prò  sagris  ordenebus  alìum  episcopum  ex  con- 
nndaii;  provencialcbus  in  Dei  amore  devino  repertum  ad  ipso  convocare 

cenubio  ad  celebrandas  consagraciones,  post  transhaao  misterìo 
&  dilecdone  caretate  fratemetatis,  absque  uUo  quommodo  &  5 
inlicitam  consuitudinem,  valiat  abere  regressum,  ut  quatenus  mo- 
nachi ibidem  cumsistentis  de  perfecto  quietem  valiant  duci 
Domino  per  tempora  esultare  et  sub  sancta  regola  viventis  et 
beatorum  patrum  vitas  sectantis  (^^  prò  stato  eclesie  &  salute  regis 
^^!tencc^m  ^^'  patrie  valiant  plenius  Dominum  exorare^').    et  ut  adsolet  hu-  io 

mana  frageletas  quandoquidem  ipso  abbate  de  hac  luce  Dominus 
megrare  lusserete  cuius  de  ipsa  congregadone  maxeme  regola 
conpertum  &  vita  mereds  congruentem  elegerent,  sine  premio 
memorate  urbis  episcopo,  ipso  promoviant  abbate,  illut  intemare 
curavi  dum  &[inter  nos]  &  domino  Eoaldo  W(>)  episcopo  &  mo-  15 
nachis  suis  de  Vicerìa  monastherio  in  honore  beate  hac  gloriose 


Ul  vescoTOt  scel< 

Ìano  A  tnccédtrmìi 
più  merìterok; 


(a)  Dall'  ultima  lettera  di  repertus  (p.  9,  r.  ^2),  incluse,  alle  due  prime  di  thanc , 
incluse,  un  buco  danneggio  il  nostro  testo.  La  voce  f  »  «  ret  viene  completata  da  B  e 
da  C,  che  naturalmente  leggono:  Ifiierìt  (b)  Ricalcate  le  parole:  una  ciun  monac 

(e)  Una  mano  antica  (sec,  ixì)  ridusse  la  ì  ad  una  e  (à)  B  e  C  curavi,  quod  inter 
nos  et  dominum  Heoaldum  D  curavi  quod  inter  nos  et  dominum  *  *  Hevaldum  La 
legione  B  e  C,  nella  lacuna,  poco  soddisfa.  Pensai:  8c[enem  nos]  &;  ma  qualche 
frammento  di  lettera,  e  Vampiexjfi  della  lacuna  rendono  difficile  anche  questo  tentativo 
di  restituzione.     Sicché  lascio  quello  che  gli  antichi  ci  tramandarono. 


(i)  Il  tratto  «  ut  quatenus  monachi- 
«  exorare  »  è  desunto  dalla  Formula  ci- 
tata nella  nota  precedente  (K.  Zeumer, 
op.  cit.  p.  40,  rr.  17-20). 

(2)  Questo  vescovo  «Eoaldus», 
che  va  naturalmente  identificato  con 
«  Aeochaldus  »  firmato  in  calce  al- 
l'atto, potrebbe  identificarsi  con  san- 
t' Eoaldo,  arcivescovo  di  Vienne,  la 
cui  morte  viene  dagli  uni  attribuita 
al  716,  e  dagli  altri  al  723  (Gallia 
christ,  XVI,  35-36);  il  suo  successore 
s.  Bobilino  dicesi  morto  nel  718,  ma 
questa  data  è  offerta  da  un  sillabo 
episcopale  compilato  assai  tardi,  cioè 
nel  1239.  I^^lic  notizie  raccolte  dal 
DucHESNE  (op.  cit.  1, 199)  appare  che 


s.  Eoaldo  governò  la  chiesa  Viennese 
prima  e  dopo  Tanno  716,  e  che  il  suo 
successore  era  contemporaneo  di  re 
Liutprando  e  delTimperatore  Leone  III. 
Ad  ogni  modo  «  Eoaldus  »  distin- 
guesi  dal  vescovo  di  Grenoble  (cf.  la 
nostra  nota  i  di  p.  13),  quantunque 
avesse  sotto  di  sé  un  monastero  co- 
struito sul  territorio  di  quella  città. 
Uno  degli  altri  due  vescovi  firmati 
air  atto  potrebbe  essere  quello  di  Mau- 
rìenne,  la  cui  serie  ci  pervenne  im- 
perfettissima (cf.  DUCUESNE,  op.  dL 
I,  234-35),  ma  quanto  ali*  altro  non 
posso  far  ipotesi.  Che  sia  di  Susa» 
di  cui  si  ricorda  il  clero,  accanto  a 
quello  di  Morienna? 


semperque  virgenis  genetrids  domìni  nostri  lesum  Christi  sancte 
Marie  in  pago  Gracinopoletaao  constructo  convinci  caretatis  af- 
fe[ctus  semper  observetur  e[  dilectio  utriusque]''*  monasiheriis f'' 
monacbis  Novelicis  &  Vicerie  prò  infestacione  gencium  &  refii- 
gìum  ad  suffulto  fraternetaies  ausilium  in  invice  copolentur,  cla- 
nim  est  enem  verbum  devinum  quod  dicfit:  si  vos  in  invicem 
dilecrionem]  <'ì  abueretis,  in  hoc  sctenc  omnes  quod  mei  estìs  di- 
acipoli*'',  etenem  alter  alterius  onera  vestra  portale,  sic  adinplibetis 
legem  Christi  f'),  &  illut  conventum  est  quod  quandoquidem  unum 
ex  ipsis  n)onasth[eriis  abbas  de  hac  luce  migra]veret  ^^\  sicut  su- 
perius  intemavimus,  instetuantur  abbate  et  si  prò  tempora  fragilia 
talis  cumdignus  in  unum  ex  ipsis  monastberiis  ad  subrogandum 
abbate,  quod  mincme  credcmus,  inventus  n[on  fuerit,  tunc  de  ìlio 
alio  monjastherio  W,  si  ibidem  iiign[u]s  repcrtus,  que'^'^  fueret  per 
comune  consensum  abbate,  qui  superest  monachis,  in  loco  de- 
functi,  instetuantur  abb[ate]m  («•,  et  si  frater  in  unum  ex  ipsis  mo- 
nastberiis scandala  [perpessus  fuerit  et]W  ìbidem  ìpse  mineme 
degerc  potuerent,  thunc  <"  ad  ilio  alio  ad  correccìone  transferantur 
monasterio  et  si  opteme  penetuerit  et  abbate  suo  placuer[it]  **' 
per  conscnsu  fratrorum  ad  suum  revertat  cenubio,  ita  et  in  prc- 
vilegio  iamdicti  monastherie  Vicerie  <'>  simìliter  est  insertum.  id 
in  idip>sum  revertimus,  quod  abset,  sì  alequo  scandalum  simultatis 
sue  vcl  iorgia,  instigame  parte  aversa,  qui  semper  humanum  ge- 
nere noccndi  est  cupìdus,  contra  ipso  abbate  aut  monachis  infra 

(/lì  B  t  e  riimpitn»  U  Ittune,      D  lU  inlira    la   ptrela    ifTectui,  ma   arti  ptr 
Itmfittur».  (b)  RicaUttt  ti  frimi  cm^ui  IttUrt,  (e)  B  dicitur  sì  voi  inTfcEm 

dilutionen  C  dicìiur  lì  vat  in  ìnvitcm  iiilecii»acm  [i)  B  i  C  riimpìena  In  Ucana. 
(t)  B  t  C  rìimptaiut  la  latima,  ma  B  itrlvt  ilio  Ilio ,  nitnlri  piii  totumlatita  al  r<iJa 
itlratta  i  là  tf^loM  ìlio  ilio  di  C.  |f)  Ricalcali  It  lillirt  cbt  fu  tcrivc  i»  eer- 

me  !  li  fbidtm  iit«  *  (  rtpenu)  qiu  ;  na  il  tiealcalari  traiiiirl/  U  ni  final»  H  ibidem  ( 
f  InJki  CtB  unirlo  J'abìrtviajlaat  sovrappaih  ad  t  ;  haicurò  U  t  fittali  iidigafuli, 
é  «lU  n  ispta^ttiui  a  »f«g  ' .  ad  indila',  la  mancaH^a  dilla  sillaba  lu  Igì  D  t  C 
iiuliUUI  abbitcm  Ora  li  tilltrt  ibb  ivno  rifal(d[(  di  guisa  tbi  itila  prima  Ittillura 
aiioi  pai»  ri  pah  diiiinpuii  ;  dalla  in  finali  pari  n  pana  tiscanlrati  qnalcbi  Ittctia. 
(k)  B  I  C  riimpitfia  la  lacuna.  (i)  Ricalcali  la  Mliri  [l>i  scriva  in  corsiva  :  ibid(>n 
•ptf  miùtma  irgir,  psluercnt  Illune  (k)  Ricalcali,  aii;i  rifalli,  I,  lilliri  Muer; 
il  rii*it*l»ri  nan  Iravh  piii  la  ipofia  per  Ittminori  I»  parala,  il  cai  alila  Ì  fhitlatlo 
»Hétm*l9  tba  itpriita.        (1)  Parala  ricalcata. 


'éLl^^Tt.y 


(I)  lOUAN.  XIU,  JJ. 


(3)  Ad  Gal  VI,  2. 


12  MONUMENTA   NO  VA  LI  C  lENS  I A 


sorgendo  discordi*  ipsa  scDta  sorrcxerct  et  inter  se  se  antia  recto  ordene  pacifecare 

in  uno  dei  due  mo»      *  *^ 

nasteri,r»itroino-  nequivefcnt,  thunc  abbatibus  vel  fratrebus  de  alla  monastherìa 

nastero  richiAou  e  ^  ' 

punisca  l'errante;  spiritualis  vcl  Fcgola  bene  cognctìs,  hac  in  opere  inplitis(*\  advo- 
non  potendolo  fa-  cent  et  iuxta  corum  regola  corre^antur,  et  si  ab  ipsis  meneme 

re.ilponuficedella  o  o  t         ^ 

città  cariutevoi-  emcndatum  fueret,  thunc  pontefex  civitatis  illius  eos  pio  &  pa-   e 

mente  lo  corregga;  '  *  r  r         j 

terno  ordene  corregere,  iuxta  priscorum  patnim  decreta  studiata 
sic  tamen  eos  castigare  moniat,  non  quasi  ultur  culparum,  set 
Dei  medicus(^)  verbis  mellitis  existat  volnerum,  ratus  se  se  qua[n]- 
tum(*=)  intencius  sui  oves  omnipotentem  Dominum  famolantur, 
pociora  premia  accepturum  et  dum  ipsi  sepedicti  famoli  Dei  io 
omnebus  rebus  derelictis  intra  claustra  cenubie  et  evangelica  nor- 
mam  secuti  se  pocius  malluerunt  retrudi,  quam  terrena  conmerda 
et  secoli  devicias  ingerere,  erga  eosdem  dignetas  per  succidatur 
temporum  niodis  omnebus  conservetur^  quia  insta  hac  salubre  esse 
censimus,  ut  suffragium  aeclesie  nostre  pocius  ioventur  quam  15 
alequod  dispendium  ('^>,  fatigaciones  vel  inquietudenes  a  nos  vel 
successorebus  nostris  debiant  sustenere,  et  quod  fiere  non  cre- 
ane ^edctteM^°  demus,  si  quis  calledetate  preventus  sanccionem  hanc  timptaverit 

inrumpe  excomunes  a  congregacione  ortodoxorum  vel  aedesia 
cattholeca  resediat  et  se  se  pie  emendaveret  reus  teneatur  ob-  20 
noxius,  et  hoc  previlegium  maniat  evo  in  tempore  soledorum 
stepolacione  prò  omne  firmctate  robores  adnexa.  ego  in  Dei  no- 
mine Saxo  diaconus  iussus  a  domno  Abbone  hunc  previlegium 
scripsi  sub  die  tercio  kalendarum  febroario  (*)  anno  quinto  regnante 
domno  Theoderico  rege,  indictione  nona.  25 

^  Abbo  hunc  preveleggium  consinsi  et  subscripsi^^)  (...hunc 
privilegium)  (k). 

(a)  Le  due  prime  lettere  non  sono  chiare  ;  E  ed  F  danno  .  .  .  litis  (b)  Queste 

tre  ultime  parole  sono  molto  ricalcate,  tuttavia  qualche  traccia  delle  lettere  si  può  im- 
travvedere,  B  e  C  :  sed  ut  medicus ,  ma  a  legfrere  dei  mi  conforta  il  segno  d'abbre- 
l'iasione,  orif;inale,  che  è  una  curva  verticale,  quale  si  usa  per  questo  vocabolo, 
(e)  Parola  ricalcata,  tranne  la  m  finale.  Il  ricalcatore  scrisse  veramente  quatu  In  B 
e  in  C  il  passo  e  ritoccato,  colla  sostituzione  di  quac  a  tutto  il  brano  omnipotentem  - 
Dei  (rr.  9-10),  (d)  La  prima  d  originale,  ma  in  rasura;  raso  è  tutto  il  tratto  ri- 

masto vuoto  fra  alequod  e  dispcndium  ;  pare  che  lo  scrittore  avesse  continuato  dopo 
la  d  finale  di  alequod  a  scrivere  ispendium  (e)  Ms.  fcbroar  (f)  Colla  u  della 

forma  soprascritta.  (g)  La  spiegazione  del  tratto  in  note  tironiane,  mi  fu  fatta 
gentilmente  dal  compianto  signor  Julien  Havct.     Queste  note  sono  di  mano  di  Abbone. 


sia  scomunicato. 


k"^v»!i/fw^*\'^ 


^t 


EuoTiPi»  M*nTivw,  Ro»!,. 


I.    ACTA.  13 

^  Ragnotnarus  (')  in  Christi  nomen  (*>  episcopus  rogetus  (*»>  a  viro 

inlustre  (^>Abbonehuncprevìlegium(**)  consensi  &  subscripsi(«). 
^  In  Christi   nomen  (^)  Aeochaldus   ac  si   peccator  episcopus 

hunc  privilegium  (s)  consensi  &  s[u]bscripsi(^). 
5  ^  In  Dei  nomen  (*)  Leonius  C')  episcopus  rogetos  ab  Abbone  une 

privilegio  consensi  et  subscripsi  ^^\ 
^  In  Dei  nomén  ("^  Eusthacius  episcopus  rogetus  (")  ad  domno 

et  quosino  (**)  meo  Abbone  hunc  prevelegium  subscripsi Cp). 
^  In  Dei  nomen  (^>  Maorongos  abbas  rogetos  subscripsi  ('). 
IO  ^  In  Dei  nomen  Bau////chos  W  arcidiaconus  rogetus  subscripsi  W. 
^  Euthelemus  in  Dei  nomen  diaconus  rogetus  subscripsi. 
^  Liverius  (")  in  Dei  nomen  (^)  diaconus  rogetus  (*)  subscripsi. 
^  Laurencius  in  Dei  nomen  (y)  presbiter  rogitus  subscripsi. 
^  Estefanus  W  in  Dei  nomen  (">  clericus  rogitus  subscripsi. 
15  ^  In  Dei  nomen  Bettorio  abbas  rogitus  subscripsi  W. 


IL 


739  maggio  5. 

Fonti.  A  La  pergamena  originale  del  testamento  di  Abbone  è  an- 
dau  perduta,  così  come  quella  della  conferma  fattane  da  Carlomagno  impe- 
ratore (a.  801-14,  MOhlbacher,  Reg,  d.  KaroL  n.  476).  L'originale  della 
conferma  può  essersi  perduto  in  età  non  molto  antica. 

(a)  Ms,  nom  (b)  Ms.  rog  (e)  Ms,  ini  (d)  Colla  u  della  forma  sopra- 
scritta,  {t)  La  Vi  e  dtlla  forma  soprascritta.  Nel  segno  indicante  scrìpsi  srm- 
bra  potersi  riconoscere  la  nota  tironiana  significante  subscripsi  (cf,  Kopp,  Paleogra- 
pbia,  II,  jós),  Neil* interpretazione  di  questa  nota,  che  ricorre  qui  piit  volte,  in  luoghi 
omologhi,  si  scosta  da  noi  il  Datta,  Mem,  A  ce,  Tor,  ser,  I,  XXX,  2,  205»  (f  )  Ms,  nom 
{j0  Colla  M  della  forma  soprascritta ,  (h)La  noia  tironiana,  di  cui  parlammo 
nella  annotazione  precedente,  non  e  qui  ben  chiara.  (i)  Ms,  nom  (k)  Non  è  ben 
sicuro  V  inizio  di  questo  nome,  (1)  V,  nota  (h).  (m)  Ms.  nom  (n)  Ms,  rogets 
(o)  V.  nota  (g).  (p)  V.  nota  (h).  (q)  Ms.  nom  (r)  V,  nota  (h).  (s)  La  sil- 
laba mediana  non  è  tU  facile  lettura,  (t)  V,  nota  (h).  (u)  V,  nota  (g).  (v)  Ms,  nom 
(x)  Ms,  rogets      (y)  Ms,  nom        (z)  V,  nota  (g).       (aa)  Ms,  nom      (bb)  V,  nota  (h). 

(i)  (c  Ragnomarus  »  comparisce  nel  Germ,   hist«,   Script,   XIII,  377;  Du- 

catalogo  dei  vescovi  di  Grenoble,  non  chesne,  op.   cit.   I,   225.     B.    Hau- 

posteriore  al  principio  del  xii  secolo,  Réau,  Gallia  christ,  XVI,  223,  gli  ap- 

pubblicato  da  J.  Marion,  Les  carta-  pone  Tanno  732.    Per  i  vescovi  qui 

laircs  cit.  p.  62  ;  Holder  Egger,  Mon.  firmati,  cf.  p.  io,  nota  2. 


H  MONUMENTA   NO  VALIC  lENSI  A 


B  La  conferma  dì  Carlomagno  si  conservò,  probabilmente  in  originale,  per 
lunghi  secoli  nel!'  archivio  abbaziale.  Ritroviamo  confermato  il  testamento 
nel  falso-originale  diploma  di  Lodovico  il  Pio  (a.  814)  insieme  col  diploma  di 
conferma  dato  da  Carlomagno  (0,  suo  padre,  dal  quale  riproduce  anche  al- 
cune frasi.  Non  minor  valore  avrebbe  anche  da  sola  l'attestazione  che  ne  fa 
il  cronografo  della  Novalesa,  il  quale  peraltro  è  sempre  anteriore  alla  copia  di 
cui  diremo  in  appresso,  $  E.  Egli  ricorda  compendiosamente  il  testamento  di 
Abbone  (lib.  i,  cap.  i,  nell'ediz.  Mon,  Germ.  hìsU,  Script,  VII,  79),  e  la  conferma 
fattane  da  Carlomagno  (lib.  iii,  cap.  17;  ibid.  VII,  102).  Fino  a  basso  tempo 
il  testamento  di  Abbone,  dapprima  certamente  in  originale,  poscia  forse 
soltanto  nella  copia  fatta  eseguire  da  Carlomagno,  si  conservò  presso  il 
monastero  Novaliciense.  Dagli  inventari  1502,  1512  di  Pietro  de  AUavardo 
possiamo  ricavare  che  allora  il  monastero  possedeva  un  testo  del  testamento, 
colla  conferma  di  Carlomagno.  In  essi  si  legge  infatti  :  «  Testamentum 
«  Abbonis  patrìcii  imperatoris  illustris  et  fiindatoris  prioratus  Novalicii  fun- 
«  dati  in  valle  Pugna  nuncupata,  postmodum  a  Carolo  Magno  et  aliis  con- 
«  firmatum  »;  l'inventario  del  15 12  aggiunge:  «  sub  anno  Domini  496  (sic), 
«  indictione  14  ».  Esso  era  naturalmente  uno  di  quei  documenti  che  l' AUa- 
vardo non  sapeva  leggere.  Quanto  se  ne  può  ricavare  dalle  fonti  citate,  che 
dipendono  dall'originale  della  conferma  di  Carlomagno,  indipendentemente 
dalla  copia  E,  è  assai  poco  ;  e  sopratutto  non  serve  alla  restituzione  critica 
del  testo.  Ma  è  pur  necessario  tenerne  conto.  Vedute  queste  più  antiche  e 
sommarie  indicazioni,  passiamo  alle  successive.  Sotto  il  §  E  avremo  occa- 
sione di  esporre  qualche  ipotesi  intomo  alla  forma  con  cui  il  testamento, 
colla  relativa  conferma  di  Carlomagno,  si  conservò  nell'abbazia. 

C  Filiberto  Pingone,  Augusta  Taurinorum,  Taurini,  1577.  Questo 
erudito  conobbe  il  testamento  dal  Chronicon  Novalicieme,  come  apparisce  dai 
suoi  spogli  autografi  di  questo,  che  si  conservano  nell'Archivio  di  Stato  di 
Torino,  dove  si  legge  che  Abbone  fece  scrivere  il  suo  testamento  «  per 
«  Ludebertum  clericum  »,  e  non  «  p.  Cudebertum  ci.  »,  come  stampa  il 
Pertz.  Ma  è  impossibile  che  di  qui  egli  abbia  desunto  tutto  il  sommario  del 
testamento  che  si  legge  nella  Aug.  Taur.,  e  che  solo  in  parte  dipende  da 
una  narrazione  storico-leggendaria,  conosciuta  dal  Baldesano,  come  dirassi 
sotto  il  §  D.  Riproduco  le  parole  del  Pingone  (a.  756)  :  «  Abbo  patricius 
«romanus,  natione  gallus,  Felicis  et  Rusticae  filius,  Marronis  et  Dodinae 
anepos»  (p.  22);  (a.  789):  «Abbo  patricius  capulo  proximus,  quod  et  fìlium 
«  Ricolfum  amisìsset,  absoluto  Novaleciano  tempio,  et  aedificiis,  accrescente 
«  piorum  virorum  coetu,  testamentum  condidit,  quo  maiore  patrimonii  por- 
te tione  monasterium  haeredem  instituit.  Eorum  quae  in  valle  Maurigeniae 
«  (nunc  Mauriana  dieta)  et  Gratianopolitana,  Matacense,  Ebrodunense,  Are- 

(i)  Forse  può  vedersi  un'allusione  al  testamento   di   Abbone  anche  nel 
diploma  24  marzo  773  di  Carlomagno. 


I.    ACTA.  15 

clatense,  Tolonense,  et  aliis  aliquot  regionibus  gallicis  possidebat,  et  quo- 
«  rundam  etiam  in  Italia.  Caetera  Vapponicensis,  Sigistertii,  Regensis  agri, 
«  dat  Virgiliae  filiae.  Secundae  non  meminit  Tertiae  vero  Honoriae,  quae 
«  apud  Secusinos,  et  Taurinenses  erant,  reliquit,  et  quae  prius  Riculfo  filio 
«  iam  olim  donarat  ».  Riculfo  nel  testamento  è  detto  figlio  di  certo  Rodolfo, 
e  solo  per  un  errore  d'interpretazione  può  essere  riguardato  come  figlio  di 
Abbone;  il  quale  attribuì  ciò  ch'era  di  Riculfo,  non  alla  sua  terza  figlia 
Onoria,  ma  a  Tersia  figlia  di  Onoria  liberta. 

D  Guglielmo  Baldesano  lavorò,  almeno  sino  al  1604  incirca,  intomo 
alla  sua  Historia  ecclesiastica  della  piii  occidentale  Italia  (ms.  originale  nell'Ar- 
chivio di  Stato  di  Torino),  in  cui  cita  il  testamento  di  Abbone.  Comincia 
dal  riprodurre  una  narrazione,  di  cui  ebbe  notizia  il  Pingone,  parlando  di 
Abbone  governatore  di  Susa  e  patrizio  romano.  «  Haveva  questo  prencipe 
«alquante  figliuole  con  un  figliuolo  maschio (0,  et  essendo  questi  venuto  a 
«  morte  »,  si  determinò,  col  consenso  della  moglie,  a  chiamare  a  sua  erede 
la  Hovalesa.  Dà  un  sunto  molto  sommario  del  documento  ;  sa  che  nella 
formula  minatoria,  Abbone  minaccia  la  pena  di  cinquanta  libre  d'oro  «  ap- 
«  plicabili  parte  alla  detta  chiesa  e  parte  al  fisco  »,  né  dimentica  le  pene 
spirituali,  di  cui  ivi  si  parla.  Aggiunge  che  Abbone  «  diede  anco  per  orna- 
«  mento  della  chiesa  grande  quantità  •  d'oro  e  d'argento  »,  locchè  non  può 
dipendere  né  dall'atto  del  726,  né  da  quello  del  739.  Nomina  i  cinque  te- 
stimoni «  Rustico,  Magnaberto,  Vidberto,  Simforiano, . . .  tutti . . .  clarìssimi  » , 
nu  crede  che  questi  non  siano  stati  i  soli  testimoni.  Poscia  riassume  una 
parte  dell'atto  del  726,  cui  dà  nome  di  ce  editto  ».  Essendo  incompleto  il 
sunto  di  quest'ultimo  documento,  che  pure  dev'essere  stato  direttamente  co- 
nosciuto dal  Baldesano,  non  dobbiamo  basarci  su  qualche  incertezza  nel 
compendio  del  testamento,  per  negare  che  il  Baldesano  n'  abbia  avuto  con- 
tezza. Ma  se  il  documento,  o  in  copia,  o  in  originale,  o  in  altra  forma 
qualsiasi,  rimase  alla  Novalesa  fino  al  tempo  del  Pingone  e  del  Baldesano, 
é  a  pensare  che  se  ne  sia  smarrito  il  testo  poco  dopo.  Infatti  il  Rochex 
(op.  dt.  pp.  62,  63,  65)  lo  cita  sulla  fede  del  Pingone  e  del  Chron,  Novalic. 
Il  Bazano  non  io  trascrìsse. 

E  II  codice  Lat.  13879  della  biblioteca  Nazionale  di  Parigi,  pergame- 
naceo, legato  modernamente,  scritto  in  bel  carattere  minuscolo-quadrato, 
con  iniziali  e  didascalie  in  rosso,  contiene  una  preziosa  raccolta  di  docu- 
menti riguardanti  la  Chiesa  di  Grenoble.  I  fogli  sono  stati  numerati  (i-lxxxix, 
oltre  i  due  ultimi  bianchi,  ch'erano  stati  bensì  numerati,  ma  dove  la  nume- 
razione fu  poi  cancellata)  di  mano  del  cadere  del  secolo  xiv  o  più  proba- 
bilmente del  principio  del  xv.  A  e.  xxxvii  b  si  legge  di  mano  del  secolo  xvn  : 
e  Ex  Chronico  Novalicensi  lib.  i,  cap.  17»  (o  piuttosto,  lib.iii,cap.  17; 

(i)  Allude   a  Riculfo,  di  cui,  per     si  fece  un  figlio  di  Abbone  ;  vedi  più 
viziata  interpretazione  del  testamento,     addietro,  sotto  il  §  C. 


lé  MONUMENTA   XO  VALICI  EXSI  A 


cL  Mon.  Germ.  bisL,  Script  VII,  102):  e  Eo  tcnpoR  Wans  Frodoinos  to- 
«  lens  tesumentiiiD  ipràs  Ecclcsbe  rcaorjii,  qmod  ^p**»^—  Abbo  potrìchis 
«  de  ipsa  Ecclesia  fecent,  tempoie  Theodend  Gothoium  icgìs,  «w*^  doos 
«  monachos,  Agabeftnm  sdficct  et  GiabrnaanB,  ad  Kaxoloai  li»g— ■■»  ìm. 
«  peratorem,  ot  sìbi  imperiali  suo  pneccpco  vaameBam  vtaà  rcnovaii  coo- 
«  cederei;  qui  benigne  illi  jnniifni»  aiBcta  qaat  IBà  pctìic,  ifeujie  Taloft». 
Segue,  ce  zxxym-LVi].  il  t/ujiiieiHo  £  Abboac;  coUa  coufcima  fiumie  da 
Carlomagno. 

Il  carattere  a  primo  aspetto  sì  prcscMa  come  del  secolo  za.  In  gene- 
rale il  codice  Tiene  attribuito  al  tempo  £  saoc^  Ugo  ifi  nfci»>«MM«if  irqcovo 
di  Grenoble,  dal  1080  al  iip;  dò  fo  «wiinmff  tanto  dai  ^ccdii  etfitori  (Le 
CoiKTE,  op.  cit.  VI,  422;  Mabillok,  Df  n  Hfìem.  p.  $i2X  ^oamo  da  J.  Ma- 
rion (op.  dL  pp.  xu-ZLmX  sia  perchè  contiene  documcuti  die  atmano  sino 
all'età  di  quel  vescovo  (il  n.  n,  ed  è  il  più  recente,  è  dd  1109X  sia  perdiè 
la  serie  dd  vescovi  dì  Grenoble,  inserta  nd  cartulario  (e  unm  b,  corrispon- 
dente nelFediz.  Mauok  a  p.  62X  termina  con  «  Hugo  episcopos  »  ;  è  vero 
peraltro  che  questo  nome  può  sospettarsi  aggiunto,  sicché  la  serie  d  chio- 
derebbe  col  soo  immediato  predecessore  «  Pootios  ».  La  serie  degli  arci- 
vescovi dì  Vienne,  che  vi  si  legge  a  ce  Lxxn-Lxzni,  chinded  bend  con  Gor- 
mondo,  ma  di  prima  mano  vi  fu  aggiunto  «Gindo  ardiie|nscopQS»(io85-izi9), 
contemporaneo  di  sant'Ugo  di  Chiteauneufl 

n  testamento  di  Abbone  fu  inserto  nd  cartulario  di  Grenoble,  per  dimo- 
strare i  diritti  di  questa  Chiesa,  specialmente  sopra  Vinay  e  Qpindeux,  i 
due  nomi  che  dal  compilatore  della  raccolu  furono  scritti  nella  didascalia 
preposta  al  documento. 

Sia  il  nostro  documento,  sia  gli  dtxi  del  codice  presentano  correnoni, 
dovute  in  generale  all'amanuense,  ma  talvolta  anche  (c£.  e  zzxixb)  ad  altre 
mani,  non  di  molto  posteriori.  Molto  a  considerarsi  sono  le  sottoscrizioni 
finali  di  Abbone  e  di  Simforiano,  che  si  chiudono  con  dcune  note  tironiane. 
Q^antunque  queste  siano  state  alterate,  tuttavia  in  parte  lasciano  ancora  in- 
trawedere  la  lezione  genuina.  Questo  dovrebbe  farci  credere  che  la  presente 
copia  sia  stata  condotta  direttamente  sopra  V  originale,  non  sembrando  presu- 
mibile che  Carlomagno,  se  avesse  nd  suo  diploma  ricopiato  il  testamento, 
n'avesse  conservate  anche  le  note  tironiane.  Può  anche  osservarsi  che  se  è 
vero  che  il  testo  del  documento  imperìde  accenna  effettivamente  alla  inser- 
zione del  testamento,  se  e  come  ciò  sia  avvenuto  non  risulu  con  molta 
chiarezza.  Il  diploma  di  Carlomagno  è  monco  ;  quantunque  ciò  che  di  esso 
abbiamo  non  presenti  difficoltà  diplomatiche  che  ci  £icciano  dubitare  della 
sua  autenticità,  rimane  tuttavia  il  fatto  che  qui  non  tutto  è  chiaro.  Si  pre- 
senta dunque  la  supposizione,  in  sé  stessa  peraltro  poco  probabile,  che  nella 
composizione  dell'apografo  Gratianopolitano,  o,  se  vuobi,  in  quella  della  fonte 
dì  esso,  siasi  fatto  ricorso  all'originale  del  testamento;  ma  è  meno  impro- 
babile supporre  che  Carlomagno  abbia  riprodotte  anche  le  note  tironiane, 


I.    ACTA.  17 

e  che  il  tardo  amanuense  abbia  ommesso  rescatocoUo  trascrìvendo  il  diploma 
comprendente  il  testamento.  Qui  si  presenta  il  quesito,  se  le  modificazioni 
introdotte  nel  testo  di  esso  diploma  si  debbano  ad  un  amanuense  locale,  o  se 
si  debbano  attribuire  all'amanuense  gratianopolitaco.  Dai  regesti  di  Pietro 
de  Allavardo  non  ci  è  dato  formarci  un  concetto  sicuro  sul  testo  Novali- 
ciense;  ivi  la  data,  che  verisimilmente  si  deve  attribuire  al  testamento  e  non 
alla  sua  conferma,  appare  errata.  La  presunzione  in  ogni  modo  è  che  le 
predette  alterazioni  si  abbiano  ad  attribuire  all'amanuense  di  Grenoble,  al  quale 
quel  documento  interessava  soltanto  per  una  speciale  questione.  Se  dò 
fosse,  potrebbesi  anche  sospettare  che,  chi  abbreviò  il  diploma  di  Carlomagno, 
possa  avere  compendiato  talora  anche  il  testamento  di  Abbone. 

Note  paleografiche.  Spesseggia  la  doppia  ij  (e.  xxxviiib:  «Nova- 
e  licijs  »)  invece  di  il,  forma  più  comune  in  antico,  e  che  qui  pur  del  tutto 
non  manca  (e.  xxxviii  b  :  «  Novaliciis  »).  Segni  d' interpunzione  .  I  ;  ma 
il  più  comune  è  il  primo,  cioè  il  punto  fermo.  Segno  -  ,  come  tratto  di 
unione,  se  una  parola  va  spezzata  al  mutarsi  del  rigo  (e.  xxxixa:  «  valere 
«  ne-  quiverit  »).  Segnalo  alcuni  accenti,  di  cui  tengo  conto  ;  e  alcuni  i  colla 
virgoletta.    Le  abbreviazioni  non  sono  molto  numerose. 

Alcune  note  autografe  di  N.  Chosier  provano  che  il  manoscritto  a  lui 
apparteneva  nel  1660;  quando  esso  sia  uscito  dall'archivio  di  Grenoble,  non 
consta. 

F  Carlo  Le  Cointe,  op.  cit  VI,  436  (diploma  di  Carlomagno),  422-428 
(testamento  di  Abbone).  La  riproduzione  non  è  senza  inesattezze,  ma  buone 
sono  alcune  congetture  e  interpretazioni.  Il  Le  Cointe  non  dice  dove  al  suo 
tempo  il  codice  esistesse.  Egli  attribuisce  il  testamento  al  789,  credendo, 
come  il  Fingerne,  che  sia  Carlomagno  quel  re  Carlo  nel  cui  xxi  anno  il 
testamento  fu  redatto. 

G  Jo.  Mabillon,  De  re  diplomatica,  2'  ediz.,  Lutetiae  Farisiorum,  1709, 
pp.  507-511,  con  una  «notatio»  a  p.  512,  dove  il  Mabillon  dichiara  che 
«  Antonius  Kerovallus  »  gli  mandò  il  documento  «  ex  chartario  Gratianopo- 
«  liuno  ».  I  nomi  locali  ricordati  nel  testamento  sono  in  parte  illustrati  da 
A.  Lancelot  (pp.  647-48)  in  una  nota  diretta  a  Teoderico  Ruinart,  che  l'ag- 
giunse fra  le  appendici  al  volume,  dopo  la  morte  del  Mabillon.  Il  Mabillon 
(Arni.  Ora,  s,  Bentàicti,  II,  u,  109)  riferì  il  testamento  di  Abbone  alla  vera 
sua  data,  cioè  al  739,  mostrando  che  il  re  rìcordato  da  Abbone  è  Carlo 
Martello.  L'edizione  del  Mabillon  è  in  generale  molto  accurata.  Dal  Mabil- 
lon dipendono:  Muratori,  Rer.  Itah  Script.  II,  2,  744-55  ;  BoudVET^  Rutuil 
des  bistoriefis  des  Gauks,  Farìs,  1744,  V,  770  (corrìspondente  a  Bouq.uet-Delisle, 
Ricuiil  &c,y  Faris,  1869,  V,  770),  il  solo  diploma  di  Carlomagno;  Migne, 
Patrol  lai.  XCVII,  1035,  n.  23,11  solo  diploma  di  Carlomagno.  Dalla  me- 
desima fonte  dipendono  anche  alcune  trascrizioni  manoscritte  prive  di  va- 
lore: a)  quella,  in  carattere  non  anteriore  alla  fine  del  secolo  xviii,  che  si 
trova  in  calce  ad  una  copia,  di  quel  tempo,  del  Chronicon  Novalicicnse,  risale 

Monumenta  NavalicUnsia,  2 


i8 


MONUMENTA    NO  VAL  I  CIENS  I A 


al  Muratori  come  a  fonte  (Arch.  di  Stato  di  Torino,  Novalesa,  mazzo  II),  e 
principia  colla  citazione  del  Mabillon;  b)  di  mano  di  E.  De  Levis,  in  una 
delle  sue  copie  del  Chronicon  suddetto  (arch.  del  R.  Economato  di  Torino, 
Cronaca  ucUsiastica,  busta  II,  NavaUsa)  ;  e)  altra  copia  in  parte  del  De  Levis, 
in  parte  d*altra  mano  (ivi,  ivi),  aggiunta  alla  raccolta  di  documenti  No- 
valiciensi,  messa  insieme  dal  De  Levis  stesso.  Vi  si  cita  Tedizione  Mura- 
toriana.  La  copia  e  non  dipende  da  b,  la  quale  ultima  si  scosta  da  quella 
leggermente,  il  De  Levis  avendo  voluto  introdurre  modificazioni  al  testo. 
Oltracciò 

H  Gian  Tommaso  Terraneo  inserì  il  testo  del  Mabillon  (citando  anche 
quello  del  Muratori)  nel  suo  Tabularium  CdtO'Ligusticum,  voi.  I,  a.  739;  la 
sua  trascrizione  è  solo  notevole  per  qualche  rara  nota. 

I  Finalmente  Jules  Marion  (op.  cit.  pp.  33-48)  riprodusse  tutt' intero 
il  codice  Lat.  13879  della  Nazionale  di  Parigi;  il  testo  è  dato  con  molta 
diligenza  ;  pochissime  le  emendazioni  e  le  note  ;  i  nomi  geografici  trovano 
la  loro  spiegazione  ncir  Index  géographique  alla  fine  del  volume. 
La  punteggiatura  è  mutata. 

Metodo  di  pubblicazione.  Riproduco  il  testo  E,  seguendone 
Tortografia,  ma  non  la  punteggiatura,  e  riducendo  all'  uso  moderno  1*  impiego 
delle  maiuscole.  Tengo  conto,  per  la  correzione  e  la  restituzione  del  testo, 
di  F,  G,  H,  I.  Procedetti  con  molta  esitazione  prima  di  inserire  qualche 
emendazione  nel  testo  ;  preferii  propome  qualcuna  nelle  note. 


xxvni  A 


Hpc  carta  que  est  de  monasterio  Novalisip  dicit  quod 
castrum  de  Vinnaco  et  villa  C^uintiacum  qup  est 
in  mandamento  Sancti  Georgi)  [in  pago  Salmoria- 
censi  et](*)  in  episcopatu  Gratianopolitano  sunt^**). 


omagno  un 
re. 


I 


N  nomine  Patris  et  Filij  et  Spiritus    Sancti.     Karolus    impe-  5 

rator  augustus  piissimus,  a  Deo  coronatus,  magnus  pacificus 

imperator,  Romanum  gubernans  imperium,  qui  et  per  misericor- 

diam  Dei  rex  Francorum  et  Langobardorum  (^).     igitur  notum 

sit  omnium  fidelium  nostrorum  magnitudinem  (**)  presentium  sci- 

^J^à^l  licet  et  futurorum,  quia    vir  venerabilis   Frodoinus  (*>  abba  ex    k 


(a)  Chiudo  tra  []  l'aggiunta  marginale,   di   mano  forse    diversa,    ma   non    molto 
posteriore,  in  carattere  nero,  (b)  L'intera  didascalia  è  in  rosso,  tranne   l'indicata 

aggiunta  marginale.  Di  mano  del  sec.  xvi[  segue  il  ti.  22,  a  indicare  che  il  nostro 
è  il  ventiduesimo  documento  del  Cartulario.  Il  Mabillon,  p.  joy,  ammessa  la 
didascalia,  le  sostituisce  un  suo  regesto,         (e)  Ms.  longobardorum  (d)  Ms,  magni- 

tudinum     Mabillon,  /».  /07  magnitudini         (e)  Ms.  frodinus 


I.    ACTA. 


19 


mes* 
moiMci, 


to  di  Abboae 


e.   ZZXTIII   B 


monasterio  quod  est  constructum  in  honore  sanctorum  principum  ÌJ,°^^;^J 
apostolonim,  loco  nuncupato  Novalicis  (•>,  missa  petitione  et(^>  mÌSl^Uttium^" 
religiosos  monachos,  Gislarannum  scilicet  et  Agabertum,  sereni- 
tati  nostrg  suggessit,  |  qualiter  Abbo  quondam  vir  Deo  devotus, 
5  per  testamentum  donationis  su^  aliquas  res  ad  ipsum  sanctum 
locum  Novalicis  ('^^  delegasset,  unde  ipsa  casa  Dei  et  monachi 
ibidem  consistentes,  seu  pauperes  et  peregrini  euntes  et  redeuntes 
maximam  consolationem  habere  videntur,  et  ipsum  testamentum  «Mcndo  euo  per  u 

.      .  lungo  uso  tciupa- 

nostrìs  detulerunt  obtutibus  ad  relegendum.  sed  quia  sepissime  *<>> 
IO  per  placita  comitum,  per  diversos  pagos,  necessitate  cogente, 
ipsum  ad  relegendum  detulerunt,  iam  ex  parte  valde  dirutum  esse 
videbatur,  et  ideo  quia  per  se  non  fuerunt  ausi  ipsum  testamen- 
tum renovare,  petierunt  (**)  celsitudini  nostre,  ut  per  nostram 
iussionem  denuo  fìiisset  renovatus,  eo  tenore  sicut  ipse  ad  hoc 
15  rélegi  melius  potuisset.  nos  autem  considerantes  eorum  neces- 
sitate, et  mercedis  nostrp  augmentum,  iussimus  per  fideles  no-  io  &  truairtn 

»    r  1      •  »  1  ^  ^^^'^  palatini. 

tanos  nostros,  infra  palatium  ipsum  testamentum  denuo  reno- 
vare, ita  ut  deinceps  prò  mercedis  nostre  augmentum,  inspecto 
ipso  testamento,  sicut  inibi  (^)  declaratur,  ad  ipsam  casam  Dei  e  xu»  a 
20  nostris  futurisque  temporibus,  in  augmentis  profitiat.  non  enim 
ex  consuetudine  anteriorum  regum  hoc  facere  decrevimus,  sed 
solummodo  propter  necessitatem  et  mercedis  augmentum  tran- 
scribere  precipimus  hoc  modo,  et  subter  plumbum  sigillari  ius- 
simus (^  ('\ 


(a)  Ms.  Nooalicijs  (b)  Forse  e  a  congetturarsi  per^  come  stampati  Mahillon, 
ma  la  muta:^ione  non  e  necessaria,  (e)  Ms,  Noualicijs  (d)  Ms,  petier  (e)  Le 
ultime  cinque  parole,  di  prima  mano,  ma  in  rasura,  (0  Nel  ms.  segue  immediata- 

mente il  documento  di  Ahbone,  col  distacco  soltanto  di  un  brevissimo  intervallo  bianco. 


(i)  Il  SiCKEL  (Acta  Karolin.  I,  129) 
trova  strana  l'inserzione  integra  di 
un  atto  privato  nel  diploma  di  Car- 
lomagno  ;  né  gli  par  probabile  (I,  200, 
n.  8;  cf.  II,  296)  la  formula  del  si- 
gillo. Crede  che  non  si  possa  de- 
terminare la  dau  del  diploma  entro 
limiti  più  stretti  che  non  sia  il  pe- 
rìodo 801-814  (laddove  vecchi  eru- 
diti, come  il  Muratori,  pensarono  al- 


l'anno 805).  Le  opinioni  del  Sickel  fu- 
rono ricevute  dal  MCìhlbacher,  Reg. 
d,  KaroL  n.  476.  Pare  che  non  in  tutto 
se  n'accontenti  il  FiCKEìLjUrktmdmlehre, 
Innsbruck,  1877, 1, 307  e  3 12,  che  trova 
essere  stati  varii  i  modi  anticamente 
seguiti  dai  monarchi  nella  rinnovazione 
dei  documenti.  In  ogni  modo  il  di- 
ploma apparisce  incompleto,  e  se  è 
vero  che  il  testamento  vi  fosse  inserto, 


20  MONUMENTA    NO  VALICIENS  I A 


In  nomine  Patris  et  Filij  et  Spiritus  Sancti,  sub  die  tercio 
nonas  maias,  anno  vigesimo  primo  guberaante  inlustrissimo  nostro 
Karolo  regna  Francorum,  in  inditione  .vii*,  felicitar,     ego  in  Dei 
ip^we  °^°^^"c   Abbo   filius   Felici   et   Rustie?  nomine  quondam,  sana 
Grifo 'dì  °^^^^e,  atque  Consilio,  cogitans  casus  humani(*>  fragilitatìs,  testa-  5 
"®  *••  mentum  condidi,  quem  venerabili  Hytberto  clerico  scribendo  ro- 
gavi, quod  testamentum  meum  si  quo  casum  et  iure  pretorio, 
vel  quale  cuius  lege  adinventionis  qup  quomodo^^)  valere  nequi- 
verit,  ac  si  ab  intestato  ad  vicem  ^^^  codicellorum  eum  valere  volo 
^«  ■•      ac  iubeo,  |  quos  quas  [liberas]  liberósve  (•*)  esse  decrevero,  liberi  li-   io 
beréve  sint  omnes,  et  qupque  per  hoc  testamentum  meum  de- 
dero,  legavero,  dare   iussero,   id    ut  fiat  detur,  prestetur  fidei 
hcredes  mei  committo.     ego  in  Dei  nomine  Abbo,  cum  me  di- 
spensatio  divina  de  hac  luce  migrare  preceperit  ^^\  dibitove  natore 
«cetroo  complevero,  tunc  tu  sacrosancta  ecclesia  in  honore  beati  Petri   15 
STdl^  apostoli,  seu  et  cfterorum  sanaorum  Novalicis^O  monasteri]  in 
Abbone,  yj^Ug  Sigusma,  quem  ex  opere  nostro  in  rem  proprietatis  nostr? 
construximus,  ubi  norma   monachorum  ^«>  sub  religionis  ordine 
spiritale  et  regula  sancti  Benedicti  custodiendis,  Deo  (**)  adiuvante, 
conlocavimus,  ubi  a  presens  [venerabilis]  (*)  vir  Abbo  presse  vi-  20 
detur,  heres  mìchi  es  tu,  heredem  meam  te  esse  volo  ac  iubeo, 
ISied^"  ceteri  cpterc  exheredis  sint  tote  O')  :  te  vero  sancta  f  cclesia  beati 
Mi  p*go  Pqxiì  apostoli  superscripte  (^)  monasterij,  in  valle  Sigusina,  tam 


(a)  Mabillon  humanae^  ma  sen^a  ragione  poiché  è  consueto  in  questo  documento 
il  trovare  simili  desinente  di  genitivi  femminili,  (b)  Forse  quoquomodo        (e)  Le 

sillabe  ad  ui   di  prima  mano,  ma  in  rasura,  (d)  Nel  cod,  manca  liberas,  la  cui  in- 

troduzione fu  proposta  dal  Le  Cointe,  e  accettata  dal  Mabillon,  p»  Joy,  {e)  Cosi 
una  mano  forse  posteriore  modificò   la   le:^ione  originaria  precepero  (f)  Ms.  Noua- 

licijs  (g)  La  h  fu  inserta  interlinearmente,  ma  di  prima  mano.  (h)  Ms.  do, 
colla  o  emendata  forse  da  altra  mano.  (i)  È  il  Le  Cointe  che  aggiunge  venerabilis 
//  Terraneo  congettura  che  nell'originale  ad  abbo  precedesse  ut,  da  sciogliersi  ve- 
nerabilis e  non  vir,  e  quindi  legge:  venerabilis  Abbo  Forse  l'originale  avea  uu  ^aeue- 
nerabilis  uir)  (k)   Terraneo  dubita  che  sint  tote  sia  una  scorrezione  per  sintote 

f=extote^  (1)  Cosi  il  ms.;  corretto,  forse  d'altra  mano,  superscripti 


a  questo  doveano  seguire  le  ultime  quella  del  diploma,  e  non  quella  del 

formule  del  testo,  nonché  Tescatocollo  testamento,    potremmo    attribuire    il 

di  quello.     Se  nella  data  offertaci  dal  primo  all'anno  806  (ind.  14),  ma  ciò 

regesto  del  15 12  volessimo  riconoscere  è  tutt'altro  che  probabile. 


infra  muros  ^'^  ipstus  civìtatis,  quam  ||  et  in  ipso  pago  ex  alode 
parentuni  meoruin  vei  undecunique  michi  tusiìssime  ibidem  ex 
legibus  obvenic,  hoc  est  quicquid  in  ipsa  valle  Novalicis  '■''l, 
eiiam  et  in  Barro,  seu  et  in  Albanaio,  et  ultra  Cinisca  subtus 
5  Cravjisca,  et  in  Faido,  vel  cctera  loca,  quod  presente  tempore  ad 
ipsum  monastcrium  sdiacci,  vel  aspicere  videtur,  cura  silvis, 
pratLs,  alpibus,  aquis  aquarumve  decursibus,  quicquid  presente 
tempore  ad  ipsum  sanctum  locum  aspicere  videtur,  tam  de  pro- 
prio quam  de  conquisto,  seu  et  de  commuiationis  causa!')  Pro- 
to maciano'*'',  in  valle  Maurigeniea  recepimus,  uni  cum  mancìpijs  '*>,  J 
tcm's,  vineis,  silvis,  cum  omni  integritate,  ut  habeas,  volo  ac  iubco. 
similiter  quicquid  in  Balmas,  ubi  oratorius  in  honore  sancti  Ve- 
rini est  construCTus,  visi  sumus  habere,  et  in  Lastadio,  Gallio- 
nis  '",  Grummo,  Camundis,  Luxomone,  Corvallico,  Petracava, 
15  Trebocis,  vel  circa  civitate,  quantumcumque  ex  proprie *8'||paren- 
tura  nostrorum,  vel  conquestum  in  ipsa  loca  habere  viderour,  te 
heredem  meam  habere  volo  ac  iubco.  et  quicquid  circa  civitate 
Segusia  vel  in  ìpsa  valle  habere  videmur,  hoc  est  in  Orbano,  " 
Ciminiano,  Voroxio,  Raude,  Noviliano ''"',  tu  beres  mea  habere 
20  volo  ac  iubco.  et  in  ValaudsW  portione  quam  a  liberto  nostro 
Theudaldo  dedimus,  volo  ut  iiabeat,  et  ipse  et  infantes  sui,  ad 
heredem  meam  aspicere  debeant,  volo  ac  iubeo.  similiter  Cam- 
mite  superiore,  et  Cammite  subteriore,  Brosiolis  una  cum  inge- 
nuis,  Rogationis,  Tanno,  Borgonis  <'■>,  una  cum  ministrale  nostro 
25    iohanne  et  ìnfantes  suos,  Libertato  cum  infantes  suos,  Critovis, 


|>)  CcrrtllB  ftrst  Ja  B,  in  tuagn  Jtl  frimilhn  murus.  0  tiitntrsa.  (b)  Mi. 

noDiltciji  (e)  Parola  ceri  rUaHa  ftr  carritiont;  in  tuego  iti  iictado  »v'  tra  il  ■1H11&, 
al  faalt  factvaao  iiguUa  ilcuni  Ullirt.  tbt  furoac  raubialt,  (d)  Mi.  prò  tuiciino 
Uarian  prò  Muiana pmdndo  a  an  nome  ftrianali.  MaUllBH,  p.  joj  Prooiiciana; 
(  A.  Lanca  lei  (ivi,  f.  64  jì  iécnlifiea  qmila  noini  hcalt  caa  non  i»  {vali  Pcnnaciens 
propt  BiliQM  (t)  Fu  rilaecala  di  prima  mano,  camt  pan,  limita  parola,  1  ridalla 
da  Diancipiis  (()  Maiill«ri  1  Marion  inlreàantro  l'inlttpmxiont  fra  Lisudio 
t  Gillionis,  aancantt.  eemt  tpiaa  avvini,  ntl  mi.  (%)   La    Ciinlt   praprieUte 

(h)  Afi.  RiadenouiliaDa ;  a  ioti  stampa  pura  Ìl  Marion.  Egaalmintt  facira  il  Ma- 
hilloH,  p.  foj  I  il  Li    Coinli.  p.  411.  (i)   Ttrraaia  •forian  ValiDri*  rJfit 

Vilorii  >,  Ma  andremmo  lungi  da  Saia,  Httntra  ifui  prakabilmtnit  li  traila  di  liuti  Tn- 
daiia  da  Suta,  cbi  vimi  ricordata  pia  tardi  fé.  lì-},  (k)  Mi.  Tuinoborgonis  E  coit 
itmpana  Li  eduli,  Uabillan  1  Marien.  A.  Lanceiol  (pmia  Mabillaa, 
p.  64JJ  vut  Ufftii  Fino-Borgonii 


22  MONUMENTA   NO V ALICIENSI A 

Orbana,  Bicorasco,  una  cum  nepotes  Vualane,  hoc  est  Harìoldo 
et  germana  sua,  quem  Dunimius  <*>  habet»  Gaiisiaca  et  alpes  in 

«ui  monte  Cenitio,  Cinisio,  quem  de  ecclesia  sancto  Petro  de  ipsa  constructa  Lugdu- 

nense  commutavimus.     ìsta  omnia  superìus  comprehensa,  una 
e.  xLi  A        cum  mancipijSy  ||  libertis,  terrìs,   domibus,  pdificijs,  vineis,  cam-  j 
pis,  prads  0\  pascuis,  silvis,  alpibus,  vel  omnis  adiacentias  ad  se 
pertinentes,  te  herede  mea  habere  volo  ac  iubeo.    et  cella  infra 

alcuni  teli  entto  regnum  Langobardorum  qui  vocatur  ToUatecus,  quìcquid  ex  alode 

gno  longobardo,    pareutum  nostrorum  michi  ibidem  ('=>  obvenit,  una  cum  mancipijs 

ibi  consistentibuSy  vel  omne  iure  suo»  ut  habeas  volo  ac  iubeo.  io 
etiam  et  colonica  in  valle  Diubiasca  ^^\  infra  fines  Langobardo- 
rum,  ubi  dicitur  Bicciatis,  quem  parentes  nostri  et  nos  ibidem 
habuimus,  ut  habeas  volo  atque  precipio.  simile  namque  modo 
et  quicquid  in  valle  Maurigennica  ex  alode  parentum  nostrorum 
vel  per  quodlibet(*>   titulo  iuste  et  rationabiliter  nobis  ibidem   ij 

T«i   poMeui    a  óbvenit  et  leritima  subpetit  redebere,  hoc  est  in  ipsa  Mauro- 

St.  Jom   de  Man-  ^  *  ... 

Ustorio  "^  *"**  genna,  domus  quem  apud  g cclesip  Maurigennica  commutavimus 

cum  edeficijsy  coniferis,  exavis,  ortìs,  vineis,  campis,  seu  un- 
glis  ^^\  una  cum  {|  ecclesia  sancto  Petro  quem  parentes  nostri 
ibidem  construxerunt,  cum  ornai  integritate  vel  adiacentias  ad  20 
se  pertinentes.  immoque  ecclesia  sancto  Pancrasio  proprietatis 
nostre,  una  cum  colonica  in  Birìsco,  cum  omnis  adiacentijs  ad 
se  pertinentes,  te  herede  mea  habere  volo,  et  in  ipsa  valle 
Maurigennica  loco  nuncupante  ^8)  Fontana,  quicquid  ibidem  pre- 
sente tempore  de  parentes  nostris  visi  sumus  habere,  seu  et  in  2$ 
Nanosces,  una  cum  illos  ingenuos  de  Amberto  et  liberto  nostro 
de  Alsede  nomen  Orbano,  et  ingenua  nostra  nomen  Rigovera 

(a)  Lr   Co  in  te  Dammias     Di  qui  a  poco  troveremo  DumnolinA        (b)  Petre  che 
il  ms,  abbia  prafis  (e)  In  parte  sopra  rasebiatura.  (d)  Meno  prohabilmente  H 

potrebbe  leggere  Duibiasca      Marion  e  Mabillon  hanno  Diubiasca        (e)  Le  «I- 
time  sette  parole  paiono  scritte  m  rasura.  (f)  Forse  è  un   errore  di  traseri^hut 

(pascuis?y.  Nel  ms,  quanto  precede  alla  n  non  è  molto  chiaro,  trovattdosi  tu  reucbU' 
tura.  Mabillon,  p.  joy  imglis;  Marion  invece  anglis  Le  Coinie  ommétte 
le  due  parole.  U  Terraneo ,  protestando  di  non  intendere  V oscura  parola,  rtmemim 
ad  una  carta  del  1040  (Muratori,  Ant,  Est.  l,  9S^^h  ^^'  f^"  serve ì  poi  pemh  m 
correggere  bigni,  ma  si  devia  dal  contesto.  (g)  Forse  la  terx!»  n  proviene  dm  t9f^ 
regione;  non  sempre,  ma  d' ordinario  in  questo  documento  tale  vocabolo  si  scrhe 
la  seconda  n  « 


e.   XLI    B 


e.  XLII  A 


I.    ACTA.  23 

de  Bognosco^*),  vel  quicquid  in  Bregis  de  alode  parentum  no- 
strorum,  qùam  ^>  Austrualdus  in  beneficio  habet,  te  superscripta 
ecclesia  sancto  Petro  heres  mea  habere  volo  ac  iubeo.  prò 
modo  simile  quicquid  4e  domna  Siagria  in  ipsa  valle  Maufrigen- 

5  nica  conquesivimus,  Misiottano,  Oblicianis,  Mago,  colonica  in 
Albiadis,  in  Bausentis,  et  colonica  super  Brìcoscis,  et  Amali- 
done  ubi  Blancolus^^^  verbicarius  manet,  et  Gratavunna,  etiam 
&  estera  vocabula^'^)  cum  adiacentijs  earum,  te  sacrosancta  ec- 
clesia habere  volo  ac  iubeo.    immoque  quicquid  in  valle  Daren- 

10  tasiense  ^*\  ex  alode  parentum  nostrorum,  vel  quod  de  Siagria 
ìbidem  ad  nos  pervenite    una   cum  mancipijs,  libertis,   colonis, 
mquilinis,  et   servis,    te   heredem  habere  volo,   atque   precipio. 
De  Gratianopolitano  pagoCO.     Similiter (s)  in  pago  Ora-  nei  pAgo  <&  e 
danopolitano  Olonna,  quem  ad  liberta  mea  nomen  Sendeberti 

ij  dedi(**\  volo  ut  habeat,  Missoriano,  quem  de  Siagria  conquesivi, 
Fintano  et  Corennum,  quem  a  liberta  mea  nomen  Auriliana  dedi, 
ipsas  libertas  meas  cum  ipsas  res,  volo  ut  ha|beas  ac  iubeo.     seu        e.  «lh  ■ 
in  Aravardo,  una  cum  libertos  nostros,  Magnebertum  una  cum 
germano  suo   Columbo,   Misicasiana,  Mesatico,  Gambe,  Quin- 

20  daco,  Viennadco.    ista  omnia  supra  scrìpta  una  cum  libertis  ac 
colonis  et  servis,  vel  omnes  adiacentias  suas  ad  ipsa  loca  per- 
tinentes  in  suprascrìpto  pago  Gratianopolitano,  tu  heres  mea  ut 
habeas  volo  (*)  atque  discemo,    item  quam(^)  in  pago  Viennense  neiptgodiviei 
Maconiano  quem  de  alode  parentum  meorum  nobis  óbvenit,  et 

25  quod  de  Siagria  conquisivimus,  et  colonica  in  ipso  pago  Vien- 
nense, Baccoriaco  super  fluvium  Garusium,  ubi  faber  noster  Maio- 


(a)  Parola  di  prima  mano  cosi  ridotta  da  bonnosco  e  Mabillon,  p,  $08,  scrive 

'"^i  Bonnosco    Marion  ha  Bognosco        (b)  Le  Co  in  te  propone  di  espungere  questa 

P^ola,         (e)  Ms,  blancollus    II  punto  che  indica  la  cancellatura  è  di  prima  mano, 

W  Le  Co  in  te  sospetta  che  e.  v.  sia  una  frase  adoperata  dal  trascrittore  in  luogo  di 

^•Mr«  i  nomi  registrati  nell'originale.  (e)  L'amanuense  appose  in  margine,  ad 

^'^are  la  materia  qui  trattata  nel  documento,  la  parola  abbreviata  Taren.      (f)  Que* 

^^calia  i  in  rosso.    Probabilmente  trattasi  di  un'aggiunta  dovuta  al  trascrittore, 

^^teressava  la  menzione  del  ptgus  GratìanopoIiUnus ^  ch'egli  aveva  ricordato  nel 

^H'ito  in  testa  al  documento.     Le  Cointe,  p.  42^,  e  Mabillon,  p,  joy,  an^i  omi- 

^^  totale  nota.        {g)  La  S  è  in  rosso.        (h)  L'amanuense  aveva  cominciata  la  pa- 

^^^  Con  una  1  (forse  volendo  scrivere  legavi?),  che  poi  soppresse,         (i)  Segue  ac,  coi 

^  *«fiii  di  cancellazione  pur  di  prima  mano,        (k)  Forse  itemque 


e    XLIII   B 


24  MONUMENTA   N  O  V  ALIC  lENS  I A 

rìanus  mansit,  et  filius  eius  Ramnulfus  de  Blaciaco,  quem  incontra 
Ardulfo  per  iudicio  Agnarico  patricio  evindicavimus.    similiter  et 

nel  pago  di  Uont,  in  pago  Viancnse,  et  Leudunense,  Bomaco,  Basciasco,  Ambia- 
e.  xLiii  A       riaco,  Blaciaco,  coIo|nica  Sevorio.     ista  omnia  superscripta,  una 

cum  terrìs,  domibus,  vineis,  campis,  pratis,  vel  cum  onme  iure  5 
earum,  ac  colonis,  servis  et  iibertis  ad  ipsa  loca  aspicientes,  tu 
heres  mea  ut  habeas  [volo]  (•)  atque  precipio.    item  in  pago  Ma- 

neipagodJMicon,  tasceuse,   Camaco,  Ebasdaco,  quem  de  Sìagria  conquesivimus, 

una   cum  ingenuis,   Iibertis,  ac  colonis  (*>>  et  servis,  vel  omnes 
adiacentijs  ad  ipsa  loca   aspicient^   ut  habeas  volo  ac  iubeo.  io 

nel  pago  di  Brian-  similiter  et  ìu  pago  Briantiuo,  et  Aquisiana,  et  Annevasca,  in 

loca  nuncupantes  Briancione  valle,  una  cum  Iibertis  ac  colonis 
et  servis  Annedf ,  una  cum  ingenuis,  Iibertis  et  servis  Agracianis, 
Exoratiana,  Aquislevas,  cum  Iibertis  et  servis,  vel  omnes  adia- 
centias  ad  se  pertinentes  te  sacrosancta  ecclesia  ut  habeas  volo  15 
atque  precipio.  et  colonicas  infra  ipsa  valle  Briantina  et  Aqui- 
siana quem  de  Vuidegunde  (^>  conquesivimus,  ùnde  |  Bardinus 
capitularius  est.  similiter  et  in  Gerentonnis  colonicas  de  ipsa  ra- 
tione  Vuindegundi  ^^\  quod  ad  nos  pervenerunt,  quem  Sigualdus 
libertus  noster  in  benefitio  habet  ;  colonica  quem  de  muliere  Gis-  20 
mundo  nomen  Pannutia  in  ipsa  valle  in  Tercia^*)  recepimus, 
ubi  Marius  noster  verbecarius  in  ipsa  colonica  manet.  similiter 
curte  mea  Salliaris,  alpes,  prata,  ingenua,  Vendanum,  MuUina- 
ricus,  Vuilla  Vitole(^>.  ista  omnia  suprascripta  una  cum  Iibertis, 
ac  colonis,  servis  vel  omnes  adiacentias  earum  ad  ipsa  loca  aspi-  25 
cientes,  tu  heres  mea  ut  habeas  volo  ac  iubeo.  et  colonicas  in 
valle  Gerentonica  et  in  Ralis,  quem  ad  libertos  meos  quem  («^ 
Theudoaldo  et  Honorio   dedi,    ut   ipsi  et  infantes  ipsorum   ha- 


(a)  Parola  per  inavvertenza  omessa  dall'amanuense,  come  fu  avvertito  già  dal  Le 
Cointe,  (b)   Le  parole  una -colonis  sono   di  prima  mano  bensì,  ma  in  rasura. 

(e)  Suppliscono  una  n  il  Le  Co  ini  e,  p,  42),  e  il  Mah  ili  on,  p.  foS,  a  questo  luogo; 
ma  il  nome  può  stare  benissimo  senia  la  n  In  casi  simili  il  ^fabillon  si  astenne  dal 
fare  questa  correzione,  (d)  La  v  iniiiale,   di  prima  mano,    in  rasura,  (e)  Le 

Cointe,  Mabillon  e  Marion  scrivono  tercia  vedendo  in  questo  vocabolo  sol- 
tanto un  nome  comune,  {()  Le  Cointe  villam  Vitole;  \fabillon  Vvillt  latole 
A.  Lancelot,  />.  648,  distingue  i  due  nomi,  e  dubita  che  il  secondo  possa  leggersi 
Vitolc;  Marion  fa  dei  due  un  nome  solo   leggendo  Vuilla  Vitole  (g)   Parola  da 

cancellarsi. 


e.   ZLIT  A 


I.    ACTA.  25 

beant  &  ad  heredem  meam  sacrosanaa  ecclesia  aspiciant.    ista 
omnia  supe|rius  comprehensa,  una  cum  adiunctis  adiacentìjsque 
suis,    campis,    pratis,    pascuis,    silvis,   alpibus,    mondbus,   rìvis, 
aquarumve  decursibus,  accisque  (*>  omnibus  cum  omnem  iure  vel 
5  terminum  earum,  tu   sacrosancta  ecclesia  heres  mea  ut  habeas 
volo  ac  iubeo.    similiter  libertus  nostros  in  valle  Aquisiana,  qui 
ad  parentes  nostros  aspexérunt,  seu  et  in  ipso  pago  Brigantino  com- 
manere  videntur,  unde  Vitalis  capitularius  est  ad  memorata  ec- 
clesia heredem  meam  ut  aspiciant,  et  inpensionem  faciant,  volo 
IO  ac  iubeo.     emmo  quem  (^)  in  pago  Ebredunense  et  valle  Occense,  nei  ptgo  di  Em- 
Brintico,  portiones  nostras  quem  de  Vualdeberto  presbitero  et  de 
Rigaberga  conquisivimus  et  d^  proprio  alode  meo  et  quod  de 
parente  mea  Godane  ad  me  pervenit,  et  in  ipsa  valle  Moccense 
quem  de  Siagria  conquisivimus,  una  cum  alpes,  et  quem  de(^> 
1 5   Dodone  et  Godane  ad  nos  pervenit,  seu  et  quod  domno  Vual-       «•  *"▼  ■ 
deberto  episcopo  et  de  Riguberga  ibidem  conquisivimus.     et  co- 
lonica ubi  dicitur  Àlbariosco,   quem   Marcianus  servos   noster 
habet,  quem  de  Dodone  parente  meo  in  ipso  pago  Ebredunense 
ad  me  pervenite    necnon  et  colonicas  nostras  in  pago  Rigoma-  nei  pago  ai  chor- 
20  gense,  quem  Baronta  libertus  noster  in  benefitium  habet,  et  li- 
berto meo  ipsum  Barontane,  una  apud  Solia  quem  ei  dedimus, 
ut  ad  te  heres  meam  ipse  Baronta  aspicere  debeat,  volo  ac  iubeo. 
item  in  ipsum   pago  Ebredunense,  colonicas  in  Boresio,   quem 
Sauma  in  benefitio  habet.    Rodis  ubi  verbicarius  noster  nomea 
^S  Laurentius  manet.    colonicas  in  Velendo,  quem  per  preceptionem 
dominica  de  ratione  Riculfi  et   germano  suo  Rodbaldo  ad  nos 
pervenit.     omnia  et  ex  omnibus  quicquid  in  ipsum  pago  Ebre- 
dunense, I  seu  et  in  valle  Moccense  et   Rigomagense,  tam  de       e.  xlt  a 
conquesto  quam  de  alode  parentum  nostrorum,  nobis   in  ipsus 
30  pagos  óbvenit  advenit  (**)  ad  integruhi,  una   cum  alpes,  tibi  su- 
prascripta  heres  meam  sacrosancta  ecclesia  habere  volo  ac  iubeo. 
simile  namque  modo  in  pago  Vuapencense,  corte  mea  Talamo,  °«*  p*»®  ^  ^ap, 

(a)  Le  Cointe  aquisque^    certo   inesattamente.      Terraneo    propone   exiisqne 

^^Q«exitus^  cf,  Ducange-Fabre,  III,  ^6s).        (b)  Forse  si  correggerà  emmoque 

*®  /tf'  (p,  2),  r,  ^)  incontrammo  immoque        (e)   Le  parole  &  quem  de  sono  bensì 

'^  Pfima  mano,  ma  in  rasura,        {d)  Parola  da  espungersi?    Infatti  equivale  a  óhyenìt 

^^iillon,  p,  /o5,  la  omette  senz'altro, 

MonMwuHia  Novatìcinuia,  2* 


e.   XLY   B 


C.    XLVI   A 


26  MONUMENTA    NO  VALIC  lENS  lA 

una  cum  libertus  nostros  Sicualdo,  cum  sorores  suas  et  in&ntes 
earum,  Maximo  cum  uxore(')  sua  et  infantes  eorum^  Calaico 
una  cum  libertus  nostros  et  Allionicos  quem  de  Vuidegunde  con- 
quisivimus,  et  liberti  nostri  in  ipsum  Àllionicus  commanere  vi- 
dentur,  Marius  cum  germanos  suos,  et  libertus  nostros  in  Ve-  5 
navella,  Hidebertum  cum  uxore  sua  et  infantes  eorum  quem 
de  Vuidegunde  ad  nos  pervenerunt  Kalares  quem  de  ipsa  Vui- 
degunde conquisi vimus,  Matarellos  libertus  noster  manet^^.  in 
colonica  dominicale  |  et  extra  sunt  terras  et  vineas  dominicales. 
ista  omnia  supra  scripta,  una  cum  libertis  ac  colonis  et  servis  io 
una  cum  adiunctis  adiacentiisque  suis,  ad  ipsa  loca  pertinentes, 
te  sacrosancta  ecclesia  ut  habeas  volo  ac  iubeo.  et  dono  liberto 
meo  ad  ipsa  ecclesia  nomen  Amalberto,  qui  habet  uxore  fiiia 
ipsius  Mattalello  (^>,  quem  ego  manumisi,  et  ipsum  dua  man- 
cipia  dedi  ad  casa  Vuapencense,  bis  nominibus  Rustidiì^^)  et  15 
Lupolina,  itemque  et  in  ipsum  pago  Vuapenicense  (•)  Altana, 
quem  de  alode  parentum  meorum  habeo,  Curenno,  Galisco, 
Ancilla  quem  genitor  meus  de  Persa  conquisivit,  &  illas  terras 
ibidem  in  Campania,  cum  illa  alpe  Cassauda,  quem  de  Lavor- 
nosco  ibidem  habemus,  ipsas  terras  usque  ad  summa  mancipia  20 
quem  [de]  Siagria  conquisivimus.  ista  omnia  suprascripta,  una 
cum  II  campis,  pratis,  silvis  pascuis,  alpibus  adiacentibusque  suis 
ad  ipsa  loca  pertinentis,  tu  sacrosancta  ecclesia  habeas  volo  ac 
iubeo.  simile  namque  modo,  in  ipso  pago  Vuapenicense  ^^^  corte 
mea  Opàga,  cum  omnis  appenditijs  suas  ad  se  pertinentes,  quem  25 
de  alode  parentum  meorum  habeo,  apud  colonica  quem  de  Ve- 
natore  («)  avunculus  meus  domnos  Semforianus  episcopus  ^'^  con- 

(a)  Parola  di  prima  mano,  ma  in  rasura.  (b)  //  ms,,  seguito  dal  Mahillon, 
p,  J08,  fa  punto  a  questo  luogo,  riferendo  la  proposizione  M.  1.  n.  m.  a  quanto  pre- 
cede.  Erroneamente  il  Marion,  p.  ^9,  la  stacca  per  aggiungerla  a  quanto  segus,  cioè 
a  in  colonica  ecc,  (e)  Il  ms,  ba  mattarello^  di  prima  mano  corretto  in  mattolello 

(d)  Marion    Rusticii      Con    noi   s'accorda    il    Mahillon.      Le    Co  in  te    Rusdcam 

(e)  Marion  Vapemcense  Con  noi  s'accorda  il  Mahillon.  {()  Marion  Vuapom- 
cense;  Mahillon  Vvaponìcense  A  tutta  prima  la  quinta  lettera  nel  ms,  sembra  in- 
fatti  una  o,  ma  non  è.  (g)  Le  Coint  e  e  Marion  riguardarono  questa  parola 
come  un  nome  comune.     Non  cosi  il  Mahillon. 

(i)  Vescovo  di  Gap,  come  appa-  notizie  biografiche  sono  tratte  tutte  dal 
risce  dal  seguito  del  tesumenco  (e.  li b).  presente  documento.  E  ciò  vale  anche 
Nella  Gallia  christ,  I,  457-58,  le  sue     per  i  FasUs,  I,  278,  del  DuGUESNB. 


I.    ACTA.  27 

quisivi,  tu  heres  mea  ut  habeas  volo  ac  iubeo.  colonica  Subtus- 
rìpas  (*>,  quem  ad  libertum  meum  nomen  Bertarij  dedimus, 
infantes  sui  habeant  volo  ac  iubeo,  et  ipsi  ad  herede  mea 
aspicere  debeant.  Bonis^**),  Craviosco  tu  heres  mea  sacrosancta 
5  ecclesia  sancti  Petri  monasteri]  Novalicius,  ut  habeas  volo  ac 
iubeo.  similiter  corte  mea  Valerìgnaca  una  cum  libertum  meum 
Savino  cum  filius  suos,  et  filijs  liberti  mei,  |  Siseberga,  Magni- 
bertum  cum  germanus  suos  et  filius  suos,  vel  alius  libertus  no- 
stros,  qui  ad  ipsa  curte  aspiciunt,  habere  volo  ac  iubeo.     Roma 

IO  uni  cum  adpendicijs  earum  et  alpes,  preter  quem  ad  libertus 
meos  infantes  Aldefredo  et  Godoberti  in  ipsa  Roma  dedimus, 
volo  ut  habeant,  et  ipsi  ad  heredem  meam  aspiciant*  Laquatico 
una  cum  appenditijs  suas  ^^)  ad  ipsa  loca  pertinentes,  et  quod  a 
liberta  mea  Dunmulina  quem  commutavi  W,  dedi  (*)  in  ipsum  La- 

15  quatico,  volo  ut  habeat  et  ad  heredem  meam  sacrosancta  ecclesia 
aspiciat.  et  terras  in  Esturbatina  quem  de  Bonevalo  conquisivi 
et  ad  suprascripta  liberta  mea  nomen  Sendeberti  dedi,  volo  ut 
habeat,  et  ad  heredem  meam  aspiciat.  colonicas  in  Taraone 
quem  de  Ricuberga  conquisivimus,  et  terras  in  Crarijs,  et  libertus 

20  nostros  Maroaldo  et  uxore  sua,  vel  fi||lijs  eorum,  quem  genitrix 
mea  Rustica  de  pago  Genevense  fecit  venire,  et  super  ipsa  terra 
ipsus  raansurus  fecit.  terra  et  mancipia  in  Sevelis  quem  de  Avolo 
presbitero  et  de  Freberga  femina  avunculos  noster  domnus  Sen- 
forianus  conquisivit.     et  libertos  nostros  in  Artonosco  filius  Vic- 

25  tore,  et  Vere,  lohannis,  lustebertus,  Paulos,  et  Verissimus, 
lustina,  et  Bertildes,  ipsa  terra  et  mancipia  in  Sevelis  in  benefitio 
habent,  tu  heres  mea  sacrosancta  ecclesia  sancti  Petri  Novalitius 
monasteri),  ut  habeas  volo  ac  iubeo.  Capannas  quem  ad  liberta 
mea,  nomen  superscripte  Berteldi  dedi,  volo  ut  habeat,  et  ad 
30  heredem  mea  aspiciat.  Vobridio  quem  de  Mauro  conquisivi,  et 
ad  liberta  mea  superscripte  nomen  lustini  dedi,  quem  Dadinus 


(a)  Afi.  sabtus  ripas  (b)  Mah  ili  on  ebbe  questa  parola  come  un  nome  proprio  di 
luogo.  Non  cosi  Marion.  A,  Lancelot  (presso  Mabillon,  p.  648),  aderendo  al 
giudizio  del  Mabillon,  propone  l'identificazione  con  Pian  de  Boung,  Lo  stile  del 
documento  rende  assai  probabile  l'opinione  del  grande  benedettino  francese,  (e)  La 

s  finale,  ancorché  di  prima  mano,  forse  è  in  rasura,         (d)  Ms,  cómutau  (e)  Ms, 

Dedi 


28 


MONUMENTA   NO VALICIENSI A 


C,   SVfii   B 


C.   SLVttl  A 


habet,  volo  ut  habeat,  et  ad  heredem  meam  |  aspidat.  colonica 
Utronno  ex  alode  parentum  meorum  Glasia,  Pentus,  Bullone, 
Muccunava,  Bladonis  (*>,  tu  heres  mea  ut  habeas  volo  ac  iubeo. 
similiter  et  res  illas  Maurovila,  Rodanone  una  cum  adiacentias 
earum,  vel  quìcquid  de  parentes  nostros  Dodone  et  Godane  nobis  5 
ibidem  obvenit,  et  res  illas  quem  (^>  de  Gondeberto  conquisivimus, 
quem  Marabertus  in  benefitìo  habet,  et  illas  res  quem  de  Escus- 
sario  conquisivimus,  una  cum  mancipijs,  terrìs,  vel  omnes  adia- 
centias ad  ipsa  loca  aspicientes.  ista  omnia  suprascripta  te  sacro- 
sancta  pcclesia  domni  Petri  heredem  meam  habere  volo  atque  io 
precipio.  in  Cronno,  Luciano  (^>,  ex  alode  parentum  meorum, 
et  in  Latiomaus  ibi  Mora  anelila  nostra  manet,  quod  de  geni- 
'  trice  nostra  Rustica  michi  obvenit.  colonie^  in  Gradosa  quem 
ministejrialis  ("'^  noster  Baio  in  benefitio  habuit,  tu  heres  meam 

ad  ptf o  di  vaì.  ut  habeas  volo  ac  iubeo.     Quonaone  in  pago  Vasense,  una  cum  15 

ingenuiSy  quem  de  Vuidegunde  conquisivimus,  Doliana  in  pago 

Mi  pHo  «  vé-  Vendascino  (•>,  quem   de  ipsa  Vuidegunde  ad  nos  pervenit,  et 

superscrìpti  liberti  mei,  lustìni,  et  Dadino  dedimus,  volo  ut 
habeant,  et  ad  heredem  meam  sacrosancta  ecclesia  aspiciant.    in 

nel  pigo  dì  sute-  pagQ  Sigesterico,  vineas  et  terras  in  Planciano,  quem  de  parente  20 

in  M«r»if;iu  e  lao.  nostfo  Vuandalbcrto   abbate   conquisivimus.     et  in   Massilia  res 

gW  finitimi,  .  •!  1  1  TN 

nostras  proprias,  casas,  et  ortiles,  quem  de  avunculo  meo  Do- 
done raichi  obvenit,  et  de  avia  nostra  Dodina.  similiter  ad  Pero, 
casas  et  ortiles,  qui  michi  de  parente  mea  Godane  obvenit,  et 
campos  et  vineas  infra  civitate,  et  portione  nostra  in  Centronis,  25 

nel  p.go  di  Arie.,  et  ad  fontem  Lisola  terras  et  pascuis.  in  pago  Arlatino,  An- 
c.  xLviii  I  giarias  ||  et  Vivario  portione  nostra,  et  ilia  alia  quem  [de]  avun- 
culo meo  Dodone  michi  obvenit,  tu  heres  mea  habeas,  volo  ac 

nd  pago  di  Tou.  iubco.     Crouia  in  pago  Tolonense  una  cum  libertis  ac  colonis, 

et  servis,  terris,  vineis,  olivetis,  seu  et  adiacentias  ad  se  aspi-  30 


(a)  Mabillon,  e  par  con  ragione ,  distingue  M.  da  B. ^  di  cui  invece  il  Marion 
fa  un  solo  nome  locale;  ciò  nel  testo,  ma  nell'indice  dei  nomi  geografici  li  distingue 
egli  pure,  (b)  Ms,  qué  Forse  il  punto  va  considerato  come  una  macchia.  (e)  Le 
Cointe,  Mahillon,  Lance lot  e  Marion  considerano  questi  due  nomi  com4  un  nomg 
solo  ;  la  mancania  peraltro  della  virgola  fra  C.  e  L.  non  basta  a  provarlo.  (d)  La 

e.  XLViiB   si  chiude  recando  al  margine  inferiore  rialis  noster,  cioè  il  principio  dilla 
e.  XLviii A         (e)  Di  prima  mano,  ma  per  correzione.     Forse  prima  tra  scritto  uenda 


I.     ACTA. 


Bdentìs,  te  herede  mea  sacrosancta  pcclesia  sancti  Petri  monastcrie 
Novalids  habere  volo  atque  discerno,     in  pago  Regense,  Vuar-  > 
dacelis,  ìlio  proprio  nostro  et  ìUa  ponione,  quem  de  Godane  con- 
quìstvttnus,  una  eum  colonica  in  Cumbulis  et  in  Pratalioni,  qui 

5  ad  Vuardaceiis  aspicit,  ubi  sìricarius  noster  Peter  mansit,  tu  heres 
mea  ut  babeas  volo  ac  iubeo.  salines  in  ViuW,  in  pago  Areia-  ' 
aise,  quem  de  Godane  parente  nostra  ad  nos  pervenerunt,  et 
t  portione  Siagric,  quem  de  ipsa  conquisivimus,  una  cum  arias  t**' 
,  vìneis  et  olivetis,  mancipijs,  pascuis,  |  ibidem  et  in 
^et  illas  saiines  in  Alterneto,  Cattorosco,  et  in  Leonio, 
i  portione  quam  et  quod  de  avimculo  nostro  Dodone 
ibidem  conquisivimus.  in  pago  Diense,  Cassies  sibi  teptìs  W  et  ' 
ponione  nostra  Bosedone  (''J,  quem  de  Siagria  conquisivimus,  una 
cum    libems  et  servis,  ve!    adpendices    suas,    et  iibenum  nostro 

15  Unebectum,  et  filius  suos,  quem  ex  alode  de  genitore  meo  habeo, 
ut  habeas  volo  ac  iubeo.  in  Ambillis  ubi  Gavioaldus  servos  noster 
manet,  una  cum  cultura,  quem  de  domna  Siagria  ad  nos  per- 
venit,  quem  ipse  Unebertus  in  benefìtio  habet,  et  illa  colonica 
de  ratione  parenti  mei  Godane  super  Dederauso  '°^  in  pago  Diense 

20  ubi  Orbicianus  servos  tnanet,  ubi  dicitur  Riaciosco  te  heredem 
meam  sacrosancta  ecclesia  habere  volo  ac  iubeo.      colonicas  in  '■ 
pago  Attense,  in  Variates,  et  colonicas   in    pago   Cavellico,  At-   ' 
lanisco,  Quossis,  PeccÌano<'>,|  Torrido  <8',  qui  mihi  ex  alode  ge- 
nitrici mei  Rusticp  et  avunculo  meo  Dodone  obvenit.     ista  omnia 

ij  superscriptn,  una  cum  adiunctis  adiacentibus  suis  ad  ipsa  loca 
aspidentis,  te  sacrosancta  ecclesia  beati  Petri  apostoli  Novalicis 


pago  di  DiB, 

I 


[wgD  ili  Am, 


milìa 


dil 


(1)  Si  vidoHB  cinqui  Olii  partUclt  congiunli  infiriormntt  l'iim  l'altra,  ibi  farà 
UiUne  dar  Ikofo  anchi  od  altri  hlturi,  carni  iuu  Mahillen  1  Marioa  lui 
Vìa  (b)  La  ueoHda  i  froviim  da  corriihnr,  ma  (  di  prima  mans.      Ftrie  11 

rw»  CD ,  dccbi  frinu  ii^gcvaii  iricoi  Ora  par  chiara  fd  lij,ie>K  uiu ,  ti*  ■ 
iti  UatilleH.  Marian  prtfirl  irrii  itiu  lignifita  agri,  campi,  cf.  Dhi 
Fairi.l.jSf.  {z)  li  Mahillen  i  il  Maria»  li  limitano  a  ripradurrt  il  \ 
<■].,  di  peraltro  umbra  icorrilto,  1  tali  le  (iuditi   Lt    Ceinti.  (d)  Solatimi 

matpnaU  dtt  tic.  xrii:  Bcaodum,  eit  1  l-cu«»iQe  de  Dye  (e)  Li  Coitili  conii 
dira  cerrùlte  il  pana  de  dcriuio     Cf.p.jjì.  r.  i}.  (f)  La  prima  z  fu  di  prima  man 

initrla  inttrlinitrmt»!:  {g|  Quantamqui  dopo  PeccUao  minctri  il  ugno  iT  jfil<r^iifi 
tiHf,  Li  Cùintt  1  iiab  illon  ficiro  di  qaiili  dui  parali  diu  nomi  fiograficì  diiHnli 
t  ptehatllmnli  mm  i" inguaiarono,  siHint  né  I'hm  ni  l'altra  uhm  finara  tia  ilal 
(iériHjicalo.     Marion  eomidira  Pecciino  Torrido  comi  il  nomi  di  una  ula  healili. 


e.    L   A 


30  MONUMENTA   NO  V  A  LI  CIENSI A 

monasteri],  te  heredem  meam  habere  volo  atque  precipio.  co- 
lonicas  in  pago  Diense,  ubi  dicitnr  Macitha,  una  cum  salines  ad 
Verdone,  qui  ad  Lavariosco  corte  nostra  aspexerunt  (*),  quam 
de  domna  Siagrìa  conquisivimus,  te  heredem  meam  habere  volo 
ac  iubeo.  casalis  in  Tenegaudia  una  cum  terris  et  pascos  in  ipso  5 
monte,  quem  de  Valeriano  genitor  meus  conquisivit,  te  heredem 
meam  sacrosancta  ecclesia  domni  Petri  monasteri]  habere  volo 
ac  iubeo.  et  placuit  michi  in  hanc  pagina  testamends  mei  adneai 
de  alode  parentprum  meorum  aviis  meis  Maurino  et  Dodinp,  quem 
apud  con||subrina  mea  Honorata  fìlia  Eptolen^  dmit^  mei,  prò  io 
pectionis  (**^  titulum  inter  nos  divisimus,  noscitur  convenisse!  (*\ 
ut  ipsa  omnem  portionem  suam  de  ipsa  facultate  present[i]aliter(^) 
recipit  et  de  proprietate  nostre  quod  prò  falcidia  se  nos  ipsa  vel 
heredis  sui  superstites  fuerunt,  estare,  aut  per  lege  recipere  potuis- 
sent  eis  present[i]aliter  ^^\  de  proprietatis  portione  nostrp  loca  do-  15 
minata  ^^\  quem  in  pactionis  nostra  continetur,  et  scripte  in  fai* 
cidia  reputata  dimisimus,  ut  nullum  quam  tempore  in  postmodo 
ipsa  nec  beredes  sui  contra  hanc  testamento  meo  nec  proiesta^s) 
nostra  ambulare  nec  refragare  debeant.  quod  si  fecerint,  pfna 
quod  in  pectionis  (^^  nostre  per  commune  consensum  continet^*)  20 
incurrant,  et  quod  repitent,  evendicare  non  valeant(^).  et  volo 
iberti  liberati  Ut  omuis  liberti  nostfi,  quos  quas  parentes  nostri  fecerunt  liberos, 
lui  stesso  ap.  et  nos  1  postca  fecimus,  ut  ad  ipsam  heredem  meam^^)  ecclesiam 

engano  al  mo- 

«^oj  sancto    Petro    aspiciant,  et  obsequium  et  impensionem   sicut  ad 

parentes  nostros  et  nobis   iuxta   legis  ordine  debent  impendere.  25 
ita  et  in  antia  ad  ipsa  herede  meam  sancto  Petro  Novalicis  mo- 
nasteri] constructa  facere  debeant.     quod  si  contumacis,  aut  in- 

(a)  Ms,  aspexer  (b)  Forse  nel  ms,  può  anche  leggersi  propectionis  Si  presenta 
V emendaiione  prò  pactionis  Cosi  lesse  Le  Cointe;  cf.  sotto^  r,  20.  (e)  Marion 
staccando  noscitur  da  conuenisset  oscurò  il  passo.  In  noscitur  conuenisset  vedremo  una 
frase  consueta  ai  documenti;  e  con  essa  il  testatore  comincia  V esposi':^ione  del  patio  da 
lui  stretto  colla  cugina  Onorata  riguardo  all'  eredità  dei  suoi  avi  Maurino  §  Dodina. 
(d)  (e)  Mahillon  presentialiter;  Le  Cointe  e  Marion  presentai  iter  Forse  la  ì 
formava  nesso  colla  t  (f)  Forf«  denominata  Le  Cotn /«  nominata  (g)  Le  Cointe 
omme//e nec  proiesta  nostra  Afa  proiesta 5> /^ara^onò  a  u progetto  »  fDucange-Fabre, 
^L  S^j)'  (h)  La  e  e  la  ultima  i  sono  bensì  di  prima  mano,  ma  in  rasura.  Di  certo 
si  leggerà  in  pactionis  (i)  Seguiva  un  punto,  che  fu  raschiato.  Intendasi  continetur 
(k)  Le  lettere  nt,  maiuscole,  e  in  nesso.  (I)  Le  parole  heredem  meam  sono  bensì  di 
prima  mano,  ma  in  rasura. 


e  L  a 


e.  LI  A 


I.    ACTA.  31 

grati  ad  heredem  meam  suprascripta  ecclesia  steterìnt,  et  revel- 
lare  voluerint,  tunc  liceat  agentes  (')  herede  meam  eos  cum  pietatis 
ordine  cohercere,  ut  ipsi  impensionem  faciant,  sicut  ad  parentes 
nostros  et  nos  fecerunt  <**>.    quod  si  ingrati  et  rebelli  prestiterint  (*>, 
5  twic  quod  lex  de  ingratis  et  contumacis  libertis  continet^'),  cum 
iudice  interpellatione  et  distruaione  ^**)  ad  herede  mea  exolvant, 
et  ad  ipsa  revertant,  volo  ac  iubeo.     et  dono  superscriptopago  Gra- 
tianopolitano  liberta  méa  SanctitildpC*),  qui  manet  in  Pino,  cum 
filius  suos  Sicufrejdo,  et  Sigirico,  Sicumare  (^)  et  germanos  eorum 
IO  Helene,  et  Sigilinp,  et  in  ipsum  pago  Gratianopolitano  donamus 
liberto  nostro  nomen  Gondeberto  eunucu  et  germanas  suas  cum 
.  omni  rem,  quem  Vuindegundas  ad  parentes  suos  in  Pagnanum 
per  cessione  dedit,  volo  ut  habeat  (s),  et  ad  herede  mea  aspiciant. 
donamus   liberta  nostra  Droctosenda  cum  filius  suos,  et  habet 
15  ipsa  liberta  nostra  homo   ingenuus,  nomen  Radbertus,  dedimus 
Celseberto,  colonica  in  Glisione  prope  de  Arcia,  volo  ut  habeat, 
et  ad  herede  mea  aspiciat.     colonicas,  terras  et  vineas  domini- 
cales,  quem  locos  lerator^**)  noster  in  cessione,  et  Opilonicus  (*^ 
usque  nunc  in  benefitium  (^)  habuit,  quem  de  Sicuberga  <^>  con- 
io quisivimus,  volo  ut  ipse  per  testamento  nostrum  libertus  fiat,  et  {^^^'J'^^fi^ 
ipsas  colonicas  sub  nomen  libertinitatis   habeat,  et  ad  heredem  '^to^\aò^ 
meam  sicut  liberti  nostri  aspiciunt,  ita  et  ipse  sic  facere  debeat.  TuìTSi^^ 
et  si  ipse  de  ipso  mojnasterio  sicut  libertus  se  abstrahere  vo- 


ritonii  in  aenrì 
e.  LI  ■ 


(a)  Cosi  il  ms,  e  il  Marion,    Mahillon  Agentes         (b)  Ms,  feceT  (e)  Le 

evinte  e  Mahillon  perstiterint  Marion  conserva  i^ttil,  che  peraltro  crede  errore 
^^  pent.  (à)  Le  Co  in  te  emenda  distiictione^  e  con  ragione,  (e)  Aff .  sci  tildf 
^tutiscono  le  due  parole  Ma  hillon  e  Marion.  {()  A  questa  paro  la  precedeva  una 
attira  (forse   o)   raschiata,  (g)   Ms,   habeant^   e  cosi   Mahillon  e  Marion, 

^) Forse  leuator  (cf,  Ducange^Fahre,  s,  v,),  esattore.  Cf.  capitularìus^  poco  sopra, 
e.  XLnzB         (ì)  Le  Co  in  te  Opilionicos  {Jis)  L*  amanuense  dapprima  aveva  scritto 

^efitio^  poi  alla  o  soprascrisse  v  in  modo  da  coprire  la  porzione  superiore  della  o; 
Mahillon  beneficiam;  Marion  benefitio  (1)  Forse  Ricuberga,  dalla  quale  Ah» 

^one  comperò  altri  heni,  come  appare  dal  presente  documento. 


(i)  Allude  alle  disposizioni  «  de  li-  già  il  Savignt,  Storia  d.  diritto  romano 
«  bcitis  et  eorum  liberìs  »,  Cod,  lib.  VI,  nel  medioevo,  trad.  E.  Bollati,  I,  347, 
tit  VII,  leggi  2  e  3.  Al  Codice  Giusti-  aveva  osservato  che  nel  presente  te- 
oianeo  allude  Abbone  anche  altrove,  stamento  occorrono  formule  e  costu- 
ma in  modo  meno  determinato.    Dig-  manze  proprie  del  diritto  romano. 


}2  MONUMENTA   NO  VALICIENS  I A 


luerìt,  in  pristina  servìtio  revertatur»  et  ipsas  colonicas,   et  ipsi 

monachi  ad  parte  herede  meam  sancti  Petri  monasteri}  respi- 

siccome  tuo  fio  ciant.    et  illud  michi  in  hunc  testamento  meum  addere  placu[i]t(^>9 

e    rotore    Scmfo-  ,  .  iu\  e>         e     •  j  • 

riano,  vescovo  di  Ut  dum  et  doumos  patrunus  c*^  roeus  Semfonanus  condam  episco- 
uto'aqneiuchie-  patum  Vuapcncense  in  suam  habuìt  gubematione,  et  devotione  5 

sa  la  parte   di   un    *  *  ^  ^ 

possesso  in  vai  di  guf ,  Ut  medietatc  de  Rogationes  <*)  portionis  ipsius,  in  valle  Se- 

AbSSST,  dolo  non  g^cla,  ad  ipsa  ecclesia  per  sua  esturmenta  delegare  voluit,  et 

oppòstodie^g^  diebus  vitp  sup  tutillam  meam  in  suam  habuit  recepta  potestate, 

fJTcacciato'd^u^  et  apud  nos  nuUam  deduxit  ratione,  et  dum  per  lege  nulla  éxinde 

s\ia  sede,  cosi  Ab-  •        j    i  ri  •     j«    •  /^\ 

bone   dona  aiu  potuit   delegare»  et  facultates  nostras   mdivisas   remanserunt  w,   io 

chiesa  di  Gap  al- 

cani  terreni  nel  ipse  Carta  donatlouis  dc   mcdietate  locello  nostro  commune  de 

pago  di  Riez;  *■ 

Rogationes  (^)  in  valle  Sigusina  ad  iam  dieta  ecclesia  sana^  Marip 


e.    LII  A 


Vuapenceuse,  quod  scripserat  dum  et  lex  hoc|prohibit('\  et  postea 
ipse  de  ipso  onos^^)  episcopato  a  malis  hominibus  eiectus  fuit, 
et  ipsa  portio  de  Rogationis  ^^  ad  ipsa  ecclesia  Vuapencense  num-  15 
quam  fiiit  tradita,  nec  recepta.  ideoque  nos  tam  prò  anim^  nostra 
remedio,  quam  et  prò  ipsius  suprascrìptus  patruum  nostrum  com- 
muni ratione  domno  Senforiano,  donamus  ad  ipsa  ecclesia  sancte 
Marie  Vuapencense  locella  nostra  in  pago  Regense,  nu[n]cu- 
pantes  (^)  Braccio,  una  cum  Voconcio,  quem  de  parente  nostra  20 
Godane  ad  nos  pervenir,  una  cum  libertis  ac  colanis  (')  et  servis, 
domibus,   pdifitijs,   terris,   vineis,   campis,  pratis,   pascuis,   silvis» 

(a)  Ms,  placut ;  Le  Cointe  e  Ma biììon  placuit ;  Marion  placu[i]t  (b)  Forse 
si  correggerà  patruus  come  fece  Le  Cointe.  Infatti  il  vescovo  Semforiano  altrove 
in  questo  stesso  documento  è  da  Abbone  chiamato,  or  avunculus,  or  patrous  A  meno 
che  patronus  non  alluda  qui  alla  tutela  che  Semforiano  avea  allora  sopra  Abboni;  tocchi 
i  improbabile,  poiché  di  qui  a  poco  fr.  jyj,  e  pur  nello  svolgersi  dello  stesso  argomento, 
Semforiano  è  ancora  detto  patruum  (e)  Nel  ms.  un  rigo  finisce  dc-  e  il  rigo  seguente 
principia  rogationes;  Mabillon  conservò  derogationes ,  mentre  Marion  spe^ò  il 
vocabolo  in  de  rogationes  Le  Cointe  de  Rogationes^  pensando  ad  un  nome  topografico. 
Terraneo  pensò  a  Royans,  nel  Delfinato,  ma  è  certo  trattarsi  di  un  nome  topo- 
grafico, da  cercarsi  presso  Susa;  cf.  Rogationis,  alla  e.  xlb.  (d)  Ms,  reounser 
(t)  Le  Cointe  de  Rogationes;  Mabillon  derogationes;  Marion  de  rogationes 
(f )  Qui  nel  ms.  segue  un  brevissimo  spazio  bianco,  di  cui  non  tennero  conto  Ma billon 
e  Marion,  ig)  Le  Cointe  de  Rogationis;  Mabillon  derogationis ;  Marion 
de  rogationis  (h)  Ms.  e  Marion  nucupantes;  Le  Cointe  e  Mabillon  noncu- 
pantes  (i)  Mabillon  mutò  in  colonis  Ma  colanis  ricorre  di  qui  a  poco  (e,  Linj 
assieme  con  colonis;  si  spiegherà  per  abitanti  (asincolae/. 

(i)  Forse  alludesi   a   Cod.  lib.    V,     proibito  al  tutore  di  donare  i  possessi 
tit.    xxzvii,    legge    16,    dove    viene     del  pupillo. 


omnia  et  ex  omaìbus  quìcquid  infra  ipsum  pago  Regense,  ad 
ipsum  Gractio  et  Voconiio  aspicere  videtur,  preter  quod  supe- 
rius  scriptum  est,  quod  dum  heredem  meam  ecclesia  sancti  Petri 
dedi,  ut  tam  prò  anime  nostre  remedie  f'',  ut  dtximus,  quam  et 
prò  devotione  patruum  ||  nostrorum  domno  Senforiano  in  lumi- 
naribus  ipsius  ecclesie,  et  prò  substamia  pauperorum,  perhennis 
temporibus  profitiat  in  augmenus,  volo  ac  iubeo.  einmoqucf'l 
donamus  ad  ipsa  ecclesia  sancte  Marie  Vuapencense  locella  nostra 
in  ipso  pago  Vuapencense,  nu[n]cupante  ("  Ruarmo,  Ambillis  in 

t  Taraone,  una  cum  lìbertis  ad  ipsa  loca  aspicientes.  in  pago  Ca- 
Tcllico.  Memiana,  quem  domnos  et  avuos  noster  Marro  W  con- 
dam  de  domno  Cunimelino  episcopo»''  conquisivi!,  de  ista  omnia 
suprascripta,  dum  adiiuc  vixero,  usum  et  fructum  miclii  rcservo; 
posi  obttum  quidem  meum,  quandoquidem  Deus  volucrit,  agentes 

;  ecclesie  sanctf  Marie  Vuapencense  ipsa  loca  recipiant  et  habeant 
volo  ac  iubeo.  simile  modo  donamus  ad  ^'cclesìa  sancii  lohannis 
Baptiscc  Maurogenna  in  luminaribus  ipsius  sancii  loce,  et  prò 
anime  nostre  remedio,  loca  nu[n]cupantis  <•'  in  pago  Gratianopoli- 
tano  Crispiaco,  quem    de  Siagrìa   conquisivimus,  ||     Abrici  colo- 

0  nica  in  pago  Viennense,  quem  de  ipsa  Siagria  ad  nos  pervenit, 
Macciono,  quem  de  alode  parentum  (*>  habeo  et  in  commuta- 
tionis  W  causf  ad  ipsa  casa  Maurogennica  prò  colonicas  in  Ve- 
navis,  in  valle  Segusina,  dedimus.  Vircarias  in  Malenciano,  quem 
ad  filio  Beneiino  servo  sancii  lobanni  prò  ingenuitatis  dedimus, 

[  ipsa  vero  loca,  una  cum  colonis  ac  colanis  (''>,  servis,  libertis  in 
ipsa  loca  commanentes,  cum  omnes  adiacentias  ad  se  pertinentes, 
in  lutninaribus  ipsius  ecclesìe  sancto    lohanne  Maurogennica,  et 


A  S.  Mirli  di  Gip 


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II 

(1)  Nulla  consta  sulla  seJe  di  que- 
sto vescovo.  Le  Cointe.  op.  dt.  VI, 
4}i,  propende  per  Cavaillan,  G.  T. 
TutHANEO  duunse  da  Mabillon,  Dì 
le  Ufi.  p.  469,  che  un  omonimo  era 
prima  del  Ó78  vescovo  di  Embnin; 
Mtitmutnta  Savalititiuia, 


l'identilicaEionE  i  sommamente  proba- 
bile. Secondo  DuCMEsNE  (FasUs,  I, 
181)  un  (1  itili  eri  ui  e  era  vescovo  di 
Embrun  negli  anni  6)0  e  654:  nessun 
vescovo  di  tal  norat  egli  menziona 
(p.  i6ì)  sotto  Cavaillon. 

J 


1 


34  MONUMENTA   NO VALICIENSI A 

prò  substantia  pauperorum  volo  ut  habeat  et  proficiat  in  aug- 
Aiu  aoicitsima  mcntis.   donavimus  dulcissimp  nostrp^'^  Virgilic  loca  nu[n]cupatis^> 
!Ì?*pÌS*V*S"'  in  ipso  pago  Vuapencense  Laciomaus  et  Lecentiaco  (*),  Cassa- 


tna 
giUi 
nei  pagi   di   Gtp, 

RiJ^STV™^  niola,  Ciconiola,  quem  de  domno  Vualdeberto  episcopo  (*>  et  de 
slw^'d^^^  domna  Siagria  et  Vuidegundp  et  Deo  sacrata  Ricuberta  femina  5 
V*  esa,  fiu      e.  j^  jp^^  j^^^  conquisivimus.     similiter   et  |  in   pago  Segisterìco 


e.    LUI  ■ 


C.    LIV  A 


Lavarìosco,  una  cum  omnis  adiacendas  suas,  quanto  infira  ipso 
pago  Sigesterìco  ad  ipsa  corte  aspicere  videntur,  quem  de  domna 
Siagria  ad  nos  pervenit.  etiam  et  in  pago  Regense  Cinicino, 
quem  de  domno  Vualdeberto  ad  nos  pervenit.  in  ipsa  vero  loca,  io 
una  cum  ingenuis,  libertis  ac  colanis  ^^^  et  servis,  terris,  domibus, 
edifidis,  mandpiis,  campis,  pratis,  pascuis»  silvis  vineis,  cum 
omnis  (®^  adiacentias  earum  ad  se  pertinentes,  ut  habeas  volo, 
propter  quod  in  ipsos  pagos'  Sigesterìco,  Regense  et  Vuapen- 
cense, ad  heredem  meam  ecclesia  sancto  Petro  monasteri]  No-  15 
valicis  dedimus,  ut  habeat,  volo  ac  iubeo.  et  placuit  michi  in 
hunc  testamentum  meum  plenissimam  voluntatem  scrìbere,  dum 
Dacché  u  Teseo-  et  domuos  et  in  Christo  pater  noster  Vualchuni  episcopus  ^*>  ab 

vo  WaIouio  gli  fi»     ,    ,  ,       .  . 

di  aiuto  nella  co-  initio  incoationis  opere  I  fundamentum  ecclesie  sancto  Petro  mo- 

struzione        della  r  ii  ^  » 

N<Ì^cicnfc'***^a  oastcric  Novalicis  heredem  meam  posuit,   et  usque  ad  culminis  20 
MlJei^rdcS"  m^  consumationis  fabrica   perduxit,   et  in  omne   opere    edifitiorum 
r*abba*temoi^%t  adiutor  et  gubernator  stetit,  ut  dum  ipse  advixerit,  sub  suo  no- 

softituisca  un   al>  .  I  .  .  . 

tre,  mine  et   gubernatione    et   nostra    commune    ipse   monastenus 

sancto  Petro  heredem  meam  cum  omnibus  rebus  ad  ipsum  de- 
legandis  consistere  valeat.     et,  quod  humanum  est,  quando  abbas   25 
de  ipso  monasterio   de   hac  (^^   lucem    migraverit,   tunc   abbate, 
quem  ipse  domnos  Vualchuni  episcopus  in  ipso  monasterio  ele- 

(a)  Può  essere  che  abbia  ragione  il  Pingon,  secondo  il  quale  dovremmo  leggere 
dulcissime  [filie]  nostre  (b)  Ms,  e  Ma rion  nucupatis ;  M abili on  nuncupatis  (e)  La 
prima  e,  sebbene  di  prima  mano,  proviene  da  correzione,  essendo  sostituita  ad  i;  Afa- 
billon  e  Marion  leggono  Licentiaco  (d)  M  ab  il  lo  n  accolanis  (e)  Ms,  omis 
(f)  La  a  proviene  da  correzione,  di  prima  mano,  in  luogo  di  o 

(i)  Nella   Gallia   chrisL  I,   $43,  si  identificarsi   con  «  Vuandalbertus  ab- 

registra  un  Walberto  o  Wolberto  tra  i  «  bas  »,   che    Abbone    ricordò    testé 

vescovi  di  Arles  verso  il  684.    Niente  (e  xlviii  a,  p.  28,  r.  21)   come  suo 

di  nuovo  nella  serie  data  dal  Duchesne,  parente. 

Fastcs,  I,  253.    Non  sappiamo  se  que-  (2)  Di  Walcuno  vescovo  (di  Embrun) 

sto  «  Waldebertus  episcopus  »  sia  da  si  parlò  nella  nota  i  al  doc.  i,  pp.  7-8. 


I.    ACTA. 

gere  volueric,  ibidem  mittat,  et  ìpse  abba,  vel  sui  monachi  taliter  %'^'^^'^ 
agant,  dum  et  ipse  domnos  Vualchuni  advixerii,  qualiter  ipse  eos  Jot'*'™^* 'lì 
spirìtualiter  monere  voluerit,  et  licentia  non  habeat  W  de  ipsis  ™'^pV,"i 
rebus  oliud  fjciendi,   iiisi  quod  Ìpse  suprascriptos  domnos  Vual-  i^cvi j>  mi lu 

j  cbuai  episcopus  prò  commiine  utili||tatem  ipsius  monasierij  cis  pn'mn"  mo 
iusserìt.     et  ita  miclii   pLicmt  addendo,  ut  omnis  facultas  mea,  '"■i=- 
i}u«m  per  hunc  testamentum  meum  vel  epistolas  ad  ipso  mona- 
sierìo  delegavi,  dum  ec  ego  et  ipse  domnos  Vualchuni  advixe- 
rimus,  sicut  iam  dictum  est,  sub  suo  nomine  et  nostrum  diebus 

IO  sue  ad  profeaum  iam  dìcii  mosasterij  consistere  valcat.  et  si 
michi  superestis  W  fucrit,  diebus  viti;  sut;  in  sua  permaneat  po- 
tcsuie.  et  sì  quisUbet,  quod  esse  non  debet  <'>,  de  monachb 
ipsius  monasterìj  contumax  aut  corruptor  fabulis  insidìarum  contra 
iam  dictum  docnno  Vuaìcjiuni  episcopo  estlterii,  aut  rebellare  vo- 

IJ  luerìt,  licentia  babcat  eos  iuxta  qualitatis  opere  su^  cohercere, 
et  sementia  iuxta  canonica  regula  sancii  Benedicti  institutionis 
iudicare.  et  si  noluerit  se  in  sua  casdgatione  corrigerc,  et  re- 
beUis  extiterit,  ||  licentia  habeat  eum  de  ipsum  monasterio  in  sua 
contumatia  eiccre.     dono  ad  suprascripta  beredem  meam  sacro- 

30  Sancta  ecclesia  sancti  Petri  monasterij  Novalicis,  terras  et  vineas,   ■ 
ana  cum  mancipijs  in  Matanatìs,  quem  de  alode  parentum  meo-  | 
rum  habeo,  quem  Berolóos  ('''  in  bencfitio  habuit,  volo  ut  habeas  ' 
ac  iubeo.     dono  fiJelis  meo  Protadio  res  ÌI!as  in  pago  Vuapen- 
cense,  ubi  dicitur  Semprugnanum,  cum  adpendices  suas,  quem 

Ij  de  Agloaldo  couqucsivimus,  et  illa  portìonc,  quem  de  Maurengo 
clerico  prò  sua  infideliiate,  quod  nobis  mentivi!,  et  per  verbo  do- 
minico  conquisivimus,  dum  et  ipse  nobìs  mentitus  fuit,  ipsas 
res  palatius  (')  nobis  cessit,  volo  ut  habeat.    donamus  Tersi?  filif  ó^"ÌtStbli^ 

(l)  Font  lì  Uggirà  babeiat.  cerni  scriiit  gii  Li  Coiale.  (b)  Mi.  lup^slii; 
tali*  f  taiU'at*  ai  innari  p«  S'avverta  cbt  la  e  iHltrliiuala  rdh  ioIs  Ì  difrim* 
man»,  ma  antera  nan  frevUni  da  ccrrt^ioiu,  Maiiìinti  Ugge  nìj^ana,  maitre 
Marion  frtftrùti  supenlis;  Le  Ceinte  iup«rsm  ?^(I  mi.  dopo  questi  vece,  eht  ì 
rultimt  del  riie,  nvi  UH  ireve  ipa^ie  biatico,  probahilintnle  lasutle.  (e)  ìlaiillon 
»  MotieK  <biiuf«iB  Ira  parenteii  il  Iratlo  quod  euc  non  dcbct  [i)  EsallamiHit  il 
tittilhn  BcFOls»;  i»eieltamenle  il  Marion  Berokos  Le  Coiale  Bcrraleai 
M  FtTie  mafamtnle  Maiillen  i  Marien  fef.  a  p.  466)  tcrtiiero  Palilius,  ^lun'  ehi 
tiomi  pirianale.  S"  iKlendiri  del  regio  /lalo^^a,  chi  della  fuihlita 
ihr.  ean  fluAV»,  allribui  ad  AbUne  i  bini  del  menlitorr.  Li  CoJnlC  PiU- 
oitrande  d'averne  inleio  il  rìgmficatff. 


bone  .«lun- 
:hlcu  Nd<i- 
g  fedele  Pro- 


e.    LVI  k 


36  MONUMENTA    N  O  VALIC  lENS  I A 

morite  di Teudiido  Honorìc  liberti  (*)  nostre,  quem  Teudaldos  de  Seffuciu  huxorem 

di  Susa  don*,  nei  '  •  '    1  O 

T^ì'^gÌmom?*^  habuit,  res  illas  qup  fuerunt  Riculfum  filium  Rodulfum  condam, 
tJ?J«d*^T^**eÌ  quem  prò  preceptione  domno  Theoderico|rege(0,  et  illuster  vero^> 
lo\ìUneììo),  ^-  domno  Karolo  (*)  in  pago  Diense,  Vuapencense  et  Gratianopoli- 

ronotoltiARicnlfo,  .    .  ...  t>i        J  •         ^ 

quAndo   xxtidi   i  tano  conquesivimus  ;  preter  colonicas  m  pago  hbredunense»  m  5 

Franchi  e  passò  •»,y,,  ,  .  T%ti  Ji 

Saraceni.  Velencio,  quem  ad  monasteno  sancto  retro  herede  meam  dele- 

'•  ""^  ■        gavimus,  dum  et  ipse   Riculfus   apud  gente  Sarrace[n]orum  ad 

infidelitatem  regni  Francorum  sibi  sociavit  et  multa  mala  cum 

ipsa  gentem  pagana  fecit,  volo  ut  ipsa  Tersia  ipsas  suprascriptas 

facultatis  habere  debeat,     et  volo  ut  liberti  nostri  filij  Vualanc,   io 

Dona  alcuni  li-  q^jj^  ^Ij^s  j-es  quem   ipsius  Vualane  dedimus,  ad  herede  meam 

berti,  COI  loro  oc-  *  *  ' 

?Lude^«*X^r  pcclesia  sancto  Petro  aspici ant.  dono  liberta  mea  ad  herede 
Jo*sse«f*chc  "^ul  meam  ecclesia  sancto  Petro  nomen  Fredbcrga,  uxore  Tasculfiim, 
non  fossero  nomi-  ^^^  nepotes  ipsìus  Frcdbergc,  in  Etonc  (^>,  aut  in  Pareliano  ma- 
nere  videntur,  ut  liberti  cum  (**)  eorum  res  ad  ipsa  ecclesia  aspi-  15 
ciant  volo  ac  iubeo.  et  notamini  in  hanc^^)  pagina  testamen- 
tis  II  mei  addendum  placuit,  dum  et  provintias  iustas  (^)  ad  gentes 
Serracenorum  dissolutas  et  dìstructas  sunt,  et  tam  liberti  no- 
stri, quam  et  servi  et  ancillas,  utriusque  generis,  per  plura  loca 
vicinorum  per  necessitate  dispersas  fuerunt,  volo  ut  ubicumque^s^  20 
adgentes  ^^  heredem  meam  monasteri]  sancto  Petro  Novalids 
constructum,  eos  invenire  potuerint,  ut  licentia  habeant  in  eorum, 
absque  cuiuslibet  contradictione,  revocare  dominatione.  et  sicut 
ad  parentes  nostros  et  ad  nos  aspexerunt,  ita  et  ad  herede  meam 
ecclesia  sancto  Petro  monesteric  Novalicis  aspicere  debeant,  25 
volo  ac  iubeo.  et  volo  ut  Gislaramus  libertus  noster  et  uxor 
sua,  quem  de  domna  Siagria  ad  nos  pervenerunt,  una  cum  co- 
lonicas  illas,  quem  eis  in  Cornano  in  pago  Gratianopolitano  de- 

(a)  Strano  è  l'errore  del  Pin flotte ,  che  credette  trattarsi  della  ter:ia  figlia  di  Ah' 
bone,  di  nome  Onoria:  tcrtiae  (filiae)...  Onoriae  Si  meraviglia  che  non  ricordi  la 
seconda  figlia.  (b)  Cioè  viro  (e)  Mahillon   e  Marion  Etone^  legione  f or s« 

dubbiosa,  poiché  la  t  pub  aversi  anche  per  una  e  (d)  Ms.  liberticam  (e)  La  h 

pare  (ma  pur  certo  di  prima  mano)  corretta  da  k  (f)  Emendisi  istas  Li  Coinie 
istac  (g)  Ms.  ubicuq;  (h)  Ms.  ad  gentes,  e  così  Marion.  Le  Cointt  e  Ma» 
billon  Adgentes  La  formula  e  nota.  Mahillon,  pp.  484-8^;  cf.  sopra  p,  jj, 
r.  14. 

(i)  Teoderico  IV  re  dei  Franchi.         (2)  Carlo  Martello. 


aàiiorttunvoné- oniwra  eoctày.  cju  — 

{bcMnte'fifco  Mtn1ibraf<p-iini!fUA  — 
non  ixeleeer.  fbfulmum*^  anmu 


t^gw  Xbho  yyune  -tcftttm«w 

ScmpJj«»rum»rmr-ctariflVm«Cffl  .^O^ 
SjtaiUCfar'dat'iMTtmC.F^ 


e.    LVI    B 


C.   LVII  A 


I.    ACTA.  37 

dimus,  ut  ipsas  habeant,  et  ad  herede  meam  monasterio  sancto 
Petro  Novalicis  aspicere  debeant.  et  illa  qup  non  ||  sunt  nomi- 
nata et  ad  nostro  iure  pertinet  (*)  et  alicubi  non  delegavimus, 
volo  ut  ad  herede  meam  perveniant.  et  si  qua  karaxatura,  aut 
5  litteratura  ^^  in  hanc  paginam  testamentis  mei  reperteque  ^^^ 
fuerint,  nos  eas  fieri  rogavimus.  dum  et  non  semel,  sed  sepius 
eum  requisivimus  et  humiliter  preco^**)  domnis^*)  principibus,  g'!"^^*/?' 
vel  omnium  potestatibus  (0  et  episcopis,  per  Patre  et  Filio  et  q'^'fouit^S 
Spiritu  Sancto,  qui   potestatem   dominandi   regendi  habeatis,  ut  chTr^wero^ 

1  \       ^     *  I  1     che  coM  coni 

IO  hunc  voluntatis  nostrp,  quem  per  hunc  testamentum  meum  ad  medesimo, 
heredem  meam  ecclesia  sancto  Petro  monasterio  prò  substantia 
monachorum  et  pauperorum  delegavi,  ut  in  nullo  permittatis  con- 
vellere nec  irrumpere,  ut  ad  augmentis  mercedis  vestre  commune 
pertineat.     et  si  quis  sperat  hoc  («)  temerario  contra  hanc  volun- 

15  tatem  meam  quem  ||  promptissimam  devotionem  conscribere  rogavi 
insidiator  extiterit,  et  sese  [reformare]  noluerit  (^),  iram  cplestem 
incurrat,  et  ad  communionem  omnium  ccclesiarum  excommuni- 
catus  appareat,  et  insuper  inferat  ad  ipsum  sanctum  locum  heredem 
meam  sociantem  fisco  auri  libras  quinquaginta^*),  et  quod  repetit 

20  et  vindicare  non  valeat,  stipulatione  prò  omni  firmitate  subnixa. 
^  Ego  Abbo  hunc  testamentum  a  me  factum  subscripsi  (. ..  con- 

scripsit)  (^). 
Rusticius  (^^  vir  (">  clarissimus  subscripsi. 

(a) Forf«  pertinent  (b)  Terraneo  t  legendum  ìitun  »  Nel  Dueange^Fahre, 
V,  126,  n  suppone  che  litteratura  sia  una  forma  speciale  di  scrittura  per  litura  E  litura 
ìeggesi  in  una  f ormala  corrispondente  nel  testamento  del  vescovo  Berterammo  (cf,  Mabil- 
lon.  De  re  dipi,  p,  j^J,  Parimenti  nel  testamento  diErmenirudo  (ivi,  Suppl,  p.  ^4), 
(e)  La  prima  r,  sebbene  di  prima  mano,    è  correzione,  forse   di  t  (d)   Brevissimo 

spaiio  bianco,  di  cui  non  tennero  conto  Mabillon  e  Marion.  (e)  Questa  parola 
nel  ms.  è  scritta  intera  ;  ma  pare  che  V  amanuense  dapprima  intendesse  abbreviarla, 
poiché  alla  d  aveva  fatto  seguire  una  n,  che  poi  mutò  in  o  (f)  Pare  che  nel  ms,  a 
<{uesta  parola  segua  un  breve  spazio  bianco,  (g)  Forse  da  leggersi  ausu  Cosi  pure  parve 
al  Le  Cointe,  (h)  Ms.  sese  noluerit;  Mabillon  sese ...  noluerit;  Marion  sese 
noluerit  [reformare]      Le  Cointe  et  esse  voluerit  (i)  Si  ricordi  che  il  Baldesano 

(V.  sopra,  5  D)  intese  che  U  cinquanta  libbre  dovessero  andar  divise  tra  la  chiesa  ^d  il 
fisco.  Nella  carta  di  Vandemiro  e  Ercamberta,  a.  6^0  (Mabillon,  p,  472),  si  ha 
una  frase  quasi  identica  alla  nostra  :  «  una  cum  socio  fisco  auri  libras . . .  «.  Nella  dona' 
ijone  di  Teudaldo  conte,  a,  ^^^  {ivi,  p,  yoj):  •  cum  soci  ante  fisco  b.  (k)  Le  quattro 
note  tironiane  qui  apposte  sono  cosi  alterate  dal  copista,  che  non  n*e  chiara  la  lettura.  Tut- 
tavia l'ultima  nota  da  Guglielmo  Schmitt  di  Colonia  e  da  T,  Sickel  fu  letta  con- 
scripsit         (1)  La  seconda  ì  fu  inserta  interlinearmente,  di  prima  mano,        (m)  Ms.  uel 


38  MONUMENTA   NO VALICIENSI A 

^  Magnabertus  vir  clarissimus  subscrìpsi. 

Vuidbertus  vir  clarissimus  subscripsi. 

Semphorìanus  vir  clarissimus  subscripsi  (vir  clarissimus)  (•). 

Vitalis  vir  clarissimus  subscripsit. 

III. 
J60-62  (?). 

Fonti.  B  Cod.  Vat.  Palat.  577  della  fine  del  sec  ix,  ce.  6-6 b,  donde: 
G.  E.  Pertz,  Mon.  Germ,  hist.,  Leges,  1, 29-30  (coU'a.  765)  e  A.  Boretius,  Capitu- 
ìaria  regutn  Francorutn,  Hannover,  1 885, 1,  22 1-22  (coll*a.  760-62).  Il  ms.  yenne, 
in  mio  uso,  rivisto  dal  rev."®  P.  Giuseppe  Cozza,  vicebibliotecarìo  di  S.  R.  €• 
Ne  pubblico  solamente  il  principio  e  la  sottoscrizione  che  a  noi  interessa. 

NOMINA  episcoporum  seu  abbatum  qui  apud  villam  publicam 
Attiniacum  0)  prò  causa  religionis  ac  salute  animarum  con- 
gregati, s)modali  conventu  inter  cetera  salubriter  • . . 
Asinarius  abba  ^^^  de  Novalicio . . . 


mi. 

Fonti.  Il  testo  del  diploma  andò  perduto, ma  viene  citato  nel  diploma 
del  26  giugno  770  di  re  Carlomanno  e  in  quello  del  23  maggio  779  di  re 
Carlomagno. 

Pippino  re  privilegia  il  monastero  della  Novalesa,  confer- 
mando le  disposizioni  e  le  elargizioni  fatte  (726)  a  suo  favore  da 
Abbone. 

V. 

768. 

Fonti.  Nessun  diploma  di  Pippino  in  favore  della  Novalesa  è  a  noi 
pervenuto.  La  concessione  della  immunità  è  accennata  nel  diploma  23  mag- 
gio  779  di  Carlomagno;   de'  beni  elargiti  si  fa  parola  nel  contrastato  di- 

(a)  Cosi  credo  si  debbano  interpretare  le  due  note  tironiane  che  seguono  alla  sot" 
toscri^ione,  (b)Ba5      Boretius    abbas 

(i)  Attigny,  piccola  città  nel  dipartimento  delle  Ardenne. 


I.    ACTA.  39 

ploma,  814,  di  Lodovico  il  Pio.  Almeno  il  secondo  di  questi  due  diplomi 
accenna  ad  un  documento  di  Pippino  diverso  da  quello  ricordato  da  Carlo- 
manno  nel  privilegio  del  26  giugno  770. 

Pippino  re  concede  al  monastero  Novalìciense  pien»  immunità 
giudiziale,  e  lo  arricchisce  con  offersioni. 


VI. 

7^9  ottobre,  Chamany  (?). 

Fonti.  A  Pergamena  originale  neirArchivio  di  Stato  di  Torino. 
Misura  0,65  X  0,22.  È  a  strette  ripiegature,  come  avviene  nei  diplomi  più 
antichi,  nei  quali  la  piccolezza  del  sigillo  non  esigeva  ripiegature  larghe. 
La  scrittura  minuscolo -merovingica  è  nitida  e  abbastanza  regolare;  il  primo 
rigo,  la  segnatura  reale  e  la  ricognizione  cancelleresca,  sono  scritti  in  ca- 
rattere  sensibilmente  ingrandito,  sicché  si  potrebbero  dire  in  «  lilterae  grossae  », 
quando  a  tale  espressione  non  si  volesse  dare  un  senso  ristretto.  Il  diploma 
è  scritto  per  intero  dal  cancelliere  Maginardo,  che  è  il  solo  cancelliere  di 
Carlomamio  di  cui  ci  sia  pervenuta  notizia.  Sul  verso,  una  mano  del  se- 
colo xn  (e  quindi  posteriore  a  quella  che  compilò  il  regesto  dell'atto  del  726) 
scrisse  :  «  Pr^ceptum  Karlomanni  regis  de  theloneo  »  ;  a  queste  parole  fa  se- 
guito immediatamente  la  registratura  :  a  obscurum  in  legendo,  Andreas  Pro- 
«vana  prior  de  anno  1502».  Del  sigillo,  resta  una  parte,  ma  senza  che 
alcuna  impronta  vi  sia  visibile.  Unico  segno  di  punteggiatura  è  il  punto 
fermo,  che  ordinariamente  viene  impiegato  a  staccare  frase  da  frase,  ma  talora 
è  inserto  in  una  stessa  frase  (p.  es.  :  «  prò  .  oportunitatem  »),  e  perfino  anche 
neir  intemo  della  parola  composta  :  «  quibus  .  libet  ». 

B  Bernardo  Bazano  nel  1721  curò  la  trascrizione  di  questo  documento 
«  dal  suo  proprio  originale  signato  e  sigillato  . . .  scritto  in  carattere  antico  », 
e  lo  inseri  nella  sua  raccolta,  ce.  30-32  (Arch.  di  Stato  di  Torino,  Nova- 
Usa,  busu  II).  Essendo  necessario  render  conto  del  valore  delle  trascrizioni 
dovute  a  questo  notaio,  rilevo  ch*esse  sono  abbastanza  esatte.  Lasciò  tuttavia 
che  si  modificasse  talvolta  V  ortografia  (originale  «  vecariis  »,  B  «  vicarijs  »  ; 
originale  a  conpereat  »,  B  «  comperiat  »  ;  originale  <c  domno  »,  B  «  domino  »  ; 
originale  «  monastyrìi  »,  B  «  monasterij  »  ;  originale  «  telloneo  »,  B  «  the- 
«  loneo  »  &c.),  per  modernizzarla.  Più  di  rado  sciolse  male  un'  abbreviazione, 
0  modificò  leggermente  il  testo  (p.  es.  originale  «  inlust[er]  »,  B  «  inlustrìs  »  ; 
originale  «  discurre  »,  B  «  discurentibus  »  &c.).  Due  veri  errori  commise 
trascrivendo  «  eorum  »  con  a  usu  »  (r.  4  dell'originale),  e  «  Calminciaco  » 
con  a  Cadmoniaco  »  (r.  io  dell'originale).    Nella  segnatura  ommise  la  f . 


I 


Dal  Baiano  dipende  Muratori.  .Int.  Ital.  li,  19- jo,  cui  la  copia  fu  comunicata  da 
Lodovico  Caissotti,  presidente  del  Senato  di  Torino.  Modifica  il  testo  soltanto 
in  pochi  luoghi,  forse  coll'inteniione  di  emendarlo;  è  notevole  sopra  tutto 
che  dove  il  Bazano  legge  esattamente  a  oportunilatem  alque  serenitati  nostrae 

■  supesserint  ■,  Il  Muritori  modifica  :  a  op.  auribus  sercoltatìs  aostrae  suggcs- 

■  serintB  (r.  i  dell'originale).  I!  Muratori,  nell'assegnare  la  data  a  questo 
diploma,  è  incerto  fra  il  768  e  il  769.  Dal  Muratori  dipendono  le  due 
copie  di  E.  De  Levis,  l'una  nella  raccolta  di  documenti  Novaliciensi,  l'altra 
in  appendice  ad  una  delle  sue  trascrizioni  del  Cbroa.  Naval  (arcli.  dell'Eco- 
nomato). Quest'ultima  dipende  dall'altra,  ed  è  più  scorretta,  ma  porta  una 
emendazione  che  potrebbe  dipendere  da  una  visione  dell'originale  ;  nella  se- 
gnatura cioè,  oltre  a  due  modificazioni  errale,  ha  di  pld  k  f,  nel  posto  e 
nella  forma  conveniente.  Per  la  data,  il  De  Levis  segue  il  Muratori.  E 
dal  Muratori  copiò  pure  il  Terraneo,  Tahul.  Ctlto-Ligust.  I.  a.  769, 

C  Pietro  D atta  in  Mou.  hìst.  fair.,  Charl.  I,  30-21,  n.  io,  da  A,  ma  nella 
data  scrive  col  Bazano:  nCadmoniacoD.    Muratori  e  De  Levis:  «  Codmoniacon, 

D  Teodoro  von  Sickiìl,  iVoti^i'e  t  Iraicrìiioni  dei  diplomi  imperiali  e  reali 
itlU  cancclUric  d' hnUa,  fase.  I  {Homa,  1892,  coli,  i-j,  colla  riproduiione  in 
elioiipia,  tav.  1),  ila  A.  L'ediiione  accuratissima  de!  testo  è  preceduta  da 
ampie  e  preziose  noti  ile  diplomatiche, 

BóHHER,  Reg.  n.  ji  ;  Sickel,  Ada  Karol.  C,  j  (11,  15);  Muhlbacher, 
Rtg.  d.  Karol.  o.  117. 

Metodo  di  pubblicazione.  Si  riproduce  l'originale,  nel  quale 
l'unico  segno  di  punteggiatura  è  il  punto.  Noto  che  la  ndisposition  co- 
mincia con  •  Proplerea  b,  con  P  maiuscolo. 

'  "  (Q  :  Carlomannus  gr.icia  Dei  rex  Francorum,  vir  inluster,  om- 
jj°"-  nibus  episcopis,  abbatibus,  coniiiibus,  vecariis,    centenariìs,    vel 
omnes   missos    nostros    ubìque    discurrentibus.      illud    enìm    ad 
stabilitateli!  regni  nostri  proficere  crcdimus,  si  id  quod  sacerdotes 
prò  oportunitatL-m,  atquc  serenitati**'  nostrae  sugiesserint,  liberiti  j 
animo  obtemperainus  et    ad  effectum  perducimus.     igitur   om- 
nium fideiium  nostrorum  magnitudo  conpereat,  qualiter  nos  prò 
i«Ji   mercedi  nostre  f*"'   augmentum,  tallter  ad  petitionem   venerabili 
«u-  viro  domno  Asinario  abbate  ad  casa  sancti  Peiri  Novalicio  mo- 
p^  nastyriì  concessimus,  ut  infra  regna  Deopropicio  nostra,  ubicumque  k 
*^o  ipsi  homines  monnstyriì  prò  eius  utilitatem  negociaodum   per- 


(h)  Dapprima  h  icriha. 


I.    ACTA.  41 

rexerint,  aut  de  quocumqup  loco  alìquid  prò  necessitatem  ipsis  Jf«^»^°  ,••" 
monachys^*^  conferre  ad  ipso  monastyrio  aut  adducete  viden-  ^^i,****  *"*p°* 
tur,  nullo  telloneo,  nec  pontatico,  aut  uUa  reddebutione  de  hoc 
quod  fiscus  nostet  recipere,  vel  sperare  potuerat,  tam  de  carra, 
5  quamque  de  saumas,  sive  de  navali  remigio,  et  quod  ad  dorsa 
eorum  homines  conponarc  vldentur,  aut  de  eorum  pecora, 
vel  de  quibus  libet  causis  ^\  nulla,  ut  diximus,  exinde  solvere, 
nec  reddere  non  debeant.  propterea  per  presentem  auctori- 
tatem  nostrani  iubemus   atque  omnino  praecipimus,   ut  nullus 

IO  quislibet  de  vobìs,  aut  de  iudiciaria  potestate,  sive  de  missis  no- 
stris,  ut  diximus,  ipsos  homines  memorato  abbate  eiusque  suc- 
cessoribus,  qui  ad  ipso  monastyrio  aspiciunt,  nullo,  ut  diximus, 
telloneo,  nec  pontatico,  sive  rotatico,  aut  quod  in  saumas  vel  in 
dorsa  conportare  videntur,  requirere  nec  exactare  non  faciatis,  nec 

^5  de  eorum  ovibus  prò  pascuis  discurre  (^)  pontatico  nec  agrario, 
non  exactetis,  sed  nec  ad  ambulandum,  aut  revertendum,  prò 
ipsa  pascua  eis  contrarietatem  non  faciatis,  nisi  sicut  in  nostra 
^elymosina  ipsum  benefìcium  ad  praedicta  ecclesia  concessimus, 
ita,  absque   uUius  repetitione,  nostris  et  futuris   temporibus  ad 

20  ipsum  monastyrium  perduretur.  et  ut  haec  auctoritas  fìrmior  vel 
in  antea  melius  conservetur,  de  anulo  nostro  subter  sigillare  stu- 
duimus. 

;  Signum  ^  Carlomanno  gloriosissimo  rege. 

(C)  Maginarius  recognovi   et  subscripsi  •  (Maginarius  reco- 

25  gnovit  et  subscripsit)  (**>  (SI). 

Data  in  mense  octobrio  in  anno  primo  (0  Carlomanno  glo- 
riosissimo rege.  actum  CaUninciaco  (*)  palacio  publico  in  Dei 
nomine  feliciter. 

(a)  Corretto  di  prima  mano  da  manachys  (b)  Corretto  forse  da  causes  ;  peraltro 
''•Ci  se  fu  cominciata,  non  fu  terminata  dallo  scriba,  {e)  Forse  si  leggerà:  discur- 
f«[ntibus],  come  preferirono  il  Bacano,  il  Muratori,  il  De  Levis.  Il  Sickel 
Propone  discurrendis  o  discurrcntibus  (d)  Le  note  tironiane,  alle  quali  corrisponde 

V^^nto  sta  fra  parentesi,  furono  interpretate  dal  Sickel,  nella  sua  edii^ione. 

(0  Osserva  il  MOhlbacher  (R<;^.  (2)  MOhlbacher  (/?tff.  n.  117)  prefe- 
rii 7)  che  Tanno  i  del  regno  di  Car-  risce  dì  identificare  questo  luogo  con 
'Omanno  terminò  col  giorno  8  otto-  Chamany,  dipartimento  della  Marne, 
•^^  769.  cìrcolo   di  Reims,  cantone  di  Villc- 

Monununta  Novaliciensia,  3* 


42  MONUMENTA    NO  VALICIENSI A 


VII. 
770  giugno  26y  Neumagen. 

Fonti.  A  La  pergamena  originale  pare  siasi  conservata  almeno  sino 
al  1721,  poiché  il  notaio  B.  Bazano  afferma  di  averla  veduta  (cf.  quanto  dissi 
in  tale  riguardo  nel  lavoro  Ricerche  siilV antica  bibliot.  del  monast.  della  NovaUsa, 
Torino,  1894,  pp.  119,  122,  130).  Vero  è  che  il  testo  che  questi  ci  dà  del 
documento  è  cotanto  scorretto,  in  confronto  alla  copia  da  lui  fatta  del  di- 
ploma del  769,  da  farci  quasi  nascere  il  sospetto  ch'egli  stesso  abbia  avuto 
sott*  occhio  una  inesatta  trascrizione.  Per  ispiegare  quel  fetto  supporremo 
molto  trascuralo  rantìco  scriba  di  Carlomanno.  Molto  probabilmente  allu- 
deva a  questo  diploma  TAllavardo,  che  negli  inventari  1 502  e  15 12,  subito  dopo 
aver  descritto  l'altro  diploma,  ricorda  :  «  Privilegium  antiquum  et  lUegibile  » 
(inv.  1 5 12),  ovvero  :  «  Aliud  privilegium  simile  proxime  precedenti  »  (inv.  1512), 
cioè  «  inlegibile  propter  antiquam  et  inusitatam  litteram  ». 

B  Bernardo  Bazano,  nella  sua  raccolta,  ce.  36-40,  inserì  questo  di- 
ploma; nella  sottoscrizione  (priva  di  data,  ma  certo  del  1721)  dichiarò  di 
averlo  tolto  «  dal  suo  proprio  originale  scritto  in  carattere  anticho,  signato 
«  e  sigillato  ».  La  trascrizione,  come  abbiamo  avvertito,  è  scorrettissima. 
Qualche  correzione  («  quiete  »  sostituita  per  due  volte  a  «  quietem  »)  di  mano 
posteriore,  aumentò  il  male,  lungi  dal  correggerfo.  Attribuisce  il  documento 
a  Carlomanno  II.  Di  qui  dipende  il  Muratori,  Jnt.  ItaJ.  II,  19-22,  cui  il 
diploma  fa  comunicato  da  Lod.  Caissotti,  presidente  del  Senato  di  Torino, 
coiranno  jCx^  o  770.  Dal  Muratori  dipendono  le  due  copie  di  E.  De  Lcvis, 
di  cui  Tuna  sta  nel  fascicolo  contenente  una  raccolta  di  documenti  Novali- 
cicnsi,  e  l'altra  sta  ad  illustrazione  di  una  trascrizione  del  Chron.  KovuL 
(arch.  dell'Economato);  quest'ultima  copia  dipende  dalla  prima.  Dal  Mura- 
tori copiò    pure  il  Terraneo,  'rahul  Còlto- Li^nst.  I,  a.  769-70. 

C  Pietro  Datta  in  Mon,  bist.  patr.,  Chart.  I,  56-58.  n.  34,  da  B; 
come  il  Bazano,  egli  pure  attribuisce  il  documento  a  Carlomanno  II  di  Ba- 
viera e  all'anno  878. 

BòHMER,  Reg.  n.  36  (colla  data  770  giugno  20);  Sickel,  Ada  Karoì.  C.  11 
(colla  data  770  giugno  26);  Muhlbacher,  Rc^.  d.  Karoì.  n.   124  (id.). 

Metodo  di  pubblicazione.  Ponendo  B  a  base  del  testo,  cercai 
di  correggerlo,  attenendomi  alle  sue  fonti.  Il  De  Levis  (copia  seconda) 
aveva  notato  che  in   questo   diploma    si    trovano    trascritte  alcune  formole 

en-Tardenois;  può  corrispondere  an-  parecchi    villaggi    denominati    Cha- 

che  a  Chamouniz    o  Chamoux  nella  mony  ;    cf.    Manno,    Bihlio^r.   storica 

Moriana,  o  a  Chamonix  delia  diocesi  deiili  Stati  della   vionarchia  di  Savoia, 

di  Annecy.     Nella  Savoia    si    hanno  IV,  317. 


I.    ACTA.  43 

dell'atto  di  Abbone,  726.  Il  Sickfl,  ÌViciter  Sitinnc^sherkhe,  XLVII  (a  1R64), 
458,  confermollo,  quantunque  egli  pensasse  anche  al  testamento  (cf.  Urkim- 
denkhre,  I,  129  e  133).  Il  tratto  «  et  ut  adsolet  humana-ipsum  promoveant 
e  abbatem  »  è  desunto  quasi  alla  lettera  dall'atto  del  726,  al  quale  qui  si  dà 
il  nome  di  «  privilegium  »,  Ne  dipende  il  passo  sull'orazione,  benedi- 
zione &c.  Ma  sopratutto  il  diploma  dipende  dalla  formola  I,  2  di  Marcolfo 
(ed.  Zeumer,  p.  42  sgg.;  Roziére,  Recueil  general  J.'s  formuks,  II,  734  sgg. 
n.  575).  Il  SiCKEL  (Urkundenhhre,  I,  115)  notò  che  questa  formola  pro- 
babilmente dipende  da  un  diploma  di  re  Dagoberto,  del  635  (Mon.  Gcrm, 
bist.,  Diplom.  Merow.  pp.  16-18,  n.  15);  il  nostro  diploma  corrisponde  assai 
più  alla  formola,  che  non  al  documento  di  Dagoberto.  Nel  testo  dipen- 
dono dalla  formola  :  !'«  arenga  »  per  intero  (la  «  promulgatio  »  manca), 
la  a  narratio  »  in  gran  parte,  la  «  dispositio  »  per  più  che  la  metà  (manca 
la  «  sanctio  »),  e  la  «  corroboratio  ».  L' influsso  del  documento  di  fonda- 
zione del  726  si  fa  sentire  specialmente  sia  nella  prima  parte,  sia  verso  la 
metà  della  «  narratio  »,  oltre  che  in  qualche  frase  anche  della  «  dìspo- 
«  sitio  ».  Tranne  le  due  menzioni  dell'abate  Asinario,  e  il  ricordo  di  re 
Pippino,  quasi  nulla  c'è  di  nuovo  nel  presente  diploma.  Va  p.  es.  osser- 
vata la  corrispondenza  fra  i  rr.  13  sgg.  (p.  7)  dell'atto  del  726  («  una  cum  con- 
«  silio  domno  &  in  Christo  patre  nostro  Vualchuni  episcopo  »  &c.)  e  il  cenno 
sulla  fondazione  dell'abbazia,  che  s' incontra  al  principio  del  presente  diploma 
(r.  IO  sgg.).   MDhlbacher,  Reg,  n.  124,  identifìca  a  Ncumago  »  con  Neumagen. 

CARLOMANNUS  (*)  grada  Dei  rex  Francorum  vir  inluster  0\  d^l^c^'  " 
oportet  enim  clementiae  regali  (^)  ut  inter  ceterorum  (**)  pe- 
titionis  sacerdotibus  debeat  benigna  (')  accomodare  aurem,  ut 
quod  prò  timorem  divini  nominis  postulatur,  ponatur  procul 
5  dubium  ad  eflFectum,  ut  fiat  in  mercedem  coniunctio.  dum  prò 
quietem  ^^^  servorum  Dei  congrua  praestolàtur  petitio,  quia  fides 
perfecta  non  dubitat  ad  Altissimi  gratiam  pertinere,  quod  secun- 
dum  sacro  aeloquio  (8)  praecipui  ad  domesticis  fidei  devota  mente 
impenditur,  quia  scriptum  est:  beati  pauperes  spiritu,  quoniam 
IO  ipsorum  est  regnum  celorumO).  ergo  dum  et  Abbo  una  cum  con- 
sensu  et  adiutorium  Vualcuni  ^^)  episcopi  monasterio  in  honore 
beatorum  apostolorum  Petri  et  Andreae  seu  caeterorum  sanao- 

(a)  B  Carlo  Manaus  (b)  B  inlustrìs  (e)  B  regale         (d)  B  intercessorum 

(e)  B  begnina  (f)  Una  mano  posteriore  corresse  in  quiete     Muratori  quiete     £ 

cosi  il  De  Levis  in  ambedue  le  irascriiioni.  (g)  B  coloquio  (h)  B  Valcuni 

(i)  Matth.  V,  3. 


44  MONUMENTA   NO  VALICIENSI  A 

richicttodAAviiu-  rum  in  loco  nuncupante  Novalids,  in  valle  Sigusina,  in  [rem]  W 
"*SAÌÌ^**d3u  proprictatis  suae  visi  sunt  aedificasse  ^^\  ubi  ad  praesens  venera- 
NoYaiew,  {^jjjg  ^jj.  Asinarius  abbas,  una  cura  congregatione  monacorum  sub 

regula  sancti  Benedicti  seu  caeterorum  sanctorum  patrum  praeesse^*^) 
dignoscetur,  missa  petitione  clementiae  nostrae  prò  quietem  W  ipso-  5 
rum  servorum  Dei,  praeceptìonem  vigoris  nostri  placuit  propa- 
lare, sub  quo  tr^quilitatis  ordine,  Domino  protegente  (*>,  ipsi 
monachi  iuxta  relligionis  normam  perpetim  (^)  valeant  resedere 
elegimus,  ut  uic  («)  series  debeat  plenius  declarare,  quia  niliil  de 
canonica  institutione  convellitur,  quid  quid  ad  domesticis  fidei  prò   i 
tranquilitatis  pace  conceditur  ^^\  nec  (*)  nobis  aliquis  ^^^  detrahen- 
dum  aestimet,  in  id  nova  decemere  carmina,  dum  ab  ^)  antiquitus 
iuxta  constitutioncm  pontificum  per  regalem  sancftionem  mona- 
steria  sanctorum  in  regno   nostro  sub  libertatis  privilegium  vi- 
dentur  consistere,  etiam  et  iste  ad  praesens  adiuvante  W  Domino   i 
JuetuSi*  dlirabl  ^^^^^^  consistere,  et  ut  adsolet  humana  fragilitas  quandoquidem 
ìì^lìonF^à^v^h-  abbatem(°)  de   ipso  monasterio  de  hac  luce  Dominus  migrare 
^**'  iusserit,  cuius  de  ipsa  congregatione  maxime  compertum  regulae 

et  vitae  mentis  congruentem  ipsa  congregatio  elegerit  (**>,  ipsum 
promoveant  abbatem  ("),  et  si  qua  inibi  in  villabus^r),  mancipiis  vel  2 
reliquis  quibuscumquc  atque  corporibus  aut  regio  (*i)  munere,  seu 
supradicto  Abbone  vel  a  quibuscumque  libet  hominibus  est  dele- 
gatum  (•■),  aut  deinceps  fuerit  additum,  ad  praefato  <^'^  monasterio, 
e  la  stazione  di  juxtu  quod  eorum  cGHtinct  privilef^ium  (*\     unde  ipse  Asinarius 

suo  padre  Pippino,  io 

riguardo  .1  man-  ^bba  confirmationc  donino  et  bonae  memoriae  genitore  nostro   2 

lenimento  dell  ab-  ^ 

?uoi*dir*ittf"  "**  Pippino  (")  quondam  gloriosissimi  regis  nobis  protulit  ad  recen- 

sendum,  sancitum  esse  cognovimus  nullus  episcoporum,  ut  dixi- 
mus,  nec  praesens,  neque  futuris  successoris  seu  archidiaconus  (^), 

(a)  Cosi  congetturo  seguendo  l'atto  di  Abbone  del  ^26.  (b)  B  edifficasse  (e)  In 
B  proviene  da  correzione  di  prima  mano  ;  non  si  rileva  che  cosa  prima  vi  fosse  scritto. 
(d)  Una  mano  posteriore  cancello  la  m  Muratori  quietem  De  Levis  nella  prima 
copia  quietem,  e  nella  seconda  quiete  (e)  5  prottcgcnte  (f)  i?  perpetui  (g)  B 
unica     La  formala  I,  2  di  Marcolfo    ha:  ,  huic  ».       (li)  B  concidciur  (i)  B  ne 

(k)  Corretto  di  prima  mano  e  sostituito  ad  aliqiiid  (1)  B  omelie  ab  (m)  B  adiu- 
uantc  adiuuante  (n)  Z?  abbattcm  (o)  B  clcggcrit  (p)  B  uillabris  Muratori, 
seguito  dal  De  Levis ,  villis  agris  Ma  la  legione  uillabus  è  assicurata  dalle  formale  /, 
I  e  I,  2  di  Mar  colf  0  e  dal  documenta  di  Abbone  del  726.  (q)  B  reggio  (r)  del- 
legatum  (s)  B  praefFato  (t)  B  priuilegijs     Muratori,  seguilo  dal  De  Levis, 

continetur  privilcgiis         (u)  B  Pipino         (v)  B  arcidiaconus 


I.    ACTA.  45 

vel  eorum  ordinatores,  vel  (•)  qualibet  persona  posset  quoque  or- 
dine (**)  de  loco  ipso  aliquid  contra  rarionis  ordine  auferre,  aut 
aliqua  potestate  de  ipso  monasterio  vel  rebus  ibidem  aspicien- 
tibus,  praeter  id  quod  scriptum  est,  adaptare  ^^\  seu  aliquid  quasi 
5  prò  commutationis  modo  invaleat  minuere,  aut  de  monasterio  or- 
namenta (**^  vel  offertionem  (*)  in  aitarlo  inlicite  tollere,  nec  ad  ipso 
monasterio,  vel  (^>  celolas,  quoque  («^  usu,  nisi  tantum  prò  lograuda 
orationem,  aut  sacris  benedlctionibus,  vel  altaria  consecrando,  si 
invitati  fuerint,  absque  dispendio  vel  commodo  de  ipso  mona- 
io  Steno,  aliter  accidat  penitus  non  praesumat  ^^\  quo  (*^  facilius  sol- 
vendum  delegationibus  (''>  votum  vel  uius  (^)  auctoritatem  ad  ipso 
monasterio  absque  ullius  ("^  inquietudine  ibidem  cuncta  proficiant  (°^ 
in  augmentis;  adicientis,  ut  nulli  penitus  iudicum  veH**)  cuius- 
libet^p)  hominum  licentia  sit  de  rebus  praefati(*i)  monasterii, 
15  absque  voluntatem  ipsorum  servorum  Dei,  in  aliquo  ^^^  iniqua 
cupiditate  defraudare,  aut  temerario  spiritu  suis  usibus  usurpare, 
nec  quam  primitus  est  Dei  iram  incurrat  et  nostram  oflfensam  et 
a  fisco  grave  damno  sustineat:  illud  nos  prò  integra  mercede  ▼*  aggiunge. 

^  ^  r  o  neasana     ante 

nobis  placuit  addendum  serenitas  (•>,  ut  tam  quod  (*)  ex  nostra  ^^^^^J^^ 
20  largitate,  quam  delegatione  (")  ipsius  supradicto  Abbone,  aut  a  Se^^u^atetw 
quibuscumque  libet  hominibus  ad  ipso  sancto  loco  fuerit  con-  elargirono  ai  ' 
latum  (^)  quoque  (*>  tempore,  nulla  iudiciaria  potestas,  nec  praesens,  ncoMaU  la"*^ 
nec  succendenda  temporum  ad  causas  audiendum,  aut  aliquid 
exactandum  ibidem  non  praesumat  ^y^  ingredere,  sed  sub  omni 
2^  emunitate,  quot  a  nostris  meruerunt  oraculis,  hoc  ipsum  mona- 
sterium,  vel  congregatio  ('^  sua  sibimet  cum  omnis  fi'edis  (••>  con- 
cessis  valeant  possidere,  et  qulcquid^^**)  exinde  fiscus  noster  forsitan 


(a)  B  onutie  uel  (b)  B  omette  ordine  (e)  B  adoptare  (d)  B  ornamentorum 
(e)  B  affertionem  (f)  B  omette  uel  (g)  B  quo  quo  (h)  B  praesumant  (i)  B 
quod  (k)  B  dellegatioDÌbus  (1)  B  notum  ipsius  (m)  B  illius  (n)  B  profficiant 
(o)  B  omette  uel  (p)  In  B  segue  tx,  da  espunger ii,  (q)  B  praeffatl  (r)  B  ali- 
quoe  (s)  //  passo  sembra  corrotto.  La  formola  I,  2  di  Marcolfo  ha:  t  illud  nobis 
prò  integra  mercede  nostra  placuit  addendum  ».  Forse  nel  caso  nostro  ^  i  una  fusione 
colla  formola  adoperata  nel  diploma  di  Teoderico  IV,  a.  y2)  (Mon.  Germ,  bist,, 
Diplom.  Merow.  I,  8^)  :  t  Et  illud  viro  in  hunc  priuilegio  nostrae  serenitatis  placuit 
inserentU,  ut. . ,  ».  (t)  B  tamquain  (u)  B  delìberationem  (v)  B  colatum  (x)  B 
quoquam  (y)  B  praesumant  (z)  Per  corre:^ione  di  prima  mano.  (aa)  B  frediis 
(bb)  B  quidquid 


muniti  ; 


4^  MONUMENTA    NO  VA  LICIENS  I  A 

r*Tfi  "P?""^'  d^  eorum  hominibus,  aut  de  ingenuos,  aut  servitutibus  C*)  publicis 
?n*  ^Hr^dd  sem  ^^  eorum  agros  commanentes,  vel  ad  ipso  sancto  loco  aspicientes, 
«ó*Ìl'dr*rmM'te'.  undique  poterat  ^^  sperare,  ex  indulgentia  nostra  in  luminaribus 
Mnw  lu^of  ^^'^^  ipsius  sancti  loci  vel  (^)  stipendia  ipsorum   [servoruin    Dei]  ^**), 

tam  nostris  in  Dei  nomine  temporibus,  quam  et  futuris  succiden-  5 
tibus,  prò  mercedis  compendium,  debeant  cuncta  proficere  ^^\  ut 
prò  aeterna  salute,  [vel](^>  faelicitate  patriae  seu  regis(«)  stabi- 
litate,  delectetur  ipsis  monachis  0>)  inmensam  Domini  pietatem 
iugiter  implorare;  quem  praeceptum  decretus  nostri,  Christo  in 
omnibus  sufragante,  ut  firmior  habeatur  et  perenniter  conservetur  i' 
[subscriptionem  manus  nostrae  infra  studiemus  peragrari]  ^'> . 
Signum  [<J>]^^  Carlomanno  gloriosissimi  regis. 
Maginarius  recognovi  [et  subscripsi]  (^) . 
Data  (">  sub  die  quod  felicis  (")  mensis  iunius  dies   viginti 
sex  (*»>,    anno   secundo    regnante   domno  (p)   Carlomanno    rege.   i, 
[actum]^^  Neumago^'^,  in  palatìo  publico,  in  Dei  nomine  feli- 
citerà. 

Vili. 
Circa  770. 

Fonti.    Il  testo  andò  perdiJlo  ;  ne  resta  un  cenno  nel  placito  del  799  (?) 
riassunto  nel  placito  del  maggio  827. 

Dionisio,  padre  di  Unnone,  concede  una  «  carta  di  libertà  » 
ai  «  manenti  »  di  Oulx,  da  lui  dipendenti. 


(a)  B  scruitores  uel  Correggo  seguendo  il  diploma  di  Carlomagno,  yyj,  che  rife- 
riremo al  n,  XI.  Nella  formoìa  1,  2  di  Mar  colf  0  t  aut  seruitores  »,  scn^a  publicis 
(b)  B  potuerat  (e)  B  in     Si  può  anche  congetturare  ucl  in  (d)  Congetturo,  se- 

guendo Mar  colf  0,  J,  2,  (e)  B  profficcre  (f)  B  prò  La  formola  I,  2  di  Mar- 
colfo  ha  »  uel  ;  sen^a  prò  (g)  B  regum     La  formola  1,  2  di  Mar  colf  0  *  regis  ». 

E  ff  regis  •  ha  in  formola  consimile  l'atto  di  Abhone  del  73^.  Forse  regni  (h)  B  mo- 
nacis  (i)  Supplisco  secondo  la  formola  I,  2  di  Mar  colf  0,  (k)  Supplisco  secondo 
il  diploma  del  y6^,  (1)  V.  notaprcccd.  (m)  B  Datuin  (n)  B  facHcis  (o)  B 
viginti  et  est  La  congettura  e  del  Sickel  (Ada  Karol.  il,  jj,  C.  ij),  approvata 
dal  Mùhlbacher,  Reg.  124,  (p)  B  domino  (q)  V,  nota  (k).  (r)  B  Heumago 
Muratori  Neumgo     Sickel  Ncum[a]go        (s)  B  faelicitcr 


I .    A  e  T  A  .  47 


Villi. 

771-772. 

Fonti.  Sola  fonte  è  il  Chronicon  NovalicUnse  (lib.  in,  cap.  24),  dove 
il  documento  è  trascrìtto  in  buona  parte.  Manca  di  data,  la  quale  si  può 
sino  ad  un  certo  punto  stabilire,  sapendosi  che  nel  770  era  ancora  abbate  Asi- 
nano  predecessore  di  Witgario,  e  che  nel  773  quella  dignità  era  ormai  af- 
fidata alFabate  Frodoino.  Si  può  bene  supporre  che  il  cronista  abbia  ritoc- 
cato il  testo,  come  fece  nel  riferire  un  brano  dell'aito  di  Abbone  del  726 
(lib.  II,  cap.  6). 

Per  il  testo  completo  rimando  alla  edizione  del  Chronicon. 

Widilo  offire  al  decano  Warnario,  ricevente  a  nome  del  ve- 
scovo Witgario  (abbate  del  monastero)  e  del  preposito  Ricario, 
il  figlio  suo  Amblulfo. 


X. 

-773 


•  •  • 


Fonti.  A  diplomi  di  «  reges  Langobardorum  »  in  favore  della  Nova- 
lesa,  accenna  il  diploma  di  Lotario  I,  13  giugno  845,  pervenutoci  in  origi- 
nale. Dal  sunto  ivi  contenutone  si  potrebbe  desumere  che  essi  concedessero 
anche  l'immunità  giudiziaria,  ma  tale  privilegio  non  può  ascriversi  che  ai 
diplomi  franchi,  ivi  pure  indicati  (cf.  infatti  G.  Salvioli,  Storia  delie  immu- 
nità, Modena,  1889,  p.  9). 

Re  longobardi  concedono  al   monastero  della  Novalesa  la 
esenzione  dai  tributi. 


XI. 
773  marzo  25,  Kiersy. 

Fonti.    A    L'originale  andò  perduto. 

B    Pergamena,  che,  per  la  forma  (larghezza  cm.  5  3,  altezza  cm.  22,4),  come 
per  la  scrittura,  corrisponde  al  tempo  del  documento.    11  carattere  è  corsivo 


48  MONUMENTA   NO VALICIENSI A 

derivato  dal  merovingi  co,  coi  soliti  nessi,  e  le  solite  forme  caratteristiche 
nelle  lettere.  Nella  data  la  parola  «  octauo  »  è  a£fatto  simile  alla  corrispon- 
dente nel  diploma  del  775  riprodotto  nelle  Kaiserurkunden  in  Ahhildungen, 
fase.  I,  n.  3.  Non  lascia  luogo  a  difficoltà  neanche  il  crismon.  Eppure  il 
diploma  non  può  giudicare  originale,  opponendovisi  la  segnatura  e  la  rico- 
gnizione. Nella  prima  manca  la  croce  o  il  monogramma.  Assai  più  grave 
è  la  questione  riguardante  la  ricognizione,  in  cui  il  cancelliere  «  Itterius  »  è 
scritto  con  ortografìa  inusata  (per  «  Hiterius  »),  e  non  in  autografo.  Questo 
cancelliere  aveva  per  contro  il  costume  di  firmare  di  suo  pugno  i  privilegi 
che  riconosceva,  come  si  avverte  nella  illustrazione  alla  tav.  i,  fase.  I,  delle 
Kaiscrurkundm.  L'ultima  parola  della  ricognizione  ce  suscrìpsi  »  è  scritta  per 
disteso,  locchè  non  avviene  nei  diplomi  originali,  i  quali  sono  muniti  di  si- 
gillo,  di  cui  il  nostro  documento  manca  e  sempre  mancò.  G.  E.  Pertz  {Arcbiv, 
Hannover,  1824,  V,  318)  e  L.  Bethmann  (Afo/i.  Germ.  hisL,  Script.  VII,  132) 
lo  tennero  per  originale  ;  e  così  pure  P.  Datta  ;  P.  Vayra  (//  musco  storico 
ddla  Casa  di  Savoia,  Torino,  1880,  p.  303),  senza  escludere  affatto  la  possi- 
bilità che  sia  originale,  preferisce  crederlo  una  copia  coeva.  Il  MOhlbacher 
lo  dice  un  falso  originale  del  secolo  xi,  riferendosi  all'opinione  dell'illustre 
prof.  T.  von  Sickel.  Il  prof.  Sickel  {Acta  Karol,  p.  223  e  K  2x)  parlando 
molti  anni  or  sono  di  questa  carta  avea  giudicato  che  essa  fosse  un  apografo 
di  ff  parecchi  secoli  »  posteriore  alla  sua  data  e  precisamente  del  secolo  xi, 
ma  eseguito  da  persona  che  tentò  di  imitare  la  scrittura  antica.  Non  mi  sia 
reputato  ad  audacia  soverchia,  se  azzardo  di  discostarmi  da  questo  modo  di 
vedere,  poiché  parmi  che  la  scrittura  sia  corrente,  senza  traccia  di  quelle 
esitazioni,  che  tradiscono  T  imitatore.  Non  ci  vedo  alcun  segno  che  riveli 
una  mano  avvezza  al  minuscolo  del  secolo  xi,  ma  l'amanuense  usa  sempre 
e  con  tutta  disinvoltura  il  corsivo,  sebbene  esso  sia  un  carattere  così  diffi- 
cile ad  essere  imitato.  Noto  la  m  e  la  n  colla  ultima  asta  o  retta,  o  curva 
verso  sinistra.  Falsificazioni  come  quelle  del  pseudoriginale  di  Carloraagno 
e  del  diploma,  814,  di  Lodovico  il  Pio,  sono  fatte  da  persona  più  o  meno  im- 
perita, e  il  falsario  si  manifesta  così  nel  contesto,  come  nella  paleografìa  e 
nella  diplomatica.  Oltre  a  ciò  mi  sembri»  che  alcune  particolarità  escludano 
nell'amanuense  V  intenzione  di  falsificare.  Nulla  era  più  agevole  che  l'ag- 
giungervi la  croce  od  il  monogramma.  Facilissima  era  l'apposizione  di  un 
sigillo,  o  almeno  il  falsarne  la  traccia.  Contro  poi  ad  una  imitazione  così 
tarda  depone  anche  l'antico  regesto  sul  verso,  che,  come  vedremo,  sì  può 
attribuire  per  lo  meno  al  x  secolo.  I  regesti  sul  verso  sono  due,  dì  cui 
il  più  antico  è  brevissimo:  «  f  precepto  exemplarìa  »,  ed  è  scritto  in  carat- 
tere oscillante  fra  il  corsivo  e  il  minuscolo,  essendovi  notevoli  i  nessi  re,  ce, 
ex,  em,  ri.  La  lettera  a  è  chiusa,  ma  non  ancora  minuscola;  notevole  è 
parimenti  la  m  colla  terza  asta  piegata  a  sinistra.  L'altro  regesto  dice:  «  Pri- 
«  vilegium  antiquum  inlegibile  propcer  antiquam  et  inusitatam  litteram.  A.  de 
«  Provanis  prior  de  anno  1502  ».     Tranne  la  segnatura,  il  resto  ricomparisce 


I.    ACTA.  49 

negli  iaventari  dell' Allavardo,  1502  e  1512.  Forse  allude  a  questo  diploma 
il  Chronicon  Novaliciense,  lib.  ni,  cap.  25,  parlando  di  Carloraagno  che  re- 
galò al  monastero  alcune  corti  «  in  Italia  seu  in  regno  Francorum  atque  Bur- 
li gundionum  ». 

C  Bernardo  Bazano  (op.  cit.  e.  72)  lo  desunse,  1721,  da  B,  e  cioè 
tda  altro  [diploma]  scritto  in  carattere  antico,  sottoscritto  come  sopra,  non 
e  però  sigillato...»,  dalle  quali  parole  pare  ch'egli  siasi  accorto  la  perga- 
mena non  essere  originale. 

D  Muratori,  Antiq.  hai,  V,  967-69,  da  copia  comunicatagli  da  Lodo- 
vico Caissotti.  Dal  Muratori  dipendono  il  Terraneo,  Tabuh  Celto-LigusU  I, 
ad  a.  773,  ms.  nella  biblioteca  Nazionale  di  Torino,  e  il  Migne,  PatroL 
kt.  XCVII  (Opera  Caroli  Magni,  I),  997-99,  n.  i. 

E  Eugenio  De  Levis  (arch.  dell'  Economato,  Cronaca  uchsiast,  II)  lo 
trascrisse  «  ex  arcliivo  Apostolici  regii  Oeconomatus  ». 

F  Pietro  Datta  (Mon.  hisL  patr.,  Chart.  I,  21-22,  n.  11)  lo  ripubblicò, 
da  B,  ch'egli  reputò  essere  l'originale. 

G  Egregiamente,  come  al  solito,  ne  parlarono  von  Sickel,  Ada  Karol. 
p.  223,  e  Mùhlbacher,  Rcg,  Karol.  n.  153,  ma  non  trascrissero  il  diploma. 

Sickel,  Ada  Karol,  K.  21;  MOhlbacher,  Reg.  d.  Karol.  n.  153. 


(C)  Carolus  gracia  Dei  rex  Francorum,  vir  inluster,  homnibus  j^fp^"^"**', 
fidelibus  nostris.  cognuscatis  maximum  regni  nostri  augere  ere-  IÌJSSto^wdm 
dimus  monumentum,  si  beneficia  oportuna  locis  sanctorum,  vel  san"p?"ro«ii! 


dreA  della  Noi 


quieti  monaclìorum  benivola  deliberacionem  concedimu,  ac  Do-  iea«,  fondato 
5  mino  protegente  stabilitate  nostri,  in  Dei  nomen,  pertinere  con- 
fidimus.  igitur  noverit  solercia  vestra,  quia  venerabilis  vir  Fro- 
doenus  abba  nobis  soggessit,  eo  quod  monasteriolo  in  honore 
beatorum  germanorum  apostolorum  Petri  et  Andrei  vel  ceterorum 
sanctorum,  quem  Abbo  condam  visus  fuit  aedificasse  in  loco 
)  nuncupante  Novalicis,  in  valle  Sigosina,  et  ibbidem  congregacione 
monachorum,  sub  sancta  regula  sancti  Benedicti,  seu  ceterorum 
sanctorum  patrum,  degentebus,  sub  cenobit[ali]  (•)  ordine  conlo- 
cassent,  ubi  presenti  tempore  venerabilis  vir  Frodoenus  abba 
preesse  videtur,  ac  nos  [to]tidem  (**)  prò  aeternam  retribucionem 


(a)  B  ccnobit/////  C  ccnobitalis  E  cenobiali  Muratori  ccnobitali  L'una  e 
l'altra  forma  era  egualmente  in  uso.  Cf.  Due an ge-Fahre ,  II,  ^go.  (b)  In  B 
fu    raschiata  la  sillaba  precedente  tidcm,  che  supplii^  seguendo   C  ed  E  e  Muratori. 

Monumenta  Novalicimsia,  A. 


JO  MONUMENTA   NO  V  ALIC  lENS  I A 

beneficium  ad  ipso  sancto  loco  visi  fuimus  indulsisse,  ut  in  loca 
vel  curtis  ipsius  monasterii,  quem  iamdictus  Abbo  quondam,  vel 
a  quibus  libet  hom[i]nibus  (*)  Deo  amantibus  ibidem  fuit  conlatum, 
aut  in  antea  ad  ipsum  sanctum  locum  voluerit  pietas  devina  am- 
plificare, nullus  iudex  publicus  ad  causas  audiendum  ^\  aut  freda  5 
undique  exaaandum,  quoque  tempore,  non  presumat  ingredere, 
set  hoc  abba  de  ipso  monasterio  una  cum  congregadone,  propter 
nomen  Domini  et  reverencia  sanaorum,  sub  integra  hemunetate 
valeant  dominare,  statuentes  ergo  [iubemus]  (^),  ut  neque  vos, 
fU9  n«Mun  giudiet  ncque  iuniores  successoresque  vestri,  nec  nulla  publica  ^^^  iudiciarìa  i 

|tu)i|>UtiO  POMA  tVt* 

h  iu  MM  •wiornà  potcstas,  quoque  tempore,  in  loca,  vel  curtis,  tam  in  ipsa  valle 
!llllli'"*iw/'a»bi  Sigusina,  quam  et  Brientina,  Aquinse,  seo  in  Mauriennati^*>,  vel 
SmIVu '"itf ' Vuoi  ^^  Burgundia,  aut  ubicumque  in  regno  nostro,  ipsius  monasterie 
Kfiu*V«iu  4i*w  aut  nostrìs,  seu  et  prìvatorum  largitatis  munere,  ut  quod  in  antea 
Au,4iii«Mr*l«iii»«,  de  cuiuscumque  hominibus  fuerit  additum  vel  conlatum,  ad  au-  i 

noiMhé  In  Borgo-     j%       ,  •  •       •      •  j  r     i       i  i-l 

«Hi,  diendas   iltercaaoms  mgredere,  aut  freda  de  quacumque  libet 

causa,   vel  hominibus    qui   ad  ipsa    casa    aspicere  videntur(^\ 
exigere,  nec  mansionis,  aut  pascatas,  nec  fideiussores  toUendum, 
sei  quicqutd  exinde,  aut  de  ingenuis^s^,  vel  de  servitutibus  pu- 
bltds,  ceterìs  quecumque   radonìbus,  que  sunt   infira   lods,  vel  ^ 
curtis,  SCO  terminis  ipsorum  predica  monachi  conmanentes,  vel 
ibidem  aspìdentes,  vel  in  antea,  ausilionte  Domino,  augmentare 
aut  adtrahere  potuerint,  fiscus  aut  de  fireda,  vel  functionibus  un- 
dique cumque  potuerat  sperare,  ex  nostra  indulgentia,  prò  futura 
salute,  in    luminorìbus  ipsius   monosterìi   per  manus  agencium  : 
ipsorum  profidad   in   perpetuum,  et  quod  nos  propter  sanctum 
nomcn  Domini  et  revcrencie^^^  ipsius  sancti  lod,  vel  prò  anime 
nostre  nMucdium,  seu  nostra  subsequenti  progeniae  piena  devo- 
donc  indulsisse,  nec  regolìs   sublimitas,  nec  cuiu^libet  iudidbus 
cupidiros  retra^are  temptent.     et  ut  presens  auctoritas,  tam  pre-   : 
sentibus  ^^\  quom  tuturis  temporibus,  ìaN-ioiaa,  aiiuvaate  Domino, 


I.    ACTA.  51 

permaniad,  manus  nostre  proprie  signavimus,  et  de  anolo  nostra 
sìggìllavimus. 

Signum^*)        Caroli  gloriosissimi  regis. 

Itterius  recognovi  et  subscripsi. 
5      Data   octavo  kalendas^^)  abriles   anno  quinto   regni   nostri, 
actum  Carisiaco  palacio  poblico,  in  Dei  nomen. 


♦XII. 

774  giugno,  Pavia. 

(Falsificazione). 

Fonti.    A    Falso  originale  (Arch.  di  Suto  di  Torino,  Abbadia  ddla  No- 
vaUsa,  busta  II)  di  un  diploma  taciuto  dal  cronista  anonimo  e  fatto  con  qualche 
ane.    Una  lacerazione  danneggiò  la  parte  superiore  del  diploma.    Il  primo 
rigo  è  in  «  litterae  grossae  »  e  tutto  il  resto  in  minuscolo.    Quest'ultima  scrit- 
tura porta  numerose  le  traccie  del  corsivo,  ed  imita  abbastanza  bene  il  carattere 
diplomatico  in  uso  fra  il  secolo  x  e  il  seguente.    Ma  un  esame  più  attento  mostra 
che  il  documento  è  posteriore,  poiché  1* imitazione  si  tradisce  nell'incertezza 
dei  tratti.    In  qualche  lettera  sembra  di  ravvisare  una  mano  cui  non  era  ignoto 
il  carattere  gotico,  e  che  tradisce  se  stessa,  quantunque  faccia  ogni  sforzo  per 
imitare  un  carattere  antico.    Non  poco  rimarchevole  è  la  circostanza  che 
il  fìilsario,  quasi  senza  eccezione,  dove  vuole  esprimere  in  nesso  la  sillaba 
«r  et  »  fa  uso,  non  del  nesso  corsivo  &,  ma  della  nota  tironiana  che  per  forma 
si  accosta  alla  cifra  7.    Sicché  non  solo  mi  accosto  all'opinione  di  Carlo 
Pertz  (presso  MOhlbacher,  Reg.  Karol.  p.  68,  n.  162)  che  ratcrìbul  al  se- 
colo xn,  ma  preferisco  attribuire  questa  carta  al  secolo  xni,  senza  escludere 
in  modo   assoluto  la  fine  del   secolo   precedente.    Tuttavia  sull'uso    del 
segno  7  devo  avvertire,  ch'esso  si  trova  nel  frammento  Novaliciense  del 
commento  di  anonimo  alla  Regula  s.  Benedica,  spettante  senza  dubbio  al  Se- 
colo XI  (cf.  quanto  scrìssi  nelle  Ricerche  sull'antica  biblioteca  della  Novàksa, 
Torino,  1894,  p.  87).    Comparisce  anche  in  un'offersione  del  17  aprile  104$  (?) 
[Isnardo  fa  un'offersione  al  monastero  di  S.  Giusto  di  Susa],  che  ci  è  penre^ 
nata  in  un  documento,  forse  originale,  o  almeno  copia  del  tempo  (Arch.  di 
Stato  di  Tonno,  Abbaila  di  5.  Giusto  di  Susa,  busta  I).    Ma  nel  caso  nostro 
è  un  complesso  di  fatti  paleografici,  che  mi  consiglia  a  portare  innanzi  l'epoca 
della  falsificazione.    Fra  le  particolarità  paleografiche  avverto  la  i  sormon- 


(a)  In  B,  spazio  lasciato  vuoto,  perchi  destinato  alla  croce.  Muratori  pone 
qui  la  croce,  ma  certo  per  congettura.  Il  Batta  asserisce  che  vi  è  il  monogramma, 
ma  questo  e  inesatto,  come  già  notò  il  Vayra.        (b)  B  kld 


52  MONUMENTA    NO  VA  LI  CIENS  I A 

tata  dalla  virgoletta  rettilinea.  Il  falsificatore  si  studiava  bensì  di  imitare  con 
cura  il  minuscolo,  ma  lo  sforzo  è  più  che  manifesto,  e  spesso  ne  riesce  una 
vera  goffaggine.  Pare  che  dinanzi  agli  occhi  del  falsificatore  stessero  alcune 
carte  antiche,  ch'esso  si  propose  a  modelli.  Forse  usufruì  anche  del  diploma, 
814,  di  Lodovico  il  Pio,  del  quale  parleremo  in  appresso.  Ma  è  probabile 
che  non  si  servisse  di  un  documento  solo;  dai  diplomi  di  Carlomanno 
verìsimilmente  è  desunta  la  croce  del  «  signum  9  di  Carlomagno,  nonché 
l'espressione  «  Karlo  magnus  »  nella  intitolazione.  Autentico  è  certamente 
il  frammento  di  sigillo,  la  cui  leggenda  è  completamente  obliterata,  mentre 
deir  imagine  si  vede  la  testa  imperiale  coronata,  il  busto  quasi  intero  e  le  due 
braccia,  delle  quali  la  sinistra  impugna  il  globo  imperiale.  All'aspetto,  il 
sigillo  si  denuncia  dell'età  enriciana,  e  più  propriamente  del  periodo  di  £n- 
rico  III  re  ed  Enrico  IV  re  (cf.  Kaiscrurkundm  in  Ahhilàungen,  fase.  II  e  IV). 
Forse  sarà  stato  staccato  dal  diploma  di  Enrico  IV  conservato  in  originale 
alla  Novalesa,  e  ora  privo  di  sigillo.  I  sigilli  di  Enrico  III  variano  fra  mm.  53 
e  75  di  diametro,  e  quelli  di  Enrico  IV  fra  mm.  56  e  87,  secondo  la  de- 
scrizione fattane  dal  Bresslau  {Die  Siegd  &c.  in  N.  Archiv,  VI,  565  sgg.). 
Parecchi  regesti  si  leggono  sul  verso,  e  tra  essi  il  più  antico  è  della  fine 
incirca  del  secolo  xiv:  «  Privilegium  Karoli  magni  imperatoris  ».  Non  manca 
un  regesto  diffuso,  contrassegnato  con  a  A[ndreas  de]  Provanis  ann.  1 502  ». 

B  Copia  dei  secoli  xiv-xv  (Arch.  di  Stato  di  Torino,  Abbadia  della 
Novalesa,  busta  II).  Il  testo  è  in  carattere  del  secolo  xiv  (sino  a  «  -iussi- 
«  mus  »),  e  porta  al  fine  la  dichiarazione:  «  Ita  est,  facta  collatione  diligenter 
«  per  me  I.  Ravaisum  ».  L'cscatocollo  fu  aggiunto  da  mano  della  fine  del 
secolo  XV  incirca.  Sul  verso  due  regesti  sembrano  del  secolo  xiv  :  «  Copia 
a  privilegii  Kroli  (sic)  magni  imperatoris  »,  «  Exemplum  privilegii  Karoli 
ff  magni  ».  Il  primo  regesto  è  della  mano  che  trascrisse  il  testo.  La  tra- 
scrizione è  fatta  con  notevole  diligenza,  e  serve  a  completare  alcune  lacune 
oggidì  lamentate  in  A. 

C  II  falso  diploma  di  Carlomagno,  in  tempi  recenti,  servì  di  fonda- 
mento ai  diritti  dell'abbazia,  dalla  quale  fu  prodotto  nei  giudizi.  Se  ne  fe- 
cero quindi  molte  copie  autentiche,  e  se  ne  chiesero  parecchie  conferme 
officiali.  Queste  numerose  trascrizioni  non  hanno  che  un  valore  molto  me- 
diocre, e  basterà  quindi  intorno  ad  esse  un  cenno  fuggevole.  Notiamo 
adunque:  i)  Copia  27  aprile  1444,  trascritta  da  Vincenzo  Sesterio  notaio  di 
Susa  addì  14  novembre  1448,  e  a  noi  pervenuta  (Arch.  di  Stato  di  Torino, 
Abbaiata  della  Novalesa,  busta  II)  in  copia  contemporanea  non  autentica.  Il 
Consiglio  cismontano  fa  noto  che  il  priore  e  il  convento  di  S.  Pietro  della 
Novalesa  gli  presentarono  alcuni  privilegi  «  tam  ìmperialia,  quam  alia  parte  », 
integri,  muniti  di  sigilli,  e  non  sospetti.  Dopo  di  questo  preambolo  segue 
la  trascrizione  dei  seguenti  documenti:  a)  diploma  (falso)  di  Carlomagno, 
Pavia,  anno  474  (iic);  p)  donazione  (falsa)  della  contessa  Adelaide,  anno  1039; 
Y)  donazione  di  Uberto  conte  di  Moriana,  anno  1093;  8)  donazione  di  Tom- 


I.    ACTA.  S3 

maso  conte  di  Moriana,  anno  1204;  •)  conferma  di  Amedeo  (IV)  conte  di 
Savoia,  anno  1333.    Segue  Tautenticazione  del  notaio  «  magister  Petrus  de 
«Camera»,  Torino,- 27   aprile    1444.     2)  Due  copie  del  20  gennaio  1468 
(Arch.  e  loc.  cit,  busta  II),  nelle  quali  sta  aggiunta  la  conferma   data  dal 
duca  Amedeo  (IX,  il  beato)  in  data  di  Pinerolo,  20  novembre  1466.     3)  Altra 
trascrizione  colla  data  del  20  gennaio  1468  (Arch.  cit.  Abba:(ia  della  Novahsa, 
parte  «  da  ordinare  d,  busta  LXVII)  coi  soliti  diplomi  di  Carlomagno,  Ade- 
laide, Uberto  &c.    In  fogli  separati,  le  conferme  originali  di  Carlo  duca  di 
Savoia,  15  dicembre  1484,  della  duchessa  Bianca,  25  agosto  1490,  del  duca 
Filippo,  IO  maggio  1496,  del  duca  Filiberto,  17  febbraio   1498,  e  del  duca 
Carlo  II,  29  ottobre  1505.    4)  Copia    1493  (Arch.  e  loc.  cit.,  busta  II)  dei 
soliti  diplomi  di  Carlomagno,  Adelaide,  Uberto  &c.,  fino  alla  conferma  della 
duchessa  Bianca,  1490.     5)  Trascrizione  in  data  27  gennaio  1468,  coi  soliti 
diplomi  di  Carlomagno,  Adelaide,  Uberto  &c.    Pendevano  quattro  sigilli.    Uni- 
sconsi  separatamente  le  conferme  di  Bianca  &c.,  e  specialmente  vari  diplomi 
di  Emanuele  Filiberto.    6)  Altra  trascrizione  del  27  gennaio  1468,  coi  soliti 
diplomi  di  Carlomagno  &c.    Pende  il   sigillo  in  cera  lacca  («  [S.  Amajdei 
«ducis  Sabaudie»),  chiuso  in  cassetta  di  legno.     7)  Addi  15  luglio  1586  il 
Senato  di  Carlo  Emanuele  (I)  curò  la  ratifìcazione  e  la  trascrizione  dei  pri- 
vilegi.    Di  tale  trascrizione  ci  sono  pervenuti  var}  esemplari.    Il  più  impor- 
tante è  quello   datoci   da   un  fascicolo  in   carattere  del  secolo  xvi  (arch. 
deir  Economato  di  Torino,  Cronaca  ecclesiastica,  documenti  e  storia  di  abbazie  del 
Piemonte,  busta  II),  dove  il  diploma  falso  di  Carlomagno  è  privo  di  escato- 
coUo,  che  invece  fu  aggiunto  in  seguito  all'atto  27  gennaio  1468.     Una  copia 
relativamente  tarda  trovasi  in  un  volume  di  cause  del  1607  (Arch.  di  Stato, 
Abbadia  della  Novalesa,  busta  XLVII),  ed  altra,  presso  a  poco  contemporanea, 
manca  di  ogni  indicazione  cronologica  (neir  arch.  dell'Economato,  Cronaca 
tcclesiastica,  busta  II);  un'altra  del  173 1,  firmata  «Rinaldi»,  ed  eseguita  per 
ragione   di   causa  civile,  s'intitola  oc  Copia  de'  privilegii  della  giurisditione 
«  de  Novalesa  e  Venaus  »  (Arch.  di  Stato,  Abbadia  della  Novalesa,  busta  I). 
Vi  si  contengono   i   soliti  documenti,  fino  alla  conferma  di  Amedeo  (IX) 
del  1466,  oltre  a  vari  atti  di  Emanuele  Filiberto  o  de'  suoi  tempi.    8)  Qui 
si  aggiunge  la  notizia  di  un'altra  trascrizione  simile  alle  precedenti,  e  con- 
tenente i  documenti  di  conferma  sino  al  1567  almeno;  questa  fu  rinvenuta 
in  Susa  nel  1755,  e,  dopo  un  esame   fattone  presso  l'archivio  di  Corte  di 
Torino,  fu  depositata  presso  l'archivio  governativo  di  Susa,  donde  recen- 
temente scomparve.    Di  ciò  tenne  parola  il  eh.  barone  G.  Claretta,  StdU, 
peripe'^ie  occorse  a  documenti  spettanti  al  monastero  della  Novalesa,  nel  giornale 
V  Indipendente,  Susa,  4  settembre  1892. 

D  Ben  poco  valore  possono  avere  ormai,  per  la  crìtica  del  testo,  le  tra- 
scrizioni e  le  stampe  di  tarda  età.  L'Ughelli,  Italia  sacra,  i"  ed.  IV,  1427, 
e  2*  ed.  IV,  1023-24,  lo  diede  «ab  autentico  exemplari».  Dalia  prima  edi- 
zione lo  riprodusse  il  Le  Cointe,  Ann,  eccles.  Fr ancor.  (Parisiis,   1676,  VI, 


4ì4)t  cIk  Io  accocnpigiij  tao  aa  oiùdo  coamaxa,  (fi  cui  parlernoo.  Senza 
dtuione  di  l'onte  Io  pubblicano  A.  EteLUi  Cbosa,  op.  eh.  Snpplem.  pp.  4-6, 
e  RocREX,  op.  cil.  pp.  6S-71-  B.  Bioako,  1711,  non  ne  curò  U  inserzione 
nella  xoa  raccolti;  donde  si  pnò  jt^^oìic  ch'ali  n  fosse  accorto  dell*  sua 
filtill.  Dal  Della  Chiesa  e  Jall'Ugheliì  (1'  ai.)  io  Iraxcriw  G.  T.  Tet- 
BAHEO,  Op.  ctt.  ToL  I.  E.  De  Levh  io  una  itdle  sue  copie  del  Cbroniicti 
Novatiiienit  lo  ttatcrìve  togUcniiolo  dal  pseudorìginale,  con  sigillo,  allora  esi- 
stente nell'ucbivici  dell' Ecmomato;  ma  non  lo  fa  seguire  da  osservaiionc 
alcuna.  P.  Datta  {.Mch.  kùL  ^r ,  Otvt.  I,  i}-S4),  lo  ristampa,  dicendo 
di  servitsi  dell' •  originale  ■,  ma  in  nota  ricorda  che  il  Marauni,  al  qoale 
sembra  accosursi,  ne  avea  pona  io  dabbio  l'iuteaiiciti  ;  egli  peri  lo  attrìbniice 
air874,  avendo  letto  quest'anno  nella  daiatione.  U  MitHLULCiieR  ginstamente 
sostiene  che  t  pcrfenameote  falso  senza  alcmi  tipo  genuino  ;  non  convengo 
peraltro  con  Ini  dove  afierma  che  il  cronista  Novaliciense  ne  fece  UM. 


È  inutile  ogni  discorso  a  provare  falso  il  presente  documento,  poiché  ule 
si  manifesta  con  piena  cridenxa,  sia  per  i  suoi  caratteri  paleografici,  sia 
per  la  imperfezione  colla  quale  si  ripeterono  le  formole  diplomatiche.  Essa 
sembra  citato  nel  diploma  della  contessa  Adelaide,  10)9;  ma  questo  fatto,  se 
pur  fosse  accertato,  poco  d  gioverri>be,  iranandosi  di  un  altro  documento  apo- 
crifa. È  vero  peraltro  che  il  diploma  di  Adelaide  ticorda  appena  vagamente 
il  diritto  stradate  provenuto  all'ablmia  •  ex  dono  domni  Karolì  serenissimi 
«imperaiorìs  »;  dalle  quali  parole  non  siamo  autorìziatì  a  credere  che  vi  si 
alluda  proprio  al  diploma  presente.  B  neppure  quanto  segue  sul  niontc  Ce- 
nbio,  sulla  fonte  Varcìnisca  Ac.  basta  a  chiarire  nel  senso  predetto  quella 
testimonianza.  Pare  poi  che  sia  stato,  in  parte  almeno,  desunto  dal  diploma 
del  conte  Uberto,  loqi,  pervenutoci  in  copia  del  secolo  xiv,  confermato  dal 
conte  Tommaso,  1204,  e  da  Amedeo  IV,  ii;;.  Infatti  alcune  frasi  del  nostro 
documetito  (n  loiam  Novaliciensem  vallem  ...  a  desensu  collii  qui  est . . .  usque 
■  ad  fontem  Varciniscam  »)  k-  troviamo  nel  diploma  dei  loiJi.  Ancora  vuoisi 
avvertire  che  questo  ultimo  documento,  che  potrebbe  anche  essere  interpo- 
lato, ha  siretta  relazione  col  falso  diploma  dì  Adelude,  nel  quale  pure  si  ri- 
corda la  fonte  Varcìnisca,  La  falsifìcailone  del  diploma  dì  Adelaide  à  presso 
a  poco  contL'mporanea  a  quella  del  diploma  di  Carlomagno,  quantunque 
non  si  possa  negare  che  l'aspetto  pakogta6co  ce  lo  farebbe  attribuire  alla 
fine  del  secolo  xti.  Se  fosse  provato  che  tale  diploma  di  Adelaide  accenna 
al  presente,  co! l'espressione  testé  esaminata,  dovremmo  far  risalire  quest'ultimo 
ad  epoca  anteriore  al  primo,  quantunque  la  paleografìa  sembri  indicare  l'oppo- 
sto. Siccome  peraltro  quella  ipotesi  è  lutt'attro  che  provata,  cosi  finora  sem- 
brano preferibili  i  criteri  paleografici.  Vedremo  poi  un  indillo  che  sembra 
Ear  ritardare  a  dopo  il  tjj}  la  falsificazione  del  diploma  di  Carlomagno. 

La  falsiti  del  nostro  documento  fu  riconosciuta  forse  per  la  prima  volta  dal 
Lb  Coihte  (op.  cit.  pp.  434-36),  nel  1676,  il  quale  nega  l'esistenza  di  Claudio 


I.    ACTA. 


varavo  di  Torino  a  quel  lempo.  Impugna  la  n  tilulatio  a,  la  d»u,  U  pre- 
Kou  di  Evasio  vescovo  di  Atti,  e  riconosce  un  anacronismo  □cU'cseuzìotie 
del  monastero  da  ogni  altra  dipendenza,  che  non  sia  V  imperiale.  Fra  Doi  si 
(omindò  ad  impugnare  il  documento  dagli  eruditi  del  secolo  scorso.  Spet- 
tino al  1750  incirca  due  trascrizioni  del  diploma  di  Carlomagno  coll'aggiunta 


i  DÌ$: 


onfir 


favo 


oli  Magn 


ali- 


stratur  (Arch.  di  Stato  di  Torino, 
Uè  due  trascrizioni,  la  delta  didascalia 
i.  D.  Grassy  parodio  S.  Mar- 
na nota  pare  attribuire  questo  lavoro 
na  in  forma  anonima,  della  medesima 


ciensis   fabulosam  esse   dem 

M.  d.  Noi'oUsa,  busta  XIV).    Io  un: 

procede  ancora  co«l :  ab  admodur 

lini  Postae  C?)   in    Sabaudla. 

diico  al]*anno  1729.     Un'altra  copia 

Disserlatlo  leggesi  in  calce  ad   altri  trascrizione  del  contrastato  diploma 

(Arch.  e  loc.  cit.,  busta  II),  annessa  ora  al  falso  originale  e  alla  suit  più  an- 

Dci  copia.     La  dissertazione  impugna  la  intitolazione,  il  ricordo  di  Ugo  e  dì 

Lodovico,  l'assurda  «iussion  pontificia,  il  titolo  d'imperatore  assunto  prima 

del  tempo  da  Carlomaj^no,  la  presenza  di  Claudio  vescovo  di  Torino,  e  ter- 

raioa  cosi:  «  ei  quibus  omnibus  satis  abunde  constat  hoc  monumcntum  meram 

•  putidamque  fabulam  esse  a  quodam  impfrìto  in  gratiam  Novaliciensis  ab- 
■  bitiie  condctam  u.  Una  lunga,  erudita  e  penetrativa  dissertazione  contro 
l'iotenlicilà  del  diploma  scrisse  s  giovane  b  ancora  G.  T.  Tekraneo,  io  let- 
tera (non  datata)  all'jvv.  Francesco  Ribolet,  e  fu  da  lui  inserta  nel  suo  Tabu- 
lurium  ciL  voi.  I  ;  una  copia,  di  mano  di  C.  Cazzerà,  trovasi  fra  i  ManoicHUi 
dell'Accademia  delle  scienze  dì  Torino,  serie  E  (verde),  mazzo  V,  fase.  28. 
Ne  critica   la  formoli   invocatoria,  che   trova    propria   de'  «  tempi   di    Carlo 

•  Crasso  »,  la  titolazione,  il  nome  di  «  Carlo  n,  il  soprannome  di  ■  magnus  u, 
i  titoli  da  luì  assunti,  l'epiteto  di  «  consanguineo  »  dato  a  Frodoino,  desunto 
di  uaa  interpretazione  probabilmente  inesatta  di  un  p.isso  del  Cbronicou,  il 
Unno  sul  supposto  suo  figlio  Ugonc,  la  data  &c.  11  passo  poi  concernente 
i  luoghi  donati  (a  totam  Novaliciensem  vai  1  era  u  &c,)  fii  esaminato  da  un 
woniiDO  (Arch.  e  loc.  cit,  busta  LVIll),  il  quale  dice  che  essi  furono  iran- 
quillaniente  posseduti  dall'abbazia  sino  al  1773,  e  cita  alcuni  documenti  (atto 
del  1  agosto  1279;  per  questo  cf  le  mie  Kkcrcbi  cit.  pp.  183-88;  e  const- 
goaraenti  19  marzo  1456  e  If  agosto  1495)  dai  quali  emerge  il  possesso 
efieitivo,  da  parte  dell'abbazia,  di  quei  siti,  i  quali  comprendono  Novalcsa, 
Vcoaus  E  Ferriera.  La  data  del  1773  non  corrisponde  certo  alla  compilazione 
itila  dissertazione  del  Terraneo,  il  quale  era  morto  nel  1771;  avendo  egli 
scritto  quel  lavoro  in  giovane  età,  ed  essendo  nato  nel  1714. 

Il  Terraneo,  siccome  dicemmo,  cerca  di  dimostrare  che  il  diploma  dì 
Catlomagno  è  posteriore  al  ChranUon.  Prima  di  prendere  in  diretta  conside- 
tiiione  il  suo  argomento  ò  conveniente  avvenire  alcune  relazioni  toponoma- 
stiche esistenti  fra  il  falso  diploma  ed  il  Cbrotticon.  Il  falso  diploma  dice  che 
CirioRiagno  donò  s  curtem  Gabìanam  cum  mille  mansis  ad  ipsatn  pertinen- 


J^  MONUMENTA    NO  VA  LIC  lENS  I A 

<c  tibus  ».  Quel  passo  è  una  modificazione  di  questo  del  Chronicon  (lib.  in, 
cap.  14  al  fine)  :  «in  Italia  cortem  magnam  nomine  Gabianam,  ubi  cum  apen- 
«  dices  suae  erant  mansos  mille  »,  in  cui  si  hanno  formole  più  antiche.  Il 
falso  diploma  parla  dei  doni  «  in  partibus  Francie  »  e  ce  in  Italia  »,  e  il  cro- 
nista (lib.  ni,  cap.  25)  dice  che  Carlomagno,  per  amore  di  suo  figlio  Ugo 
e  di  Frodoino,  concesse  «  cortes  in  Italia  seu  in  regno  Francorum  atque 
<c  Burgundionum  ».  Secondo  il  £ilsario,  Carlomagno  regalò  ancora  «  vallem 
«  Bardoniscam  cum  castro  Bardino  »,  a  preghiera  dei  figli  Lodovico  e  Ugo  ; 
e  il  cronista  (alludendo  al  diploma  accennato  da  Lotario  I,  io  ottobre  845) 
dice  che  Lodovico,  insieme  col  padre  Carlo,  donò  «e  vallem  Bardiniscam  cum 
«  castro  Bardino  ».  Anche  il  cenno  sulla  corte  Arva  a  Liana,  nel  territorio 
di  Maurienne,  è  tolto  dal  medesimo  luogo  del  cronista  (lib.  in,  cap.  26); 
da  altro  passo  del  Chronicon  (lib.  ni,  cap.  30)  dipende  il  cenno  sulla  dipen- 
denza del  monastero  di  S.  Medardo  da  quello  della  Novalesa.  In  tutti  questi 
passi  è  evidente  che  il  falsario  usufruì  delle  notizie  del  cronista,  senza  esa- 
minare se  nella  mente  del  medesimo  dipendessero  da  uno  o  più  documenti  ; 
e  oltre  a  ciò  ne  ripulì  lo  stile. 

Il  cronista  (lib.  in,  cap.  2)  pone  sotto  il  regno  di  Liutprando  un  sant*  Evasio 
vescovo  di  Asti,  errore  che  si  può  spiegare  facilmente.  Ci  è  pervenuto  un 
diploma  in  lamina  di  piombo,  indubitatamente  apocrifo,  e  composto  fra  il 
cadere  del  secolo  xii  e  il  principio  del  xm  (cf.  quanto  ne  dissi  in  Appunti 
suUa  storia  di  Asti,  Venezia,  1891-92,  p.  74  sgg.),  ma  avente  per  base  un 
documento  antico.  Quel  documento  è  dato  al  «  beato  Evasio  »,  che  doveasi 
intendere  per  il  patrono  e  rappresentante  della  chiesa  di  Asti.  Il  falsario 
avendo  trovato  questo  nome  nel  Chronicon,  per  rendere  più  solenne  il  diploma 
da  lui  composto,  lo  associò  al  nome  di  Claudio  vescovo  di  Torino,  che  gli 
era  noto  forse  dal  placito  del  maggio  827,  e  che  di  certo  trovava  nel  Chro- 
nicon stesso  (lib.  m,  cap.  18),  le  cui  parole  egli  aveva  indubitatamente  sot- 
t'occhio.  II  falsario  credette  desumere  la  data  dal  diploma  genuino  inserto 
nel  Chronicon  dopo  la  fine  del  v  libro,  ma  commise  un  errore  curioso, 
poiché  confuse  la  data  di  quel  diploma,  con  quella  delFapparizionc  della 
cometa,  avvenuta  secondo  il  cronista  a  anno  ab  incarnatione  domini  nostri 
«  lesu  Christi  .dccclxxiiii.,  indict.  .111.,  mense  iunii,  feria  .vi.  ».  Venendo 
ora  al  Terraneo,  egli  trova  che  giammai  Carlomagno  appellò  Frodoino  suo 
<c  consanguineo  »  ;  tale  denominazione  messa  innanzi  dal  falsario  dipende  dal 
Chronicon,  lib.  in,  capp.  i  e  2,  secondo  il  quale  quell'abbate  era  figlio  di  Ma- 
gafredo,  il  quale,  «  ut  nonnulli  tradunt,  lineam  consanguinitatis  ab  ipsis 
«  regibus  Francorum  priscis  traxisse  temporibus  »,  locchè  ad  ogni  modo  è 
ben  altra  cosa.  Insomma  tutto  ci  conduce  a  conchiudere  che  il  Chronicon 
fu  tra  le  fonti  del  falso  diploma,  e  non  viceversa. 

Il  Terraneo  trascrive  dall'opera  ora  perduta  di  mons.  Della  Chiesa  una 
lunga  serie  di  «  adnotationes  ineditae  »  ad  interpretazione  di  parole  e  formole 
usate  in  questo  diploma. 


I.    ACTA.  57 

H  nostro  documento  venne  falsificato  per  isvolgere  il  contenuto  del  testa- 
mento di  Abbone,  e  quindi  per  assicurare  il  dominio  dell'abbazia  su  Venaus, 
Novalesa,  Ferrera  &c.,  su  tutta  la  valle  al  settentrione  di  <c  Lostad  »  (regione 
che  comincia  alla  Brunetta,  cioè  a  dire  in  prossimità  di  Susa),  ed  ha  quindi 
relazione  col  falso  diploma,  1039,  di  Adelaide  ;  fu  adoperato  più  volte  nelle 
controversie  di  natura  giuridica.  Gli  «  uomini  »  di  Novalesa,  Venaus,  Ferrera, 
Bard  (luogo  sopra  un  monte  che  sovrasta  all'abbazia)  &c.  addì  22  febbraio  1322 
prestarono  a  fidelitatis  homagium  »  a  Lantelmo  priore  della  Novalesa,  con 
nn  documento  (arch.  e  loc.  cit.,  busta  V)  dal  quale  estraggo  :  a  domino 
cNovaliciensi  priori,  cui  de  iure  et  antiquata  et  approbata  consuetudine, 
flargitione  et  concessione  serenissimi  Karoli  magni  et  domine  Adelasie  et 
csuccessorum  suorum  et  confìrmatione  dominorum  comitum  Sabaudie  sunt 
f  submissi  ».  Gli  stessi  a  uomini  »  ripeterono  V  identico  giuramento  il  30  mag- 
gio 1336  (ivi,  ibid.),  ricordando  le  disposizioni  «serenissimi  Karoli  magni  im- 
cperatoris  et  antecessorum  et  successorum  eius  ».  AI  principio  del  secolo  xiv 
qaindi  il  documento,  non  solo  esisteva,  ma  era  accettato  per  autentico.  Nella 
conferma  dei  privilegi  dell'abbazia  fatta  addì  21  maggio  1233  (l'originale  si 
conserva]  presso  l'arch.  e  loc.  cit.,  busta  III),  Amedeo  IV  ricorda  (come 
avviene  nelle  conferme  anteriori,  sino  da  quella  del  conte  Uberto,  io  mag- 
gio 1093)  la  conferma  di  Adelaide,  ma  non  quella  di  Carlomagno.  C'è  quindi 
a  dubitare  che  in  detto  anno  il  falso  diploma  non  fosse  stato  ancora  com- 
posto.   Trattasi,  ben  s'intende,  di  un  dubbio,  non  di  cosa  provata. 

SiCKELfAciaKaroL  Acta  spuria, p.425  ;  Mùhlbacher, Reg.d.Karohn,  162. 

•  In  nomine  sanae  et  individue  Trinitatis.     ego  Karlo  Magnus     Cttionumo,  p*- 

•  .  .  °  °  tristo  dei  Romani, 

divina  illustrante  clemencia,  honore  regni  et  Romanorum  patri-  *  petwone  dei  tuo 

*^  *  consenguineo  Pro- 

datu  predignus,  Consilio  ;  domni  apostolici  prò  Dei  amore  et  re-  ^So  uVLóS*c5" 
medio  illustrissimi  patris  et  matris  nostre  (•)  ac  propter  peticionem 
5  domni  consanguinei  nostri  Frodoini  Novaliciensis  abbatis  et  Ugonis 
filii  nostri  eiusdem  cenobii  monachi  ipsi  monaster[io](^),  in  honore 
beatissimorum  apostolorum  Petri  et  Pauli  et  Andréé  constructo,  fon/«nna  i  pnM- 

^  '    legi    concessi    é1 

omnes  terras  et  proprietates,  unde  domnus   Abbo  patricius  eam  SoJiVw^'da  "*!"* 
ecclcsiam  ditaverat,  cum  [ojmni^^)  integritate  et  pertinenciis,  sicut  prop*n^*^adie  p1J| 

..  Ali         •  •••  .  «T^...  .       pino  e  I  possessi 

IO  per  precepta  ipsius  Abboms  patricu  et  patns  nostri  Pipini  perti-  In  queiu  contide 
nere  videntur,  corroboramus  et  penitus  confirmamus,  terciam  vi- 
delicet  partem  Secusine  vallis,  cum  lercia  parte  districti,  tam  in 
|m[o]ntibus  (**>,  quam  in  planiciis  et  aquis,  et  totum  Lcstadium,  a 

•  — 

(a)  A  nr////        (b)  A  monastcr/////    Antiche  trascrizioni  monasterio        (e)  A  ////ni 
Antiche  trascrizioni  omni        (d)  A  m////tibus      Antiche  trascrizioni  montibus 

Monumenta  Novaliciensia.  4* 


#.1  j  ::#:eit 


-^  11 


^  fiiTt-TT  ?JC3rfipRTT?  2 


jlirc  c//?/>v*jf-i^,i//r»^^,  r*{  -;  ..^^;  vr:  piede 


Mttét/M  ^Mfhttt  ìt0ftft0  m*t4t^*'»\t  4m  m4tn^  mnti<*  £  ridetta  «  ^:ls  r/x^x  .v#  *im,auTZ4  m- 
^ÌHhl0  tft  f^Mf^ft  ^fim*hvt.       f$  /)'ij       A  lift  antiche  trAier  igieni  CZJi  {i}  In  A  U 

0iHfé  tk0  f^tt  t4  ftrfft'iHHti  in44<ml0  ntlU  n»U  prt cedente,  mutò  U  fewm^zims  Uttrr*  m  e 


I.    ACTA.  59 

vel  inmobilibus,  terris,  vineis  scili cet  et  campis,  silvis,  pratis, 
pascuis,  aquisy  aquarumque  decursibus,  molendinis,  piscacionibus, 
ripis,  abitacionibus,  edificiis,  ecclesiis,  castellis,  villis,  servis,  an- 
dllis,  aldionibus  et  aldiadis»  auctoritate  doinni  pape,  cuius  ius- 
J  sione  hec  fecimus,  prorsus  corroboramus  et  confirmamus.  in- 
super edam  prò  anime  nostre  salute,  eiusdem  cenobii  perpetua 
tran[qu]illitate  (•)  volumus,  adque  nostra  imperiali  actoritate  C**> 
precipimus,  hac  quoque  preceptali  pagina  corroboramus,  quatenus 
prelibatum   cenobium  nulli  de   [c]e[t]ero  (*\  nisi  nostre  dicioni 

IO  subiaceat  solummodo  et  successorum  nostrorum,  et  ab  omni 
archiepiscoporum,  episcoporum,  ducum,  comitum,  marchionum 
ceterorumque  hominum  dominio  liberum  et  absolutum  perma- 
Dcat,  nec  ullo  tempore  cuiquam  successorum  n[ostrorum]  (**)  pre- 
nommatum  cenobium,  vel  que  ad  ipsum  pertinere  videntur,  hac 

^  preceptali  pagina,  seu  quolibet  scripto,  alieni  persone  tradere,  vel 
in  ben[e]ficium  (*)  concedere  liceat,  set  omni  tempore  imperatorie 
sit  tantummodo  potestati  s[ubie]ctum  (^\  precipientes  itaque 
iubemus,  et  hac  nostra  corroboracione  firmamus  [ut  nu]llus(«)  dux, 
archiepiscopus,  episcopus,  marchio,  comes,  vicecomes,  gastaldio, 

20  nuUa  regni  nostri  magna  parvaque  [persona]  (**^  de  omnibus  que 
ad  iamdictum  monasterium  per  h[e]c  (')  precepta,  vel  alia  scripta 
seu  alio  modo  pertinere  videntur,  vel  de  districto  ipsius  mona- 
sterii,  sicut  in  aliis  preceptis  abetur^''^,  inquietare,  vel  molestare, 
vel  devestire  sacratissimum  iam  dictum  locum  aliquo  ingenio  pre- 

^5  sumat.  si  quis  [igitur]  ^^^  huius  nostre  confirmacionis  et  largitatis 
preceptum  rumpere  presumserit,  sciat  se  compositurum  auri  obtimì 
libras  mille,  medietatem  camere  nostre  et  medietatem  iamdicto 
cenobio  suisque  rectoribus.     quod  ut  luce  clarius  credatur  et  omni 


(a)  A  tr2n//////illitate      B  tranquillìute      AUrt  antiche  trascrizioni  tranqaillitate 
0  tnnquilitatc         (b)  B  auctoritate  (e)  A  ////e/////ero      B  cetero      Altri  antiche 

traseriiioni  cetero  o  cettcro  (d)  A  n////////////////      Antiche  trascrizioni  nost^oram 

[t)  A  e  B  benfìcium       Altre  antiche  trascrizioni  beneffidnm^  beneficium  (f)  A 

*lllll//ctam      B  e  altre  antiche  trascrizioni  subiectum  (g)  A  //////////llus      B  ed 

altre  antiche  trascrizioni  ut  nullus         (h)  Parola  accidentalmente  omessa  in  A,  ristahi- 
ìiia  in  una  copia  del  sec.  xvn,  (i)  A  UIIHU      B  e  altre  antiche  trascrizioni  hec 

(k)  Parola  in  A  aggiunta  interlinearmente,  ma  obliterata  e  quindi  tralasciata  in  B  e  in 
oltre  antiche  trascrizioni.        (1)  Questa  parola  pare  suggerita  dal  senso. 


tempore  inviolatum  conservetur,  manu  propria  roborantes,  sigillo 
nostro  signari  iussimus. 

Signum  ^  Karoli  magni  g!oriosi[ssi]uii'"'  regis. 

^  Ego  Maldanarius  Karoli  magni  notariiis  cognovi  et  [sub]- 
scripsi. 

^  Signum  Evasius''"'  episcopi  Astensìs. 

Ego  Evrardus  magni  Karoli  cancellarius  cognovi  et  subscripsi. 

Signum  ^  Anrici''^  archiepiscopi. 

Signum  ^  VitgariiW  episcopi. 

Claudius  episcopus  Taurìnensis  cognovi  et  subscripsi 

Ego  Romualdus  coDies  cognovi  et  subscripsi. 

SigQuoj  ^  Glarinci  archiepiscopi. 
(S) 

Ego  Rìsparlus  comes  cognovi  et  subscripsi. 

Ego  AchineriusW  comes  cognovi, 

Boso  comes  cognovi. 

Data     Ticinensi     palacio,    anno    ab    incarnacione 
.D.cc.LXxiiii.  C  indicione  .vi.,  mense  iunii,  feria  .vi. 


.si. 

1 

Dòmini 


779   maggio  23. 

Fonti.  Unica  fonte  è  il  Chrcnkcn,  dove  il  diploma  è  trajcritto  subilo 
dopo  la  fine  del  libro  v.  Il  documento  vi  è  trascritto  interamente,  iranae 
l'BactuniB.  Di  qui  dipendono  tutte  le  edizioni:  Muratori,  Antìq.  JtalVl, 
971-7)  (=  G.  T.  Terraneo,  op.  c!t.  I,  a.  779);  C.  Conbetti,  Moh.  bisU 
patr..  Script.  Ul,  78;  L.  Bethmasn,  Mub.  Geem.  bìst.,  Script.  VII,  121;  un 
esiraito  pnsao  Boucluet,  RuuiU  det  ìmtar.  dei  Gaults,  Paris,  17+4,  V,  744, 

(1)  A  gloriosiml       B  i  altri  antiche  trascrizioni  glotiosiuimi  (bj  In  A  la  s finali 

lénhra  lavala,  cosi  chi  avemmo  Euasiu,  faJJ'uK/ma  asta  dtHa  a  alquanta  ehlUirata,  UccH 
puri  ehi  situi  valuto  ridarrt  qutila  parola  a  Eùiuiì  B  Euasini  Aliti  anKcbt  itucri- 
\ioni  Enuini  (e)  B  t  altre  antichi  Irascri-^ioni  Henricì  (d)  B  Vngui       AUrt' 

antichi  Iraicritfiini  Vuguii  o^Hungatì         (e)  B  i  allre  auUcbt  (i-aiCfiiimii  arehinerim- — 
(f)  A  dapprima  avna  dni  (mi  ihu  xpi?)  .D.c.c.ctxxiiii.    Pai  H  prima  nana  n  IrvAr^j 
rana  It  parole  nri  ihu  »pi  (dilli  quali  unii  non  jobo  pinanunlt  sicuro}  i  a  riimpiirt  Io' 
spa^a  li  Iraiperli    la  »;  (i  soppresse  farsi  allora  anche  l'ultima  e,    cht  rituali  jiiMt- 
thlitirala,  casi  che  la  liHura  divenne  .n.c.c.tsxiui.,   e  perdi  il  più  sj 
Uste  ittfaili  .DCCLxxntjio.     Ma  l-ahUteravane   della   lir^a  e    non  t  ei 


I.    ACTA.  él 

n.  48  (alla  medesima  pagina  dello  stesso  volume  nella  seconda  edizione, 
BouauET-DELiSLE,  Parls,  1869).  Dal  lato  diplomatico  lo  esaminò  il  Sickel, 
Witncr  SitT^ungsber,  XLVII,  227  e  Urkundtnìehre,  n.  133.  Le  note  cronolo- 
giche, che  nelle  vecchie  edizioni  oscillano,  sono  realmente  quali  le  danno  il 
Bethmann  e  il  Combetti:  «  anno  xi™o  et  v*°  ».  Per  il  testo  rimando  all^edi- 
zione  del  Chronicon, 

SiCKEL,  Acta  Karol.  K  72;  Mùhlbacher,  Reg,  d.  KaroL  n.  216. 

Carlomagno  re  dei  Franchi  e  dei  Longobardi  e  patrizio  dei 
Romani,  accogliendo  la  preghiera  fattagliene  dall'abbate  Frodoino, 
conferma  in  favore  del  monastero  dei  Ss.  Pietro  ed  Andrea  della 
Novalesa  i  diplomi  concessi  dai  re  precedenti  e  specialmente  da 
suo  padre  Pippino,  il  quale  concesse  integra  immunità  al  mo- 
nastero, vietando  ad  ogni  pubblico  giudice  di  chiamare  in  giu- 
dizio gli  ingenui  ed  i  servi  del  monastero,  o  imporre  contri- 
buzioni ai  medesimi. 

xml. 

Circa  780? 

Fonti.  Nel  giudicato  dì  Bosone,  8  maggio  827,  citasi,  fra  parecchi 
altri  documenti,  anche  Toffersione  di  Unnone. 

Unnone,  figlio  di  Dionisio,  offre  al  monastero  della  Novalesa 
i  suoi  beni  situati  in  Oulx. 

XV. 

799? 

Fonti.  Il  testo  del  giudicato  andò  perduto,  ma  è  riassunto  nel  giudi- 
cato del  maggio  827.  Quanto  alla  data,  questo  soltanto  si  può  stabilire  che 
essa  è  anteriore  alla'  coronazione  di  Carlomagno.  V.  Krause  (Gesch,  des 
Imtilutes  der  missi  dominici  in  Mitth,  des  Inst.  fùr  dsterr.  Gcschichtsforschung, 
XI  [1890],  260,  n.  30)  lo  attribuisce  al  799. 

Wiberto  ed  Ardione  messi  di  re  Carlomagno  siedono  in  giu- 
dizio, insieme  con  Andrea  vescovo  (di  Torino)  (0.     Loro  si  pre- 

(i)  Di  questo  vescovo  Andrea  nul-  sede  di  Torino;  cf.  F.  Savio,  Gli  an- 
r  altro  sappiamo,  e  solo  per  legit-  tichi  vescovi  di  Torino,  Torino,  1887, 
urna    congettura  lo   ascriviamo   alla     pp.  29-30. 


6t  MOMDHENTA  NOVALtCIBNSIA 

sentano  Unoone  figlio  di  Diooisto  e  due  nKXud  dd  monaatero 
Nonlidcoie,  al  qnale  Uimooe  ara  ofièrto  tnno  fl  suo;  esà  Tcn- 
gtmo per (fifendeiB contro!  ■manenti*  diOnlx,  iqoaliiifiiitavano 
di  «SCTTÌre  sotto  coodizìooe*,  addocendo  una  «carta  dì  libertà» 
toro  concessa  dal  predetto  Dionisio.  Siccome  questa  caru  eiia 
cadntt  ndUa  prescrizione  trenieiuiaria,  cod  il  gindiao  viene  pco- 
nanp^TA  in  inott  di  Unnone  e  dd  mmastera. 


XVL 
8io  aprile  [Comiana]. 

Fonti.  A  L'ori^nale  indo  pentao.  Man  ksdue  £  tè  altra  tracda 
che  la  co|ria  Manente. 

B  Copta  (Ardi,  di  Stato  d[  Tordo,  Mmo)  sa  permeila,  in  carattere 
ndmuado  del  aecolo  ai,  che  in  qoaldw  ncsio  e  nella  fbcma  di  qualche  letUn 
ricorda  U  comro  in  coi  era  acrìtto  rorig^nale  (noto  i  neaii  cornvi  loliti  ;  ti, 
d,  ter,  la  a  eorrifa,  e  la  q  tagliata  per  aqooda);  giova  psahro  notare  che 
aicone  tnccie  £  aoAfO  tk  reggono  andic  od  regeno  mi  «no,  efac  anal- 
mente poMono  cooriderani  come  tcotatìn  d*  imitare  il  carattere  più  antico.  Lo 
■fono  fatto  per  riprodurre  il  cuattere  antico  t  patente,  quantunque  soltanto 
ben  di  raro  lo  scopo  ria  stato  raggiunto.  Le  uhinK  aste  ddla  m  e  ddla  n 
sono  rivolte  a  destri,  e  ciò  conferma  l'eti  che  abbiamo  attribuita  a  questo 
documento.  Le  sottoserìiioni,  al  fine,  sono  tutte  della  mano  che  scrisse  anche 
il  testo,  e  questo  fatto  sarebbe  sufficiente  ad  escludere  ch'esso  sia  originale. 
Non  k  poi  neanche  un  falso  originale,  maacaudo  l'inteniione  di  riprodurre 
tal  quale  il  carattere  del  principio  del  secolo  iic;  se  si  trattasse  di  una  falrifi- 
cazione,  si  sarebbe  tentato  almeno  di  variare  i  caratteii  nelle  sottoscrìiioni. 
L'autentidtA  poi  del  documento  non  soltanto  si  desume  dal  suo  contenuto 
(cf.  la  dissertatone  di  L.  Provana,  che  citeremo  al  $  C)  e  dalla  convenìeoia 
delle  fotmole,  ma  risulta  ancora  dagli  errori  del  copista,  &cilmente  spiegabili, 
quando  si  supponga  un  esemplare  corsivo.  Sul  verta  trovansi  i  regesti. 
L'amanuense  del  documento,  vi  scrisse:  ■  Cartula  quam  fedi  Teutcarius  ala- 
«maimus  SancU  Petrì  Movalìctensis  coenobii  de  villa  Quomoviana  tempore 

■  Frodoini  abbatìs  ».  Un'altra  mano  del  tempo  ripeti  le  sette  ultime  parole, 
scrivendo  peraltro  «  comoviana  ■,  Non  manca  un  regesto  di  Pietro  d'Alia- 
vardo,  che  giudicò  il  documento  come  una  conferma  di  un  dono  fatto  ■  per 
«Pipinum  patricium    et  Carolum    Magnum  »;   chiudesi   al  solilo:  «A.   de 

■  Provani),  de  anno  ijoi*.  Similmente,  nell'inventario  1512.  Cf  le  mie 
Rietrcht  sufftmiica  bOtVol.  &c.  p.  120. 


I.    ACTA.  6s 

C  Citato  dal  Rochez,  op.  cit.  p.  67,  che  lo  riguardò  come  autentico, 
questo  documento  fu  pubblicato  da  P.  Datta  (Mon.  hisLpatr,,  Chari,  I,  29-30, 
n.  15  =  A.  Bertolotti,  Cumiana;  noti:^ie  storiche^  Firenze,  1879,  pp.  16-17, 
in  pane).  Un  brano  ne  pubblicò  in  facsimile,  colla  relativa  accurata  trascri- 
zione, P.  Vayra  (//  museo  storico  di  Casa  Savoia,  Torino,  1880,  p.  305,  e 
tavola;  ovvero  Curiosità  di  storia  subalp.  IV,  562),  che  l'ebbe  per  originale. 
Koovamente  dalla  pergamena,  e  .per  intero  stampò  questo  documento  L.  Pro- 
vana (La  donai^oru  di  Teutcario  in  Misceli,  di  storia  italiana,  Torino,  1885, 
ser.  II,  IX,  243-44),  che  lo  accompagnò  con  una  eruditissima  illustrazione 
storico-topografica. 


^  In  nomine  (•>  Domini,  regnantes  domni  nostri  Karolo  et     Teotc«rio   ti 
Pipmo  excellentissimi^**)  reges  hic  in  Etalia  annis  regni  eorum  Jj^^l  xin" 
tregesimo  septimo  et  anno   tregesimo,  mense   abrile,  indicione  d?Kovd^.^ov 
teraa  teliciter.     sapiencia  hommum  m  Dei  timore  laudatur,  qua-  qiumto  poMkae 
5  litter  dum  advixerit  homo  in  hoc  segulum  bonis  agendis  operibus  LMouegroMoi 
in  fiitunim  sibi  premium  reponeat.    ideo  qui  ego  Teutcario  ala-  «•«■• 
mannOy  qui  sum  abitator  hic  in  finibus  Taurina  et  in  villa  qui 
dicitur  Quomoviana  ('),  considerante  me  Dei   omnipotentis   mi- 
sericordiam  et  prò  remedium  anime  mpf,  vel  de  coniuge  mea 

IO  Ricarda,  ad  presenti  die  indico,  firmo  et  concaedo  (*>  et  per  ista 
cartula  trado  in  aecclesia  sancti  Petri,  qui  est  constructam  in 
monasterium  Novalicio,  ubi  venerabilis  vir  (**)  Frodoino  abbas  esse 
videtur  terridoriam  vel  rebus  meis,  quam  abere  videor  in  fundus 
vigo  Quomoviana,  tum  casas  cum  edificiis,  fundamentis,  campis  et 

15  pratis,  vineis,  silvis^*),  pomiferis,  pascuis,  exidois^O,  cultum  et 
incultum,  tam  res  massarecialis,  quam  et  domnegalis,  seu  sortes 
in  munte,  vel  plano,  quam  et  in  alpe,  de  quantum  ad  manu  mea 
visus  sum  abere  in  fine  Comovianasca,  de  Monte  Grosso  (*>  usque 
ad  petram  Biciatis^'),  ex  integro  in  ipsum  sanctum  et  venera- 
ci) B  nm  che  può  anche  sciogliersi  in  nomen  (b)  B  precell.  La  correzione 
*on  è  tuttavia  onninamente  necessaria,  (e)  B  concedo,  dove  il  nesso  s  pub  aversi 
come  corrispondente  alla  semplice  e.  (d)  B  ubi  uobis  (e)  B  seluis  corretto  di 
prima  mano  in  siluis        (f)  Cosi  B.    Forse:  essedis^  exedis 

(i)  Cumiana.  (3)  Il    nome    topografico    «  petra 

(2)  Montegrosso,  casolare  tuttora  esi-     «  Biciatis  »,  non  ignoto  anche  al  te- 
stente.    C£  L.  Provana,  op.  cit.  p.  248.     staraento  di  Abbone,  viene  da  L.  Pro- 


64  MONUMENTA   NO  VALICIENS  I A 

bilem  locum  trado  in  potestate,  et,  ut  super  dixi,  ad  presenti  die 
in  anteaC*),  prò  remedio  anime  nostre,  ut  in  futurumC**)  nobis  do- 
minus  Deus  bona  retribuat  tantum,  et  quia  ad  me  semel  faaum 
est,  pronam  et  spontanea  bona  voluntate  mea  feci,  volo  ut  in 
antea  hunc  factum  meum  omni  in  tempore  qualiter  superius  indi-  5 
gavi  firmis  et  stavilis  permaneat,  ut  nec  quod  ego  Teutcario,  nec 
meis  heredes  de  admodum^*)  contra  huius  cartula  iudigati  meo 
ire  teraptare  nullo  modoW  debeamus.  et  si  exinde  egerimus 
antiquem^*)  velie  indice  veteremus  victos  recedamus.  ^^ 

Signum^manus  Teutcario,  qui  hanc  cartola  iudicadi   seu   i( 
ofersione  scrivere  rogavit  et  relectum  est. 

^  Ego  luvena  presbyter  (»)  rogatus  ad  Teudecario  in  hac 
cartula  manu  mea  subscripsi. 

^  Ego  Fredegauso  presbyter  («)  rogatus  ad  Teudecario  in  hac 
cartula  manu  mea  subscrìpsi.  ij 

^  Ego  Mauro  clericus,  germanus  luvenale  sacerdote,  rogatus 
ad  Teudecarius  in  hac  cartula  manu  mea  subscrìpsi. 

^  Ego  Aynfredus  rogatus  ad  Teudecario  manu  mea  per  teste 
meae^**)  scripsi. 

Signum  ^  manus  Rx)tari  alamanno  teste.  2C 

^  Ego  Petro  notarius  rogatus  ad  Teudecario  hanc  cartulam 
scripsi  et  subscrìpsi. 

(a)  B  uel  usa  La  differenza  fra  questa  frase  e  in  antea  è  assai  minore  di  quanto 
sembra,  se  pensiamo  al  nesso  corsivo  an ,  ed  alla  forma  corsiva  della  a  (aperta).  (b)  L'ama- 
nuense B  aveva  dapprima  scritto  d  per  X,  e  poi  corresse  il  suo  proprio  errore,  (e)  B 
admod  colla  d  prolungata  inferiormente  e  tagliata.  (d)  Dapprima  B  aveva  scrìtto  :  uUo, 
cui  poi  prepose  n  per  dare  luogo  a  nullo  coli' aggiunta  di  modo  (e)  Kon  è  proprio 
di  sicura  lettura  la  e  (f)  Queste  ultime  parole  racchiudono  parecchi  errori.     Dal 

lato  paleografico  non  e  impossibile  questa  restitu\ione  :  -  egerimus  ante  quemlibet  iu- 
dicem   tunc    nos  victos  recedamus  (g)  B  prb   che  può  anche  sciogliersi   presbiter 

(h)  B  mcae  ,  dove  si  avverta   che  il  nesso  x  si  usò  scrivere  per  la  semplice  e . 

VANA,  op.  cit.  p.  255,  identificato  con  Sangone,  situato  precisamente  sopra 
«  rupe  del  Besso  »,  colle  della  catena  il  «  Gran  Dubbione  »,  a  non  grande 
divisoria  tra  le  valli  del  Chisone  e  del     distanza  da  Giaveno. 


I.    ACTA.  6s 


XVII. 
800-814  circa?,  Pavia,  palazzo  regio. 

Fonti.  Il  testo  del  documento  è  andato  perduto,  e  viene  appena  accen- 
nato nel  placito  del  maggio  827. 

Alla  presenza  di  tre  scabini  agitasi  una  lite  tra  Frodoino,  abbate 
della  Novalesa,  ed  alcuni  «  consorti  »  (di  Oulx). 

XVIII. 
801-814. 

Fonti.  Il  testamento  di  Abbone  (vedi  sopra  doc.  11)  è  preceduto  dal 
diploma  di  conferma  dato  da  Carlomagno.  La  notizia  che  sopra  di  questa 
conferma  abbiamo  dal  Chronicon  Novaliciense  (lib.  in,  cap.  17),  dipende  sol- 
tanto dal  diploma  stesso,  che  il  cronista  vide  o  neiroriginale,  o  almeno  in 
una  copia  diversa  e  più  antica  di  quella  a  noi  pervenuta.  Riportammo  il  testo, 
per  quanto  ci  fu  tramandato,  in  una  col  testamento  di  Abbone;  v.  sopra 
pp.  18-19.  Il  Mabillon  (De  re  diplom,y  Lut.  Paris.  1709,  p.  507)  lo  credette 
dell'a.  805  ;  sulle  sue  traccie  procedettero  il  Muratori,  Rer.  Il,  Script,  II,  2, 
744-45,  e  il  Terraneo,  op.  cit.  I.  Dal  Mabillon  lo  riferisce  il  BouauET, 
op.  cit.  V,  770,  n.  90,  da  cui  dipende  il  Migne,  Patrol.  lai..  Opera  Caroli 
Magni,  I,  1035,  "•  23.  Il  documento  è  autentico,  ma  evidentemente  ritoc- 
cato, e  privato  dall'escatocollo;  cf.  Sickel,  UrJcundenhhre,  pp.  129  e  200,  n.  8; 
FiCKER,  Urkundenlehre,  I,  307-312;  Muhlbacher,  Reg.  d.  Karoh  n.  476. 

Sickel,  Ada  Karol.  K  246;  Muhlbacher,  op.  cit.  n.  476. 

Carlomagno,  esaudendo  la  preghiera  che  Frodoino  abbate  della 
Novalesa  gli  fece  a  mezzo  dei  monaci  Gislaranno  ed  Agaberto, 
fa  dai  suoi  notai  rinnovare  il  testamento  dato  da  Abbone  in  favore 
del  monastero,  trattandosi  di  un  documento  ormai  frusto,  a  ca- 
gione del  frequentissimo  uso  fattone  nei  placiti  dei  conti. 

XVIIII. 
801-814. 

Fonti.  Il  Chronicon  Novaliciense  (lib.  iii,  capp.  26  e  30:  cf.  cap.  25) 
parla  di  varie  donazioni  di  Carlomagno,  che  non  si  possono  ridurre  ai  do- 
cumenti noti.     Secondo  l'opinione  più  diffusa  il  cronista  avrebbe   desunto 

Monumenta  Novallcicnsia.  5 


66  MONUMENTA   NO VALICIENSIA 

queste  notizie  dal  falso  diploma  di  Carlomagno  (cf.  B£THMann«  nell*ediz.  del 
Chronicon;  MQhlbacher,  Reg.  d.  Karoì,  n.  162;  Cipolla,  Appunti  suUa  storia  ài 
Asti,  Venezia,  1891-92,  p.  91),  e  perciò  non  sarebbe  il  caso  di  far  di  esse 
conto  alcuno.  Ma  siccome  abbiamo  invece  sostenuto  l'opinione  opposta, 
perciò  dobbiamo  sospettare  l'esistenza  di  almeno  un  diploma  di  Carlomagno, 
diverso  da  quelli,  dei  quali  d  pervenne  il  testo.  Il  Citiso  diploma  di  Carlo- 
magno  parla  bensì  delle  corti  Arva,  Liana  e  Gabiana,  ma  tace  dell'abbazia 
di  S.  Medardo.  Qui  si  può  anche  avvertire,  che,  mentre  molte  frasi  del  ri- 
cordato diploma  falso  di  Carlomagno  ricorrono  nel  fafóo  diploma  di  Ade- 
laide 16  luglio  1039  (perfino  con  un  peggioramento  di  dizione  nel  passo 
riflettente  la  supposta  concessione  della  strada),  in  questo  non  si  ùl  cenno 
del  diploma,  del  quale  si  dà  qui  il  regesto,  secondo  i  citati  capi  del  Chromcon, 

Carlomagno  concesse  a  Frodoino  abbate  della  Novalesa  le  corti 
Arva  e  Liana,  nella  diocesi  dì  Maurienne,  la  corte  Gabiana,  con 
mille  mansi,  in  Italia,  e  l'abbazia  di  S.  Medardo. 


XX. 

801-814. 

Fonti.  Diplomi  di  Lotario  I,  13  giugno  845  (Mùhlbacher,  Reg,  d, Karoì. 
n.  1087),  e  IO  ottobre  845  (ibid.  n.  1088).  Non  credo  provata  ropinione  del 
Mùhlbacher  (n.  1088),  secondo  il  quale  questo  diploma  devesi  identificare 
con  quelli  di  Carlomagno  a  noi  pervenuti,  25  marzo  773  e  23  maggio  779. 

Carlomagno  imperatore  dispone  che  nessun  giudice  rechi  ag- 
gravio a  chiunque  negoziasse  per  conto  del  monastero,  o  a  questo 
imponesse  alcuna  contribuzione,  esclusa  anche  quella  riguardante 
il  trasporto  sulle  spalle,  sui  carri,  nelle  navi. 


XXL 

801-814. 

Fonti.  Il  testo  andò  perduto,  ma  fu  riassunto  da  Lotario  I,  nel  diploma 
IO  ottobre  845.  In  modo  simile,  ma  non  identico,  ne  parla  il  Chron,  NovaL 
(lib.  in,  cap.  26  e  lib.  iv,  cap.  20),  dove  il  diploma  si  attribuisce  insieme  a 
Carlomagno  e  a  suo  figlio  Lodovico,  i  quali  concessero  al  monastero  «  vai- 
«  lem  Bardoniscam  cum  castro  Bardino  ».  Lo  riassumo  secondo  il  testo  del 
diploma  di  Lotario.    Se  volessimo  tener  conto  del  dato  offerto  dal  Chronicon, 


che  il  diploma  fu  concesso  da  Cailomagno,  dopo  che  avea  associato  (ago- 
sto 8ij)  flirimpero  il  figlio,  non  sì  potrebbe  pur  mai  pensare  ad  un  diploma 
cumulativo  di  Carlomagno  e  di  Lodovico.  Sospetto  che  il  cronista  ricordi 
assieme  i  due  prìncipi  solo  per  la  circosianza  che  nel  citato  diploma  deir84j 
[a  presente  donazione  si  dice  appunto  fatta  da  ambedue;  ma  dovrà  intendersi 
tale  frase  nel  senso  clie  il  dono  fatto  da  Carlomagno,  venne  confermato  dal 


Carlomagno  concede  al  monastero  della  Novalesa  la  valle  di 
Bardonecchia,  col  castello  detto  o  Dìobìa  »  e  colle  sue  appendici 
[  ■Diobascan,  «Armeascao  ed  «Allonica»,  salva  la  libertà  degli 
E       uomini  liberi,  che  abitano  nei  luoghi  donati. 

I  Vn„*i         i 


XXII. 

814,  Aquisgrana. 

(Interpolalo). 


Lodovico  il  Pio,  i 


:ondo  ogni  probabilità  esistette  un  diploma  originale  dì 
favore  della  Novalesa,  la  cui  pane  sosianiiale  pare  con- 
sistesse nella  conferma  del  testamento  di  Abtxine,  già  rinnovato  e  confermato 
da  Carlo tnigno. 

B  Falso  originale  in  minuscolo,  che  credo  del  secolo  xn,  quantunque 
qualche  particolare  della  scrittura  possa  far  pensare  alla  fine  del  secolo  pre- 
cedente. Le  osservazioni  diplomatiche  del  Muratori  tendono  ad  abbassare 
l'età  della  falsificazione.  Il  falsificatore  è  imperita  nella  imitazione  del  mi- 
auscolo,  e  specialmente  in  quella  delle  «  litterae  grossae  e.  Non  è  identico  al 
falsificatore  del  diploma,  7^4,  di  Carlomagno,  sebbene  i  due  caratteri  si  rasso- 
miglino. Lo  dimostrano  alcuni  segni  particolari,  siccome  il  nesso  c-t,  VI  si 
trovano  traccie  di  antica  ortografia,  come  in  «  adqu;  a,  k  aecclesiae  d.  Queste 
vestigia  possono  attribuirsi  tanto  al  falsiti  e  atore,  quanto  al  suo  esemplare. 
Soppressa  la  segnatura  e  la  ricognizione,  fu  io  loro  luogo  aggiunto,  con  altro 
inchiostro,  un  segno,  che  forse,  nella  mente  di  chi  lo  fece,  doi 
il  monogramma.  Lo  si  direbbe  il  monogramma  costantiniano,  in  cui  peraltro 
U  P  É  sostituita  da  una  croce.  Il  sigillo  c'era,  ma  ora  andò  perduto,  e  ap- 
pena se  ne  riconosce  (sul  verso)  la  impressione.  Il  Bethmann  (_Mon.  Geriti, 
bill.  Script.  VII,  los)  attribuì  questa  pergamena  ai  secolo  xi,  ma  assai  proba- 
bilmente la  fece  più  antica  del  vero.  Vorrei  ad  ogni  modo  crederla  anteriore  al 
falso  diploma  del  774.  I  regesti  e  Icnote  sul  t'frio  sono  di  età  moderna. 
Oltre  ad  un  breve  cenno  del  secolo  xv,  abbiamo  il  regesto  di  Pietro  de  AMa- 
vardo,  coDa  soscrizione  "  Andreas  Provana  prìor  a.  i  ;oi  a;  le  altre  notazioni 
SODO  anche  piii  recenti.    Contro  alla  esattezza  del  testo  si  era  espresso  già 


^8  MONUMENTA    N  O  V  ALIC  lENS  I A 

il  Muratori,  seguito  da  G.  T.  Terraneo  (op.  cit.  I,  a.  814);  egli,  senza 
vedere  la  pergamena  originale,  e  quindi  trascurando  la  questione  paleografica, 
osservò  impossibile  il  brano  seguente:  «  forum,  omicidium,  assassinium  in 
«  nostro  imperio  perpetratum  media  civitate  ».  Quantunque  per  vero  la  voce 
«  assassinium  »  non  si  legga  distintamente  sulla  pergamena,  pure  la  frase  nel 
suo  complesso  è  assurda,  e  a  ragione  anche  il  Mùhlbacher  giudica  che  il  do- 
cumento sia  interpolato.  Abbiamo  diggià  osservato  quanto  sia  alterato  Tesca- 
tocollo.  Non  è  esatto  neanche  il  protocollo,  giacché  nella  invocazione  le 
parole  «  Dei  eterni  »  appartengono  a  Lotario  I  e  a  Lodovico  II,  piuttosto  che 
a  Lodovico  il  Pio.  Il  Muratori  confrontando  questo  documento  col  falso  di 
Carlomagno,  trova  che  il  primo  presenta  «  colorem  legitimi  foetus  ».  E  ciò 
è  vero,  sebbene  non  iscarseggino  gli  indizi  a  provare  la  mala  intenzione  di 
colui  che  compilò  questo  falso  originale.  Anche  il  ricordo  delle  concessioni 
di  Pippino  e  di  Carlo,  che  occorre  sul  fine,  sembra  essere  una  goffa  inter- 
polazione. Esagerò  peraltro  il  Bethmann  (loc.  cit.  VII,  102,  105  e  132)  nel 
dare  questa  carta  addirittura  per  falsa.  Il  Mùhlbacher  giustamente  osservò 
che  nelle  formole  della  «  publìcatio  »  e  della  «  narratio  »  si  sente  la  eco  del 
diploma  con  cui  Carlomagno  confermò  il  testamento  di  Abbone,  e,  per  fermo, 
con  mutazioni  che  non  sembrano  da  attribuirsi  ad  un  falsificatore.  Più  im- 
portante ancora  è  Tosservazione  del  medesimo  autore,  che  la  «  arenga  »  cor- 
risponde perfettamente  a  quella  del  diploma,  814,  di  Lodovico  il  Pio  per 
san  Dionigi  (Migne,  op.  cit.  CIV,  995).  Concludendo:  il  documento  è  falsi- 
ficato, ma  non  si  può  escludere  che  qualcosa  di  vero  contenga.  La  «  arenga  » 
esclude  che  il  diploma  di  Lodovico  veduto  dal  falsificatore  fosse  quello  (ora 
perduto)  con  cui  quell'imperatore  costituì  l'ospìzio  del  Moncenisio,  e  ci  fa 
credere  trattarsi  in  realtà  di  un  diploma  di  Lodovico  il  Pio,  confermante 
probabilmente  il  testamento  di  Abbone. 

C.  Avendo  trascurato  questo  documento  B.  Bazano,  che  forse  si  accorse 
della  poco  sicura  sua  autenticità,  veniamo  tosto  all'edizione  (1740)  del  Mu- 
ratori, Anliq,  hai.  liì^  3^~32,  importante  per  le  osservazioni  critiche  che 
vi  soggiunse;  egli  fra  l'altro  osserva  che  la  voce  «  assassinium  »  trasporta 
il  documento  al  1099  almeno,  quando  si  fosse  sicuri  della  esattezza  della 
lezione.  E.  De  Levis  inserisce  nelle  sue  miscellanee  Novaliciensi  (loc.  cit.  Cron. 
eccUs.W)  due  copie  senza  importanza  di  questo  stesso  documento.  Dal  Mura- 
tori dipende  il  Migne,  op.  cit.  CIV,  1009. 

SiCKELy  Ada  KuroL  Acta  spuria,  p.  425;  Mùhlbacher,  Rcg.  d.  Karol. 
n.  513. 

^blt?/l^°l^V^'  'In  nomine  domini  nostri  Icsu  Christi  Dei  eterni.     Hludovicus 

a  prcgniera  gì  rro-     • 

"wtero^^Nova!  Jivina  Ordinante  providencia  imperator  aug[ii]stusW.    imperialem 
mova^rtcsu*  cclsitudinem  decet  precessorum  nostroruni  pie  facta  non  •  solum^*') 

(a)  B  augstus        (b)  B  sololum 


I.    ACTA.  69 

inviolabiliter  conservare,  set  edam  censure  sue  actoritate  confìr-  memodi  Abbone, 

'  già    rinnovato     e 

mare,     idcirco  notuta  esse  volumus  omnibus  fidelibus  sancte  Dei  fom?^oV°ln«dè 
aecclesiae  et  nostris   presentibus  et   futuris,  quia  vir  venerabilis  ritto°d?*fo<£ò!'di 

r       ]    •     r    1    /.\      11  •  ii«*  vTi**  1     omicidio  &c.  ;  or- 

rrodom[ujs  w  abbas  ex  monasteno  quod  dicitur  Novalicms,  quod  dina  che  i  suoi 

-  ....  .        sudditi  difendano, 

5  est  constructum  [in    honore  sancti  retri  pnncipis  apostolorum,  m  come  co»a  pubbu. 

,^      J  r  r  r  '     ^       c«,  i  beni  del  mo- 

valle  scilicet  cui  vocabulum  est  Sicusina,  detulit  obtutibus  nostris  nastero,  perchè do- 

'  nati  dal   suo  avo 

testamentum  a  co[n]dam  0^  viro  religioso  Deoque  devoto  Abbone  ^Ì!cartomaJ^° 
factum  de  prefato  monasterio  et  a  domno  genitore  nostro  Carolo 
gloriosissimo  imperatore   renovatum  atquc  conf[ir]matum(*=),  in 
IO  quo  continebatur  qualiter  prefatus  Abbo  patricius  ipsum  locum 
supra  nominatum  cum  omnibus  rebus  suis,  ob  amorem  videlicet 
patrie  celestis  et  beate  vite.  Potrò  beatissimo  apostolorum  optullit 
principi,    nec  non  cunctis  destructoribus,  dissipatoribus  temerariis, 
divina  quippe  censura  et  pternum  supplicium  adqup  divinum  ana- 
15  thema,  quocumquam  in  tempore  ausi  fuerint  seducti  atque(^)  cu- 
piditate  tante  devocionis  contraire  (*\  conscriptum  atque  fìrmatum, 
unde  ipsa  casa  Dei  et  monachi  ibidem  sub  religione  sanctae  de- 
vocionis Christo  domino  famulantes,  se  pauperes  Christi  et  pere- 
grini euntes  et  redeuntes  in  omnibus  supplementum  habere  de- 
20  bent(0^  propter  suorum  mercedem,  qui  ipsam  donacionem  facere 
et  confirmare  soUicite  statuerunt.     peciitque  prefatus  abbas  celsi- 
tudini nostre,  ut  ipsum  testamentum  a  domno   nostro   genitore 
confirmatum  et  roboratum  eciam  nostris  roboraremus  actoritatibus. 
nos  vero,  divinam  considerantes  miseri cordiam  et  aeternam  remu- 
-S  neracionem   prò   benefactis   conpensantes,  peticioni  eius  libenter 
prebuimus  assensum,  et   anc   nostrae  actoritatis  confirmacionem 
fieri  decrevimus,  per  quam  precipiendo  iubemus,  ut  quicquit  supra 
dictus  religiosus  Abbo  Deo  vero  beatissimoque   contullit   Petro, 
et  domnus  genitor  noster  per  suas  auctoritates  ob  celestem  aulam 
30  confirmavit,  deinceps  absque  uUius  iniusta  invasione,  interpella- 
tone atque  inquietudine  iam  fatus  Frodoinus  abbas  et  eius  suc- 
cessores  teneant  adque  possideant  in  eternum  libere  omnia,  silicet 
regalia,  ex  bis  omnibus  que  ad  presens  possident  et  qug  in  antea 

(a)  B  Frodoins  (b)  B  codam  (e)  B  conf///////matum  (d)  Parola  da  espun- 
gersi in  B,  (e)  In  B  la  lettura  di  questa  parola  non  è  chiara,  (f  )  B  debet  Forse 
si  leggerà  debeant 


70 


MONUMENTA   NO VALICIBNSI A 


adquirere  poterint,  forum,  omicidium,  ass//as  in  nostro  imperio 
perpetratum,  mechacitatcm,  publicam  stratam  a  predicta  dviute 
usqueadfontanam  Vuarciniscam  et  celerà  alia,  que  ad  nos,  sive  ad 
nostros  subditos  spectabant.  volumus  edam  atque  spedaliter  per 
hos  apices  nostros  iubemus,  ut  ubicumque  res  de  supra  nominato  j 
monasterio  coniacene  per  fideles  nostros  studiose  defendantur  et 
tueantur,  sicut  nostra  specialis  causa,  quia,  ut  muhis  notum  est, 
a  bone  memorie  Pipici  avi  nostri  simulque  gloriosi  regis  excel- 
lentissimi  genitori  nostro  Karolo  per  donacione  scriptureW  tra- 
dite fuerunt.  et,  ut  haec  auctoritas  firraior  habeatur  et  diuturnis 
temporibus  conservetur,  manu  propria  decrevimus  roborari  ac  de 
[a]nulo(''5  nostro  iussimus  sigillar!  <'>. 

Aimo  primo  Christo  propicio  imperii  nostri,  indictione  .vii. 
actum  in  Aquisgrano  palacio  regio,  in  Dei  nomine  feliciter,  amen. 


Fonti.  Il  diploma,  ora  perduto,  viene  riassunto  nella  parte  indubitata- 
mente autentica  del  diploma  to  ottobre  845  dell'  imperatore  Lotario. 

Lodovico  I  conferma  al  monastero  della  Novalesa  la  valle 
di  Bardonecchia,  conformemente  alla  concessione  fattagliene  da 
Cariomagno. 

XXIIII.  I 

817. 

Fonti.  Da  codice  ora  perduto  pubblicò  questa  notiiia  J.Sirmond,  Coa- 
cilia  GaUiae,  II.  68},  donde  :  S.  Balutius,  Capilularia,  I,  ;86,  G.  H.  Pertz,  Altm. 
Girm.  hisi.,  Ltgts,  I,  223,  e  A.  Boretius,  Capiluìarìa  rtgum  Franconim,  I,  350. 
L"  identificatone  del  monastero  «  Novali  cium  »  col  nostro  non  è  dei  tutto 


(a)  Siguiva  in  B  noMrc,  parola  raicbiali.  (ti)  Parola  da 
in  sigillo  (e)  In  B  manca  la  sigHalura,  <M  em  mihioilro  div. 
pQsh  ma  figura,  1  cai  tlcminli  simhmiia  dipender!  dalla  croci  i 
Vasta  ceitirah,  in  luogo  di  pirgarù  ruperiormrnle  a  diiira  per 
contro  lennontata  da  imo  croce.  Manca  la  ricagmiitae.  Pare  in 
falli  applicata  al  palle 


intica  mane  modificala 
rio  fu  augnata  al  dm 
•stanliniana,  lalva  cbt 
formart  la  P,  è  par 
'tee  chi  il  rigille  etr— 


I.    ACTA.  71 

sicara.    Qui  riproduconsi  soltanto  quelle  parole  che  fanno  al  nostro  argo- 
mento.   Il  monastero  «  Novalicium  »  è  Tultimo  nella  serie. 


H 


EC  sunt  [monasterìa]  que  dona  et  milidam  facere  debent, 
numero  .xiiii. 
Monasterìum  Novalicium. 

XXV. 

814-825. 

Fonti,  n  testo  andò  perduto,  ma  fu  riassunto  da  Lotario  I  nel  diploma 
del  14  febbraio  825.  Si  potrebbe  appena  dubitare  che  la  iussione  di  Lo- 
dovico il  Pio,  alla  quale  allude  Lotario  I,  fosse  soltanto  verbale. 

Lodovico  I9  per  sciogliere  un  voto,  fonda  un  ospizio  dei  pel- 
legrini sul  Moncenisio»  e  pronuncia  la  «  iussio  »  relativa  ad  una 
larga  dotazione  del  medesimo. 

XXVI. 
..."  825. 

Fonti.  Il  testo  andò  perduto,  ma  venne  riassunto  da  Lotario  I  stesso 
nel  diploma,  14  febbraio  825,  da  lui  concesso  all'abbazia  della  NovalesaJ 

Lotario  I,  volendo  eseguire  il  comando  avutone  dal  proprio 
padre,  Lodovico  I  imperatore,  distrae  dal  monastero  Novali  ciense, 
^  sua  proprietà,  alcuni  beni  situati  superiormente  al  monastero 
stesso,  verso  il  Moncenisio,  e  li  dona  all'ospizio  su  questo  monte 
fatto  costruire  dal  detto  imperatore  Lodovico  L 

XXVII. 
825  febbraio  14,  Marengo. 

(Alterato). 

Fonti.  A  Originale,  in  bellissimo  carattere  minuscolo  cancelleresco. 
lì  spillo  è  perduto.  In  quattro  passi  fu  viziato  il  testo  da  una  mano  assai 
tarda,  probabilmente  della  fine  del  secolo  xn  o  al  più  tardi  del  principio 
del  xni;  Tepoca  molto  seriore  del  contrafiatore  si  manifesta  particolarmente 


MONUMENTA    NO  V ALI  C  I  ENS  I A 


nella  s  di  a  hospitale  u.    Il  diploma,  come  osservò  il  Sickel,  fu  scrino  per  ìn- 
lero  da  Lìutado,  come  egli  stesso  dichiara  nella  formo!»  recoguiiorìi.    La  ^ata. 


Qualche 
hoQor  »,  sì  dimen- 
parecchie  sviste  di 


quantunque  della  stessa   i 

lirnento  e'  è.     Quante  volte   egli   fece   usi 

licb  la  h,  che  poi  aggiunse  di  suo  pugno. 

scrittura. 

Le  note  tironiane,  in  calce  alla  ricognizione,  furono,  per  quanto  possibile, 
lette  dal  Sickel,  e  contengono  la  ripetizione  della  ricognizione. 

Il  primo  ad  accorgersi  delle  alterazioni  fatte  aJ  alcune  parole  fu  L.  Beih- 
mann,  nella  copia  che  Ji  questo  diploma  esegui  in  servizio  dei  Monumenta  Ger- 
manìat  hislorira  (cf,  MùriLBACHEit,  Reg.d.Karot.n.  9S9),  rilevando  bensì  i  luoghi 
corrotti,  ma  senra  restituire  il  lesto,  siccome  fece  con  singolare  acutezza 
il  Sickel;  dal  quale  in  qualche  luogo  mi  azzardai  scostarmi  leggermente. 
Dobbiamo  dunque  al  Sickel  se  intendiamo  ora  il  motivo  delle  contraffazioni, 
colle  quali  si  voleva  accertare  il  dominio  del  monastero  della  Novalesa  sopra 
l'ospizio  de!  Moncenisio.  fondato  da  Lodovico  il  Pio,  Quell'ospizio  ebbe  an- 
cora un  privilegio  dal  come  Tommaso  di  Savoia,  ar  maggio  1197  foriginale 
nell'Arch.  di  Stato  di  Torino,  Masco),  ma  poco  dopo  erasi  già  piegato  o 
alla  soggeiione  verso  la  Novalesa.  Dell'origine  della  soggezione  dell'ospizio 
al  monastero  Novaliciense  toccai  in  Rkercht  sulVanlka  biblial.  &.C.,  pp,  178-80. 
Addi  15  novembre  1202,  innanzi  a  «  domno  Stephano  priori  ecclesie  sancii 
■  Petri  Novalicii  »  e  ai  suoi  monaci,  comparve  Pietro  a  decanus  Meloni  • 
(Ayton)  e  prevosto  dell'ospedale  del  Moncenisio,  e  in  nome  proprio  e  degli 
altri  monaci  di  quell'ospedale  fece  atto  dì  obbedien;ia  (doppio  originale  in 
Arch,  di  Stato  di  Torino,  Novalesa,  busu  III).  Negli  anni  susseguenti  si 
rinnovarono  gli  ani  di  sottomissione,  né  mancò,  per  circa  un  trentennio, 
qualche  opposizione  da  parte  dell'ospizio,  il  quale  lini  per  cedere.  Intorno 
a  questo  tempo  probabilmente  avvennero  le  alterazioni  di  cui  dicemmo. 
Contro  a  questa  supposizione  può  peraltro  addursi  il  fatto  che  la  casa  eli- 
roosiniera  del  Moncenisio  è  aggiudicata  alla  Novalesa  non  solo  nel  diploma, 
1204,  di  Tommaso  conte  di  Maurienne  (Savola),  del  quale  esiste  l'originale 
(Arch,  e  loc.  cit.  busta  LXIV,  parie  non  ordinata),  ma  anche  in  quelli  dì 
Adelaide,  1059,  e  di  Umberto  (li),  109;.  Ma  il  primo  è  una  schietu  falsifi- 
carione,  e  del  secondo  (cf.  Mfii.  hisl,  l'air.,  Charl.  I,  709)  non  abbiamo  che 
una  copia  del  secolo  Xiv,  e  può  essere  stato  in  questo  punio  interpolato.  Non 
so  se  il  conirafTatore  del  presente  diploma  si  debba  idenlifìcarlo  con  quello 
che  compose  il  falso  originale  del  diploma  dell'anno  814,  siccome  opinò  il 
Bethmann.  Questo  solo  può  asserirsi  che  le  falsificazioni  Novalicien 
tutte  ascritte  presso  a  poco  alla  stessa  epoca,  cioè  all'  incirca  alla  seconda 
metl  del  xu  secolo.  Della  data  del  presente  diploma  si  occupò  E.  MQbl- 
flACHER  in   IVitiur  SH^ungsbcrkhU,  LXXXV,  473.  \ 

Sul  vtnù,  in  maiuscolo  rustico  del  secolo  ix  o  x:  o  prectum  (jie)  domni 
n  Lotharii   regis  de  Appagnis  et  Montis    Cinisii»,  ma  le   parole  net  Monus 


■  Gaisii  a  sono  aggiunte  da  una  mano,  che  cercò  imitare  il  rustica  delle  pa- 
role antecedenti.  Posteriore  d'assai  e  forse  del  secolo  xi-xii  è  l'altra  nota- 
lioae  a  Praeceptum  Loiharii  de  Appagnis  »,  donde  si  può  dedurre  che  a  que- 
n'ultimo  tempo  le  alterazioni  inteoiionali  del  testo  non  erano  state  ancora 
fané.  Noti  manca  il  regesto  di  Pietro  d'Allavardo,  col  nome  di  A.  Provan» 
e  l'inno  ijoj;  vi  corrispoade  una  notaxioue  nell'inventario  del  medesimo 
HDo;  cf.  le  mie  Ricerche  iulV antica  hihìiot,  &c.  p.  no. 

B  Nessuna  tra  le  trascrizioni  t  anteriore  alle  alterazioni  indicate,  e  quindi 
non  hanno  vera  importala.  La  prima  £  quella  di  B.  Bazano  (op.  cit.  pp.  60-61), 
il  quale  odia  sottoscrizione  (29  agosto  1711)  dichiara  di  aver  riscontrato  nel- 
l'originale ■  le  vestigia  del  sigillo  cesarea  0;  dal  che  si  deduce  che  anche  allora 
il  sigillo  mancava.  Di  qui,  per  mezzo  di  una  copia  del  Caissotti,  dipende  il 
Muratori,  Antiq.  hai.  Ili,  577,  donde  dipendono  due  copie  di  mano  di  E.  De 
Levis  (Cron.  ttcìu.  busta  U,  arch.  dell'  Economato),  non  che  la  copia  del  Tir- 
UHEO,  op.  cit.  I.  Di  qui  pure  discende  la  copia  della  line  del  secolo  xvm 
nei  ros.  MìiCtUanta  patria.  Vili,  I!)~5!i  "^^^  biblioteca  di  S.  Maesti  a  To- 
rino, e  le  edizioni  di  Heomann,  Comment.  I,  4B0,  Migne,  op.  cit.  C!V,  iiji. 
Dipende  da  A  l'edizione  poco  accurata  di  Pjetro  Datta  in  Man.  hisl.  patr,, 
Chart.  I,  Ìì~ì4,  n.  i8.  Da  A  pure  è  tratta  la  bellissima  edizione,  con  illustra- 
zioni diplomatiche,  e  facsiroile,  di  T.  von  Sickel,  Natiiii  i  trascrizioni  iti  ii- 
fìomi  imperiali  e  reali  dtlle  canctlUrii  d'Italia,  fase.  1,  coli.  9-1 1  e  tav.  vi. 
Qjjalche  lieve  emendazione  nella  lezione  propose  Demetrio  Marzi  nella  re- 
censione di  quest'opera,  uscita  atìì'Arch.  star.  ital.  ser.  XV,  to. X!V, a.  1894 
(p.  )  deU'estr.).  Un  brano  in  facsimile  ne  avea  pubblicato  P.  Vayra,  op. 
cit.  p.  }09  (protocollo,  escatocollo  e  due  linee  di  lesto). 
MAhi-BACHER,  Rtg.  d.  Karol.  n.  989. 


;  In  nomine  domini  nostri  lesu  Christi  Dei  actemi.     Hlotharius 
augustus  invictissimi  domni  imperatoris  Hludovvid  filius.     constai  > 
enirn  nulli  mortalium  propriis  !  mentis  aliquid  boni  in  hac  miserg  | 
mortalitatiiìperegrinatìone  consequì  posse,  sed  cum  liquido  cunctis  | 

'  pateat  omnia  rerum  temporalium  a  Deo  bono  gratis  nobis  esse  | 
donata,  dignum  est  ut  ita  pi^  prudenterque  cractentur  atque  di-  ì 
sponantur,  ut  per  ea  perennem  anim?  nostrae  salutem  valeamus 
Deo  propitio  nancisci.     igitur  comperiat  cunctorum  fidelium  san- 
ctae  Dei  ecclesiae  seu  nostrorum  strenuitas,  quia  dum  ad  domni  et 

I  genitoris  nostri  Hludovvid  serenissimi  atque  religiosissimi  augusti 
sacrosanctum  votum  in  Monteciniso  quoddam  Inospitale  in  honore 
domini  Dei  ac  salvatoris  nostri  lesu  Christi  seu  et  beatissima 
semp[er]  virginis  Marie  ad  peregrinorum  receptionem,  eo  iubente, 

Mo/tumenU  Sovalicieniia  S' 


74  MONUMENTA  NOVALICIENSI A 

fieret  constructum,  voluit  unta  iUud  renua  pro{»ianim  substaiiti& 
locupletare,  per  quam  sufficeret  diumus  pauperum  Qiriatì  con- 
cursus  tolerari.  sed  cum  eundem  locum  talium  rerum  copia,  que 
essent  ipsa  propinquitate  apdora,  vellet  honorare,  volente  domno 
tx  genitore  nostro  Hludovvico  gloriosissimo  imperatore  ex  (*)  mo-  5 
nasterio  nostrae  proprietads  quod  vocatur  Novelidum  quidam 
patrimonia  p[erpetualiter  ?]  ad  0>>  pr^tum  locum  per  nostrae  aucto- 
ÌS"<iSw?35S  ritatis  pr^eptum  confirmavimus.  sed  ut  hoc  sanctum  ac  venera- 
dtu*  coM  ptrdoM,  i,[ie(e)  monastcHum  in  honore  beatissimi  prindpis  apostolorum 

Petrì  fundatum  nuUam  missarum  rerum  pateretur  iacturam,  sed  io 
potiorp  gratularetur  dign^  reconpensationis  muner^,  monasterium 


lldndo 
^|0«k  MO  «Uste 


•1  xùMém-  quoddam  quod  Appani^  nuncupatur,  idipsum  in  eiusdem  prindpis 
•«>  ^^  ji  ^  apostolorum  honore  constructum,  ex  propri!  iuris  ditione  ad  hoc 

■Mtaro  di  S.  Pie-      *  *  r     r 

^Iw^*!^^.  supplendum  ibi  reddidimus,  considerantes  ut  sub  unius  abbatis 

regimine  utraque  monasteria  regularìter  Deo  militarent.  his  ita  15 
gestis  placuit  nostrae  imperiali  excellentip  prpcibus  venerabilis  viri 
Hildradi  horum  monasteriorum  patri  faventes,  ut  memoratum  mo- 
nasterium, cuius  vocabulum  est  Appania,  priori  monasterio  suo 
Novelitio  cum  omnibus  rebus  atque  appendidis  suis  iuste  sihiperti* 
nentibusy  per  nostrae  auctoritatis  preceptum  confirmaremus,  quod  20 
et  nos  ita  fecisse  omnium  fidelium  nostrorum  cognoscat  sagacitas. 
precipientes  ergo  statuimus,  atque  per  hoc  nostrum  cesareupi  pre- 
ceptum (•*)  confirmamus  ad  Novalicium  monasterium  rectoresque^*^ 
eiusy  qui  fuerìnt  per  tempora,  in  reconpensatione  supra  memo- 
ratar[um  rerum]  que  de^^  iure  monasterii  Novelicii  ex  nostra  25 
proprìetate  accepimus  (s)  ad  predictam  necessitatemi  monasterium 
quod  vocatur  Appania  cum  omnibus  qup  ad  illud  ritf  pertinere 
noscuntur,  ut  amodo  et  deinceps  in  iure  ipsius  monasterii  sepe 
nominati  rectorumque  eius  perpetua  stabilitate  in  Dei  nomine 
maneat,  ipsisque  Dei  famulis  utrobique  Deum  degentibus  proficiat  30 

(a)  A  tx,  come  Usa  il  Si  e  he  l,  parola  dal  contraffatore  alterata  in  sub  (b)  A 
qufdam  ptUimonU  p[erpetat]iter]  ad^  secondo  lesse  il  Si  che  l,  rimanendo  incluse  fra  [  ] 
U  lettere  meno  evidenti.  Il  contraffatore  alterò  queste  parole  in  de  nostro  patrimonio 
regalia  faceret  Forse  in  luogo  di  perpetiuliter  «  può  anche  leggere  p[rope  locau] 
(e)  A  aenertbilem,  colla  m  raschiata.  {d)  A  pceptum  (e)  A  rectoremqoe  corr,  in 
rectoresque,  ma  di  prima  mano.  (f)  A  mcmoratar //////  que  de,  alterato  in  memo- 
ratum hospiule  sub  Sickel  legge:  memoratarum  rerum  que  ex,  ma  de  è  parola  si- 
^*^^  (g)  A  accepimus;  ti  contraffatore  modificò  questa  parola  in  concedimns 


I.  ACTA.  7jr 

in  aucmentum,  qualiter  prò  communi  salute  Dei  misericordiam 
iocundo  animo  valeant  exorare.  ut  autem  hoc  nostrae  confir- 
mationis  pr^ceptum  ab  omnibus  credatur  et  melius  per  futura 
tempora  conservetur,  manu  propria  et  anuli  nostri  sigillo  subter 
5  illud  decrevimus  esse  muniendum. 

•  Signum  (M)  Hlotharii  gloriosissimi  augusti.  J 

•  (C)    Liuthadus   ad   vicem    Vuitgarii    scripsi    et  subscripsì. 
(Liuthadus  ad  vicem scripsi  et  subscripsi)  (SID)(*); 

Data  .XVL  kalendas  marcias,  anno    Christo  propitio  imperii 
JO  domni  Hludovvi^*')  serenissimi  imperatoris  .xi.,  regni  Hlotharii 
gloriosissimi  augusti  in  It[a]lia  .in.,  indictione  .in.     actum  Ma- 
rinco  palatio  regio,  in  Dei  nomine  felicite  ^^\  amen. 


XXVIII. 
827  maggio,  Torino,  Catenasco. 

Fonti.  A  L'originale  andò  perduto  tra  il  secolo  xii  e  il  xv.  Nella 
più  antica  copia  (B)  abbiamo  evidente  il  riflesso  del  carattere  corsivo,  in  cui 
esso  era  scrìtto,  siccome  diremo.  Non  e*  è  motivo  a  sospettare  alcuna  frode 
da  parte  di  chi  esegui  la  trascrizione  B,  e  dell'esistenza  dell'originale  nel 
secolo  XI  abbiamo  un  dato  abbastanza  sicuro  anche  nel  fatto,  che  sul  versò 
dell'originale  del  placito  dell'anno  880  sta  scritto  di  mano  di  quel  secolo: 
«  ludicato  secundo  de  Maurino  Bardino  ».  Se  quello  era  il  secondo  giudicato, 
dò  significa  che  ce  n'era  un  primo,  e  ciò  convalida  1* autenticità  dell'atto 
dell'anno  827  e  il  valore  della  copia  pervenutacene.  Come  diremo,  nell'  inven- 
tario del  1 502  non  si  registra  che  la  copia  B.  Del  documento  originale  fece  uso 
il  cronista  novaliciense,  dandone  un  sunto  abbastanza  esatto  (lib.  iii,  cap.  io). 

B  Copia  pergamenacea,  non  autenticata  (Arch.  di  Stato  di  Torino, 
Novaksa,  busta  II),  in  minuscolo  abbastanza  regolare  ed  elegante.  Il  testo 
è  distribuito  sopra  trentotto  righi,  preventivamente  segnati  sul  verso  con  una 
punta  metallica.  L'amanuense  si  sforzò  d'imitare  gli  antichi  caratteri,  e 
anzi  diede  al  suo  documento  un  aspetto  cosi  regolare  da  renderlo  piuttosto 
conforme  ad  un  diploma,  che  ad  un  placito.  Molte  lettere  (b ,  e ,  d ,  f ,  i ,  I ,  s)' 
sono  aflusolate  e  prolungate,  e,  a  seconda  der  casi,  annodate  ;  prolungata  in- 
feriormente è  la  r .  In  alcuni  nessi  (ro ,  ri ,  rt ,  li ,  ci  &c.)  è  conservata  la  forma 
corsiva.     Cosi  pure  le  finali  delle  terze  persone  de'  perfetti  -rum  o  -re,  si 

(a)  Le  noie  tironiane,  assai  consunte,  furono  quasi  per  intero    lette  dal  Siehel, 
la  cui  leeone  qui  sen:^  altro  si  ripete,  fra  parentesi.        (b)  Sic,        (e)  Sic, 


MONUMENTA  NOVALICIENSl A 


indicano  di  solito  coti  r,  ma  talvolta  si  impiega  a  sigoìlicarlc  la  forma  cor- 
uva  di  abbreviai  ione.  Notevole  è  anche  1"  abbrevia  ti  on  e  ;  lai ,  colla  1  tagliata, 
nel  lignificato  di  a  taliter  »,  e  il  nesso  eg  in  «  Ego  ■  nella  Rrtna  del  notaio 
Teutmar,  all'  ultimo  rigo.  Antiche  e  notevoli  sono  le  abbreviazioni  :  coro', 
doni.  Della  lettera  a  si  hanno  varie  forme,  alcune  arcaiche,  alcune  più  re- 
centi e  proprie  dei  minuscolo  progredito.  Cosi  nella  formi  delle  lettere, 
come  nelle  imitazioni  dei  nessi  corsivi,  si  fa  palese  la  serioritl  dell'ama- 
nuense, che  preferisce  le  angolosità  rigide,  proprie  del  gotico,  alle  linee  curve 
corrispondenti  al  carattere  delle  età  precedenti.  Il  minuscolo  Jel  presente 
documento  tuttavia  t  ancora  lontano  dalle  forme  del  vero  gotico,  e  ad  esso 
manca  il  segno  tironiano  indicante  la  sillaba  s  et  >,  faccndovisi  ancora  uso 
del  nesso  corsivo:  &,  che  diventa  cediliato,  ove  occorra.  Osservo  che  io 
nessun  luogo  i  scritto  distintamente  «  domnus  u  ;  spesso  U  voce  £  sospesa, 
come  sì  è  testé  indicato.  Sul  fine  incontrasi  <•  dominorum  »,  che  dev'es- 
sere l'inesatta  risoluzione  dell'abbrevi  ai  Ione  originale,  dovuta  all'amanuense. 
È  appena  utile  il  soggiungere  che  le  firme  sono  tutte  della  mano  che  scrisse 
il  testo.  E  alla  medesima  mano  va  attribuito  anche  il  regesto  sul  vtrso: 
•t  Notici;  du;  cum  toiidem  iudicatos  de  hominibus  uill;  autiatis.  prima  no- 
«  ticia  fuit  in  palattum  papié  ubi  fuit  frodoinus  abba  cum  missos  Karoli  regis. 
<c  secunda  tempore  beati  eldradi  abbatis,  temporibus  Hiudouuici  et  Hlotharì 
B  filio  eius  anno  .xiiii.  et  .vili,  regni  illorura  ».  Non  manca  un  altro  brevis- 
simo cenno  di  mano  di  Pietro  de  Allavardo,  col  nome  di  Andrea  Provana, 
priore,  e  l'anno  1501;  il  cenno  si  ripete,  coli' aggiunta  di  i^ualche  errore, 
neir  inventario  di  questo  medesimo  anno.  E  chiaro  adunque  che  l'Allavardo 
non  vide  che  la  copia  di  cui  ora  parliamo;  cf.  anche  le  mie  Ricerchi  sid- 
T  antica  bibliol  &c.  p.  iio. 

C  Bermakdo  Bazano  nella  sua  raccolta  inserì  questa  «  sentenia  »  tra- 
sciitt»  ■  da  altro  originale  esistente  nell'archivio  »  Novalìcìense,  e  alla  copia 
appose,  coir  autenticai  io  ne,  la  data  14  agosto  1721.  Dal  Baiano  dipendono: 
a)  Muratori, jfRti$.//af.  1,481-84;  donde:  A,  Rivautella  e  F.  Berta,  Ulcwruù 
tfcltiiiu  chartarium,  Aug.  Tautin.  17;  j,  pp.  iv-vi;  G.  T.  Terraneo,  op.  cit.  I, 
a.  837,  che  con&onta  l' edizione  Muratoriana  con  quella  dell'  Ulciimii  *cel. 
chart.;  E.  De  Levis,  due  copie  nell'archivio  dell'  Economato,  Cren,  tecìts. 
busta  li;  b)P.  Datta,  n  da  copia  autentica  del  secolo  xvii  »,  in  Man.  bisl, palr., 
Chart.  I,  54-^1  "■  '9-  I'*'  Muratori  e  dal  Datta  dipende  G.  Ficker,  Forschim- 
gtn,  IV,  14,  n.  IO,  con  due  correzioni  nel  testo;  nella  prima  di  esse  egli 
emendò  quasi  perfettamente  un  passo  corrotto  dal  Baiano,  il  quale  ha:  «  uel 
s  cfterorum  infra  seri  ptorum  pr^entia  »,  dove  la  pergamena  legge  :  ■  uel 
B  c;teris.     in  suprascriptorum  prfsentìa  ». 

Ambedue  ■  giudicati  sono  ricordati  da  R.  HùBKER  (^Gtricblairkunden  itr 
frànkiscbtn  Ztil,  p.  17,  o.  708,  in  Ziilicrift  dir  Savigny-StiJIang,  German.  Abthól. 
Weimar,  189J,  voi,  XIV),  e  attribuiti  all' a.  827.  Sull'intero  documcnlo 
cf.  L.  CiBRARlO,  5(oria   di  Torino,  II,  Ì07   sgg.     Il  primo,    che   è  privo   di 


à»t»,  ma  fuor  di  dubbia  di  poco  anteriore  al  secondo,  vi 
giudicato  air  8j7  da  V.  Krause,  GìScìi.  i.  ìailil.  dcr  m 
i.  Imi.  fùr  òsUtt.  Gcschiehtsforschung,  XI,  267,  n.  101. 


e  fondatamenle  ag- 
'.  dominici  in  Milth. 


^  In  Dei  nomine,  noticia  iudicati  qualiter  acta,  vel  definita  f"' 
est  causa,  dum  Boso  comes,  vel  tnisso  donini  ìmperatoris  resi- 
disset  infra  civiiate  Taurinensi,  curtis  ducati,  in  placito  publico 
ad  sìngulorum  hominum  causas  audiendo  vel  delìberandum,  ibi- 
S  dem  cum  eo  aderant  Claudius  episcopus  sanctj;  Taurinensis  fc- 
desif,  Ratperto  comes  ('>,  Vualfrit,  Rotpaldo,  Eldefre,  Teudelo, 
Australdo  vassis  domni  iniperatoris,  Boniperto  et  Mauro,  Sunifrit 
iudicibus  domni  ituperatoris,  Ansulfo  et  Leo  Grauso  scavinis  Bo- 
soni  Comes  f*',  lohanne  et  Ugherado,  Autelmo  scavinis  Tauri- 
Io  nensis,  Turengo,  Berto,  Bertillo  vassis  eidem  Ratperto  comes  M, 
vel  ccteris'''',  in  suprascriptorum  prcsentiaW  venerunt''^  recla- 
mendum,  jdest  Sigheberto  Tattoni,  Bertaldo,  Sighiprando,  Liu- 
bcno,  Ghisemare,  Ghisulfo,  Bertclaìgo,  Ghisemundo,  Anseberto, 
Gariardo,  Ghiso,  Alulfo  Stavari,  Landeverto,  Gaiperto  Gunduni^s' 
1}  commanentes  in  villa  Auciatis,  et  dicebant  quod  pars  aecciesie 
sanctì  Petri,  monasterio  Novalicio,  ubi  Elderado  abba  esse  videtur, 
qui  contra  legi  pigneratos  abebat,  vel  iniuste  eos  in  servitio  re- 
piegare volebant.  lune  ìpse  Boso  comesf'J  vel  misso  domni 
inperatoris  in  suis  presentiis  vel  suprascriptis  hominibus  fecit 
20  venire  Ghiscberto  de  Felecto''\  qui  est  avogato  de  prefato  mo- 
nexterio  Novalicio,  quod  exinde  responsum  darit,  quid  ipse  Ghì- 
sebeno  dixerat,  ut  nihil  sciret,  nec  inquirerit,  tunc  fecerunt,  de 
utrìusque  partes,  tam  ipse  Ghiseberto,  vel  suprascriptis  hominibus, 
qui  se   reclamandum   venerant  C',  Inter   eos   invvadiare,   ut  ipse 


ìaTica\ì?\o)ÌM, 


(a)  B,  corrtiiotie  di  prima  mano  da  defina 
(«)  B  pscMU  (f)  B  utncf  (g)  In  B  ifiti, 
Iota  Jiniii  cm  us  fniHla  ;  il  punta  ptmìlre  hqh 
minaiióni  ttmirt  in  tata  grnitUio.        (b)  B  co 


(b)  (e)  £ 


(d)  fi  c^eri 


(1]  Non   è   dubbio  che    Ratperto     Cesare   Balbo,  Centi,  duchi  t 


fosse  conte  di  Torino,  come  dimo- 
Krù  (dopo  del  M  un  a  toh  i,  Antiq. 
Ital.  I,  4S0,  del  Terraneo,  Aitiaidc 
iOatirtUa,  I,  16),  e  del  Durandi,  Pie- 
Monta  tranipadano,  Torino,  1804,  p.  4) 


cbtii  dtll' Italia  stttentr.  in  Memorie  d, 
accad.  di  Torino,  XXXVIII,  2.  263. 

(3)  Nel  Chron.  Novalic.  lib.  ni, 
cap.  18,  egli  sì  chiama  non  k  Ghise- 
sbertus»  ma  ■  Raimpenuss. 


78 


MONUMENTA    N  O  VALI  C  lENSI  A 


«■  '"Og"  «1  ' 


■r,  guitidi,  Kui- 


Ghiscberto  inquìsiset  ìpsa  causa  et  venissent  in  plaito  RatpertoW 
comici  inter  se  iudicium  abendum.     et  ìnsuper  amonuit  ipse  Boso 
coinesW  vel  misso  domni  iniperatoris  Racperto  eomite,  ut   ìpsa 
causa  diligenter  inquireret,  et  ea  secundo  legi  vel  iusticia  liberare 
"•  fecisset,  et  poslto  inter  eis   cotisdtudo.     in   constituda  vero  die,  J 
j,j  dum  ipse  Ratperto  in  loco  cooies  residisset  in  curte  Contenasco, 
IJ;  in  plaito  publico  ad  singulorum  hominuni    causas  audìendo  vel 
aà  deliberando,  ibidem  aderant  cum  eo   Claudius   episcopus  sanctf 
ip^  Taurinensìs  ecclesie,  Vualfric  vasso  domni  imperatoris,  Isembcrto 
capellanus    domni   imperatoris,   Sunifrit,    lohanne   et    Ugherado 
scavinis,  Grasemar  et  Graseverto  gastaldii'''  de  Torreciana,  Ma- 
dalgaud,  AgtistalJo  sculdasis'^',  Torengo,  Betillo,  Setto,  Gunda- 
chari  vassis  eidem  Ratperto  comes''>,  Aredeo   de  Vigo  Guduni, 
Raidulfo  de  Contanasco,  Ghisemundo  de  Ubarus  ve!  ccterisW.    in 
L'oot^-  suprascriptorum  presentia  venerunt^s)  suprascriptis  homines  com-  i^ 
■no  ?A''-   tnanentes  in  villa  Auciatis  seu  et  Ghiseberto  avogato  de  prefato 
luwio?'"'  monexterio  Novaiicii,    una   cum   Richario   et   Alitammo   propo- 
sitìsW,  vel  monachos  de  ipso  monasterio  sancii  Petri  Novalicio, 
et   dicebanc   vel  reclamabant  ipsis   prenominatìs  (''    homioes   de 
villa  Auciatis,  quod  pars  ipsius  monexterii  eos  contra  legi  pigne- 
ratos  abebat,  et  iniuste  eos  in  servino  ad  prefato  monasterio  re- 
piegare voluerim,  prò  eo  quia  liberi   legibus  esse  deberent.     ad 
St"J'r»im  hec  respondebat   ipse  Gbiseberto:   non  est  veritas,  ut  dicitis,  ut 
Ih™i'«^c^  pars  monasterii   Novalicio  vos  contra  legi  pigneratos  deteneant, 
oiJo'qliI^  aut  iniuste  inservlre  voluerint,  prò  eo  quia  aviones,  vel  patres,  a; 
ineiecoic  vel  parentibus  vestris  pertìnentes  fuerint  Hunnoni,  qui  fuit  filius 
.indiali   Dionisius,   qui   omnibus  rebus  suis  donavit   in  prefato'*'  mona- 
ìT^uMn  sterio  sanct!  Petri  et  etiam  iudicatos  habemus  quomodo  paren- 
K«i'"tan-  ùbus  vestris  in  causationem  fuerunttO  cum  ipso  Unnone  vel  pars 
•  *  ^'■*-  suprascrìpto  monasterio  et  apud  iudicJo  ipsi  convicti  fuerunt(''X 
et  ipsos  iudicatos  pre  manibus  osteodebat  et  fecerunt^')  eos  relegi 


11)  B  raiberto  corr 
(i]  B  agDxulda  «  culdu 
(g)  B  uencf         (h)  Fai 
■.la  dalla  p  lugli, 


(1)  B  fati        (m)  B  fuer 


HU  Ji'  l-rima  mano  in  ratpeno  (b)  B  £am<  (e)  B  fg 

3    Bajaao  Agustildo  etCustuis       (e>  li  com'       (f|  Seguiti 
!(  iu  imindarsi  in  ptepositU  (i>  In  B  la  lillabt  pie  vltm* 

cbt  mi  meggier  Kumiro  dei  curi  ù  traduci  eoa  per        (k)  B  pfito 


In»  B  fcoif 


n 


et  contiiiebat  in  priori  iuttìcato  quod  Hunoo  cum  Adam  et  Don- 
done  toonacos  de   prefato  monasterio  iudicium  abueruTit<*J  cum 
AntoUno  TattoniW,  Radoaldo,  Gaipcrro,  Gundo,  Audoaldo,  For- 
temundo,    Faroaldo,   Vualperto,  Vualcauso,    Tcodbaldo,    Leodo- 
j  aldoW,  Donadei  et   Rodoaldo,  presenria ''''  VuibertLs  et  Ardioiii 
missts  domni  Caroli  regisW  et  domnus  Andreas  episcopus,  etiam 
scavinis  eonim  ArdcDgo,  Fricirone,  Arderigo,  Vuiniperto,  Rotelmo 
et  Ghisfrc  et  ibidem  ostenderunt*'^^  ìpsls  prenominatis<K>  honiines 
canoln  iibertatis  quam  domnus  eorum  Dionisius,  qui  fuil  genitor 
|V  Unnonì,  in  eos  emisiset,  et  ipse  Hunno,  cum    ipsos  mouacbos, 
ipsa  canoia  per  testimonia  de  treginta   anaorum  tacita  fecisset, 
et  ipsi  per  treginta  annis  eidem  Dionisius  vel   eidem    Hunnoni 
servitio  fecisseni  sub  conditionem.      in  ipso  alio  ìudicato  conti- 
nebat   quod   Gundo,  Fortemtmdo,   Bertemundo,  Radoaldo,  Liu- 
5  doaldo,  Rodoaldo,  lohannes,  Simperto,  Vualcauso,  Ermerigo,  cum 
ilios  suos  consortes,  cum  Frodoino  abba  intentionem  habuissent 
ad  palatiom  in   Papia   civitate,  prs;sentiaW  Amalric,  Ariberto   et 
Vualperto  scavinis.     et  ibidem  ipso  priori  indicato  abuit  et  cum 
lelecto  fuisset  et  etiam  manus  coalaudationem  de  ipso  iudicato 
*o  seu  et  Rotelmo  scavino,  qui  ibidem  ipso  indicato  defensavat  quod  " 
«racem   fuisset.      dum  suprascriptis   scavinis   hpc  omnia   taliter  i 
ignoscereni,    interrogaverunt  <''  suprascriptos    honiines    de    villa  l 
Auciatis,  ut  sì  de  ipsa  iura  hominum  fuissent  quas  in  ipsos  am-  \ 
borum  ìudicatos  continebat,  aut  ipsos  iudicatos  veraces  fuissent,  *„ 
'5  quid  ipsi   suprascripti   homines  de  villa  Auciatis   fuerunt^'J  prò-   ii 
fessi  et  dixenini  <''  ut  ipsos   Ìudicatos  veraces   fuissent  et   ìpsos  p 
homines,  quos  in  eos  continebat,  eoruin  aviones  aut  patres  vel 
pirentes  fuissent  et   pertinentes   fuissent  Dionisius,  qui   fuii  ge- 
nitot  Hunnoni,  et  sub  condicionem  ipso  servitio  fecissenr,  secun- 
5"  dutn  ipso  iudicato,  et  ipsi   in  antea  omnia  sic  facete  voluerint, 
quia  de  ipsa  iuta  hominum  t")  qui  in  ipsos  iudicatos  coniincnt 

)i|  fl  ibnef  (b)  B  moni  cerrtllo  di  prima  «ima  ii  lattoni  (e)  B  lioJeaUo 
""Ilio  a  prima  mimo  in  leodoildo  (d)  B  psentia  (e)  fl  caroli  tegii  ih  msHra; 
MI'  1  caroli  .«.ira  f  ./rr.i  hggere  imperaloril  (f)  fl  oHendcf  (g)  In  B  la  .Ìl- 
Wi  pre  i  i,p,„sa  dalla  p  lagliala  ibi  ioUlamiHlt  vatr  per  (h)  B  psentia  (if  fl 
inlBrogl„e?  |k|  {IJ  fl  rafprtirnU  l'ullima  iilUha  colla  f  tagliala.  ,tfi,«da  il  liiUma 
im)  U  homiae  carrtlto  in  homiaum 


L 


VIONUMENTA    NO  VA  L  i  C  lENS  I  A 


fuenimW,  et   ipso   servìtio   fecissent,  tam   de   res   vel   personis 
eonim.     dum  ipsis  suprascriptis  scavinis  hec  omnia  ralìter  audis- 
ii''UtEÌ'n'°ÌBdi!  ^"^^^  ^^'  cognovissent  rectum  apparuit  eorum  esse   et   iudicave- 
™i'''.' 'tonili  runiW  ut  ipsis  prenomioatis  homines  de  villa  Auciatis  in  antea 
!iìinii°co"Ji  "^  faciant  ipso  servÌtÌo  ìuxta  ipso  iudicato  vcl  eorum  manifesta-  J  I 
tionem  prò  pertinentes  et  omnia  sic  permaneant  qualiter  se  con- 
crederuntW  vel  professi  fuerunt'"''.     et  finita  est  causa  in  annis 
regnis  domnorumW  nostrorum    Hludovvicus  et  Hlotharius   fiUo 
eius  viris   excellentissimis  imperatoribus  t'^  anno  quarto  decimo 
et  octabo,  mense  madìo,  ìndicione  quinta  regni  illorum.  io 

^  Ego  Sunifre  escavino  («'  in  bis  actis  interfui. 
Signum  ^^^^    manus   suprascripto    Ioaani   scavino,   qui    in 
bis  actis  interfiiit. 

^  Ego  Hugherado  scavino  in  is  actis  interfui. 
Signo  ^  manus  Ratperto  corniti,  qui  in  bis   actis  interiuit.   15 
^  Ego  Teutmar  notano  lo  bis  actis  interfui  et  hanc  noticìa 
ludicati  subscripsi. 


XXVIIII. 
845  giugno   13,  Aquisgrana, 


J 


Fonti.  A  Originale  nell'Arch.  di  Staio  di  Torino,  UovdUsa,  basta  II, 
scotto  &i  Ire  mani.  Alla  prima  si  devono  il  protocollo  e  il  testo,  alla  se- 
conda dobbiamo  la  segnatura  e  la  ricognizione,  e  alla  lena  [a  data.  Il  si- 
gillo cereo  andò  perduto,  lasciando  visibili  le  noie  lirociane,  issai  bene  con- 
servate, le  quali  ripetono  la  ricagnizìone.  Nel  monogramma  è  visibile  U 
linea  oriizontale  autografa  dell'imperatore.  Alcune  parole,  che  nel  lesto 
erano  divenule  poco  leggibili  o  anche  illeggibili,  vennero  ripetute  sui  margini  di 
destra  e  di  sinistra  da  mano  del  secolo  xi,  e  le  parole  ripetute  vennero  richia- 
mate al  loro  posto  nel  testo  con  segni  convenzionali,  come;  '//'  >  •'■  &c.  (i). 


())  B  fucr  (b)  B  ludica 


(e)  B  rapprii 


>.a  l-ullim 


tiUaha 


ella, 


(i)  Supplementi  conformi,  e  da  codice  appartenuto  at  monastero  N^^ 
mano  simile,  fiirono  fatti  a  due  valiciense,  e  di  cui  parlai  nella  memo- 
passi  del  MaTtyrologium  di  sant'Adone,     ria  Rkircht  sull'antica  bibliùl.  &c.  p.  39. 


J 


n  ciraltefe  adoperalo  è  il  solito  minuscolo  cancelleresco  carolhtgico,  colle 
lettere  b,d,  h,  I  allungate;  prolungata  inferìormcnie  è  la  r;  la  m  e  la  n 
spesso  curvano  leggermenie  verso  distra  l'estremo  apice  inferiore  dell'ultima 
asta,  ma  talvolta  quell'asta  termina  seccamente,  e  l'asta  stessa  presenta  una 
curvittura  aperta  verso  sinistra.  Sul  vtiso,  una  roano  del  secolo  ix,  scrisse, 
in  '  lilterae  grossae  »,  il  regesto  del  diploma  :  «  de  domno  ioseph  episcopo. 
I  [pracceptum  domni  lotharii  de  thelonco],  pniitatico,  rotatico,  clusatico  sed 

•  netjuc  in  carris  et  sagniis  vel  in  dorsis  seu  in  navigiis  vel  eilam  prò  pascuis 

•  ovium  vel  agrorum  n.  Tale  regesto  venne  ripetuto  da  mano  del  secolo  xt, 
ed  é  da  questa  copia  che  supplii  le  parole  chiuse  tra  [  ]  ora  non  più  leg- 
^bili.     Di  mano  delI'Altavardo  s'incontrano  le  sole  parole:   «  antiquum   et 

■  inlegibile  s.      Nell'inventario  1501:  «  Privillegium    seu  preceptuni  domini 

■  Lothari)  de  ihcloneo,  cum  uno  sigillo  antiquo  impresso  ad  Imaginem  an- 

•  tìquorum,  etiam  inlegiblle  n.  Bisogna  quindi  concludere  che  ÌI  sigilla  andò 
perduto,  per  il  nostro  diploma,  dopo  il  i  ;oi.  Cf.  Ricirthi  siill'anlica  biblìot.  Sic. 
p.  Ilo.  Nel  testo  del  diploma  sotto  il  nome  di  diplomi  di  re  franchi  allu- 
desi  a  quelli  di  Carlomanno. 

B  Bernardo  Bazako  trascrisse  (op.  cit.  ce.  ì4-j6)  non  molto  accurata- 
mente il  nostro  diploma.  Fra  le  altre  sviste  di  trascmione  va  notata  partico- 
lirmente  la  mutaziione  della  ricogn̻one,  che  nella  sua  copia  comparisce  quale 
rìcoDoscente  non  Remigio  a  vece  di  Ilduino,  ma  Liuiado  a  vece  di  Vitgarìo. 
Dal  Baiano  dipendono  quasi  tutti  ì  copiatori  posteriori,  a  partire  dal  Mura- 
tosi (.i'ilij,  Ilal  VI,  )is),  che  cita  la  trascrizione  mandatagliene  dal  pre- 
sidente Caissotii.  Dal  Muratori  dipendono  il  De  t.EVrs  (op.  cit.  busta  li 
dac  irascriiioai)  ed  il  Terraneo  (op.  cit.  I,  a,  845),  Dall'originale  invece 
dipende  P.  Datta  (Mon.  bìst.  fair.,  Cbart.  I,  41-4),  n.  2;).  Intorno  alk 
óau  disputarono  11  Bòhmer  (Archiv,  V,  ji))  ed  il  MDhlbacher  (K^aur  Sit- 
lunphtriibu,  Philos.  CI.  LXXXV,  511.  n-  O- 

MuHLBACHEK,  Reg.  à.  Karoì-  n.   1087. 


J  (C)  In  nomine  domini  nostri  lesu  Chrìstl  Dei  aeterni.  Hlotha-  LouiìoO)™ 
rius  divina  ordinante  providentia  imperator  augustus.  si  ea  quae 
praedecessores  ('>  nostri  erga  cultum  religionis  exercuerunt  nostris 
augmentaverimus  J  datis  aeternum  nobis  amplificare  sufiragium 
'  fidimus.  igitur  omnium  lìdelium  sanctae  Dei  Ecclesiae  nostro- 
rumque  praesentium  vìdelicet  ac'*'  futurorum  comperiat  magni- 
tudo, quia  vìr  venerabilis  Ioseph  <''  Eporedìensìs  ecclesiae  episcopus  JT™™  a-'u 

(i)  h  margini  imo  modo  Ail  ucoh  xi  riftti  ptr  chiarirla  predecessores        (b)  Ih 
murgini  l' Mitrila  mant  enimlb  uidelìcet  ci         |c)  Parata  aggianla  inhrUHiarvunli  Jì 

UoaumeTila  Novatìcitntia  6 


8a  MONUMENTA  NOVALICIENSIA 


iSa^iti^x^i  ^  ^^^  monastmi  sanctonim  apostolorum  Petri  et  Andreae»  oim- 
^^^^SJSi  cupato  Novalido,  detuUt^*)  obtutibus  nostns  quasdam  aocmitates 
^^Té^ul  £ictas'a  legibus^)  La]igiri>ard<mim  Fraiiconim[q]i]e<^)  seu  piiM- 


ttatiddtS:»!!!?^  mornm  augostonim,  Cardo  vìdelicet  prestanti^mo  imperatocie 
bto  iMii<Jri  atque  Hludo\dco  serenissimo  augusto,  in  quibus  statutum  et  dif«  5 


^^  finitum  coniperìnii]^  ut  nulli^s  iudex  publicus  vel<^  alia  quadibet 
tjb g^tggiedi  pt-  iu4i^ia]ia  potestas  ab  hominibus  dusdem  monasterii,  qui  prò  uti- 

litate  moiiaclioruiii  inìbi  Deo  servientium  negodandi  causa  hoc 
iUucque  discurra:ent|  vd  ad  praefiatum  monasterium  confent,  vel 
adducere  aliquid(*>  viderentur,  nullum  Aeioneum  aut  uliam  rediU-  < 
tionem  vd  exactionem  nec  pontaticum  de  hoc  quod  fiscus  eorum 
redpere  aut  sperare  poter^^  tam  de  carris,  quam  de  sagmatibus^ 
stve  de  navali  <'>  remigio,  vd  certe  quod  humeris  homines  con* 
portare  viderenturi  aut  de  eorum  pecorìbus  vd  de  qmbusHbet 
causis  praefatum  tlidoneum  aut  uU^  ezacrionem  esigere  j^e-  i 
sumeret.    quibus  auctoritatibus  darissimorum  [rejgum^a)  impera- 
torumve  d^recatus  est  [idem  Iosep]h(^>  nostrae  etiam  firmitatis 
SSlSlddTtiluK  praeceptum  subiungi*    cuius  praedbus  ob  eius  reverentiam  iiben* 
^nSSkJ^^  tissime  annuentes,  has  nostrae  claritudinis  litteras  fieri  decrevimus, 
"**^°*'  •   per  quas  decemimus  atque  iubemus,  ut  ab   hominibus  praefati  2 

monasterii,  qui  huc  illucque  negotiandi  causa,  sicut  supradiaum 
est,  discurrunt,  vel  qui  monasterio  aliquid  conferre  vel  adducere 
videntur,  sive  etiam  ab  eis  hominibus,  qui  ad  idem  monasterium 
aspiciunt  nihii  omnino  a  quolibet  ministro  reipublicae  vel  cuius- 
cumque  exactorc  ^)  intra  regna  Deo  propitio  nostra  exaaetur,  ^ 
nec  theloneum,  vel  pontaticum,  sive  rotati cum  aut  elusati cum(^>, 
sed  neque  quod  in  carrìs,  aut  in  sagmatibus,  vel  dorsis  hominum 
conportare  videtur,  requirere  nec  accipere  quispiam  ab  eis  prae- 


(a)  In  margine  la  solita  mano  ripetè  detulit  (b)  Sul  margine  la  soUta  mano  ri' 
peth  factas  a  regibus  (e)  La  q  andò  perduta  per  un  foro  nella  pergamena,  B  firan- 
commqae  (d)  La  solita  mano  ripeti  in  margine  publicus  uel  (e)  La  solita  mano 
ripetè  sul  margine  aliquid  (f  )  La  solita  mano  ripetè  sul  margine  de  naaali  (g)  La 
sillaba  re  è  poco  leggibile  ;  la  solita  mano  ripetè  sul  margine  darissimorum  regnm  E 
così  legge  anche  B.  (h)  Non  si  leggono  piit  le  lettere  idem  iosep    La  solita  matto 

ripetè  sul  margine  idem  ioseph^  e  cosi  legge  anche  B.         (i)  Sul  margine  la  solita  mano 
ripetè  uel  cuiuscumque  exactore  (k)  La  parola  dusaticum  è  ài  prima  mano,  ma 

sopra  una  lavatura,  fatta  peraltro  forse  col  solo  scopo  di  lavare  una  macchia.    La  solita 
mano  ripetè  sul  margine  clusaticum 


I.    ACTA.  83 

sumat,  nec  de  eorum  ovibus  prò  pascuìs  pontaticum,  aut  agra- 
rium,  vel  navalem^^)  remìgìum,  tam  in  eundo,  quatn  in  redeundo 
aliquid  esigere,  aut  ullam  inferre  audeat  contrarietatem  vel  in- 
quietudinem>  sed  sicut  in  pristinis  auctorìtatibus  repperimus  et  a 

5  nobis  supra  prelibatum  et  difBnitum  est,  ita  maneat  prò  nostra 
aelemosina  nostrìs  futurisque  temporibus  inviolabile,    et  ut  haec 
nostra  auctoritas  firmius   conservetur  manu  propria  eam  subter 
firmavimus,  et  anuli  nostri  impressione  adsignarì  iussimus. 
•  Signum  (MF)  Hlotarii  serenissimi  augusti  • 

IO        S  Remigius  notarius  ad  vicem  Hilduini  recognovi  et  subscrì- 

psiW  •  (Remigius  notarius  ad  vicem  Hilduini  recognovi  et  sub- 
scripsi)<0  (SI  D). 

Data  idus  iunii,  anno  Christo  propicio  imperi!  domni  Hlo- 
tharii  pii  imperatoris  in  Italia  .xxvi.  et  in   Francia  .vi.     actum 
15  Aquisgrani,  palacio  regio,  in  Dei  nomine  feliciter. 

XXX. 

845  ottobre  io,  Aquisgrana. 

(Sospetto). 

Fonti.  A  Pseudorìginale,  privo  del  crismon  e  del  sigillo,  su  perga- 
mena poco  consistente,  brutta.  È  tutto  scritto  da  una  mano,  compresa  la 
data,  nonché  le  «  litterae  grossae  »  del  primo  rigo,  della  segnatura  e  della 
ricognizione.  Manca  l'eleganza,  sìa  nelle  «  litterae  grossae  »,  sia  nel  mi- 
nuscolo del  testo.  Qpantunque  Taspeuo  complessivo  del  documento  impe- 
disca affatto  di  riconoscere  nel  medesimo  un  originale,  tuttavia  non  è  questa 
una  £dsificazione  moderna.  Il  carattere,  che  è  il  minuscolo  carolino,  è  vera- 
mente antico,  né  può  dirsi  d' imitazione,  poiché  manifesta  una  mano  svelta  ed 
avvezza  a  questa  forma  di  scrittura.  La  m  e  la  n  non  di  rado  conservano 
il  tipo  arcaico  carolino,  nella  forma  speciale  dell'ultima  linea;  la  a  é  tal- 
volta aperta.  (Quindi  é  abbastanza  accettabile  il  giudizio  del  Bethmann 
{Mon.  Gtrm,  hist..  Script,  VII,  108),  che  vedeva  in  questo  documento  un 
falso  originale  del  secolo  ix  cadente  o  del  secolo  x.  Forse  si  potrà  riurdarlo 
senz'altro  al  x  secolo.  Si  può  chiedere  se  questo  pseudoriginale  sia  una  vera 
e  propria  falsificazione,  ovvero  una  copia  a  forma  di  originale,  senza  che  colui 


(a)  La  solita  mano  del  secolo  xi  ripetè  in  margine  uel  naualem        (b)  La  s  colla  sua 
prolungazione  investe  le  note  tironiane.        (e)  Le  note  tironiane  ripetono  la  ricognizione. 


9^  MONUMENTA  N^ VALICIENSIA 

njìfbL  l^ìeotiqiie  ddramaptieiis^  ne'  ripuardl  jp$leo^n^co-4ijplofni^  in>QCi^ 
o  at&ieiio  non  è  còli  ddàra  come  nel  hiao  ii^oùià  di  CariosugncH  774,  àon^è 
pcfsittd  loHitelto  3  f^fKo^  che  od  ceso  pteseate  difetti  ad  tmto»  hoé  e»eih 
dorii  iwinwirr  liMii  1>  petynyiMi,  M  regesti  9«l«iri»;^ipll»«iiie(ftdtoi 
e  ttmceamm  de  frirdiiiiifn  dsomi  Mf olirti  iflUMmnBiif  ».  ad  ékt  %  Iìiiiibm 

IT  i^fi^e  »  di  fmff^  m^à^  m  ^  ^^^^m%  4js9i^.4M^(Mi>p0ì  «ipitl 

ao^sti  ai  diploiiii  x^  libraio  82^  e  x}  ^^o  |L|j|  dd  «{oaB  ppf^jymp. 
Ad  una  mano  d'ami  po^eriore  (secolo  iau)  attribuiremo  ^ncs^abre  panie: 
«  de  baidlubsca  »«  Nèn  manca  la  notaxione  di  Pietro  de  AUavatdo  coi  Home 
di  Andrea  Provana  o  P^pné  ifoii  vi  eonlipoBdono  le  ite^UMUdPtti  fime 
im|f^  imami  éili  liapeMiiu;  ette  aitata  iBtoiBÌ»iiiy«rttp<iiftllg|.  te, 
n»  uol 

B  B.  Basano  (op.  dt  e  46  sgg.)  autenticò,  aa  ag^^  17^?^  )%  VXf^ 
sfolla  di  oue^  documento  fiitta  dall'*  orinale  s^  e  rinaerì  i|dtta  aqa  rac- 
colta. t)àl  Basano  dipendono:  la  trascrbione  dd  Cdssotd»  ^e  servi  ^ 
fimdamento  allVdislone  del  Mtnutc^i  (AnUq.  luO.  V,  971^4)^  eorrfspondettte 
a  Tekiambo,  op.  A,%  a.  §4$,  oorriapoadente  %  Db  Lsm»  dae  a^pie  ira 
le  schede  ndrarch.  dell'Economato»  Gran,  eccìa.  busta  IL  Da  A  decade 
invece  P.  Datta,  Man.  bisL  patr.,  CbarU  I,  43-45,  n.  26. 

DeUa  natnra  paleografica  del  documento  abbiamo  parlato,  riconoscendolo 

un  pseudoriginale,  quale  era  stato  diggià  sospettate  da  G.  E.  Pertz,  Ar- 
chiv,  V,  323.  Ma  da  ciò  non  con3egue  che  sia  falso  anche  il  suo  contenuto, 
come  ne  giudicò  L.  Bethmann,  Archiv,  VII,  108,  n.  88.  Il  Mùhlbacher 
(Rig,  d,  Karoì,  n.  1088),  seguendo  il  Bethmann,  lo  riguarda  come  un  falso 
originale  del  z  secolo.  Sotto  il  rispetto  diplomatico  non  lo  crede  assoluta- 
mente falso,  ma  iuterpolato,  come  quello  che,  allato  a  formole  genume,  ahre 
ne  contiene  di  false.  Il  Mtìhlbacher  giudica  interpolato  e  manipolato  il  passo: 
«  omnem  districtionem  vel  iudicium  -  salva  illorum  hominura  Hbertate  »  (p.  86, 
r.  29  -  p.  87,  r.  8).  Qjaesto  lungo  tratto  che  descrive  l' immunità  concessa 
al  monastero  in  una  forma  amplissima,  fu  oggetto  a  dispute  ;  fra  noi,  G.  Sal- 
vigli (Storia  delle  immunità  cit.  p.  65),  seguendo  C.  Hegel  e  BethmanD- 
Hoilweg,  lo  ammise  come  autentico.  Posteriormente  la  frase  «  rdique  vero 
«  causae  -  diffinitae  fiant  »  (p.  87,  rr.  4-6)  fu  riconosciuta  come  degna  di 
fede  da  E.  Brunmer,  Deutsche  Rechtsgeschichte,  Lipsia,  1892,  II,  309.  Anche 
la  dau  presentava  difficoltà  al  Mùhlbacher,  giacché  le  edizioni  davano  b 
indinone  vi  (Muratori)  e  la  vii  (DatU).  G.  E.  Perts  in  una  collazione  notò: 
e  iod.  VI?  ».  Ma  la  pergamena  ha  sicuramente  (se  non  chiaramente)  la  in* 
diaìone  viiL  Panni  poi  degno  di  nota  il  fatto  che  la  proposizione  «  censa 
«  etiara  (vero)  et  tributa  »,  pur  non  senza  varianti,  ricomparisce  due  volte 
pella  prima  metà  dei  dipk>ina  (p»  85,  r.  ao;  p^  8é,  r.  7),  U  dono  della 
valle  di   Bardonecdiia  viene   attesuto  anche  dal    Cbron,  Novaìic.  (tib.  m. 


cap.  i6\  lib,  IV,  cap<  io),  ma  non  i  b«n  chiaro  se  questo  dipenda  o  meno 
dalla  nostra  pergamena.  In  senso  contrario  depone  la  circostaitut  che  il 
cronisti  tace  del  castello  Dlobia  e  delle  a  appendici  »,  Diobiasca  &c.  di 
coi  illisi  ricorda  nel  nostro  diploma.  In  senso  favorevole  parìa  la  circo- 
ìtanit  th'eglì  attribuisce  11  dono  a  Lodovico  e  a  Carloniagno,  e  che  ai  loro 
diplomi  congiunge  la  conferma  fallane  da  Lotario;  tutto  ciò  egli  poteva 
desumere,  con  pieni  corri tpondenza,  dal  nostro  documento.  Concludendo, 
M  abbiamo  sufEcìenti  motivi  per  credere  che  il  presente  diploma  sia  sosun~ 
lialnetite  autentico,  non  si  pvb  tuttavia  esitare  nel  ritenerlo  diplomatica- 
mente falso,  e  interpolato,  quanto  al  suo  conteciito  ;  ma  non  ì  agevole  de- 
terminare con  precisione  in  che  cosa  consistano  le  interpolazioni.  Per  la 
diu  veggasi  MOhlbacher  m  H^tner  5(frfi«^j6(rict/e,  LXXXV,  jij,  nota  I. 
MQBLBACH£fi,  Ktg.  d.  Karol.  n.  loSti. 

ih  nomine  domini  nostri  lesu  Ciirisri  Dei  aetemi.     Hlocharius 
divina  ordinante  providentia  imperator  augustus.     constai  nos  J 
divina  dispensante  gratia  caeteris  momlibus  super  eminere,  •  unde  J 
oponct  ut  cuins  preceìiinius  munere,  eius  studeamus  modis  omnibus  1 
[p]arereW  volumati,  ut  videlicet  nostro  fidoliter  parentes  obsequio, 
Hostr.im  sibi  sentiant  usquequaque   siiffi-.igari   clementiam.     pro- 
inde  comperiat  omnium  fideìium  nostrorum  ta[m]<'''  praesentium, 
quam  «  futurorum  industria,  quia  vir  venerabilis  losepli  Epore- 
dùe  urbis  episcopus  et  abba  ex  monasterlo  sancti  Petti  et  sanctì 
Andreae,  quod  est  situra  in  loco  qui  dicìtur  Novalicius,   adiens 
prae[se]ntiam  W  culmiiiis  nostri  detulit  nobis  quasdam  auctoritates 
beatae  menioriae  Kaboli  avi  nostri  seu  et  domn!  genitoris  nostri 
HnjDOvvici  AUGUSTI,  in  quibus  continebatur  insenum,  qujUter  ìlli 
vallem  Bardiniscam  cum    castello  ibidem   sito,  cuius  vocabulum   ' 
est  Diobia,  sive  cuncta  quae  ibi   iusto  tramite  pertinebant,  tam  J 
de  intos,  quam  et  de  foris,  suisque  appendiciis  Diobtasca  et  Ar-  ' 
melsca  sive  Allonica,  sicut  io  publicum,  vel  ad  paktium  priscìs  l 
temporibus  visum   est  pertinuisse,  sic  tamen   ut    liomìnes  liberi,   ì 
qui  in  ipsa  valle  cotnmanere  vìdebantur,  in  eorum  libertate  per- 
manerent,  sicui  in  eoriim  continetur  praeeepto.     censa  eciam  et 
itrìbutB  vel  omni  datione,  sicut  ante  actis  temporibus  ipsi  vel  an- 
te<:e.ssores  eorum  persoKere  visi  fuerunt,  hoc  cum  omni  integri- 
li -*  ////ucte      B  pu«c         (b)  A  bil-ll      B  Um       (e)  A  p////ntiiu.      B  fF" 


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<     *«"     — ■ 


:t  t: 


I.    ACTA.  87 

vallibus  supradictis,  ut  sicut  in  praeceptis  (•>  predecessorum  (*^)  ^^'•Ì55|J^*""J 
nostrorum  continetur,  veniant  ante  comitem  in  civitate  Taurinis,  ^^^f^^^ 
acti  videlicet  atque  compulsi  per  abbates  atque  mi[ni]s[tr]os  (^)  STMc^tfi 
ipsius  monasterii  et  iustitiam  faciant  et  ab  aliis  recipiant.  relique  ^n'^^teS 
5  vero  causae  in  ipsis  locis  per  ministros  et  ordines  ipsius  mona-  crìmiiMU,  per 

.  .  *  ,       *  quali  si  dovrà  1 

stcrii  deliberatae  ac  diffinitae  fiant,  absque  impedimento  vel  so-  ^nrere  ti  come 
ladi  occasione  cuiuslibet  comitis  aut  rei  publice  missi,  salva  ii- 
lorum   hominum   libertate,    qui   ibidem    commanent.     eundem 
namque  locum  cum  omnibus  suis  pertinentiis  sub  nostra  tuitione 

IO  ac^"^  immunitatis  defensione  perenniter  mansurum  constituimus, 
ita  ut  nemo  fideiium  nostrorum  quippiam  contrarietatis  inferre 
praesumat^*^  sed  quicquid  pars  fisci  nostri  sperare  poterat,  morem 
praedecessorum  nostrorum  sequentes,  in  utilitates  inibi  Deo  fa- 
mulantium  perenniter  conferimus  possidendum,  quatenus  servos 

15  Dei  in  eodem  monasterio  degentes  prò  nobis  et  prole  nostra  vel 
stabilitate  totius  imperii  nostri  a  Deo  nobis  conlati  atque  con- 
servandi,  iugiter  Domini  miserìcordiam  exorare  delectetur.  et  ut 
haec  auctoritasy  Domino  protegente,  valeat  inconvulsa  manere, 
manu  propria  subter  firmavimus  et  anuli  nostri  impressione  adsi- 

^0  gnari  iussimus. 

•  Signum  (M)  Hlotharii  serenissimi  imperatoris  • 

•  Remigius  notarius  ad  vicem  Hilduini  recognovi  et  sub- 
scripsi  C^)  • 

Data  .VI.  idus  octobris,  anno  Christo  propitio  imperii  domni  («) 

00 

^5  lH|lotharii  00  pii  imperatoris  in  Italia  .xxvi.,  im  Francia  .vi., 
ind.  .vili,  actum  Aquis,  palatio  [regio]  <*),  in  Dei  nomine  feliciter, 
amen. 

XXXI. 
Circa  850. 

Fonti.  Il  testo  andò  perduto,  non  restandocene  che  un  riassunto  bre- 
vissimo nel  Chrott.  Novalic,  lib.  iv,  cap.  21;  ma  neppure  il  testo  preciso  di 
questo  passo  ci  è  pervenuto,  e  ci  dobbiamo  accontentare  dell'estratto  del 
Pingon.    F.  PiNGON,  op.  cit.  p.  24,  registrò  il  documento  sotto  Tanno  859 

(a)  A  pceptis  (b)  A  prodecessorum  (e)  A  mi7/////s////os      B  monachos 

W  A  hac        (e)  A  psumat        (f  )  A  s  prolungata,        (g)  Questa  parola  è  scritta  intera 
tu  A  senia  abbreviaiioni,         (h)  A  lotharii         (i)  Questa  parola  fu  tralasciata  da  A, 


H  MONUMENTA  N0VALICIENSI A 

t  wBffmi  cbe  U  éaiu^bft  Éoam  HgKa  il  Dotkmtf  mudÉèièw  Giti  qttWto  ili 
fìOto  lo  ^Inmtfè  6.  T.  Tsmiaiibqi  diMi$  ittmtnilép  I|  |f«f8. 

firigróo  e  Lea,  giugali,  o&oqo  al  monastero  Novalidense 
il  monte  Vesenio. 


XXXII. 

88.  ,val»>.^l,rc  Torino. 

Pòfiti.  À  ielttiriittà  pdtt^àdiséni  ori^ttle  lii  caratile  che  sta  tra  it 
tdHiVè  ed  H^ttèeéiè  caMiild  drila  ptiÉtia  età,  eoa  t^nit  iMKayattaa  et 
lénae  e  di  mmì^  prq^  del  eofsivo.  $i  pis^riattttmiopralafoMiaiiai  li 
e  ddla  e ,  giacdiè  in  quatte  lettele  1*  ultima  asta  di  destra  o  ripk^tti  a  é» 
Distra  o  almeno  non  tenoina  con  vox  apice  voltato  a  destra.  Il  caiatMe  è 
bdlo,  relativameiite  chiaro  e  abbastanza  regolare.  Abbiamo  parecchi  nessi 
di  due  ìetleré  (come  p.  es::  ci,  K,  ac,  d,  et,  ut,  re,  tt,  ne),  ma  aon  sono 
mi  anehe  t  tmA  A  tre  lettere  (tòme:  tHo,  con,  ehi,  thi,  ter,  tti,  itti,  à&l% 
maméo  Fuso  eonlvo.  Cartolò  8  eesad  «àcoMii  tidla  ft'aéc  «enea  eaftt#« 
Mollo  fteqoràti  taiio  le  abbftvia^eoi  per  soepoiriofie (ctMoe  éì  es  :  «scMak 
«eccl|  »,«dvi»,  «tidnen^  »,  «fil^  »,  «eor^  »,  corrìspondeott  a  «  nomen  »» 
«  ecclesie  »,  «  civitate  »,  «  ticinenses  »,  «  fìlius  »,  «  eorum  »).  Né  mancano  le 
abbreviazioni  per  contrazione,  particolarmente  nei  casi  più  comuni  («sce», 
(K  eps  »,  «  scòr  »,  «  iltr  »,  corrispondenti  a  «  sancte  »,  a  episcopus  »,  «  sancto- 
«  rum  »,  «  illuster  »).  Merita  attenzione  la  presenza  di  alcune  abbreviazioni, 
che  diventano  usitatissime  posteriormente:  p,  ^,  qd*,  corrispondenti  a  «per»» 
«  quod  »,  «  quondam  ».  Ndle  parole:  «  notida  »,  «  iudicio  »  &c.  non  sempre 
è  facile  asserire  se  non  si  debba  forse  leggere  «  notitia  »,  «  iuditio  »,  per  la 
somiglianza  che  hanno  tra  loro  i  nessi  :  ti ,  ci.  Qui  si  conservò  la  forma  che 
sembrava  meglio  corrispondere  ai  segni  grafici.  Per  ordinario  la  a  compa- 
risce nella  forma  aperta.  La  t  ha  1*  asta  orizzontale  che  si  ripiega  in  curva 
a  sinistra  dell*  asta  verticale,  siccome  s*  incontra  nel  corsivo. 

Le  firme  sono  autografe. 

Alcune  tra  le  indicazioni  archivistiche,  scritte  sul  verso,  vogliono  essere 
qui  ricordate.  In  un  minuscolo  rotondo  del  secolo  x  incirca  fu  scritto:  «  ludi* 
«  cato  secundo  de  Maurino  Bardino  ».  C*  è  pure  il  regesto  fatto  fare  dal  priore 
Andrea  Provana,  firmato  appunto:  «A.  de  Provanis  prior  de  anno  1502». 
Nel  regesto  il  documento  è  indicato  come  «  originalis  sententie  late  per  Ca- 
«  rolum  magnum  »  &c.  Il  documento  figura  negli  inventari  di  Pietro  de 
Allavardo  (0,  che  si  identifica  appunto  coir  autore  del  regesto. 

(1)  Cf.  Ricerche  sulV  antica  bibliot.  8cc,  p.  120.  j 


n  ilocnniemo  È  conservaci ssimo,  se  si  fi  eccezione  (r.  4)  per  alcune  let- 
tere, che  £uino  parte  dì  una  frase  ordinaria,  e  che  quindi  ficilmenie  sì  po- 
KTtno  lupplire,  anche  se  mancassimo  della  copia  B. 

La  pergamena  mostra  ancora  le  ripiegature,  che  davanle  aspetto  di  diploma. 

Questo  originale  li  conserva  nell'  Arch.  di  Stato  di  Torino,  Abbadia  dilla 
Sevùtaa,  busta  II. 

B  Copia,  in  pergamena,  in  minuscolo  rotondo,  post -carolino,  dell'etl  più 
niluppata,  così  che  sì  dovrà  giudicarlo  del  secolo  xj  o  del  seguente.  L' ele- 
guui  estema  non  manca,  poiché  si  ebbe  perfino  cura  dì  segnare  con  punta 
OKtaiiica  ì  righi,  ailincht  le  linee  si  mantenessero  equidistanti.  La  copia  è 
siila  Taita  con  poca  diligenza,  e  delle  lezioni  di  essa  non  si  tenne  quasi  mai 
cono  Della  preteste  edizione,  AUìncht  si  possa  giudicare  del  valore  di  qcesta 
edìjione,ne  do  qui  le  varianti  riguardanti  i  rr.  i-i  t  (p.  90),  e  cioè:  r,  i,  ■  no- 
•  mine  ■;!.  2,  ■  dominus  a;  r.  ;,  ■  tnantaa;  r  ;,  v  co  a,  n  Tiiinensis  a;t.  6, 
■  Aicardus  Vmcentiae  ecdesìae  »;  t.  6,  a  Supo  t;  rr.  8-9,  «  lohannes.leo.et 
«iltmNatalis.Ursus  et  Maninus»;  r.  io,  a  Tiiincnses  .  ;  r.  11,  "  lanjemalo». 
lo  nota  al  Cesio  soggiungo  ancora  alcune  altre  varianti. 

Sul  verse  e'  è  il  regesto  del  i  ;o2,  simile  a  quello  apposto  all'  originale, 
«Jl»  firma  :  «  A.  de  Provaois  prior  de  anno  1 502  ».  Naturalmente,  come  al 
nliio,  anche  la  lirroa  è  dì  laaao  dell'Allavardo.  Vi  si  legge  anche  un  regesto 
W  xjv  secolo,  quando  il  documento  veniva  pure  preso  quale  Sententia 
inacdam  per  imperai orem  lata  prò  monasierio. 

Qpesia  copia  si  conserva  insieme  coli' originale  precedentemente  descritto, 

C  La  copia  autenticata  (ma  non  scritta)  dal  notaio  Bernardo  Bazaho, 
■Ila  Novalesa,  addi  21  agosto  1721  {Abbate  dt  la  Kov(Jtst,  ce.  r2-i7A),di- 
pade  esacumente  da  B.  Il  volume  ms.,  autenticato  dal  Bazano,  trova» 
vilmente  nell'  Arch.  di  Staio  di  Torino,  Abbadia  detta  SovaUsa,  busta  I. 

D  L'edizione  del  Muratori,  Anliq.  hai.  I,  }j9-62,  dipende  da  C.  Dal 
«"Htorì  poi  dipendono  A.  Rivautella  e  F.  Berta,  UlcUrnh  ecclcsiat  cbar- 
•"niiBi,  Aug.  Taurio.  17;  j,  pp,  vi-vii,  ed  Eugenio  Db  Levis,  fra  i  suoi  ma- 
BMcrìtii  Novaliciensi,  nella  busta  II  della  raccerta  col  titolo  Cri>Q.  teclaiasl. 
Mi  r.  arch.  dell'  Economato  di  Torino.  La  trascrizione  del  De  Levis  non 
i  completa  alla  fine.  Il  De  Levis  col  Muratori  scrìve  (p.  90,  r.  11)  <  Lin- 
«dioaco  B,  mentre  C  ha  a  Landinalo  »,  A  ■  Lammalo  »  e  B  k  Lanasmalo  a, 
Dal  Muratori,  e  dalla  rìprodunone  dovuu  al  Rivautella  ed  al  Berta,  pende 
^-  T,  Terkameo,  Tabular.  Ctllo-Ligusticum,  voi.  I,  autografo  alla  bìbliote» 
Nadooilc  di  Torino. 

E  Da  B  dipende  P.  Datta,  che  riprodusse  il  documento  in  Mon,  bùi. 
N^.,  Charl.  I,  61-64,  citando  una  «  copia  sincrona  ». 

Osservaiioni.  Le  formule  iniziale  e  finale  corrispondono  a  quelle 
^  Un  placito  aretino  del  92;,  siccome  avverti  il  prof.  E.  MOhlbacher,  Dit 
^fi*.  Karls  III  in  Ifùnir  Sitxungshirkhtt,  XCII,  471.  Del  giudice  impe- 
lle Gtauso,  qui  ricordaio,  par!6  il  prof.  Gltiuo  FiCKER,  Fonchungen,  II,  136. 
liemuntKta  Nmaliciimia.  6* 


MONUMENTA    NO  V  ALI  CIENSI A 


Metodo  Ai  pabblicflzìoTie.     Riprodussi  A,  e  con  B  ne  ocAmaì 
lacuna.    Ma  delle  copie  feci  In  generale  ben  poco  conto,  e  ne  citai  solo  al-' 
cune  varianti,  quelle  cio£  che  mi  aiuiaviDO  a  itabilire  la  dipendenza  de 
dall'  alila  copia. 

Regesti.  V.  Krause,  Gtich.  Ì4S  InitituU  dtr  •  muri  dominici  •  in 
i.  Inst.  fùr Sslerr.  (hschichIsfvrschuHg,  1890,  XI,  197,0. 176;  E.  MùHLBACHER, R^. 
d.  Karoì.  o.  1^61;  R.  HObheii,  Gerìchlsurtk.  dtr  frànkiichm  ZtH,  parte  U,  Gè- 
ritbtsurkk.  ata  Ilalit»,  n.  793,  in  Ziiluhr.  /ur  SavìgHy-Stiflung,  ».  1893,  A[h 
pendice,  con  numerazione  separata. 


^ .,  .  j  Dei  QOmen,  civitate  P.-ipÌa,  in  sacro  palacio,  uM 

I. .  ■JIìÌobÌ  lioninus  Karolus  rex  preerat,  ìd  iudi. 


vnce»  di  tt'it.. 

a  Vitn».  I  iDDli 

nrJD.oidiKJid  ^u- 

\Mito,  diK  eiadicl 
«  Pmili,  ti  4lirl 
noli),    ttiunit  * 


«KliD.    d< 

dToui., 


^Dum,  i 

intus  camiaaca  maiorc, 
qui  est  aute  mastia  W^  in  iudicio,  rcsederet  Bodendus  '"'  comes  pa» 
lacH  singuiorum  homÌ[niim  iustìcijam'^)  faciendum  hac  delJbe- 
randum.  resedentes  cum  co  lohannes  sancte  Tidnensis  ecclesia 
et  Aicbardus  Vincenline  ecclesia  venerabilibus  epìscopis,  Suppo  et 
Berengerius  comitibus,  Adelbertus,  Leo,  Petrus,  Fulbertus,  Urse- 
pertus,  Ragimbertus,  Ritperiiis''',  lohannes,  Poto,  Natalis,  ìteint 
Leo,  Garia[r]dus,  et  item  Natalis,  Ursus  et  Maninus''''  iudicei 
sacri  paìacìì,  Landepertus  et  Pelprandus  iudices  Ticinenses,  Ato^ 
de  Lammalo  W,  Goifredus  de  Sparianì  et  reliqui  multis.  ibiquft 
eonim  veniens  presencia  Amblulfus  aba  monasterii  sanctonira  Petrf 
et  Andrec,  sito  Novaiicio,  una  cum  Rodericus  scavinus  Tauri* 
nensis,  advocatus  ìpsius  monasterii,  ntc  non  ei  Maurlnus  filia4 
quondam  Petri  de  valle  Seusia,  de  villa  qui  dicìtur  Ultes  <^',  um 
cum  Ansevertus  filio  suo,  aliregacìoncni  abentes,  dicebant  ìp^ 
Amblulfus  aba  et  Rodericus  advocatus:  dudum  in  iudicio,  vesaj 
presencia,  mallaverunt  nos  hìsti  Maurinus  et  Ansevertus  tìlio  suo 


(.)  B  nurti.  (b)  A  botnil/l//mil"^ 
Itri  Rigimbe  1  Ritper  pmingimo  da  cornai 
I  scrittt  ean  allrB  incbioitn,  ma  più  prohahili 
il  icritlura  più  dimvBlta  1  mtlta.  S4I  ittotida 
ifaiitt  tbi  mila  arrtiiani  rimast  coptrlo  d 
B  Rigimbenas  .  RitpertQi . 


■./■ 


m  iustitìuB        (e)  In  A  U 
pDiisBD  tstirt  ^  f  rima  mi 

iBxo  di  altra  nano  tonltmfarm 
:a,  la  prima  Itiìent  f(f miiMva -I 
r-  (d)  Rigimbcrtui 

Naulii.  Uriuict  Muli 


iiDZmalo,  dovi  la  x  rilutta  da  eorrixitnt,  iì  prima  mane,  in  Iii(if«  die     C  Ludin 
(f)  A  ulte*  cutU  dui  ullimi  UtIiTi  IH  rtnira,  stbbttu  di  prima  man».     B  Ulcn 


(l)  Un  a  Boderacus  iuJex  augusti  «      cato  di  Lodovico  111;  ci.  BARSOCCHtH 
iraa  Roma  nel  901,  presente  a  un  giudi-     Doc.  in  Mem.  di  Lucca,'V,  J,6j9,  n,  176I 


quod  pars  monasterii  nostri  malo  ordine  et  centra  lege  eos  ad  "••'•'Ao editano 
servicium  detinerent,  et  nos  dedimus  eorum  responsum,  quod  pars  «"•?''"«  """ 
monasterii  nostri  eos  ad  servicium  detineret,  se:  non  contra  lege,  cìuhoìiiiIkìio 
eo  quod  civitate  Taurims,  in  iudicio,  presencia  histius  Supponi  pu«  •  Torino,  Jii 
J  corniti  et  scavinorura  per  iudicum  iudicium  hisiuin  Maurinum  ad-  ";J™*''"^'' 
vicissemus  f'>,  et  talem  noticiam  iudicati  haberemus.  histi  Mau-  "'^a™u"°" 
rinus  et  Ansepertus  filio  suo  dederunt  nobis  responsum,  notitiam  '.^m.^k^ÌI 
ipsara  niehil  eorum  inpedìret,  eo  quod  omnia  quicquid  inde  factum  do  ZC^°,o'™i 
esset,  per  Torcia  factum  fiiisset,  iam  non  per  iudicium.     tunc  per  ?«  fonm,  iUceii- 

iO  vestronim  iudicum  iudicium  dedit  nobis  vuadia  ad  probandum  "rio.^uddtino- 
per  iudices,  aut  per  noticiam,  qualiter  istius  Maurini  in  eodem  ^^J^f'"' 
iudido  forcia  facta  fuisset,  et  nos  dedimus  eorum  vuadiam  de  pia-   l,'^^]'     *"" 
cito  et  de  ipsa  noticia  iudicati  ad  pbcitum  adducendum,  et  odie 
iuter  nos  exinde    constitutum    placitum  missum  est.     ecce  nos    ^"?'''?"""2 

•i  parati  cum  ipsa  noticia,  sicuti  eorum  vuadiam  dedimus,  et  queri-  S'p1"°iJ'^°"nf,f^ 
mus  ut  ipsam  nobis  faciat  consignacionem,  sicut  vadiam  dedit.  m*S^,?J^o""^u 
responderunt  ipsi  Maurinus  et  AnsperCus  filio  suo:  veritas  est,  Iurd'"n '^i'ògo 
quia  omnia  taliter  imer  nos  hactum  et  vuadiatum  est,  et  odìe  «"MmKBo  J"d- 
inter  nos  consatutum  placitum  missum  est.     ecce  nos  parati  que-   dodi.iiiKii.Do- 

M  rìmus  ut  ipsam  nobis  hostendatis  noticiam,  sicut  vuadiam  dedìstis.  «"monMtnoiqo. 
tunc  hostenscrunt  ipsi  Amblulfus  abba  et  Rodericus  scavinus  et  J^.'iVtht  "'t" 
advocatus  noticia  indicati,  ubi  continebatur  inter  celerà,  qualiter  J"  coni/sii'^ 
presencia  Supponi  corniti  et  scavinorum  W  in  iudicio,  civitate  °«.«,'^°Ambi„"ò 
Taurinis,  mallasset  Rodericus  scavinus  et  advocatus  monasterii  m4^t.^o"ewt 

'i  s:incti  Petri  Novalicio,  sito  in  valle   Scusia,  una   cum  Amblulfus   M.urinQ,  cDmm.- 

abatem  ipsius  monasterii,  Maurinum  filium  quondam  Petti,  coma-   j'„ "" ^-^"1.  y'" 

nente  in  valle  Bardonisca,  in  villa  qui  dicitur  Ultes^'',  quod  de  ÌÒMil°d^i"n™- 

sua  persona  servus  ipsius  monasterii  esse  debuisset.     ipse  Mau-  B^'Jll^o^'di 

_     rinus  vetasset,  quod  non  servus,  set  liber  esse  debuisset,  prò  eo  EididUmntb* 

V>  quia  de  libero  patre  et  marre  natus  esset  et  taliter  per  testes  ad  pVwJtmmì!"'' 
probandum   vuadiam  dedisset.     set  in  eonstituto,  que  inter  eis 
positura   fuerat,  ad   placitum   ipse   Maurinus    venire   neclexisset. 
hoc  actum,  dum   Suppo    illusterW  comes  rescderet  in   iamdicta   ,,"oJ^i''|^^*nr^i 

(i)  B  adnindissenius       C  idnìciMmus  (b)  A  riluti  la  jraii  et  icivinorum,  mù 

faraU  mtdisimt.        (e)  B  que  dicitut  Ulces        (d)  B  illomoi 

I a 


92 


MONUMENTA    N O V A L  !  C  1  E N S I  A 


Matodoéi    prontf 
«nfonse  •ila  lu 


="£ 


ilo  perii  giu- 
w,  adii  cane 


aXihk 


civitate  Taurinis,  cune  ducati,  in  placito  puplico,  venissei  recl 
mandum  Maurìaus,  quad  pars  moDasCerit  Novalicìo  eum  pigiu 
ratura    haberet,  et   paratus  esset   suam   libcrtatem  per  tcstcs  j 
probaiidum  sicut  vuadiam  dcdcranc.     tunc  ipse  cotnes  dedisset  C 
Ucenciam  forìs  de  ipso  placito  exiendi,  suam  testimonia  aducet 
dum,  sicut  proFessus  fucrat.     qui  cara  foris  perexisset,  statim  l 
versus  essei  et  professus   dlxerai,  quod  ipsos  testes   Ìbidem   noi 
haberet,  quod  professus  fuer.it  habere.     tunc  ipse  comes  dedtss 
eidem  Maurini  induciat'^  usque  ad  aliura  piacitum,  set  in  const 
luto,  quod  inter  eis  posiium  f'uerat,  ipsos  testes  non  hostenserat (( 
set  professus  dixerat,  quod  inquisitum  habebat  et  nec  testes,  i 
uUam   Srmitatem  de  sua  liberiate  non  abuisset,  vel  invenire  [ 
tuisset,  prò  eo  quìa  Petrus  genitor  suus  servus  de  predicto  i 
□asterio    fuisset  et'''  servum  pertinuisset,  et  ipse  ex  nascetuti 
servo  sancti  Petri  de  prefato  monasterio  esse  debuisset,  et  nu] 
iatenus  t*"  se  de  ipso  servicio  subtrahere  potuìsset.      cuiu  talìol 
egissent  et  respondisset '*',  tunc  ipse  comes  dedisset  eidem  Mat 
rinì  inducias  ut  fortasse  potuisset  invenire  testos,  aut  ullam  6riit| 
tatem  de  sua  libertaCe  et  constitutuni  inter  eis  posuisset,  in  col 
stituta  die,  dum  resedisset  ipse  Suppo  illusterf^  comes  in  predici 
civitate  Taurinis,  in  cune  ducati,  una   simul   cum    Adalrocbo^ 
comes  et  Grauso  index,  missi  directi  domni  Karoli  regi,  in  pli 
cito  puplico  sìngulis  hominibus  causas  audiendas  et  iusticias  factel 
das,  resedissent  cum  <'''  eis  Petrepertus  W,  Adalmundus,  Al&edid 
lohanues,  Gauspertus,  iiem   Petrepertus,  Alardo,  lonam  et  Urs 
scavinis.Vuitelmus  et  Amalricus  scaviiiis  romani '•'''>,  et  reliqui  multi 
ibique  in  eorum  venisse:  presencia  Amblulfus  aba,  cum  iatodid 
Rodericus  advocato  prefati  <''  mouasterii,  et  ipse  Rodericus  dixi 
set  ("'  adversus  iamdictus  Maurinus  :  da  nobis  testes  ipsos,  qius.d 
per  vuadiam  oblicasti  de  tua  libertate,     ipse  Maurinus  respondi 
dudum  professus  fuisset  presencia  histius  corniti  ve!  scavii 


(a)Bindudu  (b)  B  haberet  (e)  In  A  pari  ixitrlii 
tbt  foni  valt  oì  Bei  (J)  ^  nulUious  (e)  S  s<^  co 
disjel  (f)SiUorum  (g)  fl  Adibito  (h)^  restdissen 
(k)  C  scauinm,  Ronwni  (I)  pretti]  la  A  è  corrt\<Qnt  di  fri< 
(m)  Kodericus  dixisset]  U  A  qualt  iui  farei»  iene  ii  prim 


I  mune  ir  iuegc  H  a 


:■*•-?•  ''-14  ^^ 


IMMlì 


i 


I.    ACTA.  93 

et  reliquorum  hominuin,  et  iteruin  professus  esset,  quod  testes,  ^^^  "**** 
nec  nullam  firmitatem  non  haberet^  sicut  per  vuadiam  oblicaverat^ 
set  servus  ìpsius  monasterii  esse  debuisset,  prò  eo  quìa  Petrus 
genitor  suus  servus  prefati  monasterii  sancti  Petrì  fuìsset,  et  ipse 
5  ex  nascendo  servo  ipsius  monasterii  esse  deberet.     cum  taliter  .«J^iS'^^dki 
professus  et  manifestus  (•)  fuisset,  rectum  eorum  ìudicum  et  scavi-  IZi  '!""**'**« 

•  •      1*  /L\  j  •  r   •  (&etu  «  notili 

norum  paruisset  esse  et  ludicassent  c%  ut  amodo  et  m  antea  fuisset  poruTaUdaui 

.   TI        .    .       .  ...  r       •  r  aprile  Mo. 

servus  sancti  Petn  ipsius  monasterii  luxta  sua  professione,  erat 
noticia  ipsa  firmata  ab  Supponem  comes  et  ab  Adelrochum  W  co- 
io  mes  et  Grausonem  missi  et  ab  Amolus  episcopus  et  ab  scavinis 
atque  a  ceteris  nobiles  homines  et  scripta  per  mànus  lohanni  no- 
tano et  emissa  anno  domni  Karoli  regi  hic  in  Italia  primo,  mense 
aprelis,  indicione  terciadecima.      noticia  ipsa  ab  ordine  relecta,  ^^'"*"°*i"!?"J 

r  '  r  '    fto  auoYO  giud 

interrogati  sunt  ipsi  Maurinus  et  Ansepertus  filio  suo,  quid  ad-  Su.??!nnté 
15  versus  noticiam  ipsam  dicere  volerent.     qui  dixerunt  et  professi  KT^t^^» 

1*  ...  .  i*t  .re  che  com  do 

sunt,  quod  sicut  primitus  dexerant,  ita  et  nunc  dicebant,  quia  sero  opporrr.  : 
omnia  per  torcia  nobis  factum  fuit.  cum  taliter  professi  fuissent,  ettu&tuvioie 
interrogati  sunt  ipsi  Maurinus  et  Ansepertus  filio  eius,  si  habe-  <i«t«ievioienM 

tCMcro  dAT  pri 

rent  iudices  aut  noticia  qualiter  clarescere  potuisset  quod  in  ipsas  g[J[^Jg5JJ*Jh^* 

20  placitas  W  eidem  Maurini  forcia  facta  fuisset,  qui  dixerunt  et  prò-  ^^"«^^«1 
fessi  sunt,  quod  iudices  nec  noticiam  exinde  non  haberent,  nec 
invenire  poterent  qualiter  clarescere  poteret,  quod  ei  forcia  facta 

fuisset.      cum  taliter   professi   fuissent,  rectum    eorum  omnibus  ^oi^Jgi^S^] 

paruit  esse  et  iudicaverunt,  ut  insta  eorum  altregacionem  et  prò-  S'rono'che**! 

25  fessionem  et  iusta  ipsa  noticia  indicati  (*\  ut  ipse  Maurinus  et  An-  ^no  ter^i"pJ 

rt-  1  *    /f\  1  *  *    nalidelmoDASt 

sepertus  hiio  suo  de  suorum  personis  w  amodo  et  m  antea  servi 
ipsius  monasterii  sancti  Petri  et  Andree,  sita  Novalicio,  esse  de- 
berent.  et  finita  est  causa,  et  hanc  noticia  prò  securìtate  ipsius 
monasterii  facere  comonuimus.  quidem  et  ego  Aldegrauso  («)  «  ai«o**or!un« 
30  notarius  ex  suprascriptorum  (^)  iudicum  admonicionem  scripsi.  ~Ìento7[utiv1 
anno  regni  domni  Karoli  glorioso  regis  hic  in  Italia  secundo, 
mense  november,  indicione  quartadecima. 

(a)  B  manifestatus  (b)  iudicassent]  A  scrisse  la  prima  s  sopra  una  lavatura,  so- 
stUuendo  forse  una  r  ;  appena  scritta  s  prosegui  con  una  e  ebe  poi  eaueellb,  (e)  B 
Adalrico  (d)  E  placitus  (e)  B  iudicum  (f  )  personis]  In  A  questa  parola  sta  scritta 
di  prima  mano,  ma  in  rasura.  (g)  ego  Aldegrauso]  In  A  queste  due  parole  sono  di 
prima  mano,  ma  in  rasura,      (h)  B  nostroniin 


Signum  ^  manu<'^  suprascripto  Boderati  corniti  palacii,  qui 
in  his  actis,  ut  supra,  mierfuìt. 

^  Adelpert  noiarius  sacri  palacìì  ìnterfuìt  f*"'. 

^  Petrus  iudex  domai  regis  intcrfui. 

(^  Fulbenus  iuJcx  domni  regis  interfuì.  5 

^  Ursepenus  iudex  domni  regis  ìnttrTui. 

^  Pelprandus  iudex  domni  regis  interfuì. 

A  Riipenus'''  iudex  domni  regis  tnterfui. 

xxxrii. 

C906-929). 

Fonte.  [I  documento  andò  perduto,  ma  un  cenno  ne  conservò  il  cronista 
del!»  Novale»,  lib.  v,  cap.  j.  Di  qui  dipende  Filiberto  Pincok  (op.  cit.  p.  26), 
il  quale,  non  lenta  inesattezze  storiche,  sotto  l' anno  914,  citando  al  margine  il 
Chion.  SwitUc.  scrive  :  <>  anno  Christi  .cmxxiui.  obiit  Domuntius  abbas,  cui  Bc- 
'  legrimus  succeiit,  et  ab  Annone  civiiail  rcstituto,  donatur  alio  tempio  divo 
■  etiam  Andreae  sacro  ad  civitatis  moenia,  ad  portam  comitalem  ■>.  Passò  quindi 
in  tradizione  che  la  donazione  segui  nel  924.  Per  citare  un  esempio,  allego 
r  opuscolo  manoscritto  (Arch.  di  Stalo  di  Torino,  Rf^olarì  CìsUnìtmi,  busta  se- 
gnata jRg-igS)  col  titolo  t  Stato  del  monaitcTO  H  S.  Andna.o  sia  della  Firgiiu  SS."' 
itUd  Cemolata  della  città  di  Torino,  fatto  alli  lì  del  mise  di  aprii/  dell'  anno  1773  &c. 
I  primi  righi  compendiano  la  storia  di  quella  chiesa  cosi  :  n  Questo  monastero 
«  fu  fondato  r  anno  del  Signore  924  per  i  monaci  Benedettim,  dato  nel  1460 
<t  in  commenda  al  fu  Giovanni  de"  conti  di  Valpergato 
«  delti  monaci,  consegnalo  alla  nostra  Congregazione  dal  commendatario  d'al- 
u  lora  Camillo  Gaetano  patriarca  antiocheno  ...>'. 

Adalberto  marchese,  mosso  a  compassione  dei  monaci  della 
Novalesa,  che  i  Saraceni  avean  cacciato  dalla  loro  abbazia,  offre 
loro  la  chiesa  di  S.  Andrea  [situata  nel  posto  dell'  attuale  chiesa 
della  Consolata],  colla  porta  cotnitale,  presso  alle  muta  della  città. 

xxxiiir. 

C926-929). 

Fonte.  Re  Ugo  confermò  col  diploma  14  luglio  929  anche  la  donazione 
della  torre  regalata  dal  marchese  Adalberto  alla  congregazione  della  Nova- 
lesa.    Non  t  detto  dì  qual  torre  si  parli.    Forse  allude  al  v 


I.    ACTA.  95 

presso  li  chiesa  di  S.  Andrea,  del  quale  parlasi  nel  Chron,  Novàlic.  lib.  v, 
cap.  I.  Nel  1885  rividero  la  luce  le  fondamenta  di  una  torre  e  di  altre  co- 
stmziooi  militari  dell*  età  romana,  in  prossimità  alla  chiesa  della  Consolata, 
che  sostituì  Tantichissima  basilica  di  S.  Andrea;  cf.  Atti  Soc,  ArcheoL  di  To- 
niw,  V,  26;  Vincenzo  Promis  in  Notiiie  degli  scavi,  febbraio,  aprile  e  ago- 
sto 1885  \  P^r  la  località  in  genere  e  per  le  notizie  archeologiche  che  vi  si 
liferìvaoo  prima  degli  ultimi  scavi,  veggasi:  Carlo  Promis,  Storia  deU*  an- 
tica Torino,  Torino,  1869,  p.  197,  tav.  i. 

Adalberto  marchese  [padre  di  Berengario  II]  offire  alla  con- 
gregazione Novaliciense  una  torre  in  Torino. 

XXXV. 

(-929). 

Fonte.  Re  Ugo  confermò  il  24  luglio  929  la  donazione  «  olim  ante 
<  OS  dies  »  (p.  102,  r.  7)  fatta  «  per  cartarum  instrumenta  »  da  Adalberto 
marchese  alla  congregazione  Novaliciense,  unendola  con  quella  del  no- 
^^  Q-  xxxiiii.  Congetturale  è  la  data  di  queste  due  donazioni  ;  ma  si  può 
^^sjcrvare:  a)  costituiscono  un  gruppo  a  sé,  indipendente  dal  n.  xxxvi;b)  pro- 
babilmente sono  anteriori  a  quest'  ultimo  documento,  giacché  é  a  credere 
^c  il  dono  della  torre  si  connetta  al  trasloco  della  congregazione  dalla 
chiesa  di  S.  Clemente  fuor  delle  mura  a  quella  interna  di  S.  Andrea.  Atti 
posteriori  (bolla  di  Benedetto  Vili,  epistola  dell'abbate  Belegrimo  e  diplomi 
di  Corrado  II,  1026,  e  di  Enrico  HI,  1048;  nn.  lviii,  lxu,  lxxv)  dicono  che 
Adalbeno  trasferi  i  monaci  a  Breme. 

Adalberto  marchese  dona  alla  congregazione  Novaliciense  la 
corte  di  Breme,  che  egli  aveva  comprata  da  Erlando,  e  la  corte 
Solicino,  dedicata  a  S.  Maria,  che  gli  era  pervenuta  da  Gisla. 

XXXVI. 
929  febbraio  28,  Torino. 

Fonti.     A    L'originale  andò  perduto,  senza  lasciare  alcuna  traccia  di  sé. 

B  Copia,  macchiau,  del  secolo  xiv,  in  cui  il  copista  si  studiò  di  imitare, sia 
°€ll'ortografia,  sia  nella  forma  delle  lettere,  l'originale.  Quindi  la  a  é  aperta, 
"  Qcsso  corsivo  &  s*  incontra  non  solo  isolatamente,  ma  anche  in  corpo  di 
PVola,  la  r  é  prolungata  inferiormente,  la  g  é  apena.  La  sottoscrizione  di 
«Ragihardus  »  é  quasi  per  intero  scritta  in  lettere  maiuscole,  poiché -com'è 
cniaro  -  il  copista  s' ingegnava  cosi  di  riprodurre  le  lettere  dell'  originale, 
che  senza  dubbio  erano  di  grandi  dimensioni,  come  non  di  rado  avviene  in 


Hi 


in  T 


I 
et  iure 


PMHipus  de  AH Jifio  ourchto  Rmrotl  et  SS. 

poor»  ad  Lkvjiu  San^oon  amms 


tìoo^  cqnes  ce  iitjp»fi 

f^'f^^  (mi  Taru  ex  fòoctbtis  spvsat  ad  pcdes  coDxs  lulgatìicr  <Ecti  della 
Rosa  o  Rossa  cuoaonbvs  cnginrm  ujhcus  et  per  plora  TaoiÌBt  castra, 
ctbocpraescftÌBGoBiaiiaramdeftKiiscinaPado  insBBStro  bttre  et  pcopc 
ÌÌotKt<àierìam  [oggi:  Moocafiefi]  coOMMcctor...». 

e  £t  cortem  Dalmati i.    Cjsuui  S  DafasatS  ami  eìos ionscfictìoiie, 
000  bona  ad  idem  peiiìutima,  cum  nient  aaùqmtas  a  pnonta  Geo- 

■  faidmB  omccsscre  domìnfs  Noni  ex 
iHndkabcnt  ìd  <  ■ipfciii  «jai  a  "^^^■*^rtih  S.  Ber* 
S.  Aoércae shre Coosoladoais Tavim  habittmaMB... » 
D  della  Oucsa  od  pnao  caso  vuol  significare  fl  viliaggio  di  Gonzole^  fra 
fiosedi  Orbastaoo,  noD  loap  da  BcioascOi  saBa  stnbtra  del  torrente  Sangooe 
Hd  fecondo  caao  accenna  al  borgo  ^S.I>ahnaiio,sitnato  solla  deserà  dtà  San 
gODt,  'm  dlreiioiic  di  Palmeto.  A  proposito  della  frase  «  actmn  in  palatio  » 
moni^  ddla  O^^^  annoo:  «Faklinm  hoc  erat,  obi  hocKe  porta  Palatina  m 


I 

'4 


.  T,  Tebraneo  nel  Tabuhrium  Celta- Li^usticum,  voi.  I,  a.  929,  tr*- 
iciisie  xano  il  Jocumenta,  che  egli  ebbe  in  copia  da  mano  amica,  o  Q.uesta 
"afUiJÌdonaiÌone»,cosl  scrive  quell'illustre  erudito,  «io  l'ebbi  dalsig.D.Mas- 

■  limo  Bolognioo,  il  quale  l'aveva  avuta  dal  padre  Alberti,  monaco  cister- 

•  ctEnse  della  Consolata  di  Torino,  e  n'ebbe  solamente  una  copia,  mentre 

■  questo  padre  non  volle  lasciargli  vedere  1'  originale,  che  si  conserva  in  esso 

■  nonulero.     SarA  senza  dubbio  in  molte  cose  difTerente  da H'orìgi naie,  mentre 

•  quel  buon  padre  cistcrciense  (il  quale  credo  l'abbia  anche  stampata)  non 
'  doveva  saper  leggere  i  caratteri  antichi,  o  non  voleva,  o  voleva  inlenderti  a 

■  tao  modo  n.  Il  Terraneo  accompagna  il  suo  testa  con  alcune  congetture  di 
lesone  e  con  una  diffusa  dissertazione  stilla  storia  dell'abbazia  Novalicieose, 
<lÌKU[endo  lungamente  sulla  iden tifica zìon e  del  marchese  Adalberto.  Egli  al- 
lega una  carta  del  i}i;.  da  lui  posseduta,  nella  quale  si  ricorda  una  n  domus 

•  Sucti  Daimatii  ■  situata  in  Torino.  La  copia  trasmessagli  è  molto  difet- 
»u.  cosi  che,  p,  e.,  l'abbate  a  Donniverto  »  é  mutato  in  a  Dionisio  ■>.  Nelle 
Mttoscriuoni  (che  n<;]  cosi  delio  originale  non  sono  per  verità  molto  tacili 
1  lecersi),  le  lacune  sovrabbondano.  La  trascrizione  tuttavia  è  giovevolct 
BKNchi  Io  stato  di  conservazione  della  pergamena  è  ora  assai  peggiore  di 
Indio  che  fosse  un  secolo  fa. 

Bisogna  osservare  che  La  parola  n  originale  »  usata  qui  dal  Tenaneo, 
(he  non  aveva  vista  la  pergamena,  non  va  presa  in  senso  stretto,  poiché  il 
'HO  lesto  non  è  diverso  da!  nostro.  Di  necessità,  per  lui,  1'  esemplare  della 
"pia  mostratagli  era  ]'«  originale  ».  In  realtà  questo  presumo  originate  iden- 
'■Buiì  con  B.  Ciò  risulta  diiaramente  da  un  passo  malamente  letto  da  B, 
c^tsi  trova  egualmente  errato  nella  copia  presente.    Infatti  B  e  D  leggono; 

•  Jooator  ipsius  loci  predicti  [D  praedicti]  dixi  »,  dove  doveasi  leggere  :  "  do- 
'  "itor  ipsius  loci  pp  \\aU  a  dire:  presens  presenilbus]  dixi  v. 

Sul  margine,  accanto  al  testo,  Il  Terraneo  aggiunse  più  tardi  qualche 
«'vit  postilla,  che  è  evidentemente  il  risultalo  di  una  collazione,  forse  colla 
«pi»  di  fra  Alberti.  Cosi,  p.  e.,  nella  sottoscrizione,  il  nome  del  giudice 
'"igihardus  n,  che  era  stato  storpiato  in  i  Raymundus  »,  venne  da  lui  in 
P*te  emendato,  scrivendo:  n  Raymardus  n. 

E  Certo  C.  F.  G.  Franchi,  addi  22  ottobre  1784,  copiò  questo  docu- 
"Wto,  con  molta  cura,  fatta  eccezione  per  le  sottoscrizioni.  Non  isfuggl 
"■"ivii  qualche  errore  anche  nel  testo,  e  cosi  al  r.  1  o  (p.  98),  dove  si  parla  di 
Afono,  B  Adee  »  (il  ras.  ha  «  ade  n,  colla  d  tagliata),  egli  lesse  «  addere  ». 
Questa  copia  non  è  meno  importante  di  quella  veduta  dal  Terraneo,  per  chi 
"  M  serva  a  colmare  le  lacune. 

T  Una  copia,  scorretta,  di  questo  documento,  proveniente  da  una  mano 
<)t1  secolo  XVII,  si  trova  nella  biblioteca  di  Sua  Maestà  in  Torino,  MisctJlanea 
''ffiMna,  voi.  XV,  D.  6ì. 

G  Pietro  Datta,  nel  Moa.  hist.  palr.,  Cbart.  1,  iji-jj,  n,  79, pubblica 
<ì!KXo  documento,  dicendo  di  trascriverlo  dall'originale,  ma  rimanda  preci- 
Il  NovaltaoiiJB.  7 


98  MONUMBNrA  MOYALICIBNSIA 


samcnit  ftlk  neni»  pcfgemoM*   Pire  die  tifi  «Ma  tutto  ^mnta^a  «odie 

dalla  e^Udd  I784.   IM  qd  ^%eade  6.  B.  GanuiDi»  H  «MÉMHb  lUk  Cb»> 
sckia  im  T$rim,  Torino»  1877»  pf.  )i3^i6. 

Metodo  41  pabbUeasione.  Scdri  E  a  base  delTedlaioiie»  cerando 
di  iDii^ioianie  ift  foaldie  Ilio  OM  k  1^^  pervia  <B  congettu»,  ab 
cott*eiiito  ddle  ikit  tfatcriiionii  le  feaU  mi  g^varoiìo  a  compleutae  le  de* 


Sotto  B  fi  totto  aweràti  elcmii  emri  di  lettma,  die  <iimotti— w  apeita- 
meoca  cooie  renMumeote  dd  secolo  sir  avesse  dBoansi  a  sé  un  atso  aoino 
In  «Il  caranem  die  più  o  meno  scntt?a  dd  coisivo,  e  quindi  poò  benkaimo 
cvsdexsl  die  qodlo  fesse  r  originale.  Perciò  ogni  diibbio  non  solo  solTiw- 
tentidlà  complssrivt  dd  documento»  ma  andie  sdla  sua  integrale  cooserva- 
dooe,  sen^ra  esctoso.  Una  qoaicbe  diflkdtà  potrebbe  forse  soapetiacd  nd 
tHob  di  «  hnmilis  marcbio  in  ItaBa  »»  poicbè  il  presente  è  di  qnd  titolo  nn 
esempio  «ben  laio  »,  come  notò  <fi  recente  il  pro£ Iìicbblaìigslo  Scbita, 
UmMUb  Umiiiom»,iudfaf.skM'.Niipol.X3i.^^(tut^s).  Maseqnesu 
|ttr  fesse  Otta  ^Uteoltà»eSM  non  potrdibetenefd  in  dubbio  snffantenridtà  dd- 
rattt^  considemto  nd  suo  com|^esso;eiionèneppQrantorissato  ilso^etto 
<£l  Qna  interpdsrione» 


rf  ttomiiie  domini  Dei  >et  salvatorìs  nostri  lesu  Chiisti.    Ugo 
gratìa  Dei  rex,  anno   regni  eius  Dqo  propicio  hic  in  ItaUa 
iberto.mtr.  tefcio,  pridle  kalendas  marcias,  indicione   secunda.     haecclesia 

in  IuUm,  0^  ^^        , 

u  ewew  di  constructa   infra  Taunnensem    civitatem,  aedìficata  in    bonore 

STMf  ora  od* 

nud m*o£  ^^^^  Andree  apostoli,  ubi  nunc  cellam  monacborum  pssf  videtur, 
cS^èllbbSi  oIi°^  pertinens  monasterio  san[c]ti  Petri  et  Andree  siti  Novalicio, 
'^**'  quibus  nunc  do[m]n[us]  Dondivertus  (•)  abba  prepssg  videtur,  ego 
Adalbertus  grana  Dei  humilis  marchio  hic  in  Italia  oflFertor  et 
donator  ipsius  loci  [presens  presentibus]  ^^  dixi  :  dum  fragilis 
et  caduca  vita  homo  Adee  in  hoc  secuio  dum  vivit  et  cene 
loqui  potest,  ordinet  de  rebus  suis  bono  animo  et  disponat  res 
suas  in  iudido,  unde  optime  [va]leat  CO  servire  altissimo  Domino 
et  intercessione  sanaorum  requiem  etemam  posideat  et  premia 
sine  fine  mansura  percipiat.  ideo  qui  supra  ego  Adalbertus  mar- 
chio dono  et  ofero  in  sumptu  et  usu  seu  stipendiis  monacorum, 

(t)  B  don  dondiaertiis  L' initrfrttaiiom  di  don  mi  viene  offerta  dal  r,  jo  m  p,  xoo; 
in  questa  ahhrevia^ione  troviatno  una  traccia  del  testo  originale,  non  del  tutto  ndeso  dal 
copista,  (b)  Le  parole  presens  presentibos  mi  parevano  richieste  dal  senso,  e  quindi 
inUrpretai  come  leiioni  errate  ^lU  di  B  predicti  e  di  D  pnedicti  (e)  B  ////fltàt 
Dfraleat 


I.    ACTA.  99 

tam  qui  nunc  ibidem  Deo  famulare  videntur,  quamque  illorum, 
qui  prò  tempore  monastico  abitu  Deo  servierint  in  subiectione 
ipsius  Dondiverti  abbatis  eiusque  sucesoribus,  id  est  castrum  et 
villam  Gun^enarum,   cum  curte   sancti   Dalmacii  iuris  mei,  que  Uviiu  di  Gonzo 

11.  o  •  1  M  e  U  corte  di  S.  Di 

5  habere  visus  sum  super  bangone  et  citra  et  ultra,  cum  omnibus  ni*2xo,ch€  d  m 

▼ano  di  qoA  e  di  : 

eonim  apendeciis  et  pertinenciis  et  cum  casis  et  masariciis  et  al-  **«^  stolone, 
dionarìciisy  qui  sunt  in  ipsis  locus  Gun^enarum  et  cortis  sancti 
Dalmacii,  cum  reliquis  omnibus  casis  et  rebus,  sive  famulis 
utriusque  sexus,  omnia  et  ex  omnibus  cum  sua  integritate  pre- 
io  dictum  castrum,  villam,  cortem,  dominium  ipsarum,  contille,  iuris- 
dictionem,  tolo[neum  cum  omnibus]  (•)  casis  et  pertinentiis  eorum- 
dem,  tam  terris,  vineis,  campis,  pratis,  pasturis,  sii  vis,  stalari  is, 
rivis,  rupinis,  ac  pa[ludi]bus,  [coltis  et  incoltis]  ^>,  divisis  et  indi- 
visis,  una  cum  finibus  et  terminibus,  acessibus  et  acesionibus  et 
15  usibus  aquarum  aquarumque  decursibus,  cum  omni  iure,  aiacenciis 
et  pertinenciis  earumdem  rerum  per  loca  et  vocabula  ad  ipsum 
castrum,  villam,  cortem,  casis  masariciis  pertinentibus  vel  aspi- 
cientibus,  cum  mobilibus  et  inmobilibus  rebus,  sive  famulis,  in 
integrum.  quae  autem  predictum  castrum,  vilam,  cortem,  con- 
20  tilem,  iurisdictionem  omnimodam  ipsarum  rerum,  cum  omni  sua 
integritate,  cum  casis  et  familiis  utriusque  sexus,  una  cum  ace- 
sionibus et  ingresoras  earum,  seu  cum  superioribus  et  inferioribus, 
cum  mobilibus  et  inmobilibus,  sive  familiis  [habeant  in  integrum 
ab  hodierna  di]e  (^^  in  sumptu  et  usu  monachorum  [ceterorum- 
25  que](<*)sucesorum  suorum  Deo  famulantes,  facientes  quod  exinde 
Dominus  dederit  [quid  voluerint  sine]^*)  mea  et  heredum  ac  pro- 
teredum  meorum  contradicione,  [ita  tamen]  (^>  ut  non  sit  eis  li- 
ccnciam  ipsas  res  inmobiles  quo  vis  [ingenio]  <«>  alienare,  sed  in 
perpetuum  meum  sit  memoriale,  ac  fruges  ipsas,  redditum,  censum, 
30  contilem,  vel  iuris[dictionem  in  ipsorum  mojnachorum  ^^  suo- 
nimque  sucessorum  usu  et  sumptu  persistant,  a[b]sque  mea  et  here- 

(a)  B  tolo/////////////////  D  colonem  cum  omnibus  E  toloneum  cum  omnibus 
fk)^pa//////bu8////////////  D  pianibus  cultis  et  inculiis  E  paludibus  coltis  et  incoltis 
W  B  /////////////e  D  habeantur  in  integrum  ab  hodierna  die  E  habeant  in  integrum 
«b  hodierna  die  (d)  B  //////////  D  E  ceterorumque  (e)  B  /////////////  D  E  quid 
'olnerintfine  (f)  5 ///////////  D£itaumen  (g)  B //////////  DE  ingenio  (h)  S 
iaris/////////nachorum     D  E  iurisditionem  in  ipsorum  monachorum 


100  MONUMENTA  MOVALICIENSIA 

,  '  1  

diiin  ac  ppohtreéistii  tneomm  contnulidoiie  vd  r qietidone.  [m- 
fuper}^  pei  ctilcdittii,  fistiatili  [iijotatiim^'^,  iraconem  et  vasonem 
terre  atqae  lamum  arboris,  a  patte  ipsius  monasterii  legitimam 
£icio  [traditumem]  ^^>  et  corporaletn  vestituram  et  me  exinde  forìs 
ea^uli  et  a  patte  ipdas  monastetìi  ipsas  res,  ut  supra,  censunit  5 
red[itum}  ('>  in  sim^tii  et  uau  ipeamm  monachorum  ad  haben* 
dum  f[epiiiqi]o(*>.  si  quis  Teio,  ^cmI  fiitorum  esse  non  credo,  « 
ego  ipse  Adalbertus  marchio^  quod  abftt,  aut  oUus  de  heredtbas  ac 
proheredibas  meis^  seu  quidibet  opposita  <^  persona,  contra  haac 
meami^etskmiaetdcmattoiiiscartamirequaiid^  i 

tane  uémmm  parti  ipsius  aecdesie  et  monasterii,  vei  contra  quem 
exiade  littem  intderimus,  muka  quod  est  pena  auto  optimo  libras 
quinqoaginta,  argenti  ponderas  coitum,  sed  presens  hanc  cartam 
offiersionis  et  donationis  mee  dtutumis  temporibus  firma  et  incon* 
imlsa  permaoeant  prò  anima  mea,  cum  stipulatione  aibniza.  et  i 
pergaoiena  cum  atramentaiio  de  terra  elevans,  lohamii  [n]otario<i> 
dmnni  iegiitnu^i]di<^ttsanbere  rogaci,  in  qua  edam  subter  con* 
u  itomioM  è  firmane,  testibus  confidi  rcriiorandum.    actmn  in  palatio  Taurinensi, 

ietti    BH    PtthUBO 

1  Tortai^  pi«l  coram  dicto  domno  r^e  confirma[n]te  ^  et  laudante,  felidter. 

DaiekcoBfenu.         Sìguum  ^  mauu  ^^^  Adalberti  marchionis,  qui  hanc  cartam  of-  2 
fersionis  fieri  rogavit  et  ai  relecta  est. 

Signum  ^^^  manibus  (^)  Rogerii filii quondam  Àldioni  et 
Odeber[ti]  filii  Taone  seu  Henrici  filii  quondam  Vuanigi  vasali 
predicti  marchionis,  ex  genere  Francorum. 

Signum  ^^^manibusC^Ermenfredi  filii  quondam  Doldini  2 
et  Rudaldi  filii  condam  Artoldi,  ex  genere  Francorum,  vasali  pre- 
dicti marchionis,  testes. 

Signum  ^  manu(^)Tebaldi  filii  quondam  item  Tebaudi  vasaio 
infirascripti  Rogerii  testis. 

^  Ragihardus  iudex  do[m]n[i]  <*>  regis  rogatus  subscripsi.       3 

^  Vualpertus  iudex  domni  regis  rogatus  subscripsi. 

(a)  B  UH  II  UH  DE  insupcr  (b)  B  ////outum  DE  noutmn  (e)  B  Hllllllll 
DE  traditionem  (d)  B  red/IHIH/H  D  redditnm  E  redìtum  (e)  B  r////Unqoo 
D  reliquii  E  reiinqno  {()  BDE  appotiu  Ntl  stc,  x  meontrasi  piU  spaso  op-  (tf^ 
Mon,  hist,  patr,,  Chart,  I,  iS4,  ayS,  fo6),  cbt  app-  (ivi,  /,  i))).  (g)  B  lohan- 
nìa  tario  D  lohann»  crotario  {hf  B  trad////di  D  E  tradidi  (i)  B  confinnatt 
D  E  confirmante        (k)  B  m       (ì)  B  don. 


I.    ACTA.  lOl 

(S.  T.)  Ego  qui  supra  lohannes  notarius  domni  regis  per 
data  lìcenda  suprascripto  (*)  Adalberto  corniti  scriptor  huius  Gar- 
rule oflFersionis  post  tradita  conpievi  et  dedi. 


XXXVII. 
929  luglio  24,  Pavia. 

Fonti.    A    L'originale  andò  perduto,  e  non  viene  menzionato  nep- 
pnre  negli  inventari  dell'Allavardo. 

B  Copia  della  fine  del  secolo  xii,  in  una  pergamena,  che,  al  secondo 
posto,  contiene  anche  il  diploma  di  Corrado  (1026)  in  favore  di  Breme.  Tro* 
nù  questa  pergamena  nell'Archivio  di  Stato  di  Torino,  Regolari  di  Breme. 
La  copia  fu  fatta  da  un  notaio  («  S.  T.  Ego  Amaldus  imperialis  aule  notarius 
<  de  Bremeto  autenticum  huius  exempli  vidi  et  legì  et  sic  in  eo  continebatur, 
*[ut]  in  hoc  legitur  exemplo,  preter  litteram  vel  silabam,  plus  minusve,  et 
«hoc  quod  legere  vel  disce[r]nere  non  potui  et  hoc  exemplum  scripsi  »),  assi- 
stito da  tre  altri  notai  («  Arconus  »,  «  Gaidonus  de  Sancto  Romano  »,  «  De- 
«tesalve  Cuminus»,  che  collazionarono  l'autentico.  Le  firme  sono  di 
cirattere  tra  loro  diverso  ;  quella  di  Arnaldo  è  in  carattere  identico  al  testo 
del  documento. 

C  Da  B  dipende  la  copia  di  mano  del  principio  del  secolo  xvi,  che 
dì  questo  documento  si  legge  in  un  fascicob  conservato  nell'Archivio  di  Stato 
di  Torino,  Provincia  di  Alba,  mazzo  PolUn^p,  Questa  copia  presenta  le  stesse 
beane  di  B,  e  la  lezione  in  complesso  n'  è  inferiore. 

D  Da  B  dipende  pure  la  copia  del  secolo  xvii  esistente  nel  mazzo  II 
dell'archivio  della  Novalesa.  Quindi  neppure  questa  trascrizione  ha  spe- 
ciale importanza. 

Metodo  di  pubblicazione.  Riprodussi  B,  completando  le  lacune 
per  via  di  congetture.  Di  C  e  di  D  feci  pochissimo  uso.  Restituii  i  dittonghi, 
che  mancano,  e  facendo  ciò,  non  solo  credetti  uniformarmi  agli  usi  del  secolo  x, 
ma  parvemi  trovare  una  conferma  della  loro  esistenza  nell'errore  «  qui  et»  al 
r.  2  di  p.  102,  in  cui  credetti  di  riconoscere  una  cattiva  lettura  di  «  quae  ». 
Regesto.    II  diploma  non  è  ricordato  dal  Bòhmer. 

IN  nomine  domini  Dei  aetemi.     Ugo  gratia  Dei  rex,     noverit     ugo  re.  «  pn- 
^       ^  ghitn   di  tua  so- 

omnium  fidelium  sanctae  Dei  Aecclesiae  nostrorumque  presen-  b^;„**  ^"i?S! 

tìum  et  futurorum  industria,  qualiter  per  peticionem  Ermengardis  JJS)^***no'55^ 

(a)  BDE  nostro  È  evidente  che  questa  parola  dipende  da  un  errore  facilissimo  di 
lettura,  mentre  il  nesso  ss  somiglia  alla  n 


193  MONUMENTA   NOVALICIENSIA 

^M^on  lite,  stunnuie  comittssai^  fiddissiiiiae  sororis  nostrae»  coiigrq;a^  san- 
Ruìhm7s.a».'  ctae  NovaUaeiiw  aecdesiae,  qiiae^*>  mmc  habitare  videtor  in 


llil^^i;]^'"^,^  cìvitate  Tatmoeiisi  per  ìnaifskme  et  more  paganoram  in 


m«iS!ffi(teM  sancd  Andreae  apostoli,  nostre  sagesàt  magestatì  quatenus  prò 
SS»t!^«^  Dei  amore  <^>  animeque  nostre  remedic^  quandam  curtem  Bre-  5 


MObmto,         medo  vedelicet et aliàm  sitam  Pdidnoetin  honore sancue  Maiiae 


Dei  genitrids  constructam,  qnas  cortes  oUm  ante  os  dies  AdeU 

barbis^')  g^oriosissimns  (^  mardiio  per  cartanim  instnimenta  No- 

noadbèttM  Mnrt  valiaensi<*>  cenolMO iure  proprietario  donavi^  aìqoe  onam  turrìm 


ft£iunr"'"'"'°  ^  predicu  dvitate  constmctam,  coni  omni  sua  integritate  et  cum  io 

tercìs  sibt  aderendbus,  sicut  ipse  Adelbertus  eam ,  aquisivit,  et 
eidem  loco  concessi^  nostrae  ac[torit]atis  <^  pagina  coofirmare- 
tmis,  cuius  petidonem  ratam  considerantes,  hanc  nostrae  auctori- 
LiedmdHBra.  tatis  pagiuam  scribi  iossimus,  per  quam  iamdicto  coenobio  pre* 
ìSai^SS^tSlZ  ^^^V^'^  ^^^^^  cortes,  Bremeto  sdlicet,  qoam  ab  Hertando  emit,  et  15 
Snh|dp«iMBM  PoUidnom,  qoam  a  Gisla  ddem  Addberto  evenit  et  iure  pro- 
prietario tenuit  et  possedit,  absque  alicuius  contxadidone,  et  in- 
puldone,  nostra  r^ali  confirmadone  roboramos  et  stabìlimus  ac 
perdonamus  ipsi  coenobio  Novalidensi,  pariter  cum  predicta  turre 
in  predicta  civitate  constructa,  sub  omni  integritate,  et  cum  terris  20 
sibi  aderentibus,  sicut  idem  [AJdelbertus  ^^^  marchio  eam  acquisivit 
et  eidem  loco  concessiti  omnino  tiansfundimus  et  stabilimus  ad  ha- 
bendum  [et  possidendum]  et(^>  qui[c]quid^*)  voluerit  secundum 
Deum  faciendum,omnium  magnarum  panr[arumque]0'>personarum 
contradictione  aut  molestacione  remota,  si  quis  vero  hanc  nostram  25 
confirmacionem  violare  ^)  temptaverit,  mille  libras  auri  conpo- 
nere  cogatur,  medietatem  palado  nostro  et  medieutem  parti  [seu] 
Novalisiensi^"*)  coenobio.  quod  ut  verius  credatur  diligenciusque 
observetur  (">  ab  omnibus,  manu  propria  roborantes,  anulo  (*»)  no- 
stro insigniri  iussimus.  30 
Signum  domni^^  (M)  Hugonis  piissimi  regis. 

(a)  qoae]  B  CD  qoi  et  (b)  B  per  dei  amore  C  per  Dei  amorem  D  prò  Dei 
amore  (e)  B  Aldelbertus  CAldebertns  D  Adelbertus  (d)  B  glorìossimns  {c)BC 
Notulisiensis      D  Noualisiensi        (f )  B C  ac . . . atis     D  ac . . . .        ig)  B  ,,, debeltns 

C  Aldebertus    D  Adelbertns       (h)  B  CD  habendom et        (i)  B  quiqaid     C  quid- 

quid    D  qoicqoid       (k)  B  pam C  omette,    D  paruamm        (l)  B  uiolate     C  tìo- 

lare    D  molire        (m)  B  parti ....  novalisiensi     CD  non  indicano  la  lacuna,        (n)  B 
obsenutnr    CD  obseruetur        (o)Cexanalo    Dexannalo       (p)B donni    CD  domiai 


I.    ACTA.  103 

Data  W  .villi,  kalendas  augusti,  anno  domini[ce]  ^>  incarna- 
donis  .Dccccxxviiii.,  regni  vero  domni  Ugonis  regis  quarto,  in- 
didone  secimda. 

Actum  Papié,  feliciter. 

XXXVIIL 
(Prima  del  930). 

Fonti.  Perduto  il  testo,  resta  il  cronista  (lib.  v,  cap.  8)  che  riassume 
in  breve  il  documento,  la  cui  data  vera,  o  supposta  dal  cronista,  è  in- 
certa. Secondo  B,  Vesme  (/  conti  di  Verona,  in  N.  Arch,  Vtn.  XI,  281, 
Ut.  genealogica)  quel  Ruggerì  I,  che  fu  poi  conte  di  Annate,  nacque 
▼oso  r  anno  860,  e  sposò  intomo  all'  anno  886  la  vedova  del  conte  Ro- 
^0  di  Auriate,  quando  ebbe  pure  il  comitato.  Se  guardiamo  all'  ordine 
delle  materie,  che  si  tiene  nel  Chronicon,  il  re,  di  cui  in  esso  si  fa  parola, 
Perebbe  dover  essere  Ugo.    Ma  non  è  cosa  certa. 

Il  re,  intervenendo  la  regina,  concede  a  Ruggerì  il  comitato  di 

Auriate. 

XXXVIIII. 

950  novembre  13,  Pavia. 

Fonte.  Questo  diploma,  ora  perduto,  è  ricordato  dal  Chron.  Novalic, 
^'  V,  cap.  3,  il  quale  ne  stabilisce  la  data  a  un  mese  appena  innanzi  la 
Biorte  del  re  (che  mancò  di  viu  il  22  novembre  950),  e  precisamente  alla 
<  feria  quarta  »,  scadente  il  13  novembre.  Or  bene,  il  13  novembre  950  venne 
ippuoto  in  giorno  di  mercoledì.  Veramente  non  corre  un  mese  tra  il  15  e 
^  22  novembre,  ma  il  cronista  dice  precisamente  cosi.  Il  Chron,  Novalic. 
^  ricorda  di  nuovo  poco  appresso,  lib.  v,  cap.  21. 

Lotario  re,  figlio  di  Ugo,  concede  al  marchese  Arduino  (Gla- 
krione)  r  abbazia  di  Breme. 

xxxx. 

950? 

Fonti.  A  L' originale,  veduto  probabilmente  dal  cronista  Novaliciense 
^  secolo  XI,  andò  perduto. 

B  L' offersione  fatta  da  Sansone  è  ricordata  nella  lettera  da  Belegrimo 
^btte  Bremense  indirizzata  a  papa  Giovanni  (XIII),  e  riferita  nel  Chron, 
^ovoUc.  App.  3.  Un  riassunto  ne  dà  il  cronista  (lib.  v,  cap.  23),  certo  sulla 
fede  del  relativo  documento.  Del  conte  Sansone  parla  Liudprando  nélVAn- 
'^fNosw,  III,  cap.  41  e  IV,  cap.  25  (edd.  Pertz,  Mon.  Gtrm,  hist,  Script.  Ili, 
3n,  322,  e  E.  DOmmler,  Hannoverae,  1877,  pp.  71  e  91).    Veggansi  pure: 

(t)  B  DatU    CD  Dau        (b)  B  C  domini    D  dominicae 


104  MONUMENTA    N  O  V  ALI  C  lEN  S  I A 

TiRABoscm,  Nonantok,  li,  io8  (a.  9)0);  Muratosi,  j4nl.  Ilo/.  II,  9]8(a.  930}; 
Man.  hifl.  palr  XIII,  Cod.  dipi.  Lang.  coli.  910-I],  n.  ;]4  (doc.  del  929). 
Tra  i  moderni:  Bethmamh  e  Pertz-DOhhler  rispetti vameoie  celle  noie  al 
Chron.  Novalic.  e  ali'  Antapodosis,  nonché  G.  Waitz,  Hànrich  1,  p.  69.  Di 
Caoobio,  o  Cannobio,  sul  lago  Maggiore,  parla  Durandi,  Alpi  Graie  e  Pen- 
nifu,  Torino,  1S04,  p  92.  Secondo  il  cronista  (lib.  v,  cap.  1;)  il  dono  av- 
venne fl  paulo  post  fi  del  diploma  Ottoniano  riferito  al  a.  xxxxiit,  ma  egli 
ha  una  cronologia  con  fusi  ssi  ma,  e  si  può  rimandare  il  documento  di  pa- 
recchi anni  più  addietro  del  950,  meglio  che  ritardarlo  dopo  il  961-970. 

Sansone  conte,  progenie  d'  antica  stirpe,  trovandosi  presso  a 
finir  la  vita,  prende  l'abito  ecclesiastico  nel  monastero  di  Breme,  e 
a  questo  dona  una  piccola  pane  dei  suoi  possessi,  e  precisamente 
oro,  argento,  cavalle  e  vacche;  offre  anche  la  corte  Cannobio. 

XXXXI. 

9S0? 

Perduto  il  testo,  ci  rimase  la  magra  e  poco  chiara  attestazione 
cap.  16. 

Aimone,  non  avendo  eredi  (naturali),  costituisce  suo  erede  il 
monastero  di  S.  Pietro,  donandogli  la  meti  di  Breme, 

XXXXII. 
955  g'"g°o>  Chieri. 

Fonti.  A  L'originale  andò  perduto,  senza  lasciare  traccia  dì  si. 
B  Un  esemplare  del  presente  documento  vide  raons.  Agostino  della 
Chiesa  {S.  R.  E.  card,  eie,  p.  201),  il  qu.ile  ne  fece  questo  breve  cenno  sotto 
l'a,  915;  "  Pellegrinus,  qui  cura  Amalrico  episcopo  Taurinensi  quaedam  bona 
«  perffiutavii  ».  Ne  dipendono  il  Mabilloh  (Ann.  Ord.  s.  Bfnedicli,  III,  }98), 
il  Terraneo  (vedi  sotto  C)  e  G.  F.  Meyranesio  (f  1794),  nel  suo  Pede- 
n  (ed.  A.  Bosio,  in  Man.  hisl.  palr..  Script.  IV,  128j)  (0. 
Iacopo  Duhasoi  (Noli'^i'a  dell'  antica   Piemonte  Traspadano,  Torino, 


Fonte, 
del  Chron,  NovaJie.  lib. 


Fonuna,  180},  1,  i5!)>  ' 
i  stampa  soltanto  alcuni  e 


tome  di  chi  gli   comunicù  il  documento,  di 
:ti;  tralasciò  cioè  le  formule  notarili,  noncht 


qualche  indicazione,  che  si  riferisce  alla 


Dove  saltò  qualche  frase 


(i)  Il  Meyranesio  accompagna  il  a  MfiRii.LOHWs,  Annalium  Beiudictino- 

cenno  sul   presente   documento  con  0  rum,  libro  4J  ».     Ma  il  Mabillon, 

queste   altre   parole,  a  proposito  del  .^nii.Ori(.j.SciidifI(,III,}98,non  parla 

vescovo  Amalrico  :  n  Hic  cum  Domni-  che  de!  presente  documento  e  notnina 

«  verto  abbate  Novaliciens!  quaedam  l' abbate  Donniverto,  solo  per  dire  che 

■  permutavit  anno  918,  prout  noiavit  egli  precedette  Belegrimo. 


I.    ACTA.  105 

o  qualche  linea  ebbe  cura  di  notarlo,  con  un  «  &c.  ».  Dove  non  era  stata 
letta  la  pergamena,  pose  una  serie  di  punti.  Fedele  Savio  (Antichi  vescovi 
di  Torino,  Torino,  1889,  p.  76)  a  giusta  ragione  riconobbe  che  il  Durandi  si 
limitò  a  dare  un  riassunto  di  un  atto  vero.  Siccome  tutte  le  ricerche  fatte, 
sia  nell'Archivio  di  Stato,  sia  nell'archivio  dell'Arcivescovado  di  Torino,  per 
trovare  le  fonti  cui  ricorse  il  Durandi  riuscirono  vane,  siccome  indarno  cercai 
dì  questo  documento  nel  Tabularium  Celto^Ligusticnm  del  Terraneo  (il  quale, 
voL  II,  a.  955,  si  limita  a  riprodurre  le  parole  del  Della  Chiesa),  cosi  (Ricerche, 
p.  151,  nota)  m'era  balenato  il  dubbio  che  l'atto  fosse  falso.  Ferdinando 
Gabotto  (L'adesione  di  Testona  alla  kga  Lombarda,  Venezia,  1894,  estr.  dal 
fascicolo  luglio-settembre  1894  déiV  Ateneo  Veneto,  pp.  9-10),  per  l'eguale 
motivo,  aveva  detto  che  questo  documento  «  non  è  del  tutto  senza  sospetti  », 
Ma  ripensando  sulla  questione,  non  vedo  che  vi  sia  una  causa  seria  per  negar 
fede  a  questa  commutazione.  La  integrazione  delle  formule  mancanti,  che 
potei  ottenere  col  confronto  di  pochissimi  documenti,  riuscì  facilissima,  e 
lungi  dal  trovare  un  ostacolo  nei  brani  pubblicati  dal  Durandi,  li  completò 
con  esattezza  assoluta.  I  nomi  di  luogo  non  presentano  seri  motivi  a  dubbi. 
Celle  (cf.  Mon.  hist.  patr.,  Chart.  I,  259,  n.  150,  a.  980),  Cambiano  (ivi,  I,  465, 
n.  272,  a.  1028),  Novello  (ivi,  I,  238,  n.  129,  a.  973)  sono  località  ben  note. 
Osservò  il  Gabotto  che  dì  Testona  non  si  ha  alcuna  testimonianza  per  an- 
tichità paragonabile  a  questo  documento.  È  vero  peraltro  che  essa  è  ricor- 
data circa  venticinque  anni  dopo  nel  diploma  di  Ottone  II  (981  ?)  in  favore 
di  Amizo  vescovo  di  Torino  (Sickel,  Diplom.  II,  i,  284;  cf  Durandi,  Piem. 
Cispad.  p.  307).  È  il  diploma  che  per  l' addietro  si  ritardava  di  qualche  anno 
e  si  attribuiva  ad  Ottone  III.  In  favore  dell'  autenticità  parla  un  errore  di 
lettura  commesso  dal  Durandi  o  da  chi  gli  comunicò  il  documento.  A  p.  107, 
r.  5,  dove  il  Durandi  stampa  :  «  insimul  idoneis  omnis  »  -  frase  priva  di  senso  - 
va  letto  evidentemente:  «insimul  cum  bonos  omines  ».  Ed  è  chiaro  che  la 
parola  <x  cum  »  era  rappresentata  dalla  sigla  0  ^^^  si  può  facilmente  scam- 
biare con  una  i.  Se  la  congettura  ch'io  feci  a  p.  106,  r.  22,  è  giusta,  si  può 
qui  citare  anche  1'  errore  «  raanius  »  per  «  territorias  ».  Se  ne  conchiude 
adunque  che  il  documento  è  certamente  autentico. 

Siccome  la  presente  commutazione  porta  la  firma  dell'  abate  Belegrimo 
e  di  Lamberto  chierico  di  Testona,  così  si  deve  ammettere  che  il  Durandi 
abbia  usufruito  quella  delle  due  copie,  che  era  rimasta  in  mano  di  Lamberto. 
Presso  il  monastero  si  sarà  conservato  1'  esemplare  confermato  dall'  autorità 
episcopale.  Intorno  all'  uso  seguito  negli  atti  di  permuta,  che  si  redigevano 
in  doppio  esemplare,  a  servizio  di  ambedue  le  parti  contraenti,  cf  Ricerche,  p.  182. 

Metodo  di  pubblicazione.  Riproduco  con  qualche  emendazione 
il  testo  del  Durandi,  inserendovi  le  formule,  secondo  1'  uso  più  comune,  e 
secondo  la  migliore  corrispondenza  loro  col  testo  tramandatoci.  Non  pre- 
tendo naturalmente  di  aver  sempre,  nella  scelta,  dato  nel  segno,  ma  spero 
che  tale  restituzione  giovi  a  crescer  fede  al  documento. 

MamtmifUa  Navatìciétuia.  7* 


to6  MONUMENTA  MOV.ALICIBKSIA 


tim 


IK  noaàtÈi^(^  [domtni  Dei  et  silvatoris  nostri  lesa  ChristL] 
Berengarii»  et  Adalbertus  filius  etus  gratk  Dei  regibos,  anoo 
regni  eonim  Deo  propido  iiiuntx»,  mense  tontnsiy  indinone  ter» 
tisdecimaW^    [oonimatado  bone  fida  noscttor  esse  conttactooi, 
ut  vtoem  emptioms  obtineat  finnitatem  eodemqoe  nexu  obUcant 
contndmtes.     piacoit  itaqoe  et  bona  convenit  Cantate  inter] 
j^yjyj'y  diunnnsC*^)  Bdiqpimus  abbas  monasterii  sancti  Petri,  qni  dicttar 
^ri^J^^lìSSi  Novalido^  [nec  non]  et<^  inter  Lambertum  missos  domnusC*> 
Mf?t&  Amalrìcns»  episoopus  Taurinensis,  dencns  qoi  est  habitator  in 


tSaTmofo  di  villa  Testona,  qni  profifissos  est  ex  nacione  sua  lege  vivere  salica»  ] 


nt  in  Dei  nomine  debeant  dari»  sicut  a  presenti  dederunt  acque 
tradiderun^  sdlicet  nnos  alteri  vidssim  in  commutacionis  nomine, 
in  primis  dedit  ipse  domnus  CO  Bd^irimus  abba  eidem  Lamberto, 
^  causa  commutatìonis»  hoc  sunt  petias  duas  de  terra»  una  de  vìnea 
«ab  •  Mi  «idSi  ^  ^  ^  campo;»  iuris  sancti  Petri  monasterio  Novalido,  quas  i 
*^^^*^  babele  visus  est  in  vilk  vd  fine  Cariano,     prima  pena  de 

terra,  quod  est  vinea,  coheret  uno  lado  et  uno  cavo  terra  s[an- 
cti]  lohanni  ^,  de  alio  lado  et  alio  cavo  via  W.     [secunda  peda 

de  terra,  quod   est quidem  et  ad  vicem]    recepit    ipse 

domnus  Beregrìmus  abba  a  parte  suo  monasterio   sancti  Petri,  2 
Kt  riceve  dne  qoi  dlcitur  Novaliclo,  pecias  duas  de  terra  (^)  Funa  de  vinca  et  alia 

ftltre  nei  mMCStmt      *■  '    ^  *- 

coafiui  di  chieri.  j^  campo]  iuris  eidem  Lamberti,  quas  habere  visus  est  in  terri- 

torias^^)  vel  fine  Cariano  0),    [prima  peda  de  terra  iacet 

has  denique  iamdictas  res  supra  nominatas,  vel  commutatas,  sicut 
supra  legitur,  in  integrum  sibì  unus  alteri  commutadonis  nomine  2 
tradiderunt,  una  cum  accessionibus  et  ingressoras  eorum,  cum 
superiorìbus  et  inferioribus  earum,  facientes  exinde  tam  ipsi, 
quamque  et  eorum  successores  vel  eredes  legaliter  quecumque  vo- 
luerint  et  previderint,  sine  omni  uni  alterius  contradicione.  et 
spoponderunt  sibi  unus  alteri  quis  quod  dederunt  in  integrum  ab    . 

(a)  C  In  nomine  &c  (b)  C  indictione  tertùdecima  &c.  (e)  C  donnns  (d)  C 
Noralicio ....  et  (e)  C  donnns  (f )  C  donnns  (g)  C  S.  lohaqM  (h)  C  ria  &c. 
(i)   C  terra  &c.  (k)  terrìtorìas]  C  manins    Forst  il  ms.  avea  tritorias^  n^n  iifidU 

a  eonf ondarsi  con  manins     Qui  un  nouu  proprie  non  può  umméttgrsi,  com4  può  provmrsi 
col  confromio  di  questo  posso  col  suo  corrispondomU  ap,  loj,  r.  2.        (1)  C  Cariano,  3U. 


I.    ACTA.  107 

omni  ornine  defensare.  quidem  et  ut  ordo  legis  depose! t  fuerunt 
ibi  et]  accessenint  super  ipsas  vineas  et  campis  in  prenominatas 
loca  Cariano  et  ad  previdendum,  id  sunt  Gisemondo  filio  quon- 
dam   de  Novellas,  missus  domnorum  regum  et  vassus  domnus 

5  Beregrimus  abba,  una  insimul  cum  bonos  omines  (*)  et  extimatores, 
id  sunt  Rodolino  et  Dundo,  de  vico  Machoni,  et  Sabadino  de 
Pcdenas  (**).  [quibus  omnibus  extimatoribus  comparuit  et  exti- 
maverunt  quod  memorata  et  ampliata  causa  susciperet  ipse  domnus 
Beregrimus  a  parte  iamdicti  monasterìi,  quam  dedisset  et  legibus 

IO  comutacio  ea  fieri  potest.  de  quibus  et  pena  inter  se  posuerunt, 
ut  quis  ex  ipsis  aut  successoribus  vel  eredes  eorum,  se  anc  co- 
mutacionem  removere  quesierint  et  non  permanserint  in  ea  omnia 
qualiter  supra  legitur,  vel  si  ab  unumquemque  ominem,  quis  qùod 
dederant  in  integrum  non  defensaverint,  componat  pars  parti  fi- 

15  dem  servanti  penam  dublis  ipsis  rebus,  sicut  prò  tempore  fuerint 
melioratas  aut  valuerint.  unde  due  cartule  comutacionis  uno  d- 
nore  scripte  sunt].     actum  in  fine  Cariano,  feliciter. 

[^]  ^g^  Beregrimus  abba  (^)  [in  hac  comutacione  a  me  facta 
subscripsi]. 

^  Signum  [^^^^^^^]  manibus  Sabadino  de  Pe- 
denas,  Rotarii  de  Cambianis,  Gisalperto  de  Pedenas,  Veutmarc 
de  Palatio,  Liutardo  et  Lamberto  de  Testona,  e  Stalalberto  qui 
didtur  Grosso  de  Cellesi'*)  [istis  viventis  lege  salica,  testes]. 
[^]  ^S^  Garibaldus  notarius  et  index  domnorum  regibus  («>  [qui 
^5  hanc  cartulam  commutacionis  ad  ambas  partes  scripsi,  post  tradita 
compievi  et  dedi], 

XXXXIII. 
962?,  9^9-970?,  Pavia. 

Fonti.  A  L'originale  andò  perduto,  e,  colla  pergamena  originale, 
^''che  il  testo.    L'Allavardo  non  lo  ricorda. 

B  A  questo  documento  accenna  Belegrimo  nella  lettera  a  Giovanni  XIII 
(972).  L' autore  del  Chron.  Novalic,  (lib.  v,  cap.  22),  alludendo  a  questo  do- 
^oniento,  dice  «quod  usque  manet  in  armariolo   nostro»,  ma  nel   tempo 

(a)  C  insimul  idoneis  omnis         (b)  C  Pedenas  &c.         (e)  C  abba  &c.         (d)  C 
^^  &c        (e)  C  regibus  &c. 


I08  MONUMENTA  NOVALICIENSIA 


stesso  fa  conosoere  di  oon  essere  ben  ^caro  di  quanto  afferma»  poiché 
lìsce  che  (jnesto  precetto  fu  conceduto  dall*  imperatore  ali*  abate  Gesone.  Con 
queste  parole  dimostra  di  confondere  il  diploma  perduto  di  Ottone  I  col  di- 
ploma di  Ottone  III,  siccome  g^usumente  osservarlo  L.Bbthiukn  (Afoik 
G$rm.  hia.,  Scrifft,  VII,  115)  e  Th.  von  Sicxsl  (D^hmaki,  Otto  I,  I,  55^^ 
Nd  tealo  della  lettera  si  ricopiano  alcune  frasi  dd  diplotta:  «  intenrcntu  . 
cdomoe  Adhelaide  uxoru  suae...»;  « [piaecq^tum]  quod  propria  soanu  £b^ 
«  mavit  ».  Con  queste  ultime  parole  vuoisi  significare  che  il  diploma  Ottp- 
niano  era  insignito  del  «  monogramma  firmatum  ».  Quanto  alla  data,  è  a 
notarsi  che  Ottone  I  si  trovava  in  prossimità  a  Breme»  quando  soggiornò  t 
Pavia  nelT  aprile  962  (Sickel,  op.  dt  I,  )  54  sgg.),  nel  periodo  dicembre  969^ 
mtrio  970. 0^  p.  $aa  sg^.),  e  nd  luglio  972  (ivi,  p.  563).  Nd  primi  tee  < 
casi,  parecchi  suoi  diplomi  vennero  da  lui  concessi  ooU' intervento  di  Aée» 
laide;  ndr  uhimo  caso,  quando  il  sog^omo  di  Ottone  a  Pavia  fu  breve  assai, 
manca  la  sicura  notìzia  dell'  intervento  di  Adelaide,  ma  questa  mancansa  non 
ha  quad  valore,  poiché  V  imperatrice  intervenne  per  un  diploma  dato  quasi 
contemporaneamente  da  Milano  (Sickel,  op.  cit  I,  560-63).  Invece,  ootitrb 
atiUccettariottè  di  quest'ulthno  atmo  miliu  la  dau  da  assegnare  alla  Ietterà 
<U  Bdegrimo,  che  non  può  essere  posteriore  alla  prìmaveia  dd  972.  Ristmie 
quindi  libera  la  scdu  tra  il  962  e  il  969-7a 

Ottone  I,  nell'  assemblea  dei  marchesi»  dei  conti  e  de^  abati^ 
coli'  intervento  della  consorte  Adelaide,  dà  alle  fiamme  il  diplomai 
con  cui  Lotario  III  concesse  1*  abbazia  di  Breme  al  marchese  Ar- 
duino (Glabrìone),  e  largisce  un  precetto  in  favore  dell'abbazia  stessa. 

XXXXIIII 
972,   Breme. 

Fonti.    A    L'originale  andò  perduto. 

B  La  lettera  è  ricopiata  nel  Chron.  Novalic.  App.  3.  Questa  lettera  servi 
alla  compilazione  della  bolla  di  papa  Gregorio  XIII  e  del  precetto  di  Ottone  I, 
che  riferiremo  sotto  i  numeri  xxxxv  e  xxxxvi.  Dal  Chronicon  riferì  questa 
lettera  G.  T.  Terraneo,  nel  to.  II  del  Tahuldritim  Cello- Ligusiicum,  ras.  alla 
biblioteca  Nazionale  di  Torino. 

Belegrimo,  abate  del  monastero  di  S.  Pietro,  costruito  sulle 
alpi  di  Susa,  che  formano  i  confini  d' Italia,  alla  Novalesa,  distrutto 
poi  dai  Saraceni,  e  restaurato  in  Breme  dal  marchese  Adalberto, 
scrive  a  papa  Giovanni  (XIII).  Gli  narra  quanto  il  monastero 
aveva  dovuto  soffrire  per  causa  del  marchese  Arduino.  Essendo 
il  monastero,  secondo  le  disposizioni  di  chi  lo  edificò,  sotto  la 


I.    ACTA.  109 

protezione  del  pontefice  romano,  a  questo  ricorre  lo  scrivente. 
Grande  è  la  ferocia  del  suddetto  marchese,  che  al  monastero  tolse 
le  corti,  i  villaggi,  i  castelli;  nulla  gli  resterebbe,  se  certo  Sansone, 
di  antica  stirpe,  non  avesse  assunto,  prossimo  a  finir  la  vita, 
r  abito  religioso,  dando  al  monastero  non  piccola  parte  dei  suoi 
possessi.  S'  aggiunga  che  Arduino  vanta  diritti  di  possesso  sul 
monastero,  adducendo  un  precetto,  che  egli  ebbe  da  Lotario  fi- 
glio di  Ugo,  e  che  da  quel  regolo  fu  emanato,  senza  che  i  principi 
italiani  vi  acconsentissero.  In  seguito  a  tale  concessione,  Lotario, 
colpito  dair  ira  divina,  mori.  Ottone  (I),  dopo  di  aver  sposata 
Adelaide,  vedova  di  Lotario,  ad  istanza  di  lei,  fece  bruciare  quel 
precetto,  presenti  i  marchesi,  i  conti,  gli  abati;  e  lo  sostituì  con 
un  decreto  in  favore  del  monastero,  firmato  da  lui  medesimo. 
iMa,  partito  Ottone,  il  marchese  cominciò  di  nuovo  a  molestare  il 
monastero  :  a  questo  restituì  poi  qualche  piccola  porzione  de'  beni 
monastici,  ma  costrinse  V  abate  a  promettere  di  non  muovere 
lagni  di  sorta  al  cospetto  dell'  imperatore.  Lo  scrivente  prega 
adunque  il  papa  ad  informare  di  tutto  ciò  Y  imperatore,  chieden- 
dogli che  faccia  restituire  all'  abate  ed  ai  monaci  le  loro  terre, 
coi  servi  ed  oggetti  annessi  a  quelle.  Lo  prega  di  minacciare  la 
scomunica  contro  il  conte  (marchese),  se  continuerà  a  danneg- 
giare il  monastero.  Si  rallegra  che  Iddio  abbia  concesso  alla 
Sede  Apostolica  un  papa  giusto  come  colui,  al  quale  scrive. 
Narra  infine  che  un  vecchio,  fattosi  monaco  sino  dall'  infanzia, 
entrando  una  notte  nella  chiesa,  fu  preso  da  insolito  sonno,  e  a 
lui  apparve  in  visione  un  uomo  vestito  di  bianco,  che  teneva 
coDa  destra  una  patera  aurea,  e  colla  sinistra  una  croce  d'argento  : 
con  questa  battè  la  testa  del  vecchio,  e,  svegliandolo,  gli  impose 
di  suggerire  a  tutti  di  chiedere  1*  aiuto  del  pontefice  romano. 
La  lettera  comincia:  «Preclui  apice». 

xxxxv. 

972,  aprile  21,  (Roma). 

Fonti.  A  Bellissima  pergamena  originale  (arch.  deirabbazia  di 
«reme,  busta  unica,  ora  nell'Archivio  di  Stato  di  Torino),  in  carattere  re- 
Solarìssimo,  coi  righi  presegnati  a  mezzo  di  una  punta  metallica.    Il  carat- 


no  MONUMENTA    NO  VA  LIC  lENSI  A 

tere  è  il  carolino  dell' eti  avanzau,  molto  elegante;  la  m  e  la  n  hanno  in 
moki  casi  1*  ultima  asta  di  destra  convessa  verso  destra,  concava  verso  si- 
nistra, secondo  1*  antico  oso.  Qualche  volta  invece,  V  estremiti  piega  verso 
destra.  Le  aste  verticali  di  alcune  lettere,  non  sempre,  ma  più  volte,  sono 
molto  prolungate  e  terminano  in  nodi  complicati,  dando  all'insieme  qudl'a- 
spetto  che  fece  introdurre  la  frase  «  carattere  boUatico  ».  Nessuna  lettera  è 
cuneata.  La  sillaba  et  è  rappresentata  dal  nesso  corsivo  &,  né  mai  compa- 
risce la  nota  tironiana  ~7,  che  solo  in  epoche  posteriori  troveremo,  con  ^uel 
significato,  nei  nostri  documenti. 

Dal  contesto  apparisce  che  due  debbono  essere  le  mani,  che  scrìssero 
questo  documento;  il  testo,  cioè,  fu  scritto  da  Leone  notaio,  e  la  data  da 
Andrea  vescovo  di  Amena.  Ma  la  somiglianza  tra  i  due  caratteri,  sia  nella 
forma  delle  lettere,  sia  nella  forma  dei  segni  di  abbreviazione,  è  tale,  da  ren- 
dere difficile  una  sostanziale  e  sicura  distinzione  fra  i  due  caratteri.  Non  si 
può  neppur  notare  una  diversità  d' inchiostro.  Sospetto  che  ad  Andrea  siano 
da  ascrìversi  anche  le  «  litterae  grossae  »,  cioè  la  prima  linea,  col  nome  del 
papa,  e  la  formula  «  bene  valete  »  (p.  1 13,  r.  26).  Parlando  di  due  mani,  cui  si 
deve  attribuire  il  documento,  non  intesi  di  escludere  che  il  nome  del  desti- 
natario, lasciato  in  bianco,  quando  fu  redatta  la  bolla,  non  possa  essere  stato 
aggiunto  posteriormente  da  mano  diversa.  Di  una  terza  mano  pare  veramente 
il  nome  dell'abate  Bremense  a  p.  iii,  r.  2:  «Belegrimmo  abbati».  Queste 
due  parole  sono  scritte  in  inchiostro  più  sbiadito  del  resto,  e  la  forma  della  g 
è  schiettamente  differente,  e  meno  arcaica.  La  trasformazione  del  carattere 
avviene  lentamente,  ed  è  ovvio  trovare  contemporanei  due  notai,  le  cui  scrit- 
ture sembrino  l'una  più,  l'altra  meno  antica. 

Della  mano  del  vescovo  Alberto  sono  naturalmente  le  note  tironiane, 
che  chiudono  la  data  e  che  significano  :  «  Bene  valete  »  Non  pende  la  bolla, 
nò  v'  è  traccia  che  essa  sia  esistita  mai.  Il  tipo  paleografico  di  questo  do- 
cumento non  corrisponde  a  quello  del  15  aprile  967,  di  cui  diede  il  facsimile 
Pflugk-Harttung,  Specimina  sdecta  pont.  Romanor,,  Stuttgart,  1885,  tav.  8. 

L'originale  va  a  capo  più  volte;  conserverò  tali  partizioni  del  testo. 

Dei  regesti  sul  verso,  il  più  antico  sembra  del  xiv  secolo.  Manca  quello 
del  Provana,  dal  che  si  conferma  che  il  documento  non  era  stato  trasportato 
da  Breme  alla  Novalesa.  Negli  inventari  dell'Allavardo  (cf.  Ricerche,  p.  120) 
questa  bolla  non  è  menzionata.  Il  regesto  del  xvi  secolo  non  proviene  in- 
fatti dall'ordinamento  fatto  eseguire  da  Andrea  Provana. 

Questo  originale  rimasto  in  proprietà  dell'  ab.  march.  Fabrizio  Malaspina 
fu  da  lui  regalato  agli  «Archivi  di  Corte»,  insieme  con  due  diplomi  Ottoniani. 

Alla  compilazione  del  testo  del  documento  pontificio  servì  in  qualche 
parte  la  lettera  dell'abate  Belegrimo,  ma  piuttosto  quanto  alla  sostanza,  che 
quanto  alla  forma.  Sotto  questo  riguardo  va  notato  particolarmente  quanto 
sì  attiene  alla  storia  dell'abbazia.  Sembra  che  il  passo  (p,  in,  rr.  20  sgg.) 
suir  indipendenza   dell'  abbazia,   derivi    dall'  atto    di   fondazione    dovuto   ad 


I.    ACTA.  Ili 

Abbooe  (p.  9,  rr.  16  sgg.),  ma  probabilmente  la  dipendenza  non  è  diretta,  e 
al  pontefice  fii  presentato  qualche  documento  a  noi  mancante.  Questo  ri- 
petasi anche  per  il  cenno  (p.  113,  rr.  4  sgg.)  sulla  elezione  dell'  abate  ;  quella 
'^^sizione  trova  il  suo  fondamento  nelle  prescrizioni  di  Abbone  (p.  io, 
n.  IO  sgg.).  La  lettera  di  Belegrimo  fu  presentata  (siccome  dice  la  presente 
epistola)  da  Teoderico  vescovo  di  Metz;  è  da  credere  che  egli  recasse  seco 
inche  i  documenti,  che  ne  dimostravano  vero  il  contenuto. 

B  Da  A  pubblicarono  questa  bolla  Fabrizio  Malaspika,  Stdìa  patria  e 
aHkdà  del  cronografo  Novaliciense,  Tortona,  Rossi,  1816,  pp.  92-96,  e  P.  Datta, 
mMon,  bist.  patr.,  Charl.  I,  228-30,  n.  136. 

Regesto.    Jaffé,  Reg,  poni,  Rom,  i'  ediz.  n.  2882,  2*  ediz.  n.  3761. 

X  :  lohaanes  (•)  episcopus  servus  servorum  Dei  • 
Belegrimmo  abbati  (**)  et  cunctp  congregationi  servorum  Dei 
degentium  apud  venerabile  monasterìum  beati  Petrì  apostolorum 
'        principis,  fiindatum  in  Bremetensi  oppido,  inter  Padum  et  Tici-     Giowuni(x; 
S  num,  vestrisve  successonbus  in  perpetuum  apostolice  patemitatis  «o.  «bau  d«i  1 
gratissimam  salutem.     si  semper  sunt  concedenda  que  piis  desi-  ««•«•««•  Br» 
deriis  congruunt,  quanto  potissimum  non  sunt  abneganda  (^>  qup 
prò  divini  cultus  stabilitate  procedunt  ?     debita  enim  nos  cura 
apostolica  pastoralitatis  compellit,  ut  benefitia  maiorum  nostrorum 
IO  scquentes  in  prestandis  privilegiis  sancta  et  venerabilia  loca  cum 
omnibus,  que  ad  se  pertinent,  nostra  auctoritate  muniamus.    igitur 
quia  per  interventum   karissimi  et  reverentissimi   fratris    nostri 
Theoderici  sanctg  Metensis  ecclesie  presulis,  postulatio  fratrum 
Bretnetensis  monasterii  venit  ad  nos,  quatenus  idipsum  monaste- 
ri num,  quod  prius  ad  Dei  laudem  et  memoriam  beati  Petri  apo- 
^i,  tempore  Karoli  sanctissimi   principis   fundatum  fuit  prope 
^pts^  in  loco  Novalitio  nuncupato,  et  postmodum,  Sarracenorum 
'QiUiinente  persecutione,  studio  Adelberti  Deo  devoti  marchionis  riM«imetidoUi 
^^nslatum  est,  collecta  congregatione  regularium  fratrum,  ad  opi-  Ti  r^mThnò 
^^tti,  quod  Bremitum  dicitur,  privilegiis  sana?  nostrp  Sedis  Apo-  A<uib^om«r! 
^^oXicp  perhenniter  roboretur.     quapropter  piis  desideriis  faventes,  Bremt. 
^c  nostra  auctoritate,  id  quod  expostulatum  est  effectui  manci- 


^^       (a)  A  HO  in  nesso,  rimanendo  la  H  prima  della  O         (b)  Le  parole  Belegrimmo  ab- 
^  sono  state  aggiunte  d'altra  mano  in  una  lacuna   lasciata  a  tale  scopo  dal  primo 
^^a.       (e)   Tra  h  ed  n  stava  una  lettera  (forse  una  t),  che  fu  raschiata. 


I 


uà  MONUMENTA   NOVALICIBNSIA 


JSSSSriàei^  pamtis.    tt  ideo  omnem  ciittislibet  tcdeAp  sacerdotem  in  prefiuo 


^ì^USSm,"^  monaisterio  qaamlibet  didcmrai  habere  protùbemas»  ita  ut  nisi  ab 
ÌSJ!uSLSm  abbate  dusdem  sacri  lod  tranquiUò  animo  et  consensu  ftatnim 
rS%kibM^  fuerit  invitatuSy  nec  missarum  ibi  soUempnia,  nec  ordinadimem 


ricotte  h  etsk  di  £icere  presumati   corroboramus  aoteoi  et  oninimodo  conftmaoius  5 

S.  Aodnt  la  To-  •  ..  ^ 

riBe.  eidem  sancta  apostx^  cenobio  omnes  res^  omnesqiie  possessione 

quas  ab  initio  fbndattonis  mf  apud  NoTaUstom  quidam  vìr  excd- 
lentissimns  et  christianissimiis,  nomine  Abbo,  per  testamenti  pa^ 
ginam,  sive  citra»  sive  ultra  montes,  tradidit  et  ddegavit^  quasque 
predictus  Adelbertus  magnificus  marchio,  cum  uxore  sua»  deinceps  ic 
apud  Bremetum  translato,  donavit  et  concesstt.    ceilam  quoque 
vocabulo  sancti  Andre;,  in  evitate  Taurinensi,  cum  omnibus  suis 
pertinentiis  co,  ranfirmamus  et  omnia  que  sancti  Petti  apostdi 
sepedicto  Bremetensi  monasterio  et  congregadoni  eius  perrinent 
et  pertinere  debent,  sive  per  sancte  memorie  regum  et  reginarum  t  j 
monimenta,  sive  per  marchionum  et  comitum,  seu  qucmimlibet 
christifidelium  concessiones,  seu  tam  per  comparadones  et  com* 
mutadones  et  quaslibet  pacdones  oportunitads.    de  rebus  mobi- 
libus  et  immobilibus,  videlicet  terris,  vineis,  campis,  silvis,  pascuis, 
aquis,  molendinisy  piscarìis,  ripis,  salinis,  habitationibus,  hedificiis  20 
et  castellis,  servìs  et  ancillis,  lìberìs  quoque  et  ascrìpdciis,  usibus 
et  reditibus  rerum  corporalium  et  incorporalium. 
Miaaecu  u  «co-        Statuciites  0>)  apostoHca  censura,  sub  divini  iuditii  obtestatione 

munic*  «  chiunque  '■ 

dimneggerà  il  mo.  g^   validissìma  a[nat]h[e]maris  interdicnone,  ut  nullus  umquam 

regum  et  principum,  nullusque  hominum  qualibet  dignitate  seu  25 
potestate  preditus,  audeat  eidem  Bremetensi  sacro  monasterio  et 
congregadoni  eius  vel  contrarietatem  vel  molestiam  facere,  et 
decimadones  seu  tributa  iniuste  (')  expetere,  aut  de  rebus  et  pos- 
sessionibus  atque  ornamentis  et  thesauris,  sive  peccuniis  pre- 
sumat  auferre  quicquam  vel  alienare,  sive  pacis,  sive  belli  tem-  3C 
pore.    sed  potius   perhenniter  maneat  in  cunctis  stabilitura    et 

(a)  Uh  tardo  falsificatore  ridusse  il  passo  a  questa  forma:  cum  cella  Sancti 
Albani  pertinentiis  q  o  e  Scrivo  in  carattere  spaiieggiato  quanto  e  di  mano  del  falsi' 
ficatore.  La  legione  originaria  è  abbastanza  chiara;  e  viene  confermata  dal  seguente  di» 
ploma  Ottoniano,  p,  iif,  rr,  26^27,  (b)  UeW  originale  con  statuentes  si  va  a  capo,  ma 
il  senso  potrebbe  consigliare  di  unire  questo  periodo  al  precedente,  che  nell'originale  sta 
da  sé  colla  D  imitale  di  de  rebos  (r,  18)  in  maiuscolo  grande.        (e)  A  iniosta 


I.    ACTA.  113 

inconcussum  ad  laudem  et  gloriam  sanct^  et  individua  Trinitatis 
et  honorem  beati  Petrì  apostolorum  prìncipis,  sub  modesta  gu- 
bematione  imperìalis  (*>  et  regie  potestads. 

Decemimus  etiam  per  huius  nostre  humilitatis  pontificale  prì- 
3  Tilegium  (•*>,  sub  divina  apostolica  auctoritate,  ut  nemo  post  obi- 
tum  patrìs  eiusdem  monasterii  quolibet  modo  abbatem  ibi  con- 
sdtuaty  nisi  quem    ex  sua   congregatione    confratres  communi 
Consilio  et  pari  voto  prò  maiori  parte  preesse  sibi  elegerint,  se- 
amdum  beati  patris  Benedicti  observabilem  regulam. 
IO       Si  quis  autem,  quod  non  credimus,  nefario  ausu  hpc  que  a 
nobis  decreta  sunt,  transgredi  et  infiìngere   quoquo  modo  pre- 
sunq)serìty  per  beati  Petrì  apostolorum  prìndpìs  interventionem  et 
Qostrp  apostolice  vicarìationis  iuditium,  noverìt  se  maledictum  et 
a  coDsortio  Chrìstifidelium  ex[communic]atum. 
15       Insuper  et  nisi  ad  plenissimam  emendationem  cito  redierìt, 
cum  diabolo  et  omnibus  impiis  et  transgressorìbus  in  ignem  ^ter- 
num  anathematizamus. 

Si  quis  vero  horum  custos  et  observator  extiterit,  a  miseri- 
cordiosissimo domino  Deo  nostro  benedictionis  plenitudinem,  et 
^  induigentiam  omnium  delictorum  suorum,  et  vit^  ^temp  gaudia 
cum  sanctis   et  electis  consequi  mereatur  in  secula  seculorum, 
amen. 

Scriptum  per  manum  Leonis  notarii,  regionarii  et  scriniarii 
sanap  Romanp  Ecclesip.    in  mense  aprili,     indictione   quinta- 
2;  decima. 

^  •  Bene  valete  |  ^ 

Dat.  per  manum  Andre?  episcopi  sancte  Amering  ecclesip 

•xi"®.  kl.  MM.     anno  pontificatus  domni  nostri  lohannis  sanctis- 

simi  .xiii"**.  papf  .vii"°.     imperii  autem  domnorum  piissimorum 

p  imperatorum  Ottonis  videlicet  .xi™^  et  equivoci  fili  eius  .v*®.,  in 

mense  supra  scripto  et  indicione  .xv"*.  ^  (bene  valete)  (*>. 


(a)  A  imperiali        (h)  La  t  è  riduzione  di  i,  ma  di  prima  mano,       (e)  Qu$st$  due 
uUim€  parali  nell'originale  sono  espresse  in  note  Hroniane, 


MommwuHta  Novalidetuia,  8 


•n 


114  MONUMENTA   NOVALICIENSI A 


XXXXVL 

972  maggio  I,  Roma. 

Fonti,    A    Pergamena  otigÌn»ìe {Abbadia dilla  Nm'a.leia,tataolT), 
tasti  bene  conservata,    £  scritta  in  un  minuscolo  molto  nitido  e  molto  chiaro. 
Per  il  dittongo  ae  impieganti  le  forme  ;,  x.    Il  documento  è  scritto  da  due     <. 
mani,  di  cui  la  prima  scrisse  il  protocollo  ed  il  testo,  eia  seconda,  1' esca- 
tocollo  (cioè  li  segnatura,  la  ricogniiione  e  la  data).    Il  sigillo,  perduto,  a 
giudicarne  dalle  vestigia,  era  rotondo  e  di  grandi  dimensìonL     Una  mano     e 
del  secolo  xii  incirca  interpreiù  le  ■  lìtierae  grossae  a  del  primo  rigo,  e     i 
interpose  fra  le  medesime  «  litterae  grossae  >  alcuni  punti  diacritici.     Sul 
verso,  due  sono  Ì  regesti  antichi,  do*  uno  del  secolo  xi  («  preceptum  don  Oi- 
B  toni  »),  e  l' altro  del  secolo  xti,  ma  molto  più  tardi  ritoccato  (n  [p]rpvile- 
«  gium  dom]m  Ottonis  maioris  imperatoris  u).    C  è  un  regesto  del  xii  se- 
colo, sema  firma,  e  non  pare  che  esso  provenga  dall'ordinamento  dell'archivio, 
ingiunto  da  Andrea  Provana,  perchè  il  diploma  allora  apparteneva  all'archivio      1 
di  Breme.    Il  diploma  tion  è  registrato  negli  inventari  (  1  joi,  I  { ■  3)  di  Pietro     '' 
de  Allavardo  (cf.  Ricerchi,  p.   lìo).  ' 

li  (au  del  diploma  è  condotta  ia  gcmn   p«nc   *d  (jocUo  della  bglk  dì 
C^ovanni  xm,  che  ^tit  è  espreaumcnte  citata.    RifihnthidlMgaéttdil^ridtl 
preiente  diplomi  Ottonino^  p.  iij,  a.  j-j,  6^to,  17-18, 19-»^,  ìifr^' jò* 
p.  116,  r.  ),  ed  M^enii  ddla  boHa  dtsu,  p.'  ni,  ir.  3-3,  ii*M  •  p.  Ili,  '*1 
rr.  1-6,  14-ai,  ii-ij.  24-37-  • 

La  dau  ha  l'anno  97),  in  luogo  di  972;  né  di  questa  diflérenia,  che 
non  costituisce  del  resto  un  esempio  unico  nei  diplomi  Ottomani  di  questa 
eti,  la  ragione  è  chiara.  Si  tentò  di  giustificare  1'  anno  attribuito  al  presente 
diploma,  supponendolo  dauto  al  sistema  pisano,  ma  tale  ipotesi  non  ìspiega 
gli  ahri  fatti  congeneri,  come  mostrò  Th.  v.  Sicrel,  Btitmgt  jfir  Diph' 
malik,  FUI,  in  fVitmr  Sit^ngsberichU,  CI,  171-7]  (cf.  del  medesimo  B*itràgt 
Xur  Dipìomalik,  VI,  ivi,  LXXXV,  440  sgg.),  il  quale  attribuisce  questa  diver- 
genza ad  una  consuetudine  individuale  dell'otlìciale  di  cancellerìa. 

È  uno  dei  documenti  regalati  all' ■  Archivio  di  Cortes  dal  Malaspina 
(cf.  Alti  Accaà.  di  Torino,  XXXI,  765). 

B  II  diploma  fn  dall'originale  pubblicato  da  Fabrizio  Malaspiha,  op. 
cit.  pp.  97-100.  Pure  dall'originale  dipendono  direttamente  P,  Datta,  in 
Mon,  hisl.  patr.,  Chart.  I,  i]o-;3,  n.  ijj,  e  Sickel,  Diplom.  I,  j;6-j7,  n.  409, 

Regesto,    Stumpf,  Riiehskan^Ur,  a.  jO), 

X  i  In  nomine  sanct?  et  individue  Trinitatis.  Otto  divina 
favente  clementìa  imperator  augustus,  sì  petitionibus  religioso- 
rum,  seu  servorum  Dei  prò  supemae  remuneradoms  amore  pre- 


IIJ 


becnus  assensum,  ■  id  nobis  et  ad  presends  vìt^  tranqiiilLitatem  et 
ad  futura  iadefìcientem  gloriam  credimus   profucurum.     quapro-  ^ 
pter  omnium  saactae  Dei  EccUesii.'  fìdelium,  tam  presencìum,  quam  * 
fijturomm  ooverit  industria,  quia  servi  Dei  ex  monasierio  beaci 

f  Petri  apostolorum  principis  constituto  in  oppido  Bremedensi  iiner 
Padum  et  Tidnum,  aosrram  imperlalem  adieruni  cìementiam,  ut 
predictum  monasterium  quod  prius  tempore  Caroli  reverentissimi 
principis  prope  alpes  statutum  esc,  in  loco  Novalido  noncupato<*^, 
et  postmodum  Saracenorum '^''^  persecucione  imminente  ab  Adel-  ' 
berto  Deo  devoto  marchione  ad  oppidum  Bremetum  translatum  i 
vìdctur,  nostrac  augustalis  potestatis  precep[to,  ìuxta]  d[o]mni 
lobannis  tercii  decimi  pap?  spi|rÌ]iualisW  patris  nostri  [auctojri- 
tatem''"  et  privilegii  coticessionem  munire  et  roborare  dignare- 
mur.     quorum  piis  peiitionibus  favenies,  per  interventum  nostrp  j 

:  serenissime  conìugìs  Adeleidc  augusta  et  canssitni  consanguinei  . 

nostri   Thcuderid   Metensis    Ecclesia  '"'   reverentissimi   presulis,  i 

eidem  sancto  monasterto  confirmamus  et  coroboramus  omnes  (0  ^ 

res  et  possessiones,  qup  ab  inilio  ìili  pertìneni,  et  usque  in  fine  \ 

peninere  debenl,  sive  per  sancte  memorif  regum  et  reginarum   t 

monimenta(*>,  sive  per  marchionum  et  comitum  seu  quorumlibet  i 

Clirìstifidclìum  concessiones,  seu  etiam  per  comparaiiones  et  com- 

mutadones  et  quaslibet  pactiones  oportunitatis  de  rebus  mobìlibus 

«  immobilibus,  in   terris,  vineis,   campis,   silvis,   pascuis,   aquis, 

molendints,  piscarìis,  ripis,  salinis,  habitationibusl''',  edìficiis*"  et 

f    costellis,  servis  et  ancillis,  liberis  atque  W  ascripticiis  cum  usibus 

et  redditibus  suis,  cellam  quoque  vocabulo  sanctl  Andrce  in  civi- 

tate  Taurinensi,  cum  omnibus  suis  pertinemìis  et  omnia,  que  mo- 

nasierio   sancii    Petri  apostoli  apud  Novalìtium    citta  monles  et 

aìtti  montes  peninent,  modis  omnibus  confirmamus.     intermi- 

nantes,  ut  nulla  hominum  magna  parvaque  persona  audeat  <'>  quo- 


«  ooatupaio  afptsi 


WA: 


ttfeile,  tmttlU  la  prima  r  (c|  A  apitiulli  {i>  Sitili  li(fi  |inioiu)mUUai,  dm 
!■•  I  ^  tfrla.  (e)  /■  A  ad  «daìp  tigmveilnttta  it,  ebt  fu  raicbiah.  [()  4  omi 
(g)  d  iafB  avtr  icrìflo  monimenu,  alla  o  itvrafpeu  *  (h)  A  prima  itriitt  hubiu- 
closte,<>*  HO»  in  b-tiooiìtnt  pir  tomggtri  pei  ih  lubiutianibi»  (i)  A  tài&tìis,  eb* 
ftl  tarfou  in  nliSeiii  (k)  A  idquc,  iht  pei  carni»  in  itquc  (1)  A  «udeid, 
tàà  pai  tùTTttu  te  ludeil 


MONUMENTA    NO  VALICIEN  S  I A 


% 


tibet  temp(»*e   abbatem  et  servos  Dei  predtctì  monasKiiì  mole- 
5tari,  vel'*'  invasionem  et  violentiam  iUis  et  hominibus  eonim     : 
infeire,  vel  ad  publicum  servicium  et  placitum  eoa  protraere  W, 
sine  iusta  et  rationabili  causa,  sed  Hceatl'^'  eis  siiisqueW  suces- 
soribus  semper  ad  laudem  et  gloriam  omnipotentis  Dei  quiete  J 
et   padfìce  vivere,  sub   imperiali    regiaque   tuicione,    rem[o]ta 
Omnium  hominum  inquietudine,     si  quis  vero  centra  h[anc]  no- 
strani imperialem  preceptionem   agere  in  quolibet  temere  prp- 
sumserit,  sciat<''  se  non  solum  sanctf  Romana    matris   Ecclesip 
iudicio  excomunicatum  atque  damnatum,  verum  etiani  composi-   U 
tunim  poenam   quicquagìnta  llbrarum   auri  optimi,  medieutera 
earum    persolvendo    kametf    nostre  C'  et  medietatem    prptaxato 
sancto  Bremetensi  monasterio  et  monacliis  eius.     quod  ut  verius 
credatuf  et  ab  omnibus  auserveiur,  manu    propria   roboravimus     , 
nostroque  anulo  iussimus  sigìllarì.  >  d 

•  Signum  domni   Ottonis  imperatorìs  9erCiiis(M  F)siml  atr-  -^ 
gusti.  :  (SI.  D) 

t  Petrus  kanceltarius  ad  vicem  Huberti  episcopi  et  archtkan- 
cellarii  recognovit  et  suscripsit.  ■ 

Data  kalendis  madii,  anno  dominici  incarnacionis  .dcccclxxiii.,  H 
indidone   .xv.,  tmperìi   dùtnai    Ottonis  .xi.,   item    Ooiotàs  .v. 
actum  iusta  basilicam  sancd  Marcelli  t*)  plebU  sanct^  Romana 
Ecdesif. 

XXXXVII. 

(980?) 

Fonti.    A    Manca  il  testo,  sia  in  originale,  sia  in  copta. 

B  II  Chron.  Novalic,  lib.  v,  cap.  28,  cita  l' ofFersione.  DÌ  qni  dipende 
F.  PiNCON,  Aug.  Taurin.  p.  28.  Intorno  a  Widone  chierico,  figlio,  come  pare, 
di  Oberto,  conte  di  Asti,  e  di  Emelda,  di  stirpe  (ranca,  vagasi  il  mio  artìcolo 
Di  Audaci  vescovo  di  Asti  in  MisceU.  di  itorìa  Hai.  XXVII,  a;3  sgg.    La  morU 


(i)  Part  thi  A  avtssi  tumincialo  a  strivtri  iat,  ii  Itgge  antere  un'  a  rattbiaU. 
(b)  Fu  iniiria,  font  M  prima  mma,  una  h  Ira  1  (  e  (e)  A  liccid,  ^01  cornila  M 
licnt  (d)  A  tuiiqae  luisqne;  la  prima  di  quiili  dm  paralt  fit  ratcbìala,  (e)  A 
■ciid.  cb,  poi  corrttit  in  iciu  {{)  A  ÒTf  Nill'idii.  dti  Mon.  Cirm.  i  ietto  cht 
■UHca  ti  ugno  dì  akhnvìt^tni.        (g)  A  oircelUi 


I.    ACTA.  117 

di  Oberto  cade  tra  il  924  e  il  936  (ivi,  p.  232),  e  non  pare  che  le  donazioni  di 
Widone  si  possano  ritardare  di  oltre  un  mezzo  secolo  dopo  di  questa  morte. 
D'altra  parte  non  si  possono  mettere  in  epoca  molto  antica,  mentre  furono 
fatte  air  abate  Gezone,  che  resse  l'abbazia  tra  la  fine  del  secolo  x  e  il  principio 
del  seguente.  Ciò  sia  detto  specialmente  per  la  seconda  donazione,  per  la 
quale  l' asserzione  del  Chronicon  è  assolutamente  esplicita. 

Widone  chierico,  della  discendenza  di  Oberto  conte,  offre  al 
monastero  di  S.  Pietro  in  Brame  tanti  campi  quanti  bastino  a 
mantenere  milleducento  monaci. 


XXXXVIIL 
(980  ?) 

Fonti.    A    Manca  il  testo,  sia  in  originale,  sia  in  copia. 
B    II  Chron,  Novalic.  lib.  v,  cap.  28,  cita  l' ofFersione.    Di  qui  dipendono 
PiNGON,  Aug,  Taurin,  p.  28  e  F.  A.  Della  Chiesa,  Hist,  chronoL  p.  201. 

Widone  chierico,  della  discendenza  di  Oberto  conte,  offre  a 
Gezone,  abbate  del  monastero  di  S.  Pietro  in  Breme,  i  castelli 
detti  Verduno  e  Roddi. 


XXXXVIIII. 
(984)985  maggio  II,  Torino. 

Fonti.  A  Originale  nell'archivio  AbhaTiia  di  Breme  (Archivio  di  Stato 
di  Torino),  in  buona  conservazione.  È  in  carattere  minuscolo,  ma  con  forte 
influsso  del  corsivo.  Notevoli  alcune  forme  abbreviate  e  alcuni  nessi,  com- 
presi questi  legamenti:  li,  ci,  ri,  et,  ro;  quest'ultimo  nesso  è  assolutamente 
corsivo.  Nella  parola  «  actum  »  (p.  119,  r.  2)  la  a  iniziale  è  corsiva,  e  sta  in 
nesso  colla  e  seguente.  Corsiva  è  V  abbreviazione  1^  per  :  «  legitur  ».  Né  vuoisi 
dimenticare  la  t,  coir  asta  orizzontale  che  si  ripiega  a  sinistra.  Rilevo:  q 
(corrispondente  a  «  cum  »),  &  (corrispondente  a  «  et  »).  Sul  verso  stanno 
vari  regesti,  dei  quali  il  più  antico  («  car.  off.  Sumundi  in  Planicia  »)  può 
risalire  al  secolo  xi.  Manca  il  regesto  dell'ordinamento  disposto  dal  Pro- 
vana, perchè  la  pergamena  non  spettava  allora  all'  abbazia  Novaliciense.  Né 
il  nostro  documento  comparisce  negli  inventari  del  1502  e  del  15 12  (cf.  Ri- 
cerche, p.  120). 


Il8  MONUMENTA   NO VALICIENSIA 


La  carta  è  datata  dall'anno  della  incarnazione,  non  da  queUo  della  ni* 
tlviti.    Il  Datta  (v.  sotto  B)  preferisce  credere  errata  l' indizione. 

B  Pietro  Datta  (Man.  bisLpatr.,  CbarL  I,  271,  n.  159)  pubblicò  queflD 
documento  da  A,  ma  il  suo  testo  non  è  sempre  conforme  alla  preseme  edi- 
zione. 


simnimdo.  del        r^  T.")     Aiiiio  ab  incamacione  domini  nostri  lesu  Chrisd 

Geaererto,  prò-  x  / 

!wdl!***  °"  nongentesimo  octuagesimo  quinto,  undecimo  die  mensis  madins, 
indicione  duodecima,  monasterio  sancti  Petri,  qui  dicitur  Bre- 
meto,  ego  Siumundi  filius  quondam  Geneverti,  qui  professo  som 
ex  nacione  mea  legem  vivere  Langobardorum,  aufertor  et  do-  j 
nator  ipsius  monasterìi  presens  presentibus  dixi  :  quisquis  in  san* 
ctis  et  in  venerabilibus  locis  ex  suis  aliquit  contullerit  rebus,  iusta 
octoris  vocem  in  oc  seculo  centuplum  accipiad,  insuper,  quod 
melius  est,  vìtam  posidebit  etemam  ('\     ideoque  ego  qui  supra 

&«  «1  moiiMteit)  Siumundi  dono  et  aufero  in  eodem  monasterio   sancti  Patri  a  i 

i    S.    Pietro    di  .1.  •  j       •  .1 

reme  uà  suo  cem-  presenti  die  pro  anime  mee  mercede,  it  est  peaa  una  de  campo 

9  sinuto  In  K»-    *  ,  .  .   ,  * 

ene,  presw»  ei  iuris  mei,  Quam  abere  viso  sum  in  loco  et  fundo  Planicio  et  est 

BUM    Dora   (Ri-  '^  ^ 

*^)'  campum  ipsum  per  mensura  iusta  tabulas  quattuorcenti,     coerit 

ei  de  una  parte  terra  monasterio  [sanctji  Petri,  qui  dicitur  vetere, 
de  alia  parte  terra  suprascripto  monasterio,  de  tercia  parte  terra  ; 
sancti  lohanni,  de  quarta  parte  currit  fluvio,  qui  dicitur  Ducia, 
sibe  quod  ali  sunt  coerentes.  que  autem  suprascriptum  campum 
iuris  mei  in  eodem  loco  et  fundo  Planicio  supradictum,  una  cum 
accessione  et  ingresso,  seu  superioribus  et  inferioribus  suis,  qua- 
liter  supra  mensura  et  coerencias  legitur  in  integrum  ab  ac  die 
in  eodem  monasterio  dono  et  aufero,  et  per  presentem  cartam  ^*^ 
aufersionis  ibidem  abendum  confirmo,  faciendum  exinde  pars 
ipsius  monasterii  a  presenti  die  proprietario  nomine  quicquid  vo- 
luerit,  sine  omni  mea  et  eredum  meorum  contradicione,  atque 
pro  anime  mee  mercede,  anc  enim  cartami*)  aufersionis  me  pa-  2 
ginam  Atenulfus  notarius  et  index  sacri  palacii  tradedi  et  scripbere 

(a)  A  car    Può  leggersi  anche  cartul- 
(l)  Matth.  XIX,  29. 


n 


I.    ACTA.  119 

rogavi,  in  qua  subter  confirmans  testibusque  obtullit  roborandam. 
actum  civitate  Taurinensi  felidter. 

Signum  ^  manu(*>  suprascripto  Siumundi  qui  anc  cartam^^) 
aufersionis  fieri  rogavi  et  ei  relecta  est. 
5      Signum  ^  ^  ^  manibus  Ademarìo,  et  Gauselmi,  seu  Saba- 
dini  testes. 

(S.  T.)     Ego  qui  supra  Atenulfus  notarius  et  index  sacri  pa- 
latìi  scriptor  uius  carte  C^>  aufersionis  post  tradita  conpievi  et  dedi. 


L. 

992  luglio  19,  Mùhlhausen. 

Fonti.  A  Originale  nell'Archivio  di  Stato  di  Milano,  Museo  diploma- 
tico. Nella  piegatura  mediana  cade  un  rigo,  alcune  parole  del  quale  ne  resta- 
rono alquanto  deteriorate.  Del  sigillo  perduto  rimane  soltanto  la  traccia  II 
dittoDgo  ae  viene  rappresentato  con  ae,  se  ;  e  talvolta  viene  anche  trascurato, 
l^  a  è  aperta.  Spesso,  ma  non  sempre,  l'asta  orizzontale  della  t  si  ripiega 
2  sinistra,  così  da  dare  ali*  insieme  della  lettera  l'aspetto  della  doppia  t.  La  r  è 
prolungata  inferiormente.  La  m  e  la  n  hanno  l'asta  di  destra  coll'apice  pie- 
gato a  destra.  Gli  allungamenti  delle  aste  verticali  nelle  lettere  b ,  s  &c 
sono  di  mediocre  grandezza.  Il  nesso  corsivo  &  rappresenta  :  «  et  ».  Le  ab- 
^cviazioni  non  sono  molto  rare,  e  accanto  alle  comunissime  (b^ ,  b^  &c.)  vuoisi 
Piotare:  }  per  «vel».  Per  ordinario  il  segno  di  abbreviazione  è  un  nodo 
aperto  verso  il  di  sopra;  ma  in  qualche  caso  (p.  122,  r.  io:  «  predictQ»)  esso 
'I  ndnce  ad  una  semplice  linea  orizzontale.  Il  nodo  ora  descrìtto  è  semplice- 
'^cnte  un  segno  di  abbreviazione,  senza  che  esso  dica  quali  lettere  si  debbano 
supplire.  Quindi  lo  troviamo  anche  sulla  m  finale  di  «  dignarem  »,  dove  viene 
^  %iificare  ur  («  dignaremur  »).  Il  protocollo  e  il  testo  provengono  dalla  me- 
<icsima  mano.  Di  una  seconda  mano  è  la  segnatura,  mano  di  vecchio,  il  cui 
^ratiere  è  tremolante.  La  ricognizione  e  la  data  sono  di  una  terza  mano, 
^^l'ortografìa,  noto:  «precepto»,  «precepta»,  «predictum».  Spesso  le 
parole  sono  spezzate,  siccome  accade  ordinariamente  nelle  carte  pagensi  del 
^colo  XI.    Serva  ad  esempio  la  parola  :  «  impera  torum  ». 

Non  posso  raffrontare  la  mano  tremolante,  di  cui  dissi,  con  alcuno  dei 
^Plomi  di  Ottone  III  pubblicati  in  facsimile  dal  Sickel  e  dal  Sybel  nelle 
^^iierurkk.  in  AhhiUungm,  fase.  IX,  dove  si  trovano  soltanto  diplomi  usciti 
^lla  cancellerìa   germanica.    Nel  fase.  I  dei  Diplomi  imperiali  e  reali  deOe 

{^)  A  m        Qo)  A  c»x    Può  Uggirsi  anche  cartai- 


120  MONUMENTA    NO  VALIC  lENSIA 


cancdUrU  à^ Italia,  cui  pose  maao  la  R.  Società  Romaiui  di  storia  patria,  noo 
e'  è  alcun  diploma  di  Ottone  III. 

Sul  verso  leggesi  un  primo  regesto,  di  quella  medesima  mano  del  se- 
colo XI,  che  scrisse  un  simile  regesto  sul  verso  del  diploma  Novaliciense 
del  972  :  «  preceptum  donmi  Ottoni  {sic)  regis  ».  Nel  secolo  xii  fu  quasi  alla 
lettera  ripetuto:  «preceptam  domni  Ottonis  tercii  imperatorìs».  Vi  si  trova 
anche  un  regesto  in  scrittura  del  secolo  xvi,  ma  non  è  certo  deli*AIlavardo. 
Infatti  questo  documento  al  tempo  di  Andrea  Provana  trovavasi  a  Breme  e 
non  alla  Novalesa. 

B    Unita  all'originale  trovasi  una  copia  del  secolo  xviii,  in  cui  si  omet^ 
tono  le  parole  di  difficile  lettura.    Essa  non  ha  quindi  nessun  valore. 

C    L'abate  Fabrizio  Malaspina,  assai  benemerito  degli  studi  Novali— 
ciensi  (cf.  quanto  di  lui  scrìssi  nei   Br^vi  appunti  ài  storia  Novaliciense,  To- 
rino, 1896,  p.  28,  estr.  dal  to.  XLVI  delle   Memorie  delV  Accaà.  d.  sciente, 
e  ancora  in  Nuovi  appunti  in  Atti  ielTAccad,  d,  sciente,  Torino,  1896,  XXXI, 
a  pp.  10-12  dell'estratto),  trovò  il  presente  diploma,  e  per  primo  lo  pubblicò 
nei  Mon,  hisi,.patr.,  CharL  II,  54-55,  n.  36.    Ma  la  sua  edizione  riuscì  scorret- 
tissima.   Nei  Nuovi  appunti,  testé  citati,  dico  che  il  Malaspina  fu  membro  del 
magistrato  della  riforma.   Poteva  aggiungere  che,  come  tale,  ebbe  la  direzione 
della  biblioteca  Universitaria,  siccome  risulta  dall'archivio  della  stessa. 

D  S.  Laschitzer  procurò  l'edizione  che  di  questo  diploma  comparve 
presso  SiCKEL,  Diplomata  di  Ottone  III,  pp.  512-13,  n.  loi,  nella  collezione 
in-4  dei  Mon,  Germ.  hist.  L'edizione  è  in  generale  correttissima;  soltanto 
può  notarsi  qualche  inesattezza  in  alcuni  nomi,  molto  corrosi,  per  questo  che 
caddero  nella  ripiegatura. 

Regesto.     Stumpf,  Reichskanihr,  n.  972. 

Ottone  III  col.  ^Q     j  jj^   nomitie   sanctae  et   individuae  Trinitatis.      Otto    di- 

1  intervento  di  sua     \     /       • 

moètie  ^di'^^oito*  vina  favente  clementia  rex.     si  erga  servos  Dei  et  maxime  mo- 
Gari^rtooMiact-  HacHos  ìli  quictis  securitate  ♦  pervigiles  existerimus,  Deum  nobis^ 

xone  abbate  del  mo«        iir  ••  ••ji»  i  «i        

nastero  di  S.Pietro  OD  HOC  forc  propicium  mmime  dubitamus.     quam  ob  rem  oranibusss 

nel  comitato  della  i  •      r  i  «i  i  j     • 

Lomeiiina, confer-  et  iiobis  famulantibus  notum  essQ  volumus  eo  quod,  interventu  aczr 

ma  i    possessi  del 

monastero  mede-  peticioiic   iiostrae  domiiae   aviae,  abbas  Garibenus  qui    et   Gezo 

venerabilis  cenobii,  sciti  in  comitatu  Laumellino,  in  honore  alm/ 
Petri  omniumque  apostolorum  constructi,  cernua  prece  nostram 
adiit  celsitudinem,  quatinus  secundum  precepta  nostrorum  ante- 
cessorum  imperatorum   et  regum    omnes  res    predicti  clavigeri  ic 
Petri  cenobii  mobiles  et  inmobiles  ubique  locorum  scitas  ^*)  no- 
strae  confirmacionis  precepto  corroborare,  confirmare  dignaremur, 

(a)  A  $////itas    Fra  s  e  ì  e'  era  una  e,  che  può  ancora  intravvedersi,  ma  fu  rasa^ 


I.    ACTA. 


121 


oùus  antedicti  abbatis  iusris  peticionibus  adsensum  prebentes, 
pio  amore  nostrae  dilectissimae  aviae  ac  remedio  parentum  no- 
strorom  nostrìque  salvacione,  omnes  res  sui  cenobii  mobiles  et 
inmobiles,  que  dici  vel  nominari  possunt,  nominatim  scitas  (*)  in 

5  Brimatt)  et  infra  civitatem  Taurinensem  cellam  unam  in  honore 
sancti  Andreae  dedicatami  cum  tota  integritate  sua.  in  Nova- 
Kdo  quoque,  cum  omnibus  adiacenciis  suis.  in  Panni  edam  cellam 
nnam  in  bonore  Petrì  primi  omnium  apostolorum  decoratam, 
cum  omnibus  ad  se  aspicientibus.     curtem  unam  ^)  in  Gabiano 

FIO  im^ram,  et  cunem  Rovoretum,  sive  (^^  etiam  Sopunicum,  Vide- 
BonuinW,  Campum  Mar[ti]num,  Concivem^O,  Sanctum  Dalma- 
dum,  Cellam  (*>,  Andesellum,  Balbasim,  Terencianum,  Sanctum 
Georgium(5>,  Duodecimum,  Valerianum.  in  Romano  quoque 
Pertem.    in  Comiliano  quoque  capellam  cum  omnibus  suis  per- 

<5  tinenciis.  et  in  Suanico,  in  Brankiquo  etiam,  et  in  Furiano,  seu 
ctiam  in  Balzola  ^^\  in  Cannobio.  nec  ne  Sanctam  Mariam  in 
Pollicino,  cum  tota  integritate  sua,  cum  mercatis  in  Brimato  vel 
Mi  eadem  abacia  constructis,  vel  construendis.  verum  etiam  por- 
tubus  ordinatis,  vel  ordinandis  in  ripa  Portiliolo  ex  utraque  ripa, 

20  cum  servis  et  ancillis,  aldionibus  et  aldianis,  colonis  et  colonabus, 

^desiis,  castellis,  villis,  casalivis,  ortis,  vineis,  pratis,  cultis  et 

• 

^cultis,  pascuis,  buscariis,  venacionibus,  aquis  aquarumque  du- 
^bus,  piscacionibus,  molendinis,  viis  puplicis  et  privatis  cum  exi- 
^bus  et  redidbus  earum  viarum  et  cum  omnibus  quae  modo  habere 

(t)  A  s////itas  Fra  s  g  i  e*  era  una  e ,  che  pub  ancora  intrawedersi,  ma  fu  rasa, 
^ì  Laschitx^er  lesse  enim  (e)  Queste  due  ultime  parole  sono  cosi  lette  dal  Las* 
^^it^er  :  Remoro...  seu  Egli  nota  che  dopo  Rouoro  mancamo  due  o  tre  lettere, 
là)  Sa  d  v'  è  traccia  di  correzione  subita,  (e)  Laxh  in  rasura  e  di  mano  posteriore, 
•a  eeiiica.    Forse  sostituì  una  1 


posti  in  Brame,  U 
c«ppcU«  di  S.  An- 
drea in  Torino,  i 
beni  in  NoTele- 
M,  U  cappelle  di 
S.  Pietro  in    Pe- 

Sio,  une  corte  in 
eUano,  le  corte 
di  RoTereto,  Stupi- 
nigi,  VigUano  Q), 
Montemano  ir?ì, 
Gonxole,  S.  Dal- 
mauo.  Celle,  An- 
deseno,Barbaa80  (? 
Barbania  ì).  Te- 
renziano,  S.  Gior- 
gio, Datino,  Va- 
glierano,  «Perte» 
nel  territorio  di  Ro- 
mano, nna  cappel- 
la a  Comigliano, 
terre  in  Suana  (?), 
in  Bianchi  (?),  in 
Fogliano,  in  Bal> 
zola,  in  Cannobio, 
U  chiesa  di  S.  Ma- 
ria in  Pollicino, 
coi  mercati  éì  Bre- 
me,  e  coi  porti  di 
Prarolo. 


(i)  Questo  nome  trova  il  suo  cor- 
rispondente in  «  Gunzole  »  del  diploma 
di  Ottone  IV  in  favore  di  Breme, 
a.  12  IO,  che  qui  appresso  verrà  ri- 
portato; cf.  anche  Mon,  hist.  patr,, 
CharU  II,  1257-60,  n.  1736.  Cosi  ne 
abbiamo  la  spiegazione.  Veggasi  an- 
che C  ASALis,  Dixion.  alla  v.  G  o  n  z  o  1  e . 
Questo  villaggio  trovasi  sulla  via  da 
Beinasco  a  Rivalta. 

MomimetUa  Novaliciensia, 


(2)  Celle,  presso  Chieri,  e  quindi  a 
non  molta  distanza  da  Andezéno.  Nel 
diploma  di  Ottone  IV,  testé  citato  : 
<c  Cellas,  Andecellum  ». 

(3)  S'intenderà  facilmente  il  villag- 
gio denominato  San  Giorgio,  che  tro- 
vasi a  S  O.  di  Casale  Monferrato. 
Troppo  discosto  dagli  altri  nomi  qui 
ricordati  è  San  Glorio,  in  Val  di  Susa, 
sulla  destra  della  Dora. 

8* 


laa  MONUMENTA  NOVALICIBNSIA 


Tidmtitt;  ottOMiBiqiie  waifaaob  titido^  mi  animafimi  reniedio 
iqdfftu^fel  coùtìùmÈ^  ifd  là  iniet  iquuciiilisp  tu  coafirmunai 
lioc  imoqpto  tii  comAKmtmm,  ut  oomit  mabram  additus  «afe» 
fitoi;    iet  ai  mnstos  fiwìt  aUquit  lUMCri  fegni  tnoola»  m  pdiH 

jgcfiB  pnsiimpiefil^  tttcmtai  Kbnt  ausi  ogiàoi  comjpoiiece  co» 
gitor»  madicttlem  ftcMrae  ouiMfe  et  ahenim  medietatem  s^ 
nominati  W  abMi  Geffmit  vdi  succcsioribas  8tii%  quibiia  mok» 
idini  intolafk..  aad  ir  .inmas  aedatar»  «t  ime  quod  nominatim  « 
l^cedtctiim  Mt  cnm  distncto  «t  iodido  todns  abaciae  in  poteatm 
dbbatia»  ^  coi  ipie  ecMmiuiecit  pomanèat^  dUigendusque  ab 
onuiitNis  obaegfctiirj  mann  pcopcia  siqytMr  eonfirmaiifees»  sigiBt 
noatcae  ^>  n^ppwkme  adnocai»  t')  iuariflìna» 

I.S^pnm  domni  Otiionii  Qi?)  g^onaaimi  leg^u  { 
i  Pernia  caocdUariiia  ad  vicem  Pècii  ^piacofd  et  ardiicai^ 
IfcH  iec«|gng?k  et  anbacrqpait.  t  (SI.  D.) 
..    Data  jmii*lud.iiig.  amo  doniidcaeiiiattii^ 
iodidone  •▼•»  anno  domni  Ottonb  tardi  rqinantb  .vini,    actum 
Mdiuthnaon,  felidter.    amen. 


LI. 
Avanti  all'anno  998. 

Fonti.  NelU  bolla  di  Benedetto  Vili,  del  1014^  si  legge  (p.  1 37,  r.  6  sgg. 
che  quel  pontefice  confermò  al  monastero  di  Breme  «  PoUentiam  quoque  cella 
«  ab  eiusdem  monasteri!  fratribus  noviter  constructa  est,  et  Colonia  cortem, 
«  Mancianum  castrum,  cum  omnibus  suis  pertinentiis.  qu^  Oddo  marchio  pn 
«  remedium  anim^  su^  eidem  monasterio  cum  sua  coniuge  per  cartulam  oflF< 
«  sionis  concessit  ».  Anche  nel  diploma  di  Ottone  III,  26  aprile  998,  si  (^ 
parola  della  «  cella  »,  o  cappella  di  PoUenzo,  testé  costrutta  dall'abate  Gezonr^ 
Qjaesu  donazione  di  Oddone  viene  pure  registrata  nel  Chron,  Novaìic,  (lib.  y"j 
cap.  29).  Altrove  (App.  9)  il  cronista  dice  che  il  donatore  fu  padre  del  mar^ 
chese  Ardoino.  Nel  Necrologio  della  Novalesa  sotto  il  giorno  19  gennaio  si 
registrò  :  «  Ottho  marchio,  hic  dedit  PoUentiam  »,  e  sono  il  medesimo  giorno, 
nel  Necrologio  di  S.  Andrea  di  Torino  si  notò  :  «  Depositio  domni  Oddoni  mar- 

(a)  Liggerimo  n^iuralnunte  nomiiuto  (b)  Correzione  di  mano  posteriore,  «M 

antico:  nostri        (e)  Correzione  di  numo  posteriore,  ma  antica:  adootarì 


I.    ACTA.  123 

ffcbionis».  Da  queste  notazioni  ben  si  vede  quale  valore  si  desse  a  tale 
ofesione.  Nel  diploma  di  Corrado  II,  del  1026,  Pollenzo,  Colonia  e  Man- 
nno  si  ricordano  egualmente  che  nella  bolla  del  io  14,  anzi  con  maggiori 
particolari  topografici,  ma  non  vi  si  dice  che  il  dono  sia  stato  fatto  dal  mar- 
chese Oddone. 

Chi  sia  questo  Oddone  marchese  forse  non  è  ben  chiaro;  quantunque 
ordinariamente  lo  si  identifichi  con  Oddone  I,  dovrebbesi  riconoscere  in  lui 
Ottone  II  figlio  di  Arduifto  il  Glabro,  secondo  la  genealogia  riferita  ora  da 
B.  Vesme,  /  conti  di  Verona  in  N,  Arch,  Veneto,  XI,  281-82,  il  quale  lo  crede 
otto  verso  Tanno  930,  e  pensa  che  egli  reggesse  la  marca  di  Torino -Albenga 
dbl  975  al  990  incirca.  Cf.  anche  la  nota  9  della  p.  137,  dove  esporrò  con 
Qtggiori  particolarità  lo  stato  della  questione,  giovandomi  anche  di  comuni- 
cazioni private  fattemi  dal  Vesme.    Certo  era  della  casa  di  Torino. 

n  Terraneo  {Adelaide  iUustr,  I,  184)  attribuisce  la  donazione  al  1000 
òicirca;  ma  egli  si  basava  in  questa  congettura  soltanto  sulla  bolla  di  Bene- 
eletto  Vili,  non  conoscendo  il  diploma  del  998. 

Il  documento  andò  perduto. 

Oddone  marchese  dona  al  monastero  di  Breme,  Pollenzo,  la 
Corte  di  Colonia,  e  il  castello  di  Manzano  (*). 


LII. 

998  aprile  26^  Roma. 

Fonti.    A    Pergamena  originale  nel  l'Archivio  di  Stato  di  Torino  (Ab- 

^^;[ta  della  Novalesa^  mazzo  II).    È  una  bella  pergamena,  in  elegante  carat- 

^^Kic  minuscolo,  tranne  la  prima  linea  e  le  formule   della   segnatura  e  della 

'^cognizione,  che  sono,  come  al  solito,  in  «  litterae  grossae  ».     Ma  tutto  il 

^^^,  compresa  (per  quanto  pare)  anche  la  data,  è  di  una  medesima  mano. 

^  può  essere  questione  per  poche  parole  al  principio  del  r.  2  dell'originale. 

^dle  varie  ripiegature,  e  specialmente   nella   mediana,  le  parole   andarono 

^^Ita  sciupate.    Alquanto  sbiadito  è  l' inchiostro.     Le  abbreviazioni  sono 

guanto  numerose,  e  il  segno  di  abbreviazione  più  generalmente  usato  è  il 

^0  aperto  inferiormente.    Non  manca  tutu  via  anche  la  lineetta  orizzontale. 

eccome  la  sillaba  «  prae  »  viene   costantemente  indicata  con  p,  così  non  si 

(i)  Di  Manzano  scrive  il  Terraneo  «  chiese  parrocchiali  di  Cherasco  »  &c.; 

(Aiekide  iUustr.  I,  181):  «il  castello  soggiunge  che  era  un  grosso  villaggio 

■di  Mandano,  il  cui  puro  e   nudo  situato  oltre  il  Tanaro,  e  dipendente 

«nome  oggidì  appena  ci  avanza  in  dai  canonici  della  menzionata  chiesa 

*San  Pier  di  Manzano,   una   delle  parrocchiale  di  Cherasco. 


vmi  uonvmmvTA  kotalicibhsia 

^■0  niente  io  waA*  noicsx  cor  dà  i%ai£cu«  •  pr*c ■  aaprt*.  Cacala 
trrt^ii~m  £  tUmia  foiìugufia  ieUa  [M>oh  ■  «''-*■-"*  •;  in  qaesta  iliimiiiiiwtl 
iwwÌmb  taino  U  ibnu  *  ecd-  ■,  ^asta  t  aina  •  mccI-  •.  Il  dittoq^  mj 
TkBC  Midicito  coli  <U  e  cane  da  ^  Per  ocdimio  «doptaii  b  »  dum^  ' 
mi  non  mtat»  anche  b  i  incita.  La  j 
inlDdaifac(.()Kgn.    1  lì^  «no  «ri  fnoeda 

Sai  ccrB  >tfcoMj«Bo  i  Rca&  La  maaa  >ld  metìa  u,  che  cofDpwfatB 
fOKMltvn*  dddqiotaÌ9;ae9yt,fnicnae:a  praccpaim  tonni  Opopì(»^' 
■  impaiiori»  a.  Vkoe  poi  oaa  nou  del  lecdla  %n,  ed  db  Rteaio  dd  m-  ' 
colo  X\X    cu  aoÌMe  <|HS*aliteo  noa  t  TAlfavardo,  dal  che  riculu  che  il    ' 


M^  le  ne  im Il  ri>  ' 

FibcUii»  •Oonib  w  «  9tii^  TMh»  (<i^  I  ^d  IfaNf  «fMlf  fa  Jlf 
il  JoJl  «  TWta^  F  IS  ddr«W). 

C  II  Bilniii  WMiliiUtiilii  ilkT,Ìhxtà,'mm.SàLfalr^amÌ 
I,  117,  a.  II». 

D  H  SicKiL  DC  diede  Pe&iaoe  nei  DiplMuta,  II,  707-70S,  n.  38;,  con- 
statando ebe  questo  docnmcina  fa  in  pone  condotto  tal  diploma  del  97X1 
(op.  ciL  Otto  I,  D.  409),  e  che  da  eso  in  pane  dipende  il  falso  diploma, 
del  774  (MQHLBAcaE*,  Rtg.  KaroL  n.  t6i).  Infatti  il  diploma  presente  (cC 
p.  I3J,  IT.  7-14,  24-36)  riannodasi  più  o  meno  dappreaw  al  diploma  dd  971— 
La  formula  minatoria  (cC  p.  117,  r.  i  ^g.)  i  identica  a  quella  dd  falso 
diploma  del  774,nnova  prova  per  assegnare  alla  composiiione  di  quest'ultimo 
un'epoca  posteriore  al  x  secolo. 

Regesto.    Stuhff,  Ràtbiian^,  n.  1148. 

JJl^  ^^  (C)    I  In  nomine  sancte  et  individue  Trinitatis.    Otto  Roma- 

'  s'  "piS^*  norum  imperator  augusms.    si  D«  ecclcsìas  sublimare  studue- 

™'*blMH  M  rìmus,  divinam  gratiam  adipisd  minime  f  diffidimus.     quaproptef 

"*'  notum  esse  volimius  omnibus  sancte  Dei  Ecclestp  ('^  fidelibus 

nostrìsque  presentìbus  et  futarìs>  quod  nos  prò  Dei  amore  ani-  J 

(1)  Perù  U  ptrelt  diffidimu  -  ecelaif ,  chi  tulTtriptuU  nnfau  U  frim»  farti 
dilla  itceuit  Um;  tana  H  altra  maua.  infatti  n  faiitaa  nttart  alcami  iiftrrwv,  A 
ntlla  firma  itlU  UtUri.  li*  m  fa*lla  iti  ufni  *  attrtvUtfm.  .V«  i  tarU  H  rif 
rbiaitre  U»  UtMte  •  tma. 


I.    ACTA.  125 

maeque  nostrae  remedio,  monasterium  in  honore  sancd  Petrì 
apostolorum  prìncipis  in  Bremedensì  oppido  constructo,  nec  non 
et  Gezoni  eiusdem  coenobii  venerabili  abbati  eiusque  successo- 
ribus  omnes  terras  et  proprietates  ad  Novalicium  istius  mona-  >«  proprietà  »pet- 

^      ^  unti  alU  dett*  «b- 

J  sterii  prius  caput,  sed  ab  Adelberto  marchione  post  Sarracenorum  )A^^  S!!mdu 
dcstmctionem  in  predictum  oppidum  translatum,  pertinentes,  cum  J^i,  «£?©  uTdiTà- 
omni  mtegnute  et  pemnentus,  sicut  per  alia  precepta  regum  vel  sanceiii,trMf€rita 

j     .  .  .  «  *1  loofo  attuale  dal 

regmarum  ad  ipsum  monasterium  pernnere  videntur,  seu  mar-  marci!et«  Addber- 
diioQum  et  comitum,  vel  quorumlibet  Chrìstifidelium  concessiones, 

^^  aut  per  comparationes  et  comutationes,  vel  quaslibet  pactipnes  de 
lebus  mobilibus  et  inmobilibus,  terris  sdlicet  et  vineis,  ca[m]pis  (^), 
silvis,  pratis,  pascuis,  aquis  aquarumque  decursibus,  molendinis, 
psationibuSy  rìpis,  salinis,  babitacionibus,  edificiis,  castellis,  servis 
et  ancillis,  aldionibus  et  aldiabus,  cum  omni  integritate,  nostra 

^i  preceptali  auaoritate  corroboramus  et  penitus  confirmamus.    con- 
finnamus  etiam  eidem  monasterio  fcclesiam,  quae  est  constnicta  s.**  Maria  *^?^of- 
in  honore  sanctae  Dei  genetricis  Mariae,  in  loco  PuUicino,  cum  dii  p'ò  «  £STsl 

^^   .1  ...  .         .  T\     i  «la     da    Solarolo 

omnibus  suis  pertinentiis,  atque  omne  npaucum  per  Padum  et  fioo  a  caTandone, 
Sicidam,  a  loco  Solanolo  usque  ad  fCalput  de  Anda,  de  molen-  roio.  u  aippciia 

.,  ,  '  ^  •-        -•*  di   S.    Andrea   in 

^  oinìs  et  piscariis  caeterisque  officiis,  infra  prescriptum  terminum  "^^^J?  p^  ^^ 

pcrtinentibus  et  peragendis,  sicut  in  aliis  continetur  preceptis,  ut  "JJIJ"*^,^^  ^^^ 

liceat  iam  dicto  abbati  suisque  successoribus  in  loco  Portorìolo  deTto*abb!Ìe.*^! 

portum  cum  suo  redditu  construere,  nostra  nostrorumque  succes-  (Coio^a'),!!^!!^ 

^orum  et  omnium  bominum  remota  contradictione.     [celllam  po),  tndlTme  ^1 

territorio   di  Stu- 


o», 
alle 


'')  quoque  vocabulo  sanai  Andreae  m    ci  vitate  Taur[injensi,  cum  pinì^..Mariag 

omnibus  suis  pertinentiis.     insuper  cellam,  quam  Apanni  vocant,  ;tSi"MoM«ero- 

et  cellam  Poll[e]ntie  ab  eodem  abbate  noviter  constructam,  cum  ^^iì^^^^^oitu^, 

[castro  et  Colonia]  corte,  et  cum  corte  Gabiano,  et  universo  ter-  H^ti^  rS°m^- 

ritorìo,  quod  est  in  Supponico,  Mariago,  et  Valle  Cella  et  Valle  "***       '  *°°' 

IO  Uisam,  cum  castello,  et  Monasteriolum,  Leocassi,  Tevoledum  (»>, 

(a)  A  capis;  fu  dimtnticato  il  agno   di  abbreviaiiionf, 

(i)  Qui  si  uniscono   alla  corte  di  sociazione  di  queste  località  può  essere 

Gabiano  (villaggio  sulla  destra  del  Po)  affatto  casuale.    Queste  località  sono  :  * 

parecchie  località,  senza  che  si  dica  Stupinigi  (a  S  O.  di  Torino),  «  Ma- 

peraltro  che  queste  avessero  verso  di  «  riago  »,  Varisella  (nella  direzione 

quella  corte  alcuna  dipendenza.   L*as-  tra  Torino  ed  Asti),  «  Valle  Orsa  », 


a£ 


MOMUMBSTA  «OTALICimSIA 


et  Bflc  ooMn  conopOfiiinHc 

• _^      ^.^^^t^LS^ 

flOttCDDSL  DBIBiQOe  OOMD  HBCOl  flBUDUI  flfllOF9flO(»^Cfl0IHI  OC  OIDDSDQl^^ 
QOe    9fl   ttflMUCtPfll  IDOBtttBflOOft    PCf  ^^  BVBOCBtft  Wmm  9Dfll  SQUNBt 

ficot  in  luii  Hiliftur  pwoBpti%  uifiiiBCirey  wA  moKflui^  ^el  w* 
stcrbc  MBcnni  cmMiaB  wciinij  ▼H'  sohidb  m|uu  njpnv 


Mooasterolo  (tra  le  varie  località  di 
questo  nome,  forse  è  preferìbile  quella 
che  fi  trova  a  S.  di  Tonno,  verso 
Villanova  Solaro),  «  Leocassi  »,  Tivo- 
letto  (tra  Stupinigi  e  Monasterolo). 
Nella  bolla  del  1014,  mma  la  di- 
sposizione dei  luoghi.  A  Cablano 
seguono  Stupinigi,  Varìsella,  «  Ma- 
«  rìadigo  »,  Loreto  (forse  Loreto  di 
Costigliole  d'Asti),  Roviera  (sotto 
Vinadio,  in  quel  di  Cuneo),  Brusasco, 
Monasterofo  e  Corzano  (presso  S.  Da- 
miano d*Asti);  in  gruppo  separato  tro- 
viamo invece  «  Valle  Orsa  »,  Monaste- 
rolo (che  non  dovrebbe  essere  diverso 
dall'  omonimo  villaggio  poco  prima 
ricordato),  «  Leocassi  »,Tivoletto.  Nel 
diploma  di  Corrado  II  si  hanno  nuo- 
vamente i  due  gruppi:  dopo  Ca- 
blano viene  inserta  la  corte  Arola 
(nel  mandamento  di  Oru,  nel  Nova* 


reseX  in  luogo  di  Roviera  troviamo 
Rocca  (che  ci  richiama  a  Rocca  ddle 
Donne  presso  Brusaschetto)  e  a  Cor- 
zano fa  seguito  Palazzolo.    Nell'altro 
gruppo  ritornano  «  Valle  Orsa  »,  Mo* 
nasterolo,  «  Leocassi  »  (Lequio  ?),  e 
Tivoletto,  insieme  con  altri  villaggi. 
n  diploma  di  Enrico  IV,  1048,  ripete 
questa  duplice  enumerazione  di  lu<^hi. 
Lo  spezzamento  di  un  gruppo  in  due, 
che  ora  abbiamo  veduto,  ci  dà  ai^o- 
mento  a  sospettare  che  nelle  carte  nelle 
quali  comparisce  due  volte  Monaste- 
rolo, non  si  considerino  due  località 
distinte,  di  questo  nome,  ma  non  si 
faccia  che  ripetere  due  volte  una  me- 
desima località.     Non  essendo  prò* 
vato  che  la  Rocca  (delle  Donne)  sia 
stata  erroneamente  sostituita  a  Ro- 
viera, manterremo  distinti  quesd  due 
diritti  abbazialL 


I.    ACTA.  127 

presumat.  si  quis  igitur  huius  nostrae  confirmationis  et  largì- 
tionis  preceptum  rumpere  [vjoluerit,  sciat  se  compositurum  auri 
optimi  lìbras  mille,  medietatem  kamerae  nostrae  et  medietatem 
iam  dicto  monasterio  suisque  rectoribus.  quod  ut  verius  credatur 
5  et  omni  tempore  inviolatum  conservetur  manu  propria  roborantes, 
sigillo  nostro  sigillare  iussimus. 

;  Signum  domni  Ottonis  (M  F)  invictissimi  imperatorìs  au- 
gusti, i 

i  Herilgus  cancellarìus  vice  Petri  Cumani  episcopi  cognovit.  l 
IO  Data  .VI.  kl.  mai,  anno  dominicae  incamationis  .dccccxcvik., 
indicione  .xi.,  anno  vero  Ottonis  regis  .xv.,  imperatorìs  .ii.  actum 
Romae,  feliciter.    amen. 


LUI. 
999  dicembre,  Torino. 

Fonti.  A  Pergamena  originale,  conservatissima,  fatta  eccezione  per 
QQ2  piccola  mancanza  sul  margine  destro,  e  per  qualche  macchia  di  unii- 
^^  per  cui  il  carattere  andò  qui  e  colà  leggermente  sciupato,  senza  che 
P^rahro  in  nessun  luogo  rimanga  illeggibile.  Anche  l' inchiostro  conservossi 
^  tbta  carica,  sicché  la  lettura  del  documento  presenta  pochissime  difficoltà. 
^  Qotaio  riprese  più  volte  la  scrittura,  e  ciascuna  volta  cominciò  a  scrivere 
^  carattere  minuto,  che  andò  lentamente  mutando  in  carattere  grosso  e  ro- 
^<lo.  Un  primo  distacco  si  vede  manifesto  dopo  la  parola  «  coerentes  » 
^P>i29,  r.  15.  Il  secondo  stacco  vedesi  dopo  la  parola  «Vuidoni  »  a  p.  150, 
'•13.    Notisi  (p.  129,  r.  28)  Terrore  «orde». 

U  carattere  può  dirsi  minuscolo,  quantunque  non  manchino  alcune  trac- 
^  dell*  influenza  del  corsivo.  Osservo  sotto  di  questo  riguardo  il  nesso  sp , 
il  nesso  ri ,  la  lettera  a  in  nesso  con  e  nella  sola  parola  «  actum  ».  Abbre- 
viazioni comuni  sono  pure  :  «  qual;  »,  «  fìl^  »,  «e  simil^  »,  «  inviolabile  », 
cfel^  ».  Valgono  rispettivamente  :  «  qualiter  »,  «  fìlius  »,  «  similiter  »,  «  invio- 
<  labiliter  »,  «  feliciter  ».  Un'  abbreviazione  un  pò*  curiosa  a  p.  150,  r.  11  se- 
gnalai nelle  note. 

Sul  verso,  di  mano  del  secolo  xi,  leggesi  questo  regesto  :  «  Commutacio 
«  Vuidoni  de  Campanea  ».    Una  mano  del  secolo  xrv  scrìsse  «  de  Collegno». 
La  pergamena  conservasi  nella  biblioteca  di  Sua  Maestà  il  Re,  Docu» 
mmti,  sec  x,  n.  4. 

La  data  può  dar  luogo  a  dubbi,  poiché  la  parola  «  quarto  »  può  aggiun- 
gersi così  a  quanto  segue,  come  a  quanto  precede.   Nel  primo  caso  avremmo 


«LT^fai. 


iUm€B 


lohGc 


g..r^^*?'  *  ^  **  ''''■ 

SI  rrv^iiT"^   '^'^^B  nrerE  "-—»■.  oc  ói  Od  mni'ti?  iéttat  ^mk,  àatf 
I  praeod  jeimioc  ^  ac  rr*frfennf  ^  ti  rimi  sbì  «nB  abe 
v-^    V  ~       - '' ,-.  Kick»is  ■owuic-    in  pcónB  ioSt  ìpe  ju— auT.  Ganbot 
y^      '^  «  aba  da  pzne  ipso»  iwthttt9  ckfam  Voidoiù,  coma^ 

i  iKOnae,  it  est  pem  miz  de  cmipo  òzrit  qisàas  monesteD 


I.    ACTA.  129 

qiubus  esse  videntur  in  loco  et  fundo  Collegio  ^%  et  est  peda 
ipsa  de  campo  per  mensura  ius[ta]  per  longo  perticas  quindecim, 
de  uno  cavo  perticas  duodecim  (f)  et  pedes  sex,  de  alio  cavo  per- 
ticas undecim  et  pedes  oao.     coerit  ei  da  una  parte  terra  Liu- 

1  dooiy  de  alia  parte  terra  ipsius  Vuidoni,  da  tercia  parte  terra  Ari- 
pati,  da  quarta  parte  pergit  via.  quidem  et  a  vicem  recepit  ipse 
domous  Garìbertus  umelis  aba  a  parte  monesterìo  ab  eundem 
Vuidoni,  similiter  comutacionis  nomine,  meliorata  res,  sicut  lex 
abet  item  pecia  una  de  campo,  iuris  ipsius  Vuidoni,  qui  est  po- 

^  sita  in  loco  et  fundo  Campanea  (*),  et  est  pecia  ipsa  de  campo  per  ^"c^^!^^^ 
mensura  iusta,  per  longo  perticas  sedecim  et  pedes  sex,  de  uno 
cavo  perticas  quindecim  et  pedes  octo,  de  alio  cavo  perticas  tre- 
decim.    coerit  ei  da  una  parte  terra  sancti  lohannis,  de  alia  parte 
terra  Dominici,  da  tercia  parte  terra  Pedreverti,  da  quarta  parte  <» 

M  terra  Lanberti,  sibe  que  ali  sunt  (^>  ab  omnia  coerentes.  as  denique 
iamdicti[s  rejbus^*^)  in  easdem  locas  et  fundas  Collegio  et  in  Cam- 
panea supra  numeratas  (^)  vel  comutatas,  una  cum  accessionibus 
et  mgressoras  earum,  seu  cum  superiorìbus  et  inferioribus  earum 
i^nun,  qualiter  supra  mensura  et  coerencias  legitur  et  inter  se 

^  comutaverunt  ^^^  sibi  unus  alteri  per  as  paginas  comutacionis 
nomine  tradiderunt  («>,  facientes  exinde  unus  quis  de  co  recepe- 
nintC^),  tam  ipsi,  quamque  et  subcessores,  vel  eredes  eidem  Vui- 
^  legaliter  a  presenti  die  iure  proprietario  nomine  quod  vo- 
luerìnt,  aut   previderint,  sine  omni  uni  alterìus   contradicione. 

^J  spondcrunt  (^  se  ipsi  comutatores,  tam  se  ipsi  quamque  et  sub- 
cessores, vel  eredes  eorum,  quisque  ut  supra,  comutacionis  no- 
nnine dederunt  ^^^  in  integrum  ab  omni  omine  defensare.  qui- 
dem et  ut  orde  legis  deposit  et  anc  previdendam  comutacionem 
^ccesserunt  (')  super  ipsis  rebus  ad  previdendum  ("),   it  est  Vi- 

(a)  A  aveva  dopo  questa  parola  scritto  de  ali  che  poi  lavò,  (b)  A  ptr  (e)  A  st" 
(^  ^  taglio  nella  pergamena,  al  margine  destro,  distrusse  le  lettere  che  facilmente 
'^P^.  (e)  A  scrisse  dapprima  -tis,  che  poi  corresse  in  -tas  (f)  A  -r  e,  i. 

tó  ^  -r  f.  5.  (h)  A  t  e.  s,  (i)  A  -r  e.  s.  (k)  A  -r  e.  s.  (1)  A  -r  e,  s. 
N  Da^^riffia  l'amattuense  aveva,  dopo  previdendam,  scritto  co///A  che  poi  cancellò, 

(0  Collegno,  sulla  destra  della  Dora  Riparia,  tra  Pianezza  e  Torino. 
(2)  Campagna,  frazione  di  Torino. 

MomsmetUa  NovaHcieiuia,  0 


■         128  MONUMENTA    NO  V  A  L  1  C  lEN  S  I A  | 

il  iv°  anno  di  Ocione  HI,  nel  secondo  Invece,  mancxniìo  per  dimenticanza 
l'anno,  avremmo  il  giorno  del  mese.  Preferisco  la  prima  ipotesi,  che  com- 
bina colla  XLi  indizione,  vedendo  in  questa,  non  la  itiJiiionc  costanlinopoU- 
taaa,  ma  la  romana.  Tuttavia  non  escludo  la  possibilità  d di' altra  ìpotesL 
B  Tra  i  manoscritti  di  Eugenio  De  Levia  all'archivio  del  r.  Economata 
di  Torino,  nella  busta  II  della  Croniica  ceclisiaslica,  nella  cartella  che  s'iniitoU 
Ahbaxia  diUa  NevaUsa,  si  trovano,  fra  gli  altri,  due  documenti,  per  i  quali  S.' 
medesimo  De  Levis  annotò;  «originali»  horuni  diplomatimi  penes  ci.  Casi' 

■  minim  Donaudi  sunc  a.  Questa  dichiarazione  è  autografa  del  De  Levisj^ 
invece  i  due  documenti  provengono  da  altra  mano  del  secolo  xviii  chB; 
probabilmente  t  di  un  qualsiasi  copista.  H  più  antica  di  quei  documei  '  '' 
quello  che  qui  viene  riprodotto.    Il  trascrittore  vi  commise  molti  errori 

C  Trascrizione  in  carattere  del  secolo  xvtil,  nel  voi.  LVIt  della  JVfisciJ- 
lanca  patria,  a.  ;;,  nella  biblioteca  di  Sua  Maestà  il  Re  in  Torino.  Questa 
copia  porta  alla  fine  la  seguente  dichiarazione  autografa  de!  conte  Prospt 
Balbo:  o  collatum  cura  esemplari  ab  losephi  Xaverii  Nasi!  manu  dcscrìptOu 

■  a  P,  Balbo  ».  In  questa  copia  il  documento  viene  attribuito  al  4  di( 
bre  998,  poiché  il  Nasi  lesse  cosi  le  note  cronologiche;  a  anno  imperii  ciui* 
a  dem  domini  secundo,  quarto  S(c.a.  Qijeita  è  pure  la  lettura  della  copitf 
conservataci  dai  De  Levis,  ma  della  parola  a  secundo  d  non  trovo  traccila 
nell'originale.  Egli  poi  annotd  in  margine  che  l'anno  secondo  è  un  errare 
per  anno  terzo.  Ma  1'  errore  principale  sta  nella  copia  stessa,  poiché,  chi  ll| 
fece,  non  interpretò  la  frase:  n  Deo  propicio  n. 

(S.  T.)  In  nomine  domini  Dei  et  salvatoris  nosui  lesu  Chri- 
sti  *•',  tercius  Otto  gracia  Dei  imperator  augustus,  anno  imperli 
rius  Deo  propicio  quarto,  die  mensis  decembris,  indicione  duo- 
decima,    comutacio  bone  fidei  nos.situr  esse  contractum,  ut  vì- 
cem  empsioois  obtinead  firmitatem,  eodemque  necsuo  oblicant  1 
cODtradentes.     placuìt  iuque,  bona  convenit  voluntatem  inter 
«à^G^B^^  domnus  Garibertus  qui  et  Gezo  umelis  aba  monesterìo  sancti  Petri, 
«"s.  ^I?*A  qui  est  fundatum  infra  castro,  qui  dicitur  Bremeto,  nec  non  et 
■glie  M  h  Ijb-  Vuido,  fìlius  quondam  Landoni,  qui  profìtebat  se  ex  nacione  sua 
jiHUKiu  iigge  legem  vivere  romana,  ut  in  Dei  nomine  debeant  dare,  sicut  et 
aSo^  "°"*'"  *  presenti  dederunt  0)  ac  tradiderunt  0»)  vicìssim  sibi  unus  alteri, 
^b*RD  ji«i*  comutacionis  nomine,    in  primis  dedil  ipse  domnus  Garìbenus 
«  MfH  In  Celi*-  umelis  aba  da  pane  ipsìus  monesterìo  eìdem  Vutdoni,  comuta- 
cionis nomine,  it  est  pecia  una  de  campo  iurìs  ipsius  monesterìo, 

(1)  A  Ihn  Xpì        (b)  A  -i  tbt  foirtbit  tnebt  vaUrt  -te 


I.    ACTA.  129 

quibos  esse  videntur  in  loco  et  fundo  Collegio  ('),  et  est  peda 
ipsa  de  campo  per  mensura  ius[taj  per  lohgo  perticas  quindecim, 
de  ODO  cavo  perticas  duodecim  (*)  et  pedes  sex,  de  alio  cavo  per- 
ticas undedm  et  pedes  octo.     coerit  ei  da  una  parte  terra  Liu- 
I  doni,  de  alia  parte  terra  ipsius  Vuidoni,  da  tercia  parte  terra  Àri- 
perti,  da  quarta  parte  pergit  via.    quidem  et  a  vicem  recepit  ipse 
dcMnous  Garìbertus  umelis  aba  a  parte  monesterìo  ab  eundem 
Vuidoni,  similiter  comutacionis  nomine,  meliorata  res,  sicut  lex 
abet   item  pecia  una  de  campo,  iuris  ipsius  Vuidoni,  qui  est  po- 
'^  «ita  in  loco  et  fundo  Campanea  ^*\  et  est  pecia  ipsa  de  campo  per  Jj'ol^i;^.** 
I      Censura  iusta,  per  longo  perticas  sedecim  et  pedes  sex,  de  uno 
ca^o  perticas  quindecim  et  pedes  octo,  de  alio  cavo  perticas  tre- 
dedin.    coerit  ei  da  una  parte  terra  sanai  lohannis,  de  alia  parte 
tesra  Dominici,  da  tercia  parte  terra  Pedreverti,  da  quarta  parte  W 
^i  texia  Lanbeni,  sibe  que  ali  sunt  (^>  ab  omnia  coerentes.    as  denique 
ia.indicti[s  reJbusC*^)  in  easdem  locas  et  fundas  Collegio  et  in  Cam- 
panea supra  numeratas  (^)  vel  comutatas,  una  cum  accessionibus 
^^  ingressoras  earum,  seu  cum  superioribus  et  inferioribus  earum 
rerum,  qualiter  supra  mensura  et  coerencias  legitur  et  inter  se 
^  comutaverunt  (^)  sibi  unus  alteri  per  as  paginas   comutadonis 
nomine  tradiderunt  (^>,  facientes  exinde  unus  quis  de  co  recepe- 
rtint^^),  tam  ipsi,  quamque  et  subcessores,  vel  eredes  eidem  Vui- 
doni  legaliter  a  presenti  die  iure  proprietario  nomine  quod  vo- 
Itierint,  aut   previderint,  sine  omni  uni  alterius  contradicione. 
^  sponderunt  (^  se  ipsi  comutatores,  tam  se  ipsi  quamque  et  sub- 
cessores, vel  eredes  eorum,  quisque  ut  supra,  comutadonis  no- 
^^nt  dederunt  ^^^  in  integrum  ab  omni  omine  defensare.    qui- 
dem et  ut  orde  legis  deposit  et  anc  previdendam  comutacionem 
^ccesserunt  ^^^  super  ipsis  rebus  ad  previdendum  («"^   it  est  Vi- 

(i)  A  aveva  dopo  questa  parola  scritto  de  ali  ebe  poi  lavò,  (b)  A  ptr  (e)  A  st 
(4  Un  taglio  nella  pergamena,  al  margine  destro,  distrasse  le  lettere  ebe  facilmente 
**PP^.  (e)  A  scrisse  dapprima  -tis,  ebe  poi  corresse  in  -tas  (f)  A  -r  e,  5. 

tó  il  *r  f.  5.         (h)  A  t  e.  s.         (i)  A  -r  e.  s.        (k)  A  -r  e.  s.        (1)  A  -r  e.  5. 
^^ì  J^epprima  l'amanuense  aveva,  dopo  previdendam^  scritto  co////>  ebe  poi  cancellò, 

(0  Collegno,  sulla  destra  della  Dora  Riparia,  tra  Pianezza  e  Torino. 
U)  Campagna,  frazione  di  Torino. 

MoHuminia  NovaHeiensia,  0 


I 


^qqiTiiacicng  Sex: 


Tmrrm   fenrfrffr 
smrzsrànn  TinianL  ani 


« 


nii    «r'^'ia^ttli»] 


Va^r|&L  ^.  (Un  saper  qgsas  rcs 


etAiU-li 


(%.  T,)  Ego  lofaarracs 


Rxxnbcri  e  V 


JO 


30C2rÌ3S  sacer  pokcn  scrìpCDr 

CCBQplCn  et  vffuL 


#  ^.       ^ItJiltfivf       n^}  J  eat  ;  Usm  cmtahm  mir  gagmfit  pr^Mtami  isl  r^  tf^       ^  U 
««O^  ééf prime  m€m  uritU  waaS,  Mmtmlinnit   '^  i,  fm  mm£s  £•  t  v  i,  #mbj^ 


I.    ACTA.  131 


Lini. 

icx)7  (?),  Torino. 

FoDti.  Perduto  il  documento  originale,  dobbiamo  accontentarci  dei 
riassunti  fiottine  da  autori  non  troppo  sicuri.  F.  Pingon  (Aug,  Taur,  p.  22) 
scrive  sotto  l'a.  1007:  «r  Gezo  episcopus  Taurinensis  ob  bella  assidua,  quibus 
e  universa  haec  provincia  vexabatur,  Consilio  habito  cum  suis  etiam  civibus 
«  contulit  abbati  sancti  Michaelis  Clusini  quae  antea  possidebat  ipse  episco- 
«  pus  apud  oppida  sancti  Ambrosii,  Casellas,  Alpinianum,  Clusas,  Novale- 
c  slam,  et  Vallem  Clusinam,  ut  rei  divinae  maiore  viciniae  commoditate  in- 
c  serviret  »,  e  asserisce  di  avere  desunto  cotale  notizia  «r  ex  archivo  abbatiae 
«  Closinae  ».  Diverso  assai  è  il  regesto  che  del  medesimo  documento  citato 
dal  Pingon  leggiamo  negli  Atmales  Sdbaudici  (ms.  nell'Archivio  di  Stato  di 
Torino,  Storia  della  rtal  Casa,  categ.  II,  mazzo  8),  e.  60  B,  del  padre  Pietro 
MoNOD,  il  quale  lasciò  scritto  sotto  il  X007:  «  Pertinuit  Gezonis  antistitis 
«  liberalhas  ad  omnes  religiosos  dioecesis  Taurinensis,  sed  hoc  anno  qui  an- 
c  gelorum  principi  sacras  aedes  colebant,  decimìs  aucti  sunt  oppidorum  vi- 
«  cinorum  S.  Ambrosii,  Casellanim,  Arpiniani,  Novalesiae  et  Vallis  Secusiae, 
«  iis  scilicet  quae  Taurinensi  episcopo  debebantur,  plerasque  enim  Secusien- 
«  slum  fuisse  marchionum,  quas  deinde  coenobio  beati  lusti  erogarunt,  suo 
«  loco  dicetur  ».  L*  Ughelli  {Italia  sacra,  2*  ed.,  IV,  103 1  b)  dipende  dal 
Pingon,  accentuandone  la  notizia.  F.  A.  Della  Chiesa  (Hist,  cronol  p.  209) 
ricorda  «  Hermengaudus  »  abate  di  S.  Michele  della  Chiusa,  «  cui  Gezo  epi- 
e  scopus  Taurinensis  castrum  S.  Ambrosii,  quod  non  longe  distat  a  mona- 
«  Steno,  donavit. . .  »,  e  segna  questo  abate  ali*  anno  io  io.  Ma  non  registra 
nessun  suo  successore  più  prossimo  di  Pietro,  che  viene  da  lui  contrasse- 
gnato coli*  anno  12  io.  Come  ben  si  vede,  la  donazione  presso  il  Della 
Chiesa  è  ben  diversa  da  quella  indicata  da  Pingon  e  da  Monod.  Che  il 
Della  Chiesa  fosse  proprio  sicuro  di  tutto  quanto  narrava,  non  lo  si  può  as- 
serire. Tant*  è  vero,  che  nella  Descri:(ione  dd  Piemonte,  III,  389  (ms.  nella 
biblioteca  di  Sua  Maestà  a  Torino)  il  nome  dell*abate  Ermengaudo  è  prece- 
duto dair  anno  1093. 

Il  Meyranesio  (Pedemontium  sacrum,  de  episcopis  Taurinensihus,  ed.  A. 
Bosio,  in  Mon.  hist.  patr,,  Script,  IV,  1268)  è  negativo,  ma  in  sostanza  non 
giunge  a  conclusioni  nuove  e  ben  solide.  Neppure  Fedele  Savio  {Antichi 
vescovi  di  Torino,  Torino,  1888,  p.  84)  trova  modo  di  districarsi  da  queste 
difficoltà,  per  deficienza  di  testimonianze.  Osservando  egli  che  il  Della  Chiesa 
congiunge  la  notizia  della  donazione  col  nome  dell*abate  Ermengaudo,  sup- 
pone che,  se  Tofferta  fu  realmente  fana,  si  possa  crederla  del  1123,  e  ascri- 
verla al  vescovo  Bosone.    Né  gli  sfuggì  (p.  102}  ancora  che  il  Meyranesio 


IT 


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*p» 


I.    ACTA.  133 

Nella  sinodo  dei  vescovi,  Enrico  (II)  imperatore  dichiara 
die  Oddone  monaco  aveva  usurpato  V  abbazia  della  Novalesa,  e 
la  restituisce  al  legittimo  abbate  Gotifredo. 


LVL 
Avanti  al  1014. 

Fonti.  Benedetto  Vili,  con  bolla  del  febbraio  1014  (p.  138,  rr.  2-4), 
coofermò  al  monastero  di  Breme,  fra  gli  altri  possessi,  anche  questo:  «  Ca- 
«  'talarium  [Cavallerleone]  etiam  cum  corte  Magra  et  omnibus  aliis  suis 
«  apendiciis,  sicut  ab  Arduino  marchio  prò  remedium  anim^  suae  matrìs  eidem 
«  coeoobio  largitum  est».  Corrado  II  nel  diploma  del  1026  scrive  (p.  152, 
1^.4-6):  «  Cavalaria  quoque  et  corte  Magra  et  aliis  suis  appenditils,  sicut 
«  ab  Arduino  marchione  per  cartulam  offersionis  eidem  monasterio  delegatum 
*cst9.    Queste  parole  passarono  anche  nel  diploma,  1048,  di  Enrico  III. 

Chi  sia  questo  Arduino  non  è  detto.    Certamente  era  un  membro  della 

casa  di  Torino.     Ci,  la  nota  2  a  p.  138.    Non  è  improbabile  che  si  debba 

><Icntificare  con  Arduino  V  figlio  di  Ottone  II,  secondo  la  genealogia  proposta 

^  B.  Vesme,  /  conti  di  Verona  in  N,  Arch,  Veneto,  XI,  281-82.     Qpesto 

Arduino,  a  detta  del  Vesme,  nacque  verso  il  95$   e  morì  avanti  al  1026, 

"esse  la  marca  di  Torino- Albenga  dal  990  incirca  sin  verso  l'anno  1020. 

Ottone  od  Oddone  II  è  colui  che  donò  Pollenzo  al  monastero  Bremense; 

^-  più  sopra  il  doc.  li. 

n  documento  andò  perduto. 

Arduino  marchese  dona  al  monastero  di  Breme,  Cavaller- 
leone,  colla  corte  Magra  e  colle  relative  dipendenze. 


LVII. 
1014? 

Fonte,     n  cronista  Novaliciense  (App.  9),  narrando  in  modo  molto 

Confuso  la  vita  di  Oddone,  pessimo  monaco,  parla  di  una  ciussio»  pontificia 

^  di  un  suo  giuramento.    Del  giuramento  parleremo  al  n.  Lvmi,  qui  fermia- 

^^'^alla  «iussio»,  che  forse  venne  concreuta  in  una  bolla.    Secondo  il  ero- 

^^,  Oddone  entrò  monaco  sotto  1*  abbate  Gezone.    Sotto  il  suo  successore,  e 

^^  sotto  Gotifredo,  egli  ottenne  il  priorato  di  Pollenzo,  ma  poi  usurpò 

)'  abbazia  coli'  aiuto  del  marchese  Arduino  (V).    Allora  T  abbate  (Gotifredo) 


t^  MOMOMBIITA  H0TALICIBMSIA 


• 

KfO.fBi  iiiwKu.    B9nN^dMi 

^M^^^^^^^M^^^^^^^P     ^^^^^^V^^^^^    ^P^^^^Wf^^^^^^^    •^^^V"  • 

tali 

i.e  1  flwctae  Adtata  e  Oddone  apoaM^ 

ffMOMMkflAftfitcaM 

fata 

e  Mk  «^  e  ctMMdò  al  Afa»  alh«e  « 

hfckm  tt  *ol»  MqpMu 

PMÉMhMM»  fMM  ii 

me 

■■i|HÌ  «■■»  hai»  àA  IOI4  A  p«|a  ■•»• 

telo  Vni^lft  fMle  Al  ciilM 

■B  «PMcpt  flV  4*«tt  Godfenlo.  fpnit 

qiS  gMPwt  a  BoMi     Imm 

1  a 

TÌMMMP  (Jll  ri  akOr,  1,tU»i»i1lt 

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1  ciò  fb  wwMp  ta  a  loié  e  i  lOM^  e  fK 

A-- • •  -        ■    — *    ,.n^a    -^B*. 


H  pdpft  ffffBf  Jjrtiij  Vili?)  comuida»  sodD  petti  di  fffOfflnniir% 
éA  Oiàtnt'  niffnafff  M  MMnéùùwt  TwnMUL  aomità  dbbaaik^ 


LvnL 

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rOnZlm     A     UnipaSB   oBT  HCBIIKI   JUdVCmiVIIS  in    XQQDP    ^GHDCyOK 

fk  XL^  ÉMBO  1,0.1%   È  «M  yeigiiiMiu  MKtiiau,  i^i^tft  teccMido  ìl 

costume  delle  boUe  e  dei  diplomi.  Le  righe  farono  antecedentemente  segnate 
con  una  punta.  Il  carattere  è  il  minuscolo  romano,  molto  elegante,  ma  di 
forme  arcaiche,  senz'ai  cuna  tendenza  alle  raffinatezze  leziose  del  minuscolo 
seriore.  Le  aste  verticali  delle  lettere  s,  1,  b  &c.  sono  per  1* ordinario 
assai  lunghe.  In  questo  particolare,  come  pure  nel  nesso  st ,  nelle  «  litterae 
«grossae»,  nei  segni  di  abbreviazione  (nodo  aperto  superiormente)  la  scrit- 
tura rassomiglia  assai  ai  diplomi  imperiali  contemporanei.  Nel  suo  com- 
plesso il  documento,  indubitatamente  autentico,  rassomiglia  alla  bolla  del 
febbraio  1014,  di  questo  medesimo  papa,  riprodotta  da  Giulio  von  Pflugk- 
Harttung,  Specimina,  tav.  1 1,  quanmnque  tra  i  due  documenti  non  d  sia  per- 
fetta identità  di  carattere.  Quello  dato  negli  Specimina  ha  più  numerose  e 
più  evidenti  le  vestigia  del  corsivo.  L.  Bethmann  (Afoii.  Germ,  hist.^  Script 
VII,  133)  avendo  avuu  occasione  di  accennare  al  presente  documento,  lo  con- 
dannò con  queste  parole  :  «  apographum  s.  un  dubiae  fidei,  in  archivo  archie- 
«  piscopali  Taurinensi  ».  Pare  dunque  che  egli  abbia  veduto  il  nostro  do- 
cumento, ma  senza  dubbio  lo  scorse  in  fretta,  e  ne  giudicò  awenutamente. 
n  carattere  è  tutt'  altro  che  del  secolo  xn,  e  men  che  meno  il  documento  è 
di  dubbia  fede.  Anzi  si  può  osservare,  quanto  alla  bontà  del  testo  di  questa 
bolla,  che  il  Bresslau,  Konraà  11^1,  373,  in  nota,  faceva  notare  che  esso  può 
servire  a  correggere  il  diploma  di  Corrado  II,  1026,  in  favore  del  medesimo 
monastero  di  Breme.    L'aiuto  non  è  peraltro  molto  grande. 


I.    ACTA.  135 

Nel  nostro  diploma  avverto,  che  le  a  chiuse  sono  in  numero  prevalente, 
ma  non  mancano  anche  le  a  aperte.    Ci  sono  alcune  d  minuscole  di  forma 
onciale.     C  è  una  e  crestata  (su  questa  forma  della  e ,  cf.  le  mie  Ricerche 
mir antica  bihìiot.  &c.  p.  43).  —  Ortografìa:  a prestandis »,  t  presumati. 
Il  dittongo  ae  è  rappresentato  dalle  tre  forme  ae,  ^ ,  ae;  talvolta  è  sostituito 
dalla  semplice  :  e.    La  caratteristica  parola  «  ecclesia  »  è  scritta  sia  così  sem- 
plicemente, sia  «  aecclesia  ».    In  «  coenobii  »  usasi  il  dittongo  oe. 

Il  documento  non  ha  e  non  ebbe  mai  sigillo.    Manca  pure  la  «  rota  ». 

B    Trascurau  assai  è  la  lezione  di  Franc.  Agostino  Della  Chiesa, 

SL  R.E,  card.  &c.,  fra  i  documenti  al  fine,  p.  201.    Vi  si  ommette  anche  un 

lungo  brano  (p.  1 38,  r.  9  -  p.  140,  r.  4).   Ne  dipendono  :  V  Ughelli,  Italia  sacra, 

2*  ediz.,  rV,  1024-2$  (donde:  Buìlarium,  editio  Taurinensis,  I  [1857],  513), 

Ci  G.  T.  Terraneo,  Tahul,  Celto^Ligust.  to.  II,  a.  io  14,  ms.,  nonché  la  copia 

notarile,  neirArch.  di  Stato  di  Torino,  Regolari  di  Breme,  busta  unica. 

C  Pietro  Datta  inserì  la  bolla  nei  Moti,  hist,patr.,  Chart,  I,  399-401, 
Q-  234,  traendola  da  A.  Ma  la  sua  edizione  non  riuscì  molto  esatta  Così  egli 
scrìsse:  «  erga  siue  eis  »  (per  «  citra  siue  cis  »,  p.  136,  r.  20),  «  polliano  »  (per 
*  pollicino  »,  r.  23),  «  interminatione  »  (per  «  interdictione  »,  p.  139,  r.  io)  &c« 
Metodo  di  pubblicazione.  Riproduco  il  testo  dell'originale,  senza 
correggerne  gli  errori,  poiché  questi  sono  in  tanta  abbondanza,  da  costituire 
It  regola,  non  l' eccezione.  Faccio  diversamente  solo  in ,  un  caso,  per  ragioni 
che  espongo  in  nota. 

Quasi  per  intero  questa  bolla  dipende  da  quella  di  papa  Giovanni  XIII, 
<lcl  972  (veggansi  p.  135,  r.  3  -p.  136,  r.  22;  rr.  24-34;  p.  139,  rr.  9-17;  r.  21- 
P<  140,  r.  4),  e  dal  diploma  di  Ottone  III,  del  998  (veggansi  p.  136,  rr.  22-24; 
p.137,  rr.  1-8;  p.  138,  r.  14-p.  139,  r. 4;  rr.  17-19).  Le  parti  originali,  fatta 
*stnzbne  dal  protocollo  e  dall*  escatocoUo,  si  riducono  a  p.  137,  r.  8  -  p.  138, 
'•Hcp.  139»  rr.  4-9. 

Regesti.  G.  B.  Adriani,  Indice  analitico  e  cronologico  di  alcuni  docu- 
^f^ti  per  servire  alla  storia  della  città  di  Cherasco,  Torino,  1857,  p.  2,  n.  4; 
J*^  Reg,  poni,  Rom.  i"  ediz.  n.  3057,  a"  ediz.  n.  4002. 

X  :  Benedictus  episcopus  servus  servorum  Dei,  dilecto  filìo  Gote-  .crf^^tSSSIS 
frcdi,  virum  venerabilem,  abbatem  venerabilis  monasterii  beati  Petri  «ero^VìLmer^ 
^postolorum  principis,  fundaii  in  Bremedensi  oppido,  inter  Padum 
^  Ticinum,  suisque  successoribus  inperpetuum.  •  si  semper  sunt 
J  couccdenda  que  piis  desideriis  congruunt,  quanto  potissimum  non 
^i^t  abneganda  ea,  quae  prò  divini  cultus  stabilitate  petuntur.  de- 
^^  enim  nos  cura  apostoiicae  pastoralitatis  compellit,  ut  benefida 
^^iorum  nostrorum  sequentes  in  prestandis  privilegiis  sancta  et 
^cnerabilia  loca,  cum  omnibus  quae  ad  se  pertinent,  nostra  apo- 


ìgitur  quia  per  interventu  karìs- 

^  simi  nostri  Adelberti,  gratia  Dei  marchionis   gloriosissimi,  impc- 

I  ratoris  nostri  Henrici,  postulano   fratrum  eiusdem    Bremedensìs 

I   moaasterii  venit  ad  nos,  quatenus  ìdtpsuin  monasterium,  quod  prius 

ebuc  m.^™  ad  Dei  laudem  et  memoriam  beati  Petri  apostolonim  principis, 

■beHt  i'iKuriiooi  tempore  regìs  Theoderid  ab  Abbo  patricio  fundaium  fuit,  prope 

Alpes,  in  loco  Novalicio  nuncupato,  et  postmodum  imminente  Sar- 

ncenorum  persecutione,  studio  Adelberti  Deo  devoti  marchionis 

.  translatum  est,  collecta  congregationc  regularium  fratrum,  ad  op- 

■  pidum,  quod  Bremetum  dirìtur,  privilegiis  sanctae  noscrae  Sedis, 

^  Apostolicae  perbennìter  roboraremus,     quorum  piìs  desideriis  fa- 

ventes,  haec  nostra  auctoritate  ìd  quod  postulatum  est  coDcedìmus. 

praibucc     cbe  gt  Ìdeo  omncm  cuiuslibet  ecclesia  sacerdotem  in  prefato  mona- 

3iu°o°d!n°.bu«'  sterioqnamUbetdicionem  habere,  vel  missarum  sollempnia  ibidem 

J^J^"'*™;  celebrare  prohibemus,  nisi  ab  abate  ipsius  loci  invitatus  fuerit,  sed 

"■"■  nec  aliquam  ordtnationem,  vel  consecrationera  ìllic  facete  presuma!, 

GII  aMfernx  1  confìrmamus  edam  eidem  monasterio  beati  Petri  apostoli  omnes 

I  '  res,  vel  possessiones,  quas  ab  initio  fundatìotiis  suac  apud  Nova- 

litìum  supradictus  vir  eitceilentissimus  et  christianissimus  Abbo,  per 

testamenti  paginam,  sive  atra,  stve  cis  traditit  et  detegavit,  quasque 

Iro'iiS**''  pr^'i'Cius  Adetbertus  marchio  cum  uxore  sua  deinceps  apud  Bre- 

ueUwiU5.iu-  metum  translatum  donavit.    aecclesiam  vax>  quae  est  constnicta 

rta  lU  PoIUdw.  U  ^ 

?rp<ii* j"^^»-  in  honore  sanctae  Dei  genitncis  virgmis  Manae  in  PoUiano,  cum 
oomibus  suis  pertinenciis.  cellam  quoque  (''  vocabulo  sanai  An- 
drej in  civitate  Taurinensi,  cum  omnibus  suis  pertioentiis  predicto 
monasterio  confirmamus  et  omnia  que  eidem  monasterio  hac  coq- 
gregatìonì  pertinent,  vel  pertineredebent,sicutpersanctf  memorip 
regum  ac  reginanim  monimenta(''>,  seu  per  marchionum  et  co- 
micum,  vet  quorumlibet  Chrìstifidelium  concessiones,  aut  per  com- 
parationes,  et  commutationes  et  quaslibet  pactiones  oportunitatìs  de 
rebus  mobilibus  et  immobtiibus,  vìdelicet  terris  et  vineis,  campis, 
silvis,  pratis,  pascuis,  aquis,  molendinis,  piscariis,  ripis,  salinis,  ha- 
bitatioaìbus,  pdifitiis,  castellìs,  servis  et  ancillis,  llberìs  quoque  et 
ascripticiis,  usibus  et  reditibus  rerum  coq>oralium  et  incorporalium. 

(a)  ParcU  KrMa  ItnH  il  primt  imw,  im  m  riara.      (b)  Lo  itribt  tvf  iffrìm» 


I.    ACTA. 


137 


iosuper  cellaoiy  quam  Apagni  vocant,  cum  omnibus  suis  aperdnentiis, 
skuti  per  precepta  regum  ei  delegatum  est.  quin  etiam  Gabìani 
cortem,  cum  universa  territoria,que  est  in  Supunico^'),  Valicella^*), 
Maiiadiago»  Loreto  ('),  Rovaria  ^^\  et  Abrusiasco  (5),  Monasteriolo  W, 
5  Gorgiano(7)y  qup  omnia,  cum  predictam  cortem,  ac  suis  pertinen- 
tiis  iam  dicto  monasterio  per  preceptum  concessum  est.  Pollen« 
dam  quoque  cellam  (*>  ab  eiusdem  monasterii  fratribus  noviter  con- 
stnicta  est,  et  Colonia  cortem,  et  Mancianum  (^)  castrum,  cum 
omnibus  suis  pertinentiis.    qup  Oddo  marchio  (9>  prò  remedium 

(a)  Parola  interUnearmente  aggiunta  di  prima  mano. 


U  cappella  di  Pa- 

gio,  la  corte  di 
abiano,  con  tatto 
il  territorio  di  Sm- 
pinigi,  Varisella, 
«Mtfiadlago  •,  Lo- 
reto, RoVkra  (?), 
Bnuasco  e  Mona- 
•terolo,  Gonano, 
la  cappella  di  Pol- 
leozo,  la  corte 
«Colonia'*,  il  ca- 
stello di  Maniaco, 
colle  pertinense, 
doni  (U  OddoM 
marcheae  e  di  ran 
moglie; 


(i)  Per  V  identificazione  di  questo 
nome,  nel  presente  documento,  veg- 
gaà  Terraneo,  Adelaide  illuslr,  I, 
I2a-2j,  che  riconosce  in  esso  l' o- 
dìeroo  Stupinigi. 

(3)  Varisella,  frazione  di  Cortan- 
dooe nell'Astigiano;  cf.  Durandi,  Pie- 
WHrfi  transpadano,  p.  155. 

(3)  Vari  luoghi  portano  questo  nome. 
QsA  è  probabile  si  parli  di  Loreto 
presso  Costigliole  d'Asti. 

(4)  Roviera,  presso  a  Vinadio,  nel 
tenitorio  di  Cuneo. 

(0  Brusasco. 
;    (6)  Monasterolo  ;  cf.  Durandi,  Piem. 
^nmp.  pp.  1 5  5 , 1 40.    Veggasi  la  nota  al 
£pbma  di  Onone  III  del  998,  a  p.  126. 

(7)  Gorzano;  cL  Durandi,  Piemonte 
dispaiano,  p.  327.  Trovasi  in  vici- 
nana  di  S.  Damiano  d'Asti. 

(8)  Luogo  distrutto  presso  Chera- 
*co;  cf.  Durandi,  Piem,  cisp.  p,  19$  e 
^ASàLis,  Di\ion,  alla  v.  Manzano. 

(9)  Secondo  che  ordinariamente  si 
^de,  era  costui  Oddone  figlio  di  Ar- 
dano III  Glabrione  e  zio  paterno  di 
Odelrico  Manfiredì  (cf.  Bresslau,  Kon- 
^^11, 1,  373);  ne  parla  il  Chron.  No- 
^^ic,  Hb.  V,  cap.  29,  ricordando  la  do- 
nazione di  Pollenzo,  che  egli  elargì  al 
monastero.  Lo  avvertimmo  di  già,  di- 
cbiarando  il  doc.  li,  p.  1 23.  La  stessa 
identificazione  fu  già  proposta  dal 
Teruneo,  Adelaide  ilìustr,  1, 180-82. 

^ommmài  NovaRcUnsia, 


Nella  stessa  famiglia  chiamasi  Oddone 
anche  un  fratello  di  Odelrico  Manfredi. 
Né  altri  Oddoni  ricordano  Carutti, 
Regesta,  p.  38oe  Bresslau,  iTonrflui  li, 
I,  364.  II  conte  B.  Vesme,  versatis- 
simo  in  cotali  quistioni  genealogiche, 
distingue  dai  precedenti  un  altro  Od- 
done, che  egli  reputa  figlio  di  Ar- 
duino IV,  il  quale  ultimo  era  fratello 
di  Oddone  I  (II),  cioè  del  nostro.  Il 
nuovo  Oddone  egli  Io  trova  menzio- 
nato in  una  carta  lombarda  del  996 
{Cod,  dipi.  Langoh,  col.  1596),  dove  si 
legge  :  «  Odo  comes  filius  b.  m.  Ardoini 
«  itemque  marchio  ».  Arduino  IV 
tenne  il  comitato  di  Pavia  tra  il  966 
e  il  976  (cf.  RoBOLiNi,  Memorie  Pa- 
vesi, II,  144;  doc.  del  975,  in  Cod. 
dipi.  Langoh.  col.  1342,  n.  764)  e  quindi 
suo  figlio  poteva  aver  beni  nel  Pavese, 
siccome  risulta  dal  cit.  doc.  del  996. 
Il  conte  Vesme,  nel  suo  dotto  lavoro 
/  conti  di  Verona  (N,  Arch.  Veneto,  XI, 
281-82),  esprime  il  parere  che  Oddo- 
ne II  fosse  il  padre  di  Arduino  V,  loc- 
chè  coincide  coll'opinione  nota  e  con- 
fermata dal  Bresslau  (op.  cit.  1, 364), 
secondo  la  quale  è  detto  O.  I.  Il  Vesme 
trovò  ancora  un  altro  marchese  Oddo- 
ne, detto  «  Otto  marchio  et  comes  »  del 
comitato  di  Pombia,  in  un  documento 
del  1040  {Man.  hist.patr.,  Chart.  II,  136, 
n.  108).  Ma  questi  visse  in  età  troppo 
tarda,  e  non  si  può  certo  identificare 

9* 


r 


.38 


«ONUHBNTA    N  O  V  ALICIENSI  A 


■wllo  A    S.  'Cisr- 
giaU  SO.dlC- 


"««!..      (V.- 


.'aSiScl.io™^ 


aninif  sup  tidem  monascerio  cum  sua  coniuge  per  cartulam  offer- 
sìonis  concessit.  Cavalarium  <■*  etiam  cum  corte  Magra  et  ora- 
li i  bus  al  iis  suis  apendiciis,  sicui  ab  Arduino  marchio  <')  prò  reme- 
dium anime  suae  matris  eidem  coenobio  largitum  est.  casmita 
vero  Sancì!  Georgii,  et  Casati  <*>  conem.  ceUulam  vero  sancà  " 
Petri  constructa  in  valle,  quac  dtcìtur  Tgnari.i  '*',  cum  omnì  sua 
integritate.  cellam  quoque  in  honore  sancii  Petri  principis  apo 
stolorum  et  sancii  Michaclis  archangeli,  et  ecclesia  in  honore 
sanai  Stephani  sacratas,  curo  castro,  quod  vocatur  Rodo,  et  aliud 
nomine  Virdunutn,  cum  omnibus  suis  pertinentiis,  cum  ponis,  ri- 
paticis,  molendinis,  piscaiionibus,  per  fluvio  Tanaro,  a  prato  qui 
dicitur  Scrosco,  usque  ubi  dicitiir  Costa  Ungaresca^*',  sicut  per  car- 
tulas  offersionum  et  per  prcceptjs  imperatorum  eis  deliberatum  es^ 
ita  et  DOS  apostolica  censura  predicio  monasterio  confirmamus. 
struinquoque,quod  Vallis  Ursa  dicitur,  sive  Monasteriolo,  et  Le[o- 
casjsci  '•',  atque  Tevoleto  similiter  confirmamus.  naves  etiam  Ìl- 
lorum,  qup  ab  eis  causa  piscationis  vel  emptionis,  sive  per  alicuius 
rei  commutationem  ad  Ferrariamj  sive  a  Comaclo  W^  vel  Ravenna, 


U)  Jle//////»*'      Doli. 


col  donaiorc  di  Pollcnzo  all'alibiiiia 
Bremetnise.  Tr>  ratti  questi  Oddoni, 
il  figlio  di  Arduino  IV  potrebbe  aver 
maggiore  probabilità  ad  auumersi 
come  donatore  di  Potlemo,  siccome 
qu^li  che  possedeva  beai  nel  Pavese, 
e  che  quindi  poteva  prendere  inte- 
resse alle  sortì  del  monastero  di  Breme. 
Ma  la  circostanza  che  egli,  secondo  il 
cronista  NovalJcicnse  (App.9),  era  pa- 
dre di  un  marchese  Arduino,  ci  sugge- 
risce di  pensare  piuttosto  al  figlio  di  Ar- 
duino 111  il  Glabri  o.    Cr.  p  ri],r.  65gg. 

(i)  Cavai  le  rleone. 

(2)  Qui  probabilmente  si  parta  non 
di  Arduino  Glabrione,  spesso  ricor- 
dato dal  Chron.  Novalic,  ma  di  Ar- 
duino V,  che  il  Bressi.au  (Konrai  II, 
I,  364)  crede  fosse  figlio  di  Oddone  1, 
ossia  Oddone  II,  secondo  la  nume- 


(hj  Por. 


razione  del  Vcsme.  Quegli  che  di*  j 
solito  ehiamavasi  'Oddone  I,  Il  Vesme 
lo  dice  a  secondo  ■,  poicht  egli  di 
nome  di  Oddone  1  al  padre  di  Rog- 
gero 1,  conte  di  Auriate.  Opestt 
stessa  identificazione  fu  gii  proposta 
dal  Terraneo,  Adtiaide  iììustr.  I,  18). 
I^  questa  medesima  donazione  di  Ca> 
vallerleone,  si  fa  paiola  anche  nel  di- 
ploma, ioi£,  di  Corrado  li,  p.  ija,  r.  ;. 

{})  Casale,  poi  detto  di  S.  Eva^; 
cf.  DuHANDi,  Pian,  cùpad.  p.  3JI. 

(4)  Presso  Vasco  ;  cf.  Dukamdi, 
Pian,  cispai.  pp.  171-71.  Parleremo  di 
ciò  in  nota  al  diploida  1093  di  En> 
rico  IV. 

(;)  Anche  ora  dicesi  Costungaresca 
o  Costa  Ungaresca.  Questa  borgata 
concorse  alla  fondaiione  dì  Cherasco, 
ed  esiste  tuttora. 


I.    ACTA.  139 

seu  in  quascumque  partes  Italie  [miss?  fuerint,  nostra]  ^•)  auctoritate  j«»*  »  \»*f^. 

sìnt  secur^y  ut  nullus  cuiuscumque  dignitatis  vel  ordinis  persona  ^^* 

ab  eis  aliquod  [tributum,  vel  censura,  vel]  ^>  aliquam  dacionem  re- 

quirat,  vel  accipere  presumat.     decimas  vero  eiusdem  monasterii  ci^'^ò^^mt»^ 

nostra  auctoritate  concedinius.     baptismum  etiam  in  ecclesiis  ei-  a;„Ìte/o*^J^ 

dem  <«>  monasterio  pertinentibus  licenter  fieri  ap[ostolica  nostra  au-  brtt*Mi^^!*^o- 

aojntate  v<i^  permittimus.     crisma  vero,  vel  quicquid  ad  sacrum  cererauiMcrocri. 

ordinem  pertìnent,  a  quacumque  ecclesia  voluerint,  nostra  aucto-  a  tao  arbitrio. 

rìtate  accipiant.    sanccimus  etiam  et  statuimus  sub  divina  obte- 

statione  (*>  iudicii  et  [anathematis]  ^^  interdictione,  ut  nullus  um- 

quam  regum,  vel  principum,  et  cuiuscumque  potestatis  presumere 

audeat  eTdem  Cs)  Bremensi  monasterio  et  congregationi  ^^  eius  ^^ 

aliquam  molesdam  inferre,  aut  decimationes  vel  tributa  aliqua  expe- 

tere,  sive  de  rebus  possessionibusve,  omamentis  vel  quibuscumque 

pecuniis  quicquam  abalienare,  pacis  sìve  tempus  belli,    sed  perlien- 

niter  cunc^a  sibi  pertinentia  ad  laudem  Dei  et  beati  Petri  apostoli 

ipsi  monasterio  inconvulse  permaneant.     sed  et  hoc  apostolica  cen-  ^J^^^  co«t* 

•      •  ^  11         j  r*  •  vucontc    o     «Itri 

sura  constituimus,  ut  nullus  dux,  marchio,  comes,  vicecomes,  seu  au«itiMiteng«gin- 

,.  I  ,.  I**  i*i*       aixio  nel  territorio 

ahqua  magna,  vel  parva  persona  aliquem  distnctum,  vel  ludi-  dei  monastero,  m 
c[i]um  00^  sive  legem  in  aliquibus  locis  ipsius  monasterii  tenere  àti  medesimo, 
presumat,  nisi  ab  abbate  (^^  fuerit  advocatus.     decemimus  etiam  j.  J^jJ^J'^f^' 
per  hoc  nostrum  privilegium,  sub  divina  et  apostolica  auaoritate,  ^I^^JT^!^ 
ut  nemo  post  obitum  patris  eiusdem  coenobii  quolibet  modo  ab-  STt».""  *"  ^*°** 
batem  ibi  constituat  (">,  nisi  quem  ex  sua  congregatione  fratres 
cum  communi  conscilio  et  pari  voto  prò  maiori  parte  preesse  sibi 
elegerint,  secundum  regulam  beati  Benedicti.     si  quis  autem  ne- 
fario  ausu  hoc  nostrum  privilegium  quoquomodo  transgredi  pre- 
sumpserit,  sciat  se  a  nobis,  auctore  Christo  et  beato  Petro  apostolo, 
excommunicatum  atque  dampnatum,  nisi  digna  satisfactione  hoc 

(a)  Una  rottura  della  pergamena  distrusse  una  dolina  di  lettere.  (b)  Una  mot' 
eUs  nascose  circa  venti  lettere,  (e)  Parola  cosi  ridotta  da  eiusdem  colla  raschiatura 
A  OS         (d)  Macchia  nella  pergamena  per  circa  quindici  lettere.  (e)  Precedeva  a 

f»€sta  parola  una  lettera,  forse  un*  z,  che  fu  raschiata.  (f  )  Macchia  per  una  dolina 
M  lettere,  (g)  Parola  ridotta  da  eadem  a  meno  di  una  raschiatura.  (h)  Parola 
ridotta  da  congregationis  a  me:no  di  una  raschiatura.  (i)   Parola  cosi  ridotta  da 

eiusdem  per  meno  di  una  raschiatura,  (k)  A  iudicam,  dove  pare  trattarsi  di  un 

puro  errore  di  penna.  (1)  Precedeva  una  h  che  fu  raschiata,  (m)  Parola  così  ri- 
dotta da  constituant  per  mexxo  di  una  raschiatura. 


F 


emendaverit.  si  quis  autem  huius  nostri  privilegio  observator  exti- 
terit,  a  misericordissimo  Salvatore  nostro  benedictionìs  aeterDf 
gratiam  et  vitam  aeternam  consequi  mereatur,  ìn  secula  seculorum 
amen. 

Scriptum  per  manus  Leonis  notarli  rcgionarii  et  scrìnarìi  saactae  y 
Romanis  Aecclesi?,  in  mense  februario  et  ìndictione  duodecima  ♦ 

+  1  Bene  valete  •  ''^. 

l  Anno  Deo  propitio  pontiticatus  domni  Benedicti  summi  pon- 
tifici et  universalis  W  octavi  pape,  in  sacratissima  sede  •  beati  Peni 
apostoli  secundo,  imperante  domno  Henrico  a  Deo  coronato  magno  (0 
imperatore,  anno  primo,  in  mense  et  ìndictione  suprascripta  duo- 
deònuL 


IOI4? 


Mcnve  H  ipuvaDo  in  Roma  le  controversie  accennate  nel  preambolo 
al  doc.  LVn,  pp-  I5Ì-J4.  (Odeirico)  Manfredi,  nemUo  allora  di  Arduino  (V), 
avversavi  Oddone  falso  abbate.  Minacciandolo  di  cattura,  lo  costrinse  a  giu- 
rare che  noD  avrebbe  assunu  l'abbaiia  di  Breme,  senu  il  consenso  dì  Goti- 
fredo,  vero  abbate.  Di  ciò  pula  il  cronista  Novalìciense  (App.  9),  il  quale 
ci  conservò  anche,  in  parte  almeno,  la  formoli  del  giuramento. 

Il  ctoniita  dì  il  nome  di  ■  Maglnfredus  ■  a  colui,  che  qui  chiamammo 
Odeirìco  ManftedL  Toma  lo  ste»o.  Tale  identificazione  fc  innegabile,  ed 
era  ^i  suta  proposta  dal  Tbskakeo,  AdtUiii  iUuslr.  I,  186  sgg. 

Oddone  monaco  giura,  che  per  tutta  la  sua  vita  non  avrebbe 
assunta  1*  abbazia  di  Breme,  e  che  senza  il  permesso  dell'  abbate 
Gotifredo  non  avrebbe  occupata  né  quella  abbazia,  né  alcua 
priorato. 


(a)  Stpu  na  tiflt  latiiUmHia  ■  qtitUa  rifraittta  da  CMit  vn  Pfimgh-HarUwmi, 
Sftcimina,  tah.  11,  ihlla  maiom  JiatntitUtFm.fMr.1014.      WAw 
Atftta  U  tlIU  iframmmtUtle,  hm  ri  fui  itaiilirt  in  jul  ferma  l»  scrita  tvrtttt  n 
pittala  jiàtiU  ptTùU. 


À 


I.     ACTA.  141 


LX. 

1020  agosto  2,  Torino. 

Fonte.  A  Originale  nell'Archivio  di  Stato  di  Tonno,  Abbadia  della 
^ot^àUsa,  mazzo  II.  È  in  carattere  minuscolo  abbastanza  regolare;  di  rado 
^6  parole  sono  spezzate.  La  a  è  sempre  chiusa.  La  sillaba  «  et  »  viene  rappre- 
sentata dal  nesso  corsivo  &.  È  usato  anche  il  nesso  corsivo  che  rappresenta 
^  sillaba  «  ri  ».  Le  parole  abbreviate  sono  abbastanza  numerose,  specialmente 
per  sospensione,  secondo  1*  uso  più  arcaico.  Cito  :  «  fir.  »  (cioè  «  fìlius  »), 
*  ip'  i>  (cioè  «  ipsius  »},  «  noA  »  (cioè  «  nomine  »),  «  sup'  j>  (cioè  «  supra  »). 
^  g  ha  chiuso  l'occhio,  aperta  la  coda,  la  r  prolungasi  sotto  la  linea.  Il 
IO  del  tabellionato  precede  la  firma  del  notaio;  in  capo  alla  prima  linea 
stato  lasdato  bianco  il  posto  per  rìceverìo,  ma  poi  lo  si  tralasciò.  Non 
^^^porta  rilevare  sempre  le  correzioni  fatte  di  prima  mano.  Lo  stato  di  con- 
'^x^azione  della  pergamena  non  è  buono;  essa  è  sciupata  in  più  luoghi  (spe- 
^^Imente  verso  il  principio  e  verso  il  lato  destro)  ed  è  deturpata  da  qualche 
^^  occhia  di  umidità. 

Sul  verso,  una  mano  del  secolo  xii  (?)  scrisse:  «finem  Wale  de  campo 
^  tnerleto  ».    Manca  il  regesto  di  Pietro  Allavardo. 

Nel  regesto  accettai  la  parola  «  rifiuto  »,  comune  in  questo  o  in  simili 
^gnificati  cosi  ali*  Italia  settentrionale,  come  alla  meridionale.  Per  il  Napo- 
^^tano  valga  quanto  ne  disse  non  è  molto  N.  Barone,  /  quiniemioni  feudali 
hi  Arch.  stor.  Napol  XX,  7. 

IN  nomine  domini  Dei  et  salvatorìs  nostri  lesu  Christi.    En-     w«u  figUo  d«i 
TN    •  •  •  ••      •        TN,  ^       Aldepmido, 

ncii$  gratta  Dei  imperator  augustus,  anno  impeni  eius  Deo  prò-  Ambeno  figuo  dei 

picio  septimo,  secunda  die  mensis  augusti,  indicione  tercia.    mo-  J^™»"**»  ?«"•  ^ 

fo   Giui...lcOf   dei 

nasterìo  sancti  Petri,  que  est  constr[uctum  in  loco  et  ca]st[r]o  W  *^i^}^^  P^ 
5    qui  dicitur  Bremeto,  nos  Vuaia  filius  quondam  Aldeprandi,  et  Aut-  SSS'^JS^  1 
bertus  filius  quondam  item  ^^^  Aldeprandi,  seu  Everardus  filius  quon-  ^     **• 
dam  Gua...lki,  qui  professi  sumus  nos  qui  supra  Vuala  et  Autbertus 
ex  nacione  nostra  legem  vivere  Langobardorum,et  ego  qui  supra  (^> 
Everardus  profiteor  me  ex  mea  natione  vivere  lege  sa[lich]a  W, 
lo     presentes  presentibus  diximus,  promittimus  et  spondimus,  sive  obli- 

(a)  A  constili  III  11^x11  Ilo  Di  loco  non  si  vede  traeeia  aleuna,  (b)  Le  ire  parole 
filius  quondam  item  sono  di  prima  mano,  ma  in  rasura,  (e)  A  9ap  Ben  difieilmente 
ti  vorrà  leggere  superius        (d)  A  sa/////a 


leg- 


I 


Camus  nos  qui  supra  Vaia  et  [Au]tbertus  W,  Everardus,  una  cunL 
nostris  s[uccessorÌbus]  f*"',  seu  eredibus,  ut  admodo  nullumquam 
ia  tempore  non  abeamus  Ucenciam,  nec  potesiatcm  agere,  aec  cau- 
sare, nec  uliam  violen[ciain] '''  facere  adversus  iamdiciiim  mona- 
"oJ'jL'Óm'  sterium,  nominàrive  de  medietatem  de  rebus  illis  omnibus,  qui 
mc^/™'»  iacent  in  territorio  Casellas  et  infra  illas  coerencias,  qui  hic  subter 
irSJI^""^-  legitur,  que  sunt  ipsas  coerencias,  de  una  parte  rigo,  qui  didtur 
Gambata,  rìgeUo,  [qui  dicitur]  Lesicelo  <''',  currere  videtur,  ioversus 
rupia  monuum  qui  vocatur  Vicinea,  quantum  in  plano  inventum 
■hT'wir^ii  ^^"[t  a]  *•>  duabus  partibus  terra  ipsius*''  monasteri!,  exsepto  de  | 
Ut'^Sswó  '"°  prato,  qui  vocatus  est  Desertassco,  de  ipso  vero  quantum  in 
''Sbl^^.  ipsa  coerencias  inventum  fuerit  per  Aldegrausus  pre5bicer,et  Adel- 
benus,  seu  Dominicus,  et  per  eorum  consignatum  [fjuerit'*',  ego 
qui  supra  Vuala  super  totuiu  in  mea  proprìetate  reservo,  de  monte 
vero  Vicinca  sicuri  rupta  est  inversus  terram  monasterii  de  pedis  ( 
moncium  usque  in  cacumen  a  parte  ipsius''''  monasterii  lenendum 
et  posedcndum  refuta[tum]("quantumcumque  sii.  quod  si  coco 
temp[o]re*^J  nos  qui  supra  Vuala,  Autbenus,  Everardus,  vel  nostris 
su[cccssorÌ]bu5 W  aut  eredibus,  vel  nosiras  summitantcs  personas, 
advecsum  iamdictum  monasterium,  vel  adversum  illam  partem,cui  iv 
da  pars  ìpsius*"'  monasterii  datum  fiierit,  de  suprascrìpris  rebus*"' 
agCTc,  aut  causare,  vel  removere  presumserimus,  et  taciti  eiìnde 
omni  tempore  non  permansertmus,  vel  si  aparuerit  ullum  datum, 
aut  factum,  vel  colìbet  scripmm,  quod  nos  esinde  in  aliam  partem 
fecisemus  et  clauruerìt,  tunc  conponamus  nos  qui  supra  Vuala,  if: 
Autberms,  Everardus  nostrìsque  61ìis,  Rliabus,  vel  eredibus,  qui  de 
hanccausam  litem  moverintad  ipsum  monasterium,velad  allamW 
partem,  cui  da  pars  ipsiusCr)  monasterium  damm  fuerit,  ipsis  rebus 
in  dublum,  sicut  prò  tempore  fuerìnt  melioratis,  aut  valuerìnt,  sub 
exsdm[a]done<^  in  coasimile  tenitorìo.  insuper  pena  argentum  jc 
denarios  bonos  solidos  centum.  quidem  et  ad  banc  cartulam  '■'^  pro- 
fi)  J  ////Abtrtui  {bj  A  tlllllllììll  (e)  A  àaìtalim  W  A  rigello//////////le- 
*keto  {t)Aintnllll  {l)Aiy'  (g)  A //H/itrìt  {h)Aip-  (i)^rrfuW///////// 
(k)  A  tempre  (l)  A  ■n//////////bni  |m)  A  ip'  (n)  U  frima  m.«,  fl)  uttUua, 
inltrUiuTMttiU  la  /toh  frim»  iimtntieata  àt  inprucrìpui  rcbni ,  i  pei  icrrttti  -pui 
M  -ptii  (o)  Errar*  ftt  ilkm ,  ni  H  pMÒ  filaurt  tii  U  utBuia  I  im  nm  Ì  aJlM/aifc 
<p)  A  ip'        (q)  A  eutin/Z/done        (r)  A  eti 


à 


I.    ACTA.  143 

ìsionìs  et  obligacìonis  confìrmandam  accepimus  nos  qui  supra 

Vuala,  Autbertus,  Everardus,  da  parte  iamdicto  monasterio  exinde 

l3.iinahlit  crosna  una,  ut  hec  nostra  promisio  et  obligacio  omni 

^^mpore  firma  permanead  adque  persistad.    actum  infra  dvitate 

^   Taurino,  ante  ostium  monasterii  sancti  Andree,  feliciter. 

Signum  ^  ^  ^  manibus  suprascriptorum  Vualoui,  et  Aut- 
l>«rti,  seu  Everardi  (*),  qui  hanc  cartulam  0>)  promisionis  et  obliga- 
cìobìs  fieri  rogaverunt  et  suprascripto  laubahilt  (')  acceperunt,  sicut 
^upra  relectum  est. 

Signum  ^  ^  ^  manibus  Raimundi,  et  Gibuini,  seu  Fulconi, 
^^rones  legem  viventes  salicha,  testes. 

Signum  ^  ^  <J>  manibus  Vuilielmi,  et  item  Fulconi,  seu 
Aideprandi,  adque  item  (**)  Everardi,  testes. 

(S-  T.)  Ego  Gentrani  notarius  sacri  palacii  scriptor  uius  car- 
olile («)  promisionis  et  obligacionis  ppstradita  compievi  et  dedì. 


5 


LXI. 
1025  gennaio,  Torino. 

Fonti.    A    Bellissimo  originale  neir  Archivio  di  Stato  di  Torino»  u4^^. 
Nova/,  busta  II,  in  carattere  minuscolo,  abbastanza  elegante,  relativamente  a 
quanto  usavasi  nelle  carte  pagensi.    Il  carattere   del  notaio  è  di  grandi  di- 
mensioni.   Le  abbreviazioni  non  sono  troppo  frequenti.    Usansi  i  nessi  cor- 
sivi: &,  ri.    Il  segno  C|  indica  «  con  ».    Noto  1*  abbreviazione  q;  («  que  »)  in 
|nincipio  di  parola.    La  firma  di  «  Eurìerius  »  è  scrìtta  affrettatamente,  e  sopra- 
bito in  un  carattere  che  dimostra  in  lui  una  persona  poco  pratica  nello  scri- 
irere.     Le  abbreviazioni  sono  alquanto  numerose,  e  complicate.     Così  p.  e.  : 
«  .ptSpr  »  (cioè  :  «  prò  tempore  »),    Le  abbreviature  di  vecchia  data  sono  qui 
le  più  frequenti.     Ad  esempio:  «  ip  »  (cioè  «  ipsius  »),   i^  (cioè  «legitur»), 
tqua>  »  (cioè  «  qualiter  »)  &c.    Notevole  è  anche  il  nesso  corsivo  esprìmente 
la  sillaba  «  rì  ».    Il  nesso  corsivo  &  rappresenta  la  sillaba  oc  et  »,  per  la  quale 
non  mai  usasi  7.    Per  1*  ortografia,  avverto  «  michi  ».    La  a  di  «  actum  » 
(p.  145,  r.  26),  fatto  comune  nelle  carte  piemontesi,  è  di  forma  corsiva,  quale 
si  usava  nel  nesso  cr  ac  ». 

* 

(a)  La  sillaba  ar  fu  inserta  interlimarmentt  dalla  sUssa  mano  ehi  fta  V  aggiunta 
indicata  nella  nota  (m)  della  p.  142.  (b)  A  car  (e)  Traceie  di  lavatura  verso  il 
meno  della  parola  laulnahilt  (d)  La  parola  item  fu  aggiunta  iiiferlinearmenti  da 

chi  fece  le  aggiunte  indicate  alle  note  (m)  della  p,  142  e  (a).  (e)  A  caf 


i 


MONUMENTA    NO  VA  LIC  I  EN  S  I A 


1 


iLicrio  ci 


Sul  vtrio,  c'è  un  regesto  del  lecolo  xiv  (•  de  Alpignano,  Riva,  Casellia, 
et  pluribus  aliis  »),  che  può  aiul.ire  aeW  identifìcazìonE  topografica.  C*  è 
anche  uo  regeslo  del  secolo  xvi,  che  peraliro  non  si  può  attribuire  all'Alia-  I 
variio,  dal  che  può  dedursi  che  nel  i;o2  il  presente  documento  si  irovauc 
a  Brcme.  La  cousetvazione  è  buona,  e  sono  soltanto  a  lamentaci  alcnm 
fori,  che  in  pochi  luoghi  danneggiarono  la  scrittura. 

B    Da  A  pubblicò  questo  documento   Pietro  Datta,  Moit.  hiil.  f>air. 
Chart.  II,  44;-44,  d.  3j3. 

I 
(S-  T.)  Hanno  ab  ìncarnacione  domini  nostri  lesu  Chrìsd  i 
millesimo  vigeximo  quinto,  quinto  die  mensis  ianuarii,  iadìcione  1 
octava.  monasterio  sancti  Petri,  qui  est  constructo  \a  loco  N>  I 
fatiodiAid.  ^^l^'^'O,  ego  Eurierius  dericus,  filius  Amalberge  femine,  qui  pro- 
k'ù"'*^)^  fesso  sum  ex  nacione  mea  legem  vivere  romana,  offertor  et  do-  é 
^Jtohuh,       naiQf   ipsius   mouasterii,   presens  presentibus   dixi.     quisqub   io    j 

Isanctis  AC  venerabiiibus  ìods  ex  suis  alìquit  contullerìt  rebus  insta    J 
actoris  vocem  in  oc  seculo  centumplum  acdpiet,  insuper  et  quod    i 
melius  est  vitam  possìdebìt  etemam.     ideoque  ego  qui  supra  Eu-    i 
rerii  dericus  <■'  dono  et  offerro  a  presentì  die  in   eodem   mona-  j 
sterio  sancti  Petri  prò  anima  mea  mercedem,  id  sunt  casis,  se-     ' 
diminas  et  omnibus  reillis^'')  iuris  mei,  quam  habere  viso  sum  in 
,A.nifc   t!^-  locas  et  fundas   Alpeniano,  Rive  f",  Desenas  ('\    Caselle  (>',  Le- 
xiano  W,  sive  in  Morienna,  Lanzo,  Amaldana,  et  in  eorum  terri- 
toriis,  et  sunt  ipsius  rebus   omnibus  per  mensura  iustn  de  sedi-  ] 
minas  et  vineis,   cum   areis  suarum,  seu  tetris  arabilis  et   prads 
atque  silvis,  cum  areìs  ubi  ezstant,  iugeas  seizaginta.     et  si  am- 

(1)  t>ar»U.  prima  iUm4»afta,  i  fi  iti  ntttia  tffùml*  tlT  «OtrUmta.      (b)  OM 
rtbu  Ulii    <^.  f.  14S,  r.  j. 


(0  Una  localitl  detta  «  lUva  »  tro- 
vasi poco  al  N.  di  Alpignaao,  ma  la 
identìGcanone  non  è  sicura. 

(3)  Oèsertes,  presso  Cesaoa,  ad  O. 
di  Ouli,  sulla  firoDliera  attuale  verso 
la  Francia. 

(})  Molti  SODO  i  luoghi  di  questo 
nome.  Q,ui  si  deve  intendere  Casel- 
lette,  sulla  sinistra  della  Dora  Riparia, 
poiché  in  quella  località  il  monastero 
aveva  possesù  (cf.  RiciTche  cit.  p.  1 18). 


Non  è  probabile  che  si  abtùa  a  po^ 
sare  a  Caselle  sulla  sinistra  della  Scura, 
poiché  quel  villaggio  si  trova  troppo 
lontano  dai  laoghi  dì  Camerleito,  Al- 
pignano, Pianezia  &c..  dove  molti 
beai  teneva  l' abbazia.  Una  nuova 
prova  di  questa  identificaziane  ci  viene 
ofièrta  dal  doc.  LXvn,  p.  i6o,  tr.  ti, 
17,  dove  la  terra  Casclknte  è  posta 
in  relazione  colla  Dora  Riparia. 
(4)  Lcpioaz,  fraaione  di  Dèsertes. 


i 


i 


Eliotipia  Martklli,  Houa. 


I.'  ACTA.  145 

plius  de  meo  ìuri  rebus  in  easdem  locas,  ut  supra  legitur,  inven- 
tum  fuerit,  quam  ut  supra  mensura  legitur,  per  anc  cartulam  (^)  of- 
fersionìs  pars  ipsius  monasterii  ^\  aut  cui  pars  ipsius  monasterii 
de[d]erìt9  persistad  potestate  proprietario  iuri.     que  autem  supra- 

S  scrìptas  casaSy  sediminas  et  omnibus  rebus  illis  iuris  mei  supra- 
dictìs,  una  cum  accessionibus  et  ingressora  earum,  seu  cum  su- 
perioribus  et  inferioribus  suis,  qualiter  supra  legitur,  in  integrum, 
ab  hac  die  in  eodem  monasterio  sancti  Petrì  dono  et  ofTero,  et 
per  presentem  cartulam  (^)  ofTersionis  pars  ipsius  monasterio  aben- 

3  dum  ^^^  confirmOy  faciendum  exinde  a  presenti  die  pars  ipsius 
monasterii,  aut  (•>  cui  pars  ipsius  monasterii  dederit,  iure  proprie- 
tario nomine  quicquid  volueritis,  sine  omni  mea  et  eredum  meo- 
rum  contradictione.  quidem  et  spondeo  atque  promitto  me  ego 
qui  supra  Eurierìi  clerici,  una  cum  meas  heredes,  pars  ipsius  mo- 

5  nasterii,  aut  cui  pars  ipsius  monasterii  dederit,  suprascripta  of- 
fersio,  qualiter  [supra]  legitur,  in  integrum,  ab  omni  omine  defen- 
sare.  quod  (0  si  defendere  non  potuerimus,  aut  si  vobis  exinde 
aliquit  per  quodvis  genium  subtraere  quesierimus,  tunc  in  dublum 
eadem  offersio  a  parte  ipsius  monasterio  restituamus,  sicut  prò 

o  tempore  fuerit  melioratas,  aut  valuerit  sub  exstimaciones  in  con- 
similes  locas,  et  nec  michi  liceat  uUo  tempore  noUe  quod  volui, 
set  quod  a  me  semel  factum,  vel  conscriptum  est,  inviolabiliter 
conservare  promitto,  cum  stipulacione  subnixa.  hanc  enim  car- 
tule  ^^  ofiersionis  paginem  Ubertus  notarius  sacri  palacii  tradidit 

5  et  scribere  rogavi,  in  qua  subter  confirmans,  testibus  obtulit  ro- 
borandam.     actum  in  civitate  Taurino  feliciter. 

(^  Eurierìus  in  hac  cartula  (^)  a  me  facta  subscripsi. 
Signumi^i^^  manibus  Olsendo,  et  Beraldo,  seu  Mat[i]- 
vcrdo  ('\  omnes  legem  viventes  romana,  testes. 

|o         Signum  (^  ^  manibus  Andreae  et  Sabath[i]ni  ^^  testes. 

(a)  A  cai  (b)  il  notaio  scrissi  dapprima  monasterìo,  che  poi  corressi  in  mona- 
tterìi  (e)  A  car  (d)  Parola  aggiunta  interlinearmente  di  prima  mano.  (e)  Il 
nctaio  prima  avea  scritto  dede,  poi  lavò  le  due  sillabe,  sostituendole  con  aut  (f)  Ms,  qi 
Di'  solito  in  questo  docununto  la  parola  qaod  si  abbrevia  in  qd  (g)  il  car  0^)  A  car 
(i)  L§  lettere  l,  unon  sono  chiare  e  sicure.  (k)  Prima  il  notaio  avea  scritto  sabattino, 
poi  alla  sillaba  ti  sostituì  h  e  alla  o  sostituì  i  Forse  voleva  scrivere  sabathini  e  scrisse 
sabathni 

Monumenta  NovaUcientia,  '^ 


Fonti.    A    L'originale  andù  perdur 
sÈ,  fatta  eccezione  per  le  trascrizioni  seguenti. 

B  Copia  del  cadere  del  secolo  sii  sulla  stessa  pergamena,  che  contiene 
il  diploma  di  re  Ugo,  9J9  (doc.  xxxvtt),  il  quale  ivi  fa  seguito  (Arch.  di  Stato 
in  Torino,  Regolari  di  Bremt)  ;  essa  fu  eseguita,  coli'  a 
(«  Arconu::  iuiperìalis  notarius  a,  ■  Caidonus  de  Sar 

B  palaci!  s  Sic.ì,  dal  notaio  Arnaldo,  il  quale,  uhiino  dei  quattro,  cosi  sotto- 
scrive: (c  Ego  Amaldus  ìmpcrialls  aule  notarius  de  Brenieda  auienticum  huius 
a  exempli  vidi  et  legi  et  sicut  in  eo  continebatur  ita  in  hoc  legitur  esempla, 
tt  pceter  litteram  vel  silabam,  plus  minusve,  et  quod  legere  vel  discetnere  non 
K  potui,  et  hoc  exemp!um  scrìpsi  b.  Non  sono  identiche  le  parole  sotto  h 
copia  del  diploma  939  (cf.  sopra,  p,  loi),  ma  tutte  le  firme  sono  autografe. 
La  trascrizione  è  poco  corretta;  manca  la  ricoguìtione,  e  nella  data  avvenne 
una  confusione  tra  le  cifre  esprimenti  l'anno  e  quelle  denotanti  la  iodijiione. 
Di  qui  Jipende  D. 

C  Mi  venne  indicato  dal  dottor  Agostino  Mathis  che  una  copia  di  questo 
documento  si  trova  pure  nell'Archivio  di  Stato  torinese,  Prov,  ài  Alba,  PoJ- 
bn^o.  Questa  copia,  che,  senza  l' indicazione  del  Matiiìs,  mi  sarebbe  proba- 
bilmente  sfuggita,  è  del  secolo  xiii,  e  fii  btta  coli' assistenza  di  ■  Anselmiu 

■  Clocha  imperialis  notarius  ■,  dal  noUlo  che  si  sottoscrìve  :  ■  (S.  T.)  Et  ego 

■  Dalivolta  Bonifacius  palatiuus  notarius  altenticum  istius  exeropli  vidi  sigil- 
«  latum  et  legi  et  sìcuti  in  ilio  continelur  sic  in  isto  scripsi  «empio,  nec  lungi, 

■  nec  minti),  nisi  littera  vel  silaba,  plus  minusve  sii  ■.  Questo  medesimo  no- 
taio trascrisse  anche  il  diploma  di  Enrico  III,  1048,  e  anche  a  questa  copia 
aggiunse  la  sua  firma,  ma  qui  si  deuominb  sDalvota  Bonifacius».  Questa 
copia  è  molto  diligente,  e  assai  migliore  di  quella  descritta  sotto  A.  La  prima 
riga  :  "  }^  I"  nomine  -  notum  »,  è  scritta  in  a  litterae  grossae  »;  e  ci6  ripe- 
tasi pure  per  la  s^natura  e  per  la  ricognizione.  Il  notaio,  senza  voler  in- 
gannare il  lettore  con  un  Eliso  originale,  intese  di  riprodurre  quanto  più 
fedelmente  poteva  l'aspetto  dell'originale,  che  gli  stava  dinnanzi,  munito  an- 
cora del  sigillo.  Notevole  è  la  fine  della  rìcc^nizione,  dove  l'originale  por- 
tava evidentemente:  «et  ss»,  nella  consueta  forma.  11  notuo,  nul  pratico 
di  quegli  sgorbi,  non  li  decifird,  e  limitoss:  a  riprodurre  materialmente  quanto 


I.    ACTA.  147 

vedeva  o  credeva  vedere.  In  questa  copia  si  trovano  riprodotte  la  segnatura 
e  la  ricognizione  con  piena  diligenza  ;  la  datazione  comparisce  in  forma  esatta. 
£  anche  a  notarsi  che  qui  viene  dai  notaio  trascrittore  espressamente  ricor- 
dato il  sigillo. 

Le  prove  della  diligenza  del  notaio  Dalivolta  nella  trascrizione  dei  do-- 
cumend,  le  avremo  esaminando  la  copia  che  egli  fece  del  diploma  di 
Enrico  III  dell'a.  1048.    Veggasi  più  innanzi,  a  quella  data,  Fonti,  C. 

D    Pure  fra  le  carte  di  PoìUn:^Oy  nella  Provincia  di  Alba,  conservasi  un'altra 
copia  del  presente  diploma.    Sta  in  un  fascicolo  (ce.  3  a  -  5  a)  cartaceo  in 
carattere  del  secolo  xvi,  contenente  i  privilegi  di  Pollenzo,  raccolti  per  ser- 
vire alla  trattazione  di  una  causa.    Questa  trascrizione  fu  fatta  (colla  coope- 
razione di  a  lohannes  Bottus  genitus  condam  domini  lacobi  publicus  Papiensi 
«  imperialique  auctorìtate  notarius  »)  da  un  notaio  pavese,  il  quale  cosi  si 
sottoscrive  :  «  Ego  lacobus  de  Collis  de  Bremide,  publicus  Papiensi  imperia- 
«  lique  auctorìtate  notarius  hoc  exemplum  sumptum  et  extractum  ab  originali 
«  autentico  prìvillegio  monasterii  suprascripti  ac  ascultatum  per  me  iamdictum 
«  notarìura,  una  cum  infrascrìpto  notano  scripsi,  et  quia  reperui  ipsum  cum 
«  originali  concordare  et  autentico  prìvillegio,  in  testimonium  subscripsi,  cum 
«  appositione  nostri  soliti  signi  ».     Queste   sottoscrizioni  notarili,  autografe, 
stanno  inserte  tra  il  testo  e  la  data. 

Nel  medesimo  fascicolo  (ce.  i  b  -  3  a)  trovasi  (pure  di  mano  del  xvi  se- 
colo) una  copia  del  testo  B,  in  cui  sono  riprodotte  in  compendio  anche  le 
sottoscrizioni  notarili,  tranne  quelle  del  notaio  trascrittore.    La  indico  con  D^ 

E  Trascrizione  cartacea  del  secolo  xvn,^he  fii  apposta  alla  fine  di  un 
fascicolo  di  documenti  del  secolo  xii,  trascritti  di  mano  di  mons.  Francesco 
Agostino  Della  Chiesa.  Ma  questa  copia  non  è  di  mano  del  Della  Chiesa« 
li  fascicolo  in  discorso  conservasi  tra  i  mss.  di  G.  T.  Terraneo,  Annali  del 
Muratori  postillati, cartella  n.  18, alla  biblioteca  Nazionale  di  Torino.  Non  c'è 
alcuna  indicazione  di  fonti.  Mancando  della  segnatura  e  della  ricognizione,  ed 
arendo  esatta  la  data,  questa  copia  appartiene  evidentemente  alla  famiglia  di  D. 

F    Dipende  da  D  la  trascrizione  in  carattere  della  fine  del  secolo  xvii, 

di  mano  di  «Nicolò  Lanio  citudino  di  Torino,  traduttore  di  sc[ritture]  an- 

«tiche  in  più  lingue»;  si  trova  nell'archivio  Camerale  di  Torino,  Carli  ài 

Casa  Romagnano,  feudo  di  Pollenzo,    Del  Lanio  citai  altrove  (Atti  d.  Accad. 

di  Torino,  XXVI,  891)  un  documento  del  1694. 

G  Da  D  dipende  pure  la  copia  semplice,  di  mano  del  xvn  secolo,  che 
^  trova  presso  Lorenzo  Salvai,  Estratti  diversi  concementi  ai  feudi  della  Chiesa 
^Asti,  Monferrato  e  marchesato  di  Saluto,  nel  ms.  Storia  patria  779,  della  bi- 
ln^lioteca  di  Sua  Maestà  a  Torino. 

H  n  testo  fii  abbreviato  nella  stampa  del  1761  intitolau  Sommario  della 
chiusa  in  giudi:^io  di  revisione  vertente  dinanzi  VecceU.  regia  Camera  d^  conti  tra 
ài  sig.  vassallo  Francesco  Andrea  Romagnano  di  VirU  e  il  r.  Patronato  per  il  fondo 
<it  PotUtt^io,    Il  diploma,  coli' anno  1026,  leggesi  a  pp.  1-3,  con  quesu  indi- 


14*  MOXUMEXTA   NOTALICIENSIA 


nuigluak  «  Prod.  dd  detto  àg,  lOorc  in  uMmmii  29  nuno  175S 
«  per  rrttrTìtr  pnao  Tb^zìc  dd  sfgaor  pmc  gcm  «.  Un  csemplue  di  qoetto 
processo  vi£  ancbe  nd  r.  archivio  CjnwTair,  Did^atoHm,  1761,  L 

I  E.  De  Levis  nscrxsie  larch.  JcD"  Ecououmo,  Crcmmcm  ÉUÌtsmOìa, 
basta  Q,  Crsmjc^  ieOs  XordEcs)  il  pitsuMiL  don— urto  dal  testo  abbreviai^ 
che  e^  tiOTò  oella  sumpa  Ssmwurw  iàU  zmmjm.  im  pmdi^  &c  {wedì  sopra,  HX 
Insienie  con  qoesu  copia,  troiasi,  por  £  mano  dd  De  Leris»  la  tiascriiìooe 
del  dipfanna  £  Enrco  III.  lop^  che  e^  liioase  a  qoeOo  di  Conado,  eoo 
opponoae  modEàcazioaL 

J  Dal  testt>  B  dipende  la  trascrnone  che  il  compiaiito  Kìcomcde 
Bianchi,  sorrimeniente  degii  Ardirsi  piemontesi,  comonkò,  per  mczao  de 
conte  Federico  Sdopis,  allo  Stvmpf  {DU  E^hskjM;f£r,  A  età  im  perii 
adhuc  ined:ta,  Inosbrock,  1865 -5i,  pp,  19^-^  n.  2&4).  La  ricqgni- 
àooe  Tesse  cosonicati  dal  Peitz,  canzxaimente  saDa  fede  di  Q  Lm.  tiasai- 
rooe  del  testo  non  riosà  sirffrfifnrrmente  accurata,  specialmente  nei  nooii 
topografo.  L.  Beth3casx  (.ir;^,  XII,  598)  parlando  dei  àipUmd  rmpn^^ 
da  Ini  vedesti  a  Torino,  non  ricorda  il  presente. 

K  Alcuni  breri  estrat^  Tengono  allegati  da  L  Dueaxdi,  Fitmomk  ah 
padano,  pp.  142,  i94-95f  202,  312,  321,  e  da  Fabuuo  Malaspdia,  Saflf/i* 
tria  i  mltità  dà  zrcncp^;i'o  Sczrjiicimsdy  p.  5>. 

L    Può  qù  finalmente  citarsi  il  diploma,  19  aprile  1048,  di  Enrico  ID  k 
ÙTore  dd  monastero  di  Breme,  nel  quale  il  presente  diploma  sta  insetto,  eoo 
lierissime  modincazioni,  volate  «iaDe  drcostanxe  dì  latto;  v.  sotto,  a  questa  dati. 
Metodo  di  pubblica  zio  ne.     Coodossi  la  mÌA  edizione  pardcolar- 
mente  basandomi  sopra  :  tesa  B.  C,  D.  che  sozio  mutuamente  indipendenti, 
e  che  iiperJrno  per  vi*  diretti  iilI'cHìicale  reriu:?.     Lo  Stumpf  {Riickk. 
s.  :o2;)  geno  ui:  iurr'r   s-lli  àu:er.r'c:u  de!  diplopia,  senza  spiegarne  pe- 
raltro le  TJ^zÌDT.'-.     du -Sto  durrio  r.rr.  è  *r.^>:  ~-ca:o,  e  Tesarne  dd  testo  C 
che  fu  cc^rrp^lit^  cor.  rr.olu  d:l*:er_i2.  :i  ccursccre  che  veramente  roriginale 
esisteva.   Dcves:  pei  avvenire  cr.t  il  p-ese:::e  cl:\czr:i  dipende  quasi  interamente 
dal  d-plcma  di  0::cr.e  III  del  00 5,  e  dalia  bella  di  Benedetto  Vili  del  ioi4' 
Si  confror.fno  p.  lio,  r.  i  -  p.  i;c.  r.  i;  :  p   ijo,  r  14  -  p.  151.  r,  5  ;  p.  151, 
rr.  5-4;  rr.  6-S  :  p.  i  )2,  r.  :6  -  p.  :  >  ;,  r.  :  ^  del  d  ploma  presente  con  p  124,  r.  i- 
p.  12).  r.  15:  p.  125.  rr.  :  5-24:  p.  125.  rr.  24-25  :  rr.  2c-25;  p.  126,  r.  5-p.  127, 
r.  6  del  diplox.a  del  o::S      E  insienie  si  coctrontÌEO  p.  151,  rr.  15-17;  p.  i)i» 
r.  17  -  p.  1)2,  r.  i:  p.  152,  rr.  4-6:  rr.  0-8  con  p.  i;S,  rr.  &-12;  p.  137,  rr.  2-5; 
p.  15S,  rr.  2-4:  rr.  )-7  della  bcLa.    Nel  dirlcr.:a  preserite  ben  poco  resta,  che 
marchi  negli  altri  due  docun:er.ti.    E  vuoisi  ar.cora  a\-^-cni:e  che,  siccome  sì  in- 
d-cò  sotto  L,  il  presente  diplcn:a  è  rir'cvfrf.r.  per  la  r.-.assima  parte,  nel  diploma 
di  Enrico  III  del  :o  aprile  :04S.  quantuncue  in  cnest'uir'n^o  esso  non  sia  citato. 
Il  diploma  po.ta  sclunto  ia  data    dell'anno  e  del    luogo;    mancano  il 
mese  ed  il  giorno.     Lo  Stlmff,  in  un  luoiio  (.\t^.:.V';.  n.  :Q23),  lo  attribuì 
all'autunno,  in  un  altro  (.-i./j,  p.  ;or),  all'agcsto.     li  Bresslau  {Konrad  IL 


I.    ACTA. 


H9 


I,  455)  preferì  l'aprile.  In  causa  delle  gravi  incertezze  che  prtiM^ta  l* itine- 
rario italico  di  Corrado  II  nel  1026,  non  è  molto  facile  giungere  ad  una  con- 
clusione. Com'  ebbi  occasione  di  avvertire  altrove  (Nuovi  studi  suìTitinerario 
di  Corrado  II  in  Atti  delVAccad  ài  Torino,  XXVI,  881-82),  Corrado  festeggiò 
la  Pasqua,  io  aprile,  a  Vercelli,  e  poi  strìnse  d'assedio  Pavia  ;  in  appresso  si 
allontanò  da  queste  regioni,  per  ritornarvi,  come  pare,  nella  state.  Egli  passò 
il  tempo  dei  calori  maggiori  nei  «  luoghi  montani  »  (Wipo,  Gesta  Chuonradi 
imp.  cap.  14,  ed.  H.  Bresslau,  Hannoverae,  1877,  p.  27),  che  si  devono  cer- 
care non  lungi  da  Milano  e  forse  nella  Brianza,  siccome  a  me  parve  di  poter 
sostenere  {Di  un  luogo  controverso  dello  storico  Wipone  in  Arch,  stor.  Lombardo, 
N.  S.  Vili,  1 57  sgg.).  Ben  è  vero  che  il  eh.  G.  Pagani  {Che  fiume  sia  VAtìs 
e  di  che  paese  i  •  loca  montana  »  di  ìVippone  in  Arch»  stor,  Lomb.  N.  S.  IX,  5  sgg.) 
preferi  di  cercare  quei  «  luoghi  montani  »  nei  dintorni  di  Ravenna,  ma  non 
credo  {Nuove  considera:;! oni  &c.  loc.  cit.  IX,  377  sgg.)  che  egli  abbia  provata 
la  sua  tesL  Pur  ammettendo  che  nell'estate  Corrado  siasi  trovato  presso 
Milano,  non  possiamo  credere  tuttavia  che  egli  allora  si  recasse  nella  Lo- 
mellina.  Wipone  parla  dei  movimenti  dell'esercito  imperiale  dopo  l'estate, 
ma  neppure  in  quella  occasione,  per  quanto  pare,  l' imperatore  può  essersi  re- 
cato a  Breme.  Egli  invece  st  volse  verso  Ivrea,  cui  strinse  d' assedio.  Il 
20  dicembre  1026  egli  si  trovava  all'  assedio  di  quest'  ultima  città  (cf.  Atti 
J.  Accad.  di  Torino,  XXVI,  885,  892-93).  In  conclusione,  preferisco  la  data 
approssimativa  proposta  dal  Bresslau. 

Regesti.    G.  B.  Adriani,  Indice  cit.  p.  5,  n.  6;  Stumpf,  Reichskani^y 
n.  1923. 

X  ^*^  In  nomine  sancte  et  individue  Trinitatis.     Cunradus  0>)     comMio  (ii)  n 

conferma   al  mo- 

divina  favente  clemencia  rex.  si  Dei  W  ecclesias  sublimare  studue-  ""ter?  di  s.  we- 

tro    di    Breroe    e 

rimus  W,  divinam  gratiam  adipisci  minime  diflidimus  (•^  quapro-  jj^'^"*****"  ^°**' 
pter  notumCO  esse  volumus  omnibus  sancte  Dei  Ecclesie  fidelibus 
nostrisque  presentibus  et  futuris,  quod  nos  prò  Dei  amore  anì- 
maeque  (»)  nostre  remedio,  monasterio  in  honore  beati  C^)  Petti 
apostolorum  principis  in  Bremetensi  (*^  oppido  constnicto,  nec  non 
et  GotefrediC^)  eiusdem(^>  cenobii  abbatis  suisque  successorìbus, 


(a)  Il  segno  iniziale  è  dato  solamente  da  C;  in  B  abbiamo  soltanto  il  seguo  del  ta- 
helUonato  del  notaio  trascrittore,  (b)  B  Cumradus  C  Cnniudas  E  Corradus  F  Con- 
nidus  (e)  BCDE  Si  dei  D' F  Fidei  (d)  BC  studaerìmus  D^Fintuanerimos 
(e)  B  CEF  di^dimas  D  diffidemus  (f)  Dopo  questa  parola  termina  in  C  il  primo 
rigo,  scritto  in  mUtterae  grossae»,  (g)  BD  animeqae  C£F  anìm^qne  (h)  BC 
D  E  beati  F  sancii  {ì)  BE  bremedenai  C  bremetensi  D  F  bremidensi  (k)  B  C  nec 
non  et  Gotefredi  D  nec  non  otifredi  E  nec  non  et  Ottefredi  F  nec  non  et  Otofredi 
(1)  B  eidem    CDEF  eiusdem 


l  ^  Jei  Tnoni-  omnes  ''*  wrras  et  proprietates  (^'  ad  Novalinum  W,  isrìus  moaa- 

à^uebcK^^-  ^'*"'  caput  prius,  set  <'''  ab  Adelberto  <•'  marchiotie  post  Sarrace- 
ru^MinMjlI^  normii('>  desiructionem  <«'  in  predictum  oppidumW  translatum 
'""'•  pertinentes  PJ,  cum  omni  integritate  et  pertinentiis,  sìcut  per  alia 

Ipreccpta'""'   regum    vel   rcginarum   ad  ipsum  monasterium  peni-  j'i 
nere    vtdentur,    seu    marchionum    et  comituoi,  vel  quommlibet 
Chrìstitideliiini  concessiones,  aut  per  comparationes  et  cotumuta- 
ciones  W,  vel  '"■'  quaslibft  pactiones  de  rebus  mobilibus  et  inmo- 
bilibus  W,  terris  scilìcet  et  vineis  ac  olivetis,  campis,  silvis,  pratis, 
pascuìs,  aquis,  aquarumque  decursibus,  moiendinis,  piscationibus,  io 
ripis,  salinis,  habitationibus  '"',  hedificiis  W,  castellis,  servis  et  an- 
cill!s<i',  aldionibus  W  et  aldiabus,    cum  oitini  integritate,  uostra 
preceptali  auaoritate '■>   corroboramus    et   penitus    confirmamus.     | 
'j  confirmamus  etiamW  eidem  monascerio  omnemW  distrìctum  et 
J;  theloneum  <"*  de   prefato   Bremito,  set  ("'   et  ecclesiam  quf  '^^  est 
";  constructa  in  W  honore  sancte  Dei  genitricis  Marie,  in  cone  que 
li   diciturPoIIecino  <'*\  cum  omnibus  suis  pertinentiis  W,  atque  omne 
ripaticum  per  Padum  et  Sicidsm  (">  a    loco  Solanolo   usque  ad 
Caput  de  Anda,  de  moiendinis  f**^'  ac  '"'  piscarìis  ceterisque  officiis, 
infra  prescriptum  tcnninum  pertinentibus et peragentibus.sicut  in  W  1 
aliis  continetur  preceptis,  ut  liceat  iamdicto^Bg)  abbati  suisque  suc- 

(i)  BCDEF  nM  Ctnf  Ilare  omna;  cf.  infalli  il  iipUma  di  Olttiu  HI,  f.  nj, 
r.4:  ornati  una* et  propiicutd  (b)  CD£f^ «I proprieUIc*  B  nullt.  {c)BDF 
uovilidam  CE  NoTaliiium  (d)  fiC  et  DEF  ki  (e)  5CFidelberto  DtUt- 
beno  EAdilbcrto  |f)  BOFSuicnanim  C£»inceDQrum  (gj  B  datmcdonea 
CD£F  dettnictioticm  {b)  BCEF  oppidmn  D  opidum  {i)  CDEF  pcrtiaattM 
B  p«nÌDenite>  (k)  BCD  pcepu  EF  prfcepti  (1)  B  >ul  commnucloDa  vel  per 
compuicjonei  C4at  pei  compuicianes  (D  E  computtìonet)  et  cominaticione*  (Dccm- 
mnctilioDC)  E tommatttionetj  F >at  pei compciitiQiiei  et  conuiiutitionei  (m) Siine 
CD  £  oel  (d)  £  inmobilibai  C  intubili  b;  DEF  immabilibus  (o)  A  C  habita- 
cionibns  D£F  babiutianibua  (p)  5CD  hedificiii  £FfdiEciji  (q)  £C£F  in- 
cUli*  D  aDcilii  (r)  £  al(ii//////b////  CD £F  ildionìbiu  (s)  fi  actoriuie  Canto- 
lilate  D£F  auctoriute  (l)  fi  Sùain  CDEFctìuB  (u)  5CEF  amnem  D  omne 
(t)  BDF  difcrictum  et  teloncum  C  diiuictum  et  theloDeum,  ma  quttlt  ia4  uìlìmi 
parali  ma  tgfiimit  ÌMttrlintarmtHlt  da  Aatalma  Clatba.  £  dutrictnm  et  talo> 
neum  (i)  fiC  Kt  DEF  std  ( j)  BD  t^ac  C£F  qaf  (t)  fi  cooitractun 
CDEF  con»trncia  in  (aa)  BCD  Polteciiio    EF  Polcdno        (bb)   fi   peniDcudit 

CD£F  peninenlii)  (ce)  B  F  •icddam  CD  £  aicidun  (dd)  BC£F  malendioii 
D  moUndinif  (et)  BCE  ac  D  et  Jncii  il  diflama  di  Ottom  III,  p.  itj,  r.  ao, 
ba  qui  et  (ff)  BC  pengenlibu  lical  in  DF  pei  que  in  £  pioni  in  !l  ifi^lana, 
ff8,  ifi  Oltana  Ut,  p.  iif,  r.  31,  ttffi  pciagendia  licut  in         jgn)  BCEF  iamdicta 


cessoribus  in  loco  Portariolo  portimi  cum  suo  redditi!  constmcre,  iiporiodiPrHoio. 

Dostra  nostrorumque  successorum  et  omnium  hominum  remota  g"'.oi"  phin™ 

concradictioae.     cellam  W  quoque  vocnbulo  Sancci  ''''  Andree  in  ^di''^',''°" "ì^uj 

civitate   Taurinensi  W,    cum   Concives,    Planìtia  <■'>,    Sancii  Dal-  SfÓ^tno,'^]!!''™! 

matiiW,   VioderesW,  Cellam,  Andecellum  <«>  et'*' omnibus  suis  «^ptiil  ji'Kiim- 

aliis  pertinentiis  CJ.     insuper  cellam  quam  Appanni'^*  vocanl  ('^,  in(oi«.Coiooi..'. 

cum  omnibus  suis  pertinentiis '"J.     et  cellam  Pollentie '"'  noviter  uco  «  i.  ««.  d.i 

construccam,  cum  castro  et  Colonia  corte  '">,  cum  districto,  mer-  ^^^^  °'J_  ^™ 

cato,  molendinis,  portum^p^  [cum]  ripatico,  piscationibus  W  a  portu  S^'Ùw'''™ÌJ: 

Runcaricio ''*  per  fluvium  <**  Tanagri  usque  ubi  dicitur  Costa  Un-  ^io  eoi  cÌiki'i» 

garessca  "\     et  Mancianum  similiter,  cum  molendinis,  piscatìoni-  litUo  ji  Vo-dunÓ^ 

bus  *"'  et  portum  ("'  cum  omnibus  suis  pertinendis  ('^  ac  ad  supra-  "nio,  «  i«  =ont 

dictum  castrum  respicientibus.  et  cellam  unam  in  honore  W  sancti  '^'vj?™  ^'  ?'* 

Stepbani  sacratam,  cum  castro  quod  vocatur  Raudum  W  et  aliud  '"'  U^^^  r^T"Ìì- 

oomine  Verdunum,  cum  omnibus  suis  pertinentiis '''''>,  cum  portu,  '°„  Em«Kh«I"! 

ripatico,  molendinis,  piscationibus  <"',  usque  ad  pnitum  quod  dicitur  u7i^"Ga^°.B0, 

Scruxo ''*''*.     Gabianum  vero  et  aliud  castrum  infra  eandem  cor-  h' "^inmM 'ji 

tem'**',  nomine  Arida,  universoque  territorio,  quod  est  in  Supu-  i»  jìs' Giorgio 
nico  t"',  MarÌadÌgo,ValleceUa,  et  in  Lauredo,  Rocca  (■>,  Brusasca'e»),  et 

(a)  SCCcHim     DEF  Celli         (b)  BCE  unfti     D  F  omiilona.         (e)  B  CEF  tau- 

rioeiui     D  Ihiurìncaii         (d)  BCDF  cum  conciues-pliniciii  (CDF  pliDÌtìa>     E. 

pIiDitù         (e)  fi  dilmicij     CDEFdaìmitii         (f)BCuiodern     DFaodtm     E 

(g]  BC  cellini-iiideccllum  D  ccllu  ladecellii  E  cellu  AndEcellij  F  ccIUi  Ande- 
txìì]  [b]  BCDF  a  Econ  (i)  BCpsnineEciij  DfFpertiototiii  (k)BCDF 
■pptanì  E  Appinii  (1)  BCE  Ta»nl  DF  vocalur  (m)  BC  pertincudii  DEF 
pcitiDCBll»         (n)  BC  potlencie     D  poUeaiie     £  Po  Un  ti  e     f  Poi  lenii  ;         (□)  i)C  el 


BmdtlU  FUI:  cicale 
cali)  (culro  el  Colonia] 
DEF  pitcìlì 


coluaj: 


£f  ei 


.Velli    hai, 


Sii  diploma  di  OlUne  III  dil  ggS  ferii  si  l'fffva; 

ì)  BC  porlum  DEFpoita  (ql  BC  pisciciooiboi 
■umano  DEF  Roncarilio  (i)  BCEF 
flaDiam  D  flumea  (I)  BC  ungare»»  D  vngiteschi  £F  vDgiresca  (u)  BC  pi- 
KidoDibDi  D£F  piicaiiooibus  (t)  BCF  ponom  D£  porm  (>}  BCpenincnciii 
D£F  pertinentiit  (y)  BCD  hoDoie  EFhonorem  (i)  B£F  Riudum  D  randuni 
C  roiiuiii  (»)  BD£F  iliud     C  aliui  (bb)  B  peninenciii     CDEF  pertinealiii 

(ce)  BCpiiciciotiibui  D£F  piiulionibus  (dd)  BCFicruio  Ofitniio  tetjBCF 
coalem  C£eoslini  {f[)  B  lopunicho  Csupuiiico  D  lupeiiucn  £siupunico  Fiu- 
p«>Dralo      (gg)  BFiocca-biDuic*     Croccabmsuci    Dtaabtaxint    fRoccabniusci 


(i)  Rocca  delle  Donne,  presso  Bru- 
sMcheiio,  secondo  Duranoi  (Pìuhi. 
eispai.  p.  )32\  il  quale  fa  una  cosa  sola 


di  Rocca  e  di  Brusasco.  KeUa  bolla 
dì  BeneJeUo  Vili,  1014,  irovammo 
I.    E  anche  nel  diploma 


Ija  MONUMENTA    SO  VA  L  IC  I  ES  S  1 A 


1 


MoBasterìolo,  Gorguno,  Pilla^oto  <■>  sea  et  aliis  snis  pcmnennls  <^), 

caro  pOTtu  «  ripatico  et  merczto  ad  Lundìoain  cortem  Gabuaum 

pcitiiieDdbus.    casmim    vero  saaai  Georgii  cum    omnibus  suis 

gwj^  pemneniiis '''.     Cavalaria  quoque  et  cone  Magra  et  alìts  suis  ap- 

fc*'"  p«ndtais<'>,  àcut  ab  Arduino  t'J  marctuone  <'>  per  canulam  O  of-  j 

^^  fcrsioDis  eidem  monasterìo  del^atum  est.      cellulam*^)  vero  in 

.|Vwt  honoref''*  wncti  Petri  coostructam,  in   valle  que  dìcitur  Iguana, 

*  vtifi!^  cum  oinni  sua  integritaie.     Duodecimo,  que  didtur  Serra  w,  Ro- 

a^  mano  et  Valeriane.     Coraelianmn  vero  f^f,  et  in  Alu  Villa,  ca- 

ViiiiOr-  strum  nanique,quod  dìcitur  ^  Saocti  Salvacoris,  Vallem  Ursatn'"'  " 

JU*^;  cum  castro  et  Monasteriolo,  Leocassis,  ThevoledoW,  Bal^olam'"' 

tlk'^  quoque  et  Pedrofrio'^F'W,  cum  suis  pertinenriis,  et  Cannobìum^'' 

!?  '  ^  cutn  distriao  et  tholoneo''''  ad  iamdictam  cortem  pertìnentibus, 

et  quicquid  '•'^  ad  prefatum  monasterium  per  precepta  tO  vel  alia 

scripta  peninere  videtur,  vel  in  futuro  ibidem   Deus  augeri  vo-  'J 

■ie  lira-  luerit*"',  iamdicto  monasterio  contirmamus  et  corroboramus.    na- 

"•*<w  ^.gj  etiam'*'  ipsìus  monasierii,  quod  a  frairibus*"',  vel  eomm  mis- 

iJto"^   sis,  causa  piscationis '^\  vel  emprionis  <*>,  sive  alìcuius  rei  commu- 

bX.'*"  tacione<"'  ad  Ferrariam,  vel  ad  Comaclum,  vel  Ravenam,  scu 

(a}  B  [MlUtolo  CDE  p4llicÌolo  F  PaUciolo  (b)  B  ptniaaìcat  CDEFfci- 
lioeoliis  li)flDp««inenciU  C£F  pertiutoriii  |d)  BF  appeadidia  CE  ipptii- 
ditiii  Kipeodiliii  (e)  flCEF  Arduino  Dirdano  (f)  BDEFcrtulam  Cortulu 
(e)  B  Ccll.m  CDEF  CelloUm  Lo  tolta  d,l  1014  l'W  f"  «llulam  (h)  BC 
hoootc     D£F  honorem  (ij   B  «ru     CDEF  «n.  (k)  BC  uero     D£F  »< 

l\\  CDE F  iicWax  B  «milli.  (m)  fiCF  uriiin  D  aoun  £  vrmn  (n)  BCDf 
iheuoUdo  £TcttoUdo  (0)  BbikoUm  Cb^^oUm  D  b»liolid  £Bi1.al«n  FB^- 
lolini  i?ì  BC  ptdrofrio     DEF  ped  , . ,  (q)  B  gilcobium  f?;      CF  cjnnoliraiii 

D£  canobium  (i)  BC  llioloneo  D  ihelonii  E  loloneo  F  Iheoloneo  [ijBqiiif 
quid  C  quicquiE  D£f  quidqoid  {ij  B  rif*tj  pei  pr««pU  (u)  B  C  augeri  uDluerii 
D£F«ugiiment»o*ril  (T)flStira  Cqooqoe  D£Feti»in  Nil  dif  Um»  ii  OUtMttl. 
.  ,jj  ^.  j,  l(g(trietiini  (i)  BC&itiibu»  DEF  Imkm.  (y)  BC  piiodimit  /ri I 
U*"-'»!»*'*  "'■•■'y"'?"' P"''*^*"*'  D  P'»*»*^'»'''»"  £F  piKHioBi.  (i)J 
«npdooii  CD£F  emptiooii  («)  BD  comniuecione  C commutuio»  £F  wr 
tnnUtiaiic 

di  Enrico  IV  1048,  li  distingue  Rocca  «  dorium  »  nel  diploma  dd  Uio  di 
da  Brusisco.  Sicché  t  a  pensare  che  Ottone  IV.in  Mon.  bist. patr., CbarL H, 
anche  qui  si  parli  di  due  distinte  lo-  iJS7-6o.  n.  17J6-  Fotk  da  ìdentìfr 
calità  cioè  Rocca  delle  Donne  e  Bru-  carsi  con  Predosa.  in  quel  di  AleJ- 
saKo'    Cf.  nota  I  a  pp.  ii;-a6.  sandria?    Non  si  può  pensare  a  e  Pe- 

(i)  Probabilmente  qui  si  accenna     .drolium..  forse  Pray  nel  Btelleie; 
ad  Arduino  V,  della  casa  di  Torino,     cf.  Gabotto  in  Arch.  ttor.  M.  V, 
(j)  Qpe«»  Iwalit*  chiamasi  «  Pre-     xvu,  184. 


nastero,  turbi 
dolo  nell'eterei 
dei  suoi  diritti. 


I.    ACTA.  153 

in  quascumque  (*)  partes  Italie  misse  fuerint,  ita  nostro  dono  et 
auaoritate  sint  secure,  ut  nullus(^)  cuiusque(^)  dignitatis  vei  or- 
dinis  homo  ab  eis  aliquod  tributum,  vel  censum,  vel  aliquam 
dationem  (**>  requirat,  vel  tollere  presumat.    precipientes  <«>  itaque  ^^5?  nhSi" 

5  iubemus  et   hac  nostra   corroboratione  (^^  firmamus,  ut  nuUus  S^miiSSlTafii 
dux  ^f>\  archiepiscopus,    episcopus,    marchio,  comes,  vicecomes,  d^ò^ueserci 
scuidasscius^^,  gastaldìo^*),  nuUaque  nostri  regni  magna  parvaque 
persona  de  omnibus  que  ad  iamdictum  monasterium  per  prece- 
pta  vel  alia  scripta  perdnere  videntur,  vel  de  districto  in  circuitu 

o  ipsius  monasterii,  sicut  et  in  aliis  habetur  preceptis,  inquietare,  vel 
molestare,  vel  disvestire  sanctum  ('')  eumdem  locum,  vel  (*)  abba- 
tem,  aliquo  ingenio,  sine^^Megali  iudicio  presumat  (">.  si  quis 
igitur  huius  nostre  confirmationis  (°)  et  largitatis  preceptum  rum- 
pere  presumpserit  ^^\  sciat  se  compositurum  auri  optimi  ^0  libras 

5  mille,  medietatem  camere  nostre,  et  medietatem  iamdicto  mona- 
sterio  suisque  rectoribus.  quod  ut  verius  credatur  et  omni  tem- 
pore inviolatum  (')  conservetur  manu  propria  roborantes  W,  sigillo 
nostro  sigillari  iussimus. 

Signum  domni   Cunradi   serenissimi  (M)   et   victoriosissimi 

o  regis  (*>. 

Hugo  cancellarius  vice  domni  Aribonis  archicancellarìi  reco- 
gnovi[t]  (">  e[t  subscripsit]  (^>. 

(a)  B  quascumque     C  quascanqae  (b)   B  nnllas  corr.  in  nnllias     D  nnllas 

CEP  nnllias  II  diploma  di  Ottone  III  del  998,  p.  126,  r .  9,  Ugge  nullus  (e)  B 
CD F  cuiosqne  £  cuniscamque  (d)  S  C  dacionem  D£F  dationem  (e)BCpre- 
dpientes  DEF  Et  accipientes  II  diploma  di  Ottone  III  del  9^8,  p,  126,  r,  11,  ba 
precipientes  (f)  B  hanc  nostrani  (?)  corroboracionem  C  hac  nostra  corroboracione 
DEF  hac  nostra  corroboratione  (g)  B  .cix.  CDEF  dnx  (h)  BC  scnldasscios 
D  scnldassorios  E  sculdatius  F  sculdascios  II  diploma  di  Ottone  III  del  998,  p.  126, 
r.  I),  ba  scaldasdns  (i)  BDEF  gastaldio  C  casUudio  II  diploma  di  Ottone  III 
del  ^^8,  p.  126,  r,  1),  ba  gasuldlus  (k)  BCEF  sanctnm  D  secnndum  (1)  B  Ulti 
C-DHF  nel  (m)S  CD  Esine  Fsiue  (n)  SC  presummat  D  presumat  £F  prp- 
snmat  (o)  ^C  confirmacionis  D£F  confirmationis  (p)  J?  presomserit  CFpre- 
snmpserit  DF  sumpserit  II  diploma  di  Ottone  III  del  998,  p,  I2y,  r,  2,  ba  [v]olnerit 
(q)  B  obtimi  CDEF  optimi  //  diploma  di  Ottone  III,  998,  p,  127,  r,  ),  legge  optimi 
(r)  BCD  inuiolatnm  EF  inuiolabiliter  II  diploma  di  Ottone  III,  998,  p.  127,  r.  j. 
Ugge  inuiolatnm  (s)  SCF  roborantes  D  corroborantes  II  diploma  di  Ottone  III, 
^8,  p.  I2y,  t.  s,  ba  roborantes  (t)  B  Signum  donni  Chunradi  serenissimi  (M)  et 
oktoriotiitimi  regis  C  Signnm  domni  cunradi  serenissimi  (M)  et  uictoriosissimi  regis 
DEF  omettono,  (u)  C  recognovi^  cui  segue  un'asta  ebe  potrebbe  essere  una  t  mal 
riuseita;  manca  poi  il  resto  della  formula,  cioè  :  et  s  (v)  La  ricogni:iione  venne  per 
hUero  omessa  da  BDEFC    C,  come  si  è  detto,  non  la  diede  integrahnenU, 

MoiuttmeHtm  Novatìciensia,  IO 


154  MONUMENTA   NO VALICIENSI A 

Data  (*>  anno  Domini  ce  incaniationis<^).»fxxvi.,indicione  .vini/*), 
regni  vero  domni  Cunradi^'')  secundi  regnands  .u.  actum  in 
Bremeto(*>,  feliciter. 

LXIIL 
1027  fine  marzo  -  principio  aprile,  Roma« 

Fonte.  Perduto  il  testo  del  docamento,  ci  resta  soltanto  il  santo  che, 
nella  forma  più  laconica,  ne  stese  il  cronista  Novaliciense  (App.  5),  il  quale 
molto  probabilmente  desunse  la  sua  notizia  da  fonte  diretta.  Per  la  data 
cf.  r  itinerario  di  Corrado  li  presso  Stumpf,  RticbskaniUr,  nn.  1925-1943. 

Corrado  II  concede  al  monaco  Odilone,  giovane  cluniacense, 
nipote  di  [sant']  Odilone  abbate,  il  regime  della  abbazia  di  Breme. 

Lxnii. 
1027? 

Fonte.  Da  un  documento  dipende  molto  probabilmente  una  notizia, 
preziosa  per  la  storia  delle  condizioni  sociali  della  regione  piemontese,  che 

troviamo  nel  Chron.  Novalic.  (App.  5).  Il  cronista,  che  per  la  sua  compila- 
zione usufruì  largamente  dei  sussidi  archivistici,  non  può  a  meno  che  avere 
attinto  a  fonte  diretta.  Egli  parla  di  ciò  che  e'  interessa  dopo  aver  ricordato 
il  diploma  di  Corrado  II,  di  cui  si  disse  al  doc.  lxiii. 

Odilone,  abbate  del  monastero  di  Breme,  concede  in  bene- 
ficio ai  vassi-militi  molti  beni,  dai  quali  i  monaci  erano  usi  ritrarre 
di  che  sostentarsi. 

LXV. 
1027  ? 

Fonte.  Al  cronista  Novaliciense  (App.  5)  siamo  debitori  di  una  no- 
tizia, che  dipende  certo  da  fonte  sicura,  e  probabilmente  da  qualche  docu- 
mento.   Mancano  le  indicazioni  cronologiche,  tranne  quella  dipendente  dalla 

(a)  BCDF  Data     E  Dat.  (b)  B  Incar      CD  Incamacionis    £  Incamatioois 

o 

(e)  B  Mill.  .xxvim.  C  .M.xxvi.  Indicione  .vini.  D  Millessimo  .xxv.,  indictione  nona 
E  1026  indictione  nona  F  millesimo  vigesimo  sexto  indictione  nona  (d)  B  Chunradi 
C  cunradi     DF  Conradi     E  Corradi  (e)  B  bremito     CDF  bremeto     E  Bremetto 

In  B  la  intera  data  era  stata  tralasciata,  cosi  come  si  era  fatto  della  segnatura  e  della 
ficogniiione;  ma  il  notaio ^  accortosi  dell'  omissione,  inserì  la  data  stessa  in  una  inUrlinea. 


I.    ACTA.  155 

morte  di  Alberico  vescovo  di  Como,  che  mancò  ai  vivi  nel  1028  (Gams, 
S^rUs  episct>por,  p.  785).  Siccome  nel  Chron,  Novalic.  questa  notizia  si  trova 
dopo  quelle  ricordate  testé,  nn.  LXiii-LXiin,  così  acquista  una  non  piccola 
probabilità  l'anno  X027,  che  ad  essa  vorrei  assegnare. 

Odilone,  abbate  del  monastero  di  Breme,  concede  in  bene- 
ficio ad  Alberico,  vescovo  di  Como,  l'abbazia  stessa. 


LXVI. 
103 1  febbraio  17,  (jonzole. 

Fonti.  A  Pergamena  originale  nell'Archivio  di  Stato  di  Torino 
(Abb.  NovaL  busta  II),  colle  firme  autografe  deli'  abbate  Odilone  e  di  Gausmaro 
priore.  Trattandosi  di  una  commutazione,  che  stipulavasi  in  doppio  esem- 
plare, avremmo  potuto  attenderci  di  trovare  nell'  archivio  Novaliciense  la  carta 
colla  firma  di  Mauro,  che 'è  la  persona  colla  quale  Odilone  fece  il  cambio, 
ma  avviene  l'opposto.  Le  abbreviazioni  sono  molto  numerose,  e  parecchie 
tra  esse  sono  ancora  all'  antica,  come,  p.  e.  :  «  ip'  »  (cioè  e  ipsius  »),  «  qual  » 
(cioè  «  qualiter  »).  Ma  la  stessa  abbondanza  delle  abbreviazioni  denota  lo 
sviluppo  ormai  progredito  della  scrittura.  Noto  il  nesso  corsivo  per  «  ri  »  ; 
appena  può  rilevarsi  il  nesso  pure  corsivo  per  «  ac  »,  ma  soltanto  in  «  actum  », 
giacché  questa  forma,  in  tale  parola,  è  ovvia  nei  documenti  piemontesi.  La 
sillaba  «  et  »  è  rappresentata  dal  nesso  corsivo  :  & .  Il  carattere  è  nitido,  di 
forma  piuttosto  piccola,  ma  elegante.  Le  sillabe  sono  sovente  staccate,  cosi 
che  la  parola  da  esse  composta  ne  risulti  spezzata.  Così,  p.  e.,  sta  scritto  : 
«  inprì  misdedit  ».  Nel  primo  rigo  adoperasi,  come  segno  di  abbreviazione, 
il  nodo,  aperto  talvolta  all'  insù,  ulvolta  all'  ingiù  ;  ciò  dà  a  quel  primo 
rigo  un  cotale  aspetto  che  lo  avvicina  in  qualche  modo  al  primo  rigo  dei 
diplomi,  soppresse  peraltro  le  vere  «  litterae  grossae  ».  Oltre  a  che  nelle 
prime  linee  specialmente  la  pergamena  è  attraversata  da  vari  buchi  casuali, 
qua  e  coli  i  margini  sono  manchevoli  ;  andarono  quindi  perdute  parecchie  let- 
tere, che  peraltro  si  possono  facilmente  supplire.  Il  filologo  potrà  osservare  : 
«  da  parte  ».  Per  la  composizione  dell*  atto  vuoisi  notare  che  il  notaio  scrisse 
separatamente  il  testo  dalle  segnature,  in  fine  delle  quali  appose  la  sua  firma. 
Tra  i  due  tratti  lasciò  un  largo  spazio  bianco,  dove  Odilone  e  Gausmaro  posero 
le  loro  firme.  Le  due  firme  furono  scritte  in  uno  stesso  momento,  e  con  in- 
chiostro molto  meno  scuro  di  quello  adoperato  dal  notaio.  Dal  che  apparisce 
che  il  notaio  rogò  l'atto^  senza  che  Odilone  e  Gausmaro  fossero  presenti,  e 
naturalmente  senza  la  effettiva  presenza  degli  estimatori  e  dei  testimoni.    Le 


1S6  MONUMENTA   NO  VALICIENSIA 

due  sottoscrìzìoni  autografe  sono  in  carattere  assai  più  rotondeggiante,  che 
non  sia  quello  del  notaio.  Qjuello  di  Gausmaro  è  più  elegante  e  più  rego- 
lare che  non  sia  quello  di  Odilone.  Vuoisi  poi  notare  che  il  notaio  e  l'ab- 
bate piegavano  sentitamente  a  destra  1*  apice  dell'  ultima  asta  della  m»  mentre 
Gausmaro  fa  uso  dell'antica  e  schietta  m  carolina. 

Sul  verso,  non  e*  è  alcun  regesto  più  antico  di  quello  di  Pietro  de  Alla- 
vardo,  che  porta,  secondo  il  consueto,  la  firma  naturalmente  non  antograÀ: 
a  Andr.  Provana  prior,  de  anno  1502».  E  infatti  nell' inventario  del  1502 
(cf.  Ricerche  cit.  p.  120)  questo  documento  si  trova  eflpettivamente  registrato. 
L'  Allavardo,  ingannato  dal  nome  di  Corrado  imperatore,  che  leggeva  sul 
principio  dell'  atto,  giudicò  che  il  presente  atto  fosse  una  e  Imperatomm 
a  donatio  ». 

B  G.  T.  Terraneo,  Tabular.  Celto-Ligusticum,  voi.  Il,  a.  103 1,  ms.  Da  A, 
con  qualche  supplemento. 

C  Pietro  Datta  procurò  1'  edizione  di  questo  documento  nei  Mon, 
hisL  patr,,  CharU  II,  492-94,  n.  283. 

(S.  T.)  In  nomine  domini  Dei  et  salvatoris  nostri  lesu  Chri- 

sti(^\     Chunradus  gratia  Dei  imperator  augustus,  anno  impcrii 

eius  Deo  propicio  quarto,  tercio  decimo  kalendas  marcius,  indi- 

commataxione  cìottc   quarTtaldecima.      fcomlutacio    bone<^)  fidei   nossitur  esse 

tr«  Odilone  «bbtte  . 

del  monastero  di   coiìtractum.  Ut  viccm  emcironisl  obtinead  firmitatem,  eodemque  5 

S.  Pietro   di   Bre-  '  »-  J  >  T  -/ 

Domenico'"  «Ivo  Hccxu  <^*^)  oblicaiit  contra[he]ntes.     placuit  itaque  et  bona  convenir 

tlTzlT^rnl^ì-  voluntate   inter    do[mnum]    Odilo  abat  monesterio  sancti  Petri, 

egge  romana,   ^^j  ^^^  consttucto  infr[a]  castFO,  quì   dicitur  Bremetto,  nec  non 

et  Mauro  filius  con[dam]  Dominici  famulo  ipsius  monasterii,  qui 

profitebat  se  ex  nacione  sua  legem  vivere  romana,  ut  in  Dei  no-    ic 

mine  debeant  dare  sicut  et  [in  pjresenti  ^^^  dederunt  ac  tradiderunt 

vicissim,  unus    alteri  in  comu[ta]ci[o]nis^*')    nomine,      in  primis 

Odilone  diede   a  (Jedit  iose  douinus  Odilo  abat  da  parte  iamdicto^^)  monasterriol 

Mauro  un  terreno  *  *  L         J 

in  Aipignano         saucti  PetH,  cidcm  Mauro  in  causa  comutacionis,  hoc  est  pecia 


(a)  A  Ihu  Xpi  Secondo  il  solito,  sciolgo  la  prima  parola  secondo  il  suggerimento 
di  Celestino  Cavedoni  (Dell'  origine  e  valore  della  scrittura  compen- 
diosa IHS  ecc,  nuova  edi^.  per  cura  del  dott.  L.  Maini,  Modena,  Rossi,  iSjs),  il 
quale  sostiene  che  IHS  sia  il  compendio  di  IHI  e  non  di  IHESVS.  (b)  Corr.  da  bona 
di  prima  mano.  Ma  e*  è  traccia  di  correzione,  (e)  Le  lettere  x  e  v  sono  insieme  le- 
gate, (d)  //  supplemento  è  del  Terraneo,masi  può  anche  leggere  (a  p]resenti 
(e)  A  comu/////cinis  ;  per  l' integra-Jone  della  parola  cf.  al  r.  14.  (f)  Le  parole 
da  parte  iamdicto  sono  state  aggiunte  di  prima  mano  nell*  interlinea. 


I.    ACTA.  J57 

[uoa]  de  vites  con  (•)  marea  ^)  sua  ('>,  con  ^*)  aUquit  de  campo  insimul 

tenente,  iurìs  [mjonasterìi,  quibus  esse  videtur  in  loco  et  fiindo 

Alpinìano.     iacet  prope  eclesia  sancti  Martini,  et  est  pecia  ipsa 

de   vites,  con(^)  marea (**)  sua,  con(«)  predicto  aliquit  de  campo 

insimul  tenente  per  mensura  iust[a  tajbulas  ceptum.    coerit  ei  da 

trìbus   partibus   vias,  da  quar[ta   par]te   terra  ipsius  monasteri. 

quidem  et  ad  vicem  recepit   ipse  [domjnus  Odilo  aba  a  parte 

ìamdicto  monasterio  ab  eidem  Mauroni  similique  in  causa  comu- 

taci[o]nìs  (0  meliorata  et  ampliata  res(«>,  sicut  lex  iubet,  oc  est 

>    pecia  una  de  vites  [con]  marea  0^  sua,  iuris  ipsius  Mauroni,  quibus  ^JJ^l^^JfRi^^ 

esse  videtur  in  loco  et  fun[do]  Rivolas,  vel  in  eius  territorio,  et 

est  per  mensura   insta   tabulas   [cejntum  et  duas.     coerit  ei  da 

duabus  partibus*  terra  ipsius   monasterii   sancti  Petrì,  da  tercia 

parte  terra  Tederici,  da  quaru  parte  via.     as  denique  rebus  supra 

5  nominatis,  seu  comutatis,  una  con  (')  accesionibus  et  ingressoras 

earum,  seu  con  ('>  superiorìb[us  et]  inferioribus  suis,  qualiter  supra 

mensura  et  coerencias  legitur  in  integrum.    vicì[s]sim  sibi  unus 

alteri  in  comutacionis  nomen  (^)  dederunt  ac  tradiderunt,  facientes 

exinde  a  presenti   die,  tam  ipsi  qua[m]qu[e]  ^^^  successores,  vel 

20  eredes  eorum  Mauroni  legaliter  iure  propri[eta]rio  nomine  quic- 

quit  voluerint,  aut   previderint,  sine  omnium  alterius  contradi- 

cione.    et  sponderunt  se  ipsi  comutatores,  pars  altera,  tam  se  me 

ipsi,  quamque  successores,  vel  eredes  eorum  Mauroni,  suprascri- 

ptis  rebus,  que  supra  legitur,  pars  altera  dederunt  in  integrum, 

5  omni  tempore  (")  ab  omni  ornine  defensare,  quidem  (")  et  ut  ordo 

(a)  A  qui  ha  il  segno  abbreviato  q  che  interpreto  per  con^  giacché  sta  scritto  con 
a  tutte  Uttert  nella  frase  con  stipulatione  al  r,  19  della  p,  ij8.  (b)  Si  dovrebbe 

forse  lèggere  conm  area  (e)  A  qui  ha  il  segno  abbreviato  e,  s.  (d)  Si  dovrebbe  forse 
leggere  e,  1.  (e)  A  qui  ha  il  segno  abbreviato  e,  1.  (f )  A  comutaclnis  (g)  La 
s  risulta  da  correzione,  ma  di  prima  mano.  Forse  prima  c'era  x  (h)  Si  dovrebbe 
farsa  laggere  e,  s,  (i)  A  qui  ha  il  segno  abbreviato  e,  s,  (k)  A  nom  (l)  A  qua- 
qu///////  (m)  Le  parole  omni  tempore  sono  bensì  di  prima  mano,  ma  in  rasura,  trauma 
hs  sillaba  re  (n)  Correzione  di  prima  mano;  nella  forma  primitiva  la  parola  cornila 
dava  qoisij  fiM  la  sillaba  si  fu  poi  lavata, 

(i)  La  frase  comunemente  usata  è  Nell'apparato   critico  propongo  una 

e  peda  una  da  vinea  cnm  area  sua  »  ;  non    necessaria    congettura    per    ri- 

doc  1027  in  Mon.  hist.  patr,,  Chart,  I,  durre   qucsu  frase  alla  forma  ordi- 

457;  cf.  p.  e.  doc.  1028,  ivi,  1,  461.  nana. 


158  MONUMENTA   NO  VALICIENSIA 

legis  deposi  (*)  et  ad  anc  previdendam  comutationem  accessenmt 
super  ipsis  rebus  ad  previdendum,  idest  Adammo  presbiter  et 
monacus  de  ordine  ipsius  monasterìi  et  misus  ipsius  do[mni  0]di- 
Ioni  aba,  una  cum  bonos   omines^^)  exstimatores,  id  sunt  Gir- 
[b]aldus  ^^^f  et  Tetbertus,  seu  Giraldus,  quibus  omnibus  estiman-  5 
t[i]b[us]   conparuit   eorum  et  exstimaverunt   quod  meliorata  et 
ampliata  res  sussepised  iamdictus   domnus^*^  Odilo  aba  a  parte 
iamdiao  (*>  monasterìo  ab  eisdem  Mauroni,  quam  dedised  et  legibus 
anc  comutacio  fieri  potuised.    de  quibus  et  pena  ìnter  se  posue- 
runt,  ut  quis  ex  ipsis  aut  successores  vel  eredes  eorum  anc  co-     1 
mutacio  removere  quesierint  et  non  permanserìnt  in  ea  omnia, 
quab'ter  supra  legitur,  vel  si  ab  unumquemque  ornine  quis  quod 
dede[r]unt  in  integrum  ab  invicem  non  defensaverìnt,  conponat^^ 
illa  pars  qui  minime  defensaverint  ad  aliam  pena  dublis  eis  rebus, 
que  dads  abuerrint^>  et  non   defensaverint,  sicut  prò  tempore   w 
fuerìnt  melioratis  aut  valuerìnt,  sub  exstima[cio]ne  in  consimiles 
locas.     et  nec  nobis  licead  uUo  tempore  noUo  quod  voluimus, 
set  quod   ad  nobis  semel  factum  vel  conscript[um]  <^)  est,  in- 
violabiliter  conservare  promitimus,  con  (^^  stipulatìone  subnixa* 
unde  ^^^  due  carte  (')  comutacionis  imo  tenore  scripte  sunt.     aaum  2C^ 
infra  castro,  qui  dicitur  Guncives,  feliciter. 

Ego  Odilo  abbas  in  hac  conmutacionis  ("^  karta(°)  a  me  facta 
subscripsi. 

Gausmarus  monachus  atque  prior  firmavit. 

Signum  ij»  ij»  ij»  manibus  suprascriptorum   Girbaldi,  et  Tet-  25 
berti,  seu  Giraldi^  qui  super  iamdictas  res  fuerunt  et  exstimave- 
runt, ut  supra. 

Signum  ij»  ij»  manibus  Duranti   et  Giraldi,  ambo  legem  vi- 
ventes  romana,  testes. 

(a)  La  sillaba  si  in  rasura;  la  correzione  è  probabilmente  di  prima  mano.        (b)  A 
omis  (e)  Della  b  è  ancora  visibile  un  piccolo  frammento  ;  la   lettura    è  assicurata 

dalla  segnatura  al  r.  aj.  (d)  A  doms  (e)  A  iàdicto  (f  )  A  Conp  (g)  abuèrini 
Le  prime  quattro  lettere  sono  in  rasura,  ma  di  prima  mano,  e  il  segno  di  abbreviazione 
sulla  e  f  pure  di  correzione,  (h)  Vedesi  ancora  la  prima  asta  della  u  (i)  Parola 
scritta  a  tutte  lettere  in  A.  (k)  La  n  presenta  traccie  di  correzione^  ma  di  prima  mano. 
(1)  A  car     L'  interpretazione  viene  data  dalla  parola  karta  al  r.  22.  (m)    Odilone, 

dopo  di  aver  scritto  in,  continuo  hoc  libell,  ma  accortosi  che  qui  non  si  trattava  di  un 
livello  enfiteutico,  modificò  hoc  in  h.ic  e  cancello  libcll ,  ad  esso  sostituendo  coamutacionis 
(n)  Parola  scritta  a  tutte  lettere  in  A. 


Wninti»  ÌA'  UtinifiT  AÀùL  vene.  JnU;t4r^'f^, 

lo^tMuint'  ffuta'adnohCre' mei  mctu   dibvSx^v'a 
Uhu^'^A:  11-000-  tLe-  Cip  tontunutìoriìf  vatetffw 


m> 


1 


7dLiJ/7  •    '  .^*•.' 


Imam 


Ht^r-uv.-r 


r 


l     cV 


\ 

r. 


llv    quit^Di 


12UJ 


yuU  feltri^  yalaCt  \tijytV!^u»iuSCi 


^ 


I.    ACTA.  159 

Signum  ^  ^  ^  manibus  Vuanengi^  et  Pedremundì,  seu 
Eremberti,  testes. 

(S.  T.)  Ego  Allo  qui  et  Bonezo  notarìus  sacri  palaci,  scriptor 
uìus  carte,  postradita  conpievi  et  dedi. 


LXVII. 
1034  in^zo  9,  Alpignano. 

Fonti.  A  Pergamena  originale  nell'Archivio  di  Stato  di  Torino 
(Abb,  Novah  busta  II),  in  minuscolo  molto  corrente  ed  afirettato,  con  nu- 
merose ed  evidenti  vestigia  del  corsivo.  Non  sono  rari  i  nessi.  Oltre  ai 
nessi  corsivi  rappresentanti  «^  et  »,  «  ac  »,  e  or  »,  e  e  ri  »,  che  spesso  si  sono  tro- 
vati in  altri  precedenti  documenti,  qui  abbiamo  anche  il  nesso  e  ci  »,  di  forma 
corsiva.  Assai  notevole  è  «  propri  »,  poiché  i  nessi  complicati  cessano  presto. 
In  «  tabulas  »  la  u  ha  una  forma  che  si  avvicina  alla  così  detta  u  soprascritta. 
Numerose  sono  naturalmente  le  parole  abbreviate  per  sospensione.  Come 
segno  di  abbreviazione  si  adopera  anche  il  nodo,  disposto  in  varie  maniere. 
La  a  è  aperta.  La  g  ha  V  occhio  chiuso  e  la  coda  aperta.  La  t  si  usa  in 
tre  forme  diverse  :  la  t  semplice,  senza  che  l' asta  verticale  sorpassi  la  oriz- 
zontale ;  la  t  coir  asta  verticale  nel  modo  anzidetto»  e  colla  orizzontale  che 
si  piega  a  sinistra;  la  t  coli' asta  verticale  che  sorpassa  la  orizzontale.  La  q 
coir  asta  tagliata  da  una  linea  inclinata,  di  solito  qui  vale  e  que  »,  ma  tal- 
volta significa  ff  quod  ».  Per  l'ortografìa  noto:  e  mìhi  »,  «  accipiad  », 
«  exstad  ».  Rilevo  l' uso  di  «  da  parte  ».  La  punteggiatura  si  riduce  a  due 
^gni  (>  «)•  ^^  notaio  è  trascuratissimo  nella  lingua  e  nel  modo  di  scrìvere 
le  parole.  Solo  in  pochi  casi,  dove  mi  pareva  che  le  esigenze  del  senso  fos- 
sero più  gravi,  completai  la  parola,  con  qualche  lettera  chiusa  tra  [  ],  e  ne 
tenni  nota,  perchè  non  si  sospetti  qualche  rottura  nella  pergamena.  Dove  la 
pergamena  era  realmente  sciupata,  e  e*  era  bisogno  di  completare  la  parola 
manchevole,  chiusi  tra  [  ]  quello  che  aggiunsi,  né  vi  apposi  alcuna  nota.  Sul 
verso,  c'è  un  cenno  di  mano  di  Pietro  di  Allavardo. 

B  Pietro  Datta  pubblicò  questo  documento  nei  Mon»  bisL  patr,, 
Chart.  I,  506-507,  n.  295. 

(S.  T.)  In  nomine  domini  Dei  et  salvatoris  nostri  lesu  [Chri-  ^^^^  ^^ 
sti],  Conradus  gratia  Dei  inperator  august[us],  anno  inperii  eius  lilS^  **^*r  ^du 
Deo  propicìo  octavo,  nono  [menjsis  marcius,  indicione  secunda.  éS!  m^sf^^^ 
ofertor  et   donator  ipsi[us]  sancte  Petri,  quod   est   constructo 


^  la  Cud' 


7 


nu nato^*'  qui  dicitur  Novalisio,  presens  presentibus  dm: 

quisquis  in  sanctis  ac  venerabili  bus  iocis  ex  suis  aliquic  contullerit 
rebus  [iuxta]  l*'  octoris  v[o]cem  in  oc  seculo  cenmplum  acccpiad, 
insuper  et  melius  vitam  posidebit  eternam<'\     ideoque  me  ego  qui 
supra  Agaldo  presbiter,  filius  quondam  Garimundi,  qui  professo  j 
sum  ex  nacione   mca    iegem    vìvere    Lango  bardo  rum,  qui  mihi 
advenit  per   cartulam''^  vindidonis  da  parte  Adam    monicus'^1, 
prò  anime  sue  mer[cc]deW,  dono  et  auferro   ad   eodem    mone- 
sterio  a  presenti  die  proprietario  nomine'''  in  te  abendum   eon- 
fìrmo.     oc  sunt  omnibus   rebus   illis  iuris   mei,  quam  abere  via  tD 
sunius   in    locas  et   fundas  AJpiniano,   et    in    Antisiano,   seu  in 
Casellas:  pccia  una  de  viies,  cum  area,  ubi  exstad,  iacet  in  ian- 
dicto  loco  Alpiniano,  per  mensura  iusta  tabutas  centum  treginta 
et  novcm,  coerit  ei  da  una   parte   terra  Maria  et  Aldeverga,  de 
alia  parte  terni  Gìselperga  et  Martino  ìermano,  da  tercia  parte  i] 
Remedia,  de  quarta  parte  via.     prima  pecia  de  terra  iacet  in  loco 
Casellas,  est  per  mensura  iusta  tabulas  duocenti.     coerit  ei  da  una 
parte  terra  Aldeprando,  da  alla  parte  terra  Ademari,  et  de  duabus 
partibus  vias.     seconda  pecia  de  terra  prcdicto  loco  in  Aotìsiano, 
per  mensura  iusta  tabulas  trecenti  quìnquaginta.     coerit  eì  da  una  2 
parte  terra  Maria  et  Aldeverga,  da  alia  parte  terra  Pereverga,  da 
tercia  parte  fluvìo  Duria  mona,    tercia  pecia  de  terra  per  men- 
sura iusta  tabulas  duocend   quinquaginta  et  duas.     coerit  ei  da 
una  parte  terra  ipsius  sancte  Petri,  da  alia  parte  terra  Maria  et 
Aldeverga,  da  tercia  parte  via,  da  quarta  parte  terra  Odolricus  3 
marchio  W,  sibi^s^quod  aliis  sunt  coerentes.    quod  autem  supra- 

(1)  Dfpff  nu  irmira  vidtrti  in  ferma  aUrtvìatB  la  parala  aoitri;  (tfw  bm  «ac- 
tbia,  (  pM  DUO,  davt  U  n  nati  è  btti  cirla.  Dalla  Imi  Duacapalo  (b)  Parala 
mui»  ptr  aura  dtmnlican^a  iti  nttaic.  (e)  A  Cir  La  idIu^ihi  itll'  aUrnUiiani 
rimila  dalli  tr.  ii-aj  a  p,  t6l.  (d)  J  idun  ma  ma  ni  {cui,  iaviaiaa  ti  porliiit  fra 
iaa  rlgbi.  KmaHt  inftrlt  u  la  dllaba  mo  lia  itala  rif  itala  pir  trrart  t  li  tUpir  tomlrf 
da  priftririi  la  liltara  Adunino  monieui       (e)  A  nurde       (f)  A  nom       (^  A  tììrì  i 

(1)  Matth.  XIX,  29.  del  1040  (Mon.  hist.  patr.,  Cbart.  II, 

(2)  Taluno  potrebbe  saspettare  che  135,  d.  108)  viene  menzionalo  Oldo- 
Odelrico  Manfredi  fosse  già  morto  in  rico  marchese  figlio  di  Guido  (apo- 
questo  momento.  Il  conte  Benedetto  stipite  della  casa  dei  Romagnano)  e 
Baudi  di  Vesme,  cui  comunicai  il  que-  perciò  chi  lo  volesse,  potrebbe  identl- 
sito  della  identificai  ione  di  questo  ficare  con  esso  l'Odelrìco  del  nostro 
nome,  mi  fece  notare  che  in  un  atto  documeoto. 


I.    ACTA.  I^I 

scrìpris  omnibus  rebus  illis  (^)  iuris  mei  in  easdem  locas  Alpeniano, 
et  in  Antisiano,  seu  in  Casellas  superìus  dicds  una  cum  acces- 
sionibus  et  ingressoras  earum,  seu  superioribus  et  inferiorìbus 
earum,  qualiter  superìus  mensura  et  coerendas  legitur,  in  inte- 

;  grum»  ab  ac  die  in  eodem  monesterio  sancte  Petrì  dono  et  auferro, 
et  per  presentem  cartulam(^)  aufersionis  ibidem  abendum  con- 
fir[mo]y  faciendum  (^)  exinde  pars  ipsius  monesterìi  a  presenti  die 
proprietario  nomine  quicquid  volueritis,  sine  omni  mea  et  ere- 
dum  meorum  contradicione.    quidem  et  spondeo  adque  promito 

IO  me  ego  Agaldo  presbyter  ^^\  una  cum  meos  eredes  a  parte  iandi[c]ti 
monesterìi,  vel  pars  ipsius  monesterìi  exinde  aliq[u]it  (*>  per  covis 
ienium  subtraere  quesierìmus,  tunc  in  dublum  eadem  ofFersi[o]  (') 
a  parte  iandicti  monesterii  vobis  restituamus,  sicut  prò  tempore 
fiierìt  melioratis,  aut  vaiuerìt,  sub  exstimacione  in  consimile  loco. 

^5  ano  enim  cartulam  («>  ofFersionis  me  paginam  Andreas  notarìus  tra- 
didi  et  scrìbere  rogavi»  in  qua  subter  confirma[n]s  (^),  testibusque 
optuUit  roborandam.    actum  in  loco  Alpiniano»  feliciter. 

Signum  ^  ^  manibus  Alasiamo  et  Costando,  ambo  leiem 
viventes  romana,  testes. 

0  Signum  ^  ^  ^  manibus  Domini,  et  Ioanni,  seu  et  Alde- 
pra[n]do  (*>,  testes. 

(S.  T.)  Ego  qui  supra  And[re]as  <*')  notarìus  scrìptor  uius  car- 
tule  ^^  offersionis  postradita  conpievi  et  dedi. 

LXVIIL 
1036  novembre  6. 

• 

Fonti.  A  Pergamena  originale  ( Arch.  di  Suto  di  Torino,  Abha:^ia  deUa 
Novaìesa^  busta  II),  in  carattere  minuscolo  abbasunza  regolare  ed  elegante.  Non 
e'  è  guari  influsso  di  carattere  corsivo,  anzi  il  notaio  evidentemente  si  sforzò 
di  imitare  in  qualche  modo  la  scrittura  dei  codici.  I  righi  furono  presegnati 
con  punta  metallica.  Le  abbreviazioni  sono  alquanto  numerose,  sia  per  con- 
trazione, sia  per  sospensione.    Tanto  nella  forma  delle  lettere,  quanto  nella 


(a)  Parola  aggiunta  hUerUnéarmenU  di  prima  mano.  (b)  il  cii        (e)  A  confir- 

(d)  A  pbr        (e)  A  aliqit        (f)  A  offersi  (g)  A  olì        (h)  il  eon- 
firmas        (i)  A  aldeprado        (k)  A  andas        (I)  A  car 

Monumenta  NovalicieuMta  II 


I.    ACTA.  163 

materiale  riproduzione  dell'originale  si  trova  un  nuovo  motivo  a  sostenere 
che  il  presente  testo  è  una  copia.  Sul  verso  si  hanno  soltanto  un  regesto 
del  secolo  xiv  ed  uno  del  secolo  xvii. 

Questa  pergamena  è  in  molti  luoghi  sciupata,  specialmente  verso  il  prin- 
cipio e  al  Iato  sinistro.  Sicché,  p.  e.,  V  inizio  del  documento  in  questa  copia 
risulterebbe  nella  forma  seguente:  «  [Divina  sanctorum  patrum  testatur  aucto- 
«  rita]s  nec  non  [sacre  Scrjipturarum  pagina  confìrmant  ».  Tranne  che  in  un 
luogo,  dove  questa  copia  ha  un'  aggiunta,  A  e  B  convengono  fra  loro.  Vuoisi 
peraltro  avvertire  che  B  rende  talora  meno  rozzo  il  dettato.  '  Così,  p.  e.,  in 
luogo  di  e  genetricis  »  scrive  «  genitricis  »,  in  luogo  di  «  racionabilìter  », 
ff  oblacionem  »,  «  racionem  »,  scrive  a  rationabiliter  »,  «  oblationem  »,  «  ra- 
ce tìonem  ».  Ma  si  dì  anche  il  caso  opposto,  così  che  la  copia  ha  «  silicet  », 
dove  l'originale  porta  esattamente  «  scilicet  ».  In  generale  trascuro  le  varianti 
date  dalla  copia,  perchè  non  hanno  veruna  autorità.  Ne  noto  appena  qual- 
cuna, che  possa  servire  quasi  di  dichiarazione  al  testo. 

C  La  prima  edizione  è  del  Rochex,  op.  cit.  lib.  Ili,  pp.  30-31,  da  A. 
Q  medesimo  testo  A  venne  comunicato  dal  p.  d.  Ilario  da  S.  Giovanni  Bat- 
dita,  dsterciense,  priore  dell'Abbondanza,  al  Guichenon,  Histoire  glnéal.  de 
ìa  maison  de  Savoie^  2  ed.  t.  IV,  par.  2  (Torino,  1780),  Preuves,  pp.  663-64. 
In  questi  due  testi  manca  l' interpolazione  data  da  B.  Questa  interpolazione 
li  trova  invece  in  tutte  le  edizioni  posteriori,  che  risultano  dall'amalgama 
li  A  e  di  B.  Nel  1825  G.  F.  Galeani  Napione  (NoU:^ia  ed  ittustra:(ione  di 
\ma  carta  dell'  a.  io}6  da  cui  risulta  che  Umberto  I  progenitore  della  Real  Casa 
a  Savoia  era  di  sangue  regale,  in  Mem,  delVAccad.  delle  sciente  di  Torino^  i^  ser. 
KXXI,  239-41)  ne  illustrò  un  nuovo  testo,  preparato  da  Pietro  Datta  in  base 
SI  due  copie  «...  in  pergamena,  in  carattere  antico,  affatto  conformi,  e  che 
K  si  possono  riguardar  come  autentiche  »,  trovate  nel  materiale  che  dalle 
abbazie  soppresse  era  passato  «  ne'  regi  archivi  di  Corte  ».  Il  Galeani  Na- 
piooe  si  fondava  erroneamente  (cf.  D.  Carutti,  Umberto  /,  p.  104)  sulle  frasi 
del  r.  6  della  p.  165,  per  dedurne  che  Umberto  I  era  di  stirpe  regia.  Una 
aaova  edizione  il  Datta  procurò  per  i  Mon,  hist,  patr,,  Chart,  I,  510-xi, 
n.  298.  Finalmente  il  documento  presente  venne  riprodotto  anche  dal  barone 
D.  Carutti,  Umberto  /,  pp.  195-96. 

Regesto.    Carutti,  Regesta  comitum  Sabaudiae^  p.  37,  n.  107. 

DIVINA  sanctorum  patrum  testatur  auctorìtas,  nec  non  sacre 
Scrìpturarum  pagine  confìrmant,  neminem  posse  fieri  salvum, 
[lisi  ab  ilio  custodiatur,  qui  cplum  palmo  ponderat,  terramque  pu- 
pillo concludit  (*).    quapropter  ego  Maria,  filia  quondam    Magi-  ft,**i&fjrtj  ^ 
lerii,  obtans  michi  domum  in  cflestibus  construi,in  qua  Condito-  JjfJlSj**.**^' 

(i)  Isaia,  XL,  12. 


•si- 
tuo 


il,     Ehì  li 


rem  aut  Vìvificatorem  □ostrum  contuerì,  et  indesinenter  promerear  I 
videre,  cogitavi  sotlicita,  quatinus  de  rebus  proprìi  iuris  et  Dco  I 
sanctisque  eius  iustìssime  oblatìs,  idem  opus  contìcere.     ergo  ut  j 
pietacis  superne  inmensa  misericordia  de  tantorum  peccaminum  \ 
meorum  gravedine  me  absolvat,  et  prò  clementissima  sue  mìse- 
racionis  W,  graliam  sue  absolucionis  tribuat,  ob  anime  mee,  seu  viri 
mei  Ugonts''',  et  sepulturam  fìlli  mei  UgoQÌs,  quem  apud  No- 
valicio  sepelivi.vel  aliorum  filiorum  meorum,  Ìdes[Vuitfrt;dum,sive 
Berilone  (''',  nec  non  Ubertum  monachum,  vel  etiam  Sigebodum, 
atque  Aìmonem,  seu  aliorum  parentum  meorum  aeternam  remi»*  j 
sionem,  concedo  orauipotenti  Deo  et  monasterio  Novalicio,  quoàl 
est  construcium  in  honore  sancii  Petri  apostoli,  ut  sit  ìpse  advo* 
catus  meus,  nec  non  et  viri  mei  Ugonis,  sive  suprascriptis  filìis 
mcis,  in  torpore,  sive  in  anima,      ideoque   ego  qui  supra  Marìa 
dono  et  otfero*')  in  suprascripto  cenobio  sancii  Petri  a  presentlJ 
die'''^  res  quasdam  iurìs  proprìts,  que  michi  advenit  ex  pane  p» 
tris  mei  Maginerii,  quas  volo  ut  in  perpetuo  teneant,  et  quiete  ' 
possideant,  et  prò  meorum,  seu  parentum   meorum   absolurione 
scelerum  iuges  ante  conspecium  summe  maiestatis  et  sanctonim 
eius  preces  assiduas  ìndcsinenter  funderc  studeant.     hae   autem   20 
res  situm  habent  in  pago  Savogiense  <'',  in  agro  Pignonense"', 
in  valle  que  dicitur  CosiaW.     ibique  dono  ecclesiam  coastruaam 


is 

ia 

te  ^ 


(1)  A  miicracìonii  corr.  in  miuncioDU      Funi  va  comtft  :  prò  e, 

S  BcrìHonc        {ci  Bagglangi:  cum  omnibui  liliis  meiiidest  Vuttfiredum  et  BerlioDcm 

non  Ubertum  manulchum,  vcl  «tiam  Sigebodum  itque  Aìmaneai    SuffUsct  fra  (  ] 

iifn  ftT  rfllura  dilla  pirgammi  i  avvtrlt  chi  Berlioneni  i  fiTobtbUBunU 

ili  pir  Bciilioacm         (dj  Li  parnli  a-die  in  A  vtimtr»  aggninf%ti- 

l' inlerììtiia,  fruhahilmtnli  H  prima  mano,  ma  ceti  allro  iiubioitro  alfiunfa  lUadil», 


quatto  andlì  ptr. 


([)  Vuoisi  vedere  in  questo  Ugo, 
marito  di  Maria,  e  padre  di  Uberio 
monaco,  di  Berìlone,  di  Sigebodo  t 
di  Aimone,  il  signore  di  Chambéry. 
Aimone  poi  forse  è  da  identificarsi 
con  Aimone  chierico,  figlio  di  Ugo, 
che  fece  al  monaitero  Novaliciense 
Il  doaazioDe  del  1044  (v.  il  doc. 
n.  Lxxiiii).  Cf.  Leone  Menabrea, 
Oripnes  jiodaUs  in  Mem.  dcirAccad. 
ddU  sciente  di  Torino,!'  ser.  voi.  XXIII, 
Scienze  mor.  pp.  117-1S. 


(2)  Savoia. 

(])  Pins,  terra  situata  non  lungi 
Chambtrv,  a  non  grande  distaiiu 
Iago  di  Aiguchel lette, 

(4)  Coise,  Coyse,  celebre  prioral 
fondato  appunto  colla  carta  preseni 
esso  dipendetie  a  lungo  dall' abbi 
della  Novaicsa.    Cf.  nelle  mie  RietTiht, 
p.  154,  un  cenno,  l'orse  senza  valore, pei 
r  a.  1 09J.    Questo  villaggio  (ornu  ora 
un  comune  sottoposto  a  ChambÉry, 
trovasi  sulla  sinistra  dell' Isire. 


I 


><s 


io  hoDore  sancte  Dei  genetrìds  Marie,  cuoi  decima,     dono  etiam     De».  iMione  *i 

ijgìcquid  ibi  visa  sum  babere  ve!  possìdere,  campis,  vìueis,  pratis,  '•  "H''"*™ 

silvis  tt  porfcjum  super  Isera,  aquis  aquaruiiique  decursibus,  usque 

ad  exquisitum,  vtl  inquirendura  omnibus  omnino  rebus  f"',  qius- 

cumquc  ibi  experiar  obtincre.      cerminant  autem  ipse  res  •  ■  a 

mane  •  •lerraWregis.sive  Uberucomiiis''',necnon  Ota  uxori  Sì- 

gibodi.    a  meridie,  si  ve  ad  occidente  terra  regis  et  comìtis,  a  circioW 

flumenquedicitur  Isera.    hec  omnia  suprascrìpia,quicquid  videlicet  I 

m&a  predi ctas  fines  vel  termlnationes  in  predicto  loco  usque  in  odier- 

OUR)  diem  visa  sum  possidere,  terris  scilicet  coltis  ci  iucoltis,  vineis, 

pratis  et  sìlvis,  decimis  (''',  domibus,  ceterìsque  cdificiis,  aquis  aqua- 

rtimque  decursibus  domino  omnipo[teQ]te  "*  Dco  et  prelibate  sancte 

ecclesie,    voloetconstituo  in  prenominata  ecclesi-i  ibidem  DeomiU-  ,,''!,^'*^° 

tantibus  deinceps  de  suprascripto  cenobio  monachos.  et  ipsi  monachi  *  \i**,'Ìi|!Ì^ 

per  singulos  annos  persolvant  libram  argenti,  aui  valente,  in  supra-  wI^^bw™"* 

memorato  cenobio,     et  volo  ut  nec  ego,  vel  filiì  mei,  aut  aliquis  «nJwT'K" 

ex  nosiris  propinquis  (''>  aliam  superi nposicionem  monacbis  ibidem 

habitandbus  facìamus*^).     per  buius  autem  testamenti  auciorìtate, 

&atribiu   ibidem  Deo   militantibus  ad  victum  et  sustentationem 

digaa  conlacione  Cj^do,  trado,  atque  imnsfundo  perpetualiter  ad 

habcndum  et  possidendum,  ad  laudem  et  honorem  Dei,  sueqoe 

sanctp   Ecclesip,  ut  quicquid  in  proprios  usus   iusie  et  racionabì- 

Ktcr  agere  voluerint,  libero  fruantur  arbitrio,  absque  alicuius  sub- 

tncciooe,  vel  subreptione.     quicumque  ergo  ad   hoc  opus,  quod 

cepitnus,  consilium,  vel  ndiutorium  dederit,  habeat  benedictionem 

et  graciam,  quam  Dominus  tribuit  cunctis  fidelibus  suis.     verum 

si  quis  preter  hoc  quod  supra  incenum  '>'>  est,  aut  secus  fecerit,  si 

ptnenstC'  quiiìbct,  vel  propinquus  nostram  dacìoaem  et  oblacto- 

(ij  J  ttcbui,  ma  la  frima  e  tinnia  maichiala  fui  forti  imuiJirarri  còmi  om 
nùrnff.      B  rebus  (b|  B  tei  a  miiic  ter»  imi»  mScaiioni  ÌiUi  iut  lac»iu,  iht 

à  Irfrant  in  J.  (e)  ciicio]  Ci.jl  A  B.  (d|  Parola  chi  i«  A  Mn«i  aulonla  lalirlt- 
tarmimlr  H  frima  mano.         (e)  J  omnipatc     B  omDi potente         (()  fi  halle  et  Toto- 

BM*  ÀM'adMaornii,  itt  in  raiiira;  foni  dafftivta  iraii  striti»  ficiaol         lii).iB  io-  I 

Mra»  itaai  fttiaUImnti  lì  dovrà  Uft"i  iiucrxum  E  allora  li  f  airi  foni  lottS- 
Wn  pfitirìnli  al  triirémU  vacatalo  preter  (i)  la  A  iaffrina  iraa  urtile  potni, 
fi  ti  *ffliaua  iatirliiuartuHlt  mw  n  dopo  la  t    B  poteni 

(i)  Umbcno  Bìancamauo.    Cf.  Carutti,  Umbato  1,  pp.  104-105. 


MONUMENTA    N  O  VAL  I  C  lEN  S  I  A        ^ 

nem  Ecclesia  D«i  io  mas  suos  transfem,  aut  alicui  de  sub  dan^ 
aut  consentire  voluerit,  irani  omnipotentis  Dei  pacìatur,  et  a  iinù- 
nìbus  sancte  Dei  Ecclesif  (''alienus  efEciatur,  et  consorcio  Chrìstì»- 
nonim  privetur,  et  cum  Diocleciano  et  Maximiano  persecutoriboi 
chrìstiani  nominis,  sive  cum  Dathati  et  Habiron,  necnon  Zaroen 
et  Arfaxar,  vel  edam  cura  luda  traditore  et  cum  omnium  il 
corum  Christi  in  flammis  inferni  dignara  penam,  Deo  i!lis  re[tri]i 
buente!'*',  sempiterne  ardeant,  et  nichilominus  presens  testameo' 
tum  firmum  et  inconvulsum  permancai  cum  stipiiIa[ti]one  & 
subnexum. 

)J|  Signum  Maria:,  qui  hanc  canam  fieri  ac  firmare  rogavhi 

^  Signum  Vuìtfredi  filli  eius. 

^  Signum  Bcriloni^''*  filii  eius. 

^  Signum  Sigebodi  filii  eius. 

^  Signum  Aimoni  filii  eius. 

Data  per  manus  Vuizoni  monachi  in  feria  sexta,  mense  nO- 
vimbris,  anno  incarnacionis  Domini  millesimo  .xxx"'vi°.  (0. 


(a)  Paroìa  ìnitrta  iS  fHw  marni  nill'IntirUiua.  (b)  A  nf/ll/hneate  B  le 
bucnu  (e)  A  stipQt*/////o'ic  B  idpaUlioiie  (d)  B  Berìlioni  alia  kcm/i  i  ( 
prilla  fir  mmt  d  nh  pvnlii  iBlhpùitv. 


(l)  RocHEX,  op.  cil.  lib.  Ili,  p.  ;i, 
in  seguito  a  questo  documento  ne  ri- 
produce in  parte  un  altro,  facendolo  pre- 
cedere dalla  dichiaraiione  :  '  teneur 
a  d'autre  donation  iniérèe  au  bas  de 
«  la  précédente,  faite  au  méme  {sic) 
*  prieuri  de  Coysc  a.  Né  in  A  né  in  B 
non  si  legge  questo  documento,  che  è 
certo  di  Iarda  epoca.  Come  Rochex 
stesso  avverte,  riguarda  Si.-Plerre  de 
Soucy,  nel  territorio  di  Monttneillan. 
Ed  ecco  ora  quanto  il  Rochex  rife< 
risce;    «  Subsequenter    ego    larentus 

■  cum  matre  mea  Beatrice  damus  Deo 

■  beaiaeque  Matiae  de  Coysia  et  ser< 

■  vientibus  dictue   ecclesìae    prò    re- 
«  medio  animan 
«  in  US    scìlicei    lerram 
ir  parrochia  sancd  Petrì  de  Saucei,  in 

■  locis  ubi  dicitur  id  Cruenìcum,  cum 


0  medietale  deciniamm.  item, 
«  terram  ubi  dicitur  Clesim,  cum  d 
n  cima,  laudaniibus  Fratrìbtu  me 
s  Amedeo  monacho  Novaliciensì,  H 
«  gone,  Cauterio  atque  Ponlio  Sic. 
Si  potrebbe  sperare  che  il  non 
del  monaco  «Amedeuss  giovi  p 
la  deierminaziane  della  cronologia 
quello  secondo  documento,  ma  et 
non  é.  Abbiamo  un  Amedeo  pria 
del  monastero  Novaliciense  nel  li; 
{Ricerche,  p.  i;6];  un  altro  tenne  pu 
r  ufficio  di  priore,  dal  1377  cit 
al  ijoa  circa  {ivi,  p.  158). 
mene  del  to  gennaio  izii,  37  agi 
sto  IlJl,  17  novembre  laaj,  19  nu 
II}],  16  ottobre  1157  (Arch.  (U  Si 
di  Torino,  Abb.  à.  Novot,')  ricordi 
ciascuna  un  monaco  di  nome  At 
deo,  ed  é  &cile  pensare  che  non  t 


I.    ACTA.  1^7 


LXvnn. 

1038  (?),  «  Veraria». 

Fonti.  La  sola  notizia  che  di  questa  sinodo  sia  a  noi  pervenuta  leggasi 
sella  ViUi  satuH  HMradi  (Acta  Sanctarum,  Martii,  II,  335,  col.  a).  I  Bollan- 
disti  proposero  la  identificazione  di  «  Veraria  »  colla  città  di  Ferrara.  Invece 
Gio.  PuTUO  GnoLDi  (aggiunte  a  E.  Tesauro,  Hisioria  deW  augusta  città  di 
TarùtOf  Torino,  1679,  I,  504)  osservò  che:  «  Verraria  era  un  borgo  di  Car- 
c  magnola  vicino  al  Po  e  poco  lungi  di  Polonghera  »,  E.  De  Levis  si  in- 
contrò egli  pure  nella  stessa  questione,  nei  suoi  Concilia  Taurinensia.  Que- 
s^opera  trovasi  in  due  testi,  molto  diversi  tra  loro,  nella  biblioteca  di  Sua  Maestà, 
e  neir  archivio  dell'  Economato  (^Cronaca  uclesiastica,  busta  II).  Entrambi  gli 
esemplari  sono  autografi.  Nel  primo  egli  preferisce  di  sostituire  a  «  Veraria  » 
il  nome  di  e  Laboraria  »  o  «  Laboreria  »,  località  vicina  al  Po,  di  cui  si  parla 
nel  diploma  dato  nel  io  14  da  Enrico  II  in  fiivore  di  Fruttuaria,  da  lui  letto 
nella  BihL  Stbusiana^  p.  245  (donde  Moriondo,  Monum,  Aquensia^  II,  629; 
Stumpf,  n.  1621);  ma  non  tace  ancora  che  di  un  luogo  di  nome  «  Ferraria  » 
parla  un  diploma  di  Enrico  III  del  104 1,  e  che  altro  luogo  omonimo  viene 
ricordato  nel  territorio  astese  (cf.DuRANDi,  Piemonte  cispad.  pp.  167,  293).  Tut- 
tavia e|^  stesso  non  sa  se  quei  due  luoghi  trovinsi  sul  Po;  il  Durandi  aiuta  a 
scovarli»  l' uno  presso  Mondovì  (cioè  Feraria,  oggi  Frabosa),  e  l' altro  presso 
ji  ViUanova  d'Asti.  Né  l'uno,  né  l'altro  quindi  sono  in  vicinanza  del  Po. 
Cf.  Casalis,  Dtq[t(m.  VI,  607  e  859.  Nel  secondo  testo  invece  il  De  Levis 
accetta  la  spiegazione  del  Giroldi,  e  cosi  pure  fa  G.  Pro  vana  (in  Mon.  bisL 
potr^t  Scrift.  ni,  180).  Ora  il  cav.  E.  Bianco  mi  propone  Verrua,  presso 
CUvasso,  non  lungi  dal  Po. 

G.  P.  Giroldi  (op.  e  loc.  cit.)  suppone  che  il  concilio  sia  avvenuto  nel  1038, 
al  tempo  del  veKOvo  Landolfo.  De  Levis  (ms.  cit.  nella  bibl.  di  S.  M.)  scrive: 
«  iO)8  drciter  ».  Ughelli  (^Italia  sacra,  2*  ed.  IV,  1037)  è  d'avviso  che  nel  1038 
al  vescovo  Landolfo  fosse  già  succeduto  Guido  ;  ma  ciò  non  è  vero,  poiché 
F»  Savio  (op.  cit.  p.  88  sgg.)  dimostrò  che  Guido  non  salì  che  nel  1039  '^ 
cattedra  torinese. 

Qpeste  sono  le  opinioni  più  diffuse  e  meritevoli  di  maggiore  attenzione 
nella  questione  presente.  Ma  è  vero  peraltro,  che,  se  cerchiamo  la  loro 
fonte  prima,  diminuisce  l'importanza  loro,  quanto  all'età  della  sinodo,  e  al 
loogo  in  cui  fu  raccolta.    Il  Giroldi  dipende  evidentemente  dai  malsicuri  An^ 

parlino  del  medesimo  individuo.  Di  valiciense  non  ci  fornisce  alcun  ele- 
finoDte  a  queste  circostanze,  è  chiaro  mento  per  stabilire  la  data  del  docu- 
che  il  nome  di  Amedeo  monaco  No-     mento  riprodotto  dal  Rochez. 


HOlts  Sabaadici  del  p.  Pietro  Monod  (canservanii  mtnoscritti  presso  l'Ardi,  | 

di  Stato  di  Torinoj,  il  quale  pocticamemc  scrìve  sotto  il   io]8  (e.   iioB): 

«  Nonduni  satìt  resederaot  Subalpinorum  animi  ex  superiorix  anni  iacUtioae,   ' 

a  qatie  continendis  per  reiigionei  nonnullis  quieta  solUcìtantìbus,  placuit  Lan-  ' 

dulfo  Taurinensi,  Hugonì  Astens!  coeierìsque  vìcinis  andstibus,  panìcipaiit  1 

cum  Adelaide  proposito,  conciltum  celebrare,  in  quo  ea  statuerentur,  quM  I 

od  piceni  (jraiandam,  instiurandu  ecdesìas,  et  componenduni  ad  veterei  J 

mores  Ecclesiae  disciplinam  pertinereni.     Loeus  ad  Padum  delectus,  cui  J 

nomen  Verraria,  cuius  licet  hodie  veitigium  non  iaveniaiut,  auiot  lamen  I 

vitae  sancii   Eldradì  quinque  niilUbus  supra  Molinasseum  Carmanìotenslf  '^ 

territorìi  oppidum  fuisse  tradii,  ut  non  [e.  121  a]  longe  a  Poloogbera  abfuisse 

certuni  est . ..  ».     E  seguita  (cf.  pure  e.  111  b)  narranilo  la  storia  di  quella 

linodo,  e  il  miracolo  in  tale  occasione  avvenuto,  secondo  quello  che  si  legge 

nella  consueta    Vita  sancii  Heìdrudi,  la  quale,  invece,  nt  nomina  Landolfo,    W 

né  enuncia  alcun  anno,  né  identifica  il  nome  di  ■  Veraria  >.    Donde  il  Monod  | 

Méa-noOdlM4«MMatdifa«Wif*efall,aoB««ao;MnMlrr«*il*ÌNiM 

piBBM  C  $tBn09'wm-X^IK  flStCH  lift  lUfl  tCnUtt  iW^jIlW  M6ÉAHÌ(  wKw^ 

Snodo  ncedbi  'H  ^J^ùàiotb  -naam  ^  Twi^p  e  Ìa^  'wj^ 

recar  rimedio  alle  discordie  che  stmziavaQO  il  territorio  dì  Torino. 
Id  tale  occasione  varie  reliquie  si  portarono  sul  luogo  dove  sì  radunò 
la  sinodo,  e  tra  <]ueste  relìquie,  anche  il  corpo  di  sant'  Eldrado. 

LXX. 

1039  luglio  16,  Susa. 

Fonti.  A  Falso  originale  aell'Arch.  di  Stato  di  Torino,  Abbaj}»  4»B» 
Ncvaksa,  busti  11.  La  pergamena  è  di  forma  quasi  quadiata.  La  prima  linea 
è  in  «  litterae  grosue  »,  e  proviene  dalla  medenma  mano,  che  scriste  tutto 
il  resto  del  documento.  Il  testo  è  in  minuscolo,  abbastanza  regolile,  e  di 
forme  ormai  pienamente  STiloppate.  È,  m  altre  parole,  il  minnsctdo  tinto 
nel  xu  secolo  0  anche  al  principio  del  xiit  (cf,  sopn,  p.  $4),  se  ne  leviamo 
i  prolongamenti  superiori  di  alcune  lettere  (s,  d,  1  Sic.),  che  ftvono  Cttti 
pei  dare  al  documento  l'aspetto  proprio  del  diploma.  Noto  l'oso  di  8t  pei 
«  et  ■,  ma  sema  la  esclusione  della  corrispondente  nota  tironiana  ~),  indkuite 
le  due  stesse  lettere.  D  lembo  inferiore  della  pergamena  i  ripiegato,  cooie 
nei  brevi  a  sigillo  pendente  ;  ma  nel  caso  nostra  di  dò  non  si  Tede  coavt* 
niente  madvo.    Infatti  nello  spazio  bianco  tra  la  fine  del  diploma 


I.    ACTA.  169 

inferiore,  dalla  parte  sinistra,  venne  infisso  un  sigillo  in  cera,  di  piccole  dimen- 
sioni; non  ha  leggenda  alcuna,  ma  nel  centro  presenta  una  figura,  a  contomi 
poco  nitidL    Pare  che  questa  figura  sia  di  un  uomo  barbuto:  ha  la  sinistra 
levata  in  alto,  e  colla  destra  sostiene  lo  scettro  (?).    Il  sigillo  fii  riprodotto  da 
L  CiBRARTO  e  D.  C.  Promis  (Sigilli  d/  principi  di  Savoia  raccolti  ed  illustrati, 
Torino,  1854,  parte  II,  pp.  89-90  e  tav.  i,  fig.  i),  i  quali  tuttavia  dichiarano: 
e  non  osiamo  recar  come  autentico  »  questo  sigillo  infisso  ad  un  atto,  che 
può  giudicarsi  (par.  I,  p.  4)  «  alquanto  sospetto  ».    Nel  disegno  viene  rappre- 
sentato come  una  croce  quell'oggetto  che  a  me  pare  uno  scettro,  terminante 
m  tre  jrante.    Forse,  dove  si  credette  di  ravvisare  i  capelli  irti,  si  dovrà  invece 
riooooscere  un  diadema.    Gli  editori  dicono,  che  pur  essendo  dubbio  che  questo 
ng^o  cbbia  servito  ad  Adelaide,  è  sempre  un  «  sigillo  antichissimo  e  curioso  ». 
Ai  mici  occhi  è  una  contraffazione,  che  ha  per  base  un  medaglione  romano. 
Il  documento,  considerato  sotto  l'aspetto  paleografico  e  diplomatico,  è 
una  pretta  falsificazione,  fatta  a  scopo  d' inganno.    Questa  circostanza  basta 
a  hx  sospettare  anche  della  verità  del  testo.     Questo  infatti  è  in  parecchi 
^nmti  insostenibile.    La  formula  della  datazione  non  presenta  difficoltà  alcuna. 
La  datazione  fatta  cogli  anni  «  ab  incamatione  »,  e  collocata  al  principio  del 
documento,  soppressa  la  formula  dell'invocazione,  si  trova  tanto  nel  secolo  xi, 
quanto  nel  secolo  xii.    Vagasi  ad  esempio  il  documento  del  1161  in  Afon. 
hist,  patr.f  Chart,  I,  825-26,  n. '517.    Di  qui  dunque  non  possiamo  ricavare 
né  tm  argomento  fiivorevole,  né  un  argomento  contrario  al  nostro  documento. 
Ma   l'imbarazzo   comincia   colla   data.    Di  questa  si  occupò  distesamente 
G.  T.  Terraneo  (Lettera  [latina]  al  sig.  d.  Massimo  Bolognino  d'Aglié  proto- 
notario  apostolico  sopra  una  carta  di  dona:(ione  della  contessa  Adelaide  a  favore 
del  monastero  della  Novalesa  malamente  datata  sotto  Vanno  io)g;  trovasi  auto- 
grafa del  Terraneo  in  un  fascio  di   Lettere   erudite,  nella  biblioteca 
dell'Accademia  delle  scienze  di  Torino),  il  quale  dichiarò  che  avrebbe  giu- 
dicato falso  senz'  altro  il  documento,  se  non  l' avesse  visto  confermato  dal 
diploma  che  Umberto  conte  di  Maurienne  concesse  alla  Novalesa  nel  1095. 
Egli  conosce  il  presente  documento  nelle  edizioni  del  Guichenon  e  del  Gi- 
roldiy  e  perciò  crede  che  se  ne  possa  correggere  la  data,  senza  distruggere 
il  documento  stesso.    Al  X039  sostituisce  Tanno  1078,  poiché  con  quest'anno 
combina  tanto  l' indizione  i,  quanto  la  epatta  iv,  che  si  trovano  segnate  nel 
documento.    La  lettera  del  Terraneo  è  datata  «  Dat.  Augustae  Taurinorum, 
e  prìdie  idus  maias  mdccxxxviii  ».    In  armonia  con  queste  conclusioni  il  Ter- 
raneo stesso,  nel  compilare  il  Tabularium  Celto^Ligusticum,  collocò  il  nostro 
documento  sotto  l'anno  1078  (voL  III),  e  lo  produsse  secondo  il  testo  recato 
dal  Giroldi,  collazionato  con  quelli  del  Guichenon  e  di  Lodovico  Della  Chiesa 
(vedi  sotto,  fonti  C,  E,  F).    Al  1039  "^"  ^^  P^^  ascrivere  evidentemente  un 
documento  di  Adelaide,  nel  quale  sono  per  di  più  rammemorati  anche  i  suoi 
figli  Pietro  e  Amedeo.    Questi  non  solo  non  erano  allora  nati,  ma  Adelaide 
non  aveva  ancora  contratto  matrimonio  con  Oddone  di  Savoia  (cf.  Carutti, 

Afemnmenài  Nava&eiemsia,  II* 


p.  )07).  È  ben  vera  che,  sccoodo  il  sistou  il  qat.lt  assegu  uà 
ad  Adetuil^  a  ole  difficolti  li  potrebbe  (bcse  sfng^te  (cf.  At- 
JEUAiS'SoKtiA:,  Snidi  iterUi  ad  tenlado  di  Sm-oia,  voi.  1,  par.  ]', 
Ì4,  p.  ti;);  ma  nel  caso  nostro  U  cosa  si  coatilica.  gUccbc  tioo 
Enrico  ed  Amedeo  sono  nati,  ma  AdeUide  agisce  da  sola,  e  cnmc 
1.  E  non  restò  vedova  di  Oddone  che  ver»  il  1060.  La  scmplicitl 
ile  del  lesto  mal  constiona  coeU  usi  della  cancellerìa  di  AdeUiik 
-  diplomi  e  le  cine  di  lei,  a.  1075,  Mon.  iriH.  fair.,  Churt.  I,  64;, 
i„  ì  a.  1078,  ivi,  col,  6(3,  n.  j9a;  a.  1079,  ivi,  col,  660,  a.  191;  a.  loSi, 
in,  «fi  r,  n.  J94;  a.  108),  ivi,  col.  664,  n  J96).  VeoUmo  all' escaiocoUo 
Q^iesio  Ili  evidentementi:  i  caratteri  delle  cane  del  secolo  xii,  aon  quelli  degli 
atti  del  s^.  11.  1  testìmoiii  oc!  1  dìplocni  di  Adelaide,  e  in  quelli  di 
sua  sotelt»  (a,  1074,  Mo».  "u.,  patr.,  Ch^rl.  I,  6j6,  n,  (79;  a.  1079, 

ivi,  col.  65»,  u,  }i,  ^laoo  in  forma  di  segnatura,  colla  frase  giundia^ 

<■  Signum  t  roani! Qui  invece  abbiamo  i  semplici  nomi,  non  preceduti 

nepptire  dalla  ciDce,  e  collegati  alla  data  con  una  fonnula  (■  in  presencia  - 
■  Uguntui  •),  che  è  beo  nota,  ma  che  non  appartiene  a  questa  età.  La  trovai 
invi/M  quasi  identica  in  una  carta  del  tu;  (op.  eli.  I,  794,  n  490)  dove  si 
legge  ;  ■  io  pteseutia  honestorum  virorum  quorum  tiomina  subter  legunlut  •. 
Non  i  mollo  dissimile  U  rovo  in  un'altra  carta  del  itjé  (op. 

cit.1, 8oq,  Q.  SOj)'  "  pfcs*'  —  —  .Jtibus  quorum  nomina  sunt  ».    Neik 

carta  del   1 147  i  testimoni  hanno  la  croce,  la  quale  si  trova  nell'  aite 

del  1156,  seppure  i* editore  non  ve  l'aggiunse  di  suo.  Dunque  l'escaiocollo 
È  da  rifiutarsi  per  evidenti  ragioni  cancelleresche.  A  queste  peraltro  si  ag- 
giungono anche  le  ragioni  storiche.  Fu  già  osservato  da  molli  (cf.  CAROrTl. 
Rigata  ducum  Sabandiae,  p.  69,  n.  194)  che  limone  tioo  fu  vocovo  di  Aiti  hi 
quel  momento,  ma  soltanto  molto  pib  tardi  (■).  E  cosi  potè  troiani  proeaie 
■lU  citala  donaiioDC  di  Adelaide  del  1079  (-Ud>>>  but-  potr.,  CbarL  I,  661^ 
n,  )9J  ;  MtJitATOHi,  Aatiq.  Ud.  I,  331).  Q.uanto  a  Bruno  viscmte,  «mi 
apparisce  in  carte  del  1041  (Afon.  Mil.  patr.,  Cbarl.  1,  540X  dd  1064  Qii, 
col.  609),  e  del  io6j  (ivi,  col.  61 1).  Sìccht,  se  queste  catte  sono  tutte  bene 
pubblicate,  nulla  si  pub  dedune  dalla  preseiua  di  quel  penoaaggio.    Ben  a 


(i)  Il  fatto  che  essa  intende  fare  cosa 
profittevole  all'anima  di  suo  tturito 
Oddone,  non  basterebbe  a  provare 
che  questi  fosse  morto.  Non  solo  puù 
notarsi  che  essa  dice  di  &re  il  dono 
anche  per  mercede  dell'anima  pro- 
pria, ma  si  può  anche  avvertire  che 
similidisposiuoni  in  fiivore  delle  anime 
di  viventi,  non  erano  rare.  Si  dispo- 
neva in  favore  delle  loro  anime  mentre 
vivevano,  nel  senso  che  del  suffira^ 


spirituale  te  anime  Imq  ^  a 
giassero  dopo  seguita  U  morte.  Per 
■stabilire  adunque  che  Oddone  al  mo- 
mento della  donazione  fosse  motto, 
abbiamo  bisogno  di  considerare  li 
mancanza  di  quelle  formalità  piiridJ- 
che,  che  sarebbero  sute  necenarie 
per  salvaguardare  i  diritti  del  marito. 
(3)  Secondo  il  Gamj,  Seria  »t^- 
p,  811,  lagone  fu  vescovo  di  A^ 
dal  1073  al  1079. 


i  di  LoMai  fino  : 

«InGiJgliont. 

iJeterminato  id 

>  iterum  (]uod  ab  hominibus  ad  ipium 

ab  inpcrstorihus  et  prcdccessorìbus 


nell'alpe  di 
Pìetrastretu  e  alla 
Nel  seguito  di  quel 
n  diplor 


pnò  osservare  come  sia  da  reputarsi  poco  probabile  che  quasi  tutti  i  testi- 
nOBi,  oluc  al  Dome,  portassero  urta  qualche  forma  di  cognome.  Ma  pur 
itttio  a  questo  particolare  una  importanza  secondaria,  sempre  rimane  fermo 
che  l' escaiocoJlo  fu  inventato  oltre  a  un  secolo  dopo  il  tempo  a!  quale  il 
documento  si  vuol  far  risalire. 

Ni  s!  deve  fare  astrazione  dalla  considcraiione  che  il  diploma  di  En- 
Itco  III,  1048.  non  contiene  alcuna  allusione,  né  direna,  né  indiretta,  al  di- 
ploma presente,  o  a  quanto  in  esso  è  contenuto. 

Per  mantenere  l' autenticità  di  questa  documento,  quanto  alla  sua  sostania, 
il  Terraneo  si  riferiva  al  diploma  di  Ubetio  (Umberto)  II  conte  di  Maurienne 
del  109;  ('X  Infatti  la  prima  conferma  vi  si  riferisce  al  dono  che  al  a 
fece  «  airia  donna  nostra  Adaleida  e 
Wariterìa,  nell'alpe  di  Clarana,  in  due  par 
•ORitnìU  del  monte  Pancerio,  e  in  un  mar 
documeoto  si  fa  ancora  un  cenno  molto  ir 
da  Adelaide  alla  Novtlesa  :  «  contirmamu: 
lum  spcciantibus  olim  datum 
«  nostris  apud  Secusiam.  nec  in  loto  comiiatu  nostro  aliquid  enigatur,  neque  in 
m  emendo,  neque  in  vendendo,  neque  in  ìntrando,  neque  in  exeundo,  neque  in 
■  quacurnque  aliqua  re  ;  libenira  quldem  et  absolutum  etiam  a  fodro  et  ab  orani 
m  censuri  prcdicium  monasierium  cum  suis  appendiciis  esse  ìubemus,  proui 
«  donna  Adaleida  comiiissa  et  ìinptfrialia  precepta  decrevcruni  >.  Q^i  e'  è 
jppena  un  ricordo  col  presente  diploma  suppositiaio  (p.  lyé,  rr.  ;-8).  In 
te^ito  Uberto  (Umberto)  ricorda  pure  Camerletto,  ma  sema  dire  che  quella 
locaKil  fosic  stata  regalata  al  monastero  dalla  contessa  Adelaide.  Il  diploma 
di  Umberto  non  corrisponde  interamente  al  diploma  dì  Adelaide,  che  stiamo 
Esaminando,  e  la  differenza  più  grave  riflette  Camerletto,  che  Adelaide  con- 
ftrmb  al  monastero,  mentre  Umberto  pare  che  glielo  doni  per  la  prima  volta. 
Oltre  a  CÌt>,  mentre  il  nostro  diploma  scrive  semplicemente;  n  ad  vcrtìce[m] 
,  Umberto  aggiunse  '  montis  Panierii  n.  Ma  il  peggio  è  che  non 
■bbiama  l'originale  del  diploma  di  Umberto,  e  che  perciò  la  testimoniania 
che  esso  ci  somministra  t  incerta  assai.  Né  piace,  p.  e  ,  il  vedere,  nel  passo 
lìflettcnie  le  esenzioni  (passo,  che  poi  non  corrisponde  esattamente  al  pseudo- 
diploma  di  Adelaide),  citarsi  dapprima  vagamente  i  diplomi  imperiali,  e  ricor- 
dassi f  predecessori  del  concedente,  e  poi  espressamente  menriunirsi  Adelaide, 
ali  nome  quc.'^ia  vnha  precede  il  secondo  cenno  fatto  ai  precetti  imperiali. 

n  diploma  Umbertino  interpolato  del  1093  deve  lasciar  luogo  al  diploma 
veritiero  del  loSt,  e  in  questo  sì  parla  della  concessione  di  Adelaide,  ma  in 

0  indie  più  ristretto,  che  non  avvenga  nell"  altro,    In&tti  il  diploma  au- 
}  del  conte  Umberto  e  dì  GisLt  conlèrma  «  sicut  domna  comiiissa  Ada- 


0)  Vcggasl  più  Innanai  questo  dì-     anche  i  due  diplomi  di  Ti 
IrMia   interpolato,  e  si   considerino     e  dì  Amedeo  IV. 


/ 


172  MONUMENTA    NO  VA  LI  C  lENS  I  A 

a  luia  fecit  de  mansis  qnae  iaccnl  in  villa  Gallioni,  de  omnibus  cultis . .  « 
«  ptatis,  paicuis  de  Lestadìo  a  Petra»tricu  et  »  flumine  Chini[s<:l]e  ad  [iui»< 
«  miutem]  montis  Paterii  et  de  alpe  Clara[n]e  cum  snis  dependenciis,  adqiw 
u  de  alpe  MargcTic  ei  de  Cliperio,  el  omnibus  pratìs,  patcuis  a<juarumque 
ir  decunibus,  rìpis  ei  piscacionibus  ...  cum   omni  ture,  et  [dbiricto]  strsu, 

■  ticut  continetur  a  loco  ilio,  qui  dicitur  Lastadiuni,  usque  ad  lacum  ma^um 

■  momis  Ciolsifi]  et  usque  ad  fontem  Varcin[ì])i:ani ...  ».  Q.ui  non  e'  è  uni 
parola  dì  Camerletto,  né  a  pToposiio  della  stratìa  si  fa  parola  di  Carlomaitna, 
E  ancora  più  grave  e  significante  è  il  ìTleniio  serbato  sull'Ospizio  di  S.  Maria 
del  MoDccnisio,  che  viene  confcmiato  alla  Novalesa  nel  falso  diploma  di 
Adelaide,  ma  di  cui  ne!  diploma  vero  «ma  dubbio  *i  taceva.  Q.ue«o  nuon 
e  licuro  diploma  de!  cnntc  Umberto  sana  adunque  quello  interpolato  iì 
Adelaide,  ed  è  quindi  per  noi  di  grande  imponania.  Se  vo§!liamo  trovara 
una  conferma  a  queste  conclusioni,  non  abbi.imo  che  a  scendere  fino  al  l^oft 
ciot  al  diploma  che  addi  19  giugno  di  quell'anno  il  conte  Tommaio  1  colf 
cedeite  all'abbaaia  Novaliciense.  Del  documento  ci  pervenne  l'originale,  « 
quivi  )l  trovano  parole  che  non  lasciano  luogo  a  dubbio  alcuno.     Eccole: 

■  COnlirmamus   etiam   dona   que    erdem    dilecio    monasterio    dnrona    noMIS 

■  comitlasa  Adelaisia  atavia  nostra  contulìt,  alpem  scilicet  Margerie,  alpcn 

■  Clarane,  et  duas  partei  Lestadìi,  cum  omni  domìnio  ipsaruoi  parciunii 
«  uaque  ad  pEtram  Sirictam,  et  summitatcm  Monti spanterii,  et  mansum  quad 

■  dedii  in  Gailione. .,  ».  Qui  e' t  la  frase  a  sumttiitatem  Montispanteiii  a, 
come  nel  diploma  dei  109).  Abbiamo  anche  l'orlgiitale  del  diploma  di 
Amedeo  IV  (aj  maggio  lajj),  in  favore  parimenti  della Novalesa.  io  quetto 
si  ricorda  più  volte  il  diploma  di  Adelaide.  La  prima  volta  ciò  avviene  in 
modo  indeterminato:  *  scilicet  qui cqoid  a  domina  ftiUliiiia  ri  ■  ilniiiliiii  ftiimlio 

■  et  a  dotnbo  VaAeno. . .  ».  L»  seconda  volta  incontrasi  poco  dopo^esoa- 
sìste  nella  ripetizione  del  passo  testi  trascrìtto  dal  diploma  (1JO4)  di  T«ai- 
maso  I,  con  alcune  varianti,  per  renderlo  poMibilc  in  un  diploma  di  Aioedeo  IV. 
Queste  sono  le  varianti  :  « .. .  que  domina  Adalasia  dilecto  monastero  coo- 

■  tulit,  alpem  scilicet  Margerie ...  »,  «  masam  ■.  Poco  appretso  Amedeo  IV 
dichiara:  ■  dictum  mooasterium  cum  suis  apendidii  prorsut  et  finviter  cmc 
a  volo  sine  impedimento  et  calumpnia,  prout  domina  Adaluia  comilitM  « 
t  imperìalìi  precepta  decreverunt  ...a.  In  acuito  confenna  al  ntoiuttefX) 
altri  beni,  ricordando  la  fonte  Varcinesca,  e  la  Casa  Elemosinitn  del  Monce- 
niaio,  ma  qui  non  cita  esplicitamente  il  presente  documento. 

Da  questa  discussione  risulla  che  deve  esser  esistito  un  dtplonx  di 
Adelaide  in  favore  della  Novalesa,  e  che  il  suo  tenore  vuol  essere  ricom> 
posto  sul  diploma  Umbertino  del  1061,  coU'ùuto  pur  anche  dei  postetitrei 
diplomi  del  1104  e  del  la]}.  In  addietro  (p.  )4)  ci  si  presentò  il  dubbio, 
non  forse  nel  falso  diploma  di  Adelaide  si  accennasse  al  diploma  CUso  ^ 
Carlomagno,  il  quale  sembn  compitato  soltanto  verso  il  il}].  Ma,  come 
anche  allora  si   b  notato,   la  frase  che  nel  presente    documenU   (p,  176^ 


y. 


I.    ACTA.  173. 

T.   \€)  ricorda  il  dono  di  Carlo  imperatore  non  trova  alcun  riscontro  in 
quel  falso  documento.    Tra  i  due  documenti  si  può  tutuvia  trovare  qualche 
affinità»  quantunque  alcuni  punti  di  contatto  (come  p.  e.  il  cenno   alla  re;- 
gjone  detu  Lestai,  alla  fonte  Varcinesca  &c.)  provino  poco  o  nulla,  perchè 
SODO  comuni  anche  a  documenti  autentici.    In  ogni  modo  siffatte  affinità 
dimoatrano  tutt'al  più  che  i  documenti  vanno  tra  Uno  in  qualche  maniera 
legati,  ma  non  dicono  che  quello  di  Adelaide  dipenda  da  quello  di  Carlo- 
magno.    Anzi,  v'  è  un  indizio  che  fa  sospettare  dell'  opposto.     Infatti  nel 
£dso  diploma  di  Adelaide  (p.  176,  r.  16  sgg.)  l'accenno  al  diploma  di  Car- 
lomagno  sembra  a  primo  aspetto  riferirsi  anche   alle  località  *  surricordate. 
Può  benissimo  essere  accaduto  che  il  falsario  siasi  lasciato  illudere  da  queste 
a|^>arenxe,  e  sopra  una  confusione  di  fatto  abbia  innalzato,  almeno  in  qualche 
parte,  l'opera  sua.    Non  credo  cosa  prudente  procedere  troppo  innanzi  colle 
congetture,  che  sarebbe  facile  dar  piede  in  fallo.    Mi  limito  a  constatare  ciò  che 
è  fuori  di  questione,  e  quanto  all'età  della  falsificazione  di  questo  documento, 
mi  affido  anzitutto  allo  scarso  lume,  che  può  venire  dalla  paleografia.    Una 
sola  osservazione  credo  opportuno  di  aggiungere  a  quelle  fatte  sin  qui,  ed  è 
questa,  che  il  ceimo  sull'Ospizio  del  Moncenisio,  inserito  nel  diploma  di 
Adelaide,  ci  richiama  alla  grave  lotta  dibattuta  fra  l' Ospizio  stesso  e  la  No- 
vaiesa.     Questa  mirava  ad  impossessarsi  dell'Ospizio  e  vi  riuscì,  come  di- 
mostrano alcuni  documenti  dei  primi  anni  del  secolo  xin  da  me  altrove 
(^Ricerch€f  pp.  178-79)  pubblicati.    Quindi  si  conferma  l'epoca  che,  seguendo 
i  dati  della  paleografia,  abbiamo  testé  proposta  per  la  falsificazione  di  cui  ci 
occupiamo. 

Concludendo:  il  nostro  diploma  di  Adelaide  è  una  pretu  falsificazione,  ese- 
guita probabilmente  sul  cadere  del  secolo  xii,  o  tutt'al  più  ai  principio  del  secolo 
seguente.  Non  si  esclude  che  un  diploma  vero  possa  essere  esistito,  anzi  ciò 
può  avern  per  sufficientemente  provato  dal  diploma  Umbertino  del  1081,  nel 
quale  possiamo  trovare  il  sunto  del  diploma  autentico.  Resta  peraltro  im- 
possibile congetturare  se  e  fino  a  qual  punto,  quanto  ai  singoli  particolari  e 
quanto  alla  fòrnu,  esso  sia  riprodotto  nel  falso  documento  che  a  noi  è  per- 
venuto, n  documento  che  ci  sta  sott'  occhio  non  può  dirsi  un  diploma  vero, 
ma  corrotto  ed  interpolato;  per  contro,  esso  è  assolutamente  un  diploma 
£dso,  in  cui  venne  usufruita  qualche  notizia  di  buona  lega. 

Si  potrebbe  forse  avvertire  un  indizio  per  congetturare  la  natura  del  do- 
cumento perduto,  nel  hxto  che  qui  non  manca  qualche  errore  manifesto  di 
scrittura:  «  hbominibus  »  per  «  hominibus  »  (p.  176,  r.  6).  Ma  questi  sbagli 
»  spiegano  facilmente,  anche  supponendoli  mere  sviste  del  calligrafo. 

Non  voglio  trascurare  che  il  Durakdi,  Piemonte  transpadano,  p.  93,  nota, 
attribuisce  questo  documento  al  1070.  Anche  egli  adunque  non  trova  accet- 
tabili le  note  cronologiche  colle  quali  1*  atto  incomincia. 

Resterebbe  a  vedere  se  almeno  la  data  del  diploma  autentico  di  Ade- 
laide si  possa  stabilire.    Non  è  fuori  di  ogni  ragionevolezza  il  pensare,  col 


^  b  NDraksL    Di  ^MKo^  b  irifeMtf»  «  M  t 

■fen  copi*  «Id  1444.     Bn  fi  nro,  B^  MK  i^KHHtt  a  

,  .{wm  o  ide  «fcre  cupe.  poitU  ok  rpmJjuu  «>  ou  -iriinrwu  fijnlB, 
tini  dd  bìm  urigMlr. 

C  San  iwtriiMni»  ^MsÒ^tm  iK|Émm  Lcoonco  Dcxa  Cata*. 
adTopBKola  da  kd  jm  i pw  (•  ToriH?)^  aaa«m  nd  ,«,i,  ^^  tìtolo 
,V»rrt  i&.-wrw  é*ww  dr«ri[fci  Afc  wwùi^»  C*M  S  <i>«fa.  Appena,  p.  j. 
Sei  wm,  a  p.  i4.  effi  osswr»  che  aecat»  •  errore  nclE  tnmwn  -,  poicht 
rbAAMeiHCM  mB»tw  eMy».  109%  Ma  al  n^  «case  ente  A  ateo 
«porto  neCcci^Bale*.  0  DeDa  Cfakn  ebbe  1  teanmaxlal  proatnton 
delT'Un»  NonltckiHe^ 

D  n  p.  Fimo  Mondo  (t  I&m)  aà  »à  J«mìu  SaUt^ui  (ms.  noa  an- 
togralb.  Pia  corretra  dal  Moaod  siesst^  coosorato  odrArdiÌTÌo  £  Stato  <fi 
Torino,  5i»ri«  *a«  R«(  Cw,  categoria  O,  muzo  Vni),  a  e.  tijA,  dta 
coBK  antentìca  qiMffa  dnaiioae  Edsificata  di  Addaide,  e  a  e  ia|  a  la  ri- 
porta per  dbteso. 

E  S.  GincHEMOti,  Hùloirt  gM^  òl,  Torino,  1660,  m,  Prenves, 
pp.  8-9,  pobblkò  la  presone  ctsU,  che  £ce  «  eurahc  des  archÌTcs  dndh  mo- 
«  D»ttic  •■  Nrih  seconda  edizione,  Torìoo,  17^0^  3  docttmento  si  legge  pn^ 
a  pp.  S-9  del  voL  IV. 

F  GlO.  Fimo  GitOLDi  (nelle  sue  ag^nnte  al  Tes&uko,  ffittona  ddTm- 
guM  ciUà  di  Tonilo  dt  I,  339-40)  ristampò  il  docinnemo,  e  lo  fece  segnile 
(pp.  J40-4I)  dal  riscontro  soli'  ■  originile  ■  fatto  alU  Noralesa  n  18  otto- 
bre 1677.  ^i  po'"  "  «"e  di  questa  collazioBe  per  sostenere  la  lesàme 
■  avi  ■  in  luogo  di  ■  mariti  •,  dau  dal  Gnicfaenon,  nel  passo  dove  si  ricorda  la 
punttda  <fi  Adelaide  con  Oddone  (ef  il  r.  5.  p.  175  del  nostro  testo).  NeUe 
note  al  ndo  testo  contrassegno  qnesia  collaiione  con  F',    In  queste  testjmo- 


nìali  i  detio  che  IV  orìgioale  ■  era  >  in  carta  caprina  antichiisinia,  in  piede 
<  della  quale  si  vede  ancor  infisio  un  sigillo  di  cera  negra,  tondo  e  mollo 
•  tilevato,  con  l' effigie  o  sia  impronta  di  una  principessa  u. 

G  G.  T.  Terhaneo  inserì  nel  suo  Tabuìarium  Cillo-Lif^iilwum,  voi.  IH 
all' a.  1078,  questo  documento,  secondo  il  testo  del  GiroKIi  (F)  eonfrontito 
con  quello  del  Guicheiion  (E),  e  anche,  ma  per  un  solo  passo,  con  quello  di 
Lodovico  Della  Chieja  (C).  Trascrive  poi  per  intero  le  ■  Icsunioniali  »  della 
evalione  dell'originale  fatta  il  18  ottobre  1677  (P').  Il  Tabuìarium,  come 
li  t  veduto,  conservaci  in  mi.  autografo  nelli  biblioteca  Nazionale  di  Torino. 

H  Pietro  Datt»,  Man.  bht  piitr.,  Chart.  I,  6}7-s8,  n.  jgr,  ripubblica 
il  documento,  secondo  il  testo  A,  che  egli  chiama  b  membrana  antica  ».  Leg- 
gendo *  mariti  ■,  mostra  di  aver  avuto  sott' occhio  il  Guichenon.  In  nota 
(ivi,  p.  6s7)  il  Clbrarlo  si  pronuncia  contro  l'auien lìciti  di  questo  documento. 

Metodo  dì  pubbiiciiione.  Riprodussi  il  falso  originale,  poco  gio- 
vandomi delle  trascrizioni,  te  quali  ad  altro  non  giovano  che  a  chiarire  la  le- 
■ìone  in  pochi  casi  dubbi,  e  a  ricomporre  la  storia  del  documento. 

Regesto.  Cardtti,  Regala  ducum  Sabaudiae,  pp.  67-68,  a,  189,  e  p,  69, 
n.  194.     L'autore  tìtìcae  che  l'ano  ci  sia  giunto  interpolato. 

{  Atioo  ab  incamadone  Domini  millesimo  tricesimo  nono,  indi- 
ctone  •  prima,  epacta  quarta,  .xvii.  kalendas  augusiL    domaa  Ada-     Ad*].ìd< am». 
Icida  comitissa,  fìlia  quondam  Odolrici  [qui  et l'*'  Maginfredi '''J,   Hc'o  lunfredi,  n. 
cum  fillis  suis  Petro  et  Amedeo,  prò  remedio  anime  sue  ac  pa-  y^^  fj}^""  ^*[V^ 
rem utn  suona m  et  virit')  sui  Oddonis,  dedìt  Deo  et  beato  Petro  ™'n,''";  jj' oS! 
apostolorum  principi  d&Novalicio  et  fracribus  Ìbidem  Deo  ser-  j™ ',""5"^^ 
vientibus  mansum  quod  est  in  G-illione'",   quod    colli  Maninus   miBiaTn  cTigi" 
cogno[mijnc '''*  Bninus,  cum  omne  districto  et  propiieiate  tocius 
mansi,  exccpta  tantum  tcrcìa  parte  messium  et  vini,  adque  fructus 
srborum,  quod  abbacie  sancii  lusti  fuit  datum,  absque  distriao. 
coafìrmavit  eciam  aliud  mansum  quod  ibi  prius  habebant,  eodem     cckiO»»  .ii» 

|l|  é  frtitnia  fHJ  attuai  riiiM  A'  Itlléri,  cht  (antan 
il  pthMtr»  Mtrpril»ri  fir  qui  et     Nulla  in  B.     Solami 

mripmaU  ri  Itfgt  Odclnd  Miginfredi  con  unt  ahtrivìatara  in  flutto  aJ  mi  din  po- 
r*b  Odelrìci   Miginfredi,  la  fiial  pan  thi  Ut»  qui   ci-.  (b)  In  A  pan   tbr 

éffa  ma  MfMur  I  .  ma  ^iifiM  lllltra  fu  itpprtlia  1  loililuila  da  g  (e)  JCD  viri 
«FF*  »»l  EH  tanni  BiUfiia  ptrailrt  tvvirlin  tbi  in  .1  la  IiSlHra  di  viri  boi.  i 
thiéra;  ificialmnU  incirU  imo  U  dut  primi  Ittltrt.  La  U\ioni  ivi  no»  r  stitnitilt, 
»  U  Ini—  minti  t  arbitraria.         (d)  A  togao/U/ae     BCDEF  cognominc 

(1)  Giaglìone.aNO.  diSusa.    Per  l'idemiticiiione  del  nome  antico,  cf.  Oi;- 
BAKOI,  Pifn.  Iramf.  p.  $$■ 


M 


,  pkjAi    Lcop?   era 
Dora  Ririria.     Scio  nel  107:  Ertre- 

MerieCo.  Sei  >io.:3iBieKo  Jel  2~  te»- 
bwio  loi;  '?  ;79)  Ie^e«  iConiili- 
I  uce  j.  .:hc  telo  ;oc  mo'iU  e^tu:v»« 
irridili  1  CixerietM- 

dì  Loiui,  o  Le  Sul.  !i  rccioce  cbe  si 
<ìj  Vcr^ios,  grosso  TÌUis£Ìa  niUa 


{4)  La  *"'^*p*<^'*,  ^*^^TTÌ"M>  ànmi- 
ctilo.  c&«  fscfaie  i>I  Ccssioi,  kocr 
cefla  TaJe  icUa  Smla^  e-  ifaoccA 
presso  ScM  ceOa  E>ara  Riparìa. 

(£k  NcCa  eoa  alT  cdiiiaoc  Jd 
Datti  ^t.  saon,  H>  Lcict  CaKjmio 

^CDtìo  co5^  cjumuni  «  ^^>cli  alpigiani 


dal  ciofao  ai  M.IUJ»' 

«  ?re.  ioxc  T^hKooo  le  lor  grtgpe  per 

I  poscoii  ?Lu  (ieia:   .::.i  i.^pi  iomtne, 
-  r  FnE':es  k>  ct'.inuno  chllet  bl 


^ 


I.    ACTA.  177 

omnipotentis  Dei  consequetur  et  possessionem  eius  alter  accipiat, 
nec  sit  qui  misereatur  eredi  eius,  et  .lxx**.  marcas  aurì  obtimi 
persolvat  potestati.  actum  in  civitate  Secusie^  in  castro,  in  cam- 
mera  domne  commitisse,  in  presencia  virorum,  quorum  nomina 
subter  leguntur.  domnus  Hingo  episcopus  Astensis.  Bruno  vi- 
cecomes.  Robaldus  de  Marciano.  Tebaldus  de  Serralonga. 
Borrellus  villicus.  Wilielmus  villi cus  de  Sesana. 
(SI) 

LXXI. 
1043  febbraio  26,  Torino. 

Fonti.  A  Pergamena  originale  nelPArch.  di  Stato  di  Tonno,  Ab' 
ba^^ia  della  Novalesa,  busta  II,  in  carattere  minuscolo,  nel  quale  non  è  per- 
altro molto  scarso  1*  elemento  corsivo.  Le  forme  delle  lettere  sono  sentita- 
mente arcaiche,  cosi  che  nel  complesso  il  carattere  assume  un  aspetto  corsivo, 
che  poi  in  non  piccola  parte  ci  sfugge,  quando  le  lettere  si  esaminino  sepa- 
ratamente. Le  lettere  sono  alquanto  addossate  le  ime  alle  altre.  La  r  è 
prolungata  inferiormente.  L' ultima  asta  a  destra  della  m  e  della  n  è  ripie- 
gata esternamente.  Notevoli  sono  i  nessi  ri,  ci,  xi,  li.  Anche  qui  ricorre 
la  sigla  Q  (corrispondente  a  «  cum  »).  La  a  corsiva  si  incontra  soltanto  in 
«t  actum  »,  dacché  in  questa  parola  la  forma  antica  si  conservò  lunghissima- 
mente  nelle  carte  piemontesi,  così  da  costituirne  veramente  una  caratteristica. 
Richiamano  alle  abitudini  antiche  talune  abbreviazioni  per  sospensione,  come 
«  1^  »  (cioè  «  legitur  »),  «  ip'  »  (cioè  «  ipsius  n),  «  ips,  »  (cioè  «  ipsi  »,  «  ipsis  »), 
«  sup*  »  (cioè  a  supra  »).  Osservo  il  nesso  a  qs  »  (p.  179,  r.  20),  con  un  segno 
di  abbreviazione  sovrapposto,  a  significare  «  qui  supra  ».  La  sillaba  «  et  » 
viene  espressa  dal  nesso  corsivo  &,  e  non  mai  dalla  corrispondente  nota 
tironiana.  La  parola  «  mihi  »  qui  di  solito  è  abbreviata  in  :  m,  ma  in  un 
caso  è  scritta  distesamente  (p.  180,  r.  27),  senza  la  e.  Le  i  non  hanno 
né  punti,  né  virgolette.  Mancano  affatto  i  dittonghi.  Rappresentasi  in  un 
luogo  colla  nota  tironiana  ^  il  verbo  :  «  est  ».  La  pergamena  è  in  più 
luoghi  sciupata,  così  che  la  lettura  non  ne  riesce  sempre  agevole.  La  firma 
ji  Azone  notaio  chiudesi  con  alcune  lettere  corsive  e  con  alcune  note  tiro- 
liane,  che  ripetono  il  nome  e  V  ufHcio  di  lui.  Sapevasi  che  ciò  si  usava  in 
Asti,  a  Pavia,  in  Liguria  (J.  Havet,  La  tachygraphie  italienne  du  x*  siècU  in 
Campus  rtndus  de  YAcad,  des  inscriptions,  a.  1887,  p.  551  sgg.;  C.  Cipolla, 
La  tachygraphie  ligurienne  au  xi*  sihle  in  Mélanges  /.  Havet,  Paris,  1895,  p.  87 
tgg.);  ora  risulta  adunque  che  tale  costume  seguivasi  anche  a  Torino.  La 
lergamena  per  causa  dell*  umidità  è  molto  deperita,  specialmente  nella  sua 

Monumenta  Novalicitnsia,  12 


178  MONUMENTA    N  O  VA  LIC  I  EN  S  I A 

pine  prima,  sopra  lutto  al  margine  destro;  quaktae  lembo  della  pergamene. 

andò  anzi  gierduto. 

Sul  vcTio  e'  è  UB  lungo  regesto  in  carattere  del  secolo  xviii,  che 
forse  servire  per  la  toponomastica.  Non  e'  è  il  solito  regesto  di  mai 
Pietro  de  Allavardo,  dalla  quale  mancanza  sembrerebbe  doversi  conchiudete 
che  il  documento  al  tempo  suo  irovavasì  a  Breme.  Eppure  non  è  cosi,  poiché 
questo  documento  figura  nell'inventario  del  i;03,  come  dicemmo  nelle  Ri^ 
arche  cit.  p  ili,  n.  16.  Del  medesimo  notaio  k  il  documemo  del  16  giu- 
gno  10}2,  che  si  troverà  a  suo  posto  più  innanri. 

[(S.T.)  In  nominje  domini  nostri  lesu  CÌirÌ5tÌ^*>  .dcccccxuii. 

CoMMui™  quarto  kalend;is  marcii,  indinone  undecima,      [coiuutacio    bone 

2  V'  'r™T't\   fi*^*^'  noscitur  esse  contractum]  ut  vicem  emcionis  obtineat  firmi- 

iji™*kd^j2fmió  tatem,  eodemque  nepsu  oblicat  contraentes.      placuìt  [iiacjue  et] 

MliiBlt^.t^gÓ'  bona  [convenir  vobntate]  inter  domniis  Aldradus  abba  mone- 

sterio  sancti  Pctri,  sica   loco   Brcmito,  nec   non   Balduinus  filìos 

quondam  Asberti  [qui  profitebat  se  ex  nacione  sua]  lege  vivere 

Langobardorum,  ut  in  Dei  nomine  dubeam  dare,  sicut  a  presentì     ■ 

dederunt  W  ac  tradiderunt  '*>  vicissim,  silicet  unus  [alteri  in  comu]- 

kii-iAoiicitt  tacìonis  nomine,      in  primis   dedit  ipse   domnus    Aldradus  abba  io 

''  *Ìi™4™Mnn  ^'''^™  Balduinus  in  cosa  comutacionis,  hoc  est  da  pane  suo  mo- 

^^l^lwl  v™t-  H3sterii  [eidem  Balduinjo  '=^  id  sunt  mansos  duos  cum  edìGcitim 

!btw'Frw£iM°  casinanim  super  se  abente,  cum  omnibus  rebus  ad  eos  pertìnen- 

tìbus,  que  sunt  rectis  et  laboratis  per  Rotfredo  fìlio  [quondain] 

Stepbant,  famulo  sancii  Petrì,  quibus  sunt  poxitìs  in  loco  et  fiindo  IJ 

Fraschedo,  prope  loco  qui  dicitur  Novelas  ('),     sunt  ipsqs  macsos 

inter  sediminas  [et  vtne]ast^'  cum  areìs  suarum  et  terris  arabilìs, 

et  gerbis  seu  pratis  adque  silvis,  cum  areis  suarum,  per  meosun 

tusta  iugerras  viginti  et  tres,  et  aliquantis  rebus,  ìdest  sedimen 

cum  casinas  super  se  abente,  cum  cune  et  ono  tnsìmul  tenente.  20 

n  cupo,  un  pn-  ct  pecìa  Una  de  campo,  seu  peda  una  de  prato,  cum  aliquit  campo 

(1)  i  ihu  xpi  (b)  À  -I  cbi  farli  pub  dcrt  laute  -mal  fixals  -n  (e)  ftr  U 
timijiUlajioiu  di  jutila  itfieUn\B,  vifgéji  ti  r.  ig,  p.  iSo.  (d)  L*  Iflhirs  dì  ■^t 
H»n  t  ncvra;  cf,  al  r.  3},  f.  179. 


(1)  Nel  regesto  del  secolo  xvm  si     ■Novalesa.ovesìdicealF 
^ge  a  questo  proposito:  (...i  quali     Ma  non  c'è  motivo  a  fìdarsi  troppo 


i  sopra  le  lini  delia     di  questa  attestazio 


U 


À 


I.    ACTA.  179 

insimuly  que  sunt  iuri  suprascripti  monesterìi  sancti  Petrì,  quibus  to,  eoa  lui  e 
sunt  poxids  in  loco  et  fundo  Maxias<^'),  et  in  territorio  predi-  Jj^^v^*^ 
cto  sedimen,  ubi  resedit  Urso.    coerit  ei  de  una  parte  terra  de 
eredes(*>  quondam  Azoni,  de  alia  parte  rigo  qui  dicitur  Sante- 

5  nella  ^*),  de  terda  parte  via.  iandicu  pecia  de  campo,  coerit  ei 
de  una  parte  terra  Ingizoni  et  ^^  Ado  germanis,  de  alia  parte  terra 
Oddoni  filius  quondam  Adoni,  de  tercia  parte  terra  de  eredes  quon- 
dam Adelberti*  prefata  peda  de  prato,  cum  aliquit  campo,  coerit 
ei  de  una  parte  terra  de  eredes  quondam  Gunterii,  de  alia  parte  terra 

IO  de  eredes  (^)  quondam  Bernardi,  et  de  re[lì]quis(<*>  duabus  partibus 

terra  que  fuit  quondam  eredum(^)  Petri.     iandiao  sedimen  et  / 

pcedicta  pecia  de  campo  et  prefata  pecia  de  prato  cum  aliquit 
campo  insimul  per  mensura  insta  iugerras  tres.  quidem  et  ad 
vicem  recepit  ipse  domnus  Aldradus  abba  a  parte  ipsius  mone-  AUnuiopoiri 

15  Steno  meuoratas  rex,  sicut  lex  abet.     id  sunt  casas,  sedimmas  et  bcniinCudi 
omnibus  rebus  illos  iuris  ipsius  Balduini.    quibus  sunt  poxitis  in  Rip«ru, 
loco  et  fundo  Casellas()>  et  in  eo  territorio,  et  per  ceteris  lods 
que  mihi  pertineunt  iuri  ad  illa  parte  fluvio  Duria  ^^\  cum  mea 
pordone  de  capella  una  in  onore  sancti   leorgii  edificata,  que 

20  milii,  qui  supra  Balduini,  odie  advenit  per  cartulam^^  vindicionis, 
sub  dubla  defensione,  da  parte  Ugo  filius  quondam  Atoni,  et  Va- 
lerada,  filia  quondam  Volmanni,  iugalis.  sunt  suprascriptis  casis, 
sediminas  et  onmibus  rebus  illis,  Inter  sediminas  et  vites  cum 
areis  suanim,  et  terris  arabilis  et  pratis  seu  si[l]vis<s),  in  montibus 

2$  et  planis  et  gerbis  adque  rebus  omnibus,  que  nominatur  Comi-  einCamerietu 
litate^s),  in  ipso  loco  Caselle  et  in  montibus,  usque  ad  cacomìne 
xnondum  et  in  eorum  territoriis  per  mensura  insta  iugerras  qua- 
draginta  et  una,  et  si  amplius  de  meo  iuri  rebus  infra  ipso  loco 
ec  territorio  per  eadem  cartulaO>>  comutacionis  in  predicto  mo- 
ia) A  ered  Aneh$  in  appresso  si  ripeti  la  stessa  abbreviaiione,  (b)  A  aveva  dap-^ 
prima  scritto  de  che  poi  mutò  in  et  (e)  A  ered  (d)  A  requis  (e)  A  erei  (0  A  car 
(g)  il  sìtìs        (h)  A  car. 

(i)  Masio  in  quel  di  Poìrino.   Qpe-  tificazione  anche  il  regcno  del  se- 

81*11111010  villaggio  è  bagnato  dal  tor-  colo  xviii. 

rente  Santena.  (4)  Dora  Riparia. 

(a)  Torrente  Santcna.  (5)  Canicrletto(?).    Cf.   a   p.    176 

())  Casellette.  Conferma  tale  iden-  la  nou  i. 


l8o  MONUMENTA    NO  VALIC  lENSI  A 

nesterio  sancd  Petri  s[it]  in^*)  potestatem  proprietario  iuri.  as 
denique  (^^  iandictas  rex  supra  nominatis  vel  comutatis,  una  cum 
accessìonibus  et  ingressibus,  seu  cum  superìoribus  et  inferioribus 
suiS)  qualiter  supra  mensura  et  coerencias  legitur,  sibi  unus  alteri 
pars  parti  per  as  paginas  comutacionis  nomine  tradiderunt^^)  ia  ^ 
integrum,  £acientes  exinde  a  presenti  die  unusqub  de  quod  rece- 
perunt^^^  tam  ipsi,  quamque  et  subcessores»  vel  eredes  ipsius 
Balduini  proprietario  nomine  quicquid  volueritis,  sine  uni  alterius 
contradicione,  et  sponderunt  (^)  se  ipsi  comutatores,  tam  ipsi, 
quamque  et  subcessores,  vel  eredes  ipsius  Balduini  supradictas  i 
rex,  quas  ab  invicem  comutacionis  nomine  quisquod  ut  supra  tra* 
diderunt  ^^\  in  integrum  omni  tempore  ab  omni  ornine  defensare. 
quidem  et  ut  ordo  legis  ^^^  deposit  ac  previdendam  comutacionis 
accesserunt  ^«>  super  ipsis  rebus  ac  previdendam,  idest  Ubertus  mo- 
nachus  misso  eidem  Aldradus  aba,  ab  eo  directo,  una  simul  cum  i 
bonos  omines  exstimatores,  id  sunt  Aldeprandus  et  Everardus,  seu 
Stephani.  quibus  omnibus  exstimantibus  cumparuit  eorum,  exsd- 
maverunt  ^*\  quod  melioratas  et  ampliatas  (^)  rex  recipere  ipse  do- 
mnus  Aldradus  aba  a  parte  ipsius  monesterio  eidem  Balduini,  quam 
dediset  et  legibus  comutacio  ipsa  fieri  potuiset,  de  quibus  pena  =2 
inter  se  posuerunt^^),  ut  quis  ex  ipsis  et  subcessores,  vel  eredes 
ipsius  Balduini  non  compleverint  omnia  qualiter  supra  legitur, 
vel  si  ab  unumquemque  ornine  quisquod  ut  supra  tradiderunt  ^«^ 
in  integrum,  componat  pars  parti  fidem  servandi  pena  dubiis  ipsis 
omnibus  rebus,  sicut  prò  tempore  fuerit  melioratis,  aut  valuerint,  25 
sub  exstimacione  in  consimilis  locis  et  prò  onore  cui  sapra  doranus 
Aldradus  (^)  aba,  nec  mihi  licead  ullo  tempore  noUe  quod  voluit, 
set  quod  ad  me  semel  factum,  vel  conscrictum  est  sub  iusiuram- 
dum  inviolabiliter  conservare  promitto,  cum  sdpulacione  subnisxa. 
unde  due  cartule  ('^  comutacionis^'')  in  uno  tin[or]e  ^'^  scripta  sunt.  30 
actum  infra  civitate  Torino,  felicitcr. 

Signum  ^  nianu  suprascripti  Balduini,  qui  hac  cartula^™)  co- 
mutacionis fieri  rogavi  et  ei  [relecta  est]  ut^")  supra. 

(a)  A  sin  ;  congetturo  sit  in  (b)  A  deninque  (e)  A  -r  e,  s.  (d)  A  legis 
corr.  da  leges  (e)  A  -r  e,  s.  (f  )  A  ampliatas  corr.  da  ambliatas  (g)  A  -r  e.  s, 
(h)  Da  cui  alla  prima  sillaba  di  Aldradus,  in  rasura,  di  prima  mano,  (i)  A  cu 
(k)  A  comutacionis  corr.  da  comutaciones         (1)  A  line         (m)  A  car         (n)  A  ei  ut 


I.    ACTA.  l8l 

Signum  ^  ^  ^  manuum  suprascrìptorum  Àldeprandi,  et 
Everardi,  seu  Stefani»  qui  supra  ipsas  rex  accesserunt  ('\  et  exsti- 
maverunt^*)  ut  supra. 

Signum  ^  ^  manuum  Rotfredi  et  Vuido,  ambo  lege  vi- 
ventes  romana,  testes, 

Signum  ^  ^  ^  manuum  Rotbaldi,  et  Martini,  seu  Asmarii, 
^estes. 

(S.T.)  Ego  Azo  notarius  sacri  palacii,  scriptor  buius  cartule 
comutacionis,  postradita  compievi  et  dedi.  (Hazo  notarius  sacri 
palacii)  (**). 

LXXII. 
1043  marzo  4,  Gonzole. 

Fonti.     A     Pergamena  originale  nell'Arch.  di   Stato  di  Torino,  Ab* 
ba^ia  delia  Novahsa,  busta  II,  in  elegante  minuscolo,  abbastanza  regolare  così 
nelle  forme  delle  lettere,  come  nella  divisione  delle  parole.    L' influsso  del 
corsivo  non  è  molto  forte.    Tuttavia  si  può  notare  la  r  prolungata  inferior- 
mente, il  nesso  &.    Né  manca  pure  :  C  (corrispondente  a  «  con  »),    Parec- 
chie sono  le  abbreviazioni  per  sospensione,  giusta  l' antico  sistema.     Noto  : 
e  sup'»  (cioè  «  supra  »),  «  ip'»  (cioè  «  ipsius  »),  «  ips,»  (cioè  «  ipsi  »,  «  ipsis  »). 
La  a  corsiva  si  trova  soltanto  nella  parola  «  actum  »,  dove  si  mantenne  con 
molu  tenacia,  siccome  si  è  avvertito  più  volte.     In  un  luogo  (cioè  nella 
frase  «  prò  tempore  »)  avvertii  la  t  corsiva,  cioè  coli'  asta  orizzontale  che 
si  ripiega  ad  arco  verso  sinistra.    Nella  m  e  nella   n  1*  ultima  asta  è  bensì 
piegata  esternamente,  ma  è  qualche  volta  arcuata  così  da  ricordare  lonta- 
namente il  carattere  carolino.    Si  avverta  pure:  «  1^  »  (corrispondente  a  «  le* 
«  gitur»),  «inviolabile»  (cioè  «inviolabiliter»).    Ma  devo  pur  notare  alcune 
abbreviazioni  che  si  fanno  veramente  frequenti  solo  verso  il  secolo  xi,  come  : 
b^  (cioè  «  bus  »),  q^  (cioè  «  que  »,  anche  come  pronome  relativo).    Al  mede* 
Simo  tempo  può  attribuirsi  il  nesso  «  or  »,  che  ricorre  più  volte.    Di  solito  è 
usata  la  semplice  e  in  luogo  del  dittingo  ae,  ma  talvolta  adoperossi  invece 
il  dittongo  nella  forma  se;  veggasi  il  nome  proprio:  «  iEldradus  »,  a  p.  183, 
r.   16.    Quanto  all'ortografia,  la  parola  t  commutacio  »  ricorre  a  tutte  let- 
tere una  sol  volta,  p.  182,  r.  4;  negli  altri  casi  è  abbreviata,  e  non  si  può 
sapere  se  il  notaio  volesse  scrivere  «  comm-  »  o  «  conm-  »;  preferii  «  comm-  » 

• 

(a)  A  -r  e.  s,        (b)  Il  nomt  è  in  Utitrt  corsive,  il  resto  in  note  UronUme, 


l62 


MONUMENTA    NO V ALICIENSI A 


in  visu  dell'esempio  testé  recato.  In  alcupi  luoghi  (p.e.p.  183»  rr.  a«3)  si 
ha  semplicemente:  «  comis  ».  Al  r.  18  di  p.  184  si  ha  distesamente:  «  con* 
«  paruit  9. 

Sul  verso,  in  carattere  del  xiii  secolo,  si  legge:  «Carta  de  Alpignano». 
Manca  il  regesto  di  Pietro  de  Allavardo.  Sembra  adunque  che  questo  docu- 
mento non  si  trovasse  nel  1 502  nell*  archìvio  della  Novalesa,  tanto  fnù  che 
negli  inventari  del  1502  e  del  1512  non  si  legge  descritto;  c£  Riunèé  dt 
p.  121. 

(S.  T.)    In  nomine  domini  Dei  et  salvatorìs   nostri   lesa 

Chrìsti  (^>,  secundo  Enricus  gratia  Dei  rez»  anno  regni  eius  Deo 

propicio  hic  in  Italia  quarto,  quarto  die  mensis  marcii,  indidone 

comarausioae  Undecima,     commutacio  bone  fide!  noscitur  esse  contractum,  ut 

fri  Aldrado  abbate  .       ,  ,    ,  /•        • 

del  monemro  di  vlcem  cmpciouis  ootuieat  nnnitatemy  eodemque  nexu  oblicant 

6Sto**J*  iSgu^  contraentes.    placuit  itaque  et  bona   convenit  voluntatem  inter 

SlTo^SS^UMni*  domnus  Aldradus  abbas  monasterio  sancte  Bremitensis  ecclesie, 

JSbirdeI*fK  IS-  nec  non  et  M[a]ri[a]  C^)  conius  Benedicti  et  filia  quondam  Adalberti, 

•ce   col   consenso  •  /*     i  •  i  •  r  i.       j 

del  merito  e  nran-  qui  profitebat  se  ex  nacioue  sua  lege  vivere   Langobardorum, 

doeldo  suo,  e  te-    .  .  ,  i       i  i  •  •  i 

noredeicepitoiere  ipso  namquc  lugalc  et  muudoaldo  suo  ei  consenciente  et  subter 

imperi«le«  e  colle  *  o 

notisu  dei  suoi  coiifirmante,  et  insta  capitulare  fVuidonis  imlperatoris  (**>  ('>,  in 

perenti  più   pros-  '  *  •■  ••*  ^  '  ^ 

•*"*»  qua  inter  ceteris  continere   vidctur,  ut  sicut  mulier  cum  viro 

suo  abet  potestatem  res  suas  venundandum  ita  et  comutandum, 
ideoque  ipsa  Maria,  una  cum  noticia  de  propinquioribus  paren- 

cioè  di  suo  figlio  tibus  suis,  id  sunt  lusto  filio  suo,  que  illa  abet  de  anterior  vir  ^J 

Giusto,    che    essa  ,  ,  .  ... 

ebbe  dal  suo  ante-  suus,  ct   AMegrauso,   scu  Uismuncio  germanis  consopnnis   suis, 

riore  marito,  di  Al-     ^  .i.r'r*  ir*  r        • 

degrauso  e  Gis-  Jn  corum  prcsencia,  vel  testium  linfrascriptoruml  fecit  professio- 

mondosuoicueini.  '  l  i  j  i 


nem,  quod  nulla  se  sustinebat  violenciam  de  quempiem  ominem, 
nec  ab   ipso   iugale   et  mundoaldo  suo,  nisi  sua  bona   et  spon- 


(e)  A  Ihu  xpi         (b)  Per  causa  di  umidità^  le  lettere  qui  sostituite  sono   in  A  il- 
leggibili. 


(i)  Nelle  leggi  di  Rotari  (legge  204, 
in  Mon.  Germ.  hist.,  Lcgcs,  IV,  50) 
e  di  Liutprando  (legge  22,  ibid.  IV, 
1 17-18)  si  ingiunge  alla  donna,  quando 
vuole  far  contratti,  di  chiedere  il 
consenso  del  mundualdo.  duesto  è 
noto,  e  lo  avvertono  il  Muratori, 
Antiq.  hai.  II,  113  e  il  Fertile,  Sto- 
ria del  diritto  italiano,  III,  2*  ed.  (To- 


rino, 1894),  pp.  23-29,  ma  né  T  uno 
né  l'altro  autore  mi  suggerirono  il 
nome  dell'imperatore  cui  qui  può  al- 
ludere il  documento.  Il  prof.  Fede- 
rico Patetta  mi  propose  U  lezione  ac- 
cettata nel  testo,  additandomi  la  legge 
di  Guido  imperatore  {Mon.  Germ.  hist., 
Lói^es,  IV,  567),  che  confermò  le  di- 
sposizioni di  re  Rotari. 


pcitt  di 
terra  in  AÌ|>igiiano 
ed  UDA  in  «  Dot* 
«doae». 


I.    ACTA,  183 

tanca  volantate,  ut  in  Dei  nomine  debeant  dare»  sicut  et  a  pre- 
senti  dedernnt  C*)  ac  tradiderunt  <*>  vicissim  unus  alteri»  in  commu- 
tacionis^)  nomine,    in  primis  dedit  ipse  domnus  Aldradus  abbas     Akir«dodà«Mii 

f  *  ria   nna   ncua  d 

da  parte  suo  monasterio  eadem  Maria  in  causa  commutadonis,  hoc 
\  est  pecia  una  de  vites,  cum  area  sua»  cum  aliquit  de  sediminé 
simul  tenente,  et  peda  pna  de  campo  iuris  ipsius  monasterio»  qui 
sunt  positas  in  locas  et  fundas  Alpiniani  et  in  Dorcione.  pre* 
dieta  peda  de  vites  cum  aliquit  de  sediminé  cum  area  sua  simul 
tenente  iacet  in  iamdicto  loco  Alpiniani»  est  per  mensura  insta 

>  tabulas  centum  et  quinque»  coerit  ei  de  una  parte  terra  Aldeverga» 
de  alia  parte  terra  Amalberti  et  Martini,  de  tercia  parte  terra 
Remedi»  de  quarta  parte  via.  iamdicta  pecia  de  campo  iacet  in 
prefato  loco  Dordone»  est  per  mensura  insta  tabulas  treginta» 
coerit  ei  de  una  parte  terra  ipsius  monasterio»  de  alia  parte  terra 

ì  hem  Benedicti»  de  tercia  parte  currit  via.  quidem  et  ad  vicem 
rccepit  ipse  domnus  yEldradus  abbas  a  parte  suo  monasterio  ab 
eadem  Maria,  similique  in  causa  commutadonis,  meliorata  res»  e  n«  ru^  alcun* 

terre  in  Canerlet* 

sicut  lex  iubet»  hoc  est  peda  (^) similiter  una  de  vites,  cum  area  to, ordalia do- 
sua»  et  pecia  una  de  campo  simul  tenente»  sive  ^^^  et  peda  una 

>  de  busco  (*>  cum  area  sua  iuris  suprascripta  Maria»  quibus  sunt 
positas  in  loco  et  fundo  Campo  qui  dicitur  Merleto  <0.  predicta 
pecia  de  vites  cum  area  sua  et  iamdicta  pecia  de  campo  simul 
tenente»  est  per  mensura  iusta  tabulas  centum»  coerit  ei  de  una 
parte  terra  Helliarda  femina»  de  alia  parte  terra  Sancti  Micaelli» 

S  de  terda  parte  terra  Pedreverti»  de  quarta  parte  fluvio  Duria. 
iam  nominata  pecia  de  busco»  similique  cum  area  sua  simul  tenente» 
est  tabulas  centum  octuaginta.  coerit  éi  de  una  parte  predicto 
fluvio  Duria»  de  ah*a  parte  terra  ipsius  monasterio»  de  tercia  parte 
terra  «  •  «  ^^\  vel  si  in  eas  alie  sunt  in  is  omnibus  coerentes. 

0  as  denique  suprascriptas  pecias  de  vites  et  busco  cum  areis  sua- 


(ft)  In  A  '■^  pub  font  Itggtrsi  tornio  -runt  quanto  -re  (b)  A  comis  (e)  Stgue 
m«  »  puroU  cancéìlatu.  (d)  Porolm  aggiunta  di  prima  mano  nolV  intorUnea,  (e)  A 
1»;^  Ì9vo  U  dllaha  co  fu  aggiunta  di  prima  Mano  nolV  iniorUnoa,  {()  Lacuna 
im  A. 


(i)  Camerletto,  sulla  sinistra  della  Dora  Riparia. 


l84  MONUMENTA    N  O  V  AL  IC  lEN  S  I A 

rum,  seu  et  tamclìctas  pedas  duas  de  camporas  supn  nomìnatas, 
una  cum  accessionibus  et  ingressibus  earum,  scu  cuai  superìo- 
ribus  et  inferioribus  suis,  qualiter  supra  mensura  et  coerencias 
legirur**',  in  integrum,  sibi  unus  alteri  in  commuiacionis  nomine 
dedenintf^' ac  tradiderunt""',  facientes  exinde  a  presenti  die  unus-  f 
quisque  pars,  sicuc  ab  invicem  tradìderunt  '^''\  tam  ipsi,  quamque 
successores,  vel  eredes  eorum  legaliter  <'>,  iure  proprietarie  no- 
mine quicquid  voluerint,  lul  previderint,  sinc  omni  uni  t*'  alterius 
con  tradì  clone,  el  sponderunt  <*'  se  ipsi  commutatores  pars  altera,  um 
semetipsì,  quamque  successores,  vel  eredes  eorura  suprascrìptìs  rebus  'O 
omnibus,  sicut  pars  parp  in  commutacionis  nomine  tradìderunt  <"', 
ab  ornai  ornine  defensare,  quidem  et  ut  ordo  legis  depossit  et  ad 
hanc  prL'videndam  commutacioneai  accesserunt''^  super  ìpsis  rebus 
ad  previdendum.  id  est  lohannes  sacerdos  et  monechus  de  or- 
dine ipsìus  raonasterio  et  missus  domnus  Aldradus  abbas,  una  15 
cutn  bonos  omìnes  esstimaiores,  id  sunt  suprascriptorum  Alde- 
grausus  et  Gismundus  germani,  seu  itera  Benedictus,  quìbus 
oainibus  exstimantìbus  conparuit  eorum  et  exstiniaverunit''  quod 
meliorata  res  suscepisse  ipse  domnus  Aldradus  abbas  a  parte 
iamdicto  monasterio  ah  eadem  Maria,  quam  dcdisset,  ex  legibus  20 
hanc  commutacio  fieri  potuisset.  de  quiSus  et  pena  inter  se  po- 
suerunt  (*',  ut  si  quis  de  ìpsis,  vel  successores,  auc  eredes  eoruoi 
hanc  commutacio  removere  quesìerint  et  non  r[e]manserìat  (■'>  in 
ea  omnia  qualiter  supra  legitur,  vel  si  ab  unumquemquem  omi- 
nem  quisquid  dederìnt  ab  [. . . .]  non  defensaverint,  conponat  25 
illa  pars  qui  minime  defensaverit  <>>  ad  aliam  pena  dublu[m 
earum]  re[rum,  que  non]  defensarit,  sicut  prò  tempore  fuerint 
melioratas,  aut  valuerint,  sub  exsitmacione  in  consÌm[Ì]le$  ^> 
locas  et  prò  onore  eidem  domnus  Aldradus  abbas.  nec  «i  licead 
olio  tempore  nolle  quod  volui,  nec  quod  ab  eo  semel  factum  vel  ì° 
conscriptum  est,  sub  tusiurandum  inviolabiliter  conserrare  pro- 


{■)  A  It  ibi  feri0  si  fiài  MtrpTiUrt  ambi  fir  icguDtar  (b)  InA  -r  ^  Ufftrii 
e.  t.  (e)  A  Ifcpliler;  l'aiiMiiiiM»  velrva  sigmficari  legitgT,  ma  afptma  itrìlU  U  1 
cai  ugna  it  akirtviatfont,  ri  aieoru  lUll' trrori.  (d)  A  ani  csrr.  da  niu  (e)  /a 
A  -I  pub  Uffrà  t.  u  (f)  A  t////muucriat  (g)  /h  A  la  tìllaia  ve  è  agfùmU 
tmtirliiuarmantt,        (b)  A  eoiulm////Ici 


n 


I.    ACTA.  185 

ini[ttit]  ^•>,  cum  stipulacione  subnixa.  unde  due  cartule  C*»>  com- 
mutacionis  uno  tinore  scripte  sunt. 

Actum  in  vico  Guncione  ('\  feliciter. 

Signum  ^  manu  suprascripta  Maria,  qui  hanc  cartulam  ^^^ 
5  commutacionis  fieri  rogavi  et  eaque  relecta  est. 

Signum  ^  manu  suprascripti  Benedica^  qui  eadem  Maria 
conius  sua  ab  omni  consensi,  ut  supra. 

Signum  ^  ^  ^  manibus  suprascriptorum  Vestoni,  et  AI- 
degrausi,  seu  Gismundi,  qui  eadem  genetrix  et  soprina  suorum 
>  ab  omni  interragaverunt  ('^>,  ut  supra. 

Signum  ^  ^  ^  manibus  suprascriptorum  Aldegrausi  et 
Gismundi  germanorum,  seu  item  Benedicti,  qui  super  ipsas  res 
accesserunt  ^^^  et  exstimaverunt  ^^\  ut  supra. 

Signum  ^  ^  ^  manibus  Vuillelmi,  et  Gorammi,  seu  Mar- 
r   tini,  lege  viventes  romana,  testes. 

Signum  ^  ^  manibus  Everardi,  et  lohanni,  testes. 

(S.  T.)  Ego  Teoderlcus  notarius  sacri  palacii  scriptor  uius 
cartule  ^**^  commutacionis  post  tradita  compievi  et  dedi. 


LXXIII. 
1044  marzo  3,  Casellette. 

Fonti.  A  Pergamena  originale  nell'Arch.  di  Stato  di  Torino,  Ah- 
ba:^a  della  Novalua,  busta  II,  di  forma  oblunga  ed  irregolare.  È  abbastanza 
bene  conservata,  fatta  eccezione  per  alcune  macchie  causate  dalla  umidità. 
È  scrìtta  in  carattere  minuscolo,  di  forma  tendente  al  quadrato,  piuttosto 
che  al  rotondo.  L' influsso  del  corsivo  è  quasi  nullo  oramai,  a  meno  che 
non  si  voglia  insistere,  p.  e.,  sulla  a  in  nesso  con  e,  al  principio  di  «  actum  » 
(p.  187,  r.  28).  Ma  ormai,  in  quel  luogo,  la  a  corsiva  non  è  quasi  più 
che  un  vezzo  di  scrittura.  Si  può  anche  notare  T  abbreviazione  «fil^  »,  e  il 
nesso  C  significante  la  sillaba  ci.  La  r  ben  di  rado  si  prolunga,  e  pur  di  poco, 
inferiormente.    La  m  e  la  n  prolungano  a  destra  l'apice  dell'ultima  asta.    Com- 

(t)  A  promi//////        (b)  A  car        (e)  In  A  -r  e,  s,         (d)  A  cur 

(0  Gonzole,  nel  mandamento  di  Orbassano. 

Monumenta  Novalicemia,  12* 


L  «  wmm  mi.  i 


laa. 


Dea  impida  :c  in  Ccniz  miinn.  "erra  iù  se 

Vocine  iuociec:"ai3.      ubi  3ir:T.artii5  ir^ssasr  ' 
'  TebakC,  ego  Gcr!iLin2  itroiin:!.  tÌì:!  lacnkina  Jiià^r^,  a  .lanug 
;  Vuilieiinf,  4111  pnoKSi  finn,  ii  xitzom:  ansi  -c^ni  tìtctc  La»- 

cmsenciente    ec  iubter     i»ifir  lunn»,  ^ic   a  jmsiziinipie  <ie  Le^ 

46  iccennc,  et  ani  se  pirts    inr^—Ki"  mr^  :sc  ^tit  :npittEQr  concrz 

!«^e,  et  qci  ambe  {tane  70umur:e   fi^-^mf  à  ^  cakm   *    C2r- 

bilam  "■  ^oifTpiesk  '>-   calpabuem   ara  in^ewcir  esse,  preseos 

;  pr«Kr)Qbu4  dixi.     ^ocoito  et  spociieo  me  ego  qci  sopn  Ger- 


Igl  f»  J  tetif  t 


U  ^    CMM  <    BM    ■ 


I.    ACTA.  187 

mana  femina  meique  eredibus  adversus  te  qui  supra  Bernardi  ««j»  po«*  *»  Ca- 
presbiteri  (•),  aut  cui  tu  dederis,  nominative  pecia  una  de  vites, 
cum  area  sua,  cum  aliquit  de  campo  simul  tenente,  iuris  tui, 
posita  in  loco  et  fundo  Casellas.  et  est  pecia  ipsa,  cum  area 
sua,  cum  iamdicto  aliquit  de  campo  simul  tenente,  per  mensura 
iusta  tabulas  treginta  novem.  coerit  ei  de  duabus  partibus  terra 
suprascripti  Vuilielmi,  de  tercia  parte  terra  sancti  Petri,  de  quarta 
parte  via,  vel  si  in  ea  alie  sunt  coerentes.  dicendum  quod  nobis 
exinde  aliquit  pertinere  debebat,  set  omni  tempore  taciti  et  con- 
tenti permaneamus.  quod  si  amodo  aliquando  tempore  ego  qui 
supra  Germana  femina,  una  cum  meos  eredes,  adversus  te  cui 
supra  Bernardi  presbiteri  <>\  aut  cui  tu  dederis,  agere,  aut  causare, 
aut  per  placitum  fatigare,  vel  remittere  presuraserimus  per  nos, 
aut  per  nostras  sumitantes  personas  et  taciti  exinde  omni  tem- 
pore non  permanserimus  ^%  vel  si  aparuerit  uUum  datum,  aut 
factum,  vel  colibet  scriptum,  quod  nos  exinde  in  aliam  partem 
fecisemus,  et  claruerit,  tunc  componamus  nos  ego  qui  supra 
Germana  femina,  una  cum  meos  eredes,  tibi  cui  supra  Bernardi 
presbiteri,  aut  cui  tu  dederis,  suprascripta  pecia  de  vites,  cum  area 
sua,  cum  predicto  ^^^^  aliquit  de  campo  simul  tenente,  in  dublum, 
sicut  prò  tempore  fuerit  meliqrata,  aut  valuerit,  sub  estimacione 
in  consimile  loco,  insuper  pena  argentum  denarios  bonos  solidos 
viginti  ^*\  quidem  et  ad  anc  confirmandam  promisionis  cartu- 
lam  ^^^  accepi  ego  qui  supra  Germana  femina  a  te  iamdicti  Ber- 
nardi (8)  presbiteri  (^),  per  misso  tuo  Constantino  exinde  laune- 
chilit  panno,  ut  ec  mea  promisio,  sicut  supra  legitur,  omni  tempore 
firma  et  stabilis  permaneat  adque  persistat  (^\ 
Actum  in  suprascripto  loco  Casellas,  feliciter. 

Signum  ^  manu  suprascripta  Germana  femina,  qui  anc  car- 
tulam  (^>  promisionis  fieri  rogavi  et  suprascripto  launechilt  accepi, 
ut  supra. 

_  -  >  _ 

(a)  A  pbri  (b)  A  pbri  (e)  A  nonpermar  manserìm  (d)  A  pdicto,  ma  i 
molto  probabile  che  se  il  notaio  avesse  scritta  questa  parola  per  intero  non  avrebbe  fatto 
uso  del  dittongo.  (e)  A  vigente^  corretto  di  prima  mano  in  viginti  (f)  A  car 

(g)  Pare  che  V iniziale  fosse  stata  dapprima  una  p,  la  cui  muta:iione  in  b  i  in  ogni  caso 
di  prima  mano,        (h)  A  pbri         (i)  A  pstat        (k)  A  car 


pv 

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Iti  va  m  3M 


J 


I.    ACTA.  189 

«  pani  sancii  petri  ».  È  questa  una  frase  che  non  si  distacca  molto  dalla  pa- 
rola che  dobbiamo  sostituire.  Si  pensi  infatti  che  «  potè  »  è  quasi  tutt'  uno 
con  e  parti  9,  che  «  sta  »  corrisponde  quasi  a  «  sci  »,  dacché  la  e  e  la  t  nel 
minuscolo  sono  lettere, a  dir  così,  identiche,  e  che  ti  è  tutt' uno  con  tri,  se 
le  lettere  ri  per  poco  vengono  rappresentate  dal  solito  nesso.  L'omissione 
dì  pe  corrisponde  ad  altre  omissioni  consimili. 

Un'altra  obbiezione  contro  il  nostro  documento  si  può  ricavare  dal  ri- 
cordo di  Giuseppe  abbate  Novaliciense.  Giusta  la  serie  degli  abbati  fornitaci 
dal  Cbronicon  (lib.  iv,  fragm.  1 1),  secondo  la  trascrizione  di  F.  Pingon,  visse 
l'ultimo  abate  di  questo  nome  sul  cadere  del  secolo  x  e  precedette  imme- 
diatamente Gezone.  Ma  la  trascrizione  di  G.  Baldesano  (ivi,  fragm.  12)  al 
nome  di  Giuseppe  sostituisce  giustamente  quello  di  Giovanni  E  all'  epoca 
del  nostro  documento  ricordansi  invece  gli  abbati  Aldrado  e  Oddone.  Aidrado 
tenne  per  dieci  anni  1'  abbazia,  e  la  sua  morte  non  è  posteriore  al  1045,  siccome 
i  documenti  provano.  Nel  1048  era  già  abbate  Oddone  (0.  Dovremo  quindi 
-  cosa  non  impossibile  -  supporre  V  esistenza  di  un  abbate  Giuseppe,  inter- 
posto tra  Aldrado  e  Oddone  e  ignoto  al  cronista  ?  La  soluzione  più  spiccia 
consisterebbe  nel  rifiutare  addirittura  il  documento,  ma  a  questo  non  mi 
sento  autorizzato,  mentre  le  ragioni  diplomatiche  in  esso  sono  conservate, 
mentre  chi  scrisse  l'atto  non  ebbe  l'intenzione  d'ingannarci  con  un  falso 
originale.  Infatti,  come  già  avvertii,  qui  non  abbiamo  un  falso  originale, 
che  dimostri  1*  intenzione  d' ingannare  il  Jettore  ;  il  nostro  documento  è  pu- 
ramente copia.  E  in  una  copia  può  anche  essere  corso  un  errore  rispetto 
al  nome  dell'  abbate. 

Concludendo  :  credo  che  noi  abbiamo  sott'  occhio  una  copia,  fatta  da 
mano  imperita,  di  un  documento  presumibilmente  autentico,  nella  quale  i 
singoli  particolari  possono  venir  sottoposti  a  discussione,  senza  che  l'insieme 
del  documento  cessi  d'essere  autentico. 

Diffìcile  è  la  datazione  di  questo  documento.  Siccome  questa  quistione 
si  lega  ad  una  quistione  di  lettura,  possiamo  dime  qui  quel  poco  che  fa  al 
caso.  L' anno  v  di  Enrico  II  (III)  imperatore,  calcolato  dalla  morte  di 
Corrado  II,  e  la  indizione  xn  indicano  V  anno  1044  «  a  nativitate  »,  né  può 
accordarsi  col  1042,  segnato  in  calce  al  nostro  documento,  anche  se  voles- 
simo supporre  che  gli  anni  cristiani  fossero  «  ab  incamatione  »,  e  il  calcolo 
venisse  fatto  posticipando  l' èra  di  nove  mesi.  Preferisco  mutare  l' anno, 
aggiungendo  ad  esso  due  unità. 

Sul  verso  leggesi  un  brevissimo  regesto  di  mano  del  secolo  xiv,  del  se- 
guente tenore:  «  hec  est  carta  uoc/////do  ».  Manca  il  regesto  di  Pietro  de  Al- 
lavardo,  né  il  documento  viene  menzionato  negli  inventari  del  1502  e  del  15 12 
(cf.  Ricerche  cit.  p.  121). 

(i)  Per  questi  dati  cronologi  cf.  Ri-     abbati  che  si  darà  prima  del  testo 
cirche  cit.  p.  152,  e  la  Serie  degli     del  Chronicon, 


e     S.  GuiCRENON  pubblicò  il  nostro  documento,  dall'  archìvio  del  mo- 
nastero, nella  Bibhoth.  Sibnsiana,  Lugduni.  |6Ó6,  pp.  lóS-ya    Donde:  HisL 
gin/al.  voi.  V,  Preuves,   Bibliolb.  Sibus.  p,  53    (con  numerazione  »  parte),     ' 
Dalla  Biblioth.  Sebai.  dipende    G.  T.  Terraneo,   Tahularium  CtHi^Ugusti- 
runi,  HI,  a.  1042.    Indipendente  dal  Guicheoon  È  il  Rocuex,  La  gjotn  &c    { 
iib.  Ili,  pp.  52-Ì4.  J 

D    Pietro  Datta,  Moa.  hist.  paW.,  Cbart.  I,  ;49-;o,  a.  jii,  diede  questa 
diploma,  come  tolto  «  diiIl' originale»,  e  lo  attribuì  al  io  mario  io.};.  j 

In  nomine  Dei  et  salvatoris  nostri  lesu   Christi  (''.     Heoricus     * 

X  Dei  gratta  inperator  Ronianorum  secundo,  anno  regni  eìus  Deo 

propicio  quinto,  [dejximo  '"■'  die  mcnsis  marcii,  inJicdo  .xii.     mo- 

nasterio  sanai  Petri,  quod  est  constructum  in  Novalis  loco,     ego 

:   Aimo'''  elericus,  filius  cuiusdam  Uguonis  ('\  qui  professus  sum  ^ 

ex  nacione  mea  lege  vivere  romana,  iussione  et  assenso  *'''  pa-    , 

rentum  meorum,  offero  et  dono  ipsi  monasrerio,  mercedcm  pro- 

missam  consequi  condens  <'',  qua  dicitur:  quisquis  [sanctisj^ac    ■ 

venerabiiibus  locis  de  suis  aliquit  contulerit  [rebus],  insta  actoris 

vocem  centuplum  acdpiet  et  viiam  eternato  possidebit,  prò  mer-  |j 

cede  anime  mee  et  parentum  meorum,  nominative  ecclesiain  sancii 

Martini  de  Vorìglanno  ^'\  et  aliam  capellam,  que  super  hunc  locum 

posila  est,  cum  his  omnibus  ibi  posttìs,  que  mei  sunt  iurìs.    et 

M?°j*t  ^^a  insimul  dono  Villare  quod  dicitur  Azone  '»',  et  cum  omnibus  ad 

ta^'vìi].^,''^  ipsum  pertinentibus  W,  etduosmansos  in  locoqui  vocatur  PoiaW.  1 

i'slTw^-,^  iterum  alium  mansumcum[suisJP'>pertinenciis,  qui  iacetin  Vìlare 


D  di  s.  fu 

I  Naviliu 
H  ili    S.  Uti- 

,.'i,a 


(aj  B  iha  api  (b)  B  quiatoximo  |c)  B  Aimo)  Qattta  è  la  prima  ì  t*lU  vir- 
gelttla.  (i)  In  B  itava  farsi  icrillB  dapprima  cotattaa  ,  pai  la  lillaia  <on  fr  ni» 
tal»  in  u  (e)  Protaiilmtnti  iovraiii  Itggirt  cupieiu  (f)  Supplii  qmita  fBrtU 
ritbinla  dtt  unto.  (g)  B  pertinentib  bui,  la  parala  tinnii»  Hslritiiila  in  in*  limai, 
alla  prima  dalli  fsali  ipitta  il  trana  peitineotib       (b)  Supplii  e.  i. 


(1)  Secondo  L.  Menabrea  (Originei 
ftodaUs  io  Mem.  d.  Aecad.  dtlU  scUnit 
di  Torino,  2*  ser.,  voi.  XXIII,  Scieiue 
morali,  p.  ti8)  Aimone,  chierico,  fi- 
glio di  Ugo,  sarebbe  da  identificarsi 
coll'omonimo  del  dot.  n.  i-xviii  del 
6  novembre  iO)6. 

(3)  Vogians,  a  »ud  del  lago  di  Bour- 
gei,  ha  la  chiesa  dedicala  a  san  Mar- 


tino; cr.  Casalis,  Dinoti.  XXVI,  {04. 
L' identificazione  fu  gii  proposu  dal 

Guichenon. 

(0  VilUrasson  è  una  frazione  dì 
Queige,  presso  il  fiume  Doron,  nella 
villa  di  Beaufort,  ì  NE.  dì  Albert- 
ville,  nell'alta  Savoia. 

(4)  Poyjt,  frazione  di  Queige;  ef. 
nota  precedente. 


A 


I.    ACTA.  191 


quod  RicheriumCOvocatur.  et  medietatem  de  silva,  que  nominatur  ^•^^^••^ 
Savargia<*>,  cum  omnibus  que  inde  provenerint,  sive  de  pascuis,  3j^f£i,uiS!Ji 
sivc  de  omnibus  aliis  serviciis.  insuper  dono  medietatem  tocius  l^m^^ÙwA^i 
terre,  sive  silvarum,  que  extenditur  a  lacu  usque  ad  agerem,  ubi  te*cbrt°oTrAtu"à 
'  terminatur  Savargia,  et  a  flumine  Lesie  ('>,  et  medietatem  pisca-  ^^  "' 
donis  ipsius  fluminis  usque  ad  superficiem  montis,  qui  est  supra 
Voglannum.    mensura  terre  uiusmodi  est,  tunc  de  vineis  et  terris      n    complesso 

delle  cose  doiuitc 

arabilibus  et  pratis  quingenta  et  .xxiiii.  iugera,  suis  locis  dispo-   somma  «  dnque. 

,         ,  ,      ,  ,  cento  Tentiqoattro 

sitas.     de  ^*>  ierbis  et  silvis  sexcenta  iugera.    et  si  amplius  de   ^^^^  «*»  "'^  ▼*- 

"  *  ute,terrc«rattw  e 

>    meo  iure  infra  scriptos  terminos  inventum  fuerit,  sive  fuerint,   r****.**JI2S?*** 

f^  '  '     iDffen  m  gerbtdie 

divisa  vel  indivisa,  sive  eulta  vel  inculta,  ripas,  ruinas,  seu  pa-  nmJi^ìu^'- 
ludes  et  usus  aquarum  et  ductus  earum,  nichil  excepto,  dono  et  émi^o'^^u^ 
offero.  et  medietatem  piscacionis  omnium  (^)  aquarum,  que  in  Ixm*^^  *  ^^ 
lacum  egrediuntur,  et  propriam  piscacionem  in  ipso  lacu  ex  bis 

i  investituram  facio,  vasanem  (^^  terre  et  ramum  arboris  et  meipsum 
prò  monacho  ^**^  predicto  Novalicis  monasterio  tradens.  si  quis 
super  bis  ex  eredibus  successorum  nostrorum  («^  vel  aliorum  mo- 
lestiam  intulerit,  quod  absit,  et  infringere  temptaverit,  omnipo- 
tentis  Dei  maledictionem  (^  consequatur,  et  filii  eius  fiant  orfani, 

o  nec  sit  qui  misereatur  illis,  et  ereditatem  ipsius  alter  accipiat  («;). 
insuper,  penam  hanc  ^^  sustineat  centum  uncias  auri,  et  trecentas 
marcas  argenti  parti  sancti  Petri  ^^>  persolvat,  qui  maledictionem  pre- 
dictam  consequatur,  nisi  condignam  vincdictam  <^^  ex  eo  sumserit. 
hanc  cartam  offersionis,  in  presencia  donni  ^^^  Anselmi  epischopi 

5  Gracianopolitani  bone  memorie,  laudavit  et  confirmavit  donnus  0) 
Vifaredus  de  Canbariaco  (^>,  cum  uxore  sua  et  filiis  suis,  et  donnus  (*> 

(ft)  B  de  m  rasura,  ma  di  prima  mano,  (b)  B  ominium  (e)  In  B  la  ^w  e  di 
prima  mano,  ma  forst  in  rasura.  C  Tasonem  (d)  Lg  ultime  lettere  sono  in  B  rical- 
tati  di  prima  mano,  (e)  B  nxoi^,  stn\a  la  lineetta  d'  abbreviazione,  (()  In  B  le 
lattare  ledi  sono  in  rasura.  (g)  B  actipiat  (h)  B  hanc  (i)  parti  sancti  Petri]  B  pò- 
testati  Cf,  pp.  188-89,  0^)  InBla  à  proviene  da  correzione  di  prima  mano.  (1)  B 
sarhe  quasta  parola  integralmente,  senia  abbreviazione  alcuna. 

(i)  Villaret,  frazione  di  Queige;  ci  lebre  tuttora  per  i  pesci  che  se  ne  trag- 

oota  3  a  p.  190.  gono  (cf.  Casal»,  Dixion.  II,  573). 

(2)  Forse:  Savières.  Presso  al  lago  sorge  la  celebre  ab- 

(3)  Leisse,  Laisse,  TAisse,  fiume-  bazia  di  Altacomba,  colle  tombe  degli 
torrente,  che  passa  presso  Chambèry.  antichi  princìpi  di  Savoia. 

Mette  capo  nel  lago  di  Bourget,  ce-        (4)  Chambèry. 


Berlio,  cara  iUiis  sois,  et  donnus  <^  Ludovicus,  et  doonos  <*>  Vi- 

fredus^^'  de  Vìrizco  "'.  Boso.  anno  ab  tocamadone  domini 
nostri  Ie$u  Chrìsii  O  mìlleiimo  cadngesimo  .11(11}.  (*\  aouni 
infra  castraci  qui  Carboneria  '>*  dicitar,  danim  per  nunus  donni  '*' 
losep  abbatis  Novalicicnsis. 


LXXV. 

1048  aprile  19,  Ulnta. 

Forni.  A  All'archivio  JeirW>tii^'ad<IIi] -Vi^t'ul^ia  (busta II.  Arcb.4i Staio 
di  TOfiuo)  appartiene  un  bellissimo  e  conservatissimo  otigtnate  di  questo  di- 
ploma, E  scticio  in  catateere  minuscolo  molto  regolare  ed  elegante;  k  r  t 
prolungala  infetiomcnte ;  i  prolungamenti  superiori  della  s  e  della  f  sono 
vanamente  annodati,  ed  annodalo  è  l'apice  della  e  quando  questa  lettera  ha 
un  prolunga  mento  supcriore,  che  quindi  piega  a  destra,  per  unirsi  alla  t .  li 
documento  sembra  scritto  tutto  da  una  sola  mano,  comprese  le  n  liiterae 
*  grossae  »,  sia  quelle  del  primo  rigo,  sia  quelle  della  segnatura  e  della  ricO' 
gnizìone,  E  ritengo  che  alla  medesima  roano  si  debba  aggiudicare  anche  la 
data,  tuttoché  scrìtta  in  carattere  più  minuto.  Ma  ta  forma  delle  singole  let- 
tere e  l'Inchiostro  sono  comuni  pare  al  resto  del  diploma.  II  dittongo  x  t 
rappresentato  da  ae,  5,  od  è  anche  soppresso,  La  sillaba  «  prae  ■  è  sempre 
espressa  abbreviatamente  :  p,  sicché  non  si  può  dire  se  si  deve  leggerla  col 
dittongo  0  sema.  Preferii  sciogliere  in  ■  ptf  »  quella  abbreviaiione.  Usasi 
il  nesso  corsivo  &,  ma  non  mai  la  noU  tironiana  1  (cioè  >et>).  NeUc  pa- 
role Rcomparationesa,  Hcompositurumi),  ncommutationess, sciolsi  in  icona- ■ 
l' abbreviaiione  «  con,  poiché  all'amanuense  non  era  straniera  l'assira  il  aiione 
delle  consonanti.  Ciò  può  vedersi  in  a  immobilibus  >  del  r.  4  di  p.  197. 
Mi  pare  degno  di  nota  il  latto  che  in  «  Marìae  ■  (r.  i  r  di  p.  197)  la  seconda  a 
è  aperta.  Il  testo  non  è  correttissimo;  poche  parole  (compreso  il  mono* 
gramma  e  il  n  segno  speciale»)  sono  state  sciupate  dall'umidità,  o  anche 
lavate. 


M  B  scriv,  qu„lc  far 
Ih  Tatara  t  £  ctmtient. 


1.         (b)  Ih  B  II  littirt  er 

B  ibn  xpi      (à)  B  .11.       <e) 


lui  quitta  farùU  e.  I, 


(1)  Viry,  nella  diocesi  di  Annecy.  luoghi  di  questo  nome  trovanti  in 
L' identilicaiione  fu  già  proposta  dal  Savoia.  Cf.  Manno,  Bibliogr.  Jm0ì 
Guichenon.  antichi  Stati  tidla  monarchia  di  Savoia, 

(2)  La    Chambonniére.     Parecchi  voL  II,  s.  v. 


I.  a;cta.  193 

-  -  —  11 

n  sigillo  andò  perduto,  ma  ne  restano  Le  traccie  sulla  pergamena.    Esse 
provano  che  era  di  piccole  dimensioni,  di  circa  quarantasei  millimetri.    Corri- 
spondeva quindi  a  quello  descritto  sotto  il  n.  3,  nella  serie  dei  sigilli  di  Enrico  III, 
dal  Bresslau  (Die  Sicgel  dir  deutschen  Kónige  u.  Kaiser,  in  N.  Archiv,  VI,  566)  ; 
la  impronta  di  esso  è  di  quarantadue  millimetri.    Parrebbe  adunque  che  il 
nostro  sigillo  avesse  un  diametro  esuberante  di  quattro  millimetri;  ma  non  è, 
poiché  questi  millimetri  sono  anche  pochi  per  lo  spazio  occupato  dall'orlo. 
A  base  della  presente  edizione  prescelsi  questo  originale,  in  confronto  di 
quello  da  me  contrassegnato  B ,  solamente  per  ragioni  estrinseche.    L' aspetto 
suo  veramente  bello  ed  elegante  gli  dà  il  carattere  di  un  diploma  preparato 
ron  cura  speciale.     Oltre  a  ciò  va  notato  che  questo  originale  stette  depo- 
sitato alla  Novalesa,  mentre  T altro  fii  custodito  a  Breme.     Sul  verso  di  A 
leggonsi  due  antichi  regesti.    Il  primo,  di  mano  del  secolo  xii,  dice:  «  Pre- 
e  ceptum  domni  Eìnrici  tercii  imperatoris  »,  ed  è  scritto  in  lettere  maiuscole, 
legate  tra  loro  in  nessi  di  forma  varia  e  fantastica.    L*  altro  regesto  è  di  mano 
di  Pietro  de  AUavardo  e  porta  (secondo  il  consueto)  la  firma,  naturalmente  non 
autografa  :  a  Andreas  Provana  prior,  de  anno  1 502  »  ;  di  qui  appunto  risulta 
che  il  presente  originale  stava  alla  Novalesa,  e  anche  oggidì  esso  si  trova 
unito  alle  carte  provenienti  da  quella  abbazia.    Vi  si  veggono  ancora  alcune 
altre  note  di  tarda  età,  una  delle  quali  (del  secolo  xvii)  può  essere  qui  util- 
mente citata  :  «  Istud  privilegium  debet  praecedere  privilegium  dominae  Ade- 
«layde».     Dal   che  apparisce  che  T  anonimo  secentista  aveva  riconosciuto 
impossibile  che  il  diploma  di  Adelaide  fosse  del  1039. 

Nel  1048,  cioè  alcuni  anni  dopo  la  ricostruzione  dell*  abbazia  Novaliciense,  si 
trovava  la  congregazione  divisa,  a  breme  e  alla  Novalesa,  quantunque  fosse  an- 
cora retta  dal  solo  abbate,  e  non  fosse  stato  ancora  costituito  il  priore,  per  il 
governo  della  Novalesa  (cf.  Ricerche  cit.  pp.  152-54).  Forse  a  questa  divisione 
è  dovuto  il  fatto,  abbastanza  notevole,  che  di  questo  diploma  Enriciano  esi- 
stono due  originali,  fra  loro  affatto  identici,  tolta  qualche  casuale  e  lievissima 
scorrezione. 

B  L'altro  originale  esiste  fra  le  carte  óéW Abbadia  dei  Benedettini  di  Breme 
(Arch.  di  Stato  di  Torino,  sezione  Regolari)^  ed  è  anche  questo  bene  conser- 
vato. Esso  pure  è  scrìtto  tutto  di  una  mano:  la  data  è  in  carattere  un  po' 
più  minuto  del  resto,  ma  non  e'  è  motivo  alcuno  per  supporre  che  essa  vi 
sia  stata  aggiunta  da  altra  mano.  Le  stesse  particolarità  che  per  le  lettere  r, 
s ,  f,  e  osservammo  nel  diploma  precedente,  si  possono  avvertire  anche  in 
questo  documento.  E  anche  altre  particolarità  sì  di  scrittura  che  di  sistema 
d'abbreviare,  si  trovano  identiche  in  ambedue  le  pergamene.  La  raccolta 
dei  diplomi  Enriciani,  cui  si  attende  dalla  direzione  dei  Moti,  Germ,  bist.y  stabilirà 
se  A  e  B  siano  della  stessa  mano;  io  mi  limito  ad  osservare  questa  somi- 
glianza, senza  nascondere  qualche  differenza.  Dà  nell'occhio  in  A  una  mag- 
giore eleganza  e  regolarità  di  scrittura.  L'amanuense  di  B  dimostra  una  mano 
più  pesante,  sicché  le  lettere  gli  riuscirono  più  grasse,  e  forse  anche  meno  re- 

Monumenta  Novaliciensia,  ^) 


rj4  MON'CXENTA   yQTJLLlClESSLA 

galari.  Anche  jot  la  silLùn  ^  piae  j  è  ■«■''""■^"■^"■'  jiihigiiti  in  ^.  Usas  fl^ 
ma.  non  T  òoé  «  et  s  .  Non  lauarxmxe  iineaBi  ocrgameiia  aOa  Novaicsa;  e 
(fonidi  lum  ha  il  ieg=sS3  ,n  Fesna  ie  AIIavania«  Sai  9tna  si  iìegge,  in  OKat- 
sere  Jid  recalo  xt:;  in  regesm.  che  aan  ara  innrilc  «fi  ^  cpnxiuzxe:  «  Pkl- 
«  vilegiiiiD  i.  Htsuiid  impemons  iocini  sùs  jnna  «1  nu  Lesa  Chnad  Jif  .  ZLvm. 
«  per  jood  iedanmr  :e;::n;rHTn  Pausnde  altra  Tjnagmm  ce  cmn  poctBB. 
Oi  qui  impariamo  juale  <rz  :I  punm.  cai  À  jiLcsiòava  mangiare  JinpnitAMa. 
Q^  tegesEQ  è  scrim  ia  judla  stessa  ssnxu  che  «^a^wmnr  i  iipLami  S  Ugo(939) 
e  di  Carriiia  II  i  icx  .  solLi  copia  aisarme  nriT  ìtlIiì^ìo  dei  Rcgoiarì  £ 
Breme  ▼  «Ofa, «iac  Txxrx,  r^ati.  B.  p.  a5.  e  ioc.  lttl.  toati,  B^ps.  14^ 
II  r.  r  snisce.  tanto  in  A  gnamn  in  B.  ccila  paraia  «  ix&fimns  •• 

Se  inda  jeriuxo  d  iigrìlf?,  ne  resane  le  Jiccie,  iaHe  «^n^  si  può  «ieffianc, 
che  esso,  ccmpr^sa  7  cric.  misoriTa  circa  navannoi  mtìlifipftrL  H  magpOR 
fra  i  sigilli  di  Enncc  IH  iescr.ni  ±il  Bbesslac  au  dt:  VI,  566^,  n.  4]^  ha 
settanusese  aiillimecri  ;er  il  iiametro  «ieir  jnDioca.  Vuoisi  arfcróre  che 
nei  stìtUì  di  iranui  ifmessicm',  T  crlo  en  ii  soiìfo  assai  hrgo:  imOa  quiufi 
impedisce  di  kenciiicire  vTUisstc  sigillix  con  <|cellc  che  ama  luseup  neiT ori- 
ginale Bremense. 

Qoi  si  abbia  per  rlpemta  do  che  sctsa  A  61  ietto  soQa  snlmìnne  deik 
abbreTiaziofii  «  p  »,  <  C(3  »,  e  saHz  letsera  isshxxilata  :a  e  Immobilìbos  b. 

Nel  secolo  scorso  il  presente  dccomenco  si  travasa  nelT archivio ddT Eco- 
nomato  generale  di  Torino,  come  rsolxa  da  a=a  dcazxcne  £ura  da  E.  De  Lcris 
in  nota  il  suo  ms.  iel  C:- J'l  Sc^tiL.:  aell'  irchr^-o  medesimo.  Cromaci  icclt- 
;:jjr:jj,  rust^  II.     E^'.:  -.e  tnicrivi  .na  r-.:r:i  rirti. 

C  Ur.i  -erriTc-.i  iel  li:  5*:jclc  j:  zzn<cr-i  znj.  cov'2.  li  E  (Arch. 
d:    S.a::    :     T-r-:.   ."  -   .         .   :     .-.     :.    ."     \.rr:       'ini   di',    zcii:<:    Bon-ficio 

•^      .  •  ...  -•  .         .  .  ^-^  -,  •  • 

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^   ^x.^ -3       .  .    a    .^;     ^_.C...X-...       :.   _i    -  -.    .. ._       >.^    .^u.^...    z»    .C;^.    Cw   S1n.w>ìJ 

•          •                   -                                                                ->  ...  «         -  «.^ 

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'f '.  '.'.\  • .  ;;■  :  irntd::;^!::^;  crr-M  :  .".  ::':-  ;-' ec«  il  j'pljnu  ci  Ccitjìo  II 
(•    s:ra  i  r.  :  :?.  -.  ;:    i    l.^~-       I^i  :■  :l:i  t.     Là  »rp:j  e  nic'.to  elegante,  e 

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prt:.s3  s-..-  .tz-.o-:;  J-i  c>>.i  v:i:j:-.  irr.nj.:.  >•  r.~ssa  jverc  -j:-.  gv-stc  cr-tir:o  Jdla 
dilisrc.zi  iel  r.ot.i'.o.  Q..:>.-:o  j:  j  r.ejt<>j-:?  srejiln'.cnte  perche;  e  il  rae- 
it'-.m^-  ^rAi'-  :::c  :rj<c-  >5e  '1  i■^^~■.v.i  :,:^:r  J:  v^orraio  II,  ici  quale  non 
coiste  :::  r-jr'-''r.aie.  V  j  ri  .ir.  ti  :  r.  :::'".  r  :,  ::..r.r:cus  .■>  .  3  ■■  Hcinricus  u); 
r  ?,  '  ec:Ic'^;.i5 ..  'B  •  a-::les'as  ):  r.  ,.  -jcjlvsie  -  :  B  «  aecclei"»?  «);  r.  7, 
«■  C'-T.^/'^:i  ..  ''B  '' cvnori' >ì  :  r.  io.  <ct  )i  B  r  sci -.•  :  ?.  lO".  r.  6,  <t  salmis  n 
(B  '-  jli-.''-.  >');  "  cJ.rr.ti's  -■  'B  •  je-::":-:ii<  :  r.  e.  :i:^\oncu:ii  »  (B  «  the- 
«  lor.cum  >»);  r.  io,    'c  set  "    ;B    -  sci  »  )  :    p  cv;c'.e>ijni  »    (^B    «  t^ccìesiam  «); 


I.    ACTA.  195 

r.  17,  «  redini  »  (B  «  redditu  »)  ;  r.  22,  «  voccant  »  (B  «  vocant  n)  ;  r.  24, 
«  runcario  »  (B  «  runcaricio  »)  ;  r.  27,  «  peni  »  (B  «  pertinentiis  »)  ;  p.  198, 
r.  2,  e  Rocca  Bruxasco  »  (B  «  Rocca,  Bruxasco  »)  ;  «  Monastariolo  »  (B  «  Mo- 
cnasterìolo  »);  r.  7,  «  cartulas  »  (B  «  cartulam  »)  ;  r.  13,  «  Bal^olam  » 
(B  «  Balzolam  »);  r.  14,  «  tholoneo  »  (B  «  theloneo  »);  r.  19,  «  epmtionis  » 
(B  «  emptionis  »);  r.  25,  «  eidem  »  (B  «  eiusdenique  »);  rr.  28-29,  «  nostrorum 
«  successonim  »  (B  «  successorum  nostrorum  ») ;  p.  1 99,  r.  7,  «  castaudio  »  (B  «  ga- 
cstaldio»);  r.  11,  «disvestire»  (B  a  devestire  ») ;  r.  12,  «  presummat  » 
(B  cpr^sumat»);  r.  21,  <c  Gotebaldus  »  (B  «  Goteboldus  ») ;  r.  23,  «umadii  » 
(B  «  Mal  »);  «  .mxlviii.  d  (B  «  .mI.xlviii  ».  Trascurai  qui  qualche  parti- 
colarità grafica  :  «ci  »  per  «  ti  »,  «  e  »  per  a  ae  »,  dove  la  mancanza  del  dittongo 
non  avea  speciale  significazione.  Il  primo  rigo  in  «  litterae  grossae  »  qui  ter- 
mina colla  parola  «  notura  ».  Devo  la  conoscenza  di  questa  trascrizione  al 
dott.  A.  Mathis. 

D  Neil*  archivio  Camerale  di  Torino,  Carte  Romagnano,  conservasi  una 
pergamena  di  grande  formato,  su  cui  si  legge  una  copia  notarile  del  nostro 
diploma,  tratta  «  ex  auctentico  originali  »,  e  scritta  in  Gisale  di  S.  Evasio 
(Casale  Monferrato)  il  21  aprile  1453.    ^^  copia  è  fatta  trascuratamente. 

E  Nella  cartella  Provincia  di  Alba,  Polknio,  che  si  citò  testé  (C),  si 
conserva  un  fascicolo  del  secolo  xvi,  contenente  i  diritti  di  Breme.  Ivi  si 
trova  anche  copiato  questo  diploma  (da  B). 

F  Nella  raccolta  manoscritta  di  antichi  documenti  Novaliciensi,  inscritta 
Abbaye  de  la  Novahse,  e  nella  quale  i  singoli  atti  portano  1*  autenticazione  del 
notaio  Bernardo  Bazano,  leggesi  anche  il  nostro  documento  (e.  84  sgg.).  L' au- 
tenticazione del  Bazano  vi  porta  la  data  del  24  agosto  1721.  La  trascrizione 
è  poco  diligente.  Basti  dire  che  nella  data  in  luogo  di  «  actum  in  Ulmo  », 
si  scrisse  «  actum  Mulmo  ».  Questa  raccolta,  legata  in  volume,  conservasi 
nella  basta  I  dell'archivio  Novaliciense,  alFArch.  di  Stato  di  Torino. 

G  II  Muratori  (Aniiq,  hai  V,  1052)  riproduce  il  testo  F,  giusta  la 
trascrizione  che  il  conte  Lodovico  Caissotti  gli  procurò  «r  ex  tabularlo  »  del- 
l'abbazia. Questa  edizione  abbonda  di  errori,  ma  nella  data  ha:  «  in  Ulmo  » 
e  non  «  Mulmo  ». 

H     Origims  Gudficae  opus,  praecuntibus  G.  W.  Leibnitz,  I.  G.  Eccard, 
S.  D.  Grober,  emissum  studio  Chr.  Lod.  Scheidii,  Hannoverae,  1750, 1,260. 
I    Dal  Muratori  dipende  G.  T.  Terraneo,  Tabularium  Ctlto-Ligusticum 
cit.  Ili,  a.  1048. 

J  Un  brevissimo  estratto  di  questo  documento  si  legge  nel  Sommario 
della  causa  in  giudi:^io  di  revisione  vertente  dinanj^i  T  eccellentissima  r.  Camera 
de'  conti  tra  ti  signor  vassallo  Frane.  Andrea  Romagnano  di  Virle  ed  il  r.  Patro- 
nato per  il  feudo  di  Poìlenio  (1759),  p.  3. 

K  Come  accennai  sotto  B,  un  estratto  del  diploma  (da  B)  fece  E.  De 
Levis,  nei  suoi  manoscritti  Novaliciensi,  Cronaca  ecclesiast.  busta  II,  all'ar- 
chivio dell'Economato  di  Torino. 


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I.    ACTA.  197 

rinere  videntur  ad  ipsum  monasterium,  seu  per  concessiones  mar- 
chioDum,  comitum,  vel  quorumlibet  Christifidelium,  aut  per  com- 
parariones,  sive  commutadones,  vel  quaslibet  pactiones,  de  rebus 
mobìlibus  et  immobilibus,  terris  scilicet  et  vineis  ac   olivetis, 

5   campiSy  silvis,  pratis,  pascuis,  aquis,  aquarumque  decursibus,  mo- 
lendinis,  piscationibus,  ripis,  salinìs,  habitationibus,  aediffitiis,  ca- 
stellisi servis  et  ancillis,  aldionibus  et  aldiabus,  nostra  pr^ceptali 
auaoritate  corrobòramus  et  penitus  conBrmamus.     confirmamus  ^^^^^ 
etìam  eidem  monasterio  omnem  distriaum  et  theloneum  de  prefato  u  S^SA  s?3 

0  Bxemito,  sed  et  eclesiam  ^•^  que  C*>)  est  constructa  in  honore  sancte  Dei  riJ*uco^d«i"  p*i 

.  .  dell*  SesU,  (U  S 

eenitricis  Mariae  (*^>  in  corte  que  (**)  dicitur  Pollicino,  cum  omnibus  uroio  duo  •  e 

^  *  vandone,  nonché 

suis  pertinentiis,  atque  omne  ripati  cum  per  Padum  et  Sicidam  a  **Ì,"'J^jJ/j;joi 
loco  Solanolo  usque  ad  Cap[u]d  (•)  de  Anda,  de  molendinis,  ac  pisca- 
riis,  ceterisque  offitiis,  infra  prcscriptum  terminum  pertinentibus 
5  et  peragendis,  sicut  in  aliis  continetur  preceptis,  ut  liceat  iam- 
diao  abbati  suisque  successoribus  in  loco  Portariolo  portum  cum 
suo  redditu  construere,  nostra  nostrorumque  successorum  et  om- 
nium hominum  remota  contradictione  <^\     cellam  quoque  in  ho-  >*"pp«"*j*»_s* 

^        ^  t  Andre*  di  To 

nore  sancti   Andre?    in   civitate    Taurinensi    constructam,  cum  °°i^°"^V.n| 
IO  Guncive,  Vioderes,  Planiciam,  Sanctum  Dalmatium,  Cellam,  An-  SnffV^ch 


d[e]cellum  ^^\  et  omnia  sua  alia  pertinentia.     insuper  cellam  ^\  «ppdu*di  pTw 

.  .  /.x  ....  ..  Il  U  cappell*  di  P 

auam  AnanniCO  vocant.  cum  omnibus  suis  oertinentus.     et  cellam   lenzo  coiu  coi 

di  «  Coloni*  »  t 
porto  col  ripftt: 
e  U  pescA  dal  poi 

molendinis,  portu,  ripatico,  piscationibus,  a  portu  Runcaritio  ^*)  per  j'j'^JJ^^' 


.  .  /.x  .i  .  .  ..  Il  U  cappell*  di  P 

quam  Apanni^'^  vocant,  cum  omnibus  suis  pertinentiis.     et  cellam  lemo  coiu  coi 

^  .  di   «  Coloni*  » , 

Pollentic  cum  castro  et  Colonie  ^^^  corte,  cum  districto,  mercato,  porto  coi  rip»t 

e  U  MlfA  d^l  BOI 


IO«     I 

T«ni 


^5  fluvium  Tanagri  usque  ubi  dicitur  Costa  Ungaresca.  et  Man-  g^^'^^'S^nJ.^ 
tianum ("^  similiter  cum  molendinis,  piscationibus,  et  portu,  et  toSwEiocòf! 
cum  omnibus  (°)  suis  pertinentiis.  et  cellam  unam  (®>  in  honore  u  VsteUo  di  v 
sancti  Stephani  sacratam,  cum  castro,  que  ^p)  vocatur  Rodum,  et  rou  e  tutto  u  j 

ritorto  di  Stupì 

aliud  Verdunu[m]  (^>,  cum  omnibus  suis  pertinentiis,  cum  portu,  Ri,«MAidritdige 

{O  riparico,  molendinis,  piscationibus,  usque  ad  pratum,  quod  dicitur  l^^^^^f^^^ 

Scruxo.     Gabianum  vero  et  Ariolam  universumque  territorium,  "0^1*0^810™ 

(a)  B  pcclcsiam  (b)  B  qu;  (e)  B  muip  (d)  B  quf  (e)  A  capit  corretto  4i 
prtwia  mano  in  capid  B  capud  (f)  B  contradicdone  (g)  A  andcellum  B  ande- 
cellnm  (h)  A  cella  B  cellam  (i)  B  appanni  (k)  B  colonia  (1)  B  runcaricio 
(m)  B  mandanum  (n)  B  omnib/////  (o)  A  un/f///      B  unam  (p)  B  quod 

(q)  Non  si  può  bgn  stabiUn  S€  in  A  V  ultima  u  di  uerduna  abbia  o  non  abbia  il  segno 
di  abbreviazione  ad  indicare  la  mancanx^a  della  m    B  uerdanum 


CinJkttfoacuIU 


mtOt'  Villi  [g«- 
.rU.(Viw|.1)ii. 
•lu  ìaio  S«i*. 
ROIIHIW,  Vulic»- 

Alàwib.lluMtt- 
Id  A  S.  Umore. 
•V»U*OiH..Ma- 


Sh'o*.''  d""^'». 


JiKiuU     toluau) 
Ul'iaiarìtl  inpe- 


quod  est  in  Supuntco,  Maìdrìadigo.  Valleceild,  «  in  Laoreda 
Rocca,  BruxascoW,  et  Manisteriolo,  Gorgiano,  Palatiolo  <*>,  seu 
et  in  afiis  siiìs  periinentiis,  cura  pomi,  et  ripatico,  et  mercato  ad 
iamdfctam  cortcm  Gabianum  pertìneniìbus.  castrum  vero  saacd 
Gcorgii,  cum  omnibus  suis  peninemiis.  Cavjlarium  quoque  et  ]| 
cortem  M:igraiD  et  alia  sua  appendida,  sicut  ab  Arduino  mar- 
chione  per  canulam  offersionis  eiJcm  monasierio  delegatum  cM. 
ccilanj  vero  in  honorc  sancti  Petri  coostnictam  in  valle,  quf 
dicitur  Ignaria,  cum  omni  sua  integrìtate.  Duodesìmum,  qui  df- 
citur  Serra,  Romanum,  et  Vj![e]rianum  <''.  Cornelianum  vero,  et  ■ 
in  Altavilla,  et  tistrum  quod  didtur  sancti  Salv.iioris.  V'alletn 
Ursam  cum  castro,  et  Monasieriolo.  Leocassis '^J.  Tbevoledo. 
Balzolam  quoque  et  Pedroriu[m]  W.  cum  suìs  pertinentits,  et 
Cannobium,  cum  omni  dìstricto  et  iheloneo  ad  ìpsam  conem 
pertinentibus.  et  quìcquid  ad  prcfatum  monasterium  per  prp- 
ceptum,  vel  alia  scripta  pertìnere  videtur,  ve!  in  futuro  ibidem 
Deus  augere  voluerit,  iamdicto  monasierio  confirmamus  et  cor- 
roboramus,  navcs  eciam  ipsius  monasieri[Ì]  "*,  qup  a  fratrìbus, 
vel  eonim  missis,  causa  piscadonis  *»*,  vel  emptionis,  sìve  .ilicuius 
rei  commutaiionis  adFi;r.iria[m]t''',  voi  ad  Comaclura,  vel  Raven-  i 
nam,  seu  in  quascumque  partes  Italie  missf  fuerìnt,  ita  nostro 
dono  et  auctorìtate  sint  secur^,  ut  nullius  cuiusque  digaitatis  vel 
ordinìs  homo  ab  eis  aliquod  trìbutum,  vel  censura,  vel  aliquam 
darionem  requirat,  vel  tollere  presumat.  insuper  etiam,  prò  animp 
nostre  salute  eiusdemque  monasterìi  perpetua  tranquìllitate  volumus  3j 
atque  nostra  imperiali  auctorìtate  precipimus,  ha[c]  <'>  quoque  pr^ 
ceptali  pagina  corroboramus,  quatenus  prplibatum  monasterium 
nullp  deinceps  nisi  nostre  solummodo  et  successorum  nostro- 
rum  ditioni  subiaceat,  et  ab  omni  archiepiscoporum,  episcoporum, 
ducum,  marchionum,  comitum,  ceterorumque  hominum  dominio  }0 
libenim  et  absolutura  pennaneat,  nec  uUo  tempore  cuiquam  suc- 


ci) Ta-h  in 
Itciolo        |c)  A 


A,  quante  in  B  U  parala  rocca  (  brniuco  imd  Ira  tara  ihna  i»  «a 
aaa  Ira  loro  diitinli  lylli  i  nami  di  la-gt  in  fwila  tirii.  (b)  B  p» 
iilirìinum  jDilcrìuum  [A)  Dal  Hpìama  H  Otiàn,  IV  Mt»  ttU 
Leociffii  (cafia  tal.  ili  i/ió),  ptrcbi  fai  avtr  valuri  lolla  il  fml*  M 

e.         (()   A   pcjroriu     S  [KJmfiijni         ( 


à 


I.    ACTA.  199 

cessonim  nostrorum  prenominatum  coenobium,  vel  que  (*>  sibi 
perrinere  videntur,  preceptali  pagina,  seu  quolibet  scrìpto  alicui  per- 
sona tradere,  vel  in  benefitium  concedere  liceat,  sed  omni  tempore 
imperatorie  sit  tantummodo  potestati   subiectum.      prpcipientes  ^°"**5f  *mi2mÌ 
S   itaque  iubemus  et  hac  nostra  corroboratione  firmamus,  ut  nullus  I[Ji°i*i*rec"rmoie* 
dux,  archiepiscopuSy  episcopus,  marchio,  comes,  vicecomes,  scul-  JS^^aidouTnèuv 
dassius,  gastaldio,  nullaque  regni  nostri  magna  parvaque  persona  rìni!Tnelu  già' 

•  .1  /u\        t     •  1*  •  risdizione   che  gli 

de  omnibus  que  ^^^  ad  lam  dictum   monastenum  per  prpcepta,  spetta  sui  circuito 

del  monastero  stes* 

▼el  alia  scripta,  seu  alio  modo  pertiuere  videntur,  vel  de  districto  «>. 

^  in  drcuitu  ipsius  ^^^  monasteri!,  sicut  habetur  in  aliis  (•*>  prcceptis, 
inquietare,  vel  molestare,  vel  devestire  sanaum  eundem  locum, 
vel  abbatem  aliquo  ingenio  <*^,  sine  legali  iuditio  presumat.  si 
quis  [igitur]  ^')  huius  nostre  confirmationis  et  largitatis  ^«^  pre- 
ceptum  nimpere  presumpserit,  sciat  se  compositurum  auri  optimi 

S  libras  mille,  medietatem  camerp  nostre  ^^^  et  medietatcm  iamdicto 
monasterio  suisque  rectoribus.  quod  ut  verìus  credatur  et  omni 
tempore  inviolatum  conservetur,  manu  propria  (*^  roborantes  (^),  si- 
gillo nostro  sìgillarì  iussimus. 

•  Signum  domni  Heinrici  regis  tertii  in  vietissimi  (M)(^>,  se- 

0  cundi  Romanorum  imperatoris  augusti  ^°>  •  I  (S.  Sp.)  (">  ^ 

{  Goteboldus  cancellarius  vice  domni  Hermanni  archicancel- 
larii  recognovij  (SID)(°). 

Data  «xiii.  kal.  maias  (p>,  anno  vero  dominicc  incarnationis  mil- 


(a)  B  quf  (b)  B  quf  (e)  In  A  li  paroU  in  circuita,  insiemi  colla  prima  i  di 
ipsios,  ehi  in  B  Uggonsi  chiarissime,  sono  state  lavate,  0  piuttosto  sono  scomparse  per 
wmiéUlà,  cosi  che  appena  qualche  vestigio  se  ne  possa  ancora  riconoscere,  (d)  In  B 
U  parale  in  aliis  sono  state  aggiunte  interlinearmente,  forse  i*  altra  mano  antica^  ma 
frahàbilmente  da  chi  scrisse  il  diploma,  (e)  B  ///////io         (f)  B  igitar    A  omette, 

Ig)  B  l///T^X3Ltì*  (h)  In  A  il  tratto  mille  -  nostr^,  tranne  la  ultima  ^,  scomparve 
qméui  affatto  per  umidità.  In  B  questo  tratto  è  invece  nitido,  (i)  A  propri////  B  prò- 
prit  (k)  In  A  il  tratto  manu  -  roborantes ,  tranne  le  due  prime  lettere,  scomparve  quasi 
affatto  per  umidità.  Invece  B  presenta  integro  e  retto  tutto  questo  tratto,  (1)  In  A  il 
monogramma  fu  lavato  intenzionalmente,  e  non  scomparve  per  umidità  naturale,  sicché 
appena  se  ne  possono  riscontrare  le  traccie,  (m)  In  A  la  parola  augusti  «ra  stata  dap- 
prima scritta  male,  e  di  prima  mano  si  aggiunse  la  sillaba  us  (n)  In  A  il  «  segno 
«  spedale  »  indicante  manu  propria  (per  la  significazione  di  quel  segno  veggasi  Steindorf, 
Heinrich  III,  I,  jji)  non  si  vede  piti  e  vi  sta  in  suo  luogo  una  lavatura.  In  B  in' 
vece  il  «  segno  speciale  a  è  chiarissimo.  (o)  In  A  e  in  B  rimangono  sulla  pergamena 
le  traccie  del  sigillo  perduto;  come  si  è  veduto,  i  due  sigilli  non  avevano  uguali  dimeu' 
sioni.        ip)  A  e  B  Mai 


viaiioni  per  sospensìoue:  n  fil(  ■  (cioè  «  filius  »),  "  qualf  ■  (cioè  « 
B  if  ■  (fidi:  <  legituT  d),  «  feltt  ji  (cioè  u  feliciier  •>),  a  invìolabil;  i>  (ciot  «  i 
■  Ubiliter «),  "  Ip' »  (cioè  n ipsios »),  <  sup'n  (dot  o sapras).  L'abbreviaiioi 
sciolsi  sempre  con:  n  que  »,  quantunque  in  alcuni  scai  si  presentasse  alla  ri 
qualche  altra  interpretuione;  ad  ogni  modo  il  lettore  De  puà  giudic. 
stesso,  poiché  in  noia  troverà  T  abbrevia/ione,  di  volta  in  volta  segnati.  E 
notevole  che  la  carta  É  firmata  dall'  otTenore,  la  cui  sotioscrìiione  è  sempli- 
cissima, senza  formule  giuridiche,  cioè  ;  a  ego  Uberto  ».  Né  vuoili  passare 
inosservata  la  circostanza  che  questa  firma  t  in  lettere  minuscole  rotondeg- 
gianti piti  che  non  siano  quelle  del  notaio,  aacorchè  il  notaio  preferisca  i 
tratti  curvilinei.  Questi  fatti  scrittori  non  sono  senza  qualche  importatila, 
poiché  non  sempre  e  dovunque  i  notai  usavano  dello  stésso  carattere  che  le 
altre  persone.    Noto  *  imperator  »,  colla  m,  al  r,  a. 


(S.  T.)  In  nomine  domìni  et  salvatoris  nostri  lesu  Christì  e**, 
seciindus  Enricus  gratìa  Dei  imperator  augustus,  anno  imperii  eius 
Deo  propicio  cercio,  quarto  die  mensis  genuarius,  indictoae  tercìa. 
monasterio  sancii  Petri,  qui  est  constructum  in  loco  Novalisìo, 
que  W  monasterìum  ipsum  cum  omnia  sua  pertinencia  pertinere  vi-  5 
detur  de  sub  regimine  et  potestate  sancte  Bremitensis  ecclesie,  uln 
gito  d7''iS'*rtio!  nunc  domnus  Otto  abbas  preordinatus  esse  videtur,  ego  Ubertus 
Jrófa«kg™to"  presbiteri  filius  Martini,  qui  professo  sum  ex  nacione  mea  l^e 


la)  AtB  mt        (b)  A  ibu  ipi        (e)  A  t        {d)  A  pbtr 


i 


I.    ACTA.  201 

vivere  Langobardorum,  ofFertor  et  donator  ipsius  monasterio,  pre-  gobar<u,  offre  « 

sens  presentibus  dixi,     quisquis  in  sanctis  ac  venerabilibus  locis  ^^^*^l^^  **j5*J 

ex  suìs  aliquit  contulerit  rebus,  iusta  Hoctoris  vocem  in  oc  seculo  Ìbb!S*S;,oM'^  ^ 
centuplum  accipiat,  insuper,  et  quod  melius  est,  vitam  possidebit 
eternain.     ideoque  ego  qui  supra  Ubertus  presbiteri*)  dono  et 

offero  in  eodem  monasterio  a  presenti  die  prò  mercedem  et  re-  •'«ffi:*g»odeU'»ni. 

«  r  ma  di  certo  Bene- 

midium  anima  quondam  Benedicti  mercede,     hoc  est  pecia  una  **^®* 

de  campo  que  ^^  mihi  (')  advenit  per  cartulam  ^**)  vendicionis  ex 

parte  quondam  suprascripti  Benedicti,  iuris  mei,  quam  abere  viso 

sum  in  loco  et  fundo  Alpiniani,  et  iacet  a  locus,  qui  dicitur  Pra-  y»  "«i»  «i»»*" 

"^  in  Alpignano,  che 

allola,  et  est  pecia  ipsa  de  campo  per  mensura  iusta  tabulas  octua-  22deSS?**Be^ 
ginta.     coerit  ei  de  una  parte   terra  ipsius   monasterio,   de   alia  "*"**** 
parte  terra  domni^*)  Salvatoris,  de  tercia  parte  ^^   percurrit  via, 
vel  si  in  ea  alie  sunt  coerentes.     que  («)  autem  suprascripta  pecia 

'  de  campo  iurìs  mei  supradicta,  una  cum  accesso  et  ingresso,  seu 
cum  superioribus  et  inferioribus  suis,  qualiter  supra  mensura  et 
coerencias  legitur,  in  integrum  ab  ac  die  in  eodem  monasterio 
dono,  cedo,  confero  et  per  presente  cartula  (^)  ofFersionis  ibidem 
abendum   conf[i]rmo  ^^\  faciendum  exinde    a  presenti  die  pars 

>  ipsius  monasterio,  aut  cui  pars  monasterio  dederit,  iure  proprie- 
tario nomine  quicquid  volueritis,  sine  omni  mea  et  eredum  meo^ 
rum  contradicione.  quidem  et  spondeo  atque  promitto  me  ego 
qui  supra  Ubertus  presbiter  ^^\  una  cum  meos  eredes,  pars  ipsius 
monasterio,  aut  cui  pars  monasterio  dederit,  suprascripta  ofFersio, 

r  qualiter  supra  legitur,  in  integrum  ab  omni  omine  defensare,  que  (^^ 
si  defendere  non  potuerimus,  aut  si  de  ipso  monasterio  per  co- 
cumque  inienio  subtraere  quesierimus,  tunc  in  dublum  eadem 
ofFersio  ad  ipso  monasterio  restituamus,  sicut  prò  tempore  fuerit 
ineliorata,  aut  valuerit  sub  exstimacione  in  consimile  loco,  et  prò 
onore  sacerdocii  mei,  nec  mihi  ("")  licead  uUo  tempore  nolle  quod 
volui,  set  quod  ab  eo  semel  factum  vel  conscriptum  est,  sub  ius- 
iurandum^")  inviolabiliter  conservare  promitto,  cum  stipulacione 

(a)  A  pbr  (b)  A  q->  (e)  A  m  {d)  A  car  (e)  A  dni  Sciolgo  domni,  poiché 
pare  che  Salvator  che  segue  sia  qui  un  nome  personale,  (f )  //  notaio  fece  a  questa 

parola  seguire  terra  ^  che  poi  cancellò,        (g)  A  qi        (h)  caf        (i)  La  i  è  scomparsa, 

della  f  e  della  r  appena  rimangono  alcune  tr accie.        (k)  A  pbr        {\)  A  ^        (m)  A  m 

(d)  a  sabi*.  iurandù 

Monit9U$^tm  Novaiiciensia,  13* 


MONUMENTA    N O VA LI  C  I  EN S  I A 


1 


subnixa.  hac  enim  cartaJe  f'' offersionìs  pagìnam  Teoderici  no- 
lani (*'  sneri  palacii  rradavi  et  scribere  rogavi,  in  qua  subter  con- 
Brmavi,  testibusque  W  optulìt  roborandum.  .tcnini  in  loco  Campo 
Merletot'',  felicitcr. 

Signum  ^  ^  ^  tnanibus  Girardi,  et  item  Girardi,  seu  Ot-   ; 
berlo,  omnes  lege  vivenies  romana,  tesies. 

Signum  ^  ^  manibus  loliannì,  et  Regnerii,  testes, 
(S.  T.)     Ego  qui    sLpra    Teodericus    notariiis    sacri  palaci!, 
scriptor   uius   cartule<'*>  oftersionis,  postradita  compievi  et  dedi. 
ego  Uberto. 


Lxxvir. 

lojo  aprile  26,  Canierletlo. 

Forni.  A  Perganieaa  originale  presso  la  biblioteca  dì  Sua  Maestà  il 
Re  in  Torino,  Sic.  xr,  n.  g,  abbastanza  bene  conservata,  avenJo  soUmentc  un 
guasto  al  margine  destro.  Per  causa  iicH' umidità,  il  colore  dell'inchiostro 
in  qualche  luogo  si  affievolì.  U  in  carattere  minuscolo,  alquanto  trascurato, 
poco  regolare;  non  sono  né  retti,  nò  equidistanti  i  righi.  Le  abbreviaiioni 
non  sono  molto  numerose.  In  u  actum  »  la  a,  in  nesso  colla  e,  t  corsiva. 
Corsivo  È  il  solito  nesso  «ria.  Ma  queste  vestigia  del  corsivo,  essendo 
comuni,  hanno  poco  significato.  Appena  meritano  osservaiione  le  solite  abbre- 
viaiioai  per  sospensione  :  «  1^  s,  s  fel;  a,  e  inviolabili  "•  '^'^^  '■  '  legitur  »,  «  fe- 
ti liciterà,  EÌnvìolabilìtern.  Esse  si  conservarono  lungamente,  e  la  loro  pie- 
senza  non  individualizza  il  carattere  del  nostro  documento.  A  p,  204,  r.  1,  la 
parola  «  querere»  k  così  abbreviata:  nq^rerea.  Airi.  29 e  30  dip. 204rtisclta 
verbale  ■  -runt  »  viene  espressa  con:  «  -rt  a.  Osservo;  ■  eimricuss  e  ■  ìin- 
«  perator  ■,  ■  imperii  ».  La  sillaba  ■  et  u  viene  bensi  espressa  con  & ,  non 
mai  con  ~\. 

All'ultimo  rigo  abbiamo,  senza  abbreviazioni,  la  parola:  «  compievi  »; 
qtiesia  mi  consigliò  a  sciogliere:  n  componamus  a,  in  luogo  di  «  conp-  >, 
l'abbreviazione  «cOp-s  al  r,  14  di  p.  204. 

(1)  A  ai        ib)  A  niurìi        (e)  A  leitib)  q>        (d)  A  cu 

(1)  Cameiletto  k  ora  una  frazione  identificazione,  cf.  Dukandi,  PUiochU 
di  Casellette,  e  si  trova  sulla  sinistra  transp.  p.  9).  Il  monastero  Nova- 
delia  Dora  Riparia,  a  mezza  via  in*  liciense  vi  possedette  sempre  molti 
circa  tra  Rivera  e   Pianezza.     Per  la  beni;  cf.  Ricerche  cìt.  p.  117. 


I.    ACTA.  203 

Sul  versoy  la  medesima  mano  che  scrisse  il  documento,  appose  una  lunga 
notazione,  di  cui  ormai  si  vedono  appena  qui  e  colà  alcune  lettere.  Proba- 
bilmente era  un  regesto  del  documento.  Le  poche  lettere  che  se  ne  possono 
riconoscere  dimostrano,  che  quel  regesto  non  era  in  note  criptografìche,  come 
talvolta  avviene  in  simili  casi.  Sembra  che  le  prime  parole  siano  :  «  Cartula 
«  promisionis  fcccrunt  ».  Cf.  i  nn.  lxxviii,  lxxxvii.  Una  nuno  del  xiv  se* 
colo  appose,  pure  sul  verso,  T indicazione:  «de  camerleto». 

B  Eugenio  de  Levis,  come  si  disse  nel  preambolo  al  doc.  lui  (p.  128),  ci 
conservò  in  copia,  d*  altrui  mano,  del  secolo  xviii,  due  documenti,  in  fine  ai 
quali  egli  appose  questa  annota'zione  :  «orìginalia  horum  diplomatum  penes 
«  cL  Casimirum  Donaudi  sunt  ».  Queste  copie  si  trovano  fra  le  schede  del 
De  Levis,  nella  cartella  Abba:(ia  dilla  Novalcsa,  nella  busta  II  della  Cronaca 
eccUsiastica,    La  copia  non  è  priva  di  errori. 

C  Una  trascrizione  di  questo  documento  si  trova  nel  volume  mano- 
scritto LVII  (fase.  n.  36)  della  collezione  Miscellanea  patria,  nella  biblioteca 
di  Sua  Maestà  in  Torino.  Questa  trascrizione  termina  colla  dichiarazione 
autografa  :  «  collatum  cum  exemplari  ci.  losephi  Xaverii  Nasii  manu  descripto, 
«  a  P.  Balbo  ».  Apparteneva  adunque  alle  collezioni  procurate,  specialmente 
da  Prospero  Balbo,  alla  Società  fìlopatria,  della  quale  si  farà  ricordo  nel 
preambolo  (lettera  B)  al  Necrologium  monasterii  Sanctorum  Petri 
et  Andreae  Novalicii. 

(S.  T.)     In  nomine   domini   Dei  et  salvatoris  nostri   lesu 
Christi  (•).    secundo  Eimricus  gratia  Dei  imperator  augustus,  anno 
imperìi  eius  Deo  propicio  quarto,  sexsto  kalendas  madii,  indicione 
tercìa.     monesterio  sanai  Petri,  qui  est  constructum  in  loco  qui 
5    dicitur  Novalicio,  nos  lohannes  filius  quondam  Duranti,  famulo  ai  dw^J.'  m^ 
ipsius  monesterii  (•*>,  et  Richelda,  iugalibus,  filia  quondam  Benedicti,  sfpiS^ndUKoi 
qui  protessi  summus  nos  mgales  ambo  ex  nacione  nostra  legem  «u,  figiu  di  Bene, 
vivere  romana,  ipso  namque  iugale  meo  mihi  (')  consenciente  et  femiti  lìgw^ro. 

,  ,  mene,     dando     il 

subter  confirmante  ^'^^  presens  presentibus  diximus.    promitimus  marito  u  conien«o 

elle   nogliey   prò* 

IO    et  spondimus  nos  qui  supra  iugalibus,  una  cum  nostris  eredibus  ^"^°°„ag,°2 

a  parte  ipsius  monesterii,  aut  cui  pars  ipsius  monesterii  dederit,  a  °^^  KJ^hT^orl 

modo  nuUumquam  in  tempore  non  abeamus  licencia,  nec  potè-  J^oMÌTer^nd^l 

state  agere  n[ec]  (•)  causare,  nominative  omnibus  rebus  illis  quibus  \^f^°  ***     "*'' 
sunt  <0  positis  in  loco  et  fundo  vic[o]  (8),  qui  dicitur  Campo  Mer- 

(a)  a  ihù  xpi  (b)  In  A  le  parole  famalo  -  monesterii /iirofto  aggiunte  interli- 

naartnente  di  prima  mano,  (e)  A  m         {à)  A  avea  scritto  confirmantes  e  poi  lavò 

la  s  (e)  In  A  le   lettere  ec  scomparirono  per  un  guasto  subito   dalla  pergamena, 

(f  )  A  st        (g)  In  A  la  o  scomparve  per  un  guasto  della  pergamena. 


:ONUMENTA    N  O  VALICI  EMStl 

IctO,  et  in  dns  tenHorìo,  qooà  nos  qui  supn  lotunni  et  Ridielda 

iugalibos'**  adrersus  ipsius  monesterìi   qoerere,  aut  exagcre  po- 
tuimas,  et  qnod  a  pane  ìpsius  monesierìi  oJic  tener  et  p[o]sedÌtf'', 
onuiia  et  ex  omnibus  in  integrum,  dìcendum  quod  nobis  exinde 
aliquit  penincre  debebatit,  se[t]''J  de  ic  in  antea  omoÌ  tempore 
taciti  et  contenti  pennancamus.     quod  sì  smodo  acquando  lem- 
'  pore  nos  qui  supra  iugalibus,  una  cum  nostrìs  eredìbus  adversus 
predicti  inonesterii,  aui  cui  de  pane  ipsius  monesterii  dederit  de 
suprascrìptis  rebus  illis  omnibus  agere  aut  gausare  ve!  removcre 
presurnserìmus,  per  nos  aut  nostras  submitantcs  personas,  et  taciti 
exinde  orani  tempore  non  permanserimus,  vel  sì  aparueril  uUum 
datutn,  aut  factum,  ve!  colibet  scriptum,  quod  nos  de  suprascriptis    . 
rebus  itlis  exinde   in  aliam  parte   fecissemus   et   claruerit,  tunc 
componamus  nos  qui  supra   lohanni  et  Ricbctda  iugatibus,  una    ' 
cum  nostris  eredibus  adversus  ipsius  monesterii,  aut  cui  de  parte  t\ 
ipsius  monesterii  dederitìs  suprascriptis  rebus  illis  omnibus  unde 
agc  aut  gausare   presumserìmus  in    dublum,  sicut   prò  tempore     ' 
fuerit  meliorata  aut  valuerit,  sub  exstimacione  in  consìmile  loco, 
insupcr  pena  argentum  denarios  bonos  libras  decem,  et  nec  nobis^^    | 
lieead  ullo  tempore  nolle  quod  voluìmus,  set  quod  a  nobis  semel  d| 
factum,  vel  conscriptum  est  iiivìo!,ibiliter  conservare  proraitimus, 
con  stipulacione  subnixa.     quidem  et  ad  anc  confirmandam  pro- 
misionis  cartulam*''  accepimus  nos  qui  supra  iugalibus  ex  parte 
predicto  monesterio  exinde  launechilt  paluello  uno,  ut  ec  nostra 
promisio,  sicut  supr.i  leyitur,  oniiii  tempore  firma  et  siabilis  per- 
manead  adque  persistat.     actum  in  suprascripto  vico,  qui  dicitur 
Campo  Merleto,  feliciier. 

Signum  ^  ^  manìbus  suprascriptorum  loliannì  et  Richelda 
iugalibus,  qui  anc  cartulam  '''  promisio  fieri  rogaverunt  et  supra- 
scripto launechilt  acceperunt,  et  qui  eidem  lohannì  conìus  sue 
consensi  ut  supra  <bJ  et  eorumque  relectum  est. 


(»1  0""'«  f 

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prima  ma«i> 

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La  Ulttra  cht^ 

rf=/ra[]«c 

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guasl 

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La  Itlltra 

t. ..        <d)  .»>. 

.crilU  iappr 

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p.i«„ 

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(f)  A  C.F 

(g)^,>uJ.a 

ii.<«.i.e,ai,««r 

llol 

faroti 

lupri. 

al> 

dtl  rigo  p 

lirmin 

ani 

/orm- 

a;  accorto, 

diiri 

li  canctìlo 

(  It  riicrilf^ 

quMit  apprit 

o.-lp 

i-rif 

0  ili  riti.  m,d.,Ìm-> 

I.    ACTA.  205 

'■Sigiium  ^  ^  manibus  Dominici,  et  Aldeprandi,  ambo  legem 
itlUijlfn  romana,  testes. 

_r2e{,$Ìfgntim  ^  ^  ^  manibus   Aldefredi,  et  item   lohanni,   seu 
^J^JBifip  vsstcs. 

T.)    Ego  Vuigo  notarius  sacri  palacii,  scriptor  uius  car- 
^JM  promisionis,  post  tradita  compievi  et  dedi. 


'  \ 


y 


LXXVIII. 


H.  1052  giugno  i6y  Carmagnola. 

'"  '«1^  Fonti.    A    Pergamena  originale,  molto,  sciupata  dair  umidità,  nella  bu- 

"^M:!!  àtWAhhaiia  della  KovaUsa,  nelFArch.  di  Stato  di  Torino.     È  in  carat- 

.^IM  minuscolo  regolare,  anzi  elegante.    L*  influsso  del  corsivo  non  è  molto 

pfÀ|  t  sopratutto  vuol  essere  qui  notato  che  vi  s*  incontrano  i  nessi  corsivi 

%Mi»9  «sp».    Corsiva  è  anche  la  p  di  «compievi»  al  r.  31  di  p.  207.    Os- 

^^^MMd  Ancora  i  nessi  :  «  ri  »,  a  ci  »,  «  li  ».    Né  dimentico  &  per  a  et  ».    La  a 

di  «  actum  »  è  minuscola.    Non  mancano  le  abbreviazioni  per  sospen- 

l:  «  1^  »  (cioè  «  legitur  »),  «  fel^  »  (cioè  «  feliciter  »),  «  fil^  »  (cioè  «  filius  »). 

ttOTO  «  kal^s  »  (  cioè  a  kalendas  »).    Le  parole  sono  le  une  dalle  altre 

saie.    Non  viene  adoperato  il  dittongo  x  tranne  in  «  me$  »  al  r.  12  di 

Né  devonsi  trascurare  le  abbreviazioni  per  sospensione  :  (c  sup'  »  (cioè 

■  AiÉj|^*X  *ip'*  (^^^  "  ipsius  »).    Può  rilevarsi  la  m  in  «  imp-  »,  p.  206,  rr.  2  e  3, 

^atUfé  30^  r*  $f  e  in  «  roboramdam  »,  p.  207,  r.  24.    La  sottoscrizione  notarile 

.  :jMn^'  anche  qui  con  alcuni  segni  corsivi,  e  con  alcune  note  tironiane, 

^ràkcome  avviene  nel  doc.  lxxi. 

Supplisco,  per  quanto  posso,  le  parole  perdute  in  causa  dell*  umidità,  e 
n^kMa  ì  supplementi  tra  [  ] 

Noto  la  doppia  ortografia  con  cui  è  qui  scrìtto  il  nome  di  Carmagnola, 
•  ^loè:  «  caraminiola  »  e  «  charamaniola».  Nel  regesto,  in  calce  alla  per- 
gamena, comparisce  anche  la  forma  «  caramaniola  ». 

In  calce  alla  pergamena,  sulla  faccia  recto,  leggesi  il  sunto  dell'  atto.  È 
in  carattere  minuscolo,  non  molto  elegante,  e  non  saprei  con  sufficiente  sicu- 
reisa  attribuire  quel  tratto  ad  Azzone  nouio.  Differenze  molto  spiccate  fra 
i  dne  caratteri  non  ne  vedo,  ma  neppure  può  sostenersi  la  loro  perfetta  iden- 
tilà.  Veggasi  il  n.  lxxvii,  e  più  innanzi  al  n.  lxxxvil  Noto  il  nesso  «  xi  », 
die  ricorda  la  forma  corsiva.  Il  fregamento  e  V  umidità  fecero  quasi  affatto 
^TÌre  la  porzione  di  destra  della  postilla  stessa. 

Il  documento  presente  e   quello   del  26  febbraio  1043  (j^'  l^xi)   sono 

(a)  A  ctr 


t 

i 


w 


■  OliClirSTA  SOTAt.[Cie«SU 


(S.T.)    i. 
OnidH. 

ifKKtr  tuoftotmt  sMcsi  nzU(  ({noa  ex  cOBtfracto  ni  Idcb  n^ 
p^^y  T]£si.  ego  SihqgQ,  Sii»  qnnndiM  AiinniT,  tpà  \ftobjHus  ima 
t  fi  I J  n  É .  ex  tudooe  awi]  legc 
.^to3*Mk  ppsiis  mootsaaio  [vcsais  ymmubu» 

ac]  TCBcrabìBiaii  loaKcxsiai  ili^itf  cmniBi.iM  ttbn^ 
Toom  io  oc  mcAi  teaufhaa  aeàffiet,  ec  ia)sapa, 
Itst^^  Tiuni  poBBBnM  ctcnufD.    wieoqac  ^d  <pii 
VODD  dono  tt  aafèn  m  «(odeiB  mooejaoio  sanai  Petrì  prò 
^f^^^  «De  mcf  merceakni,  id  wm  n— Buh  rebus  ìQb  Ìqtìs  mò,  que 
ijjj'^'*  ami  poxifu  m  Eocis  «  bodis]  Cxmnmtoii,  NoveIUs<'>,  Intn^ 

"*  "*'*'■    riM»*'\  Bablano  *>'  «  io  unttor»  anttpozitis  de  ipsis  (?) coni 

taaioa  saper  ibentc  <'>,  cam  oste  et  orto  insimiil  lencote  m  sa-  >] 
prascripto  loco  Giiranuniob,  est  per  meiisura'[lu£ta  iugenas . . .]. 
coerii  ci  de  uni  pine  terra  ••»<*>,  de  alù  parte  via,  de  terda 
parte  terra  •  •  •^'>.  nam  a  ()iiar[n  parte  . . .]  sedimiaibus  et 
vitM  Cam  areìs  suarum,  seu  lerris  arabìlis,  adque  pratis,  sive  gerbis, 
et  silvis  cum  areis  suarum,  per  mensura  iusta  iugerras  quinque,  2C 
et  si  amplius  de  meo  iurì  rebus  in  suprascrìptìs  locis  inventum 
fuerìi,  qaam  ut  stipra  meosura  legitur,  propter  q[uod]  supra  an- 
tcpooo^*',  per  anc  car^lam^'^  aufersìoois  pars  ipsius  monesterìi 

M  ^  Un  ipi        W  ^  InUitii  U  ptroU  est,  tbt  aipmaft,  ptieU  taitra  rwUdU 
Mltm:  |c)  S  fratnta  ifaitUmta  U  carrtiieiu:  laper  le  hibeute,  taltavi*  km 

ttitri»  InlftdurU  utl  Itil:  là}  llmlait  lasciò  bh  Irn,  tratto  in  Uanta.  (e)  U 
tlllaii  uU,  MletW  fiano  ii  prima  muia,  prmiagtaii  tultavia  ia  tBtrnfmr;  ferii  prima 
Uffnut  tmict  post         (f)  A  cai     Pai  Uggirli  aiubt  il  nomi  al  periHac. 


) 


<i)  Un  Tillaggio  detto  Novello  t  a  (2)  Incisa  Betbo,  sulla    destra  del 

S.  di  Alba;  cf.  anche  Durandi,  PU-  fiume  Belbo,  ael  territorio  di  Acqui. 

MCnU  cispad.  p.  194.    O  penseremo  a  lì)  "  Bubhnoi,  nel  regesto:  «  Bu- 

Meive  e  NeviKlie.chesi  trovano  a  NE.  «bUnaa,  forse   s'identifica   con   Bi- 

e  ad  E.  di  Alba,  in  direzione  di  Asti?  bìina  (Cavour). 


r% 


I.    ACTA.  207 

sancti  Petri,  am  cui  pars  ipsius  monesterii  dederit  in  integrum  (*> 
potestatem  proprietario  iuri.  eciam  dono  et  aufero  ego  qui  supra 
Salvestro  per  anc  cartulam  (^)  auferxionis,  id  est  omnia  b[ona]  mo- 
bilia et  bestiis  iuris  mei,  tam  quod  nunc  abeo,  vel  quod  in  antea 
5  a  Deo  propicio  adquistare  vel  laborare  potuero.  quas  autem  rex 
iuris  mei  supradiais  una  cum  accessionibus  et  ingressibus,  seu 
cum  superioribus  et  inferiorìbus  ea[rum]  rerum  qualiter  supra  le- 
gitur  in  integrum,  ab  ac  die  in  eodem  monesterio  sancti  Pet[ri 
me  ego]  qui  supra  dono  et  aufero  et  per  presentem  cartulam  ^^^ 

IO  auferxionis  ibidem  abendum  confirmo,  faciendo  exinde  pars  ipsius 
moneste[rii]  aut  cui  pars  ipsius  moneste[rii]  dederit  a  presenti  die 
iure  proprietario  nomine  quicquid  volueritis,  sine  omni  mea  et 
eredum  meorum  contradicione.  quidem  et  spondeo  atque  pro- 
mitto  me  ego  qui  supra  Salvestri,  una  cum  meos  eredes,  pars 

15  ipsius  monesterii,  aut  cui  pars  ipsius  monesterii  dederit  suprascriptis 
omnibus  rebus  et  ipsa  mobilia  <^^\  qualiter  supra  iegitur,  in  inte- 
grum ab  omni  omine  defensare.  quod  si  defendere  non  potue- 
rimus,  aut  si  eadem  aufersio  exinde  aliquit  per  quodvis  ingenii 
subtraere  quesierimus,  tane  in  dublum  eis  rebus  a  parte  ipsius 

20  monesterii  sancti  Petri  restituamus^  sicut  prò  tempore  fuerit  me- 
liorata,  aut  valuerit,  sub  exstimacione  eis  rebus  in  consimilis  locis. 
et  iandicta  mobilia  sub  exstimacione  precii.  anc  enìm  cartule  ^^^ 
aufersionis  paginam  Azoni  notario  sacri  palaci!  tradedit  et  scribere 
rogavi,  in  qua  subter  confirmans  testibusque  obtullit  roboramdam. 

25   aaum  in  suprascripto  loco  Charamaniola,  feliciter. 

Signum  ^  manu    suprascripti  Salvestri,  qui   hanc   cartulam 
aufersionis  fieri  rogavi  et  eique  relecta  est. 

Signum  ^  ^  ^  manuum  Bonus    Omo,  et  Cuniberti,  seu 
Tetberti,  testes. 

;o  (S.  T.)  Ego  qui  supra  Hazo  notarius  sacri  palacii,  scriptor 
huius  cartule  ('^^  aufersionis,  postradita  compievi  et  dedi.  (Azo  no- 
tarius sacri  palacii)  <•>, 


(a)  La  lettura  di  in  integram  non  è  sicura.  (b)  A  olì  (c)  L$  paroU  et  ipta 
mobilÌA  sono  state  di  prima  mano  aggiunte  nell'interlinea,  (d)  A  cai  (e)  Chiudo 
tra  (  )  quanto  neW  originale  sta  scritto  in  note  tironiane. 


■   ^ 

— ^ 

^^^^^1              -^^mi^K^^^^^ 

^    =^ 

.^— wt     T--        — -~wr         —    —    -Il   111    ' 

Lk 

4 

I.    ACTA. 


209 


. .  Quibus  auditis  et  recognitis  et  illis  ipsis  cardinalibus  episcopis^ 
dlicec  Humberto  Silve  Candide,  Bonifacio  Albanensi,  Petro 
>sQensiy  lobanne  Portuensi,  Anselmo  Lucensi»  Wiberto  serenis- 
imo  imperiali  cancellano,  Desiderio  venerabili  abbati  Cassinensi  (0^ 
Idraldo  Bremensì,  aliisque  quamplurìmis,  ita  est  deffinitum  et 
Lidicatum,  atque  a  sacratissinio  iam  dicto  papa  laudatum  et  con- 
irmatum,  ut  illam  decimationem,  unde  querela  agitabatur,  pre- 
[icta  abbada  sine  uUa  contradictione  teneret  in  perpetuum.  quo- 
liam  &c. 

Hec  igitur  facta  sunt  sub  anno,  mense  atque  indictione  su* 
rascripta,  in  palatio  Lateranensi. 

Scriptum  per  manus  Octaviani  notarii  et  sacri  palatii  scri- 
iarii  ^•^ 

In  calce  al  documento,  dopo  le  sottoscrizioni  del  papa,  di  Ildebrando  ar- 
idiacoQO  (s),  di  V  Pietro  peccatore  »  (1),  di  Umberto,  di  Desiderio,  leggiamo  : 

^  Ego  Adraldus  Bremensis  abbas  interfui,  laudavi  et  sub- 
crìpsi. 

LXXX. 

1060  (?). 

Fonti.    A    L*  originale  andò  perduto. 

B  Un  sunto  del  documento  fu  ricopiato,  da  una  mano  del  cadere  del 
scolo  XI,  in  fine  al  codice  manoscritto  del  Martyrologiumdi  sant* Adone 
:.  ]  37  b),  che  un  tempo  apparteneva  ai  monastero  della  Novalesa,  e  che  ora 
:cresce  le  ricchezze  raccolte  nella  biblioteca  di  Corte  di  Berlino.    Per  cor- 


(a)  Zaccaria  Ugge  scrivarii 

(i)  Umberto  vescovo  di  Selva  Can- 
ida  morì  nel  1063  (Gams,  Serus  epi- 
op.  p.  ix);  Bonifacio  vescovo  di 
Ibano  sedette  negli  anni  1049-67 
jAMS,  op.  cit.  p.  xxii);  san  Pier 
amiani  fu  vescos'O  di  Ostia  fino 
;  1066  incirca  ;  Giovanni  VI,  vescovo 
i  Porto,  mori  al  tempo  di  Urbano  II, 
successe,  verso  il  1050,  a  Giovanni  V 
jAMS,  op.  cit.  p.  vili).    Desiderio  è 

celebre  abbate,  che  successe  a  Gre- 

Aionumenta  Novaliciensia, 


gorio  VII  col  nome  di  Vittore  III. 
Quanto  al  vescovo  di  Lucca,  qui  non 
si  può  alludere  che  a  sant'Anselmo  II 
da  Badagio,  che  successe  al  suo  omo- 
nimo, fatto  papa  nel  1061  col  nome  di 
Alessandro  II;  cf.  Gams,  op.  cit  p.  740. 

(2)  Cioè  il  celebre  Ildebrando,  poi 
papa  Gregorio  VII. 

(3)  Cioè  san  Pier  Damiani  ;  cf.  Mer- 
cati, Pietro  peccatore,  in  Studi  di  storia 
e  diritto,  XVI  [Roma,  1895],  10. 

14 


210  MOSUUEVTA    SO  VA  LIGI  EN5I  A 

Km  UTiDBmc  dm.  R.  Wìlnust  lai  tn  rnnrrnr  di  e 
acMo  mnxwaino  ia  Torino,  ncIU  UbikMeca  Suioule.  Da  qualche  poauIDa  iS  i 
BUBo  iuILnu  del  tecolo  icono  (reggisi  p.  e  Uc- 171)11  pa&  conchìudcTE  che 
ki  qDdl'  epoca  il  oaddosomo  tà  troviva  ucora  m  luTu.  Anzi  d»  un  cenna 
EfttMC  da  G.  P.  HETIuUtesui  {Mnw>a«nn  M^nm,  1-  ejii.  per  con  di 
A.  Bo^  ad  Mm.kia.pttr^Stnfl,n,i2St-&t)v  pub  desumere  che  questo 
codice  Ibui  va  fndli  die  paaMroao  h»  praprìcti  di  Eugenio  De  Levis. 

PubUiai  4fu»»  Notitia  aelle  mie  Rùirtht.  f.  41.  Ne  diedi  anche  il 
facsimik  odU  urofa  agpuau  t  p,  ^8  (ti  □.  5}. 

Olfcrvo  che  i  oMm  dei  teninioaì  sono  coUocjd  alla  fine  de)  docnnienui, 
iccoodo  r  u>0  invalso  nel  secolo  xu.  Kao  i  lunavìi  oeccsmio  credere  che 
cid  del  pari  avvcoiiM  nel  lesto  completo  ddla  inTCìuaira,  e>i  t  ami  a  pre- 
■luDBte  che  i  leitimoai  Conerò  ricordati  colla  toltta  (oraiala  :  ■  signimi  •  t 
nel  toilio  polio. 

L' abbate  AdralJo  reggeva  la  Novalesa  nel  loéo,  come  abbiamo  veduto 
nel  prcccdetrce  documento.  Koi  peraltro  ignoriamo  quanu»  si»  durato  il  sua 
governo  abbuiale.  Hsio  à  ricordato  anche  nella  leuera  di  san  Pier  Damiani 
alla  cnntMsa  Adelaide  (cf.  Rictrcht,  p.  i;;),  no.  sulla  diu  di  quesu  lettera 
non  »i  hanno  dati  sicari.  Nel  falso  diploma  109}  di  Umberw  II  (o.  Lisxm) 
troviamo  l'abbate  Eraudo,  die  senta  dubbio  si  idL-ntitìca  con  Adraldo,  e  la 
ttftimonìanaa  sarebbe  gravisùnia,  se  di  quel  docuroemo  mi  potessi  tranquilla-  ' 
mente  fidare  Ma  il  diploma  genuino  del  loSi  <n.  l:(XXX)  ci  conservò  il  ^ 
noiM  dell'  abbate  Bveraldo,  che  dovrebbe  identificarsi  col  nastro,  \ 

Sulla  e.  t  H  del  mcdesìnia  codice  del  martirologio  Adoniano,  si  legge  1 
una  nota  di  pnues^ì  e  dirilli  della  abbaiìa.  Trattasi  di  un  elenco  di  rcd — 
diti,  che  alcune  consorterie  dovevano  pagare.  Tali  consorterie  stanno  di — 
vise  topograficamente,  e  sono  :  «  de  Caini[aD]o  ■  (cioè  Carignano)  ;  ■  de  Con— 
«dovoroi  (cioè  Condòve,  nel  territorio  di  Susa);  ode  Cumbavianaa  (do^ 
Cumiana);  >de  Campiliones  (cioè  Campigliene,  nella  diocesi  dì  Pinerolo) 
■  de  Ceredo  ■  (cioè  Ceretto,  fraiione  di  Condove).  Due  parole  per  schiatl 
mento.  L'  elenco  dei  ■  fratres  de  Condovoro  »  comincia  :  ■  Aimo  .1111.  d.  1^^ 
costui  doveva  cioè  date  quattro  denari.  L'  elenco  dei  ■  fratres  de  Cumb^^ 
«vianancomiacia  con  sRicharduss.  .11.  ■,  cioè  doveva  dare  due  soldi.  Fraqu^^ 
di  Cumiana,  figura  ■  Walterìus  »,  segnalo  anch'  egli  con  due  soldi.  Vengoc^K< 
per  ultimi  i  «  Confratres  de  Ceredo  »,  e  primo  tra  essi  viene  ■  Walerìus  «a  ^ 
Buxore  >.  Questi  elenchi  furono  scritti  da  più  mani,  come  può  vedersi  <■  al 
facsìmile  che  in  parte  li  riproduce  nelle  Rìctrclu,  in  fine  alla  descrìzione  (3«/ 
Martyrologium  Adoois.  Ma  queste  mani  sono  tra  loro  presso  a  poco 
contemporanee,  e  spettano  alla  prima  metà  del  secolo  xt  (cf.  Ricerche,  p.  }7J, 

Qui  può  essere  anche  opportuno  riprodurre  due  note  che  Carlo  Hampi 
(Reiu  nach  England,  in  .V.  Archiv,  XXII  [1896],  255)  trascrisse  dal  codice  di 
Cheltenham,  contenente  buona  pane  delta  Misi.  Langob.  dì  Paolo  dìaoomi. 
Il  codice  apparteneva  al  monastero  della  Novalesa  (come  dissi  altra  voln, 


I.    ACTA.  HI 

cf.  Jdurche,  p.  64  sgg.)  e  spetta  al  principio  del  secolo  xi  piuttosto  che  alla 
fine  del  x.    Le  note  sono  le  seguenti,  che  si  leggono  a  e.  107  b: 

«  Anserannus  quatuor  sextarì  vini . . .  Hf  e  in  tali  tenore  fiidunt  isti  fra- 
«  tres»  qnos  supra  nominavimus,  ut  post  mortem  illorum  quisquis  ipsas  vineas 
«emerint,  vel  tenuerìnt,  istam  fraternitatem  reddant,  videlicet  sancti  Petrì 
«Novalicii». 

D* altra  mano: 

«  Lohersgobaldus  .1111.  sextarii  vini . . .  dedit . . .  sancto  Petro  Novalicio, 
«at  monachi  per  omne  tempus  anniversaria  eorum  faciant». 

Naturalmente  Hampe  si  limitò  a  trascrìvere  poche  righe  fra  mohe,  gui- 
dato solo  dallo  scopo  di  comprovare  1*  origine  Novaliciense  del  manoscritto. 

Qpeste  «  fìatemitates  »  o  consorterie  possono  fornirci  utili  nozioni  sul- 
r  amministrazione  monastica,  e  dimostrano  una  volta  di  più  che,  se  estesi  e 
numerosi  erano  i  possessi,  non  grandi  erano  i  redditi  effettivi. 

BREVE  recordationis  investitura  quam  fecit  Clemens   de  Gai-  i^^^'J^H^ 

Ione  ('>  sancto   Petro   domnoque   Adraldo   abbati,    tradidit  2,*^b^,e*tiiÌNÌI 

namque  sancto  Petro  de  Novalitio  coram  testibus  subterscriptis  u**SÌ>bigu^ ISà 

omnem  medietatem   sup  mobilip,  quam   habere  visus   fuerit  in  £^0  deiu  mi 
fine  vitp  suf.    testes:  Petrus,  magister  Bellonus  de  Venalido  W^*), 
et  Mainerìus,  et  Benedictus. 


LXXXL 
1063. 

Fonti.    A    L'originale  andò  perduto. 

B  Nel  1502  Pietro  de  Allavardo  da  Vigone,  prevosto  di  S.  Giorio,  cap- 
pellano di  Andrea  Provana  protonotario  apostolico  e  priore  della  Novalesa, 
stese  un  Inventarium  delle  cose  mobili  del  monastero,  che  ci  è  pervenuto 
in  manoscritto  autografo  nell'archivio  dell'abbazia,  presso  1' Arch.  di  Stato 
di  Torino,  come  dissi  largamente  nelle  Ricerche,  p.  117  sgg.  Il  medesimo 
Allavardo,  nel  15 12,  trovandosi  prevosto  di  Villafranca,  redasse  un  secondo 
Inventarium  iurium  prioratus  Novalitii,  e  anche  questa  volta  non 

(a)  B  nenaV 

(i)    Giaglione,  villaggio  ad  O.  di     scioglie  in  «  Venalicium ».      Venaus, 
Susa,  a  ^reve  distanza  da  quella  città,     villaggio  circa  a  mezza  strada  tra  Susa 
(2)  L'  abbreviazione  data  dal  ms.  si     e  la  Novalesa. 


morte. 


3=           «r- 

^""1 

I.    ACTA.  213 

C  II  falso  dìf^oma  di  Adelaide  può  essere  considerato  come  compilato 
sulla  falsariga  del  diploma  genuino  del  1070,  che  noi  troviamo  rispecchiato 
nel  diploma  di  Umberto  II,  108 1. 

D  Pietro  de  Allavardo,  nei  suoi  inventari  del  1502  e  del  15 12  (cf.  Ri- 
cerche, p.  117  sgg.),  regesto  questo  diploma,  trascrìvendone  la  data  dell'anno, 
e  la  prima  concessione  in  esso  contenuta.  Ecco  che  cosa  scrìve  1* Allavardo 
nell'  inventano  del  1 502  :  «  D.  Aladia  comitissa  fecit  domino  priori  investi- 
«  turam  de  uno  manso  in  laglono  sub  anno  1070,  alligata  cum  certo  baculo  ». 
Nell'inventario  del  15 12  si  legge:  «Aladia  comitissa  fecit  investituram  de 
«  uno  manso  sito  in  laglono,  anno  1070  ».  Questa  doppia  testimonianza  ci 
(a  conoscere  la  vera  data  del  diploma  di  Adelaide. 

Qui  ricavo  dal  falso  diploma  di  Adelaide  (n.  lxx),  quanto  si  può  attribuire  a 
questa  principessa,  giudicandone  alla  stregua  del  diploma  del  1081.  In  questa 
rìcostruzione  non  pretendo  naturalmente  di  avere  riprodotti  i  particolari  del 
documento»  ma  solamente  vorrei  sperare  di  averne  indicati  i  tratti  principali. 

Tralascio  l'allusione  ad  un  diploma  di  Carlomagno,  che  abbiamo  nel 
falso  diploma  di  Adelaide,  poiché  non  n*  è  chiaro  il  significato.  Trascuro 
anche  il  cenno  alle  decime  del  monastero,  che  leggiamo  nel  diploma  Um- 
bertino del  1081,  n.  Lxxxx;  ben  è  vero  che  la  testimonianza  di  quest'ultimo 
documento  è  gravissima,  ma  il  silenzio  che  sopra  di  ciò  mantiene  il  falso 
diploma  di  Adelaide,  mi  ritiene  sospeso.  Ebbi  per  sospetti  gli  accenni  al 
«  distretto  »,  in  quanto  questa  parola  significava  diritti  giurisdizionali. 

Chiudo  fra  [  ]  le  mie  congetture,  che  presento  timidamente,  quantunque 
a  proporle  abbia  l'appc^gio  del  documento  Umbertino  del  1081  (n.  lxxxx). 

Prima  di  chiudere  questo  preambolo,  voglio  ancora  avvertire  una  appa- 
rente discrepanza  tra  il  diploma  del  108 1  e  i  regesti  dell' Allavardo.  Da  quello 
apparisce  che  Adelaide  donasse  più  che  un  manso  in  Giaglione;  questi  invece 
fanno  paiola  di  un  solo  manso.  La  conciliazione  tra  le  due  discrepanti  testi- 
monianze ci  viene  dal  falso  diploma  di  Adelaide,  nel  quale  dapprima  la  con- 
tessa dona  un  manso,  e  poi  un  secondo  ne  conferma,  essendo  ambedue  situati 
in  Giaglione.  Di  qui  apparisce  che  non  senza  buon  fondamento  dobbiamo 
servirci  del  falso  diploma  di  Adelaide  per  restituire  il  documento  genuino. 

.,•  domna  Adaleida  comitissa . . .  dedit  Deo  et  beato  Petro  aposto-     Adcuadeconte 

'  M  o£Brc  «  S.  Piea 

lorum  principi  de  Novalicio  et  fratribus  ibidem  Deo  servientibus  ^^^  ^r^l!"..* 

^  *  noAiuo  in  Giaglu 

mansum  quod  est  in  Gallione,  quod   colit  Martinus  cognomine  ;^J,^•JIit^^{J" 
Brunus,  cum  omne  districto  et  proprietate  tocius  mansi,  excepta  Gh^"(S  Su» 
5  tantum  tercia  parte  messium  et  vini,  adque  fructus  arborum,  quod 
abbacìe   sancti  lusti  fuit  datum^  absque  districto.      confirmavit     conferma  uni 

...  1    «1  •         •  t     I     I  1  •  *"  manso  ivi  s 

eciam  alnid  mansum,  quod  ibi  pnus  habebant,  eodem  iure  quo  tutto,  e  «à  poi 

seduto  del  moni 

et  suum  contulerat . . .  cum  omnibus  montibus  et  planiciis,  adque  «««0,  coi  monti, 


ME  K  '>'ii£.  ic  Kti  [lineai  t^pìiTpr  Krir^^  >~r?TTio-'  naKJanK. 


^ 


I.    ACTA. 


215 


LXXXV. 
(1070  ?). 

Fonti.  Eugenio  De  Levis  nelle  sue  note  manoscritte  al  Qironicon 
Kovalidemu  (arcb.  dell'Economato  di  Torino,  Cronaca  ucUsiastica,  busta  II), 
notò  che  san  Pier  Damiani  parlò  dell*  abbate  Aldrado  o  Adraldo  anche  nella 
sua  Vita  sancti  Odilonis  abbatis  Cluniacensis,  che  egli  conosceva 
aolunto  nelle  edizioni  (0. 

Dovendo  riportare  in  questo  luogo  il  passo  che  e*  interessa,  mi  procurai 
la  collazione  di  parecchi  codici,  i  quali  peraltro  assai  poco  differiscono  dal 
testo  volgata  Se  posso  citare  qui  alcuni  manoscritti  inglesi,  lo  devo  non 
sobmente  a  coloro  che  gentilmente  per  me  li  ispeiionarono,  ma  ben  anche 
al  eh.  conte  Ugo  Balzani,  per  la  interposizione  del  quale  potei  ottenere  siflEsitta 
oorte^a. 

Ecco  adunque  le  fonti  alle  quali  ricorsi.  So  benissimo  di  non  aver  usu- 
fituito  né  di  tatti  i  codici,  né  di  tutte  le  edizioni;  ma  non  mi  parve  indispen- 
sabile allargare  di  più  le  ricerche. 

Biblioteca  Nazionale  di  Parigi. 

A  Codice  n.  5290,  ce.  122  b- 123  a  (cf.  Caiaìogus  coda,  hagiograph.  latinor, 
in  hibU  NoL  Paris,  a  cura  dei  Bollandbti,  Bruxellis,  1889, 1,  524),  del  secolo  zìi. 

B  Codice  n.  $351,  e.  166 a  (cf.  Coiaio^  cit.  II,  301),  del  principio  del 
secolo  zi-xii. 

La  collazione  di  questi  due  manoscritti  io  la  debbo  alla  squisita  cortesia 
del  eh.  H.  Omont 

Biblioteca  Bodlejana  di  Oxford. 

C  Ms.  n.  817,  e.  39  B,  del  secolo  xii,  verso  la  metà  (cf.  Neues  Archiv, 
X,  eoo). 

D  Cod.  Rawlinson  A. 416,  ce.  iiob,  col.  2  -  in  a,  col.  i,  della  fine 
del  secolo  su  (et  Naus  Archiv,  IV,  385). 


(i)  In  conformità  a  quanto  aveano 
notato  i  vecchi  eruditi  (cf.  Migne, 
Patrol  lai,  CXLIIIJ,  944,  nota),  anche 
nel  N.  Archiv,  VII,  419,  vien  detto 
che  questa  Vita  Odilonis  dipende 
da  quella  di  Iotsaldus,  presso  Ma- 
BILLON,  AnnaUs  Ord,  s.  Benedica,  VI, 
I,  679  sgg.;  ma  per  lo  scopo  nostro, 
questa  circostanza  non  ha  impor- 
tanza.   Vuoisi  peraltro  avvertire  che 


lotsaldo  crede  che  sant*  Odilonc  mo- 
risse nel  1049;  invece  san  Pier  Da- 
miani lo  dice  morto  nel  1048,  es- 
sendo nelPetà  di  ottantasette  anni,  e 
dopo  cinquantasei  anni  dall*  ordina- 
zione monacale.  Da  questi  dati  si 
può  ricavare  indirettamente  qualche 
raggio  di  luce  per  la  viu  di  Aldrado, 
che  fu,  nella  sua  giovinezza,  discepolo 
di  Odilone. 


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I.    ACTA.  217 


LXXXVI. 
1071  maggio  19,  Torino. 

Fonti.  A  Pergamena  originale,  Ahhaxia  àeìla  Novàlesa,  busta  II  (Arclib 
di  Stato  di  Tonno).  È  di  forma  oblunga,  abbastanza  bene  conservata,  fatta 
ctceiioQe  per  una  lacerazione  che  subì  a  circa  un  terzo  della  sua  altezza. 
Perciò  alcune  parole  andarono  perdute.  È  in  carattere  minuscolo,  colle  let- 
tere di  forme  ormai  sviluppate,  e  che  si  avvicinano  alla  regolarità  che  ca- 
ratterizza il  secolo  xn.  Le  abbreviazioni  «  1^  »  (cioè  «  legitur  »),  «  ip*  »  (cioè 
e  ipuos  »),  «  sup*  »  (cioè  «  supra  »),  sone  ovvie  nei  documenti  di  quest'epoca. 
La  sigla  C  spiegai  sempre  per  «  con  »,  dacché  in  un  caso  (p.  218,  r.  30) 
rinvenni  la  parola  scritta  distesamente :«  con  stipulacione  subnixa».  L'ab- 
breviazione «  car  »  spiegai  per  «  cartula  »,  giacché  in  un  luogo  (p.  219,  r.  4) 
hassi:  «  cari  ».  Nella  parola  a  actum  »  (p.  219,  r.  3)  rimane  ancora  un  qual- 
che ricordo  della  a  corsiva,  quantunque  essa  sia  molto  trasformata. 

Sul  verso,  non  trovo  degno  di  nota  che  un  solo  regesto  :  «  Campo  Mer- 
«  leti  ».  Pare  di  mano  del  secolo  xii,  ma,  con  minore  probabilità,  potrebbe 
anchf  attribuini  sX  principio  del  secolo  seguente. 

(S.  T.)  Anno  ab  incarnacione  domini  nostri  lesu  Chrìsti  (*> 
mOlesimo  septuagesimo  primo,  quarto  decimo  kalendas  iunius, 
indicione  nooa.  monesterio  sanai  Petti,  que  est  constructum  in 
fundo  Brcmeto.     ego  Drodo  filius  quondam  Maimfredi,  qui  prò-  ^^PS^Jj^^  £»J 

5  fÌMSO  sum  ex  nacione  m«a  legem  vivere  romana,  offertor  et  do-  o^h."  "^"^fZ 
oator  ipsius  monesterii,  presens  presentibus  dixi.     quisquis   in  frS^ai"r,^t« 
Sinctis  ac  'm  venerabilibus  locis  ex  suis  [a]l[iq]uit  contullerìt  rebus  Brem? 
ittsta  Octoris  vocem  in  oc  seculo   [centuplum  accipiet,  insuper, 
quod  melius  es]t,  vitam  posidebit  [etemam*     ideoque  ego  qui 

0  supra]  Drodoni  dono  et  oflfero  a  presen[ti  die  in  eod]e[m]  mo- 

nesterìo  sanai  Petri  prò  mercede  et  remedium  anime  mee.  hoc  ,,«  pe,„  ai  «mf 
sunt  pecias  tres  (**>  de  campo  una  ex  ea  pecia  una  de  vites  con  (*)  ,J"dr  Jìwi,^l 
area  sua  simul  ten[en]te  (**>  iuris  mei,  quam  abere  viso  sum  in  loco  ietto. 

(a)  A  Ihn  spi  (b)  Lt  lettert  tr  sono  sopra  ima  lavatura,  (e)  Seiclsi  Q  in  con^ 
MMané  in.  frasi  eonsimiU  alla  presenti  t  notai  del  secolo  xi  adoperino  la  forma  cnm,  a 
qMmiimmqué  quella  sigla  pelosa,  in  generale  parlando,  interpretarsi  per  cam  Ma,  nal 
catù  frestnU,  abbiamo  un  esempio  (p.  218,  r,  }o)  in  cui  a  tutte  lettere  sta  scritto  con 
(d)  A  tente 

àiameimiiaa  NevaHcsenna,  14* 


(fafeadere  non  ptxaeci^cs,  jnr  a  roi»  exàie  aGqoìi  per  n» 
geanm  foscraiieTE  coeaemma,  asic  b£  Ajbhioi  u^jaimpia  IJ 
citferHoae  pan  ipucs  monesar^  rEsomanGs.  acot  pco  loufUR 
faeriac  mefioruis  sa  valocTTiit  scb  cxsDmadoDe  in  cnosmnle  ^^ 
Ìoa>,  et  nec  mihi  liceali  olio  [anpme  doQo  ^  qood  vohii,  set  quid 
^  me  ««md  ùctnm  vel  axuaipanD  est  mriolabiliRr  comorare 
proiaito,  a»  <*>  sopoladofie  soboix^    pagiium  ADo  qui  et  Bo-  jo 


ItfttUhi  Ci.i.  fa)SeUldC  e.  t.  {i,  Afmti*at%;  wd  ftmdm  iti  mtUt 
U  i  r  ftà  ikt  éUrt  m  Vf^;*  dtlU  t  U  t*réU  es  ctrritftmdt  migha  c»«  cà,  eÌM 
agU  mi  dtl  ■Mfr»  mtUU.  S,  truiriai,  mnJt  Faffmtm^t.  fd)  A  itét  (c>  la 
MMa  Ti  ft  »itmf  di  prima  >MgM  mlT  imUrUiut.  {i)  StUld  Q  r.  f.  •  f^  *l  r.  ti. 
ttt  Li  fértU  et  p«r  prcMB  »u  £  ^rÙM  ana,  ■>«  ifaM«  ittOtt  tfra 
(h>  .4  cit  (i)  £4  nllstj  UHI  <  TtffTtmlaU  isU>  MUa  flfla.  (k)  •<  o 
(I;  'l  il(.         (n)  eoa  <  f  h  n  /alft  bH(r<. 


I.    ACTA.  219 

nezo  vocatu  sum  notarìi  sacri  palaci!  tradavi  et  scribere  roga- 
yit(*>,  in  qua  subter  confirmans  testibusque  obtulii  roborandam. 
actum  infra  dvitate  Torini^  feliciter. 

Signum  4^  manus  suprascripti  Drodoni,  qui  anc  cartulam^^) 
ofiersionis  fieri  rogavit  sicut  supra  legitur. 

Signum  4^  4^  manibus  Rotfredi,  et  Brunoni  legem  viventes 
romana,  testes. 

Signum  4^  4^  4^  manibus  Bonardi,  et  Leoni,  seu  Aldoni,  testes. 

(S.  T.)  Ego  qui  supra  Allo  qui  et  Bonezo  vocatu  sum  <*) 
QOtarii  sacri  palacii  scriptor  uius  cartule  (^^  ofFersionis  post  tradita 
conpievi  et  dedi. 

LXXXVII. 
1072  agosto  22,  Casellette. 

Fonti.  A  Pergamena  originale  nelFArch.  di  Stato  di  Torino,  Ab- 
ha^ia  deUa  Novalesa,  busti  II;  è  in  carattere  minuscolo,  nel  quale  riroane 
ancora  qualche  traccia  del  corsivo.  Non  hanno  interesse  le  abbreviazioni: 
cip'  »  (cioè  «  ipsius  »),  «  1^  »  (cioè  a  legitur  »),  «  qual^  »  (cioè  «  qualiter  9), 

<  61^  »  (cioè  «  fìlius»).  Per  quanto  comune,  cito  anche  un  modo  di  scrittura, 
che,  colle  abbreviazioni  ora  indicate,  ricorda  Fuso  antico;  in:  «ssta»  (cioè 

<  suprascripta  »)  la  prima  s  è  piccola,  così  che  la  parola  a  primo  aspetto  si  in- 
terpreterebbe :  «ista».  La  parola  «actum»  (p.  222,  r.  4)  non  è  in  corsivo, 
non  in  minuscolo,  ma  ha  traccie  dell'uno  e  dell'altro  carattere,  giacché  cor- 
sive si  possono  dire  le  due  prime  lettere,  mentre  sono  minuscole  le  rima- 
nenti. La  sillaba  a  con  »,  <c  cum  »  viene  rappresentata  dalla  sigla  Q .  La  sil- 
laba ff  et  »  è  rappresentata  da  &,  e  non  mai  dalla  nota  tironiana  -|*  ^^ 
parole  sono,  per  ordinario,  abbastanza  bene  divise,  ma  in  parecchi  casi  la  con- 
fusione delle  sillabe,  che  caratterizza  ancora  il  secolo  xi,  si  fa  manifesta,  laonde 
p.  e.  abbiamo  :  «  mee  go  »  (cioè  a  me  ego  »). 

La  postilla  a'  piedi  del  documento  è  pure  di  mano  del  notaio,  che  scrisse 
Tatto,  e  contiene  una  notizia,  che  in  questo  manca,  cioè  la  partecipazione 
airofferta  da  parte  della  moglie  del  donatore.  Una  postilla  conforme  tro- 
vammo al  n.  Lxxviii,  ma  là  non  eravamo  del  tutto  tranquilli  nel  giudicarla 
dal  notaio  stesso,  che  scrisse  il  documento  Una  postilla  simile  venne  ap- 
posta anche  sul  verso  del  doc.  Lxxvii,  ma  ormai  è  illeggibile. 

(a)  A  ha  it  di  corredatone,  ma    pur  di  prima  mano,        (b)  A  cari        (e)  A  uocatusu 
dove  forse  la  s  serve  a  due  funzioni,  come  se  vi  fosse  scritto:  uocatas  su        (d)  A  caf 


XK  JCCVrMZyTA   yCTALICIEySIA 


I2  inngn  ;i!m  ,iiiimr>.  ±  firyii'.  a  SBervaÌBae  £  ÓBo  ckc  ala  Ki 
».  dA  1  itcmit  s,  t  Strcajox  j.  i  doe  r.iiiiinn  caS* oaKnsiÌBBe  del  cransta 
ScTa£cis3se  3:.  :.  la?.  3.1  maùe  jczrie:  c.abì  bokSe  Socadads  di- 
•  dcTJ-  Neil  iJM  r:  xj=  «sECckaL^ms*}  II 17,  Torino  (^IH^ 
/#fTr  Sjt'jùjl.  2fxscz  Z.  lìTArd:.  £  Scoi  »  &  aesgc:  «  aaoeasecrìo  beati  Petrì 
<  in  !i2cs  rrii  Xmlùx  Jrrfrrr  3.  )ti  xacsa?  acaae  £  e  Navahza  »  non  coo- 
ÓBoò  setTiso,  e  znnjkou:  3Ù1  tjrfi  tXvrilBcàaij  (està  dei  X|  aprìkitéa, 
Asbfcii  wlj,  Kiraùzéi.  resa  ZT^  cXc^uca  j  ^cana  id  22  noieiuiMe  1163, 
hri^  »  Kcnlsia  j  czrti  i«tL  ; r  zraggrn  1 177.  ztz*^  e  Xoraficcnse  inooa- 
«scerism»  'czm  iel  ij  sjtzc  :20fp  ìtìv.  «XovaEtiaB  (carta  dd  gionio 
XI  corcare  race.  rn».  3<:i  t  rero  che  aon  cadàe  cos:  presto  <ijlt«  me- 
mona,  gUc^hè  ascari  En  :=  i:^  iel  zé  zencj5o  :  209  Ieg;giaiiio  :  «  ecclesie 
€  sancii  Pecrl  V  ^«relixcù  «  'Irf).  Pesca  per  qulc!ke  tempo  «fivcma  g*|»^^^^^y 
ToEgara  «  Vc^aiecfa  »  ^carte  iti  :*  laz^o  iizu  15  aprile  1226,  hi).  (JjmDdi 
rìtOTBico  «  Soralìcani  »  «carta  i  j  IszHc  :32S»  hi),  e  «  Noraficia  «(carte  2  geo- 
oaio  e  2  giugno  1250»  ivi).  Kocrrole  è  Li  forma  adoperata  nella  catta  26  di- 
cembre 1250,  iad.  m  (:vi),iove  si  leggìi  td.  lacocos  prior  de  Noralidisa. 
e  SoTaksiss:  m  troro  in  carta  iel  14  agisco  1235  (ìviX  «  Novalisiiiin  m  in  carta 
ici  12  noTcrzbrc  :2j6  'Iv:  ,  tN:tiZcìi  >  In  cirta  2S  luglio  1239  (ivi),  «No- 
T  vaI:c--=  J  :=  carra  io  zzirzo  zziy   IvTì  ice.     U=a  bolla  del  2  luglio  (1247) 


T  »-»■'-  -  *■"  ■•  •* 


- -  « .  izT.'.'.i    *J.  i-ic.e.  e  :m:r  :jj.:ì  '  . .  .  rriTT:  et  conventui  sancii 

-r  Pctr:  :t  S:viliie,  Ori:-:ii  siz:::  Zcnei.ji.  Ti-;rze::s:s  diocesis  »  (ori- 
g'nalt,  ;v.,  L-rrcii  Jj  Nrvil  :  i<  ir,  ir.i  ".jtterà  i-  Giacomo  abbate  di 
Susa.  :;;;,  ?:ì-:  ..  r.  :^:..  il  :-i'.c  .n  i'.tri  :jr.i  ^  deito  r  prior  ecclesie 
t  s.  Pctr:  -ie  Sz"iV.i' -:  .^,  'Z'.z.  '.-gli:  12  .•:..'.■.',  r.  :^2  .  Trovo  quasi  per- 
fetta-e  r.:  e  'a  !'crn:a  ittui'.i  ir.  uni  zir.i  [.-i.-b^:.  .V;:-.:.  busta  III)  del  25  gen- 
naio ;2?i  1  :  '^  rVuter  Am-.-ie J5  pr-r  cior.aster.:  sanct:  Petr;  de  Novalexia  ».  Una 
carta  d-j!  .'5  agosto  12.S7  ricorda  i  n:-nàci  •.  de  Novalisia  .)  (ivi,  busta  IIII), 
e  in  un  atto  d-!  17  marzo  150:  si  ntenzio-.a  A:::eieo  priore  del  monastero 
di  S.  Pietro  "  de  Novalexia  >j,  rr.a  li  rr:edes:mo  in  una  carta  del  25  novembre  i  ;oi 
viene  detto  priore  di  S.  Pietro  «  ùe  Novaliùo  >.>  (ivi,  busta  IIII).  Infatti  Tantico 
nome  continuava  ad  adoperarsi. 

(S.  T.)  Anno  ab  incarnacione  domini  nostri  lesu  Christi  <^*^ 
millesimo  septuagesimo,  undecime  kalendas  setembris,  indicione 
oct.iva.     moncstcrio  sancti  Petri  constructum  in  valle,  qui  dicitur 

(.()  A  ihu  xpi 


I.    ACTA.  221 

Novalucce.    ego  Vuilielmus  filius  quondam  Vadani,  qui  professu  .  gacUeimo.  de 

fu  VAdinOf  che  pò 

sum  ex  nacì[o]ne  <*>  mea  lege  vivere  Langobardorum  0\  ofertor  y^\^  p^JJ^ 
[et]  donator  ìpsius  monesterio,  presens  presentibus  dixi.  quisquis 
in  sanctis  ahc  venerabilibus  loci[s  ex  suis]  alìquit  contulerìs(^>  rebus, 
5  iiisca  Octoris  vocem  in  oc  seculo  centumplum  [accìjpiad,  insuper, 
quod  melius  est,  vitam  posidebit  eternami'),  ideoque  ego  qui  supra^^^ 
rVuillielmus  dono  et  ofero  a  presenti  die  in  eodem  monesterio  aona  «i  moiusterc 

*■  •■  '^  di  S.  Pietro  delli 

prò  merce[dem]  et  remedium  animee  ('),  nominative  pecia  una  de  ^ovaiew  un  pnu 
prato  iuris  mei  quam  abere  viso  sum  in  loco  et  fundo  Casellas,  «orfo  di  ceMUette. 

o  et  iacet  (^)  a  locus  qui  nominatur  Pissina  Torina,  et  est  per  men- 
sura  iusta  tabulas  duocenti  treinta  et  quatuor.  coerit  ei  de  una 
parte  terra  ipsius  monesterio,  de  alia  parte  terra  Oddo,  de  tercia 
parte  terra  Ardoino,  de  quarta  parte  terra  item  Oddo,  vel  si  in 
ea  alie  sunt  coerenciis.    que  autem  suprascrìpta  pecia  de  prato 

5  iuris  mei  supradicta,  una  cum  accessione  et  ingresso  seu  cum 
superiorìbus  ^f>  et  inferioribus  suis  qualiter  supra  mensura  et  eoe- 
rencias  legitur  in  integrum  ab  ac  die  in  eodem  monesterio  prò 
mercedem  et  remedium  anime  mee  dono  et  ofFero  a  presente 
cartula^)  oflfersionis  proprietario  turi  in  te  abendi  confirmo,  [ut 

o  exinde]  faciant  monahi,  qui  nunc  sunt  deodem  ^^^  monesterio  pro- 
prietario nomine  quitquit  [vo]luerint,  sine  omni  mea,  et  eredum 
meorum  contradicione.  quidem  et  spondeo  adque  promitto  me 
ego  qui  supra  Vuilielmus  una  cum  eredibus  pras  (^)  ipsius  mone- 
stcrii  (*>,  aut  cui  pras  <"»)  ipsius  monesterii  dederint,  suprascripta 

5  oflFersio  qualiter  supra  legitur  in  integrum  ab  omni  omine  de- 
fensare.  que  si  defendere  non  potuerimus,  aut  si  de  ipso  mo- 
nesterio per  quaconque  (">  inienio  subtraere  quesierimus,  tunc  in 
duplum  eadem  oSersio  ipsius  monesterii,  aut  cui  pras  (®>  ipsius 
monesterii  dederit,  restituamus,  sicut  prò  tempore  f[u]erit  melio- 

(t)  A  nacine  (b)  Le  sillaht  Ungo  sono  di  prima  mano,  ma  in  rasura,  (e)  Inten^ 
isti  contalerìt  (d)  qui  supra]  Di  queste  due  parole  sono  visibili  in  A  appena  il  segno 
M  abbreviazione  e  l'apice  superiore  della  s  (e)  S'intenda  anime  mee  (f)  A  et 
iacet  in  rasura,         (g)  A  supb:         (h)  A  car        (i)  Goi  de  eodem  (k)  Intendasi 

pus        (1)  Correzione  di  prima  mano  per  monesterio        (m)  Intendasi  pan        (n)  La 
tillaha  con  è  rappresentata  dal  segno  Q        (o)  Intendasi  pan 

(l)  Matth.  XIX,  29. 


MOXUMENTA    NO  VA  LIC  IEN5IA 


fcfwnnis  ben  ngxn,  oc  sopCL 

SigiiiiiD^^i^iiiaBtnm  Bazurdn,  et  lolunnes,  seo  Milooi, 

(S.  T.)    Ego  qui   sapn  Beae<ScnB  ootsrìus  sacri  paladi, 
scrìptor  uìus  cvTuIe^*'  oficnioms,  post  tndìBi  compievi  et  dedi.  4 


CvTuU  <^^'  prooiisìoais  Cecenmt  Vaìlìelmus  filius  quondim 
,ii1"**iI^S!t-  Vuad{a)tu,  et  Gemuai  ìugalibos  Sìa  quondam  AlUardi  ad  mo- 
^^mH^^ia  nesrerìo  sancii  Peoi  de  Movaluciix  suprascnpu  pecta  de  prato, 
M  jtìnn  'g*-  in  dublo  et  peaa  Domioe  argeoii  daurionim  du[ceatì]  (>>,  soli- 
donim  quadraginta. 


LXXXVIIL 

1072. 


FoDti.    A    L'originale  andò  perdaux. 

B  Retro  de  AlUvardo  nd  due  ÌDTaiuri  dd  i$02  e  del  i;ia  (et,  K- 
ctrcbt,  p.  117  sgg-)  serbò  memoria  dì  un  documeoio,  on  perduto,  ligutT' 
dante  la  r^ione  detta  «Lonai»,  che  comÌDcia  alla  Bnmetta  presso  Som 
e  si  estende  verso  Veaauj.  I  dne  inventari  si  csprimoiKi  quasi  coUe  iden- 
tiche paiok. 


INSTRUMENTUM  antiquìssimum  de  qiudam  vinea  extravache  (^}  sta 
in  territorio  Secuxie,  in  Lestay,  sub  anno  1072. 


(1)  U  mtiMÌt  icfa  loco,  Uinaia  tiMuta  U  fttu  iti  riga,  vt  •  ff».  <b)  A  ci 
{C)  A  cu  (d)  Eiitmit  Ut  i  nami  ti  aifillirimma  Irt  irati,  mt  ìmti*  m  atUama  uU- 
mtnli  dut.         (e)  A  ai  (()  A  eir         (g)  A  du     Farti  ìt  Irt  nllimt  fraU,  Itm.» 

duUia    U  frima   tra  tilt,  ii  frimt   mane,  ma  in  niiri).     Um   Uhm   lidmtsU  itfma 
^uttla  nMf«  ial  itile.         (b)  L'iwatmtéria  iti  ifii  traUutU  fMiU  parala. 


I.    ACTA.  223 


LXXXVIIII. 
Avanti  al  1079. 

Fonti.    A    L'originale  andò  perduto. 

B  Amedeo  IV  nel  diploma  23  maggio  1233  in  favore  della  Novalesa, 
ricorda  la  concessione  di  suo  padre  Tommaso  (I),  e  dei  suoi  antecessori,  no- 
minatamente ricordando  le  carte  elargite  «  a  domina  Adalasia  et  a  domino 
«Amedeo  et  domino  Umberto  comitibus».  I  diplomi  di  Adelaide  e  di 
Umberto  (II)  sono  degli  anni  Z070  e  zo8i.  Pare  adunque  che  Amedeo  IV 
alluda  ad  un  privilegio  di  Amedeo  II  (f  1079). 

Amedeo  (II)  conferma  i  beni  e  i  possessi  del  monastero  di 
S.  Pietro  della  Novalesa. 


LXXXX. 
1081  febbraio  17,  La  Chambre. 

Fonti.  A  La  pergamena  originale  andò  perduta.  Forse  vi  allude 
r  inventario  del  1 502  di  Pietro  de  Allavardo  da  Vigone  (per  questo  inventario, 
c£  Ricerche,  p.  117  sgg.)  scrivendo:  «item,  confìrmatio  donationis  domine 
«  Alayde  facta  ab  eodem  Humberto  comite  Maurìanensi  ». 

B    Gian  Tommaso  Terraneo,   Tahularium  CeltO'Ligusticutn,  voi  III, 
a.  1081  (ms.  nella  biblioteca  Nazionale  di  Torino),  riferisce  questa  carta,  così 
indicandone  la  fonte:  «Hanc  ex  autographo  ipso,  meliori  quo  potuit  modo 
«  a  se  exscriptam  mihi  communicavit   amantissimus  mei  d.  Maximus  Bolo- 
«  gninus  Altadiensis  ».    Donde  abbia  tolto  la   sua   copia  il   Bolognino,   lo 
ignoriamo;  è   noto   peraltro  che   il   Bolognino,  amicissimo   del  Terraneo, 
era  un  dotto  e  appassionato  cultore   degli  studi  di  antichità.     Il  Terraneo 
accompagnò  la  copia  con  alcune  note  marginali,  T  ultima  delle  quali  si  ri 
ferisce  alla  parola,  con  cui  si  chiude  il  documento,  ed  è  la  seguente  :  «  Ita 
«claoditor  haec  carta  in  autographo,  ubi  quum  linea  finem   habeat  in  tò 
«componat,  sub  ea  voce  legitur  illud   potestà  ti,   quasi  nomen  esset 
« notarii,  vel  cancellarli.    Sed  haud  dubie  legendum  est  potestati,  hoc  est 
«corniti,  qui  potestatem  habebat  et  iurisdictionem  et  imperìum».    L'uso 
della  parola  «  potestas  »  in  largo  senso,  cioè  nel  senso  di  podestà,  autorità, 
esercitata  da  una  persona,  non  è  raro.    Lo  si  può  vedere  p.  e.  in  due  docu- 
menti, degli  anni  1057  ^  106 1  del  Codex  Cavemis,  Vili,  17  e  157. 


(4  B  éa^        H  S ff)  S  C 

«crii      (i)  S  Clnsk        W--- 


^ 


(i)  Umberto  II  il  Riofbfzzia. 

(l)  Cùla,  figlia  di  Ga^dmo  3 
grande,  conte  di  Borgogna. 

(])  L'  antica  GaMa  Christina  (Lnt. 
Pari*^  i<56,  IV,  691-91)  non  noooo- 
KC*a  die  na  strio  Coaooe,  tocoto 
di  Horienna  tn  il  1080  e  il  i  to6  in- 
circa. Ora  si  crede  che  due  vescovi 
di  egnal  nome  abbiano  retto  quella 
diocesi,  a  poca  distanza  di  tempo  tra 
loro.  Al  primo  Conone  »  assegna 
presto  1  poco  il  periodo  loSS-tioS, 
e  li  colloca  il  secondo  sotto  il  1137 


(Mas  LaTxa,  Tfht  it  chmalofit, 
txÀ.  1479)-  Dal  pteseme  dodOBcnio 
rìsoka  elle  Cododc  I  era  pi  Ttjcoto 
dì  St-Jean  de  MaoricnDe  nel  1081. 
Gii  U  Bixa  (SiHt  cnmel,  i*  ed.  To- 
rino, 1X41,  p.  312)  coDocava  3  pitelo 
Conooe  al  108S  e  il  Mcowlo  al  1127. 
Qjianto  a  Conooe  I,  egli  era  «cacovo 
dì  Mautienne  anche  nel  1107,  come 
risulta  da  un  documento  dì  quell'anno 
presso  Rn'AUTEi.LA  e  Besta,  Cbart. 
Ukienu,  p.  67,  n.  65.  La  cronologia 
non  è  dunque  del  tntu  lican. 


cort. 


I.    ACTA.  ia5 

trate,  sicutcontinetura  loco  ilio,  qui  didtur  Lastadium,  usque  ad  ^»  *, vietai! 
acum  magnum  montis  Cinisii  et  usque  ad  fontem  Varciniscam  •**•• 
Monriscinisii]^*^,  nihil  nobis  vel  nostris  successoribus  aut  cuilibet 
Iteri  retinentes.     confirmamus  etiam  decimam,  quam  habent  et     coafenniao  u 

dcdmache  il  mo- 

cquirere  potuerint ...  et  quod  nihil  exigatur  apud  Secuxia  vel  extra  J^!j-^^' 
TO  peagio  de  pascuis  ovium  ab  hominibus  huius  monasterii.  JifsiJda**»!»^!!! 
i  quis  hoc  donum  quod  facimus,  quod  etiam  domna  0^  Adelasia  dtP«^ttS!rt 
omitissa  prius  fecerat^  calumniare  quaesierit,  aut  per  quòdvis  in-  f^ou^ddu  ^ 
[enium  infringere  temptaverit,  maledictionem  Dei  et  beate  Marie 
t  sancti  Petri  npostoloruro  principis  adque  omnium  beatorum 
pirituum  irrevocabiliter  incurrat^  et  sit  pars  eius  cum  luda  tra- 
itore  et  Datan  et  Abiron  ...  et  Mambre  ('^  ceterisque  adversaflls 
Ihristi.  fiat,  fiat,  fiat,  actum  est  hoc  in  burgo  Camere  (*),  in 
trìz  sexta,  in  prima  scilicet  ebdomada  quadragesime  ^^\  anno  ab 
icarnadone  Domini  millesimo  octuagesimo  primo,  Henrico  III 
ege  regnante. 

Signum  ^  domni(^>  liberti  comitis  qui  hanc  cartam  fieri  iussit 

Signum  4j>  domni  ^^^  Cononis  Maurianensis  episcopi. 

Signum  4^  Gerald!  decani. 

Signum  4^  Rodolfi  de  Filermasco. 

Sgnum  4^  Vi  doni  de  Cambariaco  ^^\ 

Signum  ^  Nantelmi  de  Meolano  (5). 

Signum  ^  Umberti  de  Bo  . .  . 

Signum  4j>  Vuillielmi  de  Camera. 

Signum  4j>  Ottoni  de  Camera. 

Signum  4j>  Vitfredi  de  Bogis  W. 

Signum  4j>  Bernonis  villici. 

Signum  4j>  Disderii  Daniel. 

(a)  Supplisco  la  breve  lacuna  indicata  in  B,  servendomi  del  falso  diploma  del  109) 
u  LXXXXII),  p.  2)),  f.  9.  (b)  B  domina  (e)  B  dfii  (d)  In  B  non  i  ten 
fisra  la  s  finale, 

(i)  Mambree  chiamasi  nella  Volgata  Aiguebelle  e  St-Jean  de  Maurìcnne. 

no  dei  magi  che  si  oppose  a  Mosè,  (3)  Nel  ic8i  il  dì  delle  Ceneri  cadde 

fcondo  SAN  Paolo,  II  Tim.  Ili,  8;  il  17  febbraio. 

f.  De  Vit,  Onomasticon^  IV,  290.  (4)  Chambéry. 

(a)   La   Chambre,  villaggio   nella  ($)  Montmélian,  sulla  sinistri  del- 

alle  dell'Are,  in  Savoia,  situato  fra  V  Isère. 

Monumenta  Novalicientia  15 


MONUMENTA    N O V A L I C I  EN  S  I  A 


SI  quis  donum  diminuerit  vel  infringere  temptaverit,  i 
tnatÌ2Cliir  et  centum  libras  auri  componat  potestati  <•'. 


Fonlì-    A    L'originile  é  perduto. 

B    Breviisimo  regesto  nell'  inventario  dei  Jocumenii  abbaiUli  corapilito 
nel  Iii2  da  Pietro  de  Ailavardo  (cf,  Kkerehc,  p.  nS  sgg.). 

IVecognitco  lacobi  Lade  de  Ripotis,  facta  anno  1088. 

LXXXXri. 
1093  maggio  IO,  St-Jean  de  Msurienne. 


Fonti.  A  11  diploma  originale, 
andò  perduto.  Esso  tuttavia  doveva  « 
presentato,  munito  del  sigillo,  ai  pubbli 
l' inventario,   IJOJ,  di 


cosi    vuoisi,  il   pscudorlgioale 

e  nel  secolo  xv  fti  più  volte 

i,  come  sì  dirà  sotto  C.    Nel- 

de  Ailavardo  viene  cosi   registrato;  o  Iiem  alia 


«  confirmatio  eidera  prioratui  concessa  per  illu.  d.  Humbertum  comitem  Mau- 


arianenseni  sub  anno  1093,  indictione  [5,6]  idus  r 
s  presso».     Anche  aell" inventario  del  i;ii  si  li 


cura  uno  sigillo  ira- 
1  regesto  quasi  con- 
no sigillo  impresso  >. 


che  sia  una   copia  dal 
di  Tommaso  1,  in  data 


1 


forme,  nel  quale  pure  dichiarasi  che  la  carta  era 
Dei  due  invernali  parlo  in  Ricerche,  p.  117  sgg. 

Fino  ad  un  certo  segno  possiamo 
falso  originale  del  presente  documento,  il  dipli 
19  giugno  1104.  che  si  riferisce  nell'Appendice,  doc.  vm,  p.  260.     Qjiest'  ul- 
timo diploma  giunse  a  noi  in  originale. 

L'  ultimo  ricordo  che  io  abbia  trovato  del  pseudoriginale  scende  al  se- 
colo xvn,  poiché  esso  viene  citato  dal  p.  Pietro  Momod  nei  suoi  mas.  AmiaUs 
Sabaudici  (biblioteca  del  r.  Arch,  di  Suto  dì  Torino,  Storia  dtUa  Real  Casa, 
cat.  Il,  mano  Vili),  alle  ce.  19 1  a  e  B.  Scrive  il  Monod  :  «  Eiiai  in  Novsliciensi 
«tabularlo  illustre  monumentum,  quo  Humbertus  comes  hoc  anno  [109]] 
«suam  erga  nobilissimura  coenobium  pieiatem  testatam  voluit,  araplissimìs 

(i)  LspartU  poteititi  nen  t  tu  tinta  cui  risto,  ma  ii  «i  ita  al  di  lalt»,  carni  à 
awirii  ntl  pr turni tU. 


I.   ACTA.  ^2^ 

e  iUis  praedlis  collatìs,  suaque  auctoritate  firroatìs,  quae  maiores  sui  liberaliter 
e  erogarant  ».  Seguono  alcuni  estratti  del  documento.  E  quindi  :  «  Huic  di- 
cplomati  appensum  est  sigillum  cereum,  curo  Humberti  comitis  imagine». 

B  Copia  del  secolo  xiv,  alquanto  deteriorata,  per  abbondanti  macchie 
di  umidità,  uell'Arch.  di  Stato  di  Torino  (Abbadia  detta  NovàUsa,  busta  II). 
È  una  pergamena  sulla  quale  si  trascrissero,  1*  uno  dopo  l' altro,  questo  di- 
ploma del  1093,  e  quello  di  Tommaso  I  del  1204.  La  copia  è  in  forma  sem- 
plice, senza  autenticazioni.  Entrambi  i  documenti  sono  copiati  dalla  mede- 
sima persona.  L*  anonimo  amanuense  non  ci  conservò  un  testo  molto  corretto. 
Così,  p.  e.,  a  p.  232,  r.  11,  scrìsse  «cuiua»  in  luogo  di  «auia»;  a  r.  17,  la 
lederne  «  iterum  »  in  luogo  di  «  etiam  »  è  difendibile.  Le  vere  lezioni  a  so- 
stituzione degli  errori  che  vado  lamentando,  sono  suggerite  tanto  dal  senso, 
quanto  dal  confronto  colle  altre  fonti.  Che  questo  amanuense  fosse  esatto  nel 
trascrìvere  il  suo  esemplare,  dobbiamo  crederlo  vedendo  come  eseguì  la  copia 
del  diploma  del  1204,  di  cui  possediamo  1* originale;  veggasi  il  preambolo 
a  quest*  ultimo  documento,  lettera  B.  Si  presenta  quindi  l' ipotesi  che  egli 
avesse  a  sua  disposizione  nel  caso  presente  o  una  pergamena  corrosa  e  mac- 
chiata, o  un'  testo  corrotto. 

Sul  verso,  di  mano  del  secolo  xiv  fu  scrìtto:  «  Copia  prìvilegiorum  co- 
«  mitis  Umberti  et  comitis  [Tho]me  »;  e'  è  poi  il  regesto  di  Pietro  de  Allavardo, 
munito  della  solita  firma  :  a  A.  Provana  prìor  de  a.  i  J02  ».  È  a  credere  che 
sia  questa  la  copia  che  se  ne  menziona  nell*  inventano,  1502,  di  Pietro  de 
Allavardo,  e  in  quello  del  15 12.  Questi  inventarì,  infatti,  non  menzionano 
soltanto  l'orìginale,  ma  anche  una  copia  del  medesimo. 

C  Pietro  Datta  {Legioni  di  paleografia,  Torino,  1833,  p.  68)  cita  varie 
«copie  autentiche  del  secolo  xiv»,  e  aggiunge:  a  in  tutte  si  legge  la  data 
«del  1093,  ^^  ^o"  ^^^^  SLnno  non  concorderebbe  l'indizione  quinta  segnata 
«  dal  Guichenon,  né'  la  sesta  che  leggesi  in  alcuna  di  tali  copie  autentiche  ». 
A  questa  osservazione,  egli  fa  ancora  seguire  quest'altra  :  «  Il  ritrovare  l'espres- 
«  sione  del  sigillo  in  questa  carta  e  non  in  altre  di  tale  tempo,  unita  questa 
«  circostanza  alla  discordanza  dell'  indizione,  ci  induce  a  crederla  [la  carta] 
a  interpolata  ».  Ritengo  che  in  questa  affermazione  del  Datta  ci  sia  qualche 
confusione,  mentre  non  mi  riuscì  di  trovare  niun'  altra  copia  del  nostrp  di- 
ploma fatta  da  mano  del  xiv  secolo,  oltre  a  quella  che  indicai  sotto  B.  Il 
Datta  alludeva  probabilmente  alle  diverse  trascrizioni  autentiche  dei  se- 
coli xv-xvi,  che  descrissi  a  pp.  52-53,  nel  preambolo  al  doc.  xii.  Tra 
quelle  copie,  preferii,  per  dedurne  le  varianti,  quella  del  27  gennaio  1468, 
munita  del  sigillo  di  Amedeo  IX  il  Beato  (vedi  sopra,  p.  53,  al  n.  6).  Qui 
è  conveniente  far  cenno  più  particolareggiato  di  questo  documento,  indubi- 
tatamente originale.  Esso  comincia  così:  «Consilium  illustrissimi  principis 
«  domini  nostri,  domini  ducis  Sabaudie,  Chablaysii  et  Auguste,  sacri  romani 
«  imperii  principis,  vicarii  perpetui,  raarchionis  in  Italia,  Pedemontium  prin- 
ccipis,  Nicieque,  Vercellarum  ac  Friburgi  &c  domìni.     Notum  presentium 


I   UDiversii,  quod  nos  vidimus,  legimus  et  inspesicnai  k  it 
"  vnbo  ad  verbum  Icgi,  vidcti  ci  inspici  lecimiu  per  Kcreurium  uibKiìpiun 

■  quinque  prìvilegii,  um  impcrialia,  quam  alia,  necton  confirmaliotuft  lituni 
a  per  prefitum  illujtritfiitiuni  doniinum  nostniiri  duceni  supei  tpsi5  privilegìii 

■  conceisis,  pane  vtBenHlium  prioris  et  conveoius  sancii  Peiri  Ngvaliceiuis 
me  homiaum  suoruni  oobii  ezhibita,  sìgiilis  condecenti  uni  coniinunita.  taai 

■  quidcDi  ei  Jmcgra,  nontiuc  viciala,  non  cancellata,  non  abolita,  non  abnu, 

■  ntque  in  aliqua  tua  parie  suspecia,  sed  omni  prorsui  siupicìonis  vlcio  ca- 
•  rvntia,  tenores  contincntìa  qui  per  ordine  subsequumur  k.  E  seguono  i  tit- 
guenli  documenti:  a)  falso  diploma  di  Carlo  Magno;  b)  falso  diploma  dì 
Adelaide;  c>  pcesente  diploma  di  Umbeno  li;  d)  diploma  di  Tommaso  (1) 
del  1104;  e)  diploma  di  Amedeo  (IV)  del  12])^  f)  lettera  di  approvaiionc 
dì  Amedeo  (IX)  del  20  novembie  1460.  Segue  la  formula  di  autemicaiioiw, 
ia  nome  del  Consiglia,  cui  vico  presto  la  data  di  Tonno,  37  getiaaio  i^éS. 


adi  una  cotdiceUa 
Parte  del  sigillo 
.e colla  leggenda: 
)i  ora  liporiaie,  C 
tano  suii  preseli- 


Ci  sono  poi  le  firme.    11  sigillo,  che  pende  legato  per  meti 

lerii:»,  i  in  ceralacca,  ed  i  chiuso  da  una  teca   di  legno. 

Aaàb  perduta,  tna  se  ne  conserva  ancora  la  parte  coll'arm: 

a  [S.  Ama]dGÌ  ducis  Sabaudie  n.     Le  parole  che  abbiamo  1 

che  parlano  della  forma  autentica  in  cui  i  sei  documenti  t 

tati  al  Consiglio,  danno  luogo  il  sospetto  che  il  Oaita  accennaist  appuptg 

al  presente  originale,  e  agli  altri  esemplari  più  o  aisjio  consimili  a  quaiw, 

Veggisi  più  innanii  sotto  G. 

D  Sakuel  GtiiCHEMOK,  HUloIre  iMaìogi^u*  (1'  edit  Ul,  16-17;  ''  *^ 
IV,  Preuves,  pp.  26•2^),  riferisce  questo  diploma,  dicendo  che  a  luì  fa 
iraimeiso  dal  p.  Ilaria  di  S.  Giovanni, dei  Cisterciensi,  priore  dell' Abbondami. 

E  Dal  Guichenon  dipende  G.  T-  Tlrbanfo.  TabuUnmn  Cfltc-Lìgu- 
iHcitm,  vói  ìli,  a.  109;  (ms.  nella  biblioteca  Nazionale  di  Torino). 

F  Neppure  ha  valore  la  copia,  del  secolo  xvm,  che  si  trova  nel  va),  LVII| 
faac.  6  della  Mucdìauia  patria  nella  biblioteca  di  Sua  Maestà  ia  TorinCk 
Essa  termina  cosi  :  «  collatum  cum  eiemplari  d.  losephi  Nasi!  manu  descripia^ 
■  a  P.  Balbo  ». 

G  Pietro  Datta  preparò  l' edizione  per  i  Mon.  hhl.  palr.,  QwU  \, 
709-:io,  n.  414,  dicendo  di  cavarne  il  testo  da  una  copia  del  xiv  tento 
(quindi  da  B),  ma  citando  altresì  tre  copie  antiche,  in  due  delle  quali  ItMf 
l'indizione  vi,  ed  in  una  l'indiaione  y.  Sia  per  la  discrepanca  tra  l'uHis 
cristiano  e  l' inditione,  sia  per  l' incontro  di  alcune  *  fonnolc  siraofdiiuiit  1 
uniuroentc  alla  memoria  che  si  fa  del  sigillo,  giudica  che  l'atta  sii  «  ìbmf- 
•  polato  ■.  Ma  non  spiega  né  quali  siano  le  s  formole  straordinarie  »,  né  quali 
siano  le  inierpolazbni. 

Non  senia  buon  motivo  il  Datta  osservò  che  se  il  documento  preseMm 
discreparne  tra  l'anno  e  l' indizione,  quantunque  avesse  l'aspetto  d'orìgiaal^ 
doveva  essere  interpolato.  Un  pseudoriginale  dì  sempre  motivo  a  duMtars. 
E  perciò  anche  il  eh.  barone  Domenico  Cakutti  {^Rtgtsta  àutum  Sabauii—, 


I.    ACTA.  «9 

Aug*  T4ur«»  1889,  p.  9l,  n.  215)  di  questo  documento  scrìve  ch'esso  si  pre- 
leiKii  •  non  sine  interpoUtiopis  notji  9,  Questo  è  in  sostanza  U  giudisio  due 
volte  espresso  dal  D^tu  (cf.  sotto  C\  il  quale,  parlando  anche  di  «  formule 
e  «traordioarìe  »,  dà  a  divedere  di  averlo  ponderatamente  considerato. 

Se  esamiuiumo  la  sosunsa  di  questo  documento,  vediamo  che  esso  va 
in  tinca  coi  documenti  falsi  di  Carlomagoo  (774)  e  di  Adelaide  (1039). 
Sopra  tutto  dà  nell'occhio  immediatamente  il  cenno  sulla  Casa  Elimosiniera, 
poiché  questo  ci  indica  che  il  presente  documento  è  uno  di  quelli  fabbricati 
dal  monastero  per  ricuperare  i  suoi  antichissimi  diritti  sopra  TOspizio  stesso, 
che  aveva  perduto  quando  Lotario  I  (825)  glieli  tolse,  scambiandoli  coi  ma> 
netterò  di  S.  Pietro  di  Pagno.  Verso  la  fine  del  secolo  xii  e  il  principio 
dol  Xin,  deve  essersi  agitata  questa  controversia,  che  ormai  nel  1202  era  già 
sciolta  in  favore  della  Novalesa  (Ricerche,  pp.  178-80). 

hz  ^con^rdanza  dei  dati  cronologici,  fu  rilevata  da  tutti  quanti  si  oc- 
cuptu-ono  del  presente  diploma.  La  atitulatio»  è  egualmente  impossìbile. 
Il  barone  D,  CaRUtti  {Regesia  cit.  p.  81,  n.  225)  già  osservò:  «in  hoc  docu* 
«mento,  primum,  ni  fallor,  nomini  et  dignitati  comitali  Umbertinorum  no- 
te infn  comitatus  adiungitur».  In  queste  parole  già  si  può  intrawedere  se 
90D  una  condanna,  almeno  un  motivo  per  procedere  con  cautela.  Il  titolo 
era  stato  ricevuto  per  buono,  senza  nessuna  esitazione,  da  Alfonso  Del  Bbne 
iDé  TigM  Burgimii4i$  Transiuranoé  §1  Arektis,  Lugduni,  1602,  p.  lai),  sebbene 
questo  scrittore  citi  il  presente  diploma  siccome  dato  in  favore  «1  religio» 
e  aa£  domus  AHonis  ».  Ma  le  parole  iniiiali,  che  egli  ne  riporta,  corrv' 
spandono  così  a  capello  col  documento  presente,  da  far  credere  probabile, 
quantunque  non  certa,  la  esposta  supposizione,  che  cioè  egli  alluda  al  no- 
stro documento.  Quelle  parole  iniziali  sono  infatti  le  seguenti,  presso  il 
Del  BeuQ  :  «^  Ego  Humbertus  cornea  Maurianensis  et  nsarchlo  Italiae  prò  re- 
a  n»edio  animarum  patria  &c.  ».  Al  Del  Bene  questo  documento  era  bastato 
per  immaginare  che  la  regione  che  si  stende  tra  11  Po,  TArc,  V  Isère,  e  la 
Dora  Riparia  costituisse  una  speciale  marca,  denominata  «Italia».  Tale 
opinione  venne  accettata  dal  Beretta  (De  Italia  msdii  (mn  dissertaUo  chron^ 
graphUa»  in  Muratori,  Rer.  lu  Scr.  X,  81),  il  quale  non  fa  che  citare  il  Del 
Beuff  f  quindi  indirettamente  si  appoggia  ali*  atto  presente.  Ma  il  Muratori 
(Antiq,  lìaL  I,  320)  non  si  illuse,  e  citò  non  questo  del  1093,  ma  i  documenti 
di  Un^berto  UI,  scritti  «  inclinante  saeculp  duodecimo  »,  e  pubblicati  dal  Gui- 
cbanon;  negò  poi  assolutamente  resistenza  di  una  marca  detta  «Italia», 
U  professore  Micì<BI^NGEX,o  Schifa  (Le  Italie  del  medioevo,  in  Anh.  sior, 
NapoU  XX,  398  sgg.),  riprendendo  in  mano  la  presente  questione,  accettò  11 
QOStTO  atto  per  buono,  e  spiegò  il  titolo  nel  senso  con  cui  spieghiamo  quello 
di  Umberto  III  e  di  Tommaso  I,  che  vengono  nelle  carte  chiamati  o 
«  marchio  Italiae  »  o  «  marchio  in  Italia  ».  E  come  autentico  cita  il  diploma 
del  1903  anche  C.  Desimoni,  Sulle  marche  d' Italia,  2*  ediz.  Genova,  1896, 
p.  164  (estr.  dagli  Atti  d,  Soc,  ligure  di  storia  patria,  XX Vili,  fase.  1). 


=L.=       .=:^       V^ai^K.    X   > 


à 


I.    ACTA.  231 

ora  citata  è  qui  immensamente  più  estesa.  Per  i  tre  luoghi  prima  nominati, 
ville  Novaliciense,  Casa  Elimosiniera  e  C amerletto,  bassi  il  riscontro  colla 
parte  interpolata  del  diploma  di  Adelaide;  quanto  alle  decime  nella  Morienna 
(mentre  nel  diploma  autentico  si  accenna  solo  in  via  generale  alle  decime  del 
monastero),  il  loro  ricordo  si  lega  al  diploma  del  vescovo  Conone  del  11 29 
(Append.  n.  mi),  che  ci  è  pervenuto  in  originale,  ma  colla  data  ritoccata. 
Neil'  atto  apocrifo  del  1093  Umberto  II  donava  del  suo  un  manso  in  Lansle- 
Wnard,  senza  che  a  tale  riguardo  venga  addotta  alcuna  antecedente  elargizione. 

I  falsi  diplomi  di  Carlomagno  e  di  Adelaide,  a  giudicarne  dai  dati  paleo- 
grafici, furono  compilati  tra  il  cadere  del  xii  e  il  principiare  del  xiil  secolo. 
Mancandoci  il  pseudoriginale  del  diploma  del  1093,  non  possiamo  fare  asse- 
gnamento sulla  paleografia.  La  diplomatica  della  «  titulatio  »  data  ad  Um- 
berto II  può  suggerirci  il  pensiero  che  il  documento  non  fu  falsificato  prima 
di  Umbeno  III.  Q^ianto  al  termine  «  ad  quem  »,  esso  ci  risulta  dal  diploma 
di  Tommaso  I,  1204  (Append.  p,  vini),  dove  il  nostro  documento  è  ripro- 
dotto quasi  per  intero.  Potremmo  ancora  restringere  questi  termini,  se  vo- 
lessimo dar  valore  per  questo  rispetto  al  diploma  concesso  nel  1197  da 
Tommaso  I  stesso  all'Ospizio  del  Moncenisio  (Append.  n.  viii),  poiché  in 
quel  documento  non  s*  incontra  menzione  alcuna  dei  diritti  dell'  abbazia 
Novaliciense.  Ma  a  questa  ipotesi  si  potrebbe  opporre,  con  qualche  appa- 
renza di  ragione,  che  Tommaso  I,  in  detto  decreto,  proibisce  che  sopra  i 
beni  dell'Ospizio  abbia  dominio  qualsiasi  «secularis  potestas»;  il  silenzio 
serbato  sulla  «  ecclesiastica  potestas  »  può  far  dubitare  che  il  conte  mirasse 
a  non  ledere  i  diritti  pretesi  dall'abbazia  Novaliciense.  Checché  sia  di  ciò, 
e  senza  voler  pronunciare  un  giudizio  definitivo  sopra  ciascuna  delle  qui- 
stioni,  che  ci  si  presentarono,  si  può  ritenere  che,  entro  certi  limiti,  l' epoca 
della  falsificazione  del  presente  diploma  sia  sicura.  Non  è  dubbio  infatti: 
i  diplomi  falsificati  di  Adelaide  e  di  Umberto,  furono  opera  del  medesimo 
tempo  e  delle  medesime  circostanze;  e  la  loro  compilazione  non  è  estranea 
alla  controversia  della  Novalesa  coli'  Ospizio,  anzi  a  questa  lite  si  connette 
intimamente,  (guanto  poi  a  quello,  774,  di  Carlomagno,  nel  quale  non  si 
considera  la  Casa  Ospedaliera,  esso  può  essere  stato  falsificato  anche  in  un'età 
posteriore  (cf.  sopra,  p.  54). 

Alcuni  dubbi  sull'  autenticità  di  questo  diploma  manifestai  nelle  Ricerche, 
ipecialmente  a  p.  180,  ma  pur  tuttavia  non  fui  così  sicuro,  come  adesso,  nel 
rigettarlo,  nella  forma  volgata. 

Metodo  di  pubblicazione.  Le  differenze  tra  B  e  gli  estratti  do- 
luti al  p.  Monod  non  sono  gravi  nei  primi  brani,  ma  lo  sono  invece  neli*  esca- 
xKollo.  Siccome  né  l'una  né  l'altra  copia  merita  tutta  la  nostra  fiducia,  così 
:rascelsi  a  base  dell*  edizione  presente  la  copia  semplice  B,  essendo  questa 
ina  trascrizione  completa  del  documento. 

Regesto.     Carutti,  Regesta  comitum  Sabaudiae,  p.  81,  n.  225. 


iji  MONUMENTA   HO  VALI  C  lEN  S I A 


Uberto  {lt),to 


^  In  nomine  <■'  domini  nostri  lesu  Christi  <'■'  Dei    etere 
ego  Ubcrius  "1  Mauriennensis  comcsW  et  Italie  marchio  prò  r 
mÌn™''c!iM«  MeJio  anime  patris  et  matris  mee  atqne  prò  salute  mea  et  he»  n 
ri^ritùoì*"-  redum  <•'  meorum,  In  presentia  donni  Cononisf*^  Maurienensis^^ 
Mia  di  inm'.   cpìscopi  suorumquc  canonicorum  et  donni  W  Er.iudi  Bremetcnsb  f* 
iriiM  NoTiiu.  un  abbatis  dono  et  ofero'''  beatissimo  Petro  principi  apostoiorum  W  de 
liiitij.  Novalisio  <'J  sine   omiii  retentu   et  consuetudine  *'"',  excepta   so* 

lummodo  proditione^"',  in  superiori  r..-inc!o  '0  mansum,  quod  di-j 
citur  Sanbainum  !'',  cum  omni  dlsirictu  et  hominibusW  atqtri 
Con  remi  qnu'   omnìbus  ad  ipsLini    pertiiientibus.     confirmamus*'^'   etiam   doaa^ 
'""Vo"**''^"'  1"^  eidem  dilecto  monasterio  avia  donna  W  nosrra  Adalcìda  ''*  coé| 
oHrml'iiuJ  p'rfrt   mitissa  contulit,   alpera  scilicet  Margerie  '•'>,  alpem  Clarane^")»  t 
ji^ta'.'uH<.''*t!  d\i3s  partes  Lcstadii,  cum  omnÌ  dominio  ipsarum  panium  usquv  " 
iTimlìu'i^lu  ad  Petram  strictam  et  sumitatem  <"'  monris  Panterii,  et  mansum 

quod  dedit  in  GalUotio  '*',  cum  ceteris  que  Ìbidem  possidet,  vd   i/ 
acquicele  poterit  idem  monasterrum,  cum  omni  consuetuiliiie  et 
districtu '>■' ,     confirmamus  iterum  '"'quod  ab  bomìnibus  ad  ipsum 
monasterìum  spectancibus  olÌm  datum  ab  imperatoribus   et  pre*^ 
decessorìbus  nostris  apud  Secusinm  <"^,  nec  in  toto  comìtatu  nost 


nuu  la  Gìiglio- 


t'ì  B  f  limilll    C  Iti  nomine 
CObertui  (ritj  (di  B  Miurieane 

(•  c«l>ia  iti  Me», i,  Ubcrtui  coirci 
VÙn  itili  thi  il  incamiKlo  fa  data  ■ 
(e)  B  //im>"^  C  "  heiedum  [( 
rlcncDiii  CMaurìnnnclliis  A  fMaa 
vrtHt  irìdffjirif  (n  donni  a  fhiieam: 
tavi  ((  Itgft  ianal  itn^a  abtrniaxii 
(k)  Qui  ri  amila  il  primo  iilrallt  di  / 
(m)  B  lllllllllìl^iini  C  line  or»DÌ  tei 
(o)  S  luibiinam    C  labiniui 


pre« 
lostr^l 


(e)  B  llllltn 

>    il  Allmiario  fijoij 


(b)  B  ihn  ipi  C  yhu 
iiii  coinas  CManriinoeD 
,  «a  Ufi  ritliti  a  Pitti 
per  lllu.  d.  Humbenum  ci 

B  llllllllllll     C  donai  Cononi.         (g)  B  U>n- 
94  cpitcopi  Miuriiaciuii        |h)  B  d5i,  cbl  U- 

itili  utnalure  di  Vtirle,  di  Cans-t  t  tì  BttU*, 
ti  mlama.  C  domgni  (i|  B  ofèro  A  C  afltM 
friiiaMoKad.  (I)  fi  NaiuJiiiD  C  Noviluii 
:ata  et  comueludiac  (u)  B  proditione  C  prodi- 
imiMi     Cctbomioibm        (q)  C» 


lamiKcia  il  liinÀi  atratta  di  A  fritst  Manad.  (r)  A  (Ma ned)  ivla  domini  B  uìm 
dna  C  tuia  dai  (i)  B  Aditcida  C  Aditidi  (I)  A  (Mutail  Mirgclit  ,  (  cm 
palila  parala  jSnin*  W  litania  iilralta.  (u)  B  aipcm  iciticcl  Margerie.  alpem  //////arane 
C  aipmu  scilicet  Clirane,  ilpem  Margerie         {t)  B  lumiutem     C  lummiUMm         (l)  B 


CGallioi 


(yìBi, 


C  dislricto 


iterum  paieht  questi 
Tammasa  I,  1104, 
(il)  B  Sccnilam    C  Secuiiin' 


«J  pa,i 


(.)  B  it 


t   Amidio  IV,   11}},    iti  quali   d   I 


rrispandtnte,  itti  i 


(1)  Lanslevillatd;  ef.  Casalis,  Dìiì 


ncnne. 


I.    ACTA.  233 

aliquid  cxigatur,  ncque  in  emendo,  neque  in  vendendo,  neque  ^^^^^^^ 
m  intrando,  neque  in  exeundo,  neque  in  quacumque  aliqua  re.  d?ó,'^ctSmt*w^ 
liberum  quidem  et  absolutum  etiam  a  fodro  et  ab  omni  censura  dip^o^^t^elLu! 
prediaum  monasterium  cum  suis  appendiciis  esse  iubemus,  prout 

S  donna  (^)  Adaleida  comitissa  et  imperialia  precepta  decreverunt, 
et  ne  ab   eius  ovibus,  ubicumque  sub  nostra  potestate  fuerint, 
pascua  vel  alius  quislibet  census  requiratur.     confirmamus  etiam  ter^v^^^^KS! 
totam  Novaliciensem  vallem  a  descensu  collis  (*>,  qui  est  in  Le-  3lr*fon^  v^ 
stadio,  cum  publica  strata  usque  ad  fontem  Varciniscam  Mon-  ^,  coiu  ^om 

o  tiscinisii,  cum  Domo  Elemosinarla  eiusdem  montis,  et  quidquid  (^) 
infra  hos  terminos  continetur,  fructifera  et  infructifera,  prata,  silvas, 
montes,  eulta  et  inculta,  aquas,  lacus,  piscationes,  decursus  aqua- 
rum,  venationes,  mobilia  et  inmobilia  (^>,  et  si  quid  aliud  ibi- 
dem W  habetur,  vel  fieri   poterit.    eodem  modo  laudamus  sibi  u^^^itetS' 

5  villam  Camerleti,  cum  suis  finibus,  et  omne  quod  de  iure  nostro  Lmtorio  (u'iua- 
in  partibus  Italie  (•>  vel  in  ultramontanis  acquisivit,  vel  acquirere 
poterit.    decimas  in  Maurienna  C^)  et  cetera,  que  ibi  videtur  habere 
vel  poterit  acquirere,  que  ad  nos  spectant,  seu  ad  nostros  sub- 
ditos,  laudamus   et   confirmamus.    quod   hut  firmius  habeatur, 

o  sigillo  nostro  assignari  iussimus.  [signum]  («>  donni  liberti  (^)  co- 
mitis.  [signum]  donni  Cononis  Maurienensis  (0  episcopi,  [si- 
gnum] Geraudi  decani,  [signum]  Roberti  ^^  sacriste.  [signum] 
Vilelmi  (*)  procuratoris.  [signum]  Nantelmi  vicecomitis.  [si- 
gnum] Umberti  <">  de  Bro^el  ("\    [signum]  VifFredi  Bogis.    [si- 

c   guum]  donni  Eraudi  Bremetensis  abbatis.     [signum]  Petrì  Nova- 


(a)  B  dna    C  domina        (b)  B  quidquid     C  quicquid    NelVorig.  del  diploma  1204 
qnicquid  (e)  B  Imobilia     C  immobilia  (d)  B  aliud  ibidem     C  ibidem  aliud 

(«)  B  Ytalia  C  Italie  ;  il  diploma  1204  Italie  (f)  B  Maurienna  C  Maurianna  {g)BC 
omettono,  qui  e  in  seguito,  la  parola  signum^  ebe  è  data  da  A  (Monod),  e  richiesta 
dal  testo,  Cf,  sotto,  alla  nota  h,  p.  2^4,  Si  osservi  poi  ebe  A  omette  i  due  ulthm  nomi, 
cioè  i  priori  di  Coise  e  di  Corhières.  (h)  B  Uberti  C  Umberti  (i)  B  Maurienensis 
C  Maurianensis  (k)  B  Noberti  C  Roberti  (l)BViii  CVilliermi  (m)  B  Uberti 
C  Umberti        (n)  B  Bro^e    C  Bro;el 


(i)  Questa  frase  trova  perfetto  ri-  si  legge  :  «...  m  desceosu  collis  Sta- 

scontro  in  un  documento  del  1 7  no*  «  dii,  loco  dicto  ad  Croysetam,  dìvì- 

V tmbr e  ii'j 2  (Abba^.  Nova/,  busta  VII,  «  dens  iurisdiciioncs  Secusie  et  No- 

nell'Arch.  di  Stato  di  Torino),  dove  «  validi  ». 

Monumenta  Novaliciensia,  15* 


2J4 


MONUMENTA    NO  VALIC  lENSI  A 


lisii  ('' prioris '■'.  [sÌgnum]Bruninci('''prioris  CoysieW.  [signum]'  | 
Aymerici  prioris  Corberie. 

Ego  Vilelmus  '''J  sacri  palaci!  notarius,  rogaiu  donni  ''''  comitis  | 
hanc  carum  conscripsi,  felidter  '^\ 

Actum  esi  hoc  in  villa  sancii  Ioannis  de  Maurìanna  ante  j 
ponas  ecclesie,  anni  Domini  .m"  Lxxxxiii.  indictione '«'  quinta,  ^ 
scxto  idus  madii  <'"'. 

Lxxxxm. 

1093  maggio,  Pavia. 


Fonti.  A  Perpaniena  originale  (ctn.  47  X  cm  49)  neìl' archisio  B^  ', 
scopale  ili  Pavia.  Essa  venne  nelle  parli  dubbiose  esaminata  di  me  Stt 
t  nella  sua  totaliiì  fu  per  me  aascrìtia  e  copiata  dal  prof.  Carlo  Mcrkel,  , 
■1  ijoale  cortesemenie  la  mostrò  S.  E.  mona.  Riboldi  vescovo  di  Pavit. 
Ad  entrambi  esprìmo  qui  il  mio  animo  riconoscente.  Alla  pergamtiu  | 
manca  la  pane  supcriore,  e  oltre  a  ciò  è  forati  in  parecchi  luoghi,  ed  è  I 
RDche  talvolta  tagliata  nella  ripiegatura.  N£  basta  ancora,  poiché  una  grande  ' 
macchia  brunastra,  che  si  estende  su  quella  parte  superiore  della  paginS  < 
che  ci  t  rimasta,  rese  molto  difficile  la  lettura  di  alcuni  righi. 

La  fi  signatura  d  e  la  u  ricognitio  d  sono  in  carattere  comune,  come  le 
altre  parti  del  documento,  e  non  in  n  littcrae  grossaen. 

11  documento  a  primo  aspetto  sembra  scritto  da  due  mani.  Infitti  vati 
iodizì  sembrano  indicarlo.  ,11  testo  è  in  inchiostro  relativamente  sbiadito, 
mentre  le  ultime   formule   dell' escatocoUo   (cioè  la  ■  recognitio  >  e  la  «  da- 


(a)  B  Novilisiì     C  Kovaliciì  (b)  B  Bmninci     C  BniaiQCi         (e)  B  Cojtie 

CCosie  (d)  BviìS  Cvilliemiili  (e)  B  d5o\  Cimai  {t)  B  Ithàttr  Cfed 
(g)  S  indictiaDe      C  indicioDc  (h)  A  di  !•  titalacaìle  in  qtial»  firma:  Actmn  est 

hoc  in  villa  lancCi  loinais  de  Moiicnni,  ante  portai  eccleiiac,  aono  domisi  nnieumo 
nougesiino  tittio,  iadictione  quinti.  Signnin  Upmbciti  comilis.  Sigoom  f""TTBli  spi- 
■copi  Minriaueiiiis.  Signum  Gtiardi  decani.  Signum  Roberti  ucriitae.  Signnin  NsB- 
telini  p)  vicecomili).  Signum  Humberti  de  Bocsoscl.  Signum  Viffiedi  Bogii.  Slguom 
Coniai  Henadi  Bremeteniis  sbbatìi.    Signum  Petri  Novilitiie  prioiil. 


-^ 


(l)  A  questo  Pietro,  Francesco  Bor-  del  doc.  14  aprile  It6l.  Del  resto, 
garelli  (cf.  Ricerche,^.  i;4)  attribuì  il  la  carta  presente  i  ormai  aì  miei  occhi 
cognome  >  de  Rambaldo  ■.  Ma  in  cosi  destituita  di  valore,  che  poca  cre- 
do dobbiamo  vedere  non  altro  che  dibilità  le  attribuisco  anche  per  i  nomi 
una  confusione  con  a:  frater  Petrus  de  da  essa  commemorati,  ancorché  non 
■  Rambaldo  dìctus  prìor  Novalicii  ■  si  possano  respingere  assolatamente. 


I.    ACTA.  235 

m  utìo  »)  sono  in  inchiostro  più  nero.  Ma  in  fine  la  differenza  dell*  inchio- 
stro non  è  evidente,  e  1*  esame  attento  del  carattere  di  ogni  singolo  rigo, 
non  induce  a  distinzioni  sicure.  Si  potrebbe  dire  che  la  seconda  mano  usa 
maggior  semplicità  nei  nodi  dei  prolungamenti  delle  linee  verticali  di  alcune 
lettere;  e  anche  i  segni  di  abbreviatura  sono  spesso  più  semplici.  La  ri- 
gatura fu  accuratamente  presegnata  per  il  testo,  non  così  per  queste  ultime 
formule  dell*  escatocoUo.  La  «signatio»,  scrìtta  sopra  una  riga  presegnata, 
è  certo  della  stessa  mano  del  testo.  Il  carattere  del  testo  è  un  buon  mi- 
nuscolo, non  molto  elegante,  del  secolo  xi.  Le  lettere  b,  1  &c.,  hanno 
le  linee  verticali  variamente  e  graziosamente  annodate.  La  sillaba  «et», 
sia  in  parola,  sia  come  congiunzione,  esprimesi  col  nesso  corsivo  & ,  non 
mai  colla  nota  tironiana  1,    Noto  il  dittongo  ae  espresso  con  se,  $. 

I  regesti,  scritti  sulla  faccia  verso,  sono  tutti  recenti  ;  tranne  forse  due,  che 
sembrano  della  fine  del  secolo  xii.  Uno  di  essi  dice  :  «  preceptum  Heinrici 
«regis  de  Alamani[a]  ».  E  I*  altro:  «  Donatio  monast[erii  Bremetensis] 
«facta  |>er  domnum  Hein[ricum  regem]  ». 

B  II  Muratori  {Antiq.  ItaL  VI,  327-28)  trascrisse  di  sua  mano  il  pre- 
sente diploma,  che  più  tardi  pubblicò.  Dal  Muratori  dipende  G.  T.  Ter- 
raneo (Tabtdarium  Celto»Ligusiicum,  voi.  Ili,  a.  1093,  ms.  nella  biblioteca 
Nazionale  di  Torino).  Ne  fece  uso  1*  erudito  monregalese  Giuseppe  Andrea 
RoLFi,  nelle  sue  Memorie  del  vescovato  e  delle  chiese  parrocchiali,  regolari  ed  altre 
di  Mondavi,  par.  II.  Quest'  opera  si  conserva,  in  copia  del  1785,  di  mano  di 
Gioachino  Grassi,  nella  biblioteca  di  Sua  Maestà  in  Tonno;  un  altro  esem- 
plare ne  esiste  a  Mondovì,  già  nella  biblioteca  del  Capitolo,  ora  presso  la 
famiglia  Montezemolo. 

Veggasi  anche:  E.  Morozzo  della  Rocca,  Le  storie  delT antica  città  del 
Montdregale  ora  Mondovì,  Mondovì,  1894,  I,  191. 

Regesto.    Stumpf,  Die  Reichskanihr,  n.  2921. 


Consilio   Oglerii  Ypporegiensis  episcopi  ^*)  nostri  can- 


Cellarii Enrico  IV, 

consiglio  di  Ogi 

.  .  •  [fide]iis  dilecti  nostri,  interventu  quoque  marchionis  Vui-  ri^^^wLÌT 
lielmi,  Ardecionis  de  . .  .sidio,  aliorumque  nostrorum  fidelium  (*»),  ^TSÉ 
..•lo   omnium (*=)   Papiensium   maiorum  et  minorum,   Papiensi  SSi^iiiiirit 

minori    di   I**' 

aecclesiae  beatissimi  Syri  gloriosi  (**)  confessoris,  cuius  pio  interventu  donaaiuchicM 

(a)  Li  lèttere  se  n  possono  avere  per  erose.  (b)  A  fid//////  (e)  A  ////lo  omam 
Muratori  dvium  La  le:^ione  di  pmnt'um  $  peraltro  sicura,  quantunque  ci  aspetta» 
remmo  civium  od  hominum;  in  un  documento  napoletano  presso  a  poco  contemporaneo 
si  legge  :  «  et  omnes  homines  de  civitate  Devia,  maiores,  medianos  et  minores  »  ; 
ef,  L,  von  Heinemann,  Zur  Entstebung  der  Stadtverfassung  in  Italien, 
Lipsia,  18^6,  p,  26.        (d)  A  glosij  senia  segno  di  abbreviazione. 


2}6 


MONUMENTA    NOVALICIENSIA 


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nostrum  viget  imperfiuin,  omnia  bona  quorum  nomina  subtjer 

leguntur,  per  hanc  preceptalem  pagìnam  iure  perbenni  donamus 
atque  concedimus.  nominatim  videlicct  Bremetensem  abbatiam, 
cum  omnibus  qu^-  ad  illara  perrincnt,  casiris,  c[ij]rtibus,  viliis, 
capellis,  silvia,  terris  oiltis  et  incultis,  pascuis,  paludibus,  aquis 
aquarumque  decursibus,  piscationìbus,  molendinis,  destriais,  telo- 
neis,  albergariis,  placitis,  invest[ituris],  conditionibus  ac  famìliis, 
cellis  quoque  nominatim  hic  notatis.  sanctum  Petrum  in  Nova- 
lesio,  campum  Merleti,  sancium  Andream  in  Taurino,  Gabtanum, 
Serram  sancti  Petri,  cellam  Cavalkrìe,  sanctum  Petrum  in  Pagno, 
Pollenciam,  sanctum  Petrum  ad  Vuascum,  sanctani  Mariam  in 
Polexi,  cellam  de  Supunigo,  cellam  de  Laumcllo,  sanctam  Agatham 
in  Balsula,  Rometam<'>,  castella  etiam,  Castegnelum  "'>,  Gunzore, 
Sanctum  Satvaiorem,  Cano[bium,  Fon]tanetura<>>,  PaladolumW, 
Cisalum  <",  scu  ceteras  ccllas  et  [alias  cjurtes,  et  omnes  res  ad 
■predietam  abbatiam  et  cellas  pertinen[tes,  easjque  in  integrura. 
si  quis  igimr  dus,  marchio,  comes,  vicecomcs,  aut  quflibet  alia 
persona  hanc  preceptalem  '■'  paginam  violare  presumpscrit,  mille 
libras  auri  optimi  compositurus  banno  nostro  subiacebit,  medie- 
tatem  nostre  camerf  et  medietatem  prcdictc  Papiensi  aecclesif;. 
quod  ut  verius  crcdatur  et  ab  omnibus  inviolabiliter  observetiir, 
impressione  nostri  sigilli  iussimus  insigniri. 

Signum  domni  Heinrici  Romanorum  ìmperatoris  innctis* 
simi  [M  F]  atque  piissimi,  in  vlrtute  Dei. 

P.go  Ogierius  Dei  gratia  Hiporiensis  episcopus  et  can cellari us, 
vice  Herimanni  Coloniensis  archiepiscopi  archicancellarii,  reco- 
gnovi.  (SI  D) 

Anno  dominicp  incarnationis  millesimo  nonagesimo  tercio. 
indicione  .i.,  regnante  Heinrico  .xxxviiii-,  imperante  autem  .viui., 
mense  madio.     actura  est  Papiae,  feliciter. 

lì  pre  f(ii;«  dillanga,  fit  luJ- 


»0| 


1 


(a)  A  pceptilem     Nelio  sehgliirt  lUbbmìaiKHt, 
formarmi  altr  faratr  presumpierit,  predìct? 

(i)  Roinctt»,  frazione  del  comune 
di  S.  Germano  VerceUese  (Novara). 
Un  luogo  di  Dome  «  Romena  u  figura 
come  spetiance  alla  diocesi  di  Gap 
nella  bolU  dì  Eugenio  III  in  Append. 


doc.  ' 


(i)  Castagnetto  (Caialborgone). 

(j)  Fomaneno  da  Po  (Vercelli). 

f4)  Palaiiolo  Vercellese. 

(i)  Forse  Cesali,  fraiione  di  S.  An- 
tonino, nel  mandamento  di  Bussoleoo 
presso  Susa. 


I.    ACTA.  237 


Lxxxxriii. 

i094(?). 

I 

Fonti.    A    L'originale  andò  perduto,  seppure  esistette  mai. 

B  Un  inventario  dei  documenti  dell*  abbazia,  compilato  al  cadere  del 
secolo  XVIII  per  cura  di  Pietro  Sineo  abbate  del  monastero  (f  1796),  si  con- 
serva oggidì  presso  la  chiesa  parrocchiale  della  Novalesa  (cL  quanto  ne  dissi 
in:  Brevi  appunti  di  storia  Novaliciense,  Torino,  1896,  pp,  167-69,  estr.  dal 
voL  XLV,  serie  II,  delle  Memorie  delFAccad.  di  Torino).  Quivi  si  ricorda 
un  diploma,  intomo  alla  cui  autenticità  non  possiamo  pronunciare  sentenza 
sicura,  mancandocene  il  testo.  Quel  breve  sunto  che  ne  abbiamo  sott' occhio 
potrebbe  far  supporre  che  esso  appartenesse  al  nucleo  di  diplomi  falsi,  co- 
stituito essenzialmente  dai  citati  diplomi  di  Carlomagno,  di  Adelaide  e 
di  Umberto  II  il  Rinforzato.  Peraltro  bisogna  avvertire  che,  per  quanto 
pare,  esso  non  comprendeva  né  la  Casa  Elemosiniera  del  Moncenisio,  né  le 
altre  località  sicuramente  interpolate  nei  diplomi  genuini  tra  il  cadere  del 
secolo  XII  e  il  principio  del  xiii.  Il  diploma  genuino  di  Umberto  II,  che  parla 
pure  della  fonte,  Varcinesca,  e  che  sotto  questo  rispetto  conferma  il  presente 
diploma  Enriciano,  non  dice  tuttavia  che  al  monastero  spettasse  la  città  di 
Susa,  come  a  primo  aspetto  puossi  credere  di  veder  scritto  nel  nostro  regesto. 
Così  non  è,  e  solo  bisogna  confessare,  che  non  usò  espressioni  chiare  chi 
compilò  il  regesto.  Ma  si  noti  che  egli  non  parla  della  «  concessione  della  città 
«  di  Susa  »,  ma  in  luogo  di  «  della  »  scrisse  «  dalla  »,  che  è  ben  altro.  Te- 
nendo dinanzi  gli  occhi  il  diploma  Umbertino  del  108 1,  non  è  difficile  il 
riconoscere  che  nel  diploma  perduto  si  descriveva  il  territorio  che  da  Lostai, 
ossia  da  Susa  si  estende  sino  alla  fonte  Varcinesca,  e  Susa  potea  essere  espres- 
samente ricordata  a  proposito  della  esenzione  dal  pedaggio.  Queste  consi- 
derazioni attenuano  in  qualche  modo  la  triste  impressione  che,  per  riguardo 
alla  fonte  di  cui  parliamo,  può  aversene  ad  una  prima  lettura. 

Non  possiamo  illuderci  di  trovare  una  conferma  del  regesto  presente, 
nell'inventario  del  1502,  dove,  oltre  al  diploma  Enriciano  del  1048,  se  ne 
cita  un  altro:  «  Item,  aliud  privilegium  Henrici  imperatoris,  illegibile,  signatura 
«  littera  B  ».  Similmente  nell'  inventario  del  15 12:  «  Privilegium  Henrici  im* 
«  peratoris  concessum  prioratui  Novalicii,  satis  antiquum  ».  Qxiegli  inventari 
sono  fatti  da  mano  poco  perita  :  Pietro  de  Allavardo,  che  ne  è  autore,  era  poco 
pratico  nella  lettura  dei  vecchi  documenti,  e  nulla  vieta  di  supporre  che,  tro- 
vando una  carta  pagense,  col  nome  di  Enrico  imperatore  nella  nota  crono- 
logica, al  suo  principio,  egli  la  confondesse  con  un  diploma  imperiale. 

Ammettendo,  almeno  in  forma  ipotetica,  la  verità  del  diploma  di  cui  d 
occupiamo,  se  ne  dovrebbe  segnare  la  data.     Considerato  il  contenuto  del 


h: 


238  MONUMENTA   NO V ALICIENSI A 

docamento,  e»o  rìsolui  posteriore  ad  Adelaide,  e  non  può  essere  quindi  che 
di  Enrico  IV  a  dì  Enrico  V.  Enrico  III  è  esclaso,  poiché  non  ta^unse 
l'undcùoia  anoo  d' impero,  che  à  segnato  nel  regesto.  Ricordundo  clic  Eo- 
rico  IV  ebbe  sulle  cose  ìialiase  mollo  nuggiore  aiione,  di  quanto  vi  avesse 
«uo  tiglio,  forse  il  nome  di  quello  offre  minori  improbabiliil. 

Enrico  IV  fu  coroDAto  imperatore  il  ;t  mano  1084;  il  nostro  diploma 
sì  potrebbe  quindi  attribuire  al  1094  incirca. 

«L'anno  11°  dell'imperatore  Enrico.  Diploma  de!!' impera- 
R  tote  Earico  di  confermazione  de!  testamento  di  Abbone  patrizio  di 
«fondazione  de!  monistero  delia  Novalesa  e  delle  confermazioni 
n  dell'  imperatore  Carlo  e  del  di  lui  padre,  con  tutti  li  beni  dal 
0  detto  monistero  posseduti,  con  concessione  dalla  atti  di  Suu 
«  fino  alla  fontana  del  Varcinesco  b. 


LXXXXV. 
1097,  cliiosiro  della  Novalesa. 

Fonti.  A  Pergamena  originale,  Abbajia  ddla  Novaltsa,  busta,  ti,  Ht- 
l'Arch,  di  Stato  di  Torino.  I  primi  sette  righi  dell'originale,  cio£  fitto  alle 
parole  "  archiepiscopus  Boso  »  in  elusivamente,  sono  scritti  in  ciraitere  rcgo> 
lare,  bellissimo:  i  righi  furonvi  presegnali  con  punta  metallica.  InveCGi  nel 
tre  ultimi  righi  il  carattere,  pur  rìminendo  elegante,  cessa  d'essere  ruotare: 
i  righi  né  furono  presegnati,  né  sono  reni  e  regolari.  Anche  l'inchiostro 
presenta  qualche  differenza,  e  nei  tre  ultimi  righi  è  più  pallida  che  non  sia 
nei  precedenti.  Forse  queste  diversità  denotano  che  il  documento  fu  scritto 
da  due  mani,  sebbene  contemporanee.  La  sillaba  «  et  a  è  costantemente  rap- 
presentata dal  nesso  corsivo  Si,  tranne  un  solo  caso,  in  cui  abbiamo  la 
nota  tìroniana:  "i.  Giù  avviene  nella  frase  (p.  jjg,  r.  i)  :  «T  wigone  & 
>  Ebraido  » . 

Sul  verso  aoa  e'  è  il  r^esto  dell' A llav ardo,  ma  il  documento  é  meniio- 
nato  tanto  nell'inventario  del  ijoi,  quanto  in  quello  del  ijia  (cf.  Ricerchi, 
p.  laO- 

B  PiETBO  Datta  (.Uoh.  bUt.  palr.,  Chart.  I,  722,  n.  4}4)  pubblicò  questo 
documento  derivandone  il  suo  teslo  da  A. 


dgoiie  Aicblc-     .. 


N  nomine  domini   nostri  lesu  Christi  <■',      notum  sit  omnibus 
hominibus  qualìter   ego  Gauìgo  0'>  Ascherlus,  laudante  uxore 

(■)  A  ìbà  api        (b)  A  g  vigo,  ntU  g  Oaceata  de  wigo 


l 


I.    ACTA.  239 

mea  Milburga  et  filiis  meis  Richardo  «>  et  Wigone   et  Ebrardo  ^^J^»  q^^SS 
et  Wilelmo  ^t  Ascherio,  dono  et  o8fero  beato  Petro  et  cenobio  SJ^^^^^^S 
Novaliciensi  ecclesiam  beatp  Marif  cum  cimiterio  et  oblationibus  ^^^^s^mÌt! 
et  dotibus,  cum  tercia  parte  decimarum.     hec  ecclesia  sita  est  m 
villa,  que  dicitur  Altavilla  (').    hanc  donationem  facio  prò  remedio 
animp  mep  parentumque  meorum  et  uxoris  me^.     hactum  est 
hoc  in  daustro  Novalicio,  die   dominico,  lune  .xxvii.  <*>•     re- 
gnante domino  nostro  lesu  Christo(^),  anno  millesimo  nonage- 
Simo  .VII.  incamationis  eius,  indictione  «v.     testis  archiepiscopus  ^  f»  itmtìmm 
Boso  ('>.     Amico  testis.    Isilus  (^  testis.     Wigo  testis.     Constan-  ™J2jy*  ^^  "^ 
tinus  testis.    si  quis  hanc  cartam  calumniator  infringere  voluerit 
vel  ego,  vel  aliquis  meorum,  auctoritate  beati  Petri  et  abbatis  W 
Wilelmi  ceterorumque  monachorum,  ponatur  sub  anatemate  ma- 
ranatha^*),  amen,  fiat. 


LXXXXVI. 
1097. 

Fonti.  A  Nessun  originale,  nessuna  copia  autentica  possediamo  di 
questo  documento. 

B  II  padre  Marco  Antonio  Carretto  (Vita  e  miracoli  di  sanfEìdradOf 
Torino,  1693)  compilò  una  serie  degli  abbati  Novaliciensi,  completando  i  due 
cataloghi  di  mons.  Francesco  Agostino  della  Chiesa  (nella  sua  inedita 
Descrizione  del  Piemonte^  e  nel  libro  a  stampa  5.  R,  E.  cardinaliufitt  episcopor, 
et  àbhaium  Pedemontanae  regionis  chronologica  historia^  Aug.  Taurin.,  1643). 
Don  Francesco  Borgarelli,  eremita  camaldolese  dell'Eremo  di  Torino, 
compilò  sul  cadere  del  secolo  scorso  un  volume  (ora  nella  raccolta  Bosio, 
presso  la  biblioteca  degli  Artigianelli  in  Torino)  sulle  abbazie  del  Piemonte, 
nel  quale  discorre  anche  «  de  abbatia  s.  Petrì  de  Novalisio  eiusque  abbatibus, 

(a)  In  A  la  h  fu  aggiunta  interlinearmente  di  prima  mano,  (b)  A  ihu  xpo 

(e)  A  Isit       (d)  In  A  una  b  fu  aggiunta  interlinearmente  di  prima  mano.        (e)  La  h 
/«  ^ggi^fita  di  prima  mano  nelV  interlinea, 

(1)  Hauteville,  ad  O.  di  Chamoux  e  (3)  Bosone  tenne  la  sede  di  Taran- 
a  breve  distanza  da  quest'ultima  terra,  tasia  dal  1096  al  11 36,  secondo  Bima, 

(2)  Nel  1097  per  due  volte  la  luna  27  Serie  cronologica  dei  romani  pontefici  e 
scadde  in  domenica,  cioè  nei  giorni  degli  arcivescovi  e  vescovi  &c.,  2"  ediz. 
15  marzo  e  6  dicembre.  Torino,  1842,  p.  214. 


a  ad  moDtis  Cinisu  rulicess,  Di  questi  scritti  biiii  e  inediti,  park!  nelle  n 
RìuTchi,  pp.  i4;-46.  Or  bene,  il  Carretto  e  il  Borgarelli  citano  cane  del 
T  il  perìodo  1097-1 117,  oellc  quali  comparisce  Oiionc  quale  priore 
del  medesimo,  e  come  predecessore  di  Stefano,  Ma  in  ciò  abbiamo  sicurainence 
re,  poiché,  quantunque  sia  vero  che  Stefano  viene  ricordato  solo  nel- 
l'anno 1028,  abbiamo  due  documenti  del  1117  col  nome  del  priore  Gisolfii) 
(cf,  RictTche,  p.  Iji).  Quei  due  documenti  si  conservano  nell'archivio  del- 
l'abbaila,  presso  l'Arch,  di  Stato  di  Torino.  Di  qui  credo  clie  si  possa  de> 
durre  che  fanno  1117  fu  messo  solamente  per  congettura,  basata  sul  fatto 
che  nel  1118  si  irovav;i  gii  menxioiiato  quale  priore  il  ricardato  Stefano. 


Cane  che  ricordano  Ottone  priore  della  Novalesa. 


y 


Fine  del  secolo  xi  incirca. 


i 

i«»4  rr  nvi-   * 


Pergamena  originale.  Abbaca  iella  NovaletOt  busta  II,  net- 
Arch.  di  Stato  di  Torino,  in  bel  carattere  del  secolo  xi,  imitante  in  qualcbe  \ 
particolare  quello  che  è  proprio  piuttosto  dei  diplomi.  Cosi  nella  triplice 
lìpetiaione  di  ■  fìat  »,  la  f  ha  la  parte  superiore  dell'asta  verticale  annodata. 
Di  tal  maniera  il  documento  ricorda,  sebbene  di  lontano,  i  diplomi.  Quanto 
alla  forma  delle  lettere  trovo  degno  di  nota  che  in  qualche  caso  la  b,  la  d, 
la  h,  sono  cuneate,  in  generale  peraltro  o  non  lo  sono  affatto,  o  la  canea- 
zione  proviene  dalla  preserua  dell'  apice  superiore,  indizio  di  eti  non  antica. 
La  pergamena  t  una  lisiola,  molto  larga  e  poco  alta:  la  prima  meti  n'i 
bianca.  Per  l' ortografia,  noto  il  dittongo  ae  espresso  con  x ,  e  eoa  f .  La 
sillaba  «et*  è  rappresentata  da&,ma  non  dal-  La  parola  «Novalìcis* 
fa  peasare  alla  etimologia  di  Novalesa  da  >  Nova  lux  »,  una  eco  della  quale 
trovammo  in  una  carta  pagense  del  1070.  Nulla  possiamo  stabilire  per  la 
data  di  questo  docuraetiio,  che  senza  dubbio  è  anteriore  al  itO],  data  della 
morte  di  Umberto  II. 

inSfoSS)  T^'^*  *st  investitura  de  Etono  ('>  et  aecctcsia,  que  est  in  honore 
*  Monu^Tu  1  sancii  Laurenti,  qnam  reddidit  comes  Ubertus  sancto  Petro 
B  di  Afun.     Novalicis  monasterio.    omnis  enim  homo  quicumque  in  hoc  &cto 


(i)   Ayion,  cittì  savoiarda,  situata   al   nord    di  Chamoui,  sulla 


ì 


À 


I.    ACTA.  241 

adiutor  extiterìt,  benedictìonem  Dei  (*>  et  sancii  Petri  accipiat,  et 
quicumque  nocere  voluerìt  maledictionem  Dei  et  sanai  Petri  hic 
et  in  futuro  seculo  percìpiat    fiat,  fiat,  fiat. 


LXXXXVIII. 
Sec.  xi-xii?  Aiguebelle  (St-Jean  de  Maurienne). 

Fdnti.  Nel  cap.  3  della  Vita  sancii  Heldradi  (^Acta  Sanctorum, 
cd«  Veneta,  Martii,  II,  336}  si  fa  brevissimo  ricordo  di  una  sinodo  radunata 
m  in  Burgundia  »,  nel  luogo  detto  «  Aquebella  ».  E.  De  Levis,  Concilia  Tau- 
Tinensia  (ms.  nella  biblioteca  di  Sua  Maestà),  osserva  che  a  torto  i  Bollan- 
disti  pensarono  che  questa  sinodo  siasi  radunata  a  Beauvais,  mentre  il  testo 
facilmente  fa  pensare  ad  Aiguebelle,  nel  territorio  di  St-Jean  de  Maurienne. 

(t)  Parola  ^ggiunU  inttrlintarmeHtg  di  prima  mano. 


Manmnenta  NovalUitiuia,  16 


1 


APPENDICE 


Raccolgo  qui  alcuni  documenti  posteriori  al  secolo  xi,  ma  che 
L  riflesso  illustrano  quel  periodo  storico  che  a  noi  interessa.  Sono 
^  Io  più  documenti  di  carattere  diplomatico,  e  quindi  è  mag- 
iore  r  utilità  che  ne  può  ricavare  chi  studia  Y  antica  storia  dei- 
abbazia  Novaliciense,  in  quanto  che  spesso  confermano  e  ripro- 
ucono  altri  documenti  di  età  più  vetusta. 

Li  faccio  precedere  da  un  falso  diploma  di  Carlomagno,  strana 
ccozzaglia  di  errori.  Sconveniente  al  codice  diplomatico,  esso 
uò  essere  tuttavia  ricevuto  in  questa  Appendice. 


I. 

(801-814). 

(Ftlio). 

Fonti.    A    In  nessuna  fonte  antica  ci  è  pervenuto  il  presente  stranis- 
documento. 

t    II  Chron,  Novalic.  (lib.  ni,  cap.  17),  in  una  parte  conservataci  nella 

itegrità,  narra  che  1*  abate  Frodoino,  desiderando  che  Carloraagno  im- 

re  confermasse  il  testamento  di  Abbone,  mandò  a  lui  due  monaci, 

10  e  Gislaranno.     L' imperatore  «  benigne . . .    annuens,  cuncta   quae 

tilt  [r  abbate]  impetrare  valuit  ».    Il  testamento  di  Abbone  venne  a  noi 

nel  cartulario  di  Grenoble  (vedi  sopra,  p.  20  sgg.),  dove  è  prece- 

>.  18-19)  da  un  tal  quale  diploma  di  quell*  imperatore,  che  non  sembra 

idere  al  testo  veduto  dal  cronista  (cf.  sopra,  p.  65).    Il  testo  del  testa- 

quello  del  diploma  si  conservarono  per  secoli  anche  nell'abbazia, 

jesano  (v.  sopra,  p.  15)  inserì  nella  sua  5/orta  un  larghissimo  sunto 

uento.     Né  tralasciò  anche  di  darci  (fase.  XXIX,  e.  3  b)  un  com- 

1  diploma,  il  quale  ha  ben  poca  relazione  col  testo,  che  ne  leggiamo 

scritto  di  Grenoble.    Nella  disposizione  generale  della  materia,  e  nei 


I       Ini,  u  Ixai  del 


) 


caratteri  precìpui  de]  suo  contenuto  giuridico,  hi  qualche  affiniti  colle  ■  fnn- 
B  chigia  B  dì  Novalesa  e  Venaus,  concesse  al  monastero  nel  1279  (cf  RUenht, 

p.  108  agg.),  sema  che  peraltro  sì  possa  trovare  fri  L  due  documenii  alcuna  im- 
mediata relaiione.  La  disposizione  sulta  indipendenia  dd  monaiiero  da  ogni 
auioriià  episcopale  può  confrontarsi,  almeno  in  qualche  parte,  coli' atto  dì 
fondazione  dell'anno  726  (vedi  sopra,  p.  9). 

Il  Baldesano  fa  precedere  il  diploma  da  alcune  parole  che  dipendono 
Ja  quelle  che  testé  abbiamo  e  stratte  dal  ChronUm.    Trascrivo:  «...(FroJDi»*] 

B  mandò  dunque  due  monaci,  addimandati  l'uno   Agiberto  et  l'altro  Gisla 

«  rammo,  con  la  instruttìone  di  tutto  ciò  che  dovevano  chiedere  allo  Jetic::^ 
0  imperatore,  dal  quale  furono  veduti  molto  volentieri  et  ottennero  uu  ampic;^ 
a  privilegio,  distìnto  ne  i  seguenti  capitoli,  i  quali  Intendere  si  debbono  dell  -^ 
0  cose  dipendenti  da  detto  monasterlo.    Se  alcuno  vorrì- monasierio^» 
Riferiio  il  supposto  diploma,  il  Baldesano  prosegue  :  ■  Tornarono  i  due  mona^^ 
ndalt'abbate  Frodoino,  il  quale  di  quelle  reliquie  che  haveva  havute  dall' ìr^^. 
■  peratore  ne  fece  guarnire  una  ricca  e  bella  croce  di  argento  et  oro  ar«$_ 
a  fìciosamenic  lavorata  et  ornala  di  gioie  finissime,  con  molti  ricchi  vasi    et 
n  altri  prctlosi  ornamenti,  per  V  uso  della  chiesa  •>.     Quesi'  ultimo  tratto  di- 
pende sostanzialmente  dal  Chrotikon,  lib,  tu,  cap,  16.     Qualche  notizia  die 
qui  contraddice  al  cronista  dipender!  dalla  smania  di  tutto  inliorare,  che  en 
una  prerogativa  del  Baldesano;  invece  qualche  nuova  panìcoUriiì  nella  de- 
scrizione della  croce,  può  forse  spiegarli  pensando  non  essere  impossìbile  cbe 
il  Baldesano  abbia  veduta  coi  suoi  occhi  la  croce. 

Non  è  neppure  a  discutersi  la  supposta  autenticità  del  documento,  unie 
e  cosi  chiare  sono  le  ragioni  che  militano  contro  di  essa.  Pìuitosio  si  pub 
avvenire  che  la  fai  si  tic  azione  non  può  assolutamente  essere  interiore  al  m- 
colo  XII 1. 

Colloco  qui,  quasi  fuori  della  serie,  questo  curioso  diploma,  che,  li 
per  il  contenuto,  né  per  la  forma,  può  mettersi  in  serie  accanto  ai  diplomi 
genuini,  o  alle  carte  faisiiicate 


SE  alcuno  vorrà  vendere  o  impegnare  qualche  possessione,  sari  tenuto 
di  manifestarlo  alla  chiesa  o  monastero,  il  quale  in  tal  caso  volendo 
attendere  a  tale  contratto  sarà  anteposto  ad  uguale  partito  ad  ogni  alttl 
persona.  Nesuuo  oterri  da  noi  alcun  feudo  dì  esso  inanastcrìo,  teiw 
il  beneplacito  dell'abbate.  Niuno  sarà  investilo  di  tali  feudi,  se  non  per  ) 
tempo  limitalo,  né  in  quello  avrà  luogo  la  successione  de'  parenti,  N 
non  tra  padre  e  figliuolo,  e  fuori  di  questa  tornerà  alla  chiesa.  Niuno 
potrà  donare  o  alienare  in  altra  maniera  le  sue  possessioni,  senza  G- 
cenza  della  chiesa,  havendo  lei  a  succedere.  Niuna  donna  del  domimo 
di  Novalesa  o  che  tenga  possessioni  dal  detto  monasterìo  potrà  pteo-  li 
dere  marito  di  altra  giurisditione  senza  licenza  del  inonasterio.  Niutu 
potrà  vendere  o  impegnare  la  possessione  che  tiene  da  Novalesa  fuori 


I.    ACTA.  245 

di  detta  giurisdizione,  senza  licenza  di  detta  chiesa.  Ninno  ardisca  nelle 
possearioni  della  chiesa  suddetta  di  dare  ad  altri  alcun  censo,  che  ad 
essa  appartenesse.  Chiunque  contraverrà  alle  cose  predette,  resti  to- 
t^doB^t^  privato  de'  beni  di  essa  chiesa.  Niuno  accetti  alcuna  tutella, 
3  se  non  gli  verrà  data  dalla  chiesa.  Se  si  troverà  alcuno  schiavo  per 
Htiea  patema  o  materna,  che  ardisca  di  negare  la  servitù,  che  sarà  te- 
nuto verso  il  detto  monasterio,  per  questo  imperiale  editto  vogliamo 
che  sia  privato  di  quanto  possiede  e  d' indi  in  poi  resti  incapace  d'ogni 
amministratione.  Concediamo  lo  stesso  dominio  al  monasterio  di  No- 
^0  valesa  sopra  tutte  le  castella,  ville,  possessioni,  che  sino  al  presente 
possedè,  e  che  nel  avenire  potrà  acquistare  in  tutto  il  nostro  imperio 
e  regni,  non  ritenendo  per  noi  o  nostri  successori  o  sudditi  alcuna  cosa 
di  quelle,  che  a  noi  appartengono,  essimendo  esso  monasterio,  beni  E»on*n.  n  mo- 
e  persone  ad  taso  appartenenti  da  ogni  datio,  gabella  et  altra  sorte  acato  dd  daiTe 
15  di  carico  in  tutto  il  già  detto  imperio  e  regni.  Chiunque  transferirà 
in  qualsivoglia  maniera  il  dominio  d'alcuna  possessione,  che  tenga  da 
esso  monasterio,  in  alcuno  che  non  habbia  casa  nel  territorio  del  mede- 
simo monasterio,  resterà  sottoposto  al  bando  imperiale,  et  chi  l' havrà 
ricevuta,  ne  resterà  escluso.    Per  l' auttorità  concedutaci  dalla  Sedia     in  font  di  on 

privileKio   pontifi- 

20  Apostolica,  ordiniamo  che  niuno  arcivescovo,  vescovo  o  altro  prelato  f}°*  <i*ci>i^  che 

*  *  il   monactcro    di- 

habia  da  essercitare  alcuna  giurisditìone  nel  monastero  di  Novalesa  0  JJ^u  side  a*"' 
suoi  membri,  volendo  che  dipenda  immediatamente  dalla  Sedia  Apo-  2cS*;^"Alb! 
stolica.  Dovunque  si  trovano  i  monaci  sudetti,  se  vorranno  far  con-  »pr«^*1lJÌ^^" 
secrare  qualche  chiesa,  potranno  far  venire  il  vescovo  che  ad  essi 

25  piacerà,  e  quando  i  monaci  o  chierici  già  detti  havranno  da  essere 
promossi  a  gl'ordini,  sarà  in  arbitrio  dell'abbate  di  mandargli  dove  gli 
piacerà.  Se  alcuno  de  i  feudatarìi  di  Novalesa  non  sodisfarà  all'obligo 
che  tiene  il  feudo  verso  il  monasterio,  a  suoi  debiti  tempi,  dopo  di  es- 
serne stato  richiesto  tre  volte,  per  questo  imperiale  editto  vogliamo  che 

30   retomi  il  feudo  al  monasterio. 

II. 
Principio  del  secolo  xii  circa,  Breme. 

Fonti.  A  Pergamena  originale  nell'Arch.  di  Stato  di  Torino,  Ab' 
ba:(ta  della  Novalesa,  busta  II,  in  bel  carattere  minuscolo  assai  perfezionato. 
Pare  che,  per  ule  rispetto,  la  firma  dell'abbate  Guglielmo  corrisponda  al  resto 


del  documcnio,  cosi  che  tutto  questo  si  debba  riguardare  iiccome  autognfa 
dell'  abbate  medesimo.  Che  se  proprio  volessimo  distinguere  due  canitKii, 
dovremmo  dirli  fra  loro  simiUssiml  e  contemporauel.  La  pergamena  è  tolta 
all'angolo  superiore  di  sinistra. 

In  questo  documento  &i  ricordano  due  persone  di  nome  Guglielmo, 
l'abbate  e  il  priore.  L'abbate  risiedeva  naturalmente  a  Breme,  e  il  priore, 
sotto  la  dipendenza  dell'  abbate,  reggeva  il  cenobio  Novalìcieo&e.  Se  del 
secondo  nulb  so,  il  primo  può  ideniìlì carsi  coli'  abbate  del  doc.  tu.  Ad 
ogni  modo,  anche  per  considerazioni  di  ordine  paleogrjjico,  ritengo  si  possa 
attribuire  questo  documento  al  principio  del  secolo  xii,  senza  errare  di  molto 
<cf.  Rictrcht,  p.  ti4).  L'abbate  forse  va  identiticato  coli'  omonimo  ricordato 
al  fine  della  Vita  sancti  Heldradi,  $  z8,  che  difficilmente  può  essere 
anteriore  alla  prima  Crociata. 


,  S.  KvU   -. 


[Ego  Wijlliclraus  Novaliciensis  sive  Brcraensis  abbi^  concedo  (libi 
W(illielmo)]  priori  <■)  monasterio  Novalicieniii  qtiandam  ccclesìani,  [qu; 
sancu]  Maria  de  SuaJmaC')  dicitur,  cuni  omnibus  pertiiieti[ti]is  suis. 
'  amodo  habeat  potestatem  pHor  Novaliciensis,  qui  prò  tempore  fucrì^ 
super  domum  ìllam,  quam  [de]  <<■)  domo  Camerieri  habere  cogiioscitur.  \ 
actum  est  hoc  moiiasterio  BrcmcnsìW,  iaudaniibus  et  firmantibus  fra- 
tribus  eiusdem  cenobii,  ex  qtiibus  qnedam  nomina  buie  largicioni  inse- 
rere  curavimus.  interfuerunt  Wilielmus  prior.  Salomon,  Ambrosius, 
monachi.  lohannes,  Stefanus,  et  Bercerius,  presbyteri  ("^J.  Martiniis, 
Beraldu»,  et  Giraldus  laici.  ' 

Ego  quoque  Salomon  iussus  a  domno  abbate  Wilielmo  scripsi. 

Ego  Williclmus  abbas,  huius  largitionis  actor,  subscribendo  firmavi 

Sit  nomcn  Domini  benedìcnim. 


Principio  del  secolo  xii. 

Fonti.  A  Nell'archivio  àt\Y Abbaiia  dtlU  NovàUsa,  busu  II  (Arch. 
di  Stato  di  Torino),  conservasi  una  lunga  e  sottile  pergamena,  in  carattere 
del  principio  del  secolo  xu  incirca,  scritta  forse  da  piii  mani.  È  una  lista 
di  nomi  di  persone,  a  ciascuno  dei  quali  viene  apposto  il  numero  indicante 
il  tributo  dovuto  al  monastero.  Queste  persone,  che  sono  assai  numerose, 
si  dividono  in  sedici  fra  confratrie  e  consorzi,  le  cui  denominazioni,  per  quanto 

■  frìmi   r  iiiiiJl   pii  ri  vtii.  (b)  U   If*^ 


(i)  Cf.  S.  Maria  «de  Fubalmis  »  (var.  «  Sualm 


n 


I.    ACTA, 


247 


pare,  dipendevano  dai  luoghi  dove  abitavano  i  membri  di  queste  fratrie. 
Infatti  ogni  confratria  e  ogni  consorzio  prende  la  sua  qualificazione  da  un 
nome  topografico. 

Pubblico  un  estratto  di  questo  documento,  che  ci  interessa  soltanto  in- 
direttamente. Ne  prendo  cioè  i  nomi  dei  consorzi  e  delle  confratrìe,  lasciando 
in  disparte  i  nomi  delle  persone. 


de 
de 
de 
de 
de 
de 
de 


HEC  est  consortia  santi  Petrì  Novolicie  : 

»  confratrìa  sancti  Petrì  Novalltie: 

»  »                       ». 

»  »                       » 

9  9                                         » 

»  9        sancti  Petrì  de  Novalitio:  de 

»  »  ji  de 
Consortia  de  Bardonescha  (><>). 

»  de  Vilar  Fouchart  ("). 

»  de  Avillana  sancte  Morìe  ("). 

»  de  Sancto  Ambrosio  (<3). 

»  de  Moches  C«4). 

»  de  Bocoleu  ('$>. 

»  Sancti  Laurent!!  de  lavenz  C'^. 


Chovium  (0. 
Termeinon  C«). 
Lanzlobor  (3). 
Chanonie  (4). 
Broisveuz  (0. 
Maties  W. 
Sancto  Georgio  (7). 
Sesana  (*). 
Lanz(l]ovilar  W  (9). 


mi. 

1129  maggio  14,  Aiguebelle. 

Fonti.  A  Bellissimo  originale,  nella  busta  II  déìT Abbadia  della  No- 
valesa  (Arch.  di  Stato  di  Tonno).  È  in  carattere  minuscolo,  con  qualche 
angolosità  acuta,  atta  a  far  ricordare  il  carattere  oltramontano.    Nei  docu- 


(a)  a  Uaz/Z/oniUr 

(i)  Chiauz. 

(2)  Termignon. 

(3)  Lanslebourg,    primo    villaggio 
della  Savoia  presso  il  Moncenisio. 

(4)  Forse  Chianoc,  in  Val  di  Susa. 

(5)  Bruzolo,  in  Val  di  Susa. 

(6)  Mattie,  in  Val  di  Susa. 

(7)  S.  Giorio,  in  Val  di  Susa. 

(8)  Cesana,  in  Val  di  Susa. 


(9)  Lanslevillard. 
(io)  Bardonecchia. 

(11)  Villar  Focchiardo. 

(12)  Avigliana. 

(13)  S.  Ambrogio  presso  la  sagra  di 
S.  Michele. 

(14)  Mochie,  in  Val  di  Susa. 

(15)  Forse:  Bussoleno. 

(16)  Giaveno,  presso  Susa. 


Si-Jmh  de  K< 
=  '{111),".° 


dtlTi  Non 


l4(bJcuiUS.GU- 


MONUMENTA    NO  V  ALI  CIEN  S  I  A 


mentì  )4ov>Ii densi,  col  secolo  xti  comùicU  vivace  il  distacco  tra  li 
Italiane  e  le  francei!,  ma  sino  a  quel  tempo  ì  caratteri  sano  quasi  affatto,  o 
ani:hE  addirittura  del  lutto  identici.  Le  i  sono  ben  di  soveme  sormontale  dalli 
virgoletta  rettilinea. 

11  margine  inferiore  è  ripiegato,  e  nella  piegatura  fu  fatto  un  taglio,  ih 
cui  venne  introdaita  la  tenia  pergamenacea,  molto  sottile,  da  cui  pende  I) 
sigilla  in  cera  nera.  Questo  è  di  forma  elittica,  e  nel  centro  presenta. 
vescovo  sedente,  mitrato,  die  tiene  colla  sinistra  il  bacolo  pisiorale:,  mentfe 
colla  destra  aliata  benedice.  Intorno  a  questa  &gura  corre  la  seguente  leg- 
genda, in  bel  carattere  maiuscolo  capitale  :  [si]gili.vm  con[okis  ma]' 
E[p]Cbcop)Ii]. 

Sul  vtrsa  una  mano  dei  secolo  xvn  attribuì  questo  documento  al 
Sulla  data,  veggasi  quanto  ne  dico  nella  nota  (b). 

'.    Tti  nomine  sancte   et  individue  Trinitatis,  anno  ab  incamacione  do 

'.   Imiti!   nostri  lesu   ChristiW  .ncx[xv]im.  (""'indiclone  -vii.  W,  pridie 

■  idus  mai,    Loterio  imperatore  regnante,     ego  Cono  Dei  gratìa  Man- 

1   [rienjensis  W  episcopus  CO,  in  prcsencia  domnl  Amedei  comitis  t*J,  con 

I  voluntate  et  conscilio  prepositi  nostri  Aimonis  ('HO  et  omnium  canonico- 

'  rum  Maiiriencnsis  ecclesie,  unde  multa  bona  prosecuta  estO  ecclesia 

[  Novaliciensi  religioso  cenobio,  in  raanu  domni  ViUelmi  abbatis  ipjius  mo- 

;   nasterii  confirmanius  et  in  tenore  locius  iuris  tradimns  omnes  eccleda^ 

decimas,  ceierasqne  possessiones,   quas  in  presentì  videtur  habere  et 

tenere  in  nostro  episcopatu,  et  que  deinceps  aiiquirere  poterit,  vel  que 

a  ìustis  et  bonis  viris  prò  salute  et  remedio  suarum  animarum  date, 

vel  reliete  aerine,     contirmamus  ecclesiam  beatì  lacobi  de  Corberia  (*), 

et  sancti  Anlonini  Bonivilarii  <",  et  ccdeslam  ArgentìneW,  et  cccle- 


(i)  ^  Ola  ^1  (b)  U  àfrt  dtie^noi  fu  dt 
[U  Mlllmi  Hf*l  iiiiii,  ibi  {hJI  icnu  Itltivlii  (iiiiir 
riméHfimt  i  Jm  «(HI  prtitimlt,  fakhi  ti  éisi  fvt 
itna  dt  fmiit  dfcnuunlOt  lulfoitiofra  emi  lo  rttabbL 
£  mfjHlsta,  fh*  cmlruìa  rtm  regnante,  ii  ipi^i*  i 
(0  U  InJJiìw  •»  riar.mn,u  ..ti.,  n*  b  Ju  W 


h,  la  ••Ìl(iim 


••  i^ffrìm* 


(1)  Vedi  la  nota  j.  di  p.  214.  «1 
diploma  di  Umberto  II,  loSi. 

(a)  Amedeo  IH. 

())  Aimone  è  ricordato  anche  nella 
sua  investitura  a  favore  di  Guglielmo 


lata  di  questa  investitura  k  tncena, 
(4)  Corbières,  presso  Aiguebelle. 
(0  Bonvillard,  a  N.  di  Aiguebdle, 

ulla  sinistra  dell' IsÈre. 
(6)  Argentine,  a  S,  di  Aiguebell^ 


priore  della  Novalesa.     Ma  anche  la     sulla  destra  dell'Are. 


I.    ACTA. 


249 


Siam  de   AtperaCO,  et  ecclesiam  de  Urderes  atque  sancd  Albani  (').  UcUesadiArgt 

coQfirmamus  ecclesiam  Cosie  (3)  cum  suis  apendiciis,  et  ecclesiam  Bur-  Épierre,  st-Aib. 

^  dea    Hurtièret, 

ginovi(4),  et  capellam  Camoseti(s),  et  capellam  Castrinovi  (0,  et  cecie-  f""f  *".i^y 

°  '  *  »  r  »  U  chietA  di  BouTj 

Siam  Alteville  (7),  et  sancti  Michaelis  Montìs  Maioris  (^),  et  ecclesiam  Vi-  JfoitlJoiSm 

5   larii  Ervisii  W  (9),  et  sancti  lohannis  ecclesiam  ('<>),  et  ecclesiam  Cha-  SSJjJjf,  Jì  JS^ 

bamieOO.    simul  eciam  confirmamus  ecclesiam  sancti  Leodegarìi  (■*),  et  cu^ds^idic 

ecclesiam  sancti  Remigli  ('3),  et  decimas  mansi  Riculfi.  que  est  in  par-  chtcM^^^Tm 

rochia  sancti  Stephani  de  Cuina  M,    amplius  confirmamus  eciam  me-  di  st-jéaa  d«  ^ 

Porte ,    la  chiei 

dietatem  ecclesiarum  de  Terminione  (»5),  et  Soleriis  ('^),  et  de  Lanzo  su-  <*»  chavamie. 

'  cbieudiSt-Lègc 

o  perìore  ('7),  et  ipsam  totam  que  est  in  Lanzoburgo  (»*),  et  decimas,  que  ^  '^Ifa^  d 

in  finibus  predictarum  ecclesiarum  continentur.    signum  domni  Cononis  ^^  ^  ^y°'' 

Maurìennensis  episcopi  )J(  qui  hanc  confirmacionem  fecit.    signum  0»)  )J|  ^if *^à***S 

domni  Amedei  comitis.    signum  (*>)  )J|  Amonis  prepositi,    signum  (*»)  )J|  ^^  «if  s7iSS 

UbertideTurre.    signum 0>))J|Anselnii  de  Sanctolohanne.    signum (*»))J|  tutta  u'cSLa'! 

3   lohannis.    signum  (*»)  [)J|]  (0  Petri  Clarelli.     testes  sunt:  domnus  Vi-  reiaSve  ^5me. 
lielmus  abbas.    Otto  prior  Novalicie.    Gregorius  prìor  Cosie.    Ama- 
ricus  prìor  Corberìe.    actum  est  hoc  ante  ecclesiam  sancti  Stephani  de 
Aigabella,  feliciter.    ego  Rogerìus,  sacri  palacii  scriptor,  iussu  domni 
Cononis  episcopi  et  domni  abbatis  Vilielmi  hanc  cartam  scripsi. 

o  (S I) 

(a)  Le  prima  i  instrU  positrierminU,  ma  di  prima  mumo,        (h)  A  S  co»  ugno  f  abhrmfia^iomt, 
(e)  A  omrtit  U  tigno. 


(i)  Épierre,  a  S.  di  Aiguebelle,  sulla 
destra  dell'Are. 

(2)  St-Alban  des  Hurtières,  sulla 
sinistra  dell'Are,  quasi  di  fronte  ad 
Épierre. 

(3}  Coyse,  ad  O.  di  Chamoux,  sulla 
sinistra  dell'  Isère. 

(4}  Bourg-neuf,  ad  O.  di  Aigue* 
belle,  sulla  sinistra  dell'Are,  a  non 
grande  distanza  dal  suo  confluente 
nell*  Isère. 

(5)  Charaousset,  a  S.  di  Chamoux, 
sulla  destra  dell'  Isère. 

(6)  Chilteauneuf,  a  S.  di  Chamoux, 
sulla  destra  dell' Isère. 

(7)  Hauteville,  ad  O.  di  Chamoux. 

(8)  Montmajeur,  frazione  di  Villar 
Sallet,  sulla  destra  dell'  Isère. 

ìiommanta  NovaUcitnsia* 


(9)  Villard  d»  Hèry. 
(io)  St-Jean  de  la  Porte,  sulla  si« 
nistra  dell'  Isère. 

(11)  Cha  vanne,  sulla    destra  del- 
l' Isère. 

(12)  St-Léger,  presso   Aiguebelle, 
sulla  sinistra  dell'Are. 

(13)  St-Rémy,  non  lungi  da  La 
Chambre,  sulla  sinistra  dell'Are. 

(14)  St-Étienne    de   Cuines,  sulla 
destra  dell'Are. 

(15)  Termignon,  sulla  destra   del- 
l'Are. 

(16)  Sollières,   sulla    destra    del- 
l'Are. 

(17)  Lanslevillard  (ef.  Casalis,  Di- 
Xion,  IX,  117). 


(18)  Lanslebourg. 


16^ 


:.(ST.>Ep>I 


■r  pApc  F*igfwtt  ni  tnJitfT^  MrtBÌ  JcuilHu  t^  ^^^^t^^  cmn  ^^'p  ■■ria  ^cuplAtDS 

■  s«MH  iDeoi|ae  «^bo  jpasitD,  iotpairikani  fònoam  reiJegi  ci  Kiipsi  ■_  GÈ  altri 
Dotai,  che  atatabaatee  Sntno  prìnu  d«l  trascrioore,  sono  *  magìstet  b- 
•  cobo*  •  e  •  BoDiB  lobanna  diom  de  Menano  a.  Aacbe  qncsli  due  Doui 
aocMano  che  rorì^nale  en  monim  dì  bdli.  Le  m  firme  sooo  autografe, 
c  runa  direna  din'ihra  II  testo  ilefl'iRo  t  nel  carattere  dd  notaio  Bet- 
nar<lo  dì  Alenaiidna,  U  4|aak  ad  e»o  pttmùe  il  tao  S.T. 

Per  oecessaria  uulo^  eoo  passi  di  indDbbia  leziooc,  n£  tma  lolu  U 
itou  e  per  ■  cmn  >. 

Il  più  antico  tra  i  reciti  sciìttì  sai  vitìo  è  del  secalo  ut  e  dice:  a  pri- 

■  vilegium  monasterìi  Bremeteasis  pape  Clctueatis  >.  Utia  mano  dd  se- 
colo XV  appose  al  niagine  superiore:  ■  Bremetumi.  Quando  il  nostro  do- 
cumento sìa  uscito  dal  monasiero  di  Breme,  non  lo  so.  Senza  dubbio,  tanto 
questo  documento,  quanto  il  privilegio  di  Benedetto  Vili  del  1014,  troTansì 
registrati  nel  volume  manoscritto  intitolato:  ijóS,  Compendio  itSt  scriUuTi 
dfir  arciviscovado  di  Torino  fallo  (ompillan  da  moni.  ili.  t  Tei.\  Franctito  Luc{raa 
Roringo  di  Korà,  pp.  108-209.    Sul  cadere  del  secolo  xv  arse  una  lite  di  giù- 


I.    ACTA.  2St 


rìsdizione  tra  il  vescovado  di  Torino  e  V  abbazia  di  Breme,  e  può  darsi  che 
i  due  docuinenti  abbiano  mutato  sede  in  tale  occasione. 

C  Trascrizione  assai  consunta,  nella  busta  II  dtìVAbba^,  NovaL  (Arch. 
di  Stato  di  Torino).  Comincia  :  «  (S.  T.)  Anno  Domini  millesimo  .ecce, 
e  quinquagesimo  .iii ,  indicione  quintadecima,  die  .xviiii.  mensis  aprilis  ».  Si 
descrive  così  V  originale  documento  concesso  «  a  felicis  memorie  domino  Eu- 
«  genio  papa  III,  edam  sigillatum  cum  bulla  ipsius  condam  domini  Eugeni! 
«  pendente,  cum  cordono  de  serico,  non  cancellatum,  non  viciatum,  aut  co- 
cruptum  in  aliqua  sui  parte».  La  presente  pergamena  sembra  essere  una 
copia  della  trascrizione  del  1455  (^  US^?;  nel  1452  correva  la  indiz.  xv), 
mancando  delle  solennità  consuete  in  questi  documenti.  È  peraltro  del  se- 
ccdo  XV.  Furono  omesse  le  sottoscrizioni,  e  in  molti  luoghi  la  lettura  riesce 
assai  poco  agevole,  tanto  il  carattere  andò  sciupato  per  l'attrito. 

D  Neil*  archivio  della  Abbadia  di  Brente,  Regolari  di  qua  dei  Monti,  se  ne 
trova  una  copia  cartacea.  Trovasi  inserta  la  presente  bolla  nella  autenticata 
trascrizione  (in  carattere  del  secolo  xvii)  di  un  atto,  redatto  a  Nizza  il  14  ago- 
sto 1528.  Quest'ultimo  documento  è  redatto  in  nome  di  «  Honoratus  de 
«  Costa  dccretorum  doctor  »  vicario  di  Girolamo  Alsagno,  vescovo  di  Nizza, 
e  contiene  la  bolla  di  Eugenio  III,  colla  conferma  fattane  da  Leone  X. 
La  bolla  di  Eugenio  IJI  non  è  tolta  dall*  originale,  ma  da  una  trascrizione 
profferta  dal  rappresentante  di  Girolamo  abbate  di  Breme.  La  detta  trascri- 
zione porta  la  data  di  Pavia,  23  gennaio  143 1,  ed  è  alla  sua  volta  tolta  da 
una  trascrizione  eseguita,  in  forma  autentica,  il  25  settembre  1346,  dairorigi- 
nale  che  si  attesta  a  non . . .  interlineatum,  cassatura,  vel  in  aliqua  sui  parte 
e  vitiatum,  sed  omni  suspicione  carens  ».  * 

E  Domenico  Promis  {Moti.  hist.  patr,,  CharU  I,  797-800,  n.  493)  tra- 
scrìsse questa  bolla  da  B,  che  attribuisce  egli  pure  al  xii  secolo.  Di  qui 
passò  questa  bolla  nel  Migne,  Patrol  laU  CLXXX,  1504. 

Metodo  di  pubblicazione.  Siccome  i  tre  testi  che  della  bolla  ci 
pervennero  sono  tra  loro  indipendenti,  cosi  tutti  doveano  venir  presi  in  con- 
siderazione. Ma  naturalmente  non  mi  credetti  obbligato  a  riferire  in  nota 
ogni  varietà  di  lezione,  specialmente  dove  si  trattava  di  semplici  varietà 
grafiche.  Per  l'ortografia  e  per  la  forma  dei  nomi  mi  attenni  specialmente 
al  testo  B,  che  è  quasi  contemporaneo  alla  bolla.  Quantunque  in  tutti  e  tre  i 
testi,  la  bolla  venga  attribuita  al  1 15 1,  tuttavia  essa  è  del  1 152,  siccome  risulta 
dalle  Regesta  del  Jaffé,  che  di  quel  papa  determinano  1*  itinerario.  Eletto 
Eugenio  III  addi  27  febbraio  1145,  il  9  febbraio  del  1152,  e  non  del  1151,  era 
nel  settimo  anno  del  suo  pontificato.  L' indizione  xv  combina  col  feb- 
braio 1152,  e  non  col  febbraio  (151. 

Regesto.    Jaffé,  Regesta  Pontif.  Roman,  i**  ediz.  n.  6625 ,  2*  edii.  n.  9549. 


EUGBNius  episcopus  servus  servorum  Dei.    dilectis  filiis  RaynaldoW  ^^^T^r^"'^* 
abbati  Breraetensis  monasterii  eiusque  fratribus  tam  presentibus  quam  !}°  fLJJ2J*^|J^ 
fiiturìs  regulariter  substituendis  imperpetuumf*»).    in  Apostolice  Sedis  [*  ^Si,iJSS*Ti 

Brtme  e  ••   coa- 
feroM  I  pOMSMi, 
(a)  B  Raynftldo    C  Reynftldo    D  Rtymundo        (b)  B  imperpetnum    CD  in  perpttuum  doi: 


r 


MONUMENTA    SO V AL  I  C  lES S  I  A 


nfm   rc&noBw 


"11^  ^^^  dSgne  a  reigicna  loca,  inaiiine  qne  heatà  Pctri  hma  asssCntM,  «  ad 


odk^r»^  U''itu''"g-     qB»n  oÌ>  rem,  «Slectì  in  Donaao  filu.  vcstm  ìiMii  pcMa- 
hóv*S"(Mo«  tidotBbai  dementar  lanmaas  ti  pnieeasctia  nosirì  ftficù  mctnorìe  f 
nr.iii     ,'•    taooceuii  pape  Tcstigus  inìieteiite*,  BremctcaK  e 


1.  iBitetvi  (■  prescntumuD,  prctlcc^iiomixi  oossiomni  ntT'n^^T^ir,^  pnirrinfr,  net  in  vt  Iftì 

Vmin  ^ìir^?  f>nim,  coDccsMoc  pooónoBii,  largitÌDcie  rcgom  fd  princtpmi,  obi»* 

hZ  iiTT^ìi  'i*''*^  S'icHom,  sea  aGb  ìcstis  «odu  Dco  pfofiìcio  poteritt'}  ai&fiaà, 

ne,  fa  c>w  Srnu  vobts «lacmCfae  Jo]cca>oribai '^' et SEbata  penaaoczQi,  ia  qaifaiB 

^Óbas.  pw  bec  proprib  <lmiaini  expouMnila  TocaboBi.     m  tpbcopani  Papea^ 

^    tiiiÉ  4  ecclesùnt  [sana]'!)  Petrì  de  Lomdb<^*.    in  caftro  S«iicD  SatnUfù^  19 

'ìì^'«^^  ccdaum  mikk  Odfie  ^'.    ia  Pordaao^  ecckùam  noeti  Salmoni 

"t'nT^i  T  w  ia  Calec«ro  (*>,  ecckoam  saocb  AloaaJh.    ia  epacopsln  VercdnHÌ, 

mH*aOi—  in  loco  PoUd[io<'l, Mdenam  nacK  Mane^    in  raotoc  HastÌDf"),  ee- 

'.rMu^f^ì'  rfe^a»  "««n  Mìciiaelù ^'.    m  BikoU'*',eccK»ÌMi  wncte  Agathe.    ia 

"'s'g!^.™;  clcsiam   naca  Pctri,  cum  curtc  sai.     in  episcopani  Astensi,  ecdesim 

,  £  s.  M^  -.  in  iaacri  Petri  de  Vuasco  <*J  C'>.     apuJ  Maurocum  '■'',  ecclesiam  sancti  Qui- 

■>>*  4f  S.  Qn- 

^'|>^Ì>hTIÌ  <>)  a  C  EMimM    D  Rifluì       (»S0(p«iaI    C  ap«^>n        (<)  A  C  DBdpKU     D» 

^^V^^^  ,nf«™0'*>"      CD  «tra,™    nccoon-bu             (g)    fl    .J/fl.  «  d  «b  J  ,1^»  *  J**— ^^. 

ci»»  «    S~l  CDwa        (h)  AOUaHlla     CUadle        (O^DCiciUi    CSnilic        (kj  S  i^f/f/am     CC^ 

lll^Wchl^  1"™     S  Cikctra        ,l)aCPaIleiu    O  PoUauj        (a)  «C  a  bimb  M*«u                     '     ' 

S.  [M.nuio^  (■)  A  D  MìcUmUi     CXk>lwIUi           (ol  5  Mtol*    C  B>wU    □  BdnU           (r)Ji)GiMiM 

iCiducoiJiVai-  C  Cabyua          1.4)  S  UiBca    C  Vnuo,    D  Vud          i,c)  S  MMaranui     C  Mainchn     D  Ito- 


udiCtol- 


(t)  Accettindokleiiooe>  Nuucoi  Casaiis,  ZK^iwwn'i',  »  q    ».     Ma  in- 

di  B,  il  Dorae  non  ù  potrebbe  facìl-  vece,  cotreggeaJo  questa  lexione  eoo 

menie  identificate.     Pone  si  rìcor-  quella  di  C,  petuiamo  a  San  Pkoio 

rerebbe   a    Moasca,   in    latino  <  Moa-  di  Vasco,  la  cui  storia   endìtanicse 

•  jche  ■  (cf.  PiETIto  ViARENGO,  presso  espone  il  eh.  lìg.  generale  E.  Momono 

Q,  Sella,  OmUx  AsUmsù,  I,  ;oo).    La  della  Rocca.  U  stcrit  dtlTamlkm  dai 

chiesa  panocchiale  vi  è  dedicata  a  dtl  MohUtìì^  ora  .l!iMJin*i,  Hondovl, 

san  Pietra,  siccome  apprcniiiamo  dal  1894, 1,  191. 


I 


A 


255 


«ciC«)(0,    in  elusa,  ecciesiam  sancti  Andree.     in  VulpilieW,  ccctesiam  ■ 

sancii  lohannts.     in  Duodecimo,  ecclesìam  beale  Marie,     in  Caste-  | 

gnetoW,  ecciesiam  sancti  Quinci  H),  et  ecciesiam  sancti  Maurìcii.    ce-  ' 

clesnni  sancie  Marie  de  Fabalmis  f')(»).    in  Serra,  ecciesiam  sancti  Petti. 

la  Ni^olasco  <•',  ecciesiam  sancii  Dalmaiii  («).     in  episcopatu  Vigini 

Geiui  t^J,  ecciesiam  sanctc  Marie  Dulcisaque  W,  eccWam  sancte  Lucie.  | 

in  Campo,  ecciesiam  sanctc  Margarite,    (n  episcopatu  Taurinensi,  ec-  ' 

clesiam  sancti  Petri  de  Pollentio  (■'),  com  comitato  suo,  ecciesiam  sancti  5 

Georgii  (^\  cum  curte  sua.    in  castro  Sigifredi  (=),  ecciesiam  sancte  Marie,   i 

in  Cavalarìo  W,  ecciesiam  sancti  Petri,  cum  curte  ma,  et  <"'  ecciesiam  san-  i 

ctì  Michadis  fp>.    in  Pagno,  ecciesiam  sancti  Petri,     ecciesiam  de  Val-  [ 

Miujcofi*.    ecciesiam  sancti  Firmini  in  Villario  ">.    ecciesiam  sancti  An-  ^ 

drce.   in  Suppunico  W,  ecciesiam  sancti  Petri,  et  plebem  sancti  lohannis  (•),  | 

in  Nodone,  ecciesiam  sancti  Laurencii,  et  ecciesiam  sancn  Gcrvaii 

lo  datate  Taurinensi,  ecciesiam  sancti   Andree,   ecciesiam  t'I  sancti  i 

Ay£1ì(«>.    in  Gongovo  (>),  ecciesiam  sancti  Petri,  et  ecciesiam  sancti  Dal-  ^|^,_^°'51"|  J^^'. 

maciiC»),  cum  cune'"',    in  MoÌta(i*),  ecciesiam  sancte  Marie,    in  Nova-  ;'!|1^,'ì„"".\w*m 

Ecio  {"),  ecclesìam  sancti  Petri  (•''".     in  Ripeta  ("),  ecciesiam  sancii  Petri.   ^l^^  ji"s!lv'to' 

In  Mino W,  ecciesiam  sancti  Dalmacii<M>.     in  Rippaf''"', ecciesiam  sancti   ™°m,'Mt."oÌ 

Albani,  et  cappellam  sancte  Marie,    in  Collegio,  ecclesìam  sanctì  Chri-  m  •  i.  MÌn  n 

itolbii*^.   apuli  Campum  Merleii''''''  ecciesiam  sanctì  Georgii  t">,  et  eccle-  (òn.  i  in  u  koiu 

r  r  '  f  (ft.iime  di  Piac». 

liam  luvenaleC"»).    in  burgo  Novalìxii(">,cappellam(«')sancti  Stephani.  j  «'.'^■'inN"TÌi 


4lS.P-(U<>d)P«l- 

.^™ó.  Im  ctioi 
4IS.Gior«io,toU. 

■  Itilo   ài  SM(n- 

*£■!>.  !•  cbtttt 
l  S.  V.ri.1  In 
UiMiiaitoai.  la 
hlu*  a  S  Firira 

1  chicu  4i  %.  «•• 


Il    S.    Al- 
ili   Sispi- 

riil.  li  chltu  di 


(b)  B  in  VulpiUt     C  Vuf>ni*     D  in  Vulpilli        (e)  B  Cuit|t"to 
:>  9  Fobalmil     CSiuJmil     D  Sabilioll         fi)  B 
Jmallt     C  Dilnuili        (h)  BC  VltlnllBtUcui 
a       (li)B fi  Polleria     CVoìiat\a        {ìì  B D 
i|ilndl       (a)  B  CtnUho     CO  Cimlliri 


D  (ìnlllci 
liuto    O  I.Dtu«         (()  B 
(I)  fi  0  Dulduqut 
0«DftU     CJsorsii       (a]  B  D  Sl^fndl 

«t  C«»>.  (p)  BOIilÌ<h.eln  C  »itl.,U.«m.  WBV.ltt«K(,  C  V.li.g..Mt. 
ti^(KO  (fìBOVUUiio  CVIIiriu  (<)  fi  Suprunica  C  SuMmico  Li  Supiaico 
bkuaU  O  IiuDoU  <<i)B  Gitvuii  CDCirniil  (t)  B ìeccIuìus  CDKtia\tm 
mmUAhIB  Daaó  (y)  B  Cunfii.a  C  Goik«D«  S  Gonurìo  (i)  £  D.lmull  C 
D  OalnuU  (u}  B  D  cor»  C  cune  tiu  (bb)  B  Mot»  C  Uoni  D  Ma»  (ii) 
nlklo  C  tt«uli>io  (di)  B  n  Ftiii  C  Petri  ia  KauUcia  («>  B  Ripcu  C  Rlpiitu  □  Kn- 
fM  (9)SCIIul»  DU—la  (gg)  B  D>l<i>(ii>  COilmuili  D  D.I1UIÌI  (bhJflCKIpp. 
Otlf*  <U)  S  e  Chrinaforì  fi  Chriiiopberi  (kk;  fl  C Kerloi  ZJ  »l calati  (II)  B  C  Gtottil 
DCf^otfl       (iii<i>)BCIaueDale     /)  Ulianau        (un)  BC  Noiulnii    jDNoaaiidi        (00)  BCcar- 


(l)  Sopra  qucsu  chiesa  lU  S.  Qui-  Morozzo  della  Rocca,  op.  eit,  1, 176. 
rico,  che  anche  io  cuta  del  1180  ap-  (I)  Forse  una  cosa  eoa  S.  Maria 
parlscc  dìpcadcnte  da  Breme,  veggaii     ade  Sualma  ■  deldoc.  11,  p.  146,  t.  }■ 


Co) so  u 

1   ti[  Gillo  1), 
hi»,  di  S.  d 

(.)BC    * 

BJJMo-    li 

<  di   S.  Gio- 

I.    ACTA.  255 

et  sancd  PetriW,  cam  capellis  sqis.    ecdesiam  sancte  Marie  de  Valle.  ~"*  u^***  £ 

inGracianopolitano^**)  episcopatu,  ecclesiam  sancte  Marie  de  GarriaCO.  ^^fw^^JJjl 

ecdesiam  sancti  Desiderìi  et  sancti  Stephani.     ecdesiam  de  Naugerio W,  Aip^lfdrco!?li 

cttm  decimis  et  ceterìs  prenominatarum  ecdesiarum  pertinenciis.    vermn  ^g^^  ^k!^' 

quia  idem  monasterium  specialiter  ad  Romanam  Ecdesiam  spectat(*)y  «/dTs.  Giovami; 

QdUi  iiceat  archiepiscopo^  episcopo^  sive  alicui(0  prelato,  in  prenomi-  cbieM  «u  s.  fcIi- 

ce;  k  chiM«  dd 

natis  ecclesiis,  vel  in  earum  cappellis  uUam  dominationem  habere,  salva  «  Monte  .Roto- 

'^*  «reo»;  nelle  velie 

Sedb  Apostolice  auctorìtate.    sane  laborum  vestrorum,  quos  propriis  jji^**"j^^*^ 

manibus,  aut  sumptibus  colitis,  sive  de  nutrìmentis  vestrorum  anima-  ^JJ?  pre»o**Le 

liam  nollus  onmino  a  vobis  decimas  (e)  exigere  presumat.    nulli  edam  d!la>io^  gImo! 

Iiceat  préfatum  Bremetense  monasterium,  absque  racionabili  et  evidenti  s.  GiniienoT  u 

chiese  di   S.  Me- 

culpa,  a  divinis  officiis  interdicere.    obeunte  vero  te,  nunc  eiusdem  loci  rf»  ;  k  cUcse  di 

S.    Lorenio  ;    le 

abbate  0>)j  vel  tuorum  quolibet  successorum,  nullus  ibi  qualibet  surre-  'SìS^toTSifM' 

ctionis  (0  astucia,  seu  violencia,  preponatur,  sed  0^)  Iiceat  vobis  communi  ^^^ìi^  ÌiS«e 

Consilio,  vel  parti  consilii  saniorìs,  secundum  Dei  timorem  et  beati  Bene-  bef^aonoChem^ 

dicti  regulam,  absque  ullius  contradicione,  abbatem  eligere.     sepulturam  dis.'netro,  coUe 

ceppelle  ;  le  ehie- 

quoque  ipsius  loci  liberam  esse  concedimus,  ut  eorum  voluntati  (0  qui  m  di  Épiene  (cf. 

^    p.  249»  r.  I  e  no- 

se  illic  sepeliri("*)  deliberaverint,  nisi  forte  (")  excommunicati  vel  interdicti  »  '^cTniulSl"  ? 

sint,  nullus  obsistat.     baptismum  (<>)  vero  in  eiusdem  ecclesiis  licenter  5jJ«JJ  Orwihì^- 

fieri  apostolica  auctoriute  permittimus.    crisma  (p)  quoque,  oleum  san-  l!ì^!!**i,f  ImbS 

ctum,  consecrationes  altarium,  seu(^  basillicarum,  ordinationes  cleri-  cii-co'io'^  Sm), 

,  le  chieee  di  °  Sen 

corum,  qui  ad  sacros  ordines  fuerint  promovendi,  a  quocumque  malue-  Pietro,  colie  sue 

ceppelle;  in  Ven- 

ritis  episcopo,  si  quidem  catholicus  fiierit  et(0  gratiam  atque  commu-  rev  (dipertimento 

nionem  Sedis  Apostolice  habuerit.     quicquid  (•>  preterea  (0  libertatis,  ^j^'^i^l^JÌJj 

vel  a  predecessoribus 

tholicis  imperatoribus, 

iure  constat  esse  concessum,  nos  quoque  presentis  decreti  pagina  (*)  JjJJj^u,^*]J*^  ^ 

concedimus  et  favoris  nostri  asertione  (••)  firmamus.    dccernimus  ergo  ÌG«^.*'uchiMe 

ut  nulli  omnino  hominum  Iiceat  idem  monasterium  temere  perturbare,  ^  |;  sIS&tomI» 


^ ^ ^ ,    chiese  di  S.  Ilerie 

'ibus  nostris  Apostolice  Sedis  e»)  episcopis,  vel  a  f^)  ca-  foro^*^**''S;?"j 
ribus,  vele»)  cenobio (y)  vestro  seu  cenobii  vestri  locis  i^aTvlokif*^ 


chiese  di  •  Nenge- 
•  rinm  »  ;  le  deci- 


Grecienopoliteno    i)  Grettenopoliuno       (c)BD    ^Jfe^delETwSSS 
0        (e)  B  Ecdesiem  spccut    C  D  spectet  Eccle»    chiese. 


(e)  B  et  Seneti  Pctri     C  D  omtilono.       (b)  B  C 
Genie    C  Jerrie        (d)  B  C  Naugerio    D  Megerìo 
sieim        (f)  B  D  elìcvi     C  eliqui        (g)  B  D  omnino  e  vobis  decimas     C  omnino  dectmes  e  vobis 
(h)  J9  C  ebbete    D  ebbetis         (i)  B  surrectionis    C  suretionis    D  snbreptionis  (k)  J9  D  sed 

C  set  0)  BC  corum  D  eorum  voluntati  (m)  B  sepiliri  C  D  sepeliri  (n)  B  C  forte  D  fo- 
itm  (o)  B  D  beptismum  C  babtismum  (p)  B  C  crisma  D  chrisme  (q)  B  C  seu  D  sive 
(r)J9Cet  Dometlt.  (s)  B  quicquid  CZ)  quidquid  (t)  BC  preteree  D  propteree  (u)  BC 
Apostolice  Sedis  D  omtlU.  (v)  B  vel  e  D  et  (x)  C  traUucia  il  brano  vel  a  e.  i.  vel  (y)  B  C 
cenobio    Z>  cum  oleo        (z)BC  pagina    Z)  paginam       (aa)  B  asertione     CZ)  assertione 


■  lOBi  Im  CUj«^  I «  lfe_| 


^ 


»  «^Tri^rt        "^  ^9°  GregoriB  (ntibyiei   firrlnJb  moS  [stadi)    CiGitì  nriv  ij 

flfr'^ù  «ripsL 

^^T*^       j  ^         $  Ego  Mainfrc^Bs  tunbym   enCadà  t&afi  smctt  Siràe  nk     11 

ii  r^tf  —  fcj^         ^  Efio  AAcitm  piabpcr  [oi&uEs]  tildi  stacte  Anastaiie  si^     " 

Ego  Eogeniiis  caihoBce  Ecdene  rpùcopos  sobscripsi. 
(I) 

Bm  vAun 

^  Ego  Ynunu  TiMcolanm  epùcopos  snbscripsL 
^  Ego  Nicholaus  Albaociuis  efMscopas  subscripsi. 
1^  Ego  Haga  Hostieii&  episcopos  sabscrips)(">.  ij 


«riM    Ccowate    OowMriM         (i)  AC  «ilw  Mki*    Ab. 


CD  iwun*  (0  '  B 
dida  4Mh  (h)  B  «  ■ 
C  Aa«,  •«■    0  Aa« 

HfHi  Ega  E<ic«dii>  uUwBcB  *»]«■  ipkcsFU.  Ego  BB  (■!()  pmbfW  M>to^  Itrali  •.  Cto 
lini.  Efs  kmftijM  rnibrurcuitiuUiliiuliuBciHSiblaH.  Efa  AOtrtnf  fintj»  «r«uli* 
iliili  HsaL  AaiituU.  Efs  ATiwriu  TwcbUbiu  •fiicopoh  Ega  tti»hia>  <  >■■■■!«  ^iMÉfa. 
E|o  Hu|D  OmWhIi  tpUcopa. 


I.    ACTA.  257 

Datnm  SigneC*),  per  manum  Bosonìs  sancte  Romane  Ecclesie  scri- 
ptoris  •v«<^)'idas  februarii,  indicione  .xv.CO,  incamacionis  dominice 
mimo  .uwn/n^A^y^  pontìficatus  vero  domni  Eugeni!  111(0  pape 
anno  .vii*.(0. 

vn. 

II 62  aprile  24. 

Fonti.  A  Pergamena  originale  in:  Cronaca  eccUsiasticOy  busta  II,  Do- 
cumentiy  memorie  e  storia  di  abazie  del  Piemonte,  nell'ar- 
chivio del  r.  Economato  generale  di  Torino.  La  pergamena,  al  suo  mar- 
gine superiore,  è  stata  tagliata,  recidendo  a  mezzo  alcuni  segni,  le  cui  parti 
complementari  rimasero  naturalmente  sulla  parte  della  pergamena,  che  venne 
staccata  dalla  presente.  Quei  segni  si  facevano  ordinariamente  quando  si 
voleva  avere,  ad  ogni  evenienza,  il  mezzo  di  riconoscere  la  corrispondenza 
di'  doe  parti  della  pergamena,  che  al  momento  si  volevano  staccare.  Spesso 
a.  questo  scopo  si  adoperavano  le  lettere  maiuscole,  disposte  secondo  1*  ordine 
al£ibetico.  Non  è  impossibile  supporre  che  la  parte  della  pergamena,  che 
fu  recisa  da  questa,  contenesse  un  altro  testo  del  nostro  documento.  Sic- 
come Tatto  presente  ha  natura  di  contratto  tra  1* abbazia  della  Novalesa  e  il 
vescovo  di  Maurienne,  così  è  probabile  che  di  esso  siansi  fatte  due  copie,  una 
destinata  a  rimanere  presso  1*  abbazia,  e  l'altra  consegnata  al  vescovo.  Contro 
a  questa  ipotesi  si  può  opporre  che  nel  documento  si  sarebbe  dovuto,  secondo 
l'usò,  indicare  che  di  esso  si  erano  fatte  «  duae  cartulae  unius  tenoris  ».  L' ob- 
biezione è  fondata,  ma  non  ha  tale  efficacia  da  escludere  la  ipotesi  ora  pro- 
posta, mentre  non  si  saprebbe  quale  altra  supposizione  mettere  innanzi. 

La  trasformazione  del  carattere  è  patente  in  questo  documento.  Vuoisi 
notare  come  caratteristico  il  fatto  che  nell'  incontro  di  due  i  i,  nell*  ultima  sil- 
laba di  una  |)arola,  la  seconda  i  è  lunga.  Quindi  nell'originale  scrivesì 
«  novalltij  ».  Sa  di  arcaico  l'ortografia  di  «^cclesiam».  Il  dittongo  ^  in 
fine  di  parob  è  a£Eitto  comune  nel  xu  secolo. 

La  pergamena  è  in  alcuni  luoghi  sciupata,  e  supplii  per  congettura. 

B  Copia  del  secolo  xv  nell'Arch.  di  Stato  di  Torino,  Abbadia  della 
Nwaksa,  busu  III. 

IN  nomine  Dei  et  individue  Trinitatis.    frater  Petrus^  de  Rambaldo     Frate  Pietro  de 
RembeUlo,   priore 
dictos,  prior  Novaliciì,  iussu  (s)  Bernardi  abbatis  Bremetensis  atque  con-  <ieii«NoTeieMi,Mr 

''  ordine  di  Bemerdo, 

sensu  todus  conventus  Novalitii,  Vilielmo  Mauriennensi  episcopo  (^)(0  *^*  *"  ^'«"*: 

'  <^         <^  e  col  coneeneo  del 

*(tt)BCSIgM  DSIgiul.  0>)  B  ,v,  CDqaànto  (e)  JiC  .zv.  D  «jniiidediBt  (d)  ^ 
M^c^^  C  Millcetiiio  ajo  D  millefiiiio  ceateeimo  quinquegeeimo  primo  (e)JB.iii.  CD  tertii 
(f)  M  .Tit*.    CD  MptinM        (g)  A  loMu    B  Uttma.        (b)  A  episcopo    B  tmtU§. 

(i)  Guglielmo  II,  vescovo  di  St-Jean  de  Maurienne  dal  1160  al  1175, 
secondo  Bima,  op.  cit  p.  223. 

MonttméMa  NovaìicUnsia,  17 


iode  de  episcopo  tmaìme^'  caaqaercIiirCiV    EKtom  est  hoc  .tiil  l» 
lendas  suo,  amo  ab  iDOiaaaooe  Domm  j 
ferà  n^  Iona  .xxr^  cocKnrrcice  .vi^  epacta  .zxn. 


•  -  Jl         {.)  fc  ^ 


(t)  SulU  ■  tmcio,  cf-  P.  Fabbe,  L*  (i)  AUiukaì  ad  not  erentnlc  nin- 

LibeT  ctMiiiam  àt  FE^Hit  Romaimty  Uziooe  di  Mdc  per  pane  dd  tckoto 

Pirìi,  1S92.  dove  diftuamente  se  ne  di  Maonctme;   ancbe  in  oU    caso,  il 

tratta.  cotttratio  era  per  se  stesso  annullato. 


n 


I.    ACiTA.  259 


vm. 

1197  maggio  21,  Rivalla. 

Fonti.  A  Ottimo  originale  nel  Museo  ài  Casa  Savoia^  presso  TArch. 
di  Suto  di  Torino.  È  in  carattere  minuscolo  elegante,  perfezionato,  che  pre- 
lude al  gotico.  Anche  nell'  uso  delle  maiuscole  sono  alquanto  dimenticate  le 
antiche  tradizioni  cancelleresche.  Cosi  abbiamo  :  «.  Comitis  vmberti  »,  colla 
maiuscola  nel  titolo  e  la  minuscola  nel  nome.  La  i  iniziale  è  spesso  maiuscola, 
e  allungata,  laonde  abbiamo:  «Jni»,  «Jnfringerei»,  « Jncamationis ».  Nel- 
rincontro  di  due  iì  minuscole,  la  seconda  è  lunga,  «pedagijs»,  «Junij  ». 
Parimenti  «  patrocinjo  ».    La  nota  tironìana  H  rappresenta  «  et  ». 

n  documento  è  probabilmente  di  due  mani;  per  lo  meno  devesi  ammet- 
tere che  i  due  ultimi  nomi  nella  serie  dei  testimoni,  e  il  cenno  sulla  consegna 
dell'atto  al  prevosto  di  Rivalta,  siano  stati  aggiunti  alquanto  posteriormente. 

Il  margine  inferiore  della  pergamena  venne  ripiegato,  e  nella  ripiegatura 
si  apersero  due  fori,  per  i  quali  passa  una  cordicella  di  seta,  in  colori  giallo 
e  verde,  la  quale  sostiene  il  sigillo  in  ceralacca.  Questo  è  non  poco  deterio- 
rato, tuttavia  vi  si  disceme  ancora  buona  parte  di  un  cavallo  gradiente  a  destra. 
Di  una  leggenda  qualsiasi,  nessun  vestigio.  Q,uesto  sigillo  fu  riprodotto  da 
un  documento  del  12 17  da  L.  Cibrario  e  D.  Promis,  SigiUi  dei  principi  ài 
Savoia,  1834,  n.  23  e  tav.  i,  fìg.  2.  La  leggenda  poi  vi  è  in  gran  parte  con- 
servata e  dice:  «Umbertus  Moriannensis  comes  et  marc[hio  Italie]. 

B  Pietro  Datta  pubblicò  questo  documento  in  Mon,  hisUpatr,,  CharU  I, 
1036-37,  n.  708. 

C    Un  regesto  ne  diede  P.  Vayra,  //  museo  storico  ài  Casa  Savoia,  \ 
Curiosità  ài  storia  subalpina,  IV,  615-16;  e  nel  volume  a  parte,  col  medesimo 
titolo,  Torino,  1880,  pp.  362-63. 

Regesto.    D.  Carutti,  Regesta  comitum  Sabauàiae,  p.  145,  n.  391. 

IN  nomine  sancte  et  indivìdue  Trinitatis.     notum  sit  omnibus  tam      TommMo  (i). 
presentibus,  quam  futurìs,  quod  ego  Thomas  comes  Maurìenensis  et  ne  e  marchese  i» 

Italift,  in  rìmeiio 

in  Italia  marchio,  prò  remedio  anime  mee  et  patris  mei  comitis  Um-  deii'eninuidiUm. 

'  ^  '^  berto  (III,  il  Be«^ 

berti,  et  omnium  decessorum  meorum,  dono  et  concedo  Domui  Mon-  ?),"®  p^^t*-  • 

'  '  degli  altri  tuoi  pre> 

^    tiscenesiiy  et  ibidem  ad  servicium  Dei  degentibus  eorumque  successo-  ^J^cwiVoriSo 
ribusy  plenam  libertatem  et  pacem.  perpetuam  in  omnibus,  que  Domus  SìSSSwT  pitM 
possidet,  vel  amodo  aquisierit,  in  campis,  in  vineis,  in  pratìs,  in  silvis,  u!c2a^lteXtS^ 
in  rìvis,  in  pascuis,  in  aquarum  decursibus,  in  molendinis,  in  clusis,  in 
pedagiis,  et  omnibus  aliis,  salvis  iustis  meis  consuetudinibus.    confirmo       Conferma  cbe 

0   etiam  tali  modo,  quod  nulla  secularis  potestas  ibi  habeat,  vel  querat  aecoUre  ^  poM* 

esercitare  dominio 

aliquod  dominium.     quod  ut  ratum  permaneat  et  firmum,  presentis  «icmo. 


260 


MONUMENTA    N  O  V  A  LIC  I  ENS  I A 


} 


script!  patrocinio  et  sigilli  nostri  impressione  corroboro,  si  quis  Tero 
haoc  noslratn  confirmatìonem  infringcre  presumerei  (•>,  irwn  et  indigna 
tionem  nostrani  incurrerei  !^),  et  offcnsam  sicuri  propriiun  TÌndicaiem. 
acmm  est  hoc  apud  RÌvaliani(0,  in  daustro,  anno  dominice  tncam»- 
donis  millesimo  centesimo  nonogesimo  septimo,  duodecimo  kalcndai  f 
iiiQU,  indictione  quintadecima,  regnante  domino  HENRICO  Ramanonun 
imperatore,  domino  Celestino  papa  presidente,  huius  rei  tesies  sunt:  I 
Amedeus  et  Umberlus  de  Vi!eta<'>,  Gonterius  de  Bosex^t),  Amedeus 
de  EtoneU),  Gonterus  de  Aisma'O,  Guifrcdus  marescalcus  comitis'''. 

Ego  Maurìcius  notarius  comitis  interfuì  et  de  mandato  ipsius  haac  IO 
canam  scrìpsi,  feti  ci  ter. 

Tradita  in  manus  Bonaudi  prcpositi  de  Rivalla  ('>. 


tao4  giugno  19,  Susa. 


tato  di  To-    J 


Fonti.  A  Ottimo  originale  pergamenaceo,  nel]' Arch,  di  Staio  d 
rino,  Abbaca  idla  Novaìem,  (ra  le  carte  «  da  ordinare  >.  £  tutto  dì  una  ti 
in  carattere  minuscolo,  ormai  pienamente  perfeiiaoata.  Le  lettere,  ad  angoli 
acuti,  (anno  presentire  il  gotico,  se  anche  non  li  voglia  dire  cbe  esse  sono  *d- 
dirinuri  in  goiico.  Gli  ornati  delle  lettere  maiuscole,  che  si  riducono  di  Kw 
lito  ad  un  semplice  tratto,  accentuano  le  caratteristiche  gotiche  di  questo 
minuscolo.  Le  abbreviazioni  sono  molto  numerose.  La  sillaba  ■  et  »  è  rap- 
presentata dalla  nota  tironiana  -1.    Tra  le  abbreviazioni,  noto  alcune  ottenute 

(t)  Erran  pir  prcniiBpuHi  (b)  Sltp4r  iKotnl  (e)  Li  funU  Goaiini  ^  Aioaa  -  cswtii 
I  Tradita  -  Rlnlu  /■»»  iffiinli  pBiUricrwKwU,  ma  far  id  lua)  (aalH^HH.  Aw^  ■(■  fan 
mtffwn  aclmim  <b  qmiU  mmmo  li  ptaé  iirmlifitn  cn  fiW;a  iti  Hlua  iinrliit,  ih  larlur  U  nm 


(i)  Rivalta,  dove  esisteva  un  mo- 
nastero, che  venne  posto  sotto  la  di- 
pendenza della  No V alesa. 

(3)  Questi  due  compaiano  quali  te- 
stimoni anche  al  diploma,  39  mag- 
gio 1197,  del  conte  Tommaso  alla 
certosa  di  Losa,  presso  F.  S.  Provana, 
Lt  cerlost  dtl  PUmontt,  in  Misceli,  di 
ttoT.  itai.  XXXII,  188-89.  Amedeo 
poi  agisce  quale  testimonio  in  pa- 
recchi atti   consimili  di  data  poste- 


riore;  cf.  ivi,  pp.  t9}-aoa.    «Viletai 
è  Villette,  suU'  IsÈre. 

())  ■Boiexs  k  forse:  BozeI,  snl- 
r  IsÈre. 

(4)  Amedeo  di  Ayton  Io  si  trovate- 
sclmomo  al  diploma  del  1 197  e  ad  altri 
posteriori  citati  nella  nota  a.  Qfiesto 
stesso  testimonio  ci  si  rìpresenteri  nel 
diploma  di  Tommaso  I  del  1104. 

(5)  Aisma  6  senza  dubbio  Aime, 
•nU'Isère.  .  ■  ,.    ,, 


■  pri  -), 


per  meiio  della  lettera  tovrappasta,  le  quali,  per  non  css 

possoDO  desiate   qualche   interesse:  o^*  (cioè   «quia),  sps  (cioè  ■ 

■  aliqn  (eio*  «aliqua»),  dove  U  a  sovrapposta  alla  q  è  aperta.  Nell'uso 
della  i,  si  segue  pure  il  listemi  proprio  del  sea>Io  xiii,  quindi  abbiaruo  prò- 
langala  la  seconda  i  nell'  incontro  di  due  ì  I,  come  p.  e.  ■  apendicijs  *.  Talvolta 
anche  la  !  semplice  (inale  é  prolungala,  come  in  :  ■  lìerj  »,  ■  corroboTarì  ■.  In 
qualche  raro  caso  é  prolungata  anche  la  j  in  mezzo  a  paro!»:  •  vjdelicet  «, 

■  Sambajnums.    Spesso  la  i  iniiiale  è  prolungataemaiUKola,  comeio:  «Jd- 

■  traodi  a,  sJd  a,  «Jbidem*.     In  un    caso    abbiamo    invece  la  j  minuscola: 

■  jubemus  a.  Corrisponde  all'  uso  del  secolo  xiii  la  prolungazione  dell'  ultima 
osta  nei  numeri:  cxvij. a  a.vij.».  Talvolta  k  i  è  sormontata  da  una  vir- 
goletta o  linea  retta.  Le  maiuscole  sono  irregolarmente  dispone,  ma  non 
si  può  dire  del  lutto  irregolare  l'uso  di  scrivere:  ■  Comilìs  ihome  a,  in  cui 
si  pone  in  maiuscolo  l' iniziale  del  titolo  e  in  minuscolo  quella  del  nome 
proprio.  Osservo  ancora  che  la  parola  «  dcscensu  •>  (p,  i6j,  r,  i)  nel  diploma 
è  divisa  sopra  due  righi,  in  questo  modo  :  ■  des  -  cetisu  a.  Dopo  ■  des  «  a 
indicare  l'attacco  fu  messa  una  virgoletta. 

Il  primo  rigo  è  in  lettere  grosse,  e  la  sottese riiione  del  notaio  t  in 
carattere  minuscolo  bensì,  ma  boUatico,  cosi  che  sono  molto  rialzate  le  ma- 
iuacole  iniziali  di  «Egon,  «Mauriciusa,  ■  Comitis  »  (due  volte),  e  molto 
prolungate  sono  alcune  s,  e  la  f  di  «inifui*.  Anzi  a  quest'ultima  lettera 
il  notaio  seppe  dare  una  forma,  che  arieggia  quella  ovvia  nei  diplomi 
del  z  secolo. 

Il  sigillo  andò  perduto.  Era  infìsso,  e  di  grandi  proporzioni.  C'è  il  ta- 
glio, e  si  distinguono  chiaramente  le  traccie  lasciate  dal  sigillo  sulla  per- 
gamena. 

Sul  verso,  oltre  ad  alcune  notazioni  molto  erase,  c'è  il  nome  di  ■  An- 

■  dreai  de  Provana  a. 

È  opportuno  riferire  come  questo  documento  venga  descritto  nell'  inven- 
tario fatto  nel  ijoz  da  Pietro  de  Allavardo  da  Vigone  (cf.  su  questo  inven- 
tano le  mìe  Ricerche,  p.  ii7Sgg),  dove  si  legge:  sanno  in[camationis  Do- 
«mini]  1104,  decimo  tertio  kalendas  iullii,  indìctione  septima,  [cum]  sigilli 

■  impressione,  ac  etiam  copia  eiusdem  in  pergamene  scripta  ».  Nel  medesimo 
inventario  se  ne  ricorda  anche  un'altra  copia.  Nell'inventario  del  i;i2 
(cf.  Ricerche,  p.  219)  il  documento  viene  cosi  indicato:  ■  Confirraatio  facta 

■  per  illu.  d.  comìtem  Maurianensem  ei  marchionem  Italie  domino  Stephano 
«priori  Novalitii  et  suo  prioraiui, sub  anno  inearnatioms  dominice  .m°  ce  ini",, 

■  decimotenio  kalendas  iulii,  indictione  prima,  cum  sigilli  impressione  a. 

B  Copia  del  secolo  xiv,  fatta  sulla  stessa  pergamena,  che  ci  conserva 
la  più  antica  trascrizione  de!  falso  diploma  di  Umberto  II,  loqj.  Veggasi  il 
preambolo  a  quest'ultimo,  alla  lettera  B  (p.  117),  Le  discrepanze  di  lezione 
sono  minime,  e  ne  tengo  nota  solo  per  dare  un  criterio  a  giudicare  dell' esat- 
teua  di  quell'amanuense. 

C  S.  GutcuENON,  Hiiloire  ginlalogique,  1*  edii.  Ili,  48;  a*  ediz.  IV, 
Preuves,  p.  48. 

D  Senza  importanza  è  la  copia  del  secolo  xviti,  esistente  nel  volume  LIX, 
fase.  76,  della  Miscellanea  patria,  nella  biblioteca  privata  di  Sua  Moeati  a  To- 


rìoo.  Qu»to  e»tniplare  p«t»  alU  fine  quena  dichiaruione  di  muo  «lei  conte 
Prospero  Balbo:  «colUium  cum  excmplari  ci,  Naiii  nunu  dcscrìpio  «  ta- 
■  bulario  dvitaiis  Secusine,  a  P.  Balbo..  Namralmenic,  qui  Toolri  ngnifi- 
caTC  cHe  nell'  archivio  della  citti  di  Sum  e'  era  qualcuna  ddic  twjte  copie  dà 
dacumcnù  più  noti  dell'abbazia  Nowaliciense,  cioè  il  falso  diploma  >li  Cario 
Ma;;oo,  il  falso  diploma  di  Adelaide  &c.    Cf.  sopra,  p.  jj.  , 

Metodo  di  pubblicaiione.  Riprodussi  l'originale  che  ci  pervcoae 
io  perfetta  eonicrva»ione  Essoè,  quasi  per  ìmero,  dedono  dal  falso  diplonaa, 
109}.  di  Umberto  II,  fatta  ecceiionc  per  l' escatocollo.  Vegganai  fin  dal 
firìacipio  i  rr.  i-i,  colla  «  invocatio  »  e  colla  »  tiiulatlo  »,  i  rr.  5-4  di  quena 
pagina  con  parte  della  «  narratio  »,  e  i  rr.  1-4,  p.  16;,  colla  ■  dispoiitio*. 
Evidentemente  ad  Umberto  fu  sottoposta  la  pergamena,  a  forma  d'orlgi- 
tutte,  donde  furono  tratte  le  copie  eiisienii. 

RenesTO.     Canutti,  Regala  ctimìtum  Sabaudiat,  p.   tjl,  n.  410. 

rommuii  m,   1  In  nomine  domini  nostri   Icsii  Chrlitif"  Dei  eterni,     eeo  Thomas 

.H  eli  Hditfan-     • 

invchMtd'U  Comes  Mauncnncniiis  et  marchio  Italie,  prò  Z  remedio  patrìs  tuci  et 
»tma*  Il  Sw-  matris  mce  animìiruin,  atque  [prò]  '■*'i  salute  mea  et  eredum  meoniin,  in 
Hivi.  coafci-  pretenlia  domni  Stcphani  prioris  Novaiicii^'^  confirmo  donum  quod  an- 
..tiaoautn  lecessof  mcus  Uinbertusf'''  Comes  bone  memorie  fedi  ecclesie  Nova-  j 
'ili*  ""^"^  lieti  et  beatissimo  principi  apostolorum  Pctro,  de  superiori  Landò, 
MÌii*UDtiU*  °''^^  '"  '°  retineni  consuemdinis  vel  alicuius  exactionis,  nisi  soluto- 
'Àft^^'^atT^  modnf'l  baniium  piodicionis,  viJelicet  in  rriJnsiim  quod  dicitur  Sim- 
MiMró'Vton-  bainum,  cum  omtii  distrìctu  et  hominibus  atque  omnibus  ('>  ad  ipsum 
M  .Mirgi'ru*.  pcrtinentibus.  confirmamus  etiam  dona,  que  eidem  dilecio  monaiterio  10 
-.  pini  di  Loiiii  domna  nostra  comitissa  Adelaisia  atavia  nastra  contulit,  alpem  scilicet 
ìt  ncdciìBc  fi-  Margerie,  alpem  Clarane,  et  duas  partes  Lestadii,  cum  omni  dominio 
il  Vi"'i™»  ipsarum  parcium  usque  ad  Petram  strictam  et  summitatem  Montispan- 
BM^n'oMi^  tcrii,  et  mansum  quod  dedit  in  Gallione,  cum  ccteris  que  ibidem  pos- 

sidet,  vel  acquifere  poterit  idem  monasterium,  cum  omni  consuetudine  i( 
Rifoaftn»  im  et  districtu.    confirmamus  iterum  quod  ab  hominibus  ad  ipsum  mona- 
"aJairo!  tìt  in  sterium  speciantibus  olim  datum  ab  imperatoribus  et  p  re  decesso  ribus 
MIO  di  Hiurin-  nosifis  apud  Secusiam,  nec  in  toto  comitatu  nostro  aliquid  exigatur, 
iiioBc  doi  (o-   neque  in  emendo,  neque  in  vendendo,  neque  in  intrando,  ncque  in 

eieutido,  neque  in  quacumque  aliqua  re.    liberum  quidem  et  absolutum  10 
ab  omni  fodro  et  etiam  ab  omni  censura  predictum  monasterium  cum 
suis  apendiciis  esse  iubemus,  prout  domna  Adelaista  cotnidssa  et  im- 


A 


I.    ACTA. 


2^3 


perafia  precepta  decreverunt  (*>,  et  ne  ab  eius  ovìbus,  ubicumque  sub 

nostra  potestate  Aierìnt,  pascua  vel  allus  census  requiratur.    confìrma-  r  intera  v«Uc  ad 

,  Novalesa  da  Losi 

mus  etiam  totam  Novaliciensem  vallem  a  descensu  coUis,  qui  est  in  «lu  fonte  Var 

*  nesca  di  Moncci 

Lestadio,  cuna  publica  strata  usque  ad  fontem  Varciniscam  Montiscinisii,  «o.coiiaCaaaBi 
5  cmn  Domo  Helemosinaria  eiusdem  montis,  et  quicquid  0>)  infra  hos  ttr- 
minos  continetur,  fructifera  et  infructifera,  prata,  silvas,  montes,  eulta 
et  incolta,  aquas,  lacus,  piscationes,  decursus  aquarum,  venationes,  mo- 
bilia et  inmobilia,  et  si  quid  aliud  ibidem  habetur,  vel  fieri  poterìt. 
eodem  modo  laudamus  sibi  villam  Camerleti(0,  cum  finibus  suis,  et      Riconfermt 

villa  di  Camerlci 

o  onme  quod  de  iure  nostro  in  partibus  Italie  vel  in  ultramontanis  par-  eie  decime  nei  t* 

^  '^  *^  ritorio     di     Mi 

tibns  acquisivit,  vel  acquirere  poterìt.    decimas  in  Maurìenna  et  cetera,  *''®*>^- 
que  ibi  videtur  habere  vel  poterìt  acquirere,  que  ad  nos  pectant  (<*),  seu 
ad  nostros  subditos,  laudamus  et  confirmamus.    quod  ut  firmius  habea- 
tur,  sigilli  nostrì  munimine  corroborarì  iussimus.    actum  est  hoc  apud 

5  Secosiam.  anno  dominice  incamationis  .m.cc.  quarto  CO,  .xiii.  kalendas 
iulii,  indicione  .vii.  huius  rei  testes  sunt:  Hugo  Ulciensis  prepositus. 
Henrìcus  de  Baignol  eius  canonicus.  Bernardus  procurator  Mondsce- 
nisiL  Insuo  de  Sancto  Michaele.  Anselmus  de  AprìliCO.  Amedeus 
de  Etone(*).    Poncius  de  Cuina(3).     Poncius  de  QjuinsCO.     David  de 

o  Crues  C^).    Petrus  de  Toveto.    Bernardus  Bartholomei.   lohannes  Albus. 

Fargnils.     Ricardus  de  Arbino  Cs).     Bartholomeus  lustus.    Andreas  ga- 

staldus  de  Novalicio. 

Ego  Maurìcius  comitis  Thome  notarìus  interfui  et  de  mandato 

domni  comitis  hanc  cartam  scrìpsi  et  tradidi. 
5  (SI  D) 


(n)  A  decrtftr  (b)  B  qaidqvid  (e)  B  Camarleti  (d)  A  not  pecumt;  fors*  neU^  imlm^iam 
èst  mutato  U  »  di  not  dùvta  strvir»  a  dtfpio  uopo,  B  not  tpectant,  t  cori  h»  fare  il  Usto  pitveumtoei 
itlJkUo  éiptomn  del  I09S.        (e)  B  .mOccOhijO.        (f)  B  Qoinit 


(i)  Forse:  Apremont?  Ma  bisogna 
notare  che  questa  denominazione  acqui- 
sta pure  l'aspetto  di  un  puro  e  semplice 
cognome;  in  un  documento  27  lu- 
glio 1388  (Abb,  Noval  busta  VII,  nel- 
TArch.  di  Stato  di  Torino)  ricordasi 
il  monaco  novalidense  «frater  Fran- 
cciscus  de  Aprili  de  Lanceoborgo». 
«  Lanceoburgum  »  è  l'odierno  Lansle- 
bourg,  il  primo   paese   in  cui  si  im- 


batte chi  entra  nella  Savoia,  scendendo 
dal  colle  di  Moncenisio. 

(2)  Ayton.  Per  questo  teste  cf.  la 
nota  4  di  p.  260. 

(3)  St-Étienne  de  Cuines. 

(4)  Due  luoghi  di  nome  Cruez  tro- 
vansi  in  Savoia;  cf.  Manno,  Biblio- 
grafia cit.  V,  78. 

(5)  Albin  o  Arbin,  villaggio  sul- 
risère,  presso  Montmellian. 


ioli.    A     L'originale  andò  perduto. 

L'archivio  del  patrimonio  privato  di  Sua  Maeiiì,  nella  parte  ora  esl- 

1  Roim,  e  per  l' addietro  a  Torino,  conserva  di  questo  documento  uni 

copia  auientic*  del  )  aprile  i  ;  ro  rappreseniau  da  una  copia  pure  autenuca 

del  zz  maggio  17}].    Quesrultima  copia  nel  1896  v 

Itlmenie  Mudiaia  dal  prof,  cav.  Giovanni  Filippi,  il  quale  non  tralasciù  di  no- 
tare i  nomi  dei  notai  che  l' autenticarono.    Essi  sono:  ■  Franciscas  Barachus, 
I   Tauri nensis  H,  d  lobannci   Silvester,   civia   Taurinensis  ■,   a  lardaans 

■  Garda,  civia  Taurinensis  ■.    Una  noia  di  alna  mano,  in  calce  a)  docum 
C'  insegna  che  la  pergamena  donde  fu  trai»  la  copia  presenie,  e  che  si  iro- 

a  nel  i7;z  presso  gli  eredi  del  conte  Romagnanodi  PoIIcdeo,  era  scrìtti 
e  che  la  trascruìone  era  stata  fatta  da  un  professore  di 
tale  carattere. 

Veggasi  sotto  F,  dove  parlo  degli  s^dì  che  intomo  a  qneno  diploma 
fece  l'ab.  comm.  G.  6.  Adriani,  al  quale  debbo  la  prima  noiiaia  della  esi- 
stenu  del  diploma  stesso  nell'archivio  del  patrimonio  reale. 

C  Copia  pergamenacea  all'Arch.  di  Stato  di  Torino,  Regolari,  Abiatia 
dei  Benedelliaì  Ji  Bfcmt.     Precede  questo  preimbolo  :  0  In  nomine  Chrìsii  amen. 

■  anno  Domini  millesimo  .ccc°xvi°.,  indicione  -xiiti'.,  in  Rippa,  die  .XT*.  luensis 

■  novembri!,  in  preseniia  testiura  infrascrìpionun  et  mei  notarli  infraacripti. 

<  Notum  sit  univenis  presens  initrumentum  publicum  inspecturii,quod  dominus 

■  BumoDUS  de  Cignjto,  vicarìus  Rippe  prò  illustri  viro,  magnifico  et  potenti 

■  domino  Philipo  de  Sabaudia,  principe  Achaye,  precepit  michi  Mucio  cioo- 

<  nico  notano  infraicripio,  quateous  quodam  prìvilegium,  sigìlato  sive  buUto 
(  bulle  (sic)  cere  ialnee  pendente  aetenissimi  domini  Oltonix  quarti  Deì  grada 

■  Romanorum  imperatoris    semper  augusti,  coram  ipso  domino  vicario  et 

■  testibus  infraicrìpcis  lectum  et  publicatum,  non  obolitum  (sic),  non  abrasum, 

■  nec  in  aliqua  sui  parte  suspectum,  ad  perpeiuam  rei  memorìam  autenticarem, 

■  transcriberem  ei  eiemplarem,  ac  in  formam  publicam  redigerem,  ut  de  cetero 

■  hoc  transcriptura  vim  et  rofaur  obtineat  public!  et  perpetui  instrumenti,  cuios 
■e  quidem  privilegii  lenor  talis  est-  In  nomine  Sic  «.  Al  testo  copiato  fa  se- 
guito l'elenco  dei  testimoni  presenti  alU  trucriiione,  e  poi  l' autenticali onc 
del  notaio  trascrittore  e  dei  due  che  lo  assistettero.  Le  firme  sono  auu^rafe. 
L' attestazione  principale  è  la  seguente  :  ■  Et  ego  Mucius  canonicus,  uotariui 

■  sacri  palatii,  predictis  interffui  et  predictura  privilegium  bulatum  bulla  dictì 

■  domini  imperatoris,  in  presentia  dicti  domini  Bumonis  et  testium  aupndi- 

■  ctotum,  vidi  et  iegi,  in  qua  buU  erat  tuperscripcio  ipsius  donvini  impera- 

■  torìs  et  immago  regia,  in  desterà  manu  septium  tenebat  regium,  et  in  ^ 

■  nistia  poroum;  a[d]  desteram  [mi.  adesteram]  partem  habebat  «olendepi» 

■  tum,  et  ad  sinistram  luium,  et  in  ca 


I.    ACTA.  2^5 


edera,  ipsumque  prìvilegium  de  mandato  eiusdem  vicari!  transcrìpsi  et 
«  ezemplavi  et  in  publicam  fomiam  reddegi,  nichil  addito  &c.  ».  lì  segno  del 
tabellionato  è  in  testa  all'atto.  Per  gli  altri  due  notai,  invece, il  segno  del 
tabellionato  trovasi  accanto  alla  firma. 

Sul  verso  leggesi  un  regesto  («  Autenticum  privilegi!  &c.  »)  di  quella  mede- 
sima mano  del  secolo  xv,  che  scrisse  anche  il  regesto  sul  verso  dell'  origi- 
nale del  privilegio  Enriciano  1048,  conservato  pure  in  Regolari,  Abba7;ia  di 
Breme, 

La  copia  non  è  fatta  senza  diligenza,  ma  senza  conservare  l'ortografìa 
antica.  Non  mancano  tuttavia  gli  errori  di  trascrizione.  La  parola  «mo- 
«  nesterìum  »  nei  casi  rari  in  cui  non  è  abbreviata,  talvolta  è  scritta  nella  in- 
dicau  forma,  quantunque  a  p.  267,  r.  24,  e  p.  268,  r.  8  ricorra  il  nome  lo- 
cale «  Monasterìolo  ».  Al  r.  12  di  p.  266  scrìsse  «  monesterìum  »,  ma  nel 
manoscritto  la  parola  è  abbreviata. 

D  Un  lungo  estratto  da  questo  documento  (p.  266,  r.  2-p.  270,  r.  17) 
si  legge  nel  Sommario  della  causa  vertente  dinani^i  V  eccellentissima  Camera  de' 
conti  tra  il  sig.  vassallo  Francesco  Andrea  di  Romagnano  di  Virle  ed  il  r,  patri- 
monio per  il  feudo  di  Polhnxp^  Torino,  stamp.  Reale,  1759,  pp.  4-6.  Dipende 
evidentemente  da  B.  Riferisco  solo  le  varianti  che  servono  a  raffronti  colla 
lezione  di  B  e  C,  trascurando  le  altre,  che  sono  poche  e  inconcludenti. 

E  11  testo  D  venne  assai  trascuratamente  riprodotto  da  Grassi,  Memorie 
istoriche  della  chiesa  vescovile  di  Monteregale  in  Piemonte^  voi.  II,  Documenti, 
Torino,  1789,  pp.  16-18. 

F  G.  B.  Adriani  pubblicò  questo  documento  in  Mon,  hist,  patr.,  Chart. 
II,  1257-60,  n.  1736,  citando  la  copia  del  3  aprile  1310.  Non  so  peraltro 
se  egli  abbia  veduto  proprio  questa  copia,  o  l'autentica  del  1732,  di  cui  si 
parlò  sotto  B. 

Metodo  di  pubblicazione.  Non  piccolo  aiuto  all'edizione  ci  viene 
dal  fatto  che  nel  presente  diploma,  Ottone  IV  inseri  quasi  integralmente  quello 
di  Enrico  III,  1048,  che  qui  anzi  viene  espressamente  (p.  266,  rr.  19-20)  citato. 
Di  lì  dipendono  i  rr.  2  (p.  266)-3  (p.  269),  12-19  (p.  270),  quantunque  la  tra- 
scrizione non  sia  stata  fatta  sempre  con  perfetta  esattezza.  Noto  queste  più 
rilevanti  modificazioni.  Ottone  IV  ai  rr.  13-14  (p.  267)  aggiunse  il  cenno 
sopra  Santa  Vittoria,  e  al  r.  22  (p.  267)  inserisce:  «  et  in  Vulpilio».  Per 
contro  al  r.  5  (p.  268)  tralascia  «  cellam  vero  in  honore  sancti  Petri  -  inte- 
«  grìtate  ».  Questa  omissione  tuttavia  non  ha  alcun  valore  pratico,  poiché  il 
luogo  stesso  viene  invece  ricordato  poco  più  innanzi  (p.  269,  rr.  5  sgg.)  in- 
sieme con  altri  luoghi  situati  in  sua  vicinanza. 

Questo  era  necessario  dirlo,  sia  a  spiegare  la  natura  del  documento  che 
ci  sta  innanzi,  sia  a  dar  ragione  del  fatto,  che  più  di  una  volta,  nelle  note, 
mi  appellai  alla  testimonianza  del  diploma  Enriciano. 

L'accordo,  abbastanza  preciso,  dei  testi  B  e  C  col  diploma  di  Enrico  III 
è  un  forte  argomento  per  credere  che  le  due  trascrizioni  siano  esatte  anche 
nei  tratti  pei  quali  non  abbiamo  modo  di  istituire  raffronti. 

Pongo  a  base  della  presente  edizione  i  testi  B  e  C,  e  specialmente  il 
testo  C,  che  direttamente  ci  è  noto  dall'  antica  pergamena,  che  ce  lo  ha 
conservato. 

MonumeniA  NovaUciemia,  17* 


MONUMENTA    NOV  ALIC  lEN  S  I  A 


Regesti.    G.  B.  AmuNi,  Im&t  taaìitìtf . . .  H  al 
tiStà  éi  ClKmto,  p.  3)  ;  BòBMUt-FiotEa-WixKELMAXM,  DU  R4g.  . 


OnODilYbi^ 


Kiiwon    in    {•• 


sancte  et  individue  TriniUtis.  Otto  quaitos  divina  favenie 
clemendi  Romanonun  imperator  et  semper  augonm.  si  Dei  co- 
clesÌAS  lubtimare  stadueiimus,  divioam  gruiam  nunime-*)  diffidimus  adi> 
fisa,  quaproptcr  notum  esse  Tolvmiu  omnibos  »ncte  Dei  Ecclesie 
Èdelibos,  um  preseotibos,  Kpiam  futnm,  et  nostrìs,  quod  iku  prò  Da  j 
amore  aoimeque  nosire  remedìo  et  propter  pctìdoncm  Rtcrnherii  C^H» 
Bremetensis  atbatis  ac  eiusdem  ccDobìì  coDgregaiicHits  eidem  mone- 
sterio  (')  tn  honorc  b«att  Pecrì  priadpU  apostolofum  coostnicto,  oomes 
terras  et  proprìeutes  ad  Novalìdam  iUius  moocsterii  caput,  set  W  ab 
AddbertD  nurcblone  in  predictom  locum  translatum  pemneates,  cam  io 
onmì  integrìtate  et  pertìnendìs,  sicut  per  precepta  <*)  rcgiim  rei  impe- 
ratomm  ^^  peitìnere  videoim-  ad  ipsum  mooesEerìam  ((\  sea  per  coo- 
cessiones  marchìonis,  coinitb  vel  qDonimlìbet  ChtisiÌfidcIÌDni,  aut  per 
comparadones,  sive  commuiationes,  vel  quaslìbet  pactìoncs^>,  de  reboa 
mobilibus  et  inmobtlibDs,  lenis  silicee  et  tìdcÌs  ac  olìvetis,  caaipis,  i{ 
silvis,  prJtis,  pjicuii,  iQU\s.  jqujrunive'^'  Jecursibus,  mnlindinis,  pisca- 
doaibus,  ripis(*\  salinisf",  habitatiooibus  ("',  edifTidis,  castellis,  servis 
et  ancillis,  aldionibus  et  aldtabus,  ad  imitationem  serenissimi  aoteces- 
soris  '"'  nostri  Heinrid  <■■)  lerdi  Romanorum  imperaioris,  divi  <fI  augusti, 
sicut  ipsum  ei  suo  autentico  privilegio  aperte  fecisse  cognovimos,  no-  io 
stra  preceptaL  autoritate  coroboramus  et  peoitus  confìrmamus,  atque 
concedimus.  confirmamus  etiam  eidem  monesterio  <-i>  oamem  <'>  di- 
strictum  et  thelonenm  de  prefato  Bremeto,  setO  «  edesiam,  que  est 


(.1  S  F  miaiiDc     emanimi        (b)  fiF  RiuLtriì     C  Rimliaji     ZI  Rùtri        MBDFao- 
BuwiD     e  mouMicTM       (d)  BDF  Mini    C  Ki  (■)  BCDF  per  pmcpurium  (Q  BD 

tuptnianm  Cimpirilormn  f  ImrnaRainni  (|)  B D F mcatltttnm  CmoniBrinm  (h)  BDF 
pacdoan  CpiEianei  (0  S  DFi4>uniBqi>t  Cugomain  (ìì  BDF  rijit  Crapi  DifL  io 4I 
ripii  <l)  BDF  ulinii  Culoii  (iD|fili*hi>iaribu  C D F  hMitùmbut  (»)MDFm^ 
ttctuom     Coifciuohbia  (o>  SDFHwicJ      C  Htmrici  (p)  BCF  iM     D  lomid 

(OBDFmDouniio     C  minaltno        (t)  BDFomatm    ComiKmx        (_i)  B  DFtólica    Cm 


(i)  Di  questo   abbate  leggiamo  a  MAì.\STm\ia  .\lmt.hisl.palr.,ClMTUll, 

nampa  varie  investiture:  1°  novem-  uja-jy,  on.  i7ii-)5.   Inquellecutc 

bre    iioS;  16  agosto,  i*  setierabre,  egli  assume  i  nomi  di  «Rayoerins» 

;settembreii09;kpubblicàFABRizio  o  iRalaeriusi. 


A 


I.    ACTA.  26j 


constracta  in  honore  sancte  Dei  genetricis  Marie  in  curte  que  dicitur  UcUeM<us.iu- 

^  ^  rìt  di  PolUdao,  a 

PoIKcinoC»)  fO,  cùm  omnibus  suis  perdnenciis,  atque  omnem  rupati-  J2u*?  ^iu*&J 
cum  0»)  per  Padum  et  Sdcidam  (*)  a  loco  Solanolo  usque  ad  Caput  de  Jj^^noncS^n^ 
Anda,  de  molendinis,  ac  piscariis,  ceterìsque  officiis,  infra  prescriptum  ^^no  in  pSÌoJ^ 
S    terminum  pertinentibus  et  peragendis,  sicut  in  alliis  condnetur  preceptis, 
nt  liceat  iam  dicto  abbati  suisque  sucessoribus  in  loco  Portarìolo  por- 
tum  (')  cum  suo  redditu  construere,  nostra  et  nostrorum  sucessorum 
et  omnium  hominum  remota  contradicione.    cellam  quoque  in  honore       Contemu    u 

cfaieM   di   S.   An- 

sancti  Andree  in  civitate  Taurinensi  C«)  constructam,  cum  GunzoleCO,  area  in  Torino, 

Gonzolc,  «  Viodc- 

IO  \noderes,  Planiciam  (k),  Sanctum  Dalmacium,  Cellas,  Andecellum  0^\  et  •  "•,•»  ^««•» 

S.  DuRuuiOiCtlie, 

omnia  alia  sua  pertinencia.    insuper,  cellam,  que  Appani  (0  vocatur,  pouIS^roiafTeu 

cum  omnibus  suis  pertinendis.    et  cellam  Pollencie  W  cum  castro  et  l^ioiliL'^riitiSl 

Colonia  curte.    et  castrum  Sancte  Vitorie,  cum  omnibus  suis  perdnen-  ru,  coi'^^ènoi 

dis,  quod  est  deversus  Polenciam  (^\  cum  districtu,  mercato,  molen-  porto    «  RonLiu- 

«  ciosloncoilTt- 
IJ    dinisy  portUy  ripatico,  piscationibus,  a  portu  RonkalicioC")  per  fhivium  n*rotino*co«un. 

TanariC")  usque  ubi  dicitur  ad  Costam  Ungaressca  (»)  (a),     et  Mantia-  s*ste&noconRodl 

num(p)  similiter  cum  molendinis,  pbcationibus,  et  portu,  et  cum  omnibus  ^oy^**'riMdco 

suis  pertinentib.   et  cellam  unam  in  honore  sancti  Steffani  (0  sacratam  (0,  ^tno'  T  ScnassoT; 

cum  castro,  quod  vocatur  Rodum,  et  aliud  Virdunum  ('),  cum  omnibus 

2o  suis  pertinentiis,  cum  portu,  ripatico,  molendinis,  piscationibus,  usque 

ad  pratum,  quod  dicitur  Scrusso.    Gabianum  vero  et  Ariolam  univer-  GAbiuo  «d  AroU, 

'^  '  ^  il  territorio  di  Stu- 

sumque  territorium,  quod  est  in  SupunicoO),  et  in  Vulpilio,  cum  omni  j'j|Ìf*,! '^  i]^Pj' 
honore,  iurisdidone  et  districtu,  Maidriadigo,  Vallecella,  et  in  Lau-  '  LS^eii^R^^Sl*' 
redo  («).    Rocha,  Brusasco  (y\  et  Monasteriolo,  Gorgiano,  Palaciolo,  seu  ^u^^u^^i^^ 

(t)  B FPoUdiio    CD  Pollidiio        (b)  B  ripAtionem    CrupAticam    DP rìpatiami        (c)BDF 
Siccidam     C  Sciddam  (d)  BDP  portoni    C  porta  (e)  BD  Taurinensi    C  Taumnenai 

F  TbawfaMui  (Q  il  Griniole  CZ)F  Gunsole  (g)  B  Pollenzia  C  Planiciam  D  Planida 
F  Planiiia  (h)  BDF  Andeetllum     C  AndeciUom         (i)  B  D  Appiani     C  Appani     F  Appini 

(k)  BF  Polltatit     C  PoUendc     D  PoUentiae  (1)  BF  Pollcntiam     C  Polencia    D  PoUcntia 

(b)  B  Rooinitio    C  Ronkalicio    D  Roncarisio    F  Roncalitto  (n)  BCD  Tanad    F  Tanagri 

(o)  BDF Cocta Ung areaca  Cad Cottam Ungaressca  (p) B F Uaniienani  C Mantianum  D Man- 
dnamn  (q)  JBDF  Sttphani  C  Steffini  (r)  BF  «acraum  C  fiicum  D  sacrau  Dipi,  X048 
sacratam  (s)  BDF  Virdanum  C  Rodinnm  (t)  BDF  Snpunico  C  Seponito  (a)  BDF 
Laaredso    C  Laorcdo       (v)  BDF  Rocha  .  Brtuascho    C  Roaka  ($U)  Brusasco 

(i)  S.  Maria  di  Pollicino  è  tuttora  (2)  Il  villaggio  di   Costungaresca 

ricordata  in  un  oratorio  situato  sulla  trovasi  sulla  destra   del  Tanaro,  a 

via  da  Candia  a  Breme,  secondo  una  mezzogiorno  di  Cherasco,  e  a  setten- 

gentile    comunicazione    dell*  erudito  trìone  di  Dogliani.   Cf.  anche  la  nota  5 

comm.  Carlo  Dionisotti.  a  p.  138. 


MONUMENTA    NOVALICIENSIA 


F>-  et  in  aliij  sub  pcrtinendis,  cum  portu,  et  ripatico,  et  mercato  ad  iaat^l 

■"  Gior-  diciam  curWm  Gabianura  "J  pertinentibus.   casirum  vero  sancii  Georga,- 1 

.w^C'  ?oK™  '-"'"  omnibus  suis  iiertinentiis.    Cavalarium  quoque  et  cunem  Magraii 

^ jj^  Aijoiao  ^j  ^[j^  ^^^  pendicia,  sicut  ab  Arduino  <'''  warchionc  per  cartulam  otFer-  j 

Duina,  Si m.Ro-  sionìs  eìdcm  monesterìo  (<>  ilelegatum  est.     Duodesìmum  <''),  qui  dicinr  i 

CorDriiiro.  Aiu-  Scrrs,  Romaoum,  et  Valcrtanum.    CorDclianum  (■',  et  io  Altav 

vili.,  S.  Silv.Iore.  ^ 

■  ^"".'r  "T  '  "'  '^"'T""'  '!"<"'  dicitur  Sancii  Salvaloris,  Valle  de  Ursa,  cum  castro,  et 
"t"'  'tZ'f^ìi'  Monasteriolo  tO,  Leocaf6s,  Tegolcdo  <8J,  Balzohin  (*■)  quoque  et  Pre- 
wU,  .Ptiiuno.   donum  t'i,  cum  suis  pcrtinenciis,  et  Caoobmm,  cum  omni  disirìctu  et 

(d.  •DfCt.  p.  Ili)  ■  ' 

M^X^S^t"'  iheloneo  ad  ipsam  cunem  pertinenti  bus.  et  quicquid  ad  prefatura  mo-  io 
nasterium  per  preceplun) ''',  ve!  alia  «cripta  pertinere  vìdctur,  vel  in 
futuro  ibidem  Deus  augere  volucrit,  iamdicto  mooasterio  confirraarou» 
Ci»te"i»  r««»|-  et  corroboramus,  atque  concedimus.  navcs  eciam  ipsius  monasterii, 
!■  mi  ili  »on«-  que  ^  fratribus,  vel  eonim  missis,  causa  piscationis,  ve!  empliooU  W, 
c"m«w'Tii.'  *'^'  alicuiui  rei  conmutationis  ad  Ferrariam,  vel  ad  Comaclum,  vel  IJ 
""*■  Ravenam  (=),  seu  in  quascuraque  paries  Italie  f'  misse  fuerint,  ita  nostro 

dono  etauctoritatesintsecure,  utnulliuscuiusqucf'''digniiatis  velordinis 
homo  alìquod  tributum,  vel  censum,  vel  aliquam  dacioncm  requirat,  vel 
Il  aiBuiKro  di-   tollere  presuniai.     insuper  eciam,   prò  minime  nostre  salute  eiusdemque 
SS' iiBftFWDT.  t  tnonasteri!  perpetua  tranquitlitate'p),  voiumust'iJ  atque  nostra  imperiali  » 
"p™  *  "■"  ""■   auctoriiate  precipimus  fO,  hac  quoque  prcccptali  pagina  corroboramus, 
*h'r""c''''"''"'    quatenus  prelibatum   monasterivim  cum  omnibus  suis  eclesiis,  ca.ìlris, 
et  viltis  ('),  hominibus  atque  rebus,  nulle  (0  deinccps  nisi  nostre  soium- 
modo  et  sucessorum  uostrorum  dicioni  subiaceat,  et  ab  omni  archiepi- 
scoporum,  [episcoporum]  ("),  ducum,  marchionum,  comitum,  civitatum,  li 
locorum,  ceierorumque  hominum  dominio  et  exactione  liberum  et  ab> 
solutum  permaneat,  nec  ullo  tempore  cuiquam  sucessorum  nostrorum 
prenominamm  cenobium,   vel  que  sibi  pertinere  vidennir,  preceptaU 

(t)  B  D  F  CtUtnom    C  Cubliiil        (b)  SF  AnterlDO    C  Arduins    OArdaiia        (c)'Df 
«eiuiHrìo     C  moniiurlo  (J)  B/>F  Duodeiimuin     C  DuoiliHinu  (e)  BCO  Corullu^ 

F  CorotUitnum  (f)  SDF  Mon.iKrio  C  Moiiuicrìolci  D.>(.  ,d(»  Monunriolo  {Ì)BDF 
TImmWo  CTtgoleio  Dipi.  io^nhtn\tÓa  (h)  BDF  Bmol.oi  CBiUwkni  (1)8^™- 
darìuin     CPodiHiiB     Z)  F  PiidoHuni  (h)  BDF  ftcìftì    C  preciptum    Difl.io^i  precepmm 

(1)  A  opanknii  C  cplioBli  DF  nopHonli  (m)  BF  I<»eiii>uii  cnRxioiin  (n)BDF 
litlis  C  Yulit  (a)  BD  euhutuaque  CF  cuiuiqnc  (p)  BDF  uuquilllu»  CircBqmliuu 
(q)  BDF  lolumai  CToUmui  (i)  fl  D  F  proipinmi  C  piKepiniui  (i)  BDF  tUIìi  C« 
viUii        (0  BCDFduLIi     ZN^l,  »«(  nuli;        (u)  i«CJ>Fgwiim>,wu^,ld,  .JMM^fùMnl. 

imuuU  t*tb€  mttr  erifimaU.     Im  fatéin  epiacoporutn  truvali  antbt  lut  djfttma  iti  Jo^l, 


-^ 


I.    ACTA. 


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pagina,  seu  quolibet  scripto  alicui  persone  tradere,  vel  in  beneficium 
concedere  liceat,  set  omni  tempore  imperatorie  sit  tantuimnodo  potè- 
stati  subiectum  (*).    de  imperiali  quoque  benignitate  dicto  monesterio     Confcmuintoe 

fiiYora  UchicM  il 

addentes  et  confirmantes  ac  concedentes,  sicut  iuste  ac  lesitime  tenet  s.Pi«troiMikvAi. 

S  et  possidety  ceDam  (*»)  Sancti  Petri  in  valle,  que  dicitur  Ignara,  villam  (0,  ^«^  reiiti^t  chk- 
in  qua  ipsa  cella  est  constructa,  que  vocatur  Monesterium.  et  castrum  vuiSSSlSS^' 
et  villam  que  appelatur  Guascus  (*>)  (0,  Villam  Novam,  que  est  in  Jjj jj  ^•gJSSijT 
valle  de  Gragnasco  («).  villam,  que  nominaturGrafiascum  (0(0.  castrum  fSÌ^Sl?i,*^ 
de  Rocaforte  («),  et  villam.    villam  de  Subtegnano  (»»)  (3),  sicut  universa  (0  ^«.ISb^  ™ 

IO  pertinent  ad  predictam  cellam  racionabiliter,  cum  parte  ville  Morocii  (^>,  ^^^'uitimritr^ 
licet  homines  de  aliquibus  predictorum  locorum  iverint  ad  abitandum  Mun  MondoTi. 
ad  Montem  de  Vico,  iure  predicte  eclesie  in  rebus  ipsius  eclesie  re- 
servato, cum  omni  sua  integritate.    concedimus  eciam  atque  donamus     concede  che  nca- 
eidem  monesterio  et  inviolabiliter  volumus(0  observarì,  ut  nullus  occa-  vedere  le  terre  dei 

monettero,  neppu' 

:5  sione  malefìcii  vel  alicuius  criminis  (°*),  quod  vel  que  (°)  aliquis  monachus,  re  peranim  di  «i- 

cnn  nelencio  o  di 

vel  conversus,  sive  aliquis  alius  de  familia  ipsius  monesterii,  invito  vel  qn*i«iMi  eitro  de- 
inscio  abbate,  et  sine  voluntate  abbatis,  vel  prioris  et  conventus,  co- 
miserit,  feceritve,  presumat  res  monesterii  eiusdem  (*')  exigere,  invadere, 
vel  retinere,  ita  tamen  quod  et  conventus  vel  Cp)  abbas  ipsum  malefacto- 
o  rem  non  retineat  statuentes  quod  nulla  prescrìptio  temporis  possit,  aut 
debeat  dicto  monesterio,  vel  rebus  suis  presentibus  ac  futuris  obici,  sive 
obesse,  nisi  fuerìt  sexaginta  annorum,  vel  eclesiis  suis,  et  quod  possit 

(a)  J9 /> F  mbiectum    Csoieptum        (b)  J9  D  F  cellam    C^lasn        (e)  BDFyiWàm    C  villa 
(d)  B  Giuascna    C  Guascoa    D  Grinaacns    F  Giuascbus  (e)  BDF  Gragnaaco    C  Gragnaaaco 

(f  )  BDF  Grafiaacum  C  Granatacum  (g)  BDF  Rochaforte  C  Rocaforte  (h)  B  Sublegnano 
C  Snbtegnano  D  Subteniano  F  Subregnano  (i)  F  viceueraa ,  ente  per  stmplU*  ivùfa.  (k)BDF 
Morocci  C  Morocii  (1)  BDFyolumaa  Cvolimua  (m)  J3  D  F  contractoa  Ccct'  (n)BDF 
qaitm    C  que        (o)  BDF  einadem     C  cidem        (p)  Ji  CF  vel    D  et 


(i)  S.  Pietro  di  Vasco,  nella  valle 
della  Nìeva,  non  resta  lontano  dal  vil- 
laggio, che  pur  oggi  chiamasi  Mona- 
stero. Questi  luoghi  trovansi  a  S  O.  di 
Mondovì,  a  non  grande  distanza  da 
questa  città.  Per  tali  identificazioni 
veggasi  E.  MoRozzo  della  Rocca,  Le 
storie  dell'antica  città  del  MonteregaU  ora 
Mondavi,  Mondovì,  1894, 1,  175  e  191. 

(2)  Villa  distrutta  ;  cf.  Casalis,  Di- 
zion.  Vili,  223. 


(3)  È  un  luogo  che  andò  distrutto 
o  mutò  nome.  Morozzo  dblla 
Rocca  (op.  cit.  I,  319),  riferendosi 
alle  opinioni  espresse  da  alcuni  eru- 
diti scrittori  df  cose  monregalesi  (Pie- 
tro Nallino,  S.  Vegnaben),  del 
secolo  XVIII,  sospetta  che  Subteniano 
«Subtegnano»  sia  da  identificarsi  col- 
Tattuale  Rastello,  sulla  destra  dell*  El- 
lero, alla  distanza  di  otto  chilometri 
da  Roccaforte,  verso  S. 


■1*  Bbbll(iw  •  di- 
ti •  unni*  dui. 
^n.Q  luogo,  ot 


L 


causai  suas  omnes  ac  lites  eiercere  per  sindìcum  (*),  sro  yconomim^ 
«  sacramentura  calumpnie  prestare  in  agendo  et  respondendo  <••>,  die» 

abbati  eiusque  sucessorìbus   plcnam   concedimus   atque  ('>    donamiu 
libertatem.  predicta  omnia  dicto  monesterio  concedentes  ac  confirmantei 
sicut  ea  iuste  ac  legitime  tenet  et  possidet.     precipimus  aKjue  iubemus, 
et  hac*'"  nostra  corroboratione  firmamus('),  quod  nullutn  fbdrum,  vel  1 
aliam  quamlìbet  f*^'  publìcam   exactìoncm   uUi   civitatì,  persone,  seud)    1 
loco  dare  indebite  teneatur,  et  quod  nuUus  archiepiscopus  (*),  episcopoi    I 
dux,  marchio,  comes,  viceeomes,  capitancus,  nulla  civttas,  nuliuin  cora-   ' 
mune,  locoruraque  unìvenitas,  nuUusque  sculdasstus  "\  seu  gastaldio  <>'),  ii 
nulla  denique  persona  ecclesiastica   secularisTc ''),  persona  ("J  alta  vel 
huinilis,  de  omnibus  que  ad   dictum    mone^erium  per   prcceptum'*), 
vcl  alia  scripta,  seu  alio  modo  pertinent,  vel  dìstrictu  <»)  ìpsius  mone-     i 
sterii,  sicut  habetur  in  aUis  preccptis,  inquietare,  ve!  molestare,  vcl  di- 
vestire eundem  sanctum  locum,  vel  abbatem  aliquo  ingenio,  sine  legali  (5 
ìndicio  presumat.    si  quis  igitur  huius  nostre  confìrmacionis  ac  lar- 
gitatìs  (P),  seu  donacionis  preceptum  infringere  presuraserit,  sciai  se 
coniposilurura  prò  pena  auri  puri  libras  mille  U),  quarum  medietas  fisco     1 
imperiati,  reliqua  vero  dicto  monesterio  solvatur.    ad  cuius  rei  certam     I 
imposterum  evidenciam   preseniem   paginam  ")  conscribi   iussimus  el  m 
nostre  maiestatis^')  sigillo  conmuniri.    huius  rei  lestes  sunt  :  Lotharius'" 
Pisanus  (■)  archi episcopusM.    Henricus  Mantuanus  W  cpiscopus,  vìcarìns 
cune.   Bemardus  Papiensis  episcopus.   Guillelniu5<)')  Cumanus  episcopns. 
Emmico  comes  de  Linig.     Hartlmmanus  cornea  de  Uirtiiiberc (■)<>). 


(i)  BDF  ntponileiidD     C  nppoodude  (e)  ÌFt 

(*}  BDF  bmiBiu     C  ìuìiiuibiu  (f)  3  F  iIb 

qumlibcl  (Unni  C  •liun  qoiinlibei  O  fuiinUlKt  iliim  (s)BDFnl  Chi  {h}BDFii- 
eliicpiicopsi  C  ircieplicaiii»  (I)  «Kuldiutu  CtcwUuiiu  FiculrUwi  (k)AfcHuUii 
CgHtiIdiB  D  tmiiii  uMati/u  ■  gtaMio  (I)  SOF  iitulirim  C  wciUru  m  (_m)aCF 
pene»  D  ««<••  ptriDn»  Firn  i  t  UffiTt  -rìm  un  f.  (b)  B  C F  jmaftam  S  incafu 
it}Biauìeu  CJinrinu  D  di.iricEuo.  fd.f«m  Ip)  BFlu^iinm,  CDUnfiudi  (^BF 
nille  Cu.  (t)  BF/igiiiAm  Cla  piglmm  (>)£/' nilauiii  Cmigautii  (t)  B  Lù- 
iliinu  CLwliiriu.  /■■  Loihuiui  <u)  fl  Pluinni  CPjnuia.  f  Pi.uui  Ir)  BF twcMijtiarm 
C  irdcpiKopgt  (i)  fiFIUiilBiiiui  C  Uiniiiuiiii  (y)  fi  WilbiliDui  C  GuUldmu  F  Vii- 
Iclnmi  (0  B  Enimico  Coati  di  Lclnlg.  Hartimuiui  coik 
de  Uaiibetc     F  Enimlco  CDmu  d(  Linig.    Hirtimniinui  come 


(i)  Lotario  (Rosari)  arcivescovo  di     tova[ii9)'i22j];saDBeniardo(Balbi) 
Pisa [iioS'iai6]; Enrico  vesc. di  Man-     vesc.  di  Pavia  [  1198- tu;];  Guglielmo 


I.    ACTA.  271 

Ezzelinus  (•)  de  Tarvisio  0\  Salinwerra  (0  de  Ferraria.  Albertus  Stru- 
zins  <^)y  monachos  (*).  Passawerra  (0  presbiter.  et  Raffinos  index  Cs) 
carie. 

Signom  domni  Ottonis  quarti  Romanorum  imperatoris  invictis- 
5    simiCb)(M)(0. 

Ego  Cunradus  (^)  Spirensis  0)  episcopus,  imperìalis  aule  cancela- 
rìus  ('b)  vice  domni  Thedeici  Coloniensis  archiepiscopi  (»)  et  Italie  ar- 
chicenceUarius  (<*),  recognovi. 

Acta  sunt  hec   anno  dominice  incarnationis  millesimo  .cc^x.(p), 

KG  quinto  kalendas  madii,  imperante  glorioso  domino  Ottone  Romanorum 

imperatore  augusto,  anno  regni  eius  .xii"^.  CO,  imperii  vero  primo, 

Walthero  (0  existente  imperìalis  aule  (*)  protonotario.    datum  apput  (^) 

Papiam,  indicione  terciadecima  (^). 


XI. 
1233  maggio  23,  Castel  Pietra  (?). 

Fonti.  A  Originale  conserva tissimo,  nella  busta  III  dt\VAbba:^ia 
dilla  NovaUsa  (Arch.  di  Stato  di  Torino).  È  nel  cosi  detto  carattere  gotico, 
ossia  in  un  minuscolo  ormai  lontano  dal  tipo  carolino.  Le  angolosità  delle 
lettere  in  generale  sono  molto  pronunciate,  e  in  varie  lettere,  sia  minuscole, 
sia  maiuscole,  riscontrasi  quella  cura  affettata  e  incontentabile,  che  caratte- 
rizza appunto  ormai  il  carattere  del  secolo  xiii.  Più  volte  la  s  minuscola  è 
di  forma  allungata,  e  il  filetto  scendendo,  dopo  il  prolungamento,  dall'alto 
al  basso,  si  attorciglia  intomo  a  se  stesso.    L*  asta  allungata  della  d  piegasi 

(•)  B  F  EzMliniM  e  Lzielmiu  (sic)  (b)  B  Tarrisio  C  t'odo  fTrenisio  (e)  B  Sdinnnu 
C  Salinwerrt  F  Salmuni  (d)  BF  Stnitiiu  C  Striuiut  (e)  B  Notcbtu  CF  Moiuchas 
(f)  BFPuuTcnrt  CPMMwerrt  (g)BFiiidkes  Ciudex  (h)  BFJostinUni  C invictistimi 
(i)  71  moncgramma  manta  m  C.  (k)  BF  G>nr«dtu  CCunndns  (I)  B  Spiiitus  CF  Spirensis 
(m)  B  F  canMllarìut    C  caacel«rìa*  (n)  B  F  srchiepiscojn    C  bsrchieptscopi         (o)  B  luliae 

caBxelUuxhicansellsrii  C  Ytslie  cMicelUrchicaiicellaH'  F  lulie  ouicellarie  «rchicsiuelUrii  (p)  B  F 
millesimo  dncentcsimo  decimo  C  millesimo  ,cc9x,  (q)  BF  duodecimo  C  .xiV^.  (r)  C ptr 
trrvrt  tpe^a  in  in»  la  parola  Wslthero  prtpomndo  ro  ad  existente  t  potpontndo  Wslthe  ad  indicione 
.siili"**.  (s)  B  curie  Caule  F omtUe.  (t)^Fapud  Cspput  (u) ^ decimstertis  C.xiu"**. 
E  tertisdecima  Ntl  ino  correva  la  dicimaltr^a  indizione.  Non  i  imfrobahiU  eht  f  originali  por' 
tesM  jtiiii.  B  $  F  Irasporlano  dopo  di  tertisdecima  Vimltra  frau:  Valchcro  existente  Imperìalis  cu- 
rine (F  om,)  prothonotarìo 

(della  Torre)  vesc.  di  Como  [  1 204-26];  Winkelmamn-Ficker,  Reg,  ciL  n.  388); 
Enrico  conte  di  Leiningen(cf.BòHMER-     Ermanno  conte  di  WQrtenberg. 


MONUMENTA   N  O  V  A  L  IC  lEN  SI  A 


molto  sentiUtnenie  verso  sinistra;  invece  l'sita  sinistra  della  v  (che  occorre 
soltanto  come  iniiriale,  poiché  in  meno  a  parola  t  costauicmeate  sostioùta 

dalia  u)  sì  prolunga  in  alto,  e  ^isce  per  piegare  a  destra.  Alcune  maiuscole 
sono  tagliate  da  lineette,  o  verticali,  od  orizzontali,  fatte  pure  a  scopo  di  or- 
nimento.  E  ad  ottenere  maggiore  eleganza  dobbiamo  anche  l'ibbondania 
delle  i  lunghe.    Le  incontriamo  spessissimo  :  n  Jmobìlia  u.  «  sujs  d,  ■  ujdetur  ■, 

■  sjue  »,  "  ujlle  D,  •  calutnpnja  »,  a  oujbus  h,  «  cjnisil  ■.  Mentre  il  verbo  «  aqui- 
*  reres  dì  solito  i  scritto  sema  e,  abbiamo  poi  cr  acquìsiutt  i.  Di  regala,  dorè 
due  i  si  incontrano,  in  fine  di  parola,  essi  si  contrassegnano  colle  ben  note 
virgolette,  che  furono   sostituite  dal  nostro  punto,  come  si  vede  in:aaliis», 

■  aovalicii  ■  Sce.    Noto  le  abbreviazioni:  a,  n;,  nq^,  per:  mec  ■,  «aecue*, 

■  Dccque  >, 

L'  assimilaiioDe  della  n  dinanzi  alla  m,  ci  è  qui  data  apenmienK  da 
alcune  parole,  come:  «jmmobilìaa;  altrove  qui  odi  la  presupposi.  Le  abbre- 
viazioni abbondano;  alcune  fatte  per  contrazione  sono  anzi  ardite  ed  oscure. 
I  righi  sono  presegnali  con  punta  metallica. 

Il  margine  inferiore  4  ripiegato,  e  nella  ripiegatura  furono  aperti  alcool 
fori,  da  due  dei  quali  pende  una  cordicella  serica,  che  in  origine  doveva 
sostenere  un  sigillo,  ora  perduto.  La  moltìplicità  dei  buchi  dimostra  che 
parecchi  erano  i  sigilli  di  cui  il  documento  andava  munito.  Iucche  risulta 
pure  dilli' cscato collo  dell'atto  medesimo.     1  sigilli  infatti  enno  cinque. 

Le  tre  prime  parole  del  documento  <<  In  note  scC  h  sono  in  carattere 
maiuscolo,  e  la  I  iniziale  anzi  è  grande  cosi  da  abbracciare  tre  righi,  e  ador- 
nata di  qualche  fregio. 

Sul  vtrsù  non  e'  t  alcun  regesto  antico.  Vi  sj  legge  bensì  quello  di  mano 
di  Pietro  de  AlUvardo,  colla  consueta  firma:  «Andreas  de  Provana  prìor 

■  de  ».  isoi  B. 

B  Copia  dell*  metì  circa  del  secolo  itiv,  esistente  insieme  coll'orìgi- 
nale.  Non  porta  la  firma  del  trascrittore,  ma  soltanto  questa  dichiaraaiooe, 
d' altra  mano  e  alquanto  posteriore  (forse  della  (ine  di  quel  secolo):  *  Ita  est 

■  facta  collatione  dilìgenti  per  me  Lo  ...  d.  Sul  vtrso,  oltre  a  un  regesto  del 
secolo  XIV,  leggesi  anche  quello  dell'AIIavardo,  colla  solita  firma:  «  Andreas 

■  Provana  prior  de  anno  ijoa».  Feci  pochissimo  uso  delle  varianti  oHerte 
da  questa  copia. 

C  Copia  notarile,  conservala  insieme  con  A  e  con  B,  e  firmata  dal  tra- 
scrittore: e  VerduDus  de  Verdunis  de  VillafraDca  Taurinensis  diocesis  notarini 
«publicus  imperiali  auctoritatea,  il  quale  di  sua  mano  fece  la  copia  stessa, 
a  preghiera  del  rev.  signore  Vincenzo  di  Giaglione,  priore  della  Novalesa,  il 
4  aprile  1419,  ricavandola  «  ex  originali  ìnstrumento  •.  Non  si  dice  se  que- 
st' ultimo  fosse,  o  non  fosse  munito  di  sigillo.  Intorno  a  Vincenzo  (Aschieri) 
di  Giaglione,  veggansi  le  mìe  Richercht,  pp.   164-6;. 

D  Priva  d'importanza  t  la  copia,  di  mano  del  secolo  XVin,  esisteDie 
nella  biblioteca  privata  di  Sua  Maestà  in  Torino,  MùccRama  patria,  voi.  LIX, 
fase.  114;  essa  termina  con  questa  nota  autografa  di  Prospero  Balbo:  'col- 

■  latum  cum  esemplari  ci.  los.  Xav.  Nasii  manu  descripto  ez  tabulano  coo^ 

■  munis  Novalìcii,  a  P.  Balbo  ■. 


l'oniinmio  (Dn" 


■  PCs&'S 


rr  Doirnne  sancle  et  indìvidiie  TrìnìUlis  Patris  et  Filii  et  Spiriti»  Sancti 
■meo.     ego  Atnedeus  comes  Sabaudie  et  marchio  in  Italia  prò  salute 
anime  mcc  et  venerabilis  pairis  mei  Th(orae)  t*>  comitis  et  antecesso-  , 
rom  et  heredam  meorum.    in  preseatia  domini  Ucobi  prioria  Nova-  ' 
S  EciifO,  confirino  donum  tantum  et  tale,  quantum  et  quale  Th(omas)C'> 
puer  meus  ecclesie  Novalidi  fedt,  et  canfìrtno  quicquid  ipse   confir- 
nuvii,  scìlicet  qulcquid  a  domina  Adalasìa  et  a  damino  Amedeo  et  do- 
mino  Umberto  l'i)  comitibus   diete  eclesie  Novalicii  fuit   donatum  et   i 
confirmatum,  quiete  et  libere  possidere,  tam  in  habìtis  et  possessis,  quam 

'^  in  habendis  et  possidendis  et  aquirendis  contirmo,  proui  melius  possum 
diete  eclesie,  nichil  mee  retinens  exatictìoni  in  mavu,  qui  dicitur  Sam-   ' 
bùnum,  cum  hominibus  et  omni  dtstrictu  et  omnibus  ad  ipsum  perli- 
nenribus,  et  qulcquid  concessum  est  et  sicut  concessum  fuit  de  superiori 
Lancio,     confirnio  etiam  dona  que  domina  Adalasia  dilecto  monasterio   J 

S     contulil,  alpera  scilicet  Margerie,  alpem  Clarane,  et  duas  partes  Lestadii,    I 
cum  omnl  dominio  ipsarum  panium,  usque  ad  Petram  strictam  et  sum-  i 
mltatcm  montis  Panterii,  et  masum  quod  dedit  in  Gallione,  cum  ceterìs, 
que  ibidem  possideC  vel  aquìrere  poterit  idem  monastcrium,  cum  omni 
consuetudine  et  districtu.    confìrmo  iterum  quod  ab  hominibus  ad  ipsum 

'*>  monasterluni  specta[n]tibusW  olim  datum  ab  imperatoribus  et  prede-  J^'ii>ip«™iori,ii« 
cessorìbus  nostris  apud  Secusiam,  nec  in  loto  Sabaudie  aliquìd  cxigatur,  ^tmii^BOBiìId- 
necue  In  emendo,  necue  in  vendendo,  nccue  in  mirando,  necue  In  exeundo,  5^i"n^l,i™'"il 
nec  in  quacumque  aliqua  re,  set  liberum  et  absolutura  ab  omni  foro  fo^,riÌdi'si«i" 
et  tuagio  fori,  et  ab  omni  censura  dictum  monasterìum  cum  suis  apen-    buiaiUpMioispa 

li  (Edis  prorsus  et  firmitcr  esse  volo,  sine   impedimento   et  calumpnia,   r<.nipeT>iir<>ii>D- 
proui  domina  Adalasìa  comitìssa  et  imperìalia  precepta  dccrcverunl,   ■ 
et  ac  ab  eius  ovlbus,  ubicumque  sub  vestra  poteslate  fuerint,  pascua   ' 


(>)  JBOi.    e  Tbant  ul  frìmi 
auSbai    B  C  tintiMibiu 


iThBta.ntlwaniii.       (b)SCMBBlHno 


(i)  Giacomo,  cui  viene  tl2to  da 
F.  BoRCANEU.!  (Dt  aihava  S.  P4lri 
à*  Hovalùie  timqut  abbatìhui,  ad  Monlis 
Ciniiii  ToAiets,  memoria  die  fa  pane 
del  suo  lavoro  manoscHito  sulle  badie 
del  Piemonle,  nell»  collezione  Bosìo, 
preuo  il  collegio  degli  Anigianelll  in 

MMnunf"l>  NovaticUmia. 


Torino)  il  cognome  n  de  Scalis  u,  era 
priore  della  Novalesn,  per  quanto  pare, 
innaniì  al  1119,  e  lo  era  ancora  nel 
126;. sema  che  si  conosca  la  data  della 
sua  mone.  Intorno  a  lui  cf.  Rictrcht, 
p.  1  ì7.  Il  Borgarelli  lavorava  sul  ca* 
dere  del  secolo  xvni. 

18 


-  vel  census  alius  requiratur.     con6rmo  etiam  totani  Novalidensem  vai* 

-  lem  a  descensa  coUis,  qui  est  io  Lestadio,  cum  strata  publica,  usqxa 

^  ad  fontem  Varciniscam  moQtis  Cinisiì,   cum   Domo   Helìmosinarìa  CO   ' 
^   eiusdem  montis,  et  quìcquitl  iufra  hos  tenninas  continetur,   fnictifera    ! 
'  et  infructifera,   prata,  silvas,  montes,  eulta  et  inculta,  aquxs,  lacos,  ] 
piscatjoaes,  decursus  aquarum,  cum  usagio  suo,  yenadones,  mobilia  et  I 
immobilia,  et  si  quid  aliud  ibidem  habetur,  vel  haberi  poterit.     eodem    ' 
•   modo  laudo  et  concedo  sibi  villam  Canierleti,  cum  finìbus  suis,  et  omne    | 
■   quod  de  iure  meo  et  parentuni  meorum  In  partibus  Ylalie,  vel  in  ul- 
tramarims  pardbus  acquisìvit,  vel  aquirere  poterit,  decimas    ia    Mau-  R 
rianna,  et  eetera,  quc  ibi  viJeiur  habere  vel  poterit  aquirere,  que  a4     ' 
□OS  spcctaut,  vel  ad  ineos  subditos,  confìrmo  paciSce  possidere.    hiii    i 
autem  omnibus  supradictis  taliter  concessis  et  iìrmiter  confirraatis,  dono 
et  concedo   et  oiTero  tatnquam  prò  speciali  helymosina  Deo  et  beate 
Marie  et  beato  Petro  apostolorum  principi  ei  monasierio  Novalicii  sibi  ^ 
dedicato  et  servitoribus  eius  presentìbus  et  futuris   prò    anjmabus  pi- 
rcntum  et  anCecessorum  et  heredum  meormn,  ne  de  aliquo  quod  hi- 
beant  l*"!  in  Lestadio,  vel  habere  poterunt,  quocuraque  modo,  sive  dona- 
tìone,  sive  aquisitiooe,  sive  aliquo  alio   modo,  vel  a  quocumqne  ho- 
mine  habeant,  a  Secusiensibus,  nec.ab  aliis,  oec  a  castellanis  meis,  vel  n 
successorum  meoruna,  alìqua  tallia,  vel  exauciio  ulierìus  exigatur.    neque 
presummat  aliguis  dictum  monasterimn  ergere  de  his  comuiiitati  ville  Se- 
cusie  talliam  vel  exauctionem  alìquam  dare,     dono  etiam  et  coDcedo  in- 
vìolabìliter  tenendum  et  cotiservandum,  ne  aliquis  in  possessi onibus  mo- 
nasterii,  vel  eius  hominum  possit  aliquld  aquirere,  necque  per  gagerìam,  jj 
ncque  per  emptionem,  vel  per  aliquam  aliam  aquisitionem,  sine  consensu 
et  voluntate  prioris  et  conventus  monasteri!  pretaxati.     et  si  forte  alì- 
quaudo  contra  hoc  presens  statutum  fieret,  illud  precipio  funditus  adoni- 
lari,    item,  dono  et  olFero  dicto  monasterìo  et  in  perpetuum  prorsus 
et  Iìrmiter  servari  iubeo,  ne  fenum  aliquod  vel  palea  in  eius  territorio,  jo 
sive  poderio,  nec  in  eius  hominibus  a  scutifcrìs  meis,  nec  a  castellami, 
nec  ab  aliis  quibuslibet  de  cetero  capiatur,  specialitcr  in  burgo  Nova- 
licii, nec  in  villa  que  dicitur  Venauz,  nec  in  pratìs,  nec  in  aliquo  eomm 
alio  loco,     porro  quia  quondam  multi  et  pluries  contra  statuta  et  pri- 
vilegia antecessorum  meorum  venire  temere  presu[m]pserunt  W,  ne  re-  jj 


I.    ACTA. 


275 


dundet  in  posteros  consimilis  (*),  statuo  et  teneri  firmum  precipio,  ut  si 
quis  aliquando  hoc  meum  tamquam  speciale  et  prìmum  et  predìlectum  pri- 

.  vOegium  attentaverìt  violare,  predictum  monasterium  super  hiis  inquie- 
tans,  in  .xv.  marcis  argenti  condempuetur,  quarum  .x.  corniti  Sabaudie, 

5  et  .y.  monasterìo  persolvantur.  si  vero  inquietator  dictas  .xv.  marchas 
habere  non  potuerit,  volo  et  statuo,  ut  in  quarta  parte  mobilium  et 
sexta  immobilium  condempuetur,  dicto  modo  similiter  dividendo,  nec 
minus  inquietatio  irrita  habeatur.  dono  autem  et  offero  Deo  et  dicto 
monasterìo  prò  speciali  helymosina  in  hoc  totum  meum  dominium,  ne 

0  de  taxata  pena  possit  comes  vel  alius  aliquid  relaxare,  nisi  de  voluntate 
prìoris  Novalicii  et  conventus.  ad  huius  autem  statuti  testimonium,  et 
ad  eius  maximam  firmitatem,  presens  scriptum  iupsi  munì[mi]ne  (^)  si- 
gilli mei  prò  testimonio  roborarì.  actum,  datum  et  concessum  anno 
Domini  .u^cc9xxx°iii°.y  .x.  kalendas  iunii,  in  Petra  Castello  (0.    laudan- 

5  tibus  et  concedentibus  et  ratum  tenere  promittentibus  venerabili  N.  W 
comitissa,  et  domino  W(ilelmo)  (^)  electo  Valentiensi  («),  et  B(onifacio)  (0 
fratre  suo  electo  Belliccii,  et  Aymone,  et  Petro  preposito  Augustensi  («), 
et  Philipo  fratribus  (*\  ad  hoc  fuerunt  testes  vocati:  dominus  Sibues  de 
Claromonte,  dominus  Albertus  de  Compeis(**\  dominus  Aymo  de  Mar- 

3  vai,  milites,  et  magister  Johannes  Diensis,  et  magister  Robertus.  et  ego 
magister  Petrus  de  Camera  sacrì  palaci!  notarìus  interfui  et  hanc  car- 


(a)  ABC  cotilit        (b)  A  munine    B  C  munimine        (e)  lu  A  F  M^ìmU  M  momt  ékUs  tonmtm 
séwtkra  fi     In  B  vemu  rtsa  con  uno  sgorbio  che  pare  una  D     In  C  il  (d)  X  2?  W    C  Vitto 

(e)  ABC  ufllefi       (f)  ABC  B       {%)  AC  AÙg    B  Augntt        (h)  B  compera 


(i)  Forse  Castel  Pietra,  presso  Susa. 

(2)  Amedeo  IV  ebbe  per  moglie 
Anna  di  Vienna;  rimasto  vedovo, 
sposò  Cecilia  del  Balzo.  Amedeo  IV 
ebbe  parecchi  fratelli:  quelli  che  qui 
si  ricordano  sono  Guglielmo,  Boni- 
fisicio,  Aimone,  Pietro  e  Filippo.  Non 
è  lieve  difficoltà  il  fatto  che  la  prin- 
cipessa qui  ricordata  come  moglie  di 
Tommaso  I  viene  accennata  coUa 
iniziale  N.  Non  è  questa  la  prima 
volta  che  questa  difficoltà  si  presenti. 
Il  conte  Francesco  Saverio  Pro  vana 
(Certose  del  Piemonte,  in  Mise»  di  storia 


ital  XXXII,  89,  colla  uvola  annessa, 
a  p.  228)  pubblicò  un  rescritto  della 
contessa  moglie  di  Tommaso  I,  dan- 
done anche  il  facsimile.  Sappiamo  che 
quella  principessa  chiamavasi  Marghe- 
riu  e  Beatrice.  Or  bene,  il  rescritto 
comincia  invece  cosi  :  «  N.  comitissa 
ce  uxor  Thome  Mauriennensis  comitis  ». 
Del  Bonifacio,  qui  ricordato,  che  di- 
venne poi  arcivescovo  di  Cantorbery, 
narrò  testé  la  vita  G.  Strickland, 
Ricerche  storiche  sul  h.  Bonifacio  di  Sa- 
voia, in  Mise,  di  storia  ital,  XXXII,  349 

sgg. 


II. 


NECROLOGIA 


r^ 


Il  monastero  Novaliciease  non  è  ricco  di  necrologi.  Ne  posso 
riferire  tre,  di  cui  il  primo  è  di  gran  lunga  il  più  amico,  e  si 
conserva  inseno  nel  LihtT  confralerrtitatum  deli'  amica  abbazii  di 
Reichenau,  con  cut  quella  della  Novalesa  doveva  aver  dunque 
streid  vincoli.  DÌ  questi  vincoli  non  abbiamo,  per  quanto  a  me 
cernia,  altre  notizie. 

Nel  monastero  dovea  essere  rimasto  senza  dubbio  il  codice 
originale  del  necrologio,  e  da  esso  infatti  molti  nomi  s' intro- 
dussero sia  nel  necrologio  della  chiesa  dì  S.  Andrea  (la  Conso- 
lata) di  Torino,  sia  nel  neaologio  Novaliciensc  seriore.  Il  primo, 
nel  codice  che  di  esso  abbiamo,  fu  compitato  nel  secolo  xii;  la  dau 
dell'altro  può  collocarsi  all'anno  1200  incirca.  In  quel  momenn 
il  codice  originale  si  sari  trovato,  secondo  che  può  credersi,  in 
pessime  condizioni  ;  probabilmente  imdò  perduto  poco  dopo. 


I. 

[Ex  libro  confraternitatum  Augiensis  monasterii.] 


Uq  codice  già  tppartcQeote  all'abbazia  di  Reichenau,  ed  ora  esistente  nella 
biblioteca  Cantonale  di  Zurìgo  (Hist.  27),  contiene  numerose  liste  di  nomi. 
Sono  quelle  dei  monaci  e  dei  benefattori  di  moltissime  badie,  che  formavano 
confraternita  con  quella  cotanto  celebre  di  Reichenau.  Quantunque  nell'indice 
la  badia  Novaliciense  non  figuri,  tuttavia  sembra  oltremodo  probabile  che  i  nomi 
scritti  su  tre  colonne  di  quel  codice  provengano  appunto  di  là.  La  omissione 
del  nome  della  Novalesa  non  può  recare  meraviglia,  poiché  non  sarebbe  questo 
il  solo  monastero  realmente  incluso  nel  volume,  ma  tralasciato  nell'  elenco. 

Il  manoscritto  nelle  sue  parti  più  antiche  è  di  poco  posteriore  a  Carlo 
Magno.  I  fogli  peraltro,  ai  quali  spetta  la  lista  Novaliciense,  non  sono  an- 
teriori alla  seconda  metà  incirca  del  ix  secolo. 

Paolo  PiPER  (Mon.  Germ.  hist,  Libri  confraUmitaturnSancUGaUi,  Augiensis, 
Faharicusis,  Berolini,  Weidmann,  1884)  diede  di  questo  singolare  documento 
una  diligentìssima  edizione.  Ne  riproduco  il  brano  (pp.  166-67)  modificando 
leggermente  le  note  storiche,  e  traendo  profitto  dalla  revisione  del  mano* 
scritto  fatta,  per  favorirmi,  dal  eh.  dr.  E.  Mùller,  bibliotecario  della  biblioteca 
Cantonale  di  Zurigo.  Da  questa  egregia  persona  ebbi  anche  il  lucido  di  alcune 
parole,  le  quali  appariscono  scritte  in  un  bel  minuscolo  carolino  della  prima 
maniera,  regolare,  condotto  con  diligenza.  Le  forme  della  n ,  della  t ,  della  r 
sono  caratteristiche,  e  sono  quelle  proprie  del  carattere  or  ora  indicato.  In 
qualcuna  tra  le  lettere  che  hanno  Tasta  prolungata,  questa  accenna  leggermente 
a  queir  ingrossamento  all'apice,  che  conosciamo  sotto  il  nome  di  incuneazione. 
Qpesta  circostanza  non  isconviene  menomamente  alla  seconda  metà  del  ix  se- 
colo. Ho  sott* occhio  il  facsimile  di  un  diploma  originale  dell'anno  888, dove 
tale  fatto  più  volte  si  verifica  (cf.  L.  Schiaparelli,  Diploma  inedito  di  Beren- 
gario  /,  in  Atti  Accad.  di  Torino,  XXXI,  538  sgg.). 

Secondo  il  giudizio  del  Piper,  i  nomi  spettanti  all'abbazia  della  Nova- 
lesa  non  sono  tutti  dovuti  alla  medesima  mano.  Qpi  si  troverà  stampato 
in  carattere  rotondo  quanto  proviene  dagli  amanuensi  più  antichi;  in  cor- 
sivo invece  sono  scritti  i  nomi  aggiunti  più  tardi.  Tra  i  nomi  più  vetusti 
provengono  dalla  medesima  mano  quelli  che  occupano  la  prima  fila  in  cia- 
scuna delle  tre  colonne.  Ad  altra  mano  vanno  attribuiti  invece  quelli  della 
seconda  fila,  cioè  :  «  Floobertus  -  item  Kebehart  laicus  -  Martinus  ». 


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II.    NECROLOGIA. 


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II.    NECROLOGIA.  283 


IL 

[Necrologium   monasterii  Sanctorum  Petri 

et  Andreae  Novalicii.] 


Fonti.    A    L'originale  andò  perduto  dopo  il  1788. 

B  Nel  1782  venne  fondata  a  Torino  la  Società  filopatrìa,  di  cui  fii 
anima  il  conte  Prospero  Balbo;  essa  ebbe  a  scopo  principale  lo  studio  dei 
documenti  della  storia  patria.  Di  questa  Società,  che  fu  senza  dubbio  molto 
benemerita  degli  studi  storici  nel  Piemonte,  discorre  Giuseppe  Campori,  in 
nn  notevole  articolo,  La  Società  filopatria  di  Torino,  inserto  nel  Giom.  stor, 
d.  Ì€iL  itoL  IX,  249  sgg.  (a.  1887).  Presso  la  biblioteca  di  Sua  Maestà  (AftV 
sccUanea  patria,  voi.  CI,  n.  27)  si  conserva  il  Catalogo  dei  libri,  carte,  monete 
e  medaglie  appartenenti  alla  storia  patria  entrate  nella  Società  daUi  ji  maggio  ijS^ 
a  tutto  maggio  17S4,  Tra  i  manoscritti,  ivi  si  nota:  Memori  a  e  histo* 
ricae  ezcerptae  ex  quodam  breviario  antiquo  monasterii  No- 
valiciensis  manuscripto.  Nonostante  il  nome  di  breviario,  non  voglio 
del  tutto  escludere  l' ipotesi  che  con  quella  citazione  si  alluda  al  nostro 
Necrologio.  L'abbate  Cauda  nel  novembre  1778  ricevette  ospitalmente 
alla  Novalesa  Eugenio  De  Levis,  al  quale  mostrò  i  pochi  libri  che  ancora 
rimanevano  nell'abbazia.  Il  De  Levis  (0  vide  allora  anche  il  Necrologio, 
ma  ormai  mutilo  e  disfatto:  «  Reperto  membranaceo  fragmento  Necrologi! 
ff  solutis  foliis,  et  mutilo  pluribus  in  locis,  et  quoad  fieri  potuit  illud  exscripsi- 
ff  mus,  et  in  lucem  dabimus  ». 

Dunque  nel  1778  il  Necrologium  era  conosciuto.  Perciò  nel  1785-84 
la  Società  fìlopatria  potè  benissimo  averne  alcuni  estratti. 

C  Nella  biblioteca  dell'Accademia  delle  scienze  di  Torino  si  trova  un 
fascicolo  manoscritto  di  mano  del  barone  Giuseppe  Vernazza,  nel  quale  leggesi 
una  sua  carta  informativa  sul  Necrologio  Novaliciense.  Questa  infor- 
mazione, datata  da  «  Torino,  24  di  maggio  1788  »  (0,  è  firmata  dal  Vernazza. 
Quantunque  essa  sia  stata  già  pubblicata  (G.  Claretta,  Sui  principali  storici 
piemontesi  in  Memorie  delVAccad.  di  Torino^  II  serie,  XXXI,  323-25),  tuttavia 

(i)  Anecdota  sacra,  Aug.  Taurin.,  fase.  16  della  Miscellanea  patria,  nella 

1789,  p.  XXIX.    Non  è  che  un  rias-  biblioteca  di  Sua  Maestà  in  Torino, 
sunto  di  quello  che  il  De  Levis  narra         (2)   Precede  una   lettera,   Torino, 

in  questo  luogo  (p.  xxix  sgg.)  quanto,  xi  maggio  1788,  con  cui  il  Vernazza 

sotto  il  suo  nome,  ma  d'altra  mano,  preannunzia  all'abbate  la  sua  visita  al 

si  legge  manoscritto  nel  cod.  CXXVIII,  cenobio. 


7 


« L'etl  te  GM  «i«c««  qaaa»  fciM>  -■*"i-.  a  fpt 

•  dc'wot  <x»Berì.  *  aotMKae  «ert»  ■!   iif&    N*       li  iiHl  bnt 
«gnn  cm  ctrao  cU  creéeaae  <te  3  Nccioisfio  fasM  iwihiiTMn  »  ^tA- 

■  vere  da  qnel  lUtiieADO  de  scràse   b   C'-ob.-h  JUb  .\Wdka,  ooMjmju 

*  ^tstnttxutsBC  TM  r^u  ucdWi  «in  CofTC     ^oq  ^ìi  tnturis  £  soci  cnoo- 

■  pafo  cbe,  Mcooio  il  ToutAXco  {AidUiii  iSufr.  t,  65),  dob  > 

■  tbi  conte  S^noxE  (Pusmtcì  iILi^tr:,  V>',  \\6y,  ficee  i    primi  1 

■  itu  deir  altro,  che  fÌ3  tutore  <kll' ippethlìce.    D  cbe  tsttxrà  n 

■  non  per  nuoiera  dì  tÈmuii  coogeoor^ 

■  Connmqoe  ciò  ài,  i  friounenQ  dd  Necrologio  stn   m 
s  biE  per  li  neofita  siDcerìti  delle  ootìnc.  ch'eoo  coottene  >. 

Siccome  ensi  spana  voce  cbe  il  Necrologio  sobas» 
ceno  ■  Genndns  comcs  •.  co»  il  Vemaiaa  aTrenc  cbe  qaetto  do 
fa  presa  rabbrcriaiiofie  di  ■  cooTenui  *  per  quella  dì  ■  come:  ■  e  sì  con- 
fine quindi  un  ■  Gerandus  ccnrems  •  eoo  un  ■  Geraadts  comes  >.  RHeva 
quindi  il  Vemaiza  alcmie  noie  ncricfac.  Ai  io  gennaio  (dovera  dire  ai  19) 
a  Necrologio  ricorda  il  marcfaese  Ottone,  cbe  diede  al  mooanerodi  Brente 
h  terra  di  PoUetuo  ;  e  qui  il  Veraina  lo  ricorda  per  identificarlo  col  padre 
dcUa  contessa  Adebide  Ai  t}  mano  il  Necrologio  commemora  aOtto 
Comes  ■,  cbe,  secoodo  il  Veniaaa,  ■  aoa  k  altri  probabilmente  che  OJdooe  U, 
3  zio  paterno  dì  Adelaide,  aominaio  nel  diploou  dd  1014  al  monstcro  <fi 


1  P««P*- 


>  k.    Pene 


II.    NECROLOGIA.  285 

«  Frattuaiia  ».  Riferisco  queste  identificitiofii,  senza  fahuene  gannite,  ben 
s'intende.  Fa  cenno  quindi  il  Vernazza  dei  membri  di  Cisa  Savoia,  men- 
zionati nel  Necrologio.  Avverte  i  ricordi  che  vi  si  fanno  di  Carlo  Magno 
e  «di  Enrico  III  re  di  Germania  ed  imperatore,. ai  5  di  ottobre»,  e  da  quie- 
st*  ultima  commemorazione  ricava  che  il  Necrologio  «è posteriore  al  1056, 
«  nel  qual  anno  mori  Enrico  ».  Conchiude  quindi  :  «  per  la  forma  dei  carat- 
«teri  può  credersi  cominciato  circa  il  1200». 

A  questa  relazione  stanno  unite  varie  schede,  contenenti  numerosi  ap- 
punti di  argomento  storico.  Un  foglietto  è  tutto  dedicato  ad  estratti  presi 
«dal  Necrologio  della  Novalesa ».  Precedono  in  prima  serie  alcuni  nomi 
di  vescovi  e  abbati  Viene  poi  la  didascalia:  Di  caratteri  meno  an- 
tichi e  diversi  e  in  diverse  colonne,  e  qui  seguono  varie  serie  di 
notarioni.  Fra  le  altre  schede  del  Vernazza,  che  costituiscono  1*  aneddoto  di 
cui  ci  occupiamo,  è  opportuno  ricordare  qui  quella  intitolata  Reliquiari 
nella  chiesa  del  monistero  della  Novalesa,  colla  data  del  «  14  mag- 
«  gio  1788  »  ;  in  questa,  a  proposito  di  «  un  braccio  guemito  d*  argento  con 
«reliquia  di  sant' Eldrado »,  si  riferisce  la  nota  del  Necrologio,  che  riferi- 
remo, seguendo  la  presente  indicazione,  al  30  settembre.  In  altra  scheda, 
contrassegnau  con  egual  data,  si  registrano  molte  commemorazioni,  tolte  dal 
Necrologio.  Qpesu  scheda,  quella  or  ora  ricordata,  e  la  relazione  o  let- 
tera del  24  maggio,  non  riproducono,  a  gran  tratto^  il  Necrologio  nella 
sua  interezza. 

L'esattezza  del  Vernazza  nella  trascrizione  delle  note  cronologiche  non 
è  grande,  e  lo  si  può  vedere  anche  col  confronto  della  copia  D,  tuttoché 
questa  sia  in  generale  più  trascurata,  ma  nella  fissazione  delle  date  al  Ver- 
nazza accadde  più  volte  d*  inciampare  per  disattenzione.  Il  Vernazza  registra 
la  morte  dell'abbate  Gezone  sotto  il  5  marzo,  mentre  nel  Necrologium 
S.  Andreae  la  vediamo  segnata  al  14  marzo.  L'errore  è  del  Vernazza, 
poiché  il  De  Levia  ne  parla  al  13  marzo,  con  minima  differenza  da  quanto 
dà  il  Necrologium  S.  Andreae.  E  lo  sbaglio  dipese  da  questo,  che 
il  Vernazza  confuse  «  3  nonas  martii  »  con  «  3  idus  martii  ».  Cito  questo 
esempio  tra  molti,  e  credo  possa  bastare.  Invece,  quanto  alla  lezióne,  il 
Vernazza  merita  molta  maggior  fiducia,  che  il  De  Levis.  Il  Vernazza,  stretto 
dalla  mancanza  di  tempo,  può  avere  preso  abbagli,  ma  V  intenzione  sua  era 
di  riprodurre  anche  nei  minimi  particolari  l' orig^ale.  Lo  vediamo  tosto, 
sui  principio,  dove  egli  scrive  «.ini.  nonas»,  mentre  al  medesiiiio  luogo  il 
De  Levis  ha:  «  .iv.  nonas  ». 

Da  ciò  che  abbiamo  detto  il  lettore  può  già  avere  inteso  che  il  Ver- 
nazza, non  volendo  trascrivere  il  Necrologio,  ma  soltanto  intendendo  di 
estiarne  quelle  notizie  che  meglio  importassero  alla  storia,  non  riprodusse  le 
tre  colonne  sopra  cui  nell'  originale  le  commemorazioni  sono  distribuite. 

D  Eugenio  De  Levis,  che  indubitatamente  (cf.  sopra,  B)  vide  il  ma- 
noscritto del  Necrologium  all'abbazia  Novalidense  nel  1778,  k>  trascrisse 


buooa  volenti  del  suo  auiote.  Gii  sotto  il  t*  genoaio  està  i 
cotnmemoTXEÌone  impofetu:  n  Obiit  frater  Hago...  prior  Corberìack,  dorè 
il  Vemaiza  lesse:  rObiit  frater  Hugoninas  Chapusi!  prior  Corb«riae*.  E 
K  HugoQÌQUs  Chapiuii  >  d  i  nato  dai  documenti  (e(.  Ri£*rcbt,  p.  16$),  sebbene 
essi  oon  ci  dicano  che  egli  fcuse  priore  di  Cotbièrcs.  La  notazione  che  a] 
;o  setietobrc  parla  dì  un  dono  folio  nel  119;  da  maestro  Giovaniù  di  Laiu- 
tevilUrd,  fu  alterata  profonda  mente  >tal  De  Levia,  presso  il  <]ua]c  essa  si  legge 
cosi:  cilob.  miUesiiaoccDOnagcsitno  lertio  magistro  laès  placio  VìUrio  Sica, 

Se  avessimo  a  nostra  disposizione  l' originale,  probabilmente  alni  entm 
troveremmo  nella  copia  del  De  Levii,  poiché  i  lecito  credere  che  egli,  nd 
caso  preseme,  oon  abbia  impiegato  maggiore  diligeoia  di  qaello  che  abbia 
fatto  nella  trascrizione  del  Necrologio  di  S.  Andrea  di  Torino,  che  si  t 
fino  ad  ora  conservato.  Petalao,  nonosunte  tutte  queste  iroperfedoni,  la  oa- 
ictiiione  del  De  Lem  *  importante;  essa  è  !'  unica  completa,  e  finora  noo 
venne,  eh'  io  sappia,  da  alcuno  adoperata. 

La  &ctu  del  De  Levis  fu  tanu,  che  egli  non  u  accorse,  a  quanto  sembra, 
biella  inverùone  di  due  fogliettL  Egli  d  dì  dapprima  1  giorni  i-iS  di  gennaio, 
poi  i-t;  mino,  poi  15-28  febbraio,  poi  j  aprile  -  1  giugno,  poi  ji  smero- 
bre-[73  ottobre.  È  cliiiro  che  il  secondo  e  il  terzo  frammento  slavano  ri- 
spettivamente scritti   sopta   due    foglietti,  che   uniti   insieme   costituivano  un 


:  il  suo  primo  foglietto  divenne 
contrasta  coli'  aiiesiaiione  del 
giorni,  cioè  quattordici  giorni 
tratta  di  una  regola  assoluta- 


fc^lio  :  questo  fu  ripiegato  malamente,  co 
il  secondo,  e  viceversa.  Questa  ipotesi 
Vemazza.  che  ogni  pagina  contenesse 
ogni  foglieno;  poiché  qui  naturalmente  1 
mente  fìssa. 

Sotto  il  I  j  marzo,  registrando  il  nome  di  n  Garivertus  qui  et  Geio  », 
abbate  della  NovaUsa,  pare  che  il  De  Levis  non  abbia  letto  le  tre  ultime 
parole,  che  egli  riprodusse,  in  roizo  facsimile,  sopra  la  parola  precedente. 
Evidentemente  nell'  originale  erano  state  aggiunte  oell'  interlinea.  Da  tale 
^esimile,  per  quanto  fallo  con  poca  esattezza,  apprendiamo  1'  uso  della  nota 
tironiana  "1  per  ■■  et  a.  Basterebbe  questo  per  indurci  a  pensare  che  l'originale 
sia  stato  compilato  in  un'epoca  larda,  se  non  si  potesse  a  questa  conclu- 
sione opporre  che  la  nota  tironiana  ricorre  in  un'aggiunta.  Sarà  bene  quindi 
raifermare  con  altro  mezzo  le  conseguenze  che  di  qui  si  potrebbero  trarre. 
Osservisi  quindi  che,  tra  le  rote  aggiunte,  qualcuna  non  *  meno  amica  del  se- 
colo XII.  Sotto  il  4  aprile  abbiamo  un'aggiunta  del  1187;  ma  è  vero  peraltro 
che  al  2>  aprile  e  al  2;  maggio  abbiamo  due  aggiunte  troppo  antiche,  per 
fondarvi  sopra  congettiue  sull'età  del  Necrologio,  cioè  del  ii)8(T)  e 


A 


II.    NECROLOGIA.  287 


del  1085.  Anche  in  epoca  tarda  si  può  aggiungere  a  un  testo  una  notizia 
di  epoca  antichi^ima.  Sotto  il  4  marzo  sembra  che  nella  parte  originale  si 
commemorasse  Umberto  III  (morto  nel  11 89),  aggiuntavi  posteriormente  la 
notizia  della  morte  di  Tommaso  I  suo  figlio,  che  cessò  di  vivere  nel  1233. 
Raccogliendo  insieme  tutti  questi  dati,  pare  che  si  confermi  la  congettura 
già  espressa  dal  Vemazza,  il  quale  assegna  alla  composizione  del  Necrolo- 
gium  Tanno  1200  incirca.    Lo  diremo  quindi  della  fine  del  secolo  xu. 

Il  De  Levis  scrive  in  corsivo  molte  commemorazioni,  e  cosi,  come  egli 
stesso  dice  (sotto  il  30  settembre),  intese  di  distinguere  le  commemorazioni 
aggiunte,  da  quelle  dovute  al  primo  amanuense,  o  se  pur  vuoisi,  agli  ama- 
nuensi più  antichL 

La  trascrizione  del  De  Levis  porta  il  titolo:  Necrologium  mona- 
'sterii  Sanctorum   Petri  et  Andreae   Novalicii,  e  non  è  certo  che 
questa  didascalia  provenga  dal  De  Levis.    L'originale  poteva  benissimo  re- 
care un  titolo  di  simil   fatta,  titolo,  che  senza  risalire  ad  età  molto  antica, 
por  poteva  forse  risalire  a  qualche  secolo  prima  del  De  Levis. 

E  Giovandosi  delle  schede  del  Vemazza,  comunicategli  da  Costanzo 
Cazzerà,  pubblicò  nel  1846  Lodovico  Bethmann,  Mon.  Germ.  hist.,  Script,  VII, 
130-31,  un  estratto  del  Necrologio. 

Metodo  di  pubblicazione.  Posi  a  base  dell'edizione  il  testo  D, 
perchè,  a  dir  così,  completo,  tuttoché  non  sia  sempre  sicuro.  Ma  per  quelle 
commemorazioni  che  sono  date  anche  da  C ,  m*  attenni  di  regola  a  quest'  ul- 
tima fonte.  Dove  e*  era  discordia  fra  i  due  testi,  e  non  mi  riusciva  possibile 
preferire  1*  uno  ali*  altro,  informai  il  lettore  della  condizione  delle  cose.  Nelle 
note  illustrative  adotto  la  sigla  AS.  per  indicare:  Archivio  di  Stato  di  To- 
rino, Ahha^^a  deUa  Novalesa,  Intendo  riferirmi  ai  documenti  ivi  consentati, 
di  cui  faccio  uso  per  la  identificazione  di  varie  persone  commemorate  nel 
Necrologio.  Avverto  che  riproduconsi  qui,  in  ogni  pagina, le  indicazioni 
«  nostra  congregationis  »  &c,  quantunque  il  De  Levis  le  dia  soltanto  al  prin- 
cipio del  Necrologio;  ma  1* attestazione  del  Vemazza  (v.  sopra,  p.  284)  ci 
autorizzò  ad  adottare  il  sistema  indicato. 

Nelle  notazioni  a  pie'  di  pagina,  quando  parlo  dei  nomi  che  Vemazza 
dà  coinè  aggiunti  al  testo  primitivo,  alludo  ad  esplicite  dichiarazioni  di  quel- 
l'erudito, che  tenne  conto  di  tutto  ciò,  con  lodevole  diligenza.  Tuttavia  bi- 
sogna confessare  che  né  la  cura  del  Vemazza,  né  la  esattezza  del  De  Levis 
erano  tali  da  togliere  di  mezzo  ogni  incertezza  e  ogni  confusione. 


r 


MONUMENTA    N  O  V  A  LIC  lENS  I  A 


nostrtC*)  congregatioDÌ5.  nostr;  (■)  socii 


ì 


Fracmentuh  I. 

[Dies  I-XXXI  ianuariì.] 


Kal.  iah.    Commemondo  fratrum  omnium  fidclmm  defunciorum. 


Deposiiio  domni  Wilelmi 
abbatisCX'J.  Martinus. 
Aymo. 


.tiii.  NONAS.  Ubertus. 
rengarius.  Minio. 
redcDus.     Andreas. 


.ni.  NONAS.  Obiii  Franco. 
Desiderius.   Barlolomeus. 

.11.  NOHAs.  Gotboidus.  U- 
bertus.  Amedtus.  loco- 
bus  prior  de  Notio(«\ 

NONis.     Bruningus.      Domi- 


Andreas.  Alberti.  Jo- 
hannes. Petrus.  Ma- 
mfriàus. 

Perfino  W.  Causo  prior 
Fructaarie  f'\  Roti- 
ìanàus.      Frodericus. 


Armannus.    Oito. 
Qulpbus, 


Ar- 


Obiil  frater  Ih{ 
Chapusii  prior 
beriei'iW. 


Nicbolaus  milttfl 


?Wp^ar 


Donadeus.  loseph.  An- 

lonius  prior  de  Poca- 
paglia  t'''.  Vmtran- 
dus  dominus  Slephatms 
Nigra  prtposilus  beate 


(i)  e  nostre     D  noiUf  (b)  C  Depojìcio  domnì  Wilelmi  ibbitis 

ibbitii  {e)  C  fra  i  ìumi  mmt  aniicbi,  ma  int^a  inJitart  la  ce 
Inter  Hugonini»  Chipuiii  prior  Cotberìe  D  in  luofa  di  Hugoninui  Chipusii  tiff  flofi 
(d)  È  affilile  ÌHctrla  la  Itllura  di  quiila  parola.  (e)  Cfra  i  nemi  mino  aHiicbi  Giuio  prior  Frac 
■■  carttttrt    rotonda.  (()  C  fra   i   nomi  mtno    tnlicbi   Nicholiui    mild       D   in   corvm» 

(g)  Cfr»  I  nomi  mino  anlUbì  Iicobui  prior  de  Nono     D  in  loriive  licobui         {li)  Cfrt  t  nami  ma 
Anloniui  prior  de  Pocapagli      D,  in  leniva,  ha  lolaminlr  PocipiiKlii  (ì)  C  rtca  mbm  a«t  h 

ualuralmtmU  ìniitart  la  ittonna  in  cai  il  nomi  ora  eoUoeata,     D  irtlaitia  iti  latte  qatii»  «aMUi 


D  Depoiitia  dai 


II.    NECROLOGIA. 


289 


gregationis. 

nostra  societatìs. 

utrìttsque  sexus. 

Jbertus.     Fido. 

Petrus.  lohannes.  Gel- 

d.   Adrianus 

truda.    Marcellus. 

'  monachus  et  py- 

s    huius   mona- 

eposicio  domnì 

Bartolomeus. 

Mallenus  prior. 

i  abbatis  Breme- 

Amulfiis. 

aalbandus.    Te- 

Anselmus  prior.     loan- 
nes  laicus.    Berta  con- 
versa  ^^\ 

cbertus.     Gott- 

Boso. 

lordanus. 

Deposicio  Ebo- 

)pi  e»). 

im.  Beraardus. 

Anricus  conversus  ^^\ 

Aimo  laicus  ^^\ 

otpertus.     Ro- 

Rodulpbus. 

stantinus.  Gos- 

Villelmus. 

lohaanes.     lordanus. 

Georgius.     Ar- 

ohannes,  d.  Mi- 

\ondi  alias  Agri- 

ichus  huius  mo- 

nno  .Moy'xxx^Si). 

ultima  commemorazione j  do  la  legione  di  C,  dove  questa  commemorazione  sta  nella  serie 
D  offre  una  legione  affatto  spropositata.  (b)  Riproduco  la  legione  di  C.  D  Depositio 
tis  Bremetensis.  (e)  Questi  due  ultimi  nomi  si  trovano  tanto  in  C,  quanto  in  D,  D  dà 
ohaaaes    In  D  sono  sottolineati,  e  in  C  trovansi  fra  i  nomi  più  recenti,  (d)  Que- 

ir anione  leggesi  identica  (D  Depositio^  tanto  in  C,  quanto  in  D.  (e)  C  fra  i  nomi 
leva  c6  D,  in  carattere  rotondo:  Earicus  Verna^za  dice  non  ripugnargli  di  in- 
coifces  (f)  Questa  commemoraiione  trovasi  identica  in  C  (fra  i  nomi  meno  antiebi) 
ono  alcune  lineolette  a  indicare  un  nome  non  letto,  (g)  QuesV  ultima  commemorazione 
'.  C  (fra  i  nomi  meno  antichi);  in  D  ci  sono  due  linee  punteggiate^  che  si  estendono  sulle  due 


umenia  Novaliciensia, 


>9 


MOSCMEXTA   KOTALICrtìCSIA 


^^f^t^a^.  I 


VttAt-ptm. 
Mf.     Oióo  Mas  '-A     Emi-  GtraaJms  prùr     Rvmt- 


(>l  CiH  '.,  /ra  i  ■mi  nuiu  ■■(icH,  (,  uttmjl  U  ttmjmtt*,  uni*  »Ìtia;iaiw  A'  (slfiui.  1 
(b)  ^lwi(«  <«w»Hr<rÌM<  Irnui  vi  &<  t«t>',  »U«  i*U  £/>m;a  ci»  D  frilwet*  idi»  h 
nlutttaunU  mttU  ntU  iti  marni  aw  «HiK  [:)  CtB  Mmtiimt  i  tati,  m»  la  D  bffRJG 
(  IrtUuiétI  IWttiKlcaftf;  h  C  fMlU  irmmtmrrm^nt  ri  r^rt<  dutf  <ull«  UtU  tUlU  wlqi 
ai>t(c6«,  ini«  ,1  t»at*—f  »"•  nHn<wr*;iaiu  ^tl*  liUlt  ÌStclè.  {d)  Coti  in  C  <  ù  D,  H 
IràUitit  Btnnctnuii  le)  Q%af  allima  nsla^wiu  Irrrési  irtltmle  ih  D,  fra  i  hiihi  ib'  lari*  ifi 

liOlctlitMi  JiIU  iilamu  Ja  cu  (rnarui  ul  w.  «rifìulf.  (f)  J>(ifa  Ha(*;>a>i<  tr***B  Un 
r»«i  a((i«-«J  *  in  D.     Qui  w.  i  {.  taf  me.  (g)  C  ^a  i  M-i  af^iMli  fata  I*  luU^ 

faa/l  /■  fui  riferita.  In  D  inaila  ttllt  it  {l'ama  iifunlt,  in  farlla/oma.*  •  Tebatj^i  ai«r  i 
cla<  can  iiu  parafa  ih  relani^  a  tfu  n  rarilra,  (  calVawtTttnia  •  nftra  caracUri  siptttt  vtrtt  | 
Aatariail  lerl^la  luml  •.     CoUtcai  jutda  ttmmtwteraiimt  alia  ifcnda  leltntia,  ugutmie  D.        I 


^ 


f-aC  gwaaio] 


II.    NECROLOGIA. 


2^1 


nostra  congregadonìs. 


utriusque  sezus. 


:ui.    Ebrardus.     Nazarìus. 
Aimo. 


ui.  Deposido  domni  Be- 
nedicti  abbads  Bremeten- 
sis(0(«o).  Ribaldus.  Agi- 
nulphus.  Giraldu[s]  (**>. 
Viddo.  Sigefredus.  Io- 
harmes. 

n.    Renzo. 

L  Romaldus.  Ottho.  Io- 
bannes.     Genefredus. 


in.      Villelmus.      Benedi- 
ctus.     Mainardus. 

riL     Helenus.     Benedictus. 
Johannes. 

LI.     Gundericus.  Gualanus. 


Johannes. 

Otto  marchio,  hic  de- 
dit  PoUentiam  (')  (>>. 


Gregorius.    Ermengar- 
da.     Bernardus.     . . 
Johannes 


... 


Bernardus. 


Opizo.    Marcinus.    U- 
bertus.    Lantercius. 

Albertus.     Guisuiphus. 


Sigibodus  miUs  ^^\   Non* 
telmus. 


Andrefridus.  Johannes. 
Vremarii  .  .  •  laici 
omnes. 


Odo  miles, 
Robenga  conversa  (^\ 
Anselmus. 


Vafiredus  presbiter. 


Albericus  conversus,  CU- 
nuns  laiciis^^\ 


(è)  C  sotto  il  20  gennaio:  Orro  marchio.    Hic  dedit  PoUentiam,  eolio  iniieaiioni  eh*  fmosta  nota 

m  «  ottimo  antico  caratton  noto,  fngiato  di  rosso  >.    A  questo  giorno  D    Ottho    hic  dedit  Pollen- 

marchio 

n     Quésta  disposizione  data  alle  parole  significa  che  la  frase  hic  d.  P.  costituiva  un^  aggiunta^  per 

meU  emtica.        (b)  C,  nella  serie  delle  commemorazioni  aggiunte:  Sigibodus  miles      D  in  rotondo 

(ibcrtiis  miles        (e)  C  D  danno  eguale  notazione^  ma  D  omette  Bremetensis,  e  scrive  in  corsivo  la  parola 

Mtif        (d)  D  Giraldu        (e)  C,  fra  i  nomi  aggiunti:  Roberga  conversa     D  in  rotondo  Robenga  con- 

«ft        {t)  Ce  D  danno  questi  due  nomi  sen^a  varianti,  salvocbè  C  li  pone  in  serie  cogli  aggiunti  e  D 

ferivo  in  carattere  rotondo. 


■oiTzmEim  jwxujoriisii 


PKaXm 


-xvn 


'Sk^AWMIa    IBBOlfllUIBa 


.xn.     Ailingtis.     Go>ÌcmÌos.  Alii^mniiiiL     Pctroìt.     Maria.     Aosdaiis. 


.x»,     Alberti».     Otto.     Al- 
benus  ''>. 


G«Iprnu  £«R«rau. 


W  C  DifMirin  dtaBK  loKfh  ■piacap  Tf^Tr  «  lUttìi  NonL      O  £ 
N|(XX  ISiÓd  *MMi>  E«éan*      £  <kia»  ik  al  Inlto  r»  -  Xq  <  i«  wi>ra/>;iiw  d 
r«KÌf  M  abhM»  Kwal.     !■  hxm^  aBwwn^iHt.  cb  frmtnH  riunir*  (*J  .V(ir>I.  5.  Jci'"* 

fOtpoMa  deaaì  loM^b  aUmà,  et  doon  ftecùnud  ^ìko^.  et  EbCj,  /■  tivJsBtfa  ^  C.       (tlC 
/rj  f  Wflf  «((iMdf;  itn^iv  cfBKOpw      D  ■■  «««hì*  HbdìAb  efompas        (4«:«lffr*C' 
te  /J  Itmiam»  Oefoiitìo  dai  Rcmip  ablmii  KmlicniB         \e^Ctau  maikeén  t  tub  fCÌàaa\ 
ilkU»  dfl  14   nuffù  IjSt,  nmfrc  hi  ailrt  icttim  ka  latt  dasBi     D  iaiat     C  imtca  a^m  (*•  f 


'y1 


fMbnìol 


II.    NECROLOGIA. 


293 


cpngregationis. 


utrìttsque  sexus. 


ài.  Stephanus.  Rodul- 
phus.  lohannes.  Ar- 
naldus. 


n.    Amadus  ^^\ 


Albertus  (0. 


Petrus  monachus. 


Guilklmus  episcopus^*^^^ 


monachus. 
Rostanus 

Bernardus  abbasOOin\ 

h.f. 
Lucia  abbaHssa^^\ 

lohannes  de  Parisio  coti' 

versus  ^^^\ 

Petrus  con  versus  <"5>.  E- 
lisabet  de  Bardonesca. 


Gisulfus    prepositus,    h. 

/.  (O  07). 


I.    Petrus.     Amizo.     Ti- 
berìus. 

h.£  .     .         _ 

L    AJdoinus.    Aldo,  canonicatum  ecclesia  signas  mM^ 

llbertus.    Aimericus.     Johannes.    Rodulphus^^ 


•    Martinus.     Villelmus. 


IDI.    Albertus.     Raibaldus.     Stephanus  ^). 

Deposkio  domni  Burgi  habatis  Bremetensis^\ 


Liberius  conversus. 


u.  Aldeprandus.  Johan- 
nes, lohannes  Reynaudi 
canversus. 


Leo.    lohannes 0).    Ro- 
dulphus. 


ObiU  Petrus  de  Falle  de 
Arpignìano  receptor 
nosUr  (*■>. 


(a)  N9H  è  hgn  chiaro  sì  Albertus  cait  mila  prima  colonna,  (b)  C,  fra  i  nomi  aggiunti  :  Beraardos 
Im  D,  in  rotondo,  Bernardus  abbates^  usando  qutsf  ultima  parola  in  plurale  forse  per  comprendere 
Im^os  (c)  Egualmente  i  due  testi,  ma  C  scrive  il  nome  di  Loda  nella  serie  dei  nomi  aggiunti,  D  lo 
fu  in  rotondo,  semia  h.  f.  C  scrive  h.  s.  per  h.  f. ,  poiché  Vernala  spiegava  quella  sigla  per  hic  se- 
fm,  hic  sepnlta  II  De  Levis  scrivendo  h.  f.  non  interpreta  queste  sigle,  che  forse  si  possono  m/#fi- 
hjr  hiiiiu  firatemiutis  (d)  Porse  si  congetturerà  Amaldus  (e)  Così  C  nella  serie  dei  nomi  aggiunti 
fMarwsenie,  D  in  carattere  rotondo  Gwillelmos  episcopus  (f  )  Cosi  C,  dove  peraltro  leggesi  h.  i. 
Mu  £  D,  in  carattere  rotondo,  Guisalphos  prepositus ...  (g)  Cosi  D,  cerio  con  errori  di  traserhf^one  ; 
Il  jlfl»  h.  f.  spiegasi,  certo  erroneamente,  per  hic  fcdt  (h)  La  distiniione  delle  colonne  è  qui  poco 
1^  fiMMf  trasturata  da  D.  Nulla  di  dò  trovasi  in  C.  (i)  D  non  conserva  chiara  la  disHn^ione 
m:§aUwes§,  (k)  Coà  C ,  fra  i  nomi  meno  antichi,  e,  secondo  il  consueto,  sen^a  assegnamento  di 

IMm;.  D  Deposttio  domini  Borgi  abatis  Bremetensis  in  corsivo,  tranne  le  due  prime  parole,  che 
M».  rotondo,  (1)  Forse  i  due  primi  nomi  spettano  in  D  alla  prima  colonna.  (m)  Cosi  C,  fra  i 
t  aggiunti,  D,  in  rotondo:  Obiit  Petros  de  Valle  de  arpmguga^  né  ivi  i  chiaro  se  questo  nome  si 
mese  nella  seconda  o  nella  teri^a  colonna. 


MONUMENTA   NO  VA  LIC  1  E  NS  I A 


1 


EtDSIif  congregationii. 


.VII.      Dodo.      Rajmulphus. 
monachus 
Bertramdus  '■'*\ 


.VI.    Oddo.     Pttrus. 


Richardus.  Petrus. 
Oeposicio  domni  Borio- 
□ìs  abbatis  Bremeten^ 
sis  b.  £  W  t"). 


.ii[i].     Petrus. 


FirmiaQus  sacrista  W. 


Obertus  prior  sancii  An- 
drei Taurinensis<>^i'9>. 


Obiit  Ulricus. 
Amedms  sacrista^"\ 


Lambertus.    Fin 

dulphus. 

KALENDIS  MARTII.    Ar-  Thcophania. 

duinus.  Guido.  Viilcl- 
mus.  Ermulfus.  lohan- 
nes  de  Ulceo  t°>  <">. 

Deposicio  domini  A.  Sa- 
baudit  comitis,  sub  anno 
Domini  millesimo .  ccclxxx. 
tmio  <0  (-i). 

(i)  D  tfiatrva  jui  le  nfit  lireniaiu  ~l ,  4i  tht  appariiei  ebt  U  ìrant  ««■,«  mnlU»,       (b 
u  agfìatili.      D  in  rutonia  ha  It  lima,  ma  une  tgirbia  ih  luaf»  H  noeti        (e)  C»à  C  t  D 


EUzabel    gastalc 
stra  f]    dedk 
suam  pu . . .  el 
annuales . . . 
ti[m]  CO. 


Ermengarda. 


I 


1  e  i  (hiartiKitdt  Batìani ,  « 
JM  b.  f.  D  pei  ba  uno  ifarhit,  c4(  n  pub  in  f uJcjb< 
mti»fai;i#>i(,  con  ijutlta  cfr<  lol/o  il  nudiiiiat  giarna 
liliant  infalli  i  Borioni],  Berlani*         (d)  D  Fìidìiqi 


U  l'ion 


(f)  Coli  C,  bla 


■  alfini:  h.i.,  eb.  man 
U  inlirprtlart  p„  Berionii  ragn^mi 
geà  n,l    ìitcol.    S.    Amir.t,. 
..  jecuQjuJ         (e)  D  nea  iiMmnt  (U< 


II.    NECROLOGIA. 


295 


'  coogregatioms. 


•  .  •• 


nostra  societatis. 


utriusqoe  sezus. 


.    Bernardus.    Se- 
nus. 

Amaibertus.  Gos- 

s.     Gerardus.    Io- 

manachus 
ss.    Rosiagnus. 


s.    Valpertus.    In- 

Idus.        Deposido 

d  Umberti  comitis, 

omni     Thotnae    co* 

eius  fila  excellentis' 
>)  (»$). 

>•     Martinus.     Pe- 
Àraaidus. 

.    Contractus. 

brardus.  Fulbertus. 
;o. 

.  Adam.  Siso  Ast. 
)h  episcopus  (*)  (*^>. 
orìus.  Durandus. 
sW. 


Albertus  miies. 


AnnoDomini  .mccclvii. 
obi[i]t  domna  Alaxia 
abbatissa  Brìoni  (•Xh), 


Viffiredus  de  Camariaco. 


e  SkmìwimUé  D,  dove  piraltro  Itggtsi:  Alaxina  (b)  Egualmentt  leggono  C  t  D,  ma 
ordmno  qnanto  alVtpoea  di  fuestg  noit.  Secondo  C  le  parole  et  domnt  -  excellentistimi  sono 
che  vi  si  fece  posteriormente  ».  D  scrive  in  rotondo  le  due  note,  e  aggiunge  anii:  «  eadem 
magna  pars  huius  necrologii  haec  seripta  sunt9,  (e)  Questa  commemorazione  trovasi  iden* 
n  D,       (d)  Forse  si  può  congetturare  Petrus 


'                          296                MONUMENTA    N  0  V  AL  1  C  lE  N  S  I A 

[»-'. - 

Dostr;  coDgregatioais. 

noitr;  socientis. 

utrìtuqu«  scuu, 

1          .VK,    Angelbertus.      Petrus. 

Obiic  r.  d.  Carolus  de 

L                   Walbertus. 

Provana  administra- 

1 

tor  huius  monasteriì. 

', 

L^ 

qui  dotavit  cappellas 

ad  laudem  et  hono- 

< 

^^^^ 

rem  gloriose  virginis 

^^ 

^^^ 

Marie,  et  dedit  quia- 

quaginta  scutos   prò 

j^^^l 

^^^ 

federa  ptioae     anime 
sue,  i56oW('7), 

^ 

•VI.  iDUs.     lohannes.     Cua- 

■i 

bertus. 

M 

^^^-^y.    Adam.    Bertrannus.    Be- 

^ 

^^^H      rcalredus. 

■ 

.Illi.     Goslinus.       Girbaldus. 

Obertus. 

Maninus.     Nantelmus. 

.111.     Deposicio  douini  Gari- 

Petrus  priordt  Caìoi^^'l 

Girardus,     Azo. 

verti  qui  et  Gezo  vene- 

rabilis   patris    monascerii 

Breraetensis  !^'  '"'.    Um- 

bertus.   Arivertus.   Otto 

Comes.  AmedeusW. 

.n.     Berengarius. 

atla  ntlaxi»! 


lifr. 


rMmialt  t  nati  inliu  dal  D>  Ltvii.fu  u 
Mia  KfU  lìrOBiana  H  pfr  et  Ollri  a  ciò 
D  Otto  Comes  Amedei  Forse  tara  da  Utfir< 
{A)  Ctii  C,  tenia  iadits-ò"'!  dtlta  colonna. 


'Sii  <juasi  idtmiica  {D  capelli!^  imi  dm  Itili  C  *  D,  h  fnuC  alli 
',  quai  itrifla  iam  crani  oililirarunl  >.  (b)  Culi  C,  iava  fir  1 
D.  mir.  D  Uggì  noàimmU  ;  ma  (a/roiiqul  et  Geu,  tr—trOia 
Hlirlinia  sopra  Giriverti,  ri  in  tua  i  amUwtU 


A 


ifM» 


-  i-s  «priltl 


II.    NECROLOGIA. 


497 


fiMCi^  CODgregitionis. 

nostra  societatis. 

litndsque  sexus. 

IBUS.     Vido. 

tJL  KALBNDAS  APRILIS.      Al- 

ricus. 
VL    Richelinus.    Ubertus. 

, 

Vidó. 
Elisabet 

Gunterius.    Petrus. 

Fragmentum  III. 


[Dies  III  aprilis  -  II  iunii] 


i*    Sano.   Tebakitts;   Pori- 
tius. 


lohannes.  Rotbertu^. 
Johannes.  Petrus.  la- 
cobus  <^). 

.MCLXJxriu  obiti  (^^\ 

Kis.     Deposicio  donmi  a- 
h.f. 
MEDEi  [venerabilis]  Bre- 

metensis    abbatis  <«)  (J^). 

Petrus. 


Anno  Domini . wo  c<y  uau 

obiiU      obiit   lacobus 

quondam  abbas  sancii 

lusti  Secusie  ti  pri9f 
Nevaìkiertris,h.fS'^y(^9\ 

Tedza. 
Rufiùus  h.  (.(^. 


nostre 
Arìprandus.    Corradus. 


Viteliìtus  Gau^àodi. 


Stephanus  presbiter. 


(a)  C0H  C,  tranne  Ut  sosHtui^iont  ii  h.  s.  ai  h.  f.  Uh  molto  spropositato,  e  da  esso  forse  si  piA 
Bia  sola  dedurre  che  la  sigla  h.  f.  nelV  originale  stava,  nelV  interlinea,  sopra  al  nome,  (b)  D  non 
hsgna  qni  bene  tra  la  prima  e  la  seconda  colonna,  (e)  CoH  C,  ma  colla  dati^  non.  mar.  (proveniente 
nmfadU  orrore  del  Vemana),  e  eolla  indéta^ione :  t  iì  carattere  pie  reeente ».  D  mc  uulxvii.  obiit. 
JUìkf  U  Recede  in  D  im  vocabolo  (molto  prohahilmente  nostre)  mal  copiato  e  qnhtdi  non  chiaro, 
CmI  Q  trasme  che  omette  la  formula  h.  f.  e  lascia  una  lacuna  eh*  io  tentai  di  riempire  per  congettura, 
etmtarvò  la  formula,  lasciò  la  lacuna  e  scrisse,  in  maiuscolo,  moredi  per  Amedei  Per  evidente  er- 
a  C  registra  questa  amsota^ione  sotto  il  giorno  non.  mar. 

Momstmenia  NavaSciernsia.  l<f 


r 


■0»-Kr*Ti  lOTilIcreyslA 


IMBBB.     GOMRML 


Pdras.     Vai-  loi 


dalfui. 

IDIBVS.     Obi»  Boio. 

P=mB. 

jlvnL      Alfaemii.      Ioaones. 

lamnts. 

Rodulphos<n. 

monadi  US. 

.XVII.    KAL.    MAIt.       RiclulduS, 

AudcDus. 

raoiucbus'»' 

Prmw. 

.XVI.    Ioanne*.     Unfredus.      loannesf^J.     Oddo. 


(■)  InaHa  i  U  D  U  fmrliiiaiu  iti  •ami  atlU  imi  primi  »(*■».  (b)  D  «nMta.-  «n 

•  rtiUrtt.  (e)  Ceti  i  iut  Itili,  C /rt  U  '(e>nl(,  D  «  reitnii.  Pan  tht  ìm  D  Kfw  U 
(d)  D  loci  (<]  O,  ^of r  in  ficcelt  ittraiotchie,  pbi  /nV;  limclliu  QmiI»  Ifiint  i  nUemltmitl 
(f)  È  IneirU  U  itlenna,  lelit  eia  ri  itUa  iuicrivtri  ijiìiiId  memi.         (g)  San  i  iti  tmll*  «cv 

hntia,  alla  ^ualt  lia  da  allribuirii  potila  nomi.         (h)  È  iadiciia  U  collatatfani  £  fmnt*  ■« 


■  7-«S  «ytiU] 


II.    NECROLOGIA 


299 


nostra  coogregatìonis. 

nostra  societatis. 

utritisque  sezus. 

/.    loannes.    Rotlandus. 

plebanus 
Petrus  (J5>. 

Munerìus.    Vilielmus. 

LUI.    Ard .... 

ai.    Aimo.    loannes.    Do- 

beiulC). 

nadeus. 

n.   Rufinus,  loannes.   Ro- 

Ratnbaldus. 

manus.    Vaiterìus.    lo- 

annes   

DeposiHo  domni  lohan- 

rtis  venerabilis  et  pii  pa- 

tris  abbatis  monasterii  Brt- 

metensisO\ 

I.    Lanfrancus.    Rocho . . . 

nostra 
bonifilini 

.   Wizo.   Ingelricus  (0.  Vi- 

Helisabet. 

licl[mus] 

mu    Benedictus.    loannes. 

m.   Desiderìus^'').  loannes. 

Petrus. 

IL   Constantìnus.  Deposicio 

domni  Mainfredi  abbatis 

Fructuariensis  (•>  ^^^\ 

Bosonis   nostra    con- 

gregadonis  <'\ 

(a)  Forsg  k  imm  pwoU  sptintU,  ma  c^  non  vUn$  indicato  da  D,  (b)  Qnosta  eommomoraxiono  è 
U  taUanlo  da  C,  ehi  la  registra  fra  U  aggiunti.  (e)  D  Ingelrìcos  (d)  D  Desiderins  (e)  Coti 
Im  UtH,  taho  ehi  D  Uggt:  depositio  domni  Manfredi  tte.,  in  rotondo,  <0  È  incerta  in  D  la 

fi—  tatto  em  collocare  quatto  nomo. 


JtL    AtlMT.CJL       i    111  1/—»  ''.!•• RùdSUCS    loess  --  ClCMCSS.       PcETS» 


Sì^LCiettas.     jturtBBb 


f>|  ^0*  lr«  a(^  M'curs  h  frwcait.  :W  «■  I^jl         |^   Cm  ■  iua^Bt  C  t  O,  a^m  ^  B^ 


A 


II.    NECROLOGIA. 


301 


HI 


MMr^  coDgKfttionis. 


•  «.._• 


Dostit  tociettm 


otrìusqoe  lexiis. 


ms.  Amizo  iri>^(*)0»). 
SuUlis.  Martinus.  Ri- 
chetus.    Petrus. 

monachus. 
u.    Demarius.    Petrus 


n.    AginulfusabbasC^).  Al- 

conversiis  (?) 
bericos.    Ioannes. 

«  Depositio  illustrissimo- 
rum  virorum  et  venera- 
tnlium  patrum  Asinarii 
etFrodoini  abbatum<«X40, 

Obiit  Gyrardus 

ibb.  «>(«). 

monachus 
Daniel    Aimo. 

OhiU  r.  d.  Sebastianm 

CrotH  monachus  et  vica- 

rius      hmus     monasterii 

I.    Florentius. 


u  mug,    GauAredus, 


Tebaldus.      Siephatms. 
LitOardus  ^\ 


Bonifadus  niiles« 
Petrus. 


Willelmus. 


Gazirtus  .  •  •  viventis 


OdiUonus  monac[h]us  (*>. 


Guibeiina  et 


(•)  GM  mMm  ì  ktU  CD.  (b)  D  Loriurdus  (e)  OH  i  4m$UìH  €•  D,  trmuu  iU  D  Uff 
ip4Ìni  (d)  Sù$tUui$f  fn  ptmHni  tm9  sg9rH9  éi  D,  Ì9V$  umkr^  emèrsi  Uggnéi  Gyiob;  (e)  D 
Uoill»  monaciit  (f )  La,  fammmtrétyani  i$l  OQtU  travui  Umh  im  Q  f im«ì0  m  P.  InDk  m$U9 
9p9siiéi0  U  It^fw»,  é  vi  si  Ugge  Trotti  pir  Ciotti  «k. 


jun.  Jmu  DtmmjtaxxxEr.  IscoIrb. 
y      Di^«ncw  tMao-cUtt  >»  . 
Iris  iamùà  JmeJti  de  5*- 

hauJia  episcopi  MaMria-l 
naisis,  qui  deàit  wjhis 
poion  de  argoOo  '^  t">. 


XIL      AJbeme.      Rannulfos. 
Ioaanes.  Petrus.   Aimo. 

EIdndus.  loanoes.  Bo- 

moozcbas 
nanatus. 


GoidoW. 


VtUelmus  moiuchus. 


(i)  D  AgDdm  (b)  Qutif  Mw  TÌftl4B  Mtht  itfrt  ii  Obut  (e)  CmI  C  O  Uff  4 
Mté*  Thonui  Adua  moni.  >.  Andieu  eu.  (w)  t  itUthmt  fHfla  uimiif  tt»m.  (d)  CM 
•h0  clif  1<  U^ÌM(  a  D  è,  uituia  a  tennuU,  nuli*  ifT*ftnUt:  Qttmimm^iu  mi  C,  mi  D  Sm* 
tattxftiu  cawu  affiamU,  iti  lulUnU  niintimtmti  rinite  Wall*  rw  itta.  (e)  la  D  a  bcoba 
maftrtU  ilUftiUli,  ftitH  iTitriU*  dal  Dt  Livii,  itm^t  ««■!■  !<«■,  &»  Itrmima  (m: 
•ar«  Ite  banlli  (f )  QbiiIé  tré  uUimt  ttaimtmtraiini  li  Ufiim»  Unte  n  C,  fMiit*  im  D,  »  l 

iffiimiÉ.       Ma  D  te  teof*  ii  Wido  teff*  Viddo,  thi  i  ctTtamtnti  n  (rr*r(.       D  itrni  fwite  s 
M  taratUrt  raUnda.         (g)  Nbr  i  Mar»  u  fMftv  iibiiw  ^iHi  alte  ^'lU  *  alla  ttttmta  taUmt 


|-|i  Mggie] 


II.    NECROLOGIA 


30J 


nostra  congregationis. 


•  »^  .• 


nostra  societansy 


utriusque  sexus. 


Albertus.     Acursus  de- 
ricus. 

mi.    Gyrardus.    Romanus. 

« 

Theobertus. 

lU.  Boso.  Ioannes.  Odo 
conversus  0\  Anselmi- 
nus.  Domìnus  Francus 
de  Ap..isW. 

t«     Sigefredus.    Petrus. 


•    Poncius  con  versus  (?)  (^. 


Poncius.    lacobus  de  Sca- 
lis  prior  Caisie  ^^\ 


II.       Bonizo. 
Valterius. 

II.    Vibertus. 


Martinus. 


Ioannes  monac[h]us  sancii 
Michaelis  de  Cima  (*). 

DoNNUs  Gregorius  pa- 
pa W  (45).  Matheus. 
Ioannes. 


Amedeus  de  Riputi. 


Villelmus.     Heicardus, 
Benedictus  laicus. 


Armanus  ('>. 


Geltruda  femina. 

dedit  Cosia[m]  (?) 
Ugo    maritus  ^\   uxor 

eius.    Acelinus.    Ro* 

manus.    Amedeus. 


Petrus  de  Coreto  et  uxor  eius  Beatrix. 

Guraelda  (?). 


Benedictus  et  Anselmus 
abbates.  Georgius 
conversus. 


(t)  D  loes  DM.m.  e  cmutrvafra  U  éggiunh  qugsta  nottt^otu,  tulU  forme  eU  autttsi  nel  ttsté; 
ffPé  moiuciis,  ma  ìascim  crtitn  eU  la  parola  ita  abbreviata,  (b)  D  b a  uno  sgorbio,  ebtparmria 
\  iniarproiaro  p$r  cooTenns  (e)  D  ha  anche  qui  uno  sgorbio,  in  cui  solo  queste  poche  lettere  si 
tisana  leggere  con  certena,  (d)  Questa  nota  trovasi  in  C,  fra  le  aggiunte,  e  in  D,  nel  quale  ulUmo 
aga  si  ha  Dnns  e  pp„  colla  nota  che  la  commemorazione  è  scritta  «  litteris  maiuscolis».        (e)  Forse 

usto  marne  spetta  alla  prima  colonna.        (f)  D  Poncius  e (g)  Non  è  ben  certo  se  le  parole  d, 

.  a  riferiscano  a  questa  nota,        (h)  Cosi  Cfra  le  aggiunte,  dove  peraltro  leggesi  Coigic,  che  corressi 
OMe     D  in  rotondo  :  Itcobtis  de  Cccìlis  prior     Quanto   alla  data,   seguii  invece  D,     C  registra 
fasta  cammemoraxione  sotto  il  giorno  antecedente. 


noitr;  congregatioii 


Kalbndis  iukii.    Gosmarìus. 
Theobaldus. 

.UH.  N0NA3.     Gunfredus. 


^ 


Fragmehtuk  IIII. 

[Dies  XXI  septembris  -  VII  octobris.] 


.XI.  Astulphus.  Wido.  Aga- 
nmujW.  Willelraus.  Be- 
nedicms.  Wido.  Ame- 
deas  Reymondi. 

.X.     Obiit    Willelmus. 


.VI111.W  Ad.im.  Borno.   Ber- 

nardus Amai- 

benus 

•Vili,     Rasperms.     Andreas. 

.VII 

Antoiiius. 


Ioannes  sacerdos. 


Ioannes  sacrìsu 
lacobus  


Obiit    dominus    Anto- 

monactius. 
nius  Sexteri 

Anlehnus  de  Aia^*''\ 

Dominus  Petrus  Maioris 

pidandariuS  monasU- 
rii  NovalUrmsfs  m:  f: 
xml.  (•)  (47). 


Maiitardus  cìeriait 


(i)  D  Agan."         (b|  D  affiunft:  •  HI  Urli  rutrh  ,.  (e)  D  .n.  (d|  D  h»  M*  (fwti 

chi  tellantc  la  lillata  do  ri  può  liigtrt  chiara,  {e)  Qiuila  commimoraiitat  trwiui  JmI*  n 
{  nomi  aigiuHli),  quante  in  D  (in  cortho),  ma  ijatit'  ullìmo  Utie  i  al  talilo  iifravmle.  C  f 
tvidmtt    tvhla,  quislt  CBmmtmcrajfont  itila  Ìl  gitrn»  .vu.  fcl.  icpt. 


rt  -  7  ottobre] 


II.    NECROLOGIA. 


305 


r$  congregationis. 

nostra  sodetatis. 

utrìusque  sexus. 

xius 

•  • 

Petrus  canversus^'^. 

•  • 

Mrdus. 
.  .  Petrus. 

Villelmus. 

ObUt  millesimo  xc.  nona- 

,    OrTORRIS 

gesimo  tercio  magister 
loatmcs  de  Lancio  Vir 
Iorio,  qui  obtulit  argen- 
ium  in  honorem  sancii 
EldradiO^(^^\ 

^Vrf  A  ^OIVlw*          •    •   •    •    • 

oannes   . 

t    Valterius.      Ste- 

Stephanus  thesaurarìus 

[Heinricus  III  rexpX49). 

us. 

conversus. 

Obiit  dominus  Francus 

Filioli  1570. 
Obiit  dominus  P.  P. 

S. 

Antonius    Nigra 
Castro  Monte  (?) 

de 

i  du$  testi  C  t  D,      C  dà  ^sto  nomi  nella  strie  4$gU  aggiunti,  méntrt  D  I0  scrivi  in  re- 

per  evidente  errore  C  colloca  questa  commomora^ione  sotto  il  giorno  .nix.  kl.  sept.      (b)  Questa 

ata  informa  corretta  da  C,e  scorrettamente  da  D,    C  la  dà  in  urna  scheda  separata,    D  scrive 

tmoraiione  in  carattere  rotondo,  ma  evidentemente  essa  non  può  risalire  alla  primitiva  com» 

Necrologio,  e  quindi  per  essa  prescelsi  il  carattere  corsivo,    C  attribuisco  questa  nota  al 

In  D  si  trova  sotto  il  2^  settembre,  ma  ciò  non  impedisce  che  C  possa  aver  ragione.    Infatti 

del  mese  manca  perfino  la  data,  forse  per  qualche  danno  suhito  dalla  pergamèna,  e  la  comme- 

'esente,  che  si  trova  in  calce  al  29  settembre  nella  copia  D,  può  hernssimo  ascriversi  al  giorno 

(e)  Da  C,  siccome  si  è  detto  parlando  di  questa  fonte,  (d)  C  ci  apprende  che  l'ultimo 

el  Necrologio  si  estendeva  fino  al  7  ottobre  incluso.  In  D  invece  tutte  le  ultime  annO' 
'•ano  comprese  sotto  la  data  del  jo  ottobre,  È  ragionevole  sospettare,  che  D  non  abbia  letto  le 
forse  macchiate,  0  comunque  poco  leggibili.  Non  tutte  tuttavia  si  possono  credere  affatto 
uché  C  vi  distingue  le  date  cosi  da  poter  scrivere  nella  relazione  del  giorno  24  maggio  ij88, 
olo gio  contiene  «  t  primi  sette  (giorni)  di  ottobre  »,  e  nella  scheda  del  14  maggio  egual' 
W aggiunta:  «  ma  l'ultimo  è  svanito  ».     Dunque  i  primi  sei  giorni  risultavano  chiari. 


Monumenta  NovaUeiensia, 


20 


306  MONUMENTA    NOVALICIENSIA 


(l)  Forse  il  n  Wilìelmos  Novali  e  iensis  sive  Bremeiisis  abbas»,  checì^ 
ricordala  da  una  caria  del  principio   del  secolo  xii.    Vegga*!  nel  seguen 
catalogo  degli  abbati.     Cf.  anche  le  Kicirchc,  p.   [54. 

(1)  Trovo:  1  Hugo  de  Ributoa  monaco Novaliciense  il  19  dicembre  i;l6l 
(AS.),  e  il  6  febbraio  IJ17  (AS.),  sacrista  il  14  maggio  i}i7  (AS.)  e  priore-^ 
di  Coyse  il  20  luglio  1319  (AS.).  Trovo  poi  «  Hugoninus  Cbapusiii 
del  raonasiero  tra  il  1)99  e  il  1411.     Cf.  pure  Ricerche,  p,  16;. 

(;)  tcStephanus  NJgra  de  Castromoote  ■  fu  priore  di  S.  Maria  di  MoB*fl 
cenisìo,  1549-5};  cf.  Ricerchi,  p.  171. 

(4}  n  Adrianus  Combet,  pidantiarìus  et  vicarius  generalia»  al  tempo  delj 
commendata  rio  Carlo  Provana,  viene  ricordata  in  carta  j  gennaio  iS'7m 
cf.   Ricerchi,  p.  171, 

(0  0  Gcorgius  de  Provana  ex  dominis  de  Leynì  a  fu  coniinendatii 
della  Novalesa  non  dopo  del  1479,  e  mori  il  14  gennaio  ijOi;  cf.  Rictn. 
p.  169. 

(6)  La  morte  dell'  abbate  Gotefredo  È  ricordata  sotto  il  16  di  qnesto  n 
nel  Necrol.  S.  Andreae. 

(7)  Oddone  era  abbate  Novalicii-nse  alla  mela  del  secolo  xi;  cf, 
«rc/v,  p,  151;  il  Necrol.  S.  Andreae  ne  commemora  la  mone  SOUS 
il  10  gennaio. 

(8)  Trovo  0  Girardus  prior  de  RomolonoB  in  carta  del  17  agosto  139 
(Hictrthct  p.  156);  «Romulonums  ò  Rumillv,  nell'Alta  Savoia. 

(q)  Ottone,  Oddone,    marchese,   donatore  di   Pollenzo,   si   ri 
pure  nel  Necrol.  S.  Andreae,  e  di  esso  si  è  parlalo  a  pp.  iJ7-i8  n 
Quanto  a  Pollenzo,  esso  i:  ricordato  come  possesso  del  monastero  già  nel  9 

(io)  Sull'abbate  Benedetto,  cf.  Ricerche,  p,   155- 

(il)  Giuseppe  vescovo  d'Ivrea  fu  abbate  della  Novalesa,  nella  prima 
meti  del  ix  secolo;  cf.  Ricerche,  p.  149.  La  sua  morte  è  ricordata,  a  que- 
sto medesimo  giorno,  anche  nel  Necrol.  S.  Andreae. 

(12)  Non  vedo  quale  abbate  Novallciense  abbia  un  nome  che  cominci  per 
la  lettera  B,  oltre  a  Benedetta  e  a  Belegrìmmo,  la  memoria  dei  quali  viene 
invece  commemorata  al  20  gennaio  e  al  i"  maggio. 

(13)  Trovo  notizia  {Ricerche,  p.  155)  di  un  a  Bemardus  prior  Novalic.  • 
all' a.  1150,  ma  non  pare  che  si  possa  identificare  col  presente. 

(14)  Un  ano  del  27  marzo  ijoj  (AS.)  ha  il  nome  di  «  lohaones  Calici 


(ij)  Io  una  carta  del  16  agosto  i}2}  (AS.)  leggesi  il  nome  di  «Petrus 
■  Vartini  con  versus  o.     L'identificazione  è  improbabile. 

(16)  Quanto  a  Guglielmo  vescovo  di  Toriuo,  veggasi  la  nota  a  questo 
medesimo  giorno,  nel  Necrol.  S.  Andreae. 

(17)  È  conosciuto  {Ricerche,  p.  155)  all'a.  1117  un  n  Gisulfus  prior 
«  Noval.  ». 

(18)  ■  Benrandus  de  Aprili  »,  come  semplice  monaco,  viene  ricordato  in 
un  atto  del  17  aprile  1298  (AS.)  e  in  uno  del  tjoj  (AS.).  Probabilmente 
costui  è  identico  conn  Benrandus  elemosinariusu.del  documento  18  agosto  ijoj 
(AS.)  e  con  «  Bertrandus  prior  Moreie  u  (^  Le  Murai),  che  dal  12  ottobre  1  joj 
{Ricerche,  p.  ijg)  sino  al  4  luglio  1327  (ivi,  p.  165)  ci  viene  indicato  da  nu- 
merose carte.  Che  costui  sia  da  identificare  col  nostro,  non  so.  Dovrò 
creder  di  no,  vedendo  che  il  suo  nome  è  qui    scritto   in   carattere  rotondo. 


^ 


II.    NECROLOGIA.  307 


quasi  fosse  di  prima  mano;  ma  la  trascrizione  del  De  Levis  non  è  di  tanta 
precbione,  che  noi  possiamo  basare  sopra  di  siffatta  particolarità  alcuna  in- 
dazione. 

(19)  Di  questo  Oberto  tace  il  Necrol.  S.  Andreae. 

(20)  Questo  abbate  è  menzionato  anche  nel  Necrol.  S.  Andreae. 

(21)  Forse  costui  è  «Amedeus  de  Spina»,  che  teneva  l'ufficio  di  «  sa- 
«  crista  »  siccome  risulta  da  parecchi  documenti,  dall'  1 1  novembre  1 371  (AS.) 
al  1373  (Ricerche^  p.  163).  In  carta  23  novembre  1546  (AS.)  è  qualificato 
per  chierico. 

(22)  In  carta  4  novembre  1202  (AS.)  trovo  «  lohanes  de  Ulcio»  (cioè 
Oulx),  monaco  della  Novalesa. 

(23)  Il  LiTTA  (Famiglie  cekhri  itàl.y  Savoia,  tav.  vii)  pone  appunto  al 
I*  marzo  1383  la  morte  di  Amedeo  VI. 

(24)  Brione,  nella  prov.  di  Torino,  non  lungi  da  Varisella. 

(25)  Umberto  III,  il  Beato,  morì  il  4  marzo  1189.  Tommaso  I,  suo 
figlio,  morì  il  1°  marzo  1233;  cf.  Savio,  I  primi  conti  di  Savoia^  in  Misceli. 
di  storia  ital.  XXVI,  544. 

(26)  Non  so  se  questo  Giuseppa  vescovo  sia  da  identificarsi  con  quello 
che  tenne  il  vescovado  di  Asti  nella  seconda  metà  del  secolo  ix,  ed  è  ri- 
cordato come  successore  (circa  l'anno  881)  del  vescovo  Ilduino;  occorre  in 
carte  degli  anni  886  e  887  (cf.  quanto  dissi  di  lui,  in  Atti  deW  Istituto  veneto, 
ser.  VII,  voi.  II,  pp.  1505*14;  Gams,  Series  episcop.  p.  812).  Siccome  viene 
ricordato  per  l'ultima  volu  nel  novembre  887,  e  il  suo  successore,  Staurace, 
comparisce  come  vescovo  solo  al  principio  dell'anno  892,  cosi,  se  anche  ri- 
conosciamo il  vescovo  d'Asti,  nel  vescovo  Giuseppe  rammentato  dal  Ne* 
crologio,  non  possiamo  subilire  se  egli  morisse  addi  8  marzo  dell'anno  889, 
o  degli  anni  890,  891. 

(27)  Intorno  a  Carlo  Provana  condomino  di  Leynl,  c£  Ricerche,  p.  171, 
dove  citai  vari  documenti  degli  anni  1527-56,  che  lo  ricordano  nell'ufficio 
di  commendatario  della  Novalesa. 

(28)  Dell'abbate  Guiverto  o  Gezone,  parlai  in  Ricerche,  p*  151*  La  sua 
morte  è  ricordata  al  14  marzo  dal  Necrol.  S.  Andreae. 

(29)  Di  Giacomo  abbate  di  Susa  e  priore  della  Novalesa,  parlai  in  Ri^ 
cerche,  pp.  IJ7  e  181-82. 

(30)  Trovo  un  «e  Amedeus  prior  NovaL»  in  carte  22  novembre  1163  e 
31  maggio  1176  (Ricerche,  p.  156),  e  altro  omonimo  tra  il  1277  e  il  1302 
(ivi,  p.  158). 

(31)  Miolans,  suU'Isère,  nel  comune  di  St.-Pierre  d'Albigny. 

(32)  Giaglione,  a  breve  distanza  da  Susa,  verso  il  Moncenisio. 

(33)  Una  pergamena  5  novembre  1202  (Ricerche^  p.  156)  parla  di  «  Fe- 
ce trus  »,  decano  di  Ayton,  prevosto  di  S.  Maria  di  Moncenisio.  Altri  docu- 
menti ÙLnno  memoria  di  «  Petrus  Fayditi  »  che  tra  il  1469  e  il  1493  (Ri- 
cerche, pp.  168-69)  era  prevosto  di  S.  Maria  di  Moncenisio.  Fra  il  1555  e 
il  1562  (Ricerche,  p.  171)  era  prevosto  della  medesima  chiesa  del  Moncenisio 
«  Petrus  de  Provanis  de  Ciriaco  »  (cioè  Ciriè).  Se  prendiamo  la  parola  «  ple- 
«  banus  »  in  senso  stretto,  non  possiamo  neppur  pensare  al  rettore  della  chiesa 
di  S.  Stefano  della  Novalesa,  giacché  diceasi  «  curatus  praepositus  »  (Ricerche^ 
pp.  167,  176);  ad  ogni  modo,  non  trovo  ricordo  di  alcun  Pietro,  che  fosse 
rivestito  propriamente  dell'officio  di  «  plebanus  ». 


(}4)  n  Dbixa  Ckieu  {Hat.  cbrm.  p.  26;)  wtto  il  ii)8  f* 
ManErctlo  dd  coati  di  S.  Uanino  e  dei  ugaoxi  ii  Rivoli,  cbc  fa 
Frunnarìa  e  morì  a  VdJaooTa  Sobro,  dorè  fa  pure  »epoko. 

(;;)  Vari  moajci  di  nome  Umbeno  rtagooo  rìcorilatj  dai 
ma  tuni  eoa  cognome.    Uno  lolo  ae  t  sema,  ed  i  qaelT  '  Umbenos  ■  S 
coi  parla  Dna  aita  del  17  aorembre  lai)  <AS.). 

(  j6)  ■  Sicpiiaoiu  de  BoKo  ■  o  *  de  Baicho  ■  ricorre  motto  di  lOTente  nò 
docomeoii  Novalicieasi,  fino  dal  11  febbnio  14IJ  (A5.)i  il  4  Mibriio  uit 
era  •  pidanciarius  >.  Tra  It  17  mano  u}o  e  il  iS  Dovcoabic  1444  (Kktnt», 
p.  166;  pergamena  ocU'Arch.  dì  Sialo}  en  ■csmemiai»  e  preroito  dcUi 
chiesa  dì  Moncenisìo;  aita  carta  del  29  aprile   1447  lo  Dcotda  aacora  come 

■  cameruiai  ■,  ma  non  pouiamo  detennioaie  raooo  dì  siu  mone. 

(]7)  Anche  il  Necrot.  S.  Andreae  cotlmtenuM  Bdegrisno  d 
i"  magpo. 

(}S)  Così  pure  il  Necrol.  S.  Aodreae. 
(}9>  Cosi  pure  il  Necrol.  S.  Andreae. 

(40)  Dì  AgÌRulfo  abbate  dì  Pioeroto  parla  pure  ìlNccrol.  S.  Andrene. 
V^ga^  ivi  11  n<Mtra  nou. 

(41)  Veggui  b  oot*  al  Necrol.  S.  Andreae,  a  questo  meàeàmc 
giorno. 

{41)  Qjiesto  Gerardo  non  pu6  identificarli,  per  qoaoto  pare,  eoa  qod 

■  Girardusa  che  nel  1213  {Rictrcht,  p.  tjti)  en  priore  di  Rnmìllr. 

(4})  Sebaitiano  Croti  o  Grotto  ia  vicario  del  mooanero  a)  leon^  dd 
coimneiidatari  Carlo  e  Gaspare  Provaoa,  e  lo  n  rrova  ricordato  io  tale  affido 
nel  rj46  (Rictrtbe,  p.  171),  e  dal  ij6a  al  1570  (iri,  p.  171). 

(4ì)  n  LiTTii  (op.  cit.  Savoia,  lav.  v)  lo  suppone  mono  nel  1J76, 

iti)  Gregorio  VII  mori  il  1;  maggio  [oSj.  Non  è  senza  iraportania 
storie^  il  fatto  che  sia  qui  licordato  il  celebre  potitefice,  che  fu  in  relatioaì 
amichevoli  colla  contessa  Adelaide,  la  quale  si  adoperò  presso  dì  lui,  percbt 
assolvesse  Enrico  IV  dalla  scoro  unica  (1077). 

(46}  Non  so  se  questo  ■  Aotelmus  de  Aia  •  possa  identifìcar^  con  ■  Aa- 

■  tei  mus  ellemosinarìus  >,  che  ci  è  dato  da  una  cana  del  1  agosto  1 379  (AS.). 
«Antelmus»  non  t  nome  diverso  da  ■Lantelmusi,  e  con  questo  nome 
molti  monaci  troviamo  ricordati  dai  documenti,  ma  Dessimo  &a  essi  poeta  il 
predicato  (de  Aia*. 

(47)  «  Petrus  Maioris  pidantiarìus  ■  trovasi  rammemorato  con  questo  tiiolo 
di  s  pidantiarius  »  in  vari  documenti  dal  10  maggio  150;  al  26  luglio  i;07; 
cf.  Ricerche,  p,  170.  Senza  questo  titolo  leggo  il  suo  nome  in  carta  del  gen- 
naio 149}  (AS.). 

(4S)  Il  barone  G.  Vernarla  il  14  maggio  1798  vide  al  monastero,  fri 
le  reliquie,  u  un  braccio  guemìto  d'argento  con  reliquie  di  sant'Eldradoi; 
cf.  Ricircht,  p.   I}}. 

(49)  Enrico  III  mori  a  Botfcld  il  5  onobre  ioj6. 


ti.    NECROLOGIA.  309 


III. 

Necrologium  S.  Andreae  Taurinensis. 


Fonti.  A  Fascicolo  ora  conservato  nella  biblioteca  della  R.  Accademia 
delle  sciente  di  Torino,  che  a  me  cortesemente  mostrò  il  eh.  prof.  Ermanno 
Ferrerò,  quando  era  segretario  della  Classe  di  scienze  morali.  Il  primo  foglietto 
è  caruceo,  e  porta  di  mano  recente  la  didascalia  «  Necrologinm  jk  Segue  un 
quaderno,  di  quattro  fogli  doppi,  ossia  sedici  pagine,  in  pergamena.  La  faccia 
rscto  della  e.  i  è  riempiuta  da  un  frammento  di  Martirologio  che  termina: 
e  [N]ichomedi^  passio  sancti  Pantaleonis  ».  Questo  frammento  è  di  mano 
della  fine  del  secolo  xii.  Sulla  faccia  v§rso  principia  il  Necrologio,  il 
quale  prosegue  su  tutto  il  quaderno,  e  continua  sul  fascicolo  successivo. 
Componesi  quest'ultimo  di  due  fogli  doppi,  al  primo  dei  quali  fu  tagliato  il 
secondo  foglio  :  sicché  in  realtà  esso  consta  solunto  di  sei  fiiccie,  e  non 
di  otto,  come  dovrebbe,  se  nessun  danno  avesse  patito.  Termina  all'estre- 
mità inferiore  della  faccia  veno  dell'ultimo  foglio  col  giorno  e  .xini.  kaL  aug.  », 
cioè  col  19  luglio.    Il  resto  manca. 

Con  questo  frammento  vennero  uniti  due  aneddoti  ad  esso  estranei,  e 
che  altra  ragione  non  avevano  per  accompagnarlo,  se  non  il  formato,  e, 
se  cosi  piace  pensare,  la  provenienza.  Il  primo  di  questi  due  aneddoti  con- 
siste in  quattro  foglietti  (otto  pagine)  cartacei,  che  recano,  in  scrittura  qua- 
dnua  del  secolo  xv,  una  preghiera  a  Maria. 

Il  secondo  aneddoto  si  compone  di  sei  foglietta  (dodici  pagine)  in  per- 
gatnena,  con  estratti  di  argomento  teologico  e  patristico.  Per  la  maggior 
parte  sono  anzi  coperti  da  brani  di  sant'Agostino.  Vi  troviamo  il  suo  sermone 
De  bono  pacienciae:  « Virtus  animi,  quf  pacienda  dicitur,  tam  ma- 
«  gnum  Dei  donum  est,  ut  etiam ...  »,  e  alcuni  estratti  dell'opuscolo  De  do- 
ctrina  Christiana  di  sant'Agostino:  «  Credendum  in  Patrem  et  Filium  et 
«Spiritum  sanctum  et  Trinitas  haec  unum  est...  »;  Sermo  de  cogita- 
tionibus:  «  Primum  quidem  cogitationibus  malis  repugnandum  est . . .  »;  De 
oracione  et  ieiunio:  «  Adversus  demonum  nequitiam . . .  »  ;  De  fide 
sermo:  «Legimus  sancto  Moysen  populo...»;  De  predestinatione  et 
de  eo  quod  dicitur  quod  incassum  aliquis  in  bono  laboret...;  De 
penitentia:«e  Penitentes,  penitentes,  penitentes,  si  tamen  estis  penitentes...». 
Viene  poi,  di  altra  mano  assai  più  tarda,  e  come  pare  del  principio  del  se- 
colo XV  o  della  fine  del  precedente,  il  cominciamento  di  altro  scritto  agosti- 
niano: Incipit  liber  soliloquiorum  sancti  Augustini  episcopi  per 


MONUMENTA    N  O  V  AL  I  CI  ENS  I  A 


o  dyalogi,  ipso  interrogarne  et  ìpsomet  lamquam 
)0ij  respondenie,  prologus:  ■  Voi  vena  michi  multi 
n.    Ma  dopo  poche  lioee  la  pagina  finisce,  e  il  libro  ri- 


Restringiamo  le  nostre  considerazioni  alle  ce.  ib-ijb,  dove  trovasi  Q 
Necrologio.  Ci  in  esso  una  parte  originaria,  o  che  almeno  pud  riguar- 
darsi come  tale,  ed  essa  si  compone:  a)  della  parte  schematica  e  b)  di  pareo 
chic  fra  le  notizie  commemorative.  La  parie  schematica  consiste  nella  data 
del   giorno,  nella   parola  ■  ObÌÌi  u  (abbrevii 

escludere  che  talvolta  questa  parola  sia  onninamente  ommessa),  e  nella  paroU 
'  monachorum  ■  (sostituita  talora  dalla  frase  n  monachorum  nostrf  coogregi- 
B  tionis  ■,  o  semplicemente  »  monachorum  nostr;  »)  al  tìoc  delio  spano  asse- 
gnato »  ciascun  giorno.     È  vero  peraltro  che  per  la  parola  «monachorum» 
(ovvero  la  frase  corrispondente)  non  si  può  assicurare 
sempre,  ma  almeno  nel  maggior  numero  dei  casi,  di  prima 
mamente  difficile  lo  stabilire  quando  sia  e  quando  non  sia  di  prima  mado. 
Ci  sono  dei  casi  nei  quali  sembra   assolutami'nte  che  essa  sia  stata  aggiunti 
da  ma&o  contemporanea  bensì,  ma  diversa  da  quella  ci 
Eione  del  Necrologio.      Quindi  per  questo  riguardo 
procedere  con  molta  esitazione.    Veggasl  poi  la  nota  (,  p. 
apposte  di  prima   man 
piti  importanti.     Esse 


il 

I 


bazia.      Q.uesia  parte   più   ant 
risalire,  in  base  al  carattere  il 


Le  notizie 
!0  anche  le 

più  antica 
etì  dcU'ab-  . 

devesl  fari 


ì  abbastanza  numerose,  e  spesso  sor 
itale  evidentemente  trascrìtte  da  un 
)  preziose  notizie  sulla  più  antica 
e  originale  del  Necrologiurr 
li  £  scritta,  alla  prima  metì  del  secalo  ) 
Ma  anche  qui,  come  per  la  frase  «  monachi  a  ite.,  debbo  dichiarare  che 
Iribuendo  una  parola  alla  prima  mano,  intendo  dare  un  giudizio  molto  rett-^ 
rivo;  più  d'una  volta  questa  prima  mano  sarà  soltanto  un  postillatore  antico.  I 
Due  aggiunte  che  possono  avete  qualche  valore  sotto  il  riguardo  crono'l 
logico,  sono  le  commemorazioni  di  sant'Anselmo  arcivescovo  di  Cantorbeiya 
(li  aprile)  e  di  sant'Ugo  abate  di  Cluny  (29  aprile),  morti  ambedue  nel  It09^fl 
Le  due  notazioni  sono  da  attribuirsi  alla  medesima  mano  (vedi  a  p.  ]ii,fl 
sotto  o),  e  possono  rappresentare  le  prime  aggiunte  fatte  al  testo  prìmitivai.I 
m  è  Etato  propriamcnie  scritto  d 
rappresenti  un  lesto  tale,  che  lo  sì  possa  far  risaliti 


Sicché  se  anche  questo  ni 
meno  pud  sospettarsi  che 
a  quella  età. 

Nei  tempi  successii'i, 
tinub  a  fare  aggiunte  al  ti 
fatte  di  mano  in  mano  eh 
sima  mano  scriveva  parecchie  note  ad 
il  tempo  di  chi 


Ida  meti  del  secolo  nvi(0,  i 
Non  sempre  queste  aggiunte  eraot 
seguivano.    Talora  una  mede* 
tempo,  né  sempre  queste  riguardai 
I  si  riferivano  a  fatti  di  molto  anteriori.'! 


(i)  La  n 


a  più  recente  È  quella  del   IS83,  sotto  l'ii  giugno  (p,  )4l).fl 


II.    NECROLOGIA.  jll 

Si  possono  distinguere  moltissime  mani  di  postiliatorì.  Do  qui  una  ta- 
vola di  saggio,  quantunque  sia  lontanissimo  dal  pretendere  che  essa  sia  riu- 
scita completa.  È  difficile  il  verificare  V  uniformità  dei  caratteri,  l' identità 
delle  mani.  Tralascio  di  tener  nota  delle  serie  di  nomi  scritti  1*  uno  dopo 
r  altro  dalla  medesima  mano  ;  per  questi  mi  rimetto  alle  poche  osservazioni 
£itte  luogo  per  luogo,  avvertendo  peraltro  che  mi  proposi  di  tener  conto 
dell'epoca  di  ciascuna  nota,  piuttosto  che  di  indicare  quando  più  note  risul- 
tavano dello  stesso  scrivano.  Là  e  non  qui  sta  1*  importanza  storica  della 
cronologia  assoluta  e  relativa  delle  annotazioni 

a)  Secolo  xii:  aprile  21  («e  Depos.  v.  Anselmi»),  aprile  29  («  Dep.  d. 
«e  Hugonis  »). 

f)  Secolo  xii  :  marzo  25  («  dom.  Willelm.  a.  »),  marzo  28  (a  pat.  W.  a.  »). 

7)  Secolo  xii  :  febbraio  5  («  Anricus  Petrus  »),  febbraio  8  (<c  Bulgarus  »). 

ò)  Secolo  XIII  :  gennaio  10  («fr.  Hestachius  »),  gennaio  13  («fr.  Petrus 
«  de  R.  »). 

•)  Secolo xiii:  luglio  12  (« Petrus  Arder. »),  luglio  15  («e Pone.»). 

C)  Secolo  xv  :  febbraio  7  (a  Obiit  d.  loh.  Yvemi  »),  febbraio  25  («  Obiit 
«  frat.  lohann.  cler.  »). 

7ì)  Secolo  xv  :  maggio  21  («  O.  Mat.  -  Guido  prior  »),  maggio  22  («  lac. 
«pr. -O.  Obertus»),  maggio  23  («O.  Antonetus»),  maggio  25 
(«  O.  lanotus  »),  maggio  26  («  O.  Isoal.  »),  maggio  27  («  O. 
«  Marc.  »). 

s)  Secolo  xv:  aprile  7  («  Obiit  f.  Lamtermus,  1346  »),  aprile  16  («  Ob. 
«fr.  Laurentius»), 'aprile  19  («  O.  fam.  noster  Petrus»), 

0  Secolo  xv:  gennaio  8  («1207  oct.  set.  obiit  fr.  Gaspardus  »),  gen- 
naio 18  («  ob.  fr.  Frane,  de  Poi.  »),  gennaio  20  («  O.  Rogerius  »), 
gennaio  26  («  O.  comes  Amedeus  »),  febbraio  4  («  O.  fr.  Domi- 
ci nicus»),  aprile  2  («  O.  fr.  Marchus,  1216  »),  luglio  8  («fr.  Ugo 
«de  Rippa»). 

x)  Secolo  xv:  gennaio  5  («  O.  fr.  Andreas,  14x2»),  gennaio  7  («  O. 
a  fr.  Ugolinus  »),  gennaio  11  («  O.  Obertus  s.  »),  gennaio  12  («  O. 
«  Nunbertus  »),  gennaio  14  («  O.  fr.  Petrus  de  C.  »),  marzo  9  («  O. 
«  fr.  Vilielmus,  1408»),  marzo  13  («  O.  fr.  lohannes  Lambert, 
1397»),  aprile  29  («  O.  fr.  lohannes,  1403  »),  maggio  3  («  1362 
«  die  8  apr.  »),  giugno  14  (a  O.  fr.  lacobus  »),  luglio  4  («  O.  fr.  lo- 
ft hannonus  »). 

X)  Secolo  xv  :  aprile  4  («  1492 ...  de  Pecten.  »),  maggio  23  (<c  1498, 
«  capta  fiiit  possessio  »),  giugno  20  («  de  anno  1 104  »). 

p.)  Secolo xvi:  marzo  24  («migravit  r.  Frane.  Soder.,  1553»),  mag- 
gio 16  («r  O.  r.  d.  Charolus  Serra,  1555  »). 

Le  pagine  sono  rigate  (ventisei  o  ventisette  righi)  a  punta  metallica. 
Questi  righi   non   giungono  ai  due  estremi  laterali  della  pagina,  poiché  la 


jMne  scntu  è  ìncsinicìiu  da  duplice  o  tr^ilice  cornice  laterate,  pure  ow- 
Dtna  con  puati  metalli». 

In  questo  Necrologio,  cosi  come  nel  precedente,  ri  prescnu  as» C 
sovenie  U  fonnuk  >  hic  (,  d.  Sono  il  19  gennaio  abbiamo  ■  hk  &S»,àat 
«  hic  Sdii  b,  che  sembra  indicare  non  eisere  perpetuo  l'obbUgo  dd  soCr^» 
annaalb  Al  14  e  al  18  febbraio  abbiamo  ■  bic  fratet  ■,  almeno  p«r  qnH» 
pare,  e  qui  si  avrebbe  quindi  la  siessa  formula  voltau  a  (un'altro  tignificiM. 

B  Sul  cadete  del  secolo  xvtii,  questo  Necrologio  venne  nocnpleit- 
roenie  trascrìtto  da  Eugenio  De  Levia,  che  prepose  al  suo  apografo  qoeM*  di- 
dascalia: Necrologium  prìoratus  S.  Andteae  nunc  B.  M.  V.  dictae 
ConiolatloDis  Taurinensis.  La  copia  in  discorso,  trovasi  nell'ardiivù) 
del  R.  Econotnaio  dì  Torino,  Cronaca  ecclaiiiitica,  busta  II,  cella  cartella  io- 
titolata  Storia  patria  torintse.  La  copia  del  De  Levia  t  importante,  pcfcbt  fa 
condotta  suli'  originale,  quando  esso  trovavasl  in  migliore  stato  che  oggi  iian 
sìa.  Infatti,  fu  in  tempi  relativamente  recenti  smarginalo  sia  in  alto,  ùa  al- 
l'esterno, per  siffatto  modo,  che  non  poche  parole  vennero  rìsecaie.  Tut- 
tavìa neanche  al  tempo  del  De  Levis  i  margini  erano  intatti;  veggasì  sotto 
il  39  gennaio  e  sopratutto  sotto  il  11  aprile.  Al  19  aprite  e  al  i  ;  giugno  put 
che  la  sraarginatura  attuale  noD  ci  fosse  al  tempo  del  De  Levis.  Ma  la  ira- 
tcrìzione,  m  sì  considerata,  non  è  molto  esatta.  Riferìjco  qui,  a  prova  dì 
questa  afiermacione,  quanto  sta  scritto  sotto  il  t  gennaio.  Q^iesta  dianone 
dimostrerà  ciò  che  forma  Ìl  pregio,  e  ciò  che  costituisce  il  diielto  della  !»■ 
e  di  E.  De  Levis. 


Goprandl      Spiniui 


(erri  Dei  Dominid. 


Sotto  ìl  }  gennaio,  l'anno  1411  è  trasformato  in  i)ii.  Sotto  il  19  gen- 
naio, r  originale  reca  :  «  \  mona  |  e'  |  Hsai  |  a,  che  facilmente  s' interpreta  per: 
<r  monacus  et  sacrista  >  e  sono  appellativi  dovuti  al  «  Petrus  ■,  che  immedia- 
tamente precede.  Il  De  Levis,  dopo  aver  mutalo  ■  Petrus  •  in  ■  Petri  •, 
cambiò  la  frase  seguente  in  ■  Monae  .  Isaci  ■,  come  se  si  trattasse  di  tre  ooim 
personali  diversi.  Sotto  il  9  marzo,  la  data  2  maggio  140S  viene  dal  De  Levis 
mutala  in  6  maggio  1408.  Una  data,  142R,  che  u  legge,  ma  con  qualche 
esitanza,  sotto  il  io  mano,  vien^  corrotta  in  :  ih.,  liiv  .  i>  .  m  .  ■.  Socw  3 
4  maggio (p.  })5),  il  manoscritto  registra:  «  Certana  miler  Oberti»,e  De  Le™ 
copiò:  ■  Ccrtana  monao  n[ostre]  C[ocigregatk>nis)  a.  Sema  tenete  qe> 
conto  ilei  copiosissimi  errori  di  trascriiioae,  e  delle  innumerevoli  a 


II.    NECROLOGIA.  313 


trovo  tuttavìa  conveniente  di  soggiungere  le  ultime  notazioni,  quelle  cioè 

del  19  luglio,  quali  ci  sono  riferite  dal  De  Levis  :  «  xnii    0[biit]  Walfredus 

<  Milo . ...  Constantius. 

«  Umbertus  ». 

Questi  pochi  esempi  bastano  a  dimostrare  con  quanta  negligenza  l'apo- 
grafo sia  stato  fatta 

Al  tempo  del  De  Levis  il  codice  finiva  dove  è  troncato  pur  ora«  come  si  può 
raccogliere  dalla  notazione  che  pone  termine  al  suo  autografo:  «  Hic  deficit 
«  codex  qui  videtur  incoatus  saecuio  x  et  sequitur  usque  ad  xvi  saeculum, 
«  diversis  lacunis  refertus,  ob  defectus  caracterum  ».  Anche  il  giudizio  pa- 
leografico racchiuso  in  queste  parole  è  tutt*  altro  che  sicuro,  o  almeno  pru- 
dente. Dopo  le  parole  or  ora  riferite,  il  De  Levis  continua,  volendo  mostrare 
la  sua  diligenza:  «  Nomina,  quae  maiusculis  litteris  conscripta  cemuntur 
e  rescrìpsi  sicut,  et  quae  maioribus  caracteribus  et  quae  vero  rubris  litteris  ». 

C  L.  G.  Provana,  Necrologiutn  prioratus  Sancii  Andrcae  TaurinmsiSy  in 
Mon.  hist,  patr,y  Script.  (Aug.  Taurin.  1848),  III,  193-207.  Nella  prefazione 
r  editore  dice  che  la  stampa  è  condotta  suir  esemplare  «  trascritto  con  ogni 
«  diligenza  dall*  originale  per  cura  del  già  nominato  abbate  De  Levis  »,  e 
rimanda  ali*  archivio  dell*  Economato.  Per  vero,  guardando  la  forma  estema 
della  trascrizione,  essa  sembra  condotta  con  cura,  ma  purtroppo  la  realtà  è 
molto  diversa  dall*  apparenza.  L*  edizione  ha  valore  per  qualche  nota  storica 
dovuta  ali'  erudizione  del  Provana. 

D  Costanzo  Cazzerà  comperò  da  un  bottegaio  di  villaggio  il  mano- 
scritto A,  e  lo  mostrò  a  Lodovico  Bethmann  (Mon,  Germ.  hisUy  Script,  VII, 
131-32,  Hannoverae,  1846),  il  quale  ne  estrasse  le  notizie,  che  gli  parvero 
di  maggior  rilievo  storico.    Accompagnò  il  testo  con  qualche  nota  storica. 

L'edizione  del  Bethmann  porta  in  fronte  Tanno  1846,  mentre  quella 
del  Provana  è  segnata  col  1848.  Ma  in  realtà  questa  è  all'altra  anteriore, 
giacché  il  Bethmann  cita  il  Provana,  e  non  viceversa. 

Metodo  di  pubblicazione.  Pubblico  integralmente  il  manoscritto 
originale,  adoperando  il  carattere  rotondo  per  tutto  quanto  è  di  prima  mano, 
o  almeno  si  può  giudicare  come  appartenente  alia  prima  redazione  dell'  at- 
tuale Necrologio.  Scrìvo  in  corsivo  le  aggiunte  posteriori,  per  ciascuna 
di  esse  indicando  in  nota  il  secolo  al  quale  la  ascrivo.  Nell'edizione  del 
testo  non  mi  propongo  di  distinguer  le  mani,  quesito  difficile  quasi  sempre, 
e  non  di  rado  insolubile.  Quello  che  in  questo  campo  mi  parve  di  poter 
determinare  con  sufficiente  sicurezza,  lo  esposi  a  p.  3 1 1,  ovvero  ne  diedi  notizia 
ai  singoli  luoghi.  Se  nell'  attribuire  una  notazione  ad  un'  epoca,  non  dico 
espressamente  che  il  Bethmann  discorda,  s' intenderà  o  eh'  egli  meco  si  con- 
forma nel  giudizio,  o  che  egli  non  pubblica  la  notazione  stessa;  e  questo  è  il  caso 
più  frequente,  poiché  l'erudito  tedesco  si  limitò  a  trascrìvere  pochissime  note. 

Talvolta  é  scritto  «  monaci  »,  talvolta  «e  monachi»;  nelle  abbreviazioni 
sciolsi  in  «e  -chi  ». 

Monumenta  Novalkentia,  ^ 


Kalendis  ianuarii.     Obiit  Martinus.     Aldinus.     Aimonis. 

Dcposilio  domni  ll'Uielmi  abhatis^'^  f''. 
Jralcr 


nosttr 
Subovus  (•■>. 


layci 
[Gu^prandi  <''.     [SeTv]edei  (0.     Dominici  (' 

SparsittS.     Laica  '*'. 


.1111.  HONAS.     Obiit  Vìnbenus.      Bercngarius.      Milo.      Speradi. 
lohaones. 
Albertus  0\  1 

Andreas  ^''K     Pontiiis^^l  | 

Suphatms  ('').  ] 

Ohiii  ilominus  Benedictus  de  Radicate  prior  Sancii  Solutoris  '•'. 

monachi  (^>. 


,  NONAS.     Obiit  Franco.  1 

Armannus  f'\     Otto  <•'. 

Obiit  frater  Andreas  de  Montecalvo  ('*  monachus  sancii  Andru 
de  Thaurino  .u'uii'xii.,  die  M.  ianuarii '•'^. 

monachi. 


(a)  Stc.  xir. 

Si  ftiitn»  iiifficitnlirntBli  ini 
Guprmdi      Seni  Dei  ;  nut 

Ite.  XIII.      (e)  Sic.  xvn. 


Fini  dit  ut.  XII.  (e)  FailiìU  marginati  risicali  del  tic.  ? 
inhirarc  eoi f  apografo  di  E.  Di  Ltvii,  mi  quali  iJ  lig 
FUI  li  iillaht  Servi   itmhrano  eantilìtii.  (d)  Principio 

(0  Sic.  xr. 


(i)  Forse Gunlielmo abbate  diS.  So- 
lutore, ti^i.  Cf,  Della  Chiesa,  Cro- 
no), historia,  p.  247.  Nelle  pergamene 
di  S.  Solutore,  pervenute  ranno  1810 
alla  biblioteca  Naiionale-Universitaria 
di  Torino  per  dono  di  G.  Vernazia, 
si  trova  assai  di  sovente  ricordato 
questo  abbate  Guglielmo. 


molti,  i 


del   giorno    1 1 


vembre  1119,  perchè  ci  dà  il  titolo  in- 
tero: «  Vuilielmus  Dei  gratia  abbas 
«  roonasterii  sancii  Solutoris  con- 
u  structi  forìs  murum  Taurini  urbis  ». 
L'ultima  pergamena  in  cui  lo  trovo 
ricordato,  porta  la  data  20  settem- 
bre 1132.  La  prima  £  del  4  aprile  ni;. 
(2)  Moncalvo,  nel  terriiorio  di  Ales- 
sandria. 


II.    NECROLOGIA.  315 

hic  f. 
•II.  NONis.     Depositio  domni  Bruningi  prepositi   huius   cenobi!, 

atque  constructoris  ^^\    Benedicti.     Donodei. 

OberHO\ 

Pari  Clevassii('\  hic  fA^\ 

monachorum. 

NoNis.     Obiit  Dominicus.    Martinus. 

hic  f. 
lohannes  ^\ 

Gervasius  ^•).    Lotarius  ^*\ 
IO  monachi. 

•vili.  iDUS.     Obiit  Wido.    Lambertus. 
FirgiliaO\ 

Depositio  domni  Petti  abbatis  Bremetensis  (^>. 
Anselmus  presbyter^\ 
1 5  monachi. 

.VII.  iDUS.     Obit^^^ frater  Ugolinus monachus  sancH  Andru,  die  .xi.  ia- 
nuarius^\ 

.VI.  IDUS.     Obiit  Amalbaldus. 
Mainfredus  ('>. 
20  .M^ii^Fii.  octavo  setembris,  obiit  frater  Gaspardus  Moreli  mona- 

chus s.  Andree  et  prior  electus  («>. 

monachi  ^\ 

.V.  IDUS.     Depositio  domni  Romaldi  abbatis  Bremetensis.     Ro- 
berti.   Ebbonis.    Gosfredi.     Bosonis. 

25  llllassera  (•*). 

monachorum  W. 

(a)  Priiu.  del  sic,  XII ,  (b)  Sic.  Xllcadeni*.  (e)  Fm$  del  tu.  XIL  (d)  Po- 
stili*  marginali  del  set,  XII.  (e)  See.  XII  fi  dui  n&mi  Genr.  Lot.  pr&vingono  dalla 
ttiua  mano).  (f  )  Sa.  XIII.  (g)  In  quisto  i  in  altri  cari  la  parola  Obiit  non  k 
di  prima  mano,        (h)  Sa.  XV. 

(x)  Chivasso,  grossa  terra  nella  provincia  di  Torino. 


/ 


316  MONUMENTA    N  O  V  ALIC  I  EN  SI  A 


r 

^^^^1  .mi.  iDus.     Obtit  AddamM. 

^^^^1  Frater  Hestachtus  sacrista  de  Rometa  C*). 

^^^^1  .u'iiii'Lxxy.  die  .xv.  iatamni  obiit   Barioìinus  Porcheritts,  cam- 

^^^^^^^^^  panarnm  huitis  monasUrit  puhalor  per  annof  .xxsi.  con- 

^^^^^^^^H  oretur  prò  anima  eius  ^'^.                                        J 

^^^^H^^B  monachi  ^*K 

^^^^^^t*  .III.  IDUS.     Obiit  Lizo. 


nostre 
OttoO.     Aitrwi'ì.     Peirtts^'K 
ObiU  Obtrtus  sacrista  sancii  Artdree<'\         motiacbi  nostre^'). 

.11.  IDUS.     Depositio  domnì  Taurini  f'  abbaiis,  et  Coofleatini. 

lohannis  <'*'. 

Ohiii  Naubertus  (?)  Cosii  ''^  monacus  s.  Andree  '''. 

monachoTum  nostre  congregatio- 
nis  a  aliorum  familiarium  no- 
strontm^^K 


to.    Depositio  domnt  Ottonts  abbads  C)^,  et  Gosmarìi. 
Ebrardus(.*\ 

Fr.  Petrus  de  Renhaldo  m[onachtis]  ^\ 
yeram<'i. 

monaehorum  ^'^  20 

fcjc/.c) 
.xvmi.  RALEHDAS  FEBKUAKit.     Obiit.     Lazarus. 

Silvius  ^'\ 

Obiit  frater  Petrus  de  Cervertis  '■*'>  monachus  noster  (''. 


1 

I 

0 

i 


(1)  I<  prima  i  fu  raicbiaU.  (b)  Stc.  XIII.  (e)  Stc.  XF.  (d)  Ste.  XII. 
(e]  Di'  mail;  lUvirst  itUa  prima  nula  del  ite.  XII;  a  qiulla  cbi  sopra  dì  Luuni  icrìi» 
hie  f.  va  atcritto  ancbi  il  Homt  Silviu.         (fj  Fini  dtt  ,tc.  XII. 

(i)  a  Taurìnus  abbas  u  è  registrato  ]>oichè  in  nessuna  di  esse  lo  sì  trova, 

sono  il   tj   gennaio  nel  Necrolo-  (j)  Forse  di  Coyse  {?). 

gium  S.  Solutoris  (.Wdm.  Wj[,  ^a(r.,  (j)  Oddone,  abbate,  qui  ricordato. 

Script,  V,  214),     Bethmann  sospetta  non    può    confondersi    con    Oddone 

che  esso  sia  un  abbate  di  S.  Solutore,  abbate  di  Breme,  meniionato  sotto  il 

tna  questo  non  si  pub  dimostrare  colle  10  gennaio, 

pergamene  citate  nella  nota  i  a  p.  ;  r4,  (4)  Di  Cetvere  (Saluzzo). 


II.    NECROLOGIA.  317 

£if<-i9f«Ba«loj 

•XVIII.     Obiit  Gyselfredus. 

Ubertus  abbas^^\ 

Depositio  domni  Nicholay  abbatis  Bremetensi$^\ 

Gerenti  (>\ 

5  Martinus  quidam  ^^^. 

mon W. 

.XVII.    Depositio  domni   Gotefredi  abbatis  Bremetensis  ('\    Àr- 
dingi.    Bosonis  abbatis. 
Wìlielmi  layc^  W.  tnonachorum  W. 

IO  .XVI.     Obiit  Johannes  (*).  monachus^^^  nostre  congregationis  et 

aia  familiares  nostri  ^\ 

hic  f. 
.XV.     Obiit  Rogerìus.    Gotlannus.    lohannes.    lohannes.    Bonus. 

Henricus  (•). 

Arnaldus  (•>. 

1 5  Obierunt  frater  Franciscus  de  Pelastris  monachi  sancii  Andre 

et  sacrista  ('>.  monachi  <•). 

.xnii.    Depositio  domni  Oddoni  marcfaionis  (*>.    Sigifredi. 

m^ 
lohannes  ^^. 

hic  f. 
Guardus  monlachus]^'^. 

20  lohannis  ^. 

Aimonis  («>. 

Obiit  Petrus  monacus  et  sacrista  ^\ 

Ebran[dus\  W.  tnonachorum  W. 

(a)  S*c,  XIL  (b)  Sic.  XIII.  (e)  Di  prima  mano  (?),  ma  in  rasura,  (d)  Dopo 
una  lacuna  abbastanza  lunga,  (e)  Sec.  XV.  (f  )  Stc.  XIII,  in  rasura.  (g)  Ste.  XU 
inoltrato  (la  stissa  mano  scrissi  lohannis  e  Aimonis^.        (h)  Fiu4  dgl  s*c.  XII. 

(i)  Questo   abbate  registrato  nel  commemorato   sotto  il  14   gennaio. 

Ne  croi.  Novalic.  sotto  il  15  gen-  (2)  Il  marchese  Oddone,  donatore 

naio,  resse  l'abbazia  e  prima  e  dopo  di  Pollenzo,  è  ricordato  sotto  la  stessa 

il  perìodo  1014-26;  cf. /{iV^rc^e,  p.  152.  data  19  gennaio  anche  dal  Necrol. 

Nel  Necrol.  S.  Solutor.   trovasi  Novalic. 


L 


.xin.    Depostdo  domai  Ottonis  abbads  Bremetrans^''.     Ribili^. 

hicf. 

Ammulfi. 

lohamus  <■>. 

Hogeriiis  W. 

Neronis  '•'. 

Obiti  Rogerias  familiaris  nester  t*'. 
YmiìU  cometisse  et  marchùmisse  t*^  W. 

monachorum  [*>. 

.xii.    Obiit  Adratdus.     Wido. 

hhannes  presbyter  monachus  noslre  congregationit  '•'. 

JU.     Obtit. 

nostre 
Gregorius  ('). 
ISNASDVS  f''. 

.X.     Obiit.    Amelmas  cmversus  ^'^.  IJ  | 

Die  .X.  menssis  ianuarii  obiti  frater   Oto  de  Ormca  moiwnu 

hicf. 
.vini.     Obiit.     Mainardus.     Benedictus.     Bernardus. 

Obiit  fraler  lacobinus  de...fraicr  cìatistralis  imius  m<masteriÌ<-'\ 

monachi  nostre'-'l  » 

hicf.W  )ncf. 

■Vili.     Obiit.     Helenus.     0/»i^(i<').     Martinus '■*\     lohannes  (t  Re- 
stantts  de  Cabestano  (b). 

monachi  nostr^'-^'^. 


(e)  Stconda  miti  dti  i 


moii.=he         (d)  Sic.  XII  (U  IMir,  seno  , 
e.  XII        (f)  5*1.  .te.         (g)  Stc.  XIII. 


(i)  «OtiOBoJ   ■  Oddo  »  fu  abbate  furt,  t  in  scionJi-  none,  di   Ekbcrto 

di  Brtme  veriO  il  ro4R-iot  cf.  Riur-  di  Braunsclnvi:ie;  mori  ne]  1078,     Cf. 

(b.p.  1)2  Carvti;.  ■..  ....J.  p.  }8a 

(z)  fl  Ymilla  comitissa  et  marchio-         <  j)  S.  I'...ir.j  J.  Wa^^t^,  actica  . 

•  nissa  ■,  è  probabilmente  la  moglie,  baila  nel  lectiroiio  di  Mondoi^  fa< 

ia  prime  nozze,  di  Ottone  di  SchweiD-  irovasi  pure  Ormei- 


|[3é-«9  funaio]] 


II.    NECROLOGIA. 


319 


.VII.    Walanus.     Obiit  Bardotus  Gasconus  famulus  huius  prioratus 

.M^CCCCLXXI.  (•). 

Obiit  Comes  Amedeus  de  Sabaudia  (*>,  legavit  priori  et  conventui 
bona  prò  una  missa  quotidiana,  requiescat  in  pace  W. 
5  monachi  nostre  ^\ 

•VI.     Depositio  domni  loseph  abbatis,  et  domni  Regnimiri  epì- 
scopi (*>,  et  Eudi. 
Emi////e  layce^^\ 

Petti  0\ 
o  monachorum  ^^. 

•V.     Depositio  domni  Karoli  imperatoris  (J),  et  Amizonis.     Bene- 

dicti.     Petri. 

monachorum  ^\ 

hic  finit 
.1111.     Obiit   Albertus.     Bruningus.     Aribertus.      Remigius, 

5  qui  et  Burgundius^**). 

[Hic]    Remi[gius    con]stru[xit    mjedietatem    ...a   signa... 

. . .  ent  (?)  ...  nem . . .  conduxit  ^^. 

monachi  ^\ 


(a)  Ste.  XV.  (b)  Stc.  XIL  (e)  See.  XII-XIII.  (d)  Qiusf  ultima  commtmo' 
ragione  :  Remigius  &c  è,  per  quanto  pare,  di  prima  mano,  ma  in  carattere  maggiore  e 
in  rosso.  Le  parole  hic  finit  sono  scritte:  hic  fin,  cosi  da  non  lasciar  luogo  a  dubbio, 
n  De  Levis  trascrive  la  commemorazione,  ma  tralascia  la  notazione  marginale,  evi- 
deniemente  tagliata  anche  al  suo  tempo,  e  scrive  :  «  Laudes  huius  Remigii  desunt  in 
e  margine,  quia  recisae  de  medio  ». 


(i)  Non  so  se  qui  si  alluda  ad  Ame- 
deo IX  il  Beato  ;  egli  peraltro  non 
mori  in  un  26  gennaio.  Ma  non  trovo 
tra  gli  antichi  principi  sabaudi  di  nome 
Amedeo,  alcuno  che  sia  morto  in 
quel  giorno. 

(2)  Regimerò  fu  vescovo  di  Torino 
nel  secolo  ix  secondo  le  recenti  ricer- 
che di  F.  Savio,  Gli  antichi  vescovi  di 
Torino,  Torino,  1880,  p.  60.  Del  se- 
colo XI  lo  si  credeva  dairUcHELLi 
{Italia  sacra,   2*   ed.  IV,    1039),  dal 


BiMA,  Serie  cronol.  2'  ed.  Torino,  1842, 
p.  73  &c. 

(3)  Anche  nel  Ne  croi.  Novalic. 
viene  registrata  la  morte  di  Carloma- 
gno.  Questa  notazione  probabilmente 
risale  ai  tempi  stessi  di  Carlomagno, 
e  sarà  stata  indicata  nel  primitivo 
Necrologio  dell'abbazia  della  No- 
valesa.  Qui  abbiamo  un  nuovo  in-* 
dizio  delle  relazioni  dell*  abbazia  coi 
Franchi,  sicché  tale  commemorazione 
si  risolve  in  un  buon  argomento  storico. 


hicf. 


•ML    Obiit  Ercbimbaldus.      Andreas.      Bencdìcms.      lobannes. 

hicf. 

Constantinus. 
Aribtrtus  (•>. 
Adam  presbyter  <». 
Obiit  frater  lohanms  de  Burgaroi'^  monachus  nostre  congrega-  5 

Hotiis  (*'. 

monachi  ('^ 
Obiit.     Vulricus. 
dottar  dui  W.  monachi  (■). 

Kalenois  pebrUarii.     Commcmoratio  fratrutn  et  omntutn   fide-    io 
lium  defunctorum. 
Marlinus  ^^\ 
I       Obiti  frater  Valfridus  de  Carcagnis  .u'cccCxxxxriii'.  (''. 
I       Obiit  Fuscus  conversus  '■'K 

fini.  HOKAS.     Obiit  Constantinus.     Wilielmus.     Karolus.  ij 

lohatines.    Porpovtnca  (•'. 
Altruàa  «•  W. 
Obiit  fraier  Constantinus  monachus  s.  Andre  .m'iju'xxxj.  (''. 

monachi  '•). 

.III.  NONAS.     Obiit.     Stalbertus.     Ubenus.  20 

Ascus  ''''. 

monachi  W. 

hic.  f.  hic  f. 

.11.  NONAS.     Wilpenus.     lohannes.     Aldeprandus. 
Obiit  Giraudus  monacus  et  sacerdos  (='. 

Obut  fratsr  Dominicus  Belloii  m'uii'xl.  sacrista  sancii  Andre  W.   25 

monachi  ('>. 

NoNis.    Obiit.    Ildricus.     Landricus.     Ulpertus.     Petrus  (•'. 

monachi  f*). 


(if  5«.  XII.        (b)  Sic.  XIV.         {e.)  Sit.  XV.        (d)  Sie.  XIII.        (e)  Ste.  XII. 
Prim»  finito  itriia  avta  itritlo:  Aoricni,  tit  poi  canctllb. 


(i)  Forae  Borgaro  Torinese. 


,,     ^_.  ,  II.    NECROLOGIA.  321 

.vin,  iDus,    Obut, 

nostre 
Hector  W. 

nostre 
Oto  (•>. 

priora**). 

5  OWiV  frater  lohanotus  preposUus  Comhétviane  <*)  ('>. 

•VII.  IDUS.     Depositio  domni  Anastasii  (<^),  et  domni  lohannis  ab- 

batum  (').     Mainfredi. 

Obiit  dominus  Johannes  Yverni  de  Francia  servitor  huius  mo- 

nasiera  (•>. 
I  o  monachorum  (•). 

.VI.  IDUS.     Obiit.     Silvester.    Albertus  (^).     Bulgarus^*^. 

monachi  <•). 

.V.  IDUS.    ObiÌL    Eusebius.    Grimaldus^O. 

magister 
Fido  (0. 
I  j  monachi  W. 

.1111.  IDUS.     Depositio  domni  Adraldi  (s^)  abbatis.    Sigifredi.    Ste- 
phani.     lacobi.     Ottonis.    Pontii.     Petri. 
Mascharis  laici^^\  monachorum  ^^\ 

.III.  IDUS.     Obiit.    Feraldus.    Benedictus.    Wido.     Stephanus  0>). 
20  monachi  nostre  ^^^. 

.11.  IDUS.     Obiit.     Depositio  domni   Landulfi  episcopi  0).     Sa- 

lomonis.    Uldradi. 

monachorum  (•>. 

(a)  Séc,  XIL  (b)  See,  XIL  Quanto  pneede  a  prior  fu  raschiato  p$r  collocarvi  la 
notizia  iella  morti  di  Gioannoto  da  Cumiana,  (e)  Stc.  XV.  (d)  In  rasura,  ma, 
coms  pare,  di  prima  mano.  (e)  Sec.  XIV.  (f)  /  due  nomi,  su  rasura;  ma,  come 
pare,  di  prima  mano,  (g)  Su  rasura  il  nome  Adraldi  (h)  Tutti  questi  nomi,  tu 
rasura, 

(1)  Oggi  Cumiana,  circondario  di  Pi-  (3)  Landolfo  vescovo  di  Torino  tra 
neroIo;cf.  DuRANDi,Pic;m./ran5p.p.io6.  il  loio/i  e  il  1039  incirca,  secondo  il 

(2)  Il  Ne  croi.  S.  Solutoris  ri-  Savio,  Antichi  vescovi,  p.  86.  Di  lui 
corda  pure  l'abbate  «  Anastasius  »  e  fa  commemorazione  anche  il  citato 
l'abbate  «  Ioannes  ».  Ne  croi.  S.  Solutoris. 

Monumenta  NovaUcieneia.  21 


e.  ^u 


MONUMENTA    N  O  V  A  L  IC  lEN  S  I  A 


Idibus.     Obiit.    Golfardus.     Doso. 
Dodo  (•). 


Obiit   Nicolaus  de  Die^  famultis   noster  de  burgo  ArgentaU'-^ 

monachi  f-'^  j 


Gore(>l 


.XVI.     Obiit.    Godradus.     Lazarus.     Adingus.     Otto. 
Oberius  Cakaneus^'^. 

bic  frater 
Àmelmiftiis  ('">. 

DepOiiiiò  dorimi  abbatis  Oberti^'^ 
Die  14  ùbiit  frater  Benedictus  conversus  **'.  monachi  <'',  U 

.XV.     Obiit.    Eudi.     Raim baldi.    Alberti,     Aldepnndì.    Teot 
*   garii  (f >. 

monachormn 

-Xtin.     Obiit.      Dep[o]sÌtio  domni  Alberti  abbatis  t'),      Azonis. 
hic  f. 
Arnaldi.     Rodulfi,     lohannis.     Ricardi  <«>.  1 

.t^fxccfLsni.  obiit  quidam  tiobiìis  galicus,  qui  kgavit  florenos  (*■'  .x. 
capelte  et  cottidie  uitam  missam  usqut  ad  unum  annum,  cuiuì 
anima  requieicat  in  pace,    amen  ('^ 

monachoram  <''. 


i 

>.  u 

B».1 


<^ 


(>)  Km  <bl  «i.  XII.        (b)  5«.  XZf.  lu  raiuffl. 
Mb  XIF.     ;j  ni.  hs:  hic  fr     Ni  l'iiiKrfrifa^JoiH  far 
ctnitrvi  qaalcbt  iahbio  luUa  r,  thi  folrihbt  iiiert  i 
gin  finit,  m»   la  litlura  friier  i  aitai  più  protatili. 

di  prima  mono.         (){)  TBile  ^«!/«  paroit  ((ompriia  Obi 
(i)  Di  iiu  mani  ii<)  ut.  Xr,  alia  sirmda  ijiillano  It  i 


(e)  Stc.  SII  caiixU.        (d)  Si- 
ì  pana  tiitr  dubbia,  qiuntitmqmt 
In  qutsiù  Cam  avrtmmo  •  lig- 
ie} Stc.  XF.  (f)  Q<U!lÌ 

{b)  Mi.  ff. 


■iirtM 


rali. 


(1)  Forse:  l'Argentière. 

(3)  Nel  Necrot.  S.  Soluioris 
ricordasi  n  Obenus  abbas  n  sotto  il 
15  febbraio.    Nel  preseme  Nei 


gio  abbiamo  ricordati,  fra  le  aggiunte  giunte,  ma 

di  mano  del  secolo  Xli,  due  abbati  di  identificare 

nome  Oberto,    sotto  il   1;  gennaio  e  luogo 

sotto  il  14  febbraio.    Il  16  marzo  1089  mene 


n  multum  loage  de  por[ia],  que  dtcitui 
n  Seusina  ».  Esso  non  può  ideotifi- 
carsi  né  coll'uno,  né  coll'altro  oiao- 
1  qui  segnati  tra  le  ag- 


so  se  SI  possa  neppure 
R  Albertus  s  in  questo 
Fra  le  perga- 
citaie  ce  d'  è  una  le  cui 


È  ladatadiuna  pergamena  dì  S.  Solu-  note    cronologiche    sembrano   errate 

tore, incui  si  ricorda  <■  Obertus  abbas  (Enrico  III  re  in  Italia,  annoi,  19 img- 

nmonasteriisancti  Soluto tis  construc ti  gio.indiiione  iv),la  quale  pure  porti  il 

H  foris  et  pTOpe  civitaiem  Taurini  non  nome  di  Oberto  abbate  di  S.  Soluioie. 


[iT-si  febbraio] 


II.    NECROLOGIA. 


323 


hic.  f.  W 
.XIII.     Obiit.     Wilielmus.    Bunisiohannes  Pellitionus^^\ 

Obiit  frater  lohannts  de  Cors^^\ 

.M^cccccuii.  obit  Zenobius  Gribaldini  de  Borono  monachus  prio- 

ratas  s.  Andree^^K  monachi  (^\ 

y   .xii.     Obiit.     Depositio   domni   Wilielrai   episcopi  ('>.    Tiberii. 

hic  f. 

Petrì.    Àmizonis. 

hicf. 
Gisulfi,  sacriste  sancH  Andree^^\ 

RODVLPi  (O.     Oberti,  hic  frater  C«). 

hic  £ 
•XI.     Obiit.    Stephanus.    Gisulfus.     Dooiinicus.     Aldoinus. 

)  Aimericus  ^^\ 

Johannes  ^^. 

Lambertus  (>\ 

Wilielmus  01 


5 


monachi  0»). 

.X.     Obiit.     Martinus.    Petrus  (0. 

7J72  et  die  28,  curente  bisesto,  obiit  dominus  Valerinus  Fornati 
monachus  sancti  Andree  0^.  monachi  O^, 

h.f. 
.vmi.     Obiit.    Andreas.    Albertus.    Anselmus  <^\    Oberuis  (^\ 

monachi  nostre  0\ 

(a)  /«  rasura.        (b)  Sic.  XIl.        (e)  Set.  XIV.        (d)  Di  due  mani  del  see.  XVI. 
(e)  Metà  incirca  del  sec.  XII;  la  parola  G.  in  rasura.  (f  )  Prine.  del  s*c.  XIII,  in 

rasura,        (g)  Ssc.  XII,  in  rasura.      Si  osservi  che  le  parole  h.  f.  non  sono  sovrapposte 
al  nome,  sicché  forse  erano  l*  inizio  di  una  frase.  (h)  Sec.  XUI.  (i)  In  rasura 

tutta  la  linea.       (k)  Sec.  XVI.        (1)  Sec.  Hill,  in  rasura. 


(i)  Guglielmo  vescovo  di  Torino, 
al  principio  del  secolo  x;  cf.  Savio, 
Antichi  vescovi^  p.  62,  il  quale  trovò 
quattro  vescovi  di  questo  nome  nel 
solo  Necrol.  S.  Solutoris.  Gu- 
glielmo è  ricordato  anche  nel  Chron. 
Novalic.  lib.  IV,  firagm.  xxiiii,  dove  gli 
è  attribuito  di  aver  trasportato  nel  906 
in  Torino  il  corpo  di  san  Secondo. 
La  notizia  penetrò  nel  testo  del  Chro- 
nicon  forse  direttamente  da  una  po- 


stilla apposta  al  Martyrologium 
A  d  o  n  i  s ,  manoscritto  del  secolo  x-xi, 
già  posseduto  dair  abbazia  della  No- 
valesa;  cf.  le  mie  Ricerche^  p.  33. 
Questa  postilla  proviene  da  una  mano 
la  cui  età  oscilla  tra  la  fine  del  se- 
colo X  e  il  principio  del  seguente. 
Essa  era  già  edita  nel  Pedemontium  sa- 
crum  del  Meyranesio,  2*  ediz.,  curau 
da  A.  Bosio,  in  Mon.  hisUpatr.^  Script.  IV, 
1282. 


Sa^^^MONUMENT^NOVXriSl 

^5?\!II»S1 

e.  t  k      .vui.     Obiit.      Aidcprandus.      Raimbaldus. 

Rannulius.     Ho- 

dulfiis  W. 

hicf. 
EhrardasO\ 

I>I01M*«. 

.VII.     ObiÌL     Depositio  domnì  Ebrulfi  clerici. 

Grimuie.     lohjo- 

qÌs  f*'. 

monachonmt  w. 

.VI.     ObiiL     Otto<=>.    Ranaldus  ahbas.    Petn 

il.    Bartoltmaui'l 

«lOiMcWH 

.V.  KALENDAs.     0biit  ''>.     ObUt  frour  lohannes  clericus  custot  ca- 

ptile beale  Marie  O. 

.IiiL     Obiìt.     Petrus  te).    Deposkio  domm  Btrìotàs  Bremelensis  ah-  g 

boHsm. 

1                              Obiit  fraler  Ludovicus  da  CabaUara'-'>  monachits  nosirì  mtma- 

^^^                        sUrii,  sani  (ì)  an...  CJ 

■ 

n«wti'<». 

^^V       .ni.     Obiit.     ArmldmOl 

I 

.II.   KALENDAS.       Obiit.       Fi 


monachi'^l 


Kalendis  martii.  Commem orati o  fratrum  et  omnium  fìdelium 
dcfunctorum.  Obiit. 
.M'-ccccc-xLK,  prima  marci,  decessit  ab  humanis  donnus  Bertho-  i 
lomeus  BraiidoUus  de  Trana'-*\  moiiachus primo  loco  mona- 
steri sancii  Soltitoris,  et  secundo  professus  est  in  monasterìo 
sanai  Andra  Taurinensi  et  praposilus  uclesie  beate  Marie 
loci  Trane'-iK 


mura  la  data,  la  ptrela  OUil 
te.  XIII.  (e)  ;.  ruiri  ti 
t  dilla  data,  la  partia  ObiiI  ( 
'natura  trenti  la  parala  uu. 


(.)  /n  rasura  lulla  U  linro.  (b)  Su.  Xìl.  (d)  In 
i  il  numi.  (d)  ;  Irr  »emi  iene  dilla  ,l,„a  mano  d,l 
data  t  la  parola  Obiil  (f)  Sic.  XV.  (g)  In  rasura  far 
il  nomi.  (h)  Su.  XIII.  (i)  Su.  XV.      La  .mari 

<i)  Sic.  XVI. 


(i)  Forse    Cavaglià   (Biella),  forse  [2)    Trana,    viilaggìo    sitmic 

Cavalletleone    (Saluxzo),     L'idenlifì-     mandamento  di    Avigliuit,  e  q 
cazione  è  affatto  incena.  ira  Susa  e  Torino, 


II.    NECROLOGIA.  325 

.VI.  KONAS.    Obiit.     Bemardus.    Àrduinus.    Petrus. 

monachi  ^•>. 

hic£ 
.V.  NONAS.    Obiit.    Gauslinus.    Gariardus.    Farulfiis.    Bonifilius.       e.  4  a 

Àmalbertus. 

5  Merlo  ^•>.  monachi  (•>. 

hic  f. 
•mi.  NONAS.     Obiit.    Walpertus.    Ingelbaldus. 

Gauso  (•). 

Albericus  <•).  monachi  C*\ 

•III.  NONAS.     Obiit  Martinus. 
o  Dominus  Guido  de  Vikta,  dominus  lacobus  de  Mussis  monachi 

monasterii  sancii  Andree  (**>. 


.IL  NONAS.    Obiit.    Petcus.    Bemardus. 


monachi  ^^\ 


monachi  W. 


j  NoNis.    Obiit.    Ebrardius. 

Fienne 
fVilielmus  <*> .  monachi  <•>. 

hicf. 
.vili.  IDUS.    Obiit.    Gregorius.    Garibaidus.    Petrus.    Wide. 

Petrus  W. 

monachi  (•). 

hicf. 
Q  .VII.  IDUS.    Obiit.    Adam.    Seso.    Ajrraldus.    Albertus. 

miles 
Galicianus  (**). 

Obiit  frater  Vilielmus,  .m^iiii^fiii.  die  secunda  mai  ('>. 

monachi  <•>. 
.VI.  IDUS.     Obiit.     lohannes.    Petms. 
5  Frater  Anthonius  alamanus  monachus  monasterii  (?)  (0  sancti  An- 

dree de  .M^iiifxxFiii.  (•). 

monachi  (•>. 

(a)  Sic.  XII,  (b)  Di  due  mani  del  sec.  XV;  la  prima  scrisse  fino  a  monachi  m- 
elusivawente.  (e)  Sec,  XIII,  La  parola  Vienne  sembra  indicare  la  patria  di  Wi- 
lielmus  (d)  Sec.  XIII.  (e)  Sec.  XV.  (f)  De  Levis  lesse  monasterii  e  sembra 
la  leiiùme  migliore. 


MONUMENTA   NOV  ALICI  ENSI A 


Feliàtast'K 
monachi  W. 


.V.  mus.    ObiÌL    Berenfredus.    Benraanus. 

hicf. 
.OTi,  IDUS.     Obiit.     Mardnus.    Vitalis.     Girbaldus. 
Erimbertus  (•'. 

monachi  ^'K  J 

.nL  IDUS.     Obiit.    Arivertus.     Gauslinus.     Andreas.     Albertus. 
Obierutil  fratres  lohanties  Lambert,  froter  Nicolaus  de  Nigris, 
.u'nfLxxxxi'ti.  e*) 

monachi  '*'. 

.H.  IDUS.     Deposido  domni  Gezonis  abbatis  Brcmctensbf''.     Be-  iQ. 


hicf. 
:fmi<*K 


rengarìi.     IVHitl 
ISuiardi  (»>, 
Oilonis  c[onv(rsÌ\  t"*.  '  monachi  (•'. 

lotBUS.     Obiit.     Sigmarus. 
h.f. 
Albertus  <*'>. 

.u'cccCLxrii.,  die  .xr.  marcii,  obiit  nobiOs  Oliverius  Cornexii. 
civis  Taurini,  in  capella  sancti  Martim  sepuUus.  in  pace 
anima  requies[cat]  '■''>. 

monachi  ('\ 

.XVII.  KALENDAS.     ObUl  Gfegorius  W. 

Obierunt  Gregorius  et  Sebas[tianus]  conversi  sancii  Andre  <">. 

.XVI.  KALENDAS.     ObiÌt  Donadcus. 

miielmus  W. 
Petrus  laicus  f'>. 

Gunterius  laicus  <'>.  ; 

monachi  nostre  i"^^. 


(i)  Sic.  XII.        (b)  Ste.  XV.        (e)  Stt.  XV.     Dt  LtvU:  reqniciot      (d)  Print. 
iti  Ite.  XIII.         (e)  Stc.  XV.     Dt  Livis:  Sebuliiniu         {!}  Fint  dtt  stt.  XII. 


^ 


(r)  Gezone  abbate  della  Novaleia  0     nel  Necrol.  S.  Solutoris,  a  < 
di  Brerae,  viene  commemoralo  anche     sto  giorno.    Cf.  Ricircht,  p.  iji. 


^i8-a)  nano] 


II.    NECROLOGIA. 


327 


•XV.     Obiit.    Isimbertus. 
Walo. 
lohatmes  (•). 
Pre 0\ 

5   .xiiii.    Obiit.    Rodulfiis. 
Petrus  (•>. 
Ambrosius  W. 
Efnengard[à]  W. 
Her...O>\ 

hic  f. 
o  .XIII.     Obiit.    Radaldus.     Bemardus. 


hic  f. 
Bonifilius.    Adam.    Einrìcus.    Petrus. 


numachi  nostrf(^\ 


monachi  nostrf  (•^ 


monachi  nostrf  (•>. 


hicf. 
.XII.     Obiit.    Aroinus.    Asmundus('>.    Romaldus. 

Joseph  (•>. 

Wilielmus  W. 

Aldeprandus  conversus  ^*^. 

Obiit  Johannes  Cagla^^\  donator  monasterio  ^^\ 


monaci  ^^\ 


.XI.     Depositio  domni  Gislaldi  abbatis  Novaliciensis  ('>.    Andrej. 

Dominici.    Milonis.    Walperd. 
o  monacorum  (^>. 

.X.     Obiit.     Dominicus.     Paulus. 
Sigifredus  (•>. 
Henricus  (•). 
Otto  <•).  monaci  (0. 

(a)  Sec.  XII.  (b)  Sec.  XII;  il  resto  della  parola  manca,  per  il  taglio  del  mar' 
gine,  (e)  Riduzione  di  prima  mano  da  Asmumundus  (d)  La  e  risulta  da  eorreijone, 
(e)  Sec,  XIV,  (f  )  Sec,  XII;  é^  altra  mano  che  le  indica^iom  simili  dei  giorni  prC' 
cedenti.  Questa  nuova  mano,  a  quanto  pare,  continua  sino  al  2  maggio  compreso. 
Ritorna  lo  stesso  carattere  ai  giorni  j,  io  e  seguenti  di  maggio.  Anche  nei  mesi  se* 
guenti  ricomparisce  di  quando  in  quando  la  stessa  frase,  scritta  da  mani  diverse,  che  tal- 
volta  sembrano  identificarsi  coli' amanuense  della  parte  schematica  del  Necrologio, 

(i)  Gislaldo   abbate  della  Novalesa   visse   nel  secolo   vili;   cf.    Ricerche, 
p.  147- 


e.   5  B 


(.)  Ste.  Xn.  (b)  Stc.  XVI.  (e)  Sii.  XV.  (d)  Qianti  „a  itrills  di pri. 
mano  fu  raicibinlo.  (e)  Stc.  XII.  La  ferola  Fiicini  ii  treva  lepra  U  parali  Wntllnml 
ibbu:  iJ  i  probabili  chi  tsm  vada  unita  al  nomi,  Priao  Di  Livi!  Itgpami. 
Dnns  Willelmus  FiscaniiUDsii  abbis  BttbmanH  listi  dornuui  WilUlroiu  ibbu  Fi- 
saini,  «f  il  imitai  il  tuo  iiimpia,  iKija  farmi  proprio  garanti  dtll' italti^^a  itlU 
llVont.  (0  Fini  ili  ,IC.  XII.  (g)  Fin,  dil  ,ii.  XII.  La  fra,,  i  moMianU  pir  U 
hialura  dil  margini.         (h)  È  dil  sic.  XIII  fi)  l'aggiunta:  ~\  K 


(i)  FÈcamp  in  Normandia.  Gu- 
glielmo abbate  qui  ricordato,  è  proba- 
bilmente da  identificarsi  con  quello 
di  cui  sotto  il  18  marzo  ricordasi  il 
padre,  pure  di  nome  Guglielmo.  In- 
fatti, tanto  la  presente  commemora- 
zione, quanto  le  parole  <•  pater  Wi- 
■  lielmi  abbatisnnel  secondo  caso, pro- 
vengono dalla  medesima  mano.  Se 
veramente  nella  lezione  di  questo 
luogo  ha  ragione  il  Bethmann,  qui  si 
può  pensare  al  celebre  san  Guglielmo 
abbate  di  Fécamp,  uno  dL-i  p'ù  illustri 
campioni  dei  Cluniacensi.  Due  obbic- 
zioni    si    potrebbero    fare    tuttavia   a 


questa  in  te  rp  reta;:  ione;  l'una  che  b 
sua  commemorazione  scade  al  i  gen- 
naio (Actii  SS.,  lan.  I,  $&  sgg.),  t 
l'altra  che  (secondo  Rodolfo  Glabro, 
suo  biografo)  egli  era  figlio  di  Ro- 
beno  (ibid.  p.  58,  col.  b),  mentre  qui 
gli  È  dato  per  padre  (18  marzo)  uà 
altro  Guglielmo.  Vero  t  che  ud* 
ipotesi  sì  potrebbe  pur  fare  rispctio 
a  questa  seconda  obbiezione.  Le  pa- 
role a  pater  Wilielmi  abbatis  ■  potreb- 
bero essere  state  ptr  errore  igginnte 
s  n  W'il'L'lii'i  ..  ■:l^•■■,■l.■  ìIk  al  preti- 
dente  nome  »  Roberti  •, 
di  Kicamp  o  di  Dijon  mori  nd  II 


r«-«..,.»n.i  "•    NECROLOGIA  329 

.VI.  KALENDAS.     Obiit  Hebrardus. 

monaci  (•>. 

.V.    Deposìtio  domni  Heirradi  Novaliciensis  abbatis  ('>.    Roberti. 

Wmelmi,  paUr  Wilielmi  abbaHs(^^('\ 

5  Petrus  Asinarius  laicus  ^\ 

manachorum^^^. 

.mi.  KALENDAS  APRiLis.    Obiit.    Garlulfus.    Gisulfus. 

monachi  W. 

•III.     Obiit.    Giraldus.    lohannes.    Amelius.    Stephanus. 

IO  «u.  Obiit.    Aimo.    Aidulfus.  e  6  a 

Kalendis  aprilis.    Commemoratio  fratrum  et  omnium  defun- 
ctorum.        Obiit.    David.    Albertus.    Girbertus. 
Obiit  donnus  lacobus  abbas  Secusie  et  prior  Novaliciensis  <*>  ^^\ 
prior  s.  Pancratii. 

Aycar  ^\  monaci  (•>. 

Iiic  f. 
•ini.  NOKAS.     Obiit     Aimericus.     Tebaldus.     Rozo.    lohannes. 

Obiit  frater   Marchus   subprior  noster  sancti  Andree,  mille- 
simo .ifxnS'^). 
20  monaci  W. 

.ni.  NONAS.    Obiit.    Erchimbaldus.    Sarlo. 

.M^ccccLxxFiif.,  die   secunda  aprilis,  obiit  n.   Bartolomeus  de 

Comexio  de  Thaurino  ^^\ 

monachi  (•>. 


(a)  Sic.  XII.        (b)  Sic.  Xni        (e)  Sic.  XIII.    V  ultima  parola  è  abbreviata  in 
Nooal.         (d)  Sic.  XII.    La  parola  Pancratii  è  abbreviata  in  pancr  (e)  Sic.  XV; 

sarà  una  trascrizione  di  antica  nota,        (f)  Sic.  XV, 


(i)  Aldrado,  che  fu   abbate  della  anche  Ricerche,  p.   154;  ma   veggas! 

Novalesa  nella  seconda  metà  del  se-  a  p.  328  sotto  il  25  marzo, 
colo  XI  ;  cf.  Ricerche,  p.  153.  (3)  Di  Giacomo  abbate  di  Susa  e 

(2)  Guglielmo  abbate  Novaliciense  priore  della  Novalesa  si  parlò  in  Ri 

visse  al  princiino  del  secolo  xii;  cf.  cerche,  pp.  157  e  181-82. 

MonusnetUa  NovaUciensia.  21 


350 


MONUMENTA    N  O  V  ALICIEN  S  I A         ,     _^, 


.n.  KOKAS.     Obiit.    lohiDDes.     Rotbenus.    Petrus. 
14^2  itljllì  de  PecUnatis  ricesiH''\ 

nostre 
Gmgo  ^\ 
Obiit  Oberlus  tnonacus  mster  (*'. 

Bon[us}]W 

Gis...  W.  wwWÉbiW, 

hic  f. 

Novis  APRiLis.     Obiit.     lohannes.     Cunibenus.    Aiulreas.   Ali- 
prandus. 

^P^ilielmus  ™.     Guitradus  f-^  uwiwttóW, 

Depoiitio  domni  Amedei  Bremetensis  abbalis  '''. 

moHoeHVt. 

.vm.  iDUs.     Obiit.    Aginulius.     Constandnus. 

Dtposicio  donni  Sìmeonis  de  Marcadillo  t*'  prioris  huìus  prio- 

raUiS  (^l 
Obiil  frater  Anthoniui  de  Cherio  <'>,  monachus  noster  u  Andra 

eratO'l 

monachi^'l 

su.  IDUS.     Obiit.    Petrus^''\     Andreas  monacus  noster^'K       et  Aita 
conversus  '""J.  j 

Obiit  fr.  Lamtermiis  de  Scalis  monachus  s.  Andree,  .ifccCxiFiA^\ 

hicf. 
.VI.  iDLS.     Obiit.     Andreas.    Albertus.     Amalricus. 
lorius  de  la  Porta  hurgensis  Clavaxii  W  ''\ 

.V.  IDUS.     Obiit.     Aui 
Galterius  C"'. 


lus,     Gauginus.     Pontius.     Dodo, 


{i)Sic.XV.     Signo  ccn  ////  u„a  paroU  raicbiala        (h)  Sit.  XII.        (e)  S.C. -tlD. 
La  parola  noster  fu  aggiunta  d'altra  mani,  cmUmforatua.  (d)  Fint  iti  ite.  -WI. 

[r]  Qu.,ta  faroU  /or»  fu  fcta  qui  fér  trrcrr.  chi  -o-  «  «'.ra  iiiogno.  (f|  St- 
ole XIII.  Anibt  il  Bilhmann  allribuiice.  lullochi  con inttrlti^a, a  quiila  iliiit  tf*u 
quitta  tummemcra^iiiii.  (g)  Li  patoli  de  M>TM<![Uo  furano  aggiunte  da  wu*  dil 
uc.Xy.  WStt.Xf.  ii)  Sic.  XIII.  iV)  Stc.  XII  (ì).  Quitta. 
fu  tralauiata  dai  Di  Livii.        (I)  Su.  XP. 

([)  f  Cherìumn,  cìoÈChieri,  grossa         (i)  n  Clavaxium  n.  dot  ChWMOi 
terra  nella  provincia  di  Torino.  nella  provincia  di  Tonno. 


__,.,  II.    NECROLOGIA.  33^ 

n.  IDUS.    Obiiu    lohannes.    Amaldus.  e  6  b 

Gilabertus<^\ 

nostre  congregationis^^\ 

I.  IDUS.    Obiit    lohannes.     Liuprandus.    Warìnus.    Boso. 

hicf. 
Aimo.    Mcdnerìus  W. 

MoU  0>). 

Obit frcUer  Thadeus  monachus  sancii  Andree  .  ..s (^\ 

monachi  ^^\ 

.  IDUS.     Obiit    lohannes.    Albertus. 

hicf. 
Benxp  puer  W. 

Petrus  (•). 

Giraudus  prior  de  Rometa  ^^^  ^^\ 

Gandulfus  ^\ 

Ca^iul  W. 

...sis  (*). 

^Bus.     Obiit    Liutprandus. 
Amaldus  ^^\ 
Oldricus  W. 
PUctruda  ^\ 
GislaOX 

viiL  KALENDAS.     Obiit.     Ramo.     Anno.     Aymo.    Walcilfus. 

Atto. 

Waltarius  laicus^^\ 

Micholaus  veers  (•). 

monachi  ^\ 

VII.  KALENDAS.     Obilt.    lohannes.     lohannes. 

Obertus.    Elena.    Alasia.    OttaO\ 

Vilielmus  laicus  W. 

monachi  (**). 

(a)  See,  Xi27.        (b)  See,  XII        (e)  Sic.  XV.    V  ultima  parola  fu  tralasciata  anche 
E.  De  Le  vis.        (d)  Sec.  XII-XIII.        (e)  Sec.  XIII.    Errori  per  NichoUus  con- 
rsus^  come  già  congetturò  il   De  Levis. 

(i)  Romena,  frazione  del  comune  di  S.  Germano  Vercellese  (provincia  di 
)yafa). 


332 


MONUMENTA    N  O  VAL  IC  lENS  I A 


.XVI.  Obiit.    lohannes.    Uairedus. 
Gribaldtu  laictts^^K 
...it  ...ibi  ...emus  Uge^\ 

Obiirunl  fratres  Laurentius  et  Alfatius  nostre  ctmgregaHem^. 

monaihi^*^.  j5 

.XV.  KAifSDAS.     Obiit.     Wajo.     lohanaes.    Otto.     Roflaodia. 

moKOibi  '■'. 

.xiiiT.     Obiit.  I 

Lionardus  famulus  tioster  t''. 

lohannts  conversus  ("^  II 

Berta  <^*>.  bwiwu/m'W. 

.xm.     Obiit.     Aldevertus.     Aginulfus.    Aimo.     lohannes. 
ArJuimis  laicus^'K 
Obiit  famulus  noster  Petrus  de  Car/twuSjW.  nwiidcU'*'. 

.xit.     Obiit.     Ragan&edus.     Adatguudus.     Andreas.     Robeftu).  I, 

hic  f.  ' 

Heìnricus,     Albertus.     lohannes.  4{ 

hicf. 
lohannes  <*'. 
Avel . . .  CO. 

Depositio  domini  lohannis  de  Sartirana   abbalis  Bremetensii  a. 
.u.c- C-C- ni. '■«'>.  21 

.XI.     Obiit.  Wibenus.    Petrus.    Leo.    Lanfrancus.   Richo.  Wizo. 
hicf. 
Gigo.     Gaudenti  US. 
Depositio  venerabilìs  Anselmi  archiepiscopi  Cantuariensis^^^'-'\ 

h.f. 
Uberlus  (■>. 

Vilieimus  <*>.  l 

Ricard\tis]  <='. 

(!)  Stc.  XII.  (b)  Sic.  XIV.      La  smarfinalura    iutrutii    ftunu    farlt    iiììt 

Mia.      Kulla   ha    it    Di    Livi, .  (e)  5«.  AT.  (d)  Sic.  XIF,  ucfnda  mtli. 

(t)  Stc.  XIII.  (()  Stt.  Xtl.      Il  laglh  dil  margini  ptrli   via    mità    d<Jla   fard*. 

(g)  Stc.  xir. 


(i)  Sant'Anselmo  d'Aosta, 


>  di   Cantniberv,  morì  infatti  il  11  ifi 


[M-aé  aprik] 


II.    NECROLOGIA. 


333 


IO 


•X.  KALENDAS.    Obiit.    lohannes.    Heinricus.    Dondivertus.    In- 
gelrìcus. 
Andreas  puer  W. 
Oberttis  0>\ 
Otto  0>). 

et  Alaman[nus]^^\ 
Bofdfilius  ^^\  monachi  W. 

hic  f. 
•Villi.     Obiit.    Benedictus.    Gairaldus.    Desiderìus. 

hicf. 
Smdo(^\ 

Anno  Domini  .ìà^uiLxixxni.  (•),  die  .Jcx*.  aprilis,  obit  frater  Ni- 

colinus  de  Advocatis  monachus  sancti  Andree  ^^\ 

monachi  W. 


.VIII.  KALENDAS  MAH.      Obiit.  ///////  <«>. 

Laurentius.    Aldeprandus. 
15  BosoOO. 

Sibilla  0»). 
Petr[us]  lauitisY^\ 


Waraerius. 
Wilielmus. 


hic  f. 
Constandnus. 


monachi  (•). 


20 


hic  f. 
.VII.  KALENDAS.     Obiit.     Petfus.    lohannes. 


.VI.  KALENDAS  MAI.     ObOt.     Tomas  ^*\ 
Torinus  ^^\ 
Petrus  (0. 

Erevertus  laycus^*\ 
25  Obiit  mutus  famulus  noster  <^\ 


monachi  <*). 


monachi  ^*>. 


(a)  See.  XII,  (b)  See.  XII  (nuiesima  mano).  (e)  Sic.  XII,  De  Ltvis:  Ala- 
mar^  dove  la  r  si  spiega  poiché,  per  il  taglio  del  margine,  la  n  rimase  dimenata.  Da 
questa  leiione  di  E,  De  Le  vis  risulta  ancora  che  qui  la  smarginatura  attuale  non 
differisce  da  quella  di  un  secolo  addietro,  (d)  Sec.  XIII,  (e)  Errore  forse  per 

.mOiiilxxxxvii.  (f)  Sec.  XV,  (g)  Parola  raschiata,  (h)  Sec,  XII,  Boso  e  Sibilla 
sono  della  stessa  mano,  (i)  Sec.  XII;  i  nomi  T.  e  P.  provengono  dalla  stessa  mano. 
In  luogo  di  Torinus  può  leggersi  Tormus        (k)  Sec.  XIV  princ. 


L 


.V.  Obit  vttuTandus  dommus  PtaOhaJion  de   Faiperga  prwr  hmas 
priorabu  sancH  Andre,  amw  Domim  jfcnmxt..  Ut  ja^rm. 
aprilts  W. 
.ITU.     Otniu    Ansaldus.     Omatus. 
hicf. 
Otto  0\ 

.m.     ObiÌL     Albertus,     chmiactnsis  ^'i 
Deposilic  donali  Hugonis'-''*  abbatis'^i. 
Obat  Prtrius  comiersus  <*'. 
Domnus  Laurtntius  de   Confanotutns,   dferetontm  dottar,  «^ 

Haclnu  Bremidenssis  H  prior  Grisiaàf*',  M'cuxfi.n.^*\ 
Obiit  fraUr  lohatmes  Feruta  numadlms  noster,  jtfaifaf.,  £i 

.mi',  wmiurii^*). 
[Mia  prò  tjua  omm  anno  in  invmtioiu  saiicl]e  (*>  Crucis  dthM 

ìonari  iigna,  et  trùsst  cantari,  quod  aumqttom  remanut'^. 
.II.    Obiii,    AgiQus.    Arvicus.     Ricardus.    Andreas. 

Giraldus  f ''.  motwdrt  W. 

Kalendis  m*i.     Commemoratio  fratnim  et  omnium  fidelium  de- 

functoruni.      Depositio    domni    Belegrimi   Bremecensis 

abbatìs  (>'.    Endrici.    Teudericr.    Gundelberd.    Gerardi. 

Obiit  Petrus  sacerdos  *''.  nujnachiìrum  f"*. 

.VI.  \o!JAS,     Obiit.    Robertus.     7    '  'tì. 
Frater  lacobus  prior  *». 
Otto  conversus  (0. 
.it'ccCLxvii.,  die  .11.  may,  obìit   Bìlia   de    Casellis  <♦'  com-/riii 

sancti  Andrei  <'■'.  monachi  **'. 


(b)  Sic.  XII,         {e)  Qui 
(d)  Sic.  XIII.         (. 
,  cbi  fonga  Ira  |  ] 


rota,  colUtat»  lafr*  Hngonis, 


;i  Uiìis  dtl  n 


ladri  Di  Lioii;  i, 
alla  il  gùrma  7  apriU,  U 


Aul     II  Di  Lrvii,  luHle  prima  dil  pano 

(h)  Sic.Xn'. 

(i)  Saiil'Ugo,  abbate  di  Cluny,  mori 
nel  1 109,  Li  sua  fcsla  si  celebra  il 
iij aprile;  cf.  .-Jf/aSi'.,  Apr.  Ili,  6j|sgB- 

(z)  Forse:  Grugliasco. 


(f)  Sit.  XII-XSSI. 


II.    NECROLOGIA.  335 

[3-7  «"gg»] ^^ 

.V.  NONAS.     Obiit.    Bonizo. 

.M^cc(fLxu.y  die  .rm.  aprilis,   obiit  jraìtr  lacobus  prior  clou- 

stralis  Sancii  Andree^''\ 
Segnarittus  laicus  ^\  monachi  nostre  ^\ 

hicf. 
5   .mi.  NONAS.     Obiit.    Gribaldus^\ 

Certana  mater  Oberti^^. 

.M^uifLXiL,  obiit  frater  lohannes  Ghiri,  monachus  Sancii  An- 
drete sepultus  prope  capellam  Domine  Nostre  ;  orate  Deum 

prò  eo  (*). 
0  monachi  nostre  0\ 

.III.  NONAS.     Depositio  domni    Romani    abbaris  (0,     Aberici  <**>. 

Lamperti. 

Obiit  AUrantia  conversa  ^*\ 

Donna  MaielUa  commitissa  de  Sancto  Quirico  de  Morot^^\ 

5  Obiit  dominus  Tomas  Nomis,  de  Colegio^^\  1^46,  monacus  pria- 

ratus  sancii  Andree  de  Taurino  ^^\ 

monachorum^^. 

Morocensis  ^^  ^^^ 
.11.  NONAS.     Depositio  domni  Àicardi  laici.      Stabiiis.     Martini. 

Goselmi. 

0  Oberii  conversi  ^^\ 

monachorum  <**). 

NoNis.     Obiit.    Amizo  abbas  (♦).     Giselpertus.     Ino. 

hicf. 
Stephanus  <**>. 

monachi  nostre  0»). 

(a)  See,  XV,        (b)  See,  XII,         (e)  See.  XV.         (d)  Forse  di  prima  mano,  cerio 
in  rasura.        (e)  Sec.  XIII.        (f)  Sec.  XVL 

(i)  Sotto   questo  giorno,  anche  il  «nunc  domnus  Romanus  abbas  ordì- 

Necrol.  S.  Solutoris  ricorda  lo  «natus  esse  videtur». 

abbate  Romano.    Fra  le  pergamene  (2)  Collegno,  fra  Susa  e  Torino, 

di  S.  Solutore  (cf.  nota  i  a  p.  314)  si  (3)  Forse  Morozzo  nel  circondario 

conservano    due    documenti  del   24  di  Mondovì? 

marzo  1045  ^  àtì  ^i  marzo  1047,  nei  (4)  Il   Necrol.    S.   Solutoris 

quali  si  dice  che  in  quel  monastero  ha  :  «  Opicius  abbas  ». 


.n.  JDOt.    Ùepaàào  ioaaà  Aùari^  et  domn  FnidnHiu  tbh*-  u 

nan'''-    Giranfi.     Magafiwfi,     Gaatvem.     AIbcrid. 

hh[Mms]  '•'.  mwmdìormm  mostrr  W. 

.V.  IDITS,     Obiit.     Florcndos.     ViTcntius,     Wido. 

huf. 

Sufamii  I(j^au]f*'. 

hùf. 

monaeborum  noitrf  cengregathms  (*^ 
(i«  sti.  xi!-s.i:i  rvif.-«  «.->.       li»  S44.  ui-xni.       ui  i«.  xn.      [4  i- 

«•!>  JUJ.       £■  /v*U  i  wumeitwl*  fr    U  imarpmmtarm,  (e)  Stt.  XII  fdtwit. 

(0  J(<.  XIII.     U  fflM  i  wumthertU  ftr  il  Ufli.  iti  wurgiu. 


"ì 


(l)  Aginulfo  fu   il  prìmo  abbate  di  p.  ;74),  aicrìvendogli    1' aano    107;. 
S.  Maria   di    Pioerolo,  e  di  lui  parla         (2)  Asinarìo,  del  secalo  vm;  Fn>- 

D.  CàKutti  (Storia  dtOa  città  di  Piiu-  doioo,  del  a    secolo.      Cf.    Rictreht, 

rof0,i'edu.PÌDero]o,Cbiintore,  1897,  pp.  147-48- 


,       .      ^,  II.    NECROLOGIA.  337 

•mi.  IDUS.    Obiit.    Romaldus. 

hicf. 
Filielmus  W. 

Sofleta  (*). 

Ioanna  (•>. 

j  OWiV  dominus  Stephanus  MuUti  de  Corgnaco  ^0  monachus  huius 

ecclesie  0*>.  monachorum  nostre  <•). 

.III.  IDUS.     Obiiu    Manualdus. 

•II.  IDUS.     Obiit.    Sigulfus.     Benzo.     Otto,    et  Sigizo  ^^\ 

monachorum  nostr}^*^. 

>   Idibus.     Obiit. 

Johannes  de  Cavagnolio  (*>  custos  capette  beate  Marie  (**\ 

monachorum  nostre  ^^\ 

•xvii.      Obiit.      Adalaidus.      Johannes.      Johannes.      Andreas. 

Paulus. 

J  Obiit  Elena  et  Alasia  (•>. 

Franciscus   de   Corvesio^^\  qui  legavit  capette  sancti  Martini 

iornatas  .xnii.  prati  (^\ 

Obit  reverendus  dominus  Charolus  Serra   monachus  prioratus 

5.  Andre  de(tì>  Taurino,  anno  Domini  ijjj,  hora   noctis 

0  quarta,  dignus^'^  pietate^^\ 

monachorum  nostre  ^*\ 

.XVI.      Obiit.      Widranus.      Ildeprandus.      Martinus.      Petrus. 

Bemo. 

Ricardus  de  Pusterula  (^\ 
J  monachorum  nostre  congregationis^*\ 

hic  f. 
.XV.    Adam.     Romanus.     Wibertus. 

monachorum  nostre  ^'^^ 

(a)  See,  XII.  (b)  See,  XV,  La  parola  monachus  i  forse  ài  altra  mano,  arto  i 
in  rasura.  (e)  Ms.  Etsigixo  (d)  Sec.  XIV,  (e)  Sec.  XII,  TuHo  il  tratto  fa  can- 
cellato in  antico,  (f)  Sec,  XV,  Per  buona  parte  in  rasura,  (g)  Ms,  de  de 
(h)  Ms,  dignius  (i)  Sec,  XVL        (k)  Sec.  XII;  le  parole  d.  P.  aggiunte  interlinearmente, 

(i)  Forse  Cuorgnè  (Ivrea)  (3)  Forse iCorveglia nell'Astigiano; 

(2)  Cavagnolo,  presso  Brusasco.         cf.  nota  i  a  p.  346. 

Motnnnenia  NavoKcitmsia,  22 


}}& 


MONUMENTA    N  O  V  ALIC  I  EN  S  I  A 


i 


hicf. 
.xnir.     Obiit.     Petrus.     Sigifredus.     Romanus.     Dominicas  prc     ' 

sbykr  <■>.  I 

t^nachorum  nostre  '■'.     ' 
■xm.     Obiii.     Aimo. 

monachoTum  mistre  '■',  (t  Scgnorimis  ìaicus  '*'.  j 

MI.    Obiit.     Garivertus.    Albenus. 
tohannes  (''>. 
Nanttlmus  '^'. 

Obiit  Matem  monetus  Brtmcimsis.     Guida  prtor  Cabalarti  ma- 
ioris  ''*  (*^.  monachorum  nostre  '■>.  io 

•xt.    EMradus. 

NobiUs  Anthomtts  de  Platis  àvis  ipporegUasà  (*'  prtsentavit  tment  il 

lappadam  argenti Jini  in  capela  beate  Marie  de  Consoltt-\ 

tionc  W. 

Jacobus  prior  Noni  (')  (>>. 

Obiit  Obertus  prior  LomeìU'-'^  <-*'>. 

monachorum  nostr{<^,ì 

.X.    Obiit.     Bonus.     Oddo,     et  Obertus,  ei  Otto,  et  Otta  <■>. 
108,  capta  fui!  possessio  prioratus  sancii  Anàree  de  Taurino 

per   r.  d.  lohamum   Franciscum   Rtivere  jilium  s.  d.  Sie-  20 
pham  condomini  Vicinavi  etc.  W  <'>. 
Obiit  Anionetus  prior  Paucapalee  '''  f*^. 

monachorum  nostre  ('^. 

.villi.     Obiit.     Liutardus.     Albenus.     Bonizo.     Giraldust').    Ai- 

cardus.  jj 

Catberius  f'\ 

Obiit  frater  lohamtcs  custos  capelle  beate.  Marie  f*). 

monachorum  nostre  ^'\ 


<^ 


(1)  Sic.  Xn.  (b)  Sit.  XIII.  (e)  Sit.  XV  (Itfsia  maHoJ.  (i)  Sèi.  XV. 

(e)  n  Iratlo:  et  Obertus  -  Otta  >  caBtiltaU  in  anIicB.         {1}  Di  prima   imi»  tlU  1 
vtnitl  tovrafptittt  litui  r 


(i)  Cavalkrmaggiore  (Saluzzo). 

(2)  Di  Ivrea. 

(})  None,  circondario  di  Pinerolo. 


(4)  Lomello, 

(5)Vir,ovo,  (Carignano). 

{à)  Pocapaglia,  mandamento  di  Bra. 


r  _.,  II.    NECROLOGIA.  339 

[as-3X  maggio^  ^^^ 

• 

•viu.     Obiit.    lohannes.     lohannes. 

Obiit  fraUr  Burgus  prior  Montiselli  W  ('). 

Obiit  lanotus  monacus  Vici  ^^^  <*). 

monachorum  nostrf^^^. 

hicf.' 
5  .VII.     Obiit.    Sigifredus.    Petrus.    Oberius^^\ 

Obiit  IsoaUus  (*>. 

monachi  nostrf(^\ 

•VI.    Obiit.    Romaldus. 

Bonefatius  (*). 

IO  Obiit  Marcellus  prior  Fallesii(>^^^\ 

monachi  nostre  ^^\ 

•v.     Obiit.     lohannes.  e.  9  a 

Dominicus  de  Canibus  abbas  Bremidensis  ^\ 

Mabilia('\ 
1 5  monachi  nostrf  congregationis  <*>. 

.lUi.     Obiit.    Causo. 

Boiemundus  et  Ardela^^\ 

Obiit  frater  Stephanus  de  Pala:^olio  ^*)  monachus  sancti  Andree  W. 

monachi  nostre  congregationis  (*). 

20  «IH.    Obiit    Petrus.    Bonizo.    Martinus. 

Wibertus^'\ 

Fido  (0. 

Atto  pictor  ('). 

Obiit  frater  Dominicus  Bellotus,  nostri  ^''^^ 
25  monachi  nostrf  congregationis  (*>. 

.11.    Obiit.    Gauslinus.     Adam.     AnselmusC*).     Silvester.    Jo- 
hannes,   lohannesy  qui  et  Radulfus  de  monasterio  (?)  ^^). 
Bertramnus  de  Faks  (?)  W. 
Estephana  conversa  ^fì>. 

(a)  Sec.  XIIL         (b)  See,  XV.  (e)  Séc.  XII.         (d)  Sec.  XII.    Li  eommemora' 

X,iom  di  Petr.  4  di  Db.  si  possano  ritenere  della  medesima  mano,  (t)  La  n  fu  aggiunta 
da  antico  correttore,  (f)  Sec,  XII,  U  tratto  finale  dopo  qui/W  aggiunto  interlinear' 
mente;  V ultima  parola  mota  non  è  di  chiara  legione,        (g)  Prine.  del  sec.  XIV. 

(i)  Monticelli,  nel  mandamento  di  (3)  Non  azzardo  proporre  una  iden- 

Comegliano  d'Alba.  tifìcazione  per  questo  luogo. 

(2)  Forse  Vigone,  nel  territorio  di  (4)  Palazzolo,  nel  mandamento  di 

Pinerolo.  Trino. 


34° 


MONUMENTA   NO VALICIENSIA 


tilt 


L 


Kalendis  lUNii.  Commemorado  &atrum,  et  otunium  Bdelium 
defunccoruin.  Obìit.  Gosmorius.  lohannes.  Gun- 
fredus. 

Didirms  W. 

Ronuma  ^'K  monachi  nostre  congreffitiotàs  W.  j 

•im.  NONAs.     Obiit.     Petrus.     Rolandus. 
Gatiduìfus'yì. 

monachi  nostff  congregatìomi^, 

.UL  NONAS.     Obiit.     Giselprandus.     Enricus.     Albertus. 

Boemundus  laicus  de  Castllas^''>'''>.  n 

Petrus  «fljiiwriKJ  t'\ 

monachi  nostrf  congregatioràs^K 

.II.  KONAS.     Obiit.    Arduinus.    Andreas. 
PelTmC\ 

monachi  nostre  congregalioms^'^.  IJ 

loms.    Obiit.     Depositio  domni  Ludowici  imperacorìs  C*\  I 

fViberìH-^ì.  1 

monachi  nostre  f''. 

,viii.  IDUS.     Obiit. 

Depositio  domili  Pagae  Bremetertsis  abbatis.      Atieperti.     Io-  20 

haiinisW. 
Petrus  laycusW. 
hicj. 


Ascerius  conversus  t°>.     Maria  f''. 


monachi  nostre^'-K 


•VH,  IDUS.     Obiit.     lohannes,     Adaiardus.     Resto.  2 

Gosbertiis  laycus'-'^. 
Mafelda  abbatissa  f"). 
clericiis  ^'\  monachi  nostre  ^'^ 

(9)  Ste.  Xn.  <b)    Sic.  KII.     Ltlttrt  molle  iDltiU,  alU  fuU  ii  rUirvn  U  Un 

mumiHaiioni  in  rollo.  (e)  Set.  Xlll.  (d)  Sic.  XIII;  li  Ir,  df.f.at«;»n  frett*- 

tt«B  dalla  m,i„ima  «ano.         (e)  Sec.  \1I  (midtàma  mano).  (0  S,,.  XU.    P»lrA- 

frfii  far  liffiri  dui;  quisla  anneta(itB*  Irevaii,  iiparala  ial  rute,  jbI  marfìm*  attrm». 


(r)  Casellecte  presso  Torino, 
(j)  Lodovico  I  iraperatcre,  al  quali 


allude,  mori  il 


,.      _     ,  II.    NECROLOGIA.  34I 

|_8-ij  ghigno] 

h.f. 

.VI.  iDus.     Obìit.     Tepaldus.      Otbertus.     Fulcridus  <*).     Ber- 

tramnus. 

Fitalis  laycus^\ 

Segutie  ^\  monachi  nosirf  (>\ 

h.f. 
5   .V.  iDus.    Gaifri.    lohannes.    Natalis. 

Johannes  (^\  et  Otto  clericusO\ 

Petrus  presbyter  ^^\ 

monachi  nostrf  ^\ 

.iiii.  IDUS.     Obiit.    Rufinus  monacus  sancti  Solutoris^^\ 
o  Obiit  Tabureta  uxor  condam  Facini  de  Tabureto,  qui  dimisit 

monasterio  altinum^^^  de  Coascha(ì);  fiat  anuale^^\ 

monachi  nostrf  (*»). 

.III.  IDUS.    Obiit.    Frembertus.    Saxo.    Petrus. 

WilUlmus  W. 

j  Petrus  Gay  monachus^^^. 

ij8)  obiit  Michael  Pobleta  de  Cherio,  qui  legavit  aureos  sexde- 

dm,  semel  tantum;  constai  testamento  recepto  per  egr.  lo^ 

hannem  Frandscum  Prica^^oli,  die  io  eiusdem  i^8j  (•). 

Adalramnus,  Rolandus,  lohannes  layci(^^. 

o  monachi  nostrf  (^\ 

.11.  IDUS.     Obiit.    Stephanus.    Aldo. 

Christianus  ^^\ 

Petrus  laycus^^\ 

monachi  nostrf  ^\ 

5   Idibus.     Obiit.     Depositio  domni  Ugonis  abbatis  Novali[ci]en- 

sis  («)  (»). .  Rahnerius  ^\  et  Richi^a  Dei  famula  ^\  et  Gp- 
rardi  ^\ 
Domna  Lioneta  borgesia^^  monachorumOO, 

{i)  La  d  è  di  eorreiione.        (b)  Séc,  XII.         (e)  Sec.  XII-XIIL        (d)  Sec.  XV, 
(e)  See.  XVL  (f)   Tutto   questo    rigo  proviene  da  una  sola  mano  del  XII  secolo, 

(g)  La  sillaba  ci  fu  anticamente  aggiunta  nelV  interlinea,  (h)  Sec,  XIII,  H  nome  fu 
richiamato  a  questo  luogo  con  una  doppia  f,  sicché  si  può  sospettare  che  costui  sia 
quell'  abbate  al  quale  Ottone  IV  concesse  il  diploma  del  1210,        (i)  Sec,  XIII, 

(i)  Forse  nel  senso  di  «  autin  »,  che         (2)  Dell'abbate  Ugo  parlai  in  Ricer- 
in  dialetto  piemontese  vale:  vigna.        che,  p.  149. 


.XVI.     Obiit.     Uldingus.     Aicardus. 

miieìmiis^'ì. 


monachi  fwrtrjW. 


.XV.     Obiit,    Anspertus.    Teotmarus. 
Atto  /aicMjf'*, 

yumumniì"-'- 


monachi  nostre  ^'^. 


.xml.     Obiit,     Adam. 


.XIII,     Obiit, 

Zacheus.    Albertus  f'\ 


monachi  nostre  '"'. 


(i)  Sic.  Xllfi  ■)■«  BOfiu  R. .  M.  «no  dilli  J(««  mano).  (b)  Sit.  XIV.  (e) ,!«.  TT. 
(d)  S«.  X///.  (e)  Stt.  XIV  a  XV.  (f)  Stc.  XII.  Scriva  Ira  [  ]  quanta  fa  rmm- 
liminlt  lugìialo  ptr  U  smarginutura,  Vt  Livii  Itili:  acceplus  e»  io  ooairo  aau- 
>leijo  (gj  5k.  X///.  La  ptr%ami»a  ftt  imargìnala  troncania  la  frait.  (h)  S^ 
lalt  XII.     Il  namt  pi  rattbiata.        (i)  Sti.  XII  (<imiiiut  i  nomi  nna  itlU  « 


hic  f. 
.xii.     Obiit.     Walfredus.     Lambertus. 

Taurinus  corvus  (•>• 

De  anno  .1104.  die  .20.  huius  fit  memoria  inventionis  capelle 

beate  Marie  de  Consolatione,  et  ut  comodius  a  Christifide- 
5  libus  venerefur,  transfertur  dominica  ante  festum  sancii  Io* 

hannis  BaptisteO\ 
Belilo  ^^\  monachi  HOStrf(^\ 

•XI.     Obiit.    lohannes. 

•X.     Obiit.    Aimo.    Àidepradus.    Dominicus.    Grimaldus.    Gos- 

hic  f. 
I  o  bertus.    Georgius. 

Archinbaudus  de  Altesano^^^  noster  dilecUis^''\ 

monachi  nostr}^^\ 

.vini.     Obiit.    Àdaiardus.    Adam.    Robertus. 

monachi  nòstre  ^^\ 

1 5  .vili.     Obiit.     Guido  de  Mondello  prior  Bremetensis  <*>. 

Obiit  frater  Thomas  de  Scalengis  (*)  monachus  s.  Andree  ^\ 

.VII.     Obiit.    Rozo. 

monachi  nostre  (^\ 

.VI.     Obiit.    kalendas  iulii(**).    Giselprandus.    Andreas. 

20  Benedictus  W. 

monachi  nostre^^^. 

h.f. 
.V.    Obiit.    Gutgo  (*>: 

Obiit  frater  Philippus  prior  Cabalarii  maioris  ^)  ('>. 

monachi  nostre  (*\ 

25   .iiiL     Obiit.     Wilielmus  de  PuteoO^(^\ 

(a)  See.  XIIL        (b)  See.  XV,        (e)  Séc.  XIL        (d)  Ms,  O  k  iuL  b,  cioè  O-  ka- 
lendas iulii  -biit 

(i)  Altessano,   presso   la   Venaria         (3)  Oggi  Cavallermaggiore. 
Reale,  Torino.  (4)  Pozzo    di   Strada,   frazione   di 

(2)  Scalenghe,  in  quel  di  Vigone.     Torino. 


e.   lOB 


.m.    Obiit.    Obertus. 
mdo  ('). 

Obiti  fralcr  Augtistinus  d*  Canibus,  nunachut  nostrt  anpiia- 
cionU,  .M'ccccixxxim'.,  de  mense  marcii  f^\ 

.II.     Obiit. 

MitUsinw  .cccLxxvii.,  die  ultimo  imiÌ,ohalveiur,Ìomuahain 
Perrucharius,  monachus  Imius  monasUrii,  orate  prò  ee^ 

Kalehdis  [UUI.    Commemoratìo  fratnim  et  omnium  fiddiua 

b.f. 
defimctorum.        Obiit.      [ohannes.     TebaiUus. 
Obil  dompnus  Franciscus  Ceruti  de  Baiguasco  O,  monathufn»- 
ratus,  lijy,  die  prima  iuìlii  W. 

monachi  nostrf  amgregatioms'-*^. 

■VI.  NONAs.     Obiit.    Petrus.     Aicardus. 

Ohit  frater  reverendus  donnus  Galvagnus  ex  comitibus  Cjìo-  ' 
Hate  (*>  et  condominus  Falmache  <>',  de  mese  augusti,  ofàmi 
et  cotii^esatioms  nostre  ''l 

monachi  nostre  congregationis^'K 

,V.   NONAS.      Obiit. 

Obiit  Bonanatus  ^^K         et  Adam  laytus  (').  » 

.un.  NONAS.     Obiit.    Otgerius.     Autmannus. 
Johannes  monacus  et  sacerdos  '''. 
Rainaldtts  W. 
Degumevus  (!)  ('\ 

Obiit  frater  lohannomis  Malabayla  monachus  s.  Andre  ^\        ^ 
monachi  nostre  congregationis^'''. 

ii.)5re.XII.         (b)Sfc.Xy.         (e)  Sic.  XVI.  {iìStc.XII.    Lt  parti,  far— 

canceUalt  in  talico   ten  incbioilro  muo.         (e)  Sic.  XII;  canctUavot'  antica  >'■  riui. 
(0  Sic.  XUI.         {g)  Sic.  XII;  tam/llaiicm  axliia  in  min. 


(i)  Soavi  due  luoghi  di  nome  Ba-  {2)  Oggi:  Cavaglià. 

snasco,  uno  nel   territorio  di  Mon-         ())  Valmacca,  sotto  Ticìaetto,  pk- 
lafia  d'Asti,  ud  uno  in  quel  di  .Man-      col.*   terra   posti   in    quel   di   Cijila  < 


,       .   „,  II.    NECROLOGIA.  345 

[S-ii  loglio] 

•HI.  NONAS.    Obiit.    Rodulfus. 

h.f. 
Nycolaus  ('). 

Robertus  0\ 

monachi  nosirf(^\ 

h.  f. 
5  .n.  NONAS.     Obiit.    Attalus.    Àrduinus. 

Petrus  ^^^  de  Reinbaudo^^\ 

Obiit  verter,  dormus  Michael  Violeti  de  Cherio  <0   vicarius  clan- 

stralis  sancti  Andree,  1^24,  die  sexta  iulìii^*\ 

monachi  nostre  <>\ 

o  NoNis  luui.    Obiit.    Lambertus. 

GiraldusO\ 

Amedeus  monachus  et  sacerdos^^^. 

monachi  nostrf<>\ 
hic.  f. 
.vili,  rous  lULii.     Obiit.    Benzo.    Salico.    Belengarius. 

5  Wibertus^O. 

Frater  Ugo  de  Rippa,  monachus  noster  s,  Andree  ^^. 

monachi  nostrfOO, 

.VII.  IDUS  lULII. 

h.f.O) 
.VI.  IDUS  lULii.     Obiit.     lohannes.     Adalardus.     Eldricus.     Er- 

o  chempertus. 

monachi  nostrf  congregationis  (*>• 

.V.  IDUS.    Obiit.    Lambertus.  e.  m 

UgoO\ 

Mafredus  0>\ 

5  Remigia^\ 

monachi  nostre  congregationis^^. 

(a)  SiC,  XIII.  (b)  Stc.  XIL  (e)  Ssc,  XII;  eanc$llM[jìon$  onHea  in  rosso, 

(d)  Ste.  XIII  (fors$  di  una  stessa  mano),  (e)  Sic.  XVI,  (f )  S$e.  XII,  Lo  Uttoro 
sono  illuminato  in  rosso,  (g)  Sec.  XV,  (h)  Ste,  XII,  con  antic^  canallaiiono  in  rosso, 
(i)  Forso  di  prima  mano,  corto  del  ste,  XII,  con  antica  cancellatura  in  rosso, 

(1)  Oggi:  Chieri. 

Monumenta  Novaliciensia,  22 


L 


mottochi  R0A|f(% 

monachi  mO^^ 

.11.  iDus.     Obiit.     Constantinus.    Pontius. 
nostre 
Asseratmus  W. 

monachi  nostrf9i^ 
Idibus.     Obiit.     Consraacius. 

Poncitts,  motiacii!  Sancii  Soluloris  '''>. 

.jcvii.  KALENDAS  AUGUSTI.     ObiÌL    Aloardus.     Crescenriiis.    Io-  p 

hannes.  ! 

Btllutida  (">.  I 

monachi  wKtri^\  ] 

.XVI.     Obiit.     lohannes.  i 

monachi  Mwtrff.  t 

.XV.     Obiit.    Stcphanus. 

Hermencaudus  abbai  s.  MichaeUs  (''>. 

Fraler  Lantermitius  de  Corvesiis^'\  .m'cccClfiA'^. 

monachi  nostre  ^K 

.xiiir.     Obiit.     Walfredus.     Milo,     Atranus.     Constantius.  ; 

h.f. 
Unbertus  (e). 

Obiit  Adalaida  de  Gitncivis  (■'  conversa  huius  monaslerii  ,m-c-iu. 
mense  «*/iit*'. 

monasterii  huius 
Obiit  frater  lacobiis  conversus  sancii  Andrei  de   Taurino  ('\ 

(a)  Set.  ani  (Il  dui  cemrnimara^iDni  uno   dtlta   lima  mann).  (b)  Sri,  XH. 

(e)  Mi.   Rodulful  (d)  Sic.  XIII.  (e)  Ste.  XII.      BiliKtann  ptndt  imurl»  fri 

a  Xll  t  il  Xlll  molo.         (0  Sei.  XV.         (g)  Stc.  XIV-XV. 


(i)  Forse:  Corveglia,  nell'Asiig 
(2)  Gonzole. 


III. 


MONUMENTA    LITURGICA 


i 

.  t 


i  f 


Non  reca  buon  contributo  alla  storia  la  commemorazione  di 
sant'  Eldrado  che  si  legge  nel  Messale  Novaliciense  (cf.  Ricerche^ 
p.  loo),  poiché  non  presenta  alcun  contenuto  storico  CO.  Mi  li- 
mito a  riprodurre  T  Officio  proprio  del  santo  e  non  molte  iscri- 
zioni storiche  apposte  ad  alcuni  freschi  riguardanti  sant'  Eldrado, 
nella  cappella  a  lui  dedicata  presso  V  abbazia  Novaliciense,  e  in- 
fine poche  iscrizioni,  che  leggevansi  sopra  alcuni  reliquiari  del 
XIV  secolo. 


(i)  Ne  trascrivo  tre  «Oremus». 
E  anzitutto  il  primo,  cioè  :  ce  In 
«s.  Heldradi  abbatis.  Deus,  qui 
«nos  beatissimi  Heldradi  confessoris 
«tui  atque  abbatis  l^tificas  comme- 
«  moratione  sollempni,  da  nobis^  que- 
«  sumus,  eius  perfirui  ^erno  consortio, 
«  cuius  festivo  gratulamur  offitio  ; 
«  per  ».  Veggasi  il  Messale,  già  del- 
r  abbazia,  ora  della  parrocchia  No- 
valiciense, ce.  216B-217A.  Esso 
spetta  al  secolo  xii.  La  rubrica  è  in 
rosso  ;  la  D  «niziale  di  «  Deus  »  è  pure 
in  rosso,  ma  con  illuminazione  gialla. 
L'«  Oremus  »,  che  ne  abbiamo  ora  ri- 
ferito, corrisponde  alla  «  Oratio  »,  che 
sì  legge  verso  il  principio  dell*  Of- 
ficium  (p.  355),  ed  è  accennato  nel« 
rOfficium  anche  dopo  il  Respón- 
sorium  duodecimum  (p.  361),  e 
di  nuovo  verso  la  fine,  dopo  di  Ad  be- 
nedictionem,  antiphona  (p.  362). 

Il  quarto  a  Oremus  »  della  comme- 
morazione di  sanf  Eldrado  nel  Mes- 
sale, è   concepito  cosi  :  «  Da  nobis, 


ccquesumus,  omnipotens  Deus,  beati 
«  Heldradi  precibus  consequi  veniam 
«delictorum,  qui,  miraculis  attestan- 
«tibus,  tecum  vivit  in  regione  vivo- 
<c  rum  ;  per  ».  La  D  iniziale  è  rossa, 
illuminata  in  giallo.  Questa  preghiera 
si  trova  pure  nell*  O  f  f  i  e  i  u  m  (p.  362), 
quasi  alla  fine,  dove  è  seguita  da  al- 
tra orazione  alquanto  simile  al  se- 
condo ff  Oremus  »  del  Messale,  il 
quale  suona  cosi  :  a  secreta.  Adesto, 
<c  quesumus.  Domine,  precibus  nostris, 
«  adesto  munerìbus,  ut  qui  prò  beati 
<c  Heldradi  confessoris  tui  sollempni- 
«tate  devote  offerimus,  salutarla  no- 
«  bis  esse  sentiamus  ;  per  ».  La  A  di 
«  A  desto  »  è  rossa,  con  illuminazione 
gialla. 

Rimane  ancora  nel  Messale  il  pe- 
nultimo o  terzo  «Oremus»,  cioè: 
«  AD  compl[etorium].  Salutaribus  re- 
«  pleti  munerìbus  »  &c.,  il  quale  non 
ha  riscontro  nell*Officium. 

Il  maiuscoletto  è  in  inchiostro 
rosso. 


L'  Officio  venne  citato  più  volte  nei  secolo  xvii  dall'abbate 
Luigi  Rochex,  storiognifo  dell' abba,z!a,  il  quale  anche  ne  riponò 
parecchi  brani.  Dalle  sue  citazioni  poteva  credersi  che  quel  docu- 
mento avesse  maggior  valore  che  in  fatto  non  abbia.  In  realti 
esso  poco  contiene  che  non  si  legga  anche  nella  Vita  di  san* 
t'Eldrado,  giJi  conosciuta,  e  che  io  pure  riprodurrò. 

Al  testo  deirOfficiu  m  faccio  seguire  alcune  iscrizioni  che, 
per  verità,  hanno  colla  liturgia,  in  senso  stretto,  ben  poca  rela- 
zione. Tuttavia  possono  trovare  posto  in  questo  luogo,  poìchÈ 
sono  iscrizioni  storiche,  destinate  a  scopo  di  culto. 

I. 

Officium  sancii  Eldradi  confessorJs  et  abbatis. 

(Sacc.  3DI1?) 

Fonti.  A  II  tomo  !I1  del  Santoralff  conservalo  all'abbuia  Kovall* 
ciensc,  ancora  versa  la  metà  del  stcolo  xvn,  secondo  che  impariamo  dalle 
citaiioni  che  ne  fa  il  Rochw  (cf.  jotto  B),  conteneva  l'Officio  di  sant*  El- 
dtwlo,  che  per  noi  viene  ora  soltanto  rappresentato  à»  una  dilìgente  copii 
dovuta  a  mano  ignota  del  secolo  xvit.  Questa  trascrizione  trovasi  in  un 
fascicolo  cartaceo,  corjervato  nelh  busta  XV  dell'.irchivio  ibbaiiale.  presso 
il  r.  Arch.  di  Stato  di  Tfirìno.  Il  lesto  di  (juesto  Officio,  che  tÌDOia  era 
stato,  per  quanto  so,  trascurato,  spiega  le  citazioni  del  Rochex,  e  ne  deter- 
mina il  valore.    Esso  riesce  adunque  per  noi  di  non  lieve  entitì. 

L.  Bethmann  (Mon.  Germ.  hist.,  Script.  VII,  7J-74)  si  era  accorto,  esami- 
nando il  testo  del  Rochex,  che  esso  si  componeva  di  una  antica  biografia, 
spezzata  in  varie  «  lectiones  i  liturgiche,  fra  le  quali  erano  stati  inserti  alcuni 
brani,  tolti  da  responsorìi. 

B  Jeak  Louys  Rochex  (La  ghin  de  Vahhayt  et  vaìlit  de  la  NovaUie, 
Chainbèry,  1670)  in  piti  luoghi,  e  specialmente  a  pp.  99-101  del  lìb.  11,  ri- 
ferisce lunghi  brani  d.i  questa  ofTiciatura.  Ma,  come  è  suo  costume,  non  è 
del  tutto  scrupoloso  nella  riproduzione  del  testo.  Egli  trascelse  qui  e  coli 
parecchi  tratti,  e  ne  compose  una  narrazione  continuata,  che  hu  l'aspetto  di 
essere  quasi  la  biografìa  del  santo.  Il  brano  più  lungo,  che  troviamo  citato 
presso  il  Rochex,  si  intitola:  Probaiìo  vìcae  beati  Eldradi  monachi 
et  abbatis  Novalicii.ex  notis  ipsius  abbatiae.  Altrove  (lib.  i, 
segnatura  A,  p.  i  ;  lib.  1,  segnatura  A,  p.  8;  lib.  11,  p[>.  t},  io;,  106-107,  '<^> 
109,  131-21)  ne  riferisce  alcuni  brani  minori,  de'  quali  alcuni  rientrano  nel 
usto  dato  nel  brano  più  lungo;  dì  qualcuno  tra  essi  viene  espressamente  detto 


Ili      MONUMENTA   LTTURGICA.  jjl 

che  venne  ricavato  dal  tomo  III  del  Sanlorale  dell*  abbazia.  A  p.  io8,  citando 
il  SantoraU,  il  Rochex  allega  un  brano  (composto  di  più  perìodi  staccati  del 
presente  Officio),  dicendo  di  riferire  quello  che  «se  chante  le  jour  de  la 
«  feste  de  ce  glorìeux  saint  Eidra,  le  13  mars  de  chaque  année  ».  A  p.  123 
cita  r  O  f  f  i  e  i  o  de)  Santo  registrato  nel  Santorale,  dove  si  parla  dei  suoi  mi- 
racoli. E  a  p.  122,  dopo  aver  riportato  tre  brani  del  presente  Officio, 
soggiunge  :  a  Ces  ancienne  Laetare  Novalicium  &c.  et  oraisons  suivantes  le 
«  sieur  Jean  Baptiste  Broncin  notaire  ducal  royal  et  procureur  de  la  Nova- 
e  lese,  il  me  les  a  envoyéz  avec  plusieurs  autres  saintes  mémoires  de  ce 
«  Saint  et  des  autres  saints  de  cette  abbaye,  n'ayant  manqué  d'en  faire  la 
«  recherche  à  luy  possìble  ». 

Nel  brano  riprodotto  a  pp.  106-107,  trovasi,  tra  parentesi,  il  versetto: 
«  fortis  habet  mente,  cum  vincitur  a  sapiente  »,  che  non  trovo  nel  presente 
testo  dell'Officio. 

Metodo  di  pubblicazione  e  osservazioni  sulla  natura  del 
presente  Officio.  Riproduco  la  trascrizione  del  secolo  xvii,  raffrontan- 
dola coi  brani  riferiti  dal  Rochex,  e  pur  tenendo  d'occhio  alla  V  it  a.  Questo 
Officio  ha  strette  relazioni  colla  Vita,  alcuni  brani  della  quale  vi  sono  tra- 
scritti, altri  sono  riassunti.  Le  «  lectiones  »  1  (p-  3  $6),  11  (pp.  3  56-57),  ni  (p.  3  57), 
IV  (pp-  357-58),  V  (p.  358),  VI  (p.  359),  vn  (p.  359),  vili  (p.  360)  sono  rispettiva- 
mente simili  ai  $$  2,  2,  2,  2,  3,  3,  3,  3,  e  4  della  Vita,  con  questo  che  la 
«lectio  vili»  consuona  colla  fine  del  §  3  e  col  principio  del  §  4  della  Vita. 
Il  «  responsorium  »  dopo  la  «  lectio  iii  »  (p.  357)  dipende  dal  $  4;  i  «  respon- 
«  soria  »  dopo  le  or  lectiones  »  v,  vi  e  vii  (pp.  359-60)  corrispondono  al  $  5  ;  la 
fine  dell'inno  a  p.  354  ha  il  suo  riscontro  naturale  nel  $  7.  L'inno  a  p.  355 
(cfr.  «  resp.  io»,  pp.  360-61,  e  «  resp.  11  »,  p.  361)  sembra  un  estratto  dal  $  8, 
dal  $  9,  e  dal  $  1 2.  Qualche  miracolo,  cui  si  allude  nella  penultima  «  anti"- 
«  phona  »  (sordo,  lebbroso),  può  essere  stato  facilmente  aggiunto  alla  materia, 
che  costituisce  il  fondo  di  questo  documento  liturgico. 

Nel  testo  dell'  O  f  fi  cium  si  hanno  le  $  codate,  per  indicare  il  dittongo  ae. 
Le  conservai,  quantunque  ci  sia  motivo  a  credere  che  esse  siano  da  attri- 
buirsi a  tardo  trascrittore. 

Pare  che  resti  indipendente  dalla  Vita  il  «  responsorium  »  dopo  la  «  le- 
«  ctio  vni  »  (p.  360),  dove  è  detto  che  sant'  Eldrado,  «  sepultus  intra  coenobium, 
«  infra  thecam  pausat  dignissimam  ».  Dalla  Vita  ($  5)  emerge  che  egli  fu  se- 
polto nel  monastero,  ma  della  «  dignissima  theca  »  non  si  fa  in  quel  libro  men- 
zione alcuna.  Il  passo  in  questione  viene  pure  riferito  dal  Rochex  (La  gioire, 
p.  120),  il  quale  peraltro  lo  attribuisce  alla  Cronaca.  Siccome  egli  è  d' avviso 
che  questa  sia  stata  scritta  nel  1040,  cosi  ne  deduce  (p.  121)  che  in  quest'ultimo 
anno  le  sante  reliquie  già  fossero  custodite  «  dans  cette  honorable  chasse 
«  d'argent  »,  che  vediamo  anche  oggidì.  Non  so  se  il  Rochex  citi  con  esat- 
tezza, poiché  ben  può  supporsi  che  egli  abbia  in  questo  luogo  confusa  la  Cro- 
naca coir  Officio,  e  quindi  non  mi  credo  autorizzato  ad  attribuire  le  d- 


MONUMENTA    N O V A L  I  C  I  ENS I  A 


tale  parole  al  Chronicon,  con  pieni  certezza.  Lasciando  cosi  indecisa  quesu 
questione,  dal  passo  che  ci  sia  dinnanzi  possiamo  dedune  che  il  presente 
Orricìo,  almeno  nella  sua  forma  attuale,  non  f  anteriore  al  secolo  xm,  ciot 
al  tempo  al  quale  può  ascriversi  la  magnifica  arca  d' argento,  alla  quale  qui 
si  accenna  e  che  oggid)  si  conserva  presso  la  parrocchia  Novalicietue.  Per 
questa  arca,  cf.  Rictrcht,  p.  i}]  e  lav.  v,  fìg.  2. 

Tavolta  si  trovano  nell'Officio  minute  discordante  dalla  Vita.  Nel 
a responsorium  »  dopo  la  n  leetio  11  «{p.  JS?). *  detto  che  Eldrado  era  «pater* 
di  cinquecento  monaci.  Qucstj  attestazione  pi(i  direCtameate  che  colla 
Vita,  capo  II,  S  II  (p.  ]8R),  riscontra  colla  nota  apposta  sul  margine  del 
Martyrologium  Adonìs  (cf.  pp.  374-};5)-  Ci  sono  poche  altre  pa- 
role, come  diremo  (p.  J74}  ne!  preambolo  a  questa  annotazione,  che  legano 
r  Officio  alla  notazione  stessa,  senza  bisogno  di  passare  attraverso  al  Cbn-, 
nicon.  Non  possiamo  in  questo  luogo  spingere  più  innanzi  le  nostre  indu- 
zioni, poiché  t'Officio  che  ci  sta  soli' occhio,  pub  aver  subito  lungo  i 
coli  molte  modlficaziooi,  e  quindi  il  nostro  giudizio  deve  rimanere  sospeio. 
Qpesto,  per  la  relazione  tra  l'Officium  e  U  notazione,  e  in  parte  anche 
per  il  legame  tra  quello  e  la  Vita. 

Ma  per  completare  il  nostro  giudi 
dobbiamo  ancora  aggiungere  un 
1°  notturno  (p.  556),  là  dove  st 
leggesi:  ■  Ex  Ambello  [^i^.  Ai 
a  vinciae,  prope  flumen  Dedi 
stio,  ed  k  omessa  dalla  Vita.  E  vero  persiti 
iscrizioni  del  secolo  xm,  dipinte  nella  chiesetta  di  S.  Eldrado  (p.  jó^).  App 
teneva  forse  questa  frase  ad  un  altro  testo  dell' Officium?  ovvero  fu  soltai 
per  bvista  trascurata  da  chi  esegui  la  copia  che  ci  sta  dinanzi?  Siccoi 
non  può  essere  stata  inventata  dal  Rochex,  perche  tale  ipotesi  non  solo 
pugna  per  se  stessa,  ma  viene  anche  contraddetta  dalla  citala  iscrizione,  e 
verisimilmente  dipende  dalla  liturgìa,  cosi  anche  questa  frase  si  deve  far  risai 
al  testo  genuino  dell' Of  fi  cium,  ed  t  quindi  una  nuova  parti colaritl,  e 
rende  indipendente  1'  Officium  dalia  Vita  in  prosa  a  noi  pervenuta. 

Dobbiamo  dunque  ammettere  un  testo  dell'Officio  non  perfc 
identico  a  quello  a  noi  pervenuto,  e  ad  esso  forse  di  mollo  anteriore.  Al 
vuoisi  osservare  una  cosa,  che  k  otto  lezioni  dell'Officio  attuale  n 
esauriscono  a  gran  tratto  la  biografìa  di  sant' Eldrado.  Secondo  la  lituig 
sono  nove  le  lezioni  ncll'oflìcio  dei  santi  prbcìpali;  a]  uostro  manca  dun^ 
la  nona.  Nella  V  i  1  a  in  prosa  (5  4)  troveremo  narrati  alcuni  fallì  posteti! 
di  modo  da  farci  sospettare  l'esistenza  di  una  nona  lezione,  in  corrìsponden 
con  una  Vita  più  amica.  Ciò  posto,  non  si  incontra  più  alcuna  ditScolti 
ritenere  chele  leiioni  dell' Officio  abbiano  costituito  una  delle  più 
lami  fonti  della  Vita,  giungendo  cosi  ad  un  risultato  che  a  tutta  prima 
improbabile,  e  che  ad  ogni  modo  non  sì  presunta  tosto  al  pensiero. 


iplessivo  rispetto  all'Off! 
ircosianza.     Nella  seconda  antifona  dopo 
ido  il  lesto  del  Rochex  C^i  ^«irt,  p.  100), 
:lli]  castello  Galliae,  Inter  alpee  ortus  Pto> 
quest'ultima  frase  manca  nel  lesto 


III.    MONUMENTA   LITURGICA.  353 

Vita  le  lezioni  sono  state  ricevute,  e  coordinate  1*  una  dopo  1*  altra,  in  modo 
da  fame  risultare  una  esposizione  seguita.  Nulla  e*  è  di  strano  nella  presente 
ipotesi,  poiché  un  fatto  consimile  avvenne  nella  compilazione  della  biografìa  di 
Benedetto  II,  abbate  di  S.  Michele  della  Chiusa,  scrìtta  verso  il  1070  (?)  dal 
monaco  Michele  (Mon,  Germ.  hist,,  Script.  XI,  196).  Anche  per  questa  cronaca 
(come  avverte  F.  Savio,  Sulle  origini  della  abazia  di  5.  Michele  della  Chiusa, 
Torino,  1888,  p.  8)  vennero  utilizzate  varie  «  lezioni  »  dell'  Officio  liturgico, 
e  r  accozzamento  si  fece  in  guisa  così  affrettata,  che  si  conservò  perfino  la 
invocazione,  che  stava  in  calce  alla  prima  <c  lezione  ». 

Paragonando  lo  stile  dei  capi  della  Vita  desunti  dalle  «  lezioni  »  con  quello 
dei  brani  rimanenti  in  prosa,  risalta  subito  la  differenza  tra  Tuna  e  1*  altra 
scrittura,  poetica  e  accesa  quella  delle  «  lezioni  »,  assai  più  umile  V  altra. 

Se  volessi  poi  indagare  la  formazione  vera  e  propria  delle  «  lezioni  », 
dovremmo  richiamare  qui  l'ipotesi  del  Bethmann,  ed  ecco  come. 

Le  «  lezioni  »  dell'Officio  sembrano  desunte  da  una  Vita  metrica. 
Se  le  «lezioni»  dell'Officio  e  la  postilla  al  Martyrologium  Adonis 
non  si  possono  ricondurre  per  intero  -  sempre  inteso,  per  quanto  concerne  la 
stesura  di  versi  ottonari  accettati  o  intrusi  in  un  testo  che  dovrebbe  supporsi 
prosastico  -  alla  Vita  di  sant'Eldrado,  così  sembra  doversi  ammettere  la 
esistenza  dell'antichissima  Vita  metrica  dalla  quale  dipenda  l'Officio. 

La  frequenza  di  versi  ottonari  che  ritornano  qui  e  colà  in  molti  capi- 
toli della  Vita,  non  legati  direttamente  all'  Officio,  sarà  oggetto  di  nuove 
osservazioni  (pp.  372-73,  374,  379,  382),  destinate  a  convalidare  T  ipotesi  ora 
emessa  sulla  Vita  ritmica,  ora  perduta,  la  quale  (cf.  p.  373)  non  dovrebbe 
essere  posteriore  al  secolo  x,  quand'  anche  non  sia  del  ix.  Il  cenno  sulla  eti- 
mologia di  «Novalitium»  da  «  nova  lux»  (p.  359,  r.  7)  potrebbe  ritenersi  di 
epoca  incerta. 

Abbiamo  (p.  349,  in  nota)  constatato  anche  tre  punti  di  raccostamento 
tra  rOfficium  e  la  commemorazione,  che  di  sant'Eldrado  viene  fatta  nel 
Messale  Novaliciense  del  secolo  xii.  Devesi  anche  in  questo  luogo  richia- 
mare la  nostra  attenzione  sopra  di  questo  fatto. 

Quanto  all'  epoca  della  primitiva  compilazione  delle  «  lezioni  »,  nulla 
sappiamo  dire  con  certezza.  Ma  possiamo  credere  che  tsse  non  siano  po- 
steriori al  secolo  x-xi,  se  è  vero  che  da  esse  dipende  la  Vita,  che  appar- 
tiene al  principio  del  secolo  xii  incirca.  Che  se  poi,  com'è  pur  necessario, 
accostiamo  alla  questione  sull'origine  delle  «  lezioni»  la  notazione  del  Mar- 
tyrologium Adonis,  la  quale  può  farsi  risalire  al  secolo  x,  così  non 
abbiamo  da  fare  obbiezioni  a  chi  volesse  attribuire  a  quest'ultimo  secolo  la 
compilazione  originaria  delle  «  lezioni  »  stesse. 

Questo  non  significa  che  l'Officium,  nella  sua  interezza,  risalga  a 
tanta  antichità.  Come  dicemmo,  esso  non  può  essere  anteriore  al  xiii  se- 
colo. Infatti  contiene  un'  allusione  alla  teca  argentea  di  sant'  Eldrado,  fattura 
non  anteriore  al  detto  secolo. 

Monumenta  Novaliciensia.  23 


O  fri  cium  sancii  Eldradicoafessoris  et  abbatii, 
eius  vitae  et  miraculorum  seriem  brevi  ter  gbb- 
plectens. 

-J-  In  festo  sancti  Eldradì  abbatis  et  coofessoris. 

Ad  Vesperas. 

Cap.    lustus  cor  suum  tradidii  &c. 

ìf  :  Clarus  vita,  clanis  miiaculis  cbrus  abbas  Eldradm  di- 
ruil,  claris  locum  ditavìt  incolis,  quos  exeoplo  dirtre  do- 
cuit<*\    clarus  giudet  in  ceìis  gloria  clara,    cuìus  daniit  soIcoubl 

i  :  PtocuI  pulsa  nube  trìscitip    celebremus  festum  lenti;. 
laus  uni  trinoque  nomini.    Patri,  Nato  Sanctot^ue  Flamim. 


Hymn  us. 

Letetur  cleri  concio     Benedictique  Religio     gratuletur  pre- 
conio    in  Eldradi  solemnio.         Eldradus  clarus  genere,     cUris 
fulsic   operibus,        potens   patet   in   opere        rairaculisque   pimi-  Ij 
bus,  Mundana    spernens    gaudia,        post    tenebras    queri; 

diem.     adeptus  est   celestia     Benedictique  seriem.  Monachus 

sanctus  Ordinis  extitit  NovalÌtÌi,  Sancti  dono  fit  Flaminis  ab- 
bas sui  ccnobii*'"'.  Devotus  istius  famulus  circa  Dei  ser- 
vitia  faciendo  fit  sedulus  charitatis  subsidia,  Cum  in  valle  J 
Brientina  perturbaret,  tunc  in  unum  multitudo  serpentina  quod- 
dam  sui  cenobium.  Dei  sanctus  in  caveis  hos  serpentes  iussii 
ire  et  terminum  donat  eis,  quem  nequeunt  preterire.  Con- 
fessor, assidua  [prece  tua]<'^'  roga  Regem  angelomm,  ut  hi; 
nobis  prece  tua  >''>     det  veniam  peccatorum  <''.  l 

V  :  Ora  prò  nobis,  beate  pater  Eldrade  &c.  (''. 


III.    MONUMENTA   LITURGICA.  355 

Ad  Magnificat,  antiphona. 

Letetur  Novalirium  Patris  Eldradi  mentis  (•>,  qui  parentum 
nobilium  rebus  ditatus  inclitis  exemplo  vitp  cplibis  (**)  per  vir- 
tutum  sufl&ragium  suis  ad  cf li  bravium  mostravit  iter  subditis  (^\ 
5  Psalmus:  Magnificat. 

O ratio.  Deus,  qui  nos  beatissimi  Eldradi  confessoris  et 
abbatis  Iptificas  commemoratione  soUemni,  da  nobis,  qupsumus, 
eius  perfrui  pterno  consortio,  cuius  festivo  gratulamur  officio, 
per  &c.  (*^). 

D  Ad  Matutinas,  invitatorium. 

Christo  vero  Salvatori  psallat  plausus  huius  chori,  qui  El- 
dradum  confessorem  cpli  vexit  ad  decorem.  Psalmus:  Ve- 
nite &c. 

Hy  mnus. 

;  Confessoris  gratulemur     ad  Eldradi  sollemnia,    ut  in  cplis 

collocemur  per  ipsius  sufiragia«  Mente  scrvus  cum  seduta 
Dei  servivit  Filio,  Benedicti  sub  regula  vixit  in  Novalitio  ('). 
In  abbatem  sublimatus  igitur  fìt  humilior  quanto  maior  extat 
status  ^^    in  agone  fìt  fortior.        Sanctus  sanctum  post  obitum 

3  miraculis  decoratur,  claudo  reddit  hic  reditum,  et  per  eum  mutus 
fatur.  Mulierem  suscitavit  Pado  mersa,  pressa  nece.  lac 
perditum  restauravit  mulieri,  sua  prpce.  Laus  sit  Patri  et  Fi- 
lio, honor,  virtus  et  gloria,  Sancto  simul  Paraclito,  in  sem- 
piterna secula,  amen. 

j  In  primo  Nocturno,   antiphona. 

Vir  Eldradus,  insignis  genere,  fide  plenus,  devotus  opere, 
genus  suum  prpcedens  moribus  («),  decoratur  virtutum  floribus  ^^\ 
Psalmus:  Beatus  vir. 

(a)  Lftctur  -  mentis]  Cf.B,p.  107  (var,  L«tarc;.  (b)  AB,p.  107  Cflitis  (e)  Lf- 
tctur  -  subditis]  B,  pp,  112  1 121  (var,  Laetare^.  exemplo  -  subditis]  5,  p,  100  (om,  cf- 
Mhìs),  e  p.  107  (citando  U  SantoraU),  Ma  cf,  p,  jyj,  r.  7:  vitam  ducens  cplibem 
(d)  Oratio.  Deus  -  per  &c.]  B,  p.  122  (var.  Oremus.  Deus/  Questo  «  Oremus  »  Ug" 
gesi  anche  nella  commemorazione  di  sant'  Eldrado,  nel  Messale  Novalieiense  del  secolo  xii 
fcf,  p.  S49)'  (e)  Mente  scrvus  -  Novalitio]  B,  p.  lo)  (var,  om,  vixixj,  (f  )  In  ab- 
batem -  sutus]  B,  p.  106,  (g)  Eldradus  -  moribus]  B,  p,  100.  (h)  Vir  Eldradus  - 
floribus]  B,  p,  106, 


35« 


HOMUUENTA    NOV ALICIENSI A 


Antiphona.  Ex  AmbeQi  castello  Gaili^  ioter  atpes  oOxt 
PrOTinci^,  pompas  buìus  deiesiatus  (■'  seculi,  seqaebaiur  exan 
plum  Parvuli  '*'.         Psalmas:  Quare  fratrem. 

Aniiphoaa.     Kullis  equos  omabat  falerìs,     nec  rìdebai  I 
Setti  pauperìs,     seJ  viubat  prorsus  ingluviem,     imiiatus  Chiisd' 
pauper[i]ein *='.        Psalmus;  Cum  ìnvocarem  Sic. 

Antiphona.     Esse  solet  iuventus  lubrica,     piena  Iona 
numquam  pacifica,     sed  Eldradi  mira  constanda,     mactat  carnei^^ 
camisque  TÌria<^^.         Psalmus:  Verba  mca  &c. 

Antìpbona.  Adhuc  mundi  contectus  habìtu,  ì[n]spirarus  S 
Sancto  Spiritu,  ad  beati  Petri  memoriam  sacram  Deo  coni 
ecclesiam.         Psalmus:  Dominus  Deus^"  nosccr  [&c.] 

Antipbona.  Mox  rcspectu  divinf  gratic  prope  aov^ 
Itmen  ecclesie  domos  quasdam  prccepìt  consirui  ad  soIameD 
sexus  promiscui.  Psalmus:  Id  Domino  [&c.]     f:  lustom 

deduxit  Dominus  &:c. 

Le  Clio  prima. 
Igitur  beatus  Eldradus     ex  Gallicana  patria,     que  dicitur  PcO«i 
vincia,    non  infimis  parentibus     ortus  et  ut  ac  ccrtum  dicatur  * 
Ambelianensis  oppidi  Alpints  moutibus     undique  septi  municeps  20 
et  iodigena  tiiit,     nobilis   quidem   genere,      sed   nobilior  animi 
virtute<f.         Tu  autera  &c.         Responsorium:     Sub  Am- 
blulfo  (e)  patre  cpnobii     mandatorum   prelibans  pabula      mona- 
chali  more  novitii,     est  astrictus  Eldradus  regula;     at  in  brevi 
cuncia  capitula    regularis  novit  consilii.        f:  Noscere  digous  -j 
erat,    quem  Spiritus  Ipse  replerat  '''*. 

Lectio  secunda. 

Solet  ergo  evenire  ut  nobilitas  generis  pariat  ignobilicatcm 
mentis  ;  at  non  ila  in  Eldrado  viro  sancto  extitit,  qui,  mundi  mu- 
taiis  falleramentis,  deposito  generositatis  cot[h]umo,  quanto  altìus  30 


i)  A  deiteilatiu  (b)  £i  AmbcMi  -  Pirvuli)  B 
:n  DederiusuD.  -  Jetat.iij;.  (cj  Nullis  -  piupei 
0  (cQtt  pxafctemj,  (dj  Esh  -  vili»]  B,  f.  loo  {i 
Ci)  (e)  A  Dominili  {()  butiu  Eldradus  - 

am  -  Amboliaaeiuii  -  cepti^.         (g|  A  Ambulfo 
vcnt]  B,  f.  loj  (ver.  Amblnlpbo/ 


p.  ioa  fvar.  Proiincue.  yroft 
eml  A  Nullii  -  paupemc  S, 
r.  Solet  tsse  -  Idiui  muDdi^iie 
.irtutt]  B,  fp.  99-100  (v,:  ut 
{h)  Sub  -  coDsilii.    KoKtn- 


3. 


1 


III.    MONUMENTA   LITURGICA.  557 

in  seculo  vixerat,  tanto  vilius  abiectiusque  Chrìsto  adh^rere  cu- 
piens,  summi  Regis  paupertate  ditatus,  ìpse  pauper  prò  Chrìsto 
effectus,  seipsum  pauperibus  conformabat (•>.  Responso- 
ri  um:  Dum  splenderet  in  Novalitio  sanctitatis  coruscc  radiis 
;  quingentorum  fratrum  solatio  quos  regebat  pater  eximius,  terras 
eis  dedit  Lotharius  (**)  quibus  horum  crevit  possessi©.  jr  :  Patri 
septa  gregis    augent  pia  munera  regis  (^>. 

Lectio  tertia. 

Adhuc  itaque  sub  laicali  habitu  Christi  militem  contegens, 
>  eodem  in  vico,  ex  quo  camis  decusatam  duxerat  orìginem  ec- 
clesiam  beati  Petri  mentis  dicatam  construxit,  ac  nonnulla 
prò  susceptione  hospitum  peregit  habitacula.  composuit  vero 
pulcherimum  viridarium,  ex  quo  cunti  venientes  habere  pos* 
sent  edulium^^>. 
i  Responsorium.  Hugo  magni  Caroli  filius  post  Amblul- 
fum('>  abbas  efficitur,  cui  Eldradus  pater,  egregio  dato  fa- 
tis,  mox  sùbstituitur;  ad  quod  tamen  invitus  trahitur,  indi- 
gnum    se  clamans  attentius  ^^\ 

f  :  Fit  legislator    monachorum  legis  amator  ^8). 

^  Lectio  quarta. 

Sed  dum  crebrescentibus  curìs  alia  prò  aliis  cogitare  compel- 
leretur»  non  modicam  a  parentibus  relictam  sibi  substantiam,  par- 
tem  ecclesiis,  partem  etiam  pauperibus  distribuere  curavit,  qua 
pauperum  Christi  sinibus  recepta,  illius  pvi  (**)  nexibus,  quibus  ea 
5  ptas  flammis  iuvenilibus  dedita  implicarì  solet,  absolutus  et  liber, 
ab  huius  mundi  naufragio  nudus  evasit  (*>.  Tu  autem  &c. 
Responsorium:     Copiosa  virtutum  gratia    in  Eldrado  semper 

(a)  Solet  ergo  evenire  ff>.  ^^6,  r,  28)  -  conformabat]  B,  Hh.  II,  p.  pi  tp,  100  (var,  Solet 
evenire  -  nostro  sancto  -  mundi  faleramentis  -  cothumo;  *  om,  il  brano  quanto -effe- 
ctas;  se  pauperibus).  quanto  altius  -  conformabat]  B,  p.  lo)  (var,  et  quanto^.  (b)  Dum 
splenderet  -  Lotharius]  B,  p,  108  (var,  Lothurius^.  (e)  quibus  horum  -  possessio.  Patri 
septa  -  Ttgii]  B,  p.  108  (var,  qua  de  re  horum  -  sacri  cepu  Gnecis  augentur  piis  mune- 
ribus  regiis^.         (d)  Adhuc  -  edulium]  Bt  p.  100  (var.  vero  ibi/.  (e)  A  Ambulfam 

(f  )  Hugo  -  attentius]  B,  p,  106  (var.  Ambulphnm  -  Erdradus  -  substitur/  (g)  Fit  -  ama- 
tOT]B,p,io6  (var.  fitque  -  quingentorum  monachorum/.  {h)ABnt  in  Vita  aevi 
(i)  Sed  dum  -  evasit]  B,  p,  100  (var,  quibus  illa  aetas  -  amplicari  sole^. 


exuberac  odor  quarum  mira  fragrantia  corda  (rairum  foret  et 
hilarat,  et  effectus  adversa  prosperai,  cunaa  vincens  oitn  pi- 
dentia  (').         S'  :  Gloria  Patri  et  Filio  et  Spirimi  Sancto  &c. 

In  secundo  Nocturno,  antiphona. 

Hoc  insertum  loco  pomarìum  fatigatis  quietìs  oaum  « 
ieiunis  fructus  delìcias  intra  montis  dabat  angustias.  Psalmus; 
Domine,  quis  habet  &c. 

Antiphona.  Ut  se  mundi  rebus  cxpediat  et  cameli  gibutn 
abiiciat  vult  Eldradus  cuncta  deponete,  quc  perfeccis  possunt  oS- 
cereW.  Psaimus:  Domine,  inviarne  tua  [&c.]  Antiphona: 
Ergolargedispersisopibus  partem dedit Christi pauperibus  etquod 
restat  dacur  ecclesiis  promovendis  et  locis  aliis  W.  Psalmas: 
Domini  est  terra  Scc.  Antiphona:  Expeditus  a  muiidi 
sardna,  liberatus  a  cura  pristina,  nudus  Nudi  sequens  vestigia, 
prò  quo  lìberreiiquit  omnia  W.  Psaimus:  Exaudi, Domine [&c] 
Antiphona:  Volens  iugo  subesse  regulp  inquisivi!  Eldradus 
sedule  aptum  locutn  si  quem  inveniat,  ubi  sacram  vestem  su* 
sdpiat  W .  P  s  a  1  m  u  s  ;  Te  decet  Sic.  An  t  i  p  h  o  n  a  :  Pera- 
gratis  planis  Provincie  et  montanis  vicine  Gallic,  adir  Ispa- 
niam,  intraturus  demum  Italiam.  Psaimus:  Bonutn  est  &c. 
jt:  Amavit  eum  Dominus  &c. 


Lectio  quinta. 
Oculis  siquidem  mentis  circumcirca  prospicicns  infra  dignis- 
simum  sue  cogitationis  saaarium  sagacius  perquirens  sicubi 
locum  invenire  potuisset  dignum,  quo  monachorum  regula  ij 
arctiorque  custodia  vigeret  et  religio  maneret  sollicitior,  cir- 
cumiensque  Gallìam,  atque  sibi  domesticam  peragravit  Provin- 
ciani  ;  transìatus  Aquitanias  <■'>,  pervenit  ad  Hyspanias;  inde 
lassus  digrediens,     ingressus  est  Italiam  («'. 


(1)  Copios»  !>,  j;7,  r.  17J  -  pnienlial  B,p.  106  fvtr.  Tinulii  -  tBtcta). 
o&ctit]  B,  p.ioo.  vult-officere]5,p.ioÉ.  [clEigoWige-alia]  B.f.n 
piuper[bui;.  (d)  E.peditus  a  muDdi  -  ornai»]  B,  p.  100  (var.  Chrùtì  dil 
prò  quolibev.  (e)  Volens  iugo  -  sujcipui]  B,  p,  100  (:ar.  Hldudus 

tegulie  inquiiiirit  ledule;.         (f)  A  Aquitauas         (g)  Ociili»-lti: 
itilra  -  arciorquc  -  curvieasque  -  Aquitiniu  devenii- 


(WUii.- 


III.    MONUMENTA   LITURGICA.  359 

Responsorium:  Expetebat  labor  diurnus  spargi  terram 
imbre  serotino,  ut  ubertim  fructus  serotinus  responderet  labori 
pristino,  et  in  vitp  prpsentis  termino  servo  daret  mercedem 
Dominus.        f:  luxta  mensurfei    mercedem  crede  futuram('>, 

i  Lectio  sexta. 

Ubi  multorum  reiatione  didicit  pr^cipuum  c^nobium  ex 
antiquo  vocabulo  vocatum  Novalitium,  eo  quod  novae  lucis 
primordia  et  sancdtatis  exordia  ibi  exorta  noscantur  esse  et 
fondata,      Quod  Amblulfos  (»>)  pervigili    et  sollerti    disciplina  re- 

D  gebat,  sub  cuius  venerando  moderamine  quingentorum  mo- 
nachorum  Domino  dignissima  militabant  agmina  ^^>.  Tu  au- 
tem  &c. 

Responsorium.  Pater  sanctus  suum  discipulis  imminere 
pr^ixit  obitum;    hoc  audito  magni  cum  parvulis    Patris  Deo 

5  commendant  exitum,  et  toUendum  pastorem  inclitum  lacrimo - 
sis  deplorant  occulis.  f:  lam  flore  est  curp  iactur^  damna 
foturp  &c. 

Lectio  septima. 

Adventu  ^^^  denique  sanctissimi  huius  isdem  rector  prelibati  cg- 
0  nobii,  Spiritus  Sancti  docente  instinctu,  exitus,  sicut  (*)  dignanter  ab 
eodem  suscipi  rogitavit,  dignius  etiam  quam  postulaverat  susceptus 
est.  proinde  susceptus,  intraque  claustra  monasterii  detentus  ^^\ 
qu^  monachis  digna  et  eorum  studìis  apta  sunt  omni  adnisu  (s)  colli- 
gens  (^>.      Tu  autem  &c.      Responsorium:  Imminente  mortis 


(a)  Expetebat  -  fiituram]  B,  pp.  loo-ioi  (var.  Nam  expectebat  laborem  diyinam 
spargi  -  et  ut  in  -  Domioos,  haec  infra  se  diceos  :  iuxti^.  luxta  -  fiitarum]  B,  p,  109 
(var,  ìvatij.  (b)  A  Ambulfos  (e)  Ubi  multonim  -  agmina]  B,  p,  loi  (var.  om.  pri- 
mordia i  dà  Amblnlphos^;  B,  Uh.  I,  segnatura  A,  p.  i,  citando  il  SantoraU:  In  ingressa 
soli  Lignriae,  intra  colles  stabat  praecipuum  coenobium  ex  antiquo  yocabulo  Tocatum 
Noyalidum.  Invece  poco  dopo.  Uh.  I,  p,  8,  B  riferisce  la  prima  parte  della  «  lectio 
sexta  »  fino  a  fundata,  colle  sole  varianti:  ubi  fuit  precipiom-et  quod;  e  di  nuovo. 
Uh.  II,  p.  j),  similmente,  ma  con:  ubi  praecipumn  (d)  A  Adyentns  B  In  adyentu 
Vita  Adventu  (e)  Il  senso  semhr a  corrotto.  La  Vita  omette  queste  due  ultime pa- 
role,  (f)  Adventu  denique  -  detentus]  B,  p.  loi  (var.  In  adventu  -  rogitavit  dignius 
etiam  quod  postulaverat  susceptus  est,  proinde  -  intra  -  detentus  est/  (g)  A  omni  ab 
uisu  B,p.io)  visu  La  Vita,  p,  ^84,  r.  ^,  legge:  omni  adnisu  (h)  proinde  -  col- 
ligens]  B,  p,  loj  (var,  infra  -  omnium  visu  coligens/ 


aniculo,  pr^paratum  sumii  viaticum;  mox  eodem  io  febrìs  tre- 
mulo  prorsus  perdit  calorem  phisicum,  TUÌtum  mutzns  et  cor- 
pus reliquum,  obscuraco  ìam  lucis  speculo.  t:  Hinc  iffxat 
cur.t     libi  ne  piaceant  peritura  &c. 

Lectio  ociava. 
Et  ut  prudentissìma  npes  intra  sui  alvcarìa  opciau  qupquere- 
condens,  brevi  regulariter  edoctus,  quidquid  sancti  Benedico  re* 
gula,  CoÌumb:mi  edicta,  Basilii  scita  continent,  prepeli  votata  stu- 
diosissime penetravi:  W,       eodcm  ergo  rempore     Lothariui  rei 
nomine,     ex  Caroli  progenie    fines  regni  Italici     gubernabat  eii*  n 
mie.     in  armisvaldestreauus,     inrentusque  bonis  operibus'**,  e 
elemosinas    agebat  frequeniissimas,   qui  predictum  cenobium  sai» 
ctitate  prpcipuum     honorabat  aneniius     et  munerabat  sepius^'^. 
Tu  autem  &c.         Responsorium:  Inter  manus   ftatrum  lu' 
gentium    pater  sanctus  exalai  animam,    qui  sepultus   intra  ce-  1] 
nobium    infra  thecam  pausat  dignissimam  ('>,    partem  sibì  sortiiut    { 
optimam     in  securo  terrp  vìventium.         jt  :  Non  est  decepTus  '*', 
sed  quod  sperab.it  adeptus  &c. 

In  tertio  Nocturno. 

Antipliona.     In  ingressu  solii  Ligurie     intra  colles  stabat  30 
cenobium,     ubi  sacre  chorus   familie,     quo  iugi  pugna  sperabji 
bravium.     hic  vir  sanctus  fixit  vestigiura  '^,    ac  huius  forum  elegit 
curie,     per  quod  quies  vitnlis  patrie,     summum  sibì  conferret  gju- 
dium  (k).         P  s  a  1  m  u  s  &.c. 

Deinde  sequitur  E  vaugeliu  rar  Ecce  nos  relinquimus  omnia,  :j 
de  communi  aposiolorum ''''.  Responsorium  no- 
n  u  m  :  Serpentini  motus  scvitiam  delinivit  Eldradi  sanctitas,  nam 
in  virga  per  Dei  gratiam  duxit  angues  ad  partes  abditas,  ubi  bre- 
vis  era:  concavitns,  ne  terrerent  Christi  familiam,  *  :  CUruìt, 
hoc  facto,     vir  provldus  angue  subacto.  Responsorium  jo 

(1)  ÌLi  ut  '  penclTivil]  B,  p.  lo}  (vir.  quicquid  -  Colonibani  -  scita:    ContÌMm)' 
(b)  Pit  (a  mtUitt  q:./ilf  Jut  ptroìi  si  aiuteranno.       (e)  nomine  ci  -  sipia»)  B,^  mi      , 

B,  p.  un  (var.  cxhiliU  citando  il  cromila.  {e)  A  diceptui  (f)  J  veiliggiom  ((f  11 
ingressu  -  giudium]  5,  />,  loi  (var.  soli  ;    om,  qaj  i  luictui  t  ic).         (fa)  J  ippoitoknB    i 


III.    MONUMENTA   LITURGICA.  361 

decimum:  Mutus  quidam  ad  sacnim  tumulum  venit  petens 
sancti  suffragia,  et  expectans  clemens  oraculum,  obdormuit  ob 
viae  (•)  tf dia,  sed  redivit  sanus  ad  propria  et  est  lingup  solutum 
vinculum.         jr  :  Vera  fides  reparat,     id  quod  natura  negarat. 

5  Responsorium  undecimum:  Fit in claudo signum mirabile, 
dum  Eldradum  pulsat  gemitibus,  nam  quod  erat  infirmum  stabile 
fit,  de  novo  directis  gressibus,  etiam  membrum  quod  natura  dabat 
immobile.  f:  Eligitelisos  Dominus,  sanatque  redsos.  Re- 
sponsorium duodecimum:  Mulieris  recens molestia    men- 

o  tem  turbat  ^^  mammis  arentibus,  sed  redit  lac  in  afSuentia,  re- 
vocatum  Eldradi  precibus,  sicut  lacte  repletis  sinibus,  miratur 
prp  tanta  copia^  flebilis  accedens,  sed  letificata  recedens.  f  :  Fe- 
mina  lacte  fluit,    que  modo  sicca  fiiit. 

Post  Evangelium,  Oratio:  Deus, qui  nos  beatissimi  &c(') 

5  In  Laudibus,  antiphona. 

Frequentatis  insistens  plausibus  chorus  piis  exultet  laudibus, 
in  Eldradi  sacro  sollemnio,  quem  cplestis  suscepit  regio.  P  s  a  1  - 
mus:  Dominus  regnavit  &c.  Antiphona:  lubilemus  iugi  Ip- 
titia    Christo  regi,  qui  fecit  omnia,     cui  servivit  Eldradus  sedule, 

o  arctiori  subiectus  regule.  P sai  mus:  lubilate  &c.  Anti- 
phona: Institutis  divinis  serviens,  et  seiugo  Christi  subiiciens, 
intendebat  orationibus,  quas  fundebat  cum  largis  fletibusH 
Psalmus:  Deus  &c.  Antiphona:  Deum  cplì  collaudent 
pecora,    quorum  sanctus  Eldradus  corpora    ab  innatis  morbis(**) 

5  eripuit,  et  pastori  sana  restituit.  Psalmus:  Benedicite  &c, 
Antiphona:  Glorìosus  in  sanctis  Dominus,  pellens  pestes  et 
morbos  eminus,  incrementa  dat  vic^  celitus  confessorìs  Eldradi 
mentis.        Psalmus:  Laudate  &c. 

Capitulum:    lustuscor&c.        Responsorium:  Sanae 

>  Eldrade  confessor  &c. 

(a)  Ms,  vite        (b)  Ms»  tnrbabat         (e)  Institutis  -  fletibus]  B,  p,  lO),        (d)  Ms. 
morìbns 

(i)  Questo  «  Oremus»,  che  già  in-     è  uno  di  quelli  dati  dal  Messale  No- 
centrammo  nel  presente  Officiura,     valiciense,  come  si  è  detto  a  p.  349. 

Monumenta  Novaliciensia,  23* 


Hymnus. 
Mane  surgamus  singuli    in  Eldradi  sollemnto,     Uudibus  eius 

seduli    permanentes  cum  gaudio, 

Eldradus,  simplex,  bumilis,  relictis  mundi  sordibus,  servus 
Deo  amabiljs,    divìnis  hcret  culdbusf*'.  j 

Servus  sibi  quinque  data,  sic  talenta  dupiicavit  ;  fides  sancto 
comprobata,    sanctum  cplis  exaltavit. 

Cbristus  sanctum  decoravit,  buncque  multa  miracola  '''',  io- 
seosatum  reformavit     toUens  febrisque  vincola. 

Ergo,  sanctc,  te  rogamus,     Dei  roges  ut  Filium,    ne  nos  Wai  I^ 
hostis  manus,     [et]  ut  nobis  sit  refugium  <*',         jr  :  Ora  prò  nobis, 
beate  pater  &c. 

Ad   Benedictìonem,  antiphona. 

Ad  abbatis  sepukrum  nobìlis  mira  Beati  virtus  exuberat,  videt 
cfcus,  lìt  claudus  agilis,  auris  dotem  surdus  recuperai;  pelletn  tj 
suam  leprosus  alterar,  ad  loqueudum  fit  mutus  habilis,  ìn  eter-  J 
iium  Deus  laiidabilis,  benedictus,  qui  cuncta  prosperat,  Psal-  ] 
mus:  Benedictus.        Oratio:  Deus,  qui  nos  &c. 

Ad  sextam,  oratio.    Oa  nobis, qufsuinus,omnipoteDS  Deus, 
beati  Eldradi  precibus  consegui  veniam  delictorutn,  qui,  miraculìs  at-  20 
testantibus,  tecum  vivit  in  regione  vivorum.     per  Dominum  &c.<''. 

Ad  nonam,  oratio.     Adesto,  qufsumus.  Domine,  suppìi- 
cationibus  nostris,  adesto  piis  precibus,  ut  qui  solleranitate  bea- 
tissimi Eldradi  confessoris  tui  atque  abbatis  devote  annuo  cele- 
braiiius  officio,  ipso  prò  nobis  intercedente,  salutare  corporis  et  25 
animp  sentiamus  auxilium.     per  &c.  '■'^. 

Ad   Magnificat,  antiphona. 
O  Eldrade  celeste  lilium,     pie  pater,  pastor  et  domine,    da  vir- 
tutem,  succide  vitium,    serva  tutos  ab  omni  crimine,     ut,  subtracto 

(a)  Eldraduj  -  cultibus]  fl,  p.  io;,  (b)  Foni  niuhis  miricnlii  (e)  Eigo-i«- 
fugium]  B,p.  iij  (var.  rogtt  ti  filium  -  nec  nos  -  ti  ut  uj.  (d)  D»  nobU  -  Domi- 
rum  S.C.]  B,  p,  122  (var.  Oremus.     Da  nobis  -  Dominum  aoilmin  ScJ. 

(2)  Una  simile ■■  Oratio»  trovasi 
iure  nel  Messale  Novaliciense ;  cf.so- 
,i  avveri!  a  p.  349.  pra  p.  349. 


III.    MONUMENTA   LITURGICA.  363 

carnis  spiramine,  transeatnus  ad  vite  gaudium,  contemplantes 
Patrem  et  Filìum  conregiiantem  cum  Sancto  Flamine  (•). 
Psalmus:  Magnificat. 

il. 

MoNUMEirri  epigrafici. 

Le  iscrizioni,  che  per  V  antica  storia  Novaliciense  hanno  mag- 
giore importanza,  sono  quelle  della  cappella  di  sant*  Eldrado.  I 
fatti  della  biografia  di  questo  abbate  vi  sono  desunti  dalla  V  i  t  a  e 
dall'Officium,  e  e*  è  ^ui  una  denominazione  degna  di  nota, 
cioè  «  Dederadus  fluvius  »,  apposta  al  fiume  che  bagna  il  castello 
detto  «  Locus  Ambillis  ».  La  quale  denominazione  merita  d'es- 
sere considerata  specialmente  perchè  manca  nelle  altre  fonti  an- 
tiche. La  Durance  infatti  non  è  menzionata  nella  Vi  t a,  ma  sola- 
mente neir  Officio,  secondo  il  testo,  che  ne  vide  il  Rochex 
(cf.  sopra,  p.  356). 

Le  tre  iscrizioni  che  raccolgo  sotto  il  n.  iii  non  hanno  va- 
lore per  la  storia  più  antica  del  monastero,  se  non  in  quanto 
fanno  testimonianza  liturgica.  Fra  esse^  quella  che  più  diretta- 
mente ci  riguarda,  leggevasi  apposta  al  reliquiario  -  oggi  perduto  - 
di  sant*  Eldrado. 

I.       . 

Iscrizioni  dipinte  alla  cappella  di  sant*  Eldrado. 

(Sec.  aiixi-     ). 
I. 

La  cappella  di  sant* Eldrado (0,  presso  l'antica  badia,  è  internamente 
tutta  dipinta.  I  freschi  sono  del  secolo  xiii,  ma  pur  troppo  vennero  rinno- 
vati in  non  piccola  parte  nella  prima  metà  del  secolo  presente.  Ciò  non 
ostante,  dell'  antico  molto  ancora  rimane.  Farò  qui  cenno  di  quegli  affreschi, 
che  ritraggono  la  vita  di  sant'  Eldrado,  riportando  le  leggende  che  si  riferi- 
scono alla  medesima.  Esse  sono  scritte  in  una  mescolanza  di  capitale,  di 
onciale  e  di  gotico  della  prima  maniera,  e  possono  credersi  del  xui  secolo. 

(a)  O  Eldrade  fp.  ^62,  r.  28)  -  Flamine)  B,  p,  112  (var,  tuos  per  tutos>. 

(i)  Cf.  Ricerche,  pp.  143-44. 


3«4 


MONUMENTA    NO  V  A  LI  C  I  EN  S  I  A 


U  abiìde  è  ocupata  dalla  «oltU  ìmponoitt  Rgura  dd  Redentore,  sedente, 
col  Dìnibo  crocuto.  La  destra  è  ahati  in  ano  dì  benedire;  la  sinùira  so- 
stiene aperto  un  Irbro,  su  cui  si  legge  «  LVX  «.  Ai  lati  del  Redentore  stanno 
gli  arcangeli  san  Michele  e  $an  Gabriele,  nonché  san  Nicolò  e  sani'  Eldrado. 
Accanto  a  ciascuna  di  queste  quattro  dgure  di  santi,  sta  il  nome  nspetiivo. 
Qui  tifemco  soltanto  quello  di: 

S  ELDRADV 

ABBNOVAL 

Nella  parte  anteriore  della  chiesa  sodo  ritratti  alcuni  Ira*  principali  falli 
della  vita  del  santo.  Questa  porsìone  della  chiesa  è  coperta  da  una  volia 
a  crociera,  le  cui  vele  sono  appunto  decorate  cogli  affreschi  indìcaiL  A  Iato 
alle  persone  sta  di  solilo  una  breve  leggenda;  un  verso  venne  scritto  alla 
base  di  ciascuna  rappreseoiazione. 

Sopra  una  delle  vele  sta  dipinto  ELDRADVS  allorché  abbandoni  il 
LOC  AMBILLIS,  b^.to  d.l  DEDERADVS  FLVVIVS.  Egli 
SÌ  mette  a  vagare  per  11  mondo  in  cerca  Ji  un  moiuslero: 

NOBIUS  ELDRADVS  ^»CERUM  QUI  DOGMA  SECVTV5 
ff  MERITO  VITAE  LINQVIT  SVA  DVLGIA  REGNA 

Sulla  seconda  vela  ci  si  presenta  ELDRADVS  in  aspetto  da  pellegrino, 
che  viene  accolto  dal  SACERDOS  Amblulfo,  il  quale  sta  seduto  sol 
faldistorio. 

Un'  altra  vela  ci  mette  innanzi  ELDRADVS  quando  si  accosti  al- 
l'edificio  del  MONASTERI  NOV ALICI,  dove  viene  ricevuto: 

OSO//////  GE[Ni]TVS ////■//  DIGNA  D////  SVSCIPE[REj 
GRADIENS  LUCI. 

Sulla  quarta  veU  vedesi  dipinto  FR/////  ELDRADVS,  quando 
DOMN'   ANBLVLF'  ABS   Io  veste  dell'abito  monasUco; 

ACCIPE  ABITVM  S  BENEDICTI  CORDE  o  BENIGNO. 

Su  di  una  parete  sta  dipinto  il  miracolo  fatto  da  5  ELDRADVS 
allorché  escluse  dalle  celle  monastiche  della  valle  di  Briangon  i  serpenti, 
confinandoli  sotto  le  pietre  del  suolo: 

IMPERAT  HIS  SCS  MERITO  CLAVDANTVR  IN  ANTRO. 

Sull'altra  parete  vedesi  ritratta  la  morte  del  santo.  Infatto  S  ELDRA- 
DVS vi  sta  coricalo  sul  Ietto,  colla  testa  appoggiau  sopra  un  sasso,  che  gli 


III.    MONUMENTA   LITURGICA.  J65 

serve  da  guanciale.  In  quell'attitudine  riceve  la  comunione.  Dinanzi  a  lui 
stanno  due  FRS  CONTRISTATI  ('^,  uno  dei  quali  lo  comunica,  men- 
tre l'altro  piange.    Quasi  affatto  consunta  è  la  leggenda  sottoposta  al  quadro  : 

SPIRANTE  W  t///////  (^  [l]N  AETHEREC»)  ////VS. 

Lo  sciagurato  restauratore  si  permise  di  alterare  siffattamente  questa  leg- 
genda, che  poco  ormai  dell'  antico  vi  ti  può  discemere. 

La  facciata  della  chiesa  è  in  gran  parte  occupata  dall'  atrio,  sotto  del 
quale  si  apre  la  porta.  Al  di  sopra  di  questa  porta  vedesi  una  imagine  di 
sant'  Eldrado,  di  rozzo  pennello  del  secolo  xvni,  colla  iscrizione  : 

ELDRADVS  COMPVTAT  VYTJE  MELIORIS  ANNOS. 

Pare  che  queste  parole  siano  la  corruzione  di  un  esametro  :  «  Eldradus  vitae 
«  melioris  computat  annos  ».  Facilmente  può  credersi  che  questo  verso  sia 
antico. 

2. 

RocHEX,  La  gioire,  p.  115,  dice  di  aver  visto  sulla  fronte  meridionale 
della  cappella  di  sant' Eldrado,  una  vecchia  pittura  rappresentante  san  Gia- 
como di  Galizia  e  sant'  Eldrado,  e  di  mezzo  ad  essi  un  giovanetto  inginoc- 
chiato, con  questa  iscrizione: 

HORVM  DVORVM  NEMPE  SANCTORVM  REQVISI- 
TIONE(4)  EXIVI  VINCVLIS  DETENTVS  INIQVE. 

Sopra  a  queste  figure,  una  torre  in  rilievo.  Avendo  egli  domandato  che  cosa 
tali  dipinti  significassero,  gli  fu  detto  da  don  Giorgio  Gropello  e  da  altri, 
che  quel  giovane  era  della  famiglia  Odeardi  di  Novalesa  :  recavasi  egli  a 
sciogliere  un  voto  a  S.  Giacomo  di  Galizia,  e  già  si  trovava  a  tre  giornate 
da  quella  regione,  quando  fu  preso  da  uno  spione;  chiuso  in  una  torre,  fu 
condannato  ingiustamente  a  morte.  La  notte  che  precedeva  il  giorno  in 
cui  dovea  essere  fatto  morire,  si  raccomandò  ai  due  santi,  che  gli  apparvero 
in  sogno,  promettendogli  di  salvarlo.  E  cosi  fu,  poiché,  senza  che  egli  si 
svegliasse,  fii  miracolosamente  condotto  mezza  lega  più  in  là,  verso  la  Ga- 
lizia, e  cosi  potè  continuare  il  suo  viaggio. 

II. 
Arca  di  sant' Eldrado. 

(Sec.  xiii). 

Presso  la  chiesa  parrocchiale  di  S.  Ste£ino  della  Novalesa  conservasi  la 
bellissima  arca  argentea,  contenente,  come  si  crede,  le%  reliquie  di  sant'El- 

(i)  NT  in  nesso.  (3)  HE  in  nesso. 

(2)  AN  in  nesso.  (4)  Rochex  ha  :  «  requisitionem  ». 


Constmvantì  oeU'abbaxU,  tra  le  reliquie,  le  tote  cG  uatTEUndoC 
it'AniDifo,  ch'iute  cÌAicatu  in  ona  ico  a  in  su  bailo  S  xr^am  {d.  i 
cnebt,  p.  t}9).  Fané  i  qucice  «iuc  rdtqióe  i:  nfenscoBo  à 
piate  nella  chiesa  del  monatteto  addi  14  mag^  178S  dal  bif— e  (Smu 
Vntiazza,  e  di  lui  indicate  rictotnc  aisteoti  r 
sani'  Eldndu  e  in  quello  di  sant'Amalfi?.     \'ee3»'i  1»  ssa  icbedi  1 

va  lesa,  presso  la  biblioltta  dell'Accademia  Jelle  sjienie  ■!■  Torino  ' 
blicai  le  line  iscrizioni  nelle  Rictrche,  p.  IJ4,  e  qui  le  riproduco  nuc 


Sant'  Eldrado. 

f  HOC  :  OPUS  :  fieri  :  fecit  :  frater  :  HUFptNUs  :  de  :  bakth 
LOMEIS  :  DE  :  SECUSIA  :  PRIOR  :  NOVALICIEXSIS 

Sant'  Arnulfo. 

ASSO  :  DOMISI  :  M  :  ccc  :  lxxii  :  Djmisus  :  ruffimcs  '•'  :  de  :  bi 
THo/cw£is  ;  DE  :  sECUsia  :  prior  :  SKO'saskrìi  :  \o\ .khqììiisìs  :  ^u 


VL-Ji  pure  la  tavola  v,  fig.  3,  di 
\ienf  riprodotta  una  Fotografia  (. 
guita  dall'avv.  S.  FiaJ  di  quell'arca. 


!;  veramente  una  linpS5Ìma<^rad'ai 
(i)  Degli  siuJi  del  Venaiia  it 
:ÌvanientL-  all'  athizia   della  Nonb 
i\  à  parlalo  ÌD  addìctio,  p.  a8)> 


III.    MONUMENTA  LITURGICA.  367 

Il  Vemazza  sulla  medesima  scheda  copiò  anche  una  terza  iscrixione, 
he  egli  lesse  sopra  un  altro  reliquiario.    Eccola: 

HOC  ':  RELiaUIARIUm  j  BEATI  \  ZACHARIE 

patRis  :  Bcari  -  lonannis  i  batiste 

FECIT  '  FIERI  •  FKater  '  RUFFINUS  W  •  DE  -  BUrTHOlomClS 

•  «  •  •  • 

DE  '  SECVSia  '  PfiOR  :  NOVALI  CIEN5W 

•  •  • 

Diedi  anche  questa  iscrizione  nelle  Ricerche,  p.  134. 

Ruffino  Bartolomeo  o  de'  Bartolomei  fu  efetto  al  priorato   dai  monaci 

27  agosto  1350,  ed  ebbe  la  conferma  con  bolla  di  Clemente  VI,  in  data 

ti  5  settembre  di  quel  medesimo  anno.    Teneva  ancora  l'ufficio  sul  principio 

si  1380;  ma  deve  essere  morto  poco  appresso,  poiché  nel  giugno  1384  era 

riore  Matteo  Gastaudi  (cf.  Ricerche,  p.  164). 

(a)  Ms.  mffino 


mi. 


VITAE   ABBATUM  ET  MONACHORUM 


Monum4uta  NavaUciénsia.  24 


I. 

[Vitae  quorumdam   monachorum.] 

Nella  biblioteca  del  monastero  esistevano  antiche  storie  della  badia  No- 
valiciense,  che  andarono  disperse  in  causa  della  invasione  dei  Saraceni.  Si 
leggevano  in  un  libro  veduto  in  Verona  dall*  «  antistite  Pietro  »,  che  ne  ri- 
ferì al  cronista.  Chi  sia  questo  Pietro  non  lo  sappiamo.  «  Antistite  »  è  pa- 
rola assai  probabilmente  usata  qui  nel  senso  di  vescovo,  che  è  il  suo  più 
ovvio  significato.  Veggasi  anche  una  carta  del  1172  presso  A.  Rivautella 
e  *F.  Berta,  Ulcimsis  eccUnae  cbartarium^  Aug.  Taurin.  1753,  p.  34.  Sa- 
remmo tentati  a  pensare  a  Pietro  vescovo  di  Vercelli,  cioè  di  una  città  colla 
quale  il  nostro  cronista  si  trovò  in  istretta  relazione.  La  cronologia  se 
non  impugna,  non  rincalza  questa  identificazione.  Egli  mori  nel  997,  e  non 
si  può  dimostrare  che  il  secondo  libro  del  Chronicon  sìa  anteriore  alla  com- 
pilazione del  resto,  che  spetta  ad  epoca  relativamente  tarda.  Di  dò  del  resto 
parleremo  nel  preambolo  al  Chronicon^  dove  ricorderemo  T  ipotesi  di  G.  T.  Ter- 
raneo, al  quale  balenò  il  pensiero  che  si  tratti  di  un  vescovo  veronese  di 
tal  nome.  Pietro  lesse  dunque  in  quel  libro  alcune  particolarità  sulle  più 
antiche  epoche  dell'abbazia,  che  egli  narrò  al  cronista,  il  quale  ne  tenne 
conto  (lib.  u,  cap.  3). 

Nonostante  la  deplorata  dispersione,  il  cronista  potè  ancora  vedere  al- 
cune Vite  di  abbati  e  di  monaci,  siccome  egli  stesso  dichiara,  nel  passo  che 
qui  trascrivo.  Osservo  che  Asinario  e  Frodoino  sono  abbati  ben  conosciuti. 
Arnolfo  è  il  monaco  ucciso  dai  Longobardi.  Aldrado  è  il  santo  famoso,  e 
Walterio  è  l' eroe  del  carme,  per  non  piccola  parte  trascritto  dal  cronista 
in  questo  stesso  libro  n. 

. . .  hec  autem  sentencia,  que  buie  libro  inserendo  conscripsi' 
mus,  non  de  relacione  alicuius  hominis  vei  nostro  visu  addi- 
dimuSy  sed  ad  quodam  antistite  Petro,  qui  librum  quondam  suis 
iegit  temporibus  Veronam,  in  quo  multa  de  eodem  loco  invenit. 
e  ab  ipso  enim  audivimus  talia,  qualia  hic  a  nobis  apposita  sunt. 
scimus  ergo  in  ventate,  nonnuUas  fuisse  quondam  vitas  in  ilio 


loco  conscriptas  de  illorum  abbatum,  seu  monachorum,  atque  de 
hactu  ipsius  loci,  qui  diulissime  olim  ibi  sanctitatem  exerccnics, 
virtutibus  coruscantes  micuerunt;  sicut  legimus  de  Asinarìo  K 
Vualtario,  ac  de  Arnulfo  et  Frodoino,  de  AldraJo  quoque  atque 
de  aliis  pluribus,  quorum  nomina  a  nobis  omnino  ignoia  sunt.  J 
sed,  sicut  superius  iatn  diximus,  per  mundum  dispersi  predìcd  I 
inrecuperabiie  nobis  est  dampnum. 

II. 

[Vitac  quaedam  sancii  Heldradi.J 


QuMta  vi«,  b  ononariO),  andò  perduta.  La  sua  esigenza  fn  per  la  prtma 
votla  sosienula  di)  Bethmank  (Man.  Gern.  hit!.,  Scrifil.  VII,  7}-74),  ti  quak 
ami  cercù  di  ricostruirne  il  lesio,  che  diede  come  appendice  al  Cbrmiton  (m,  • 
pp.  ti8-]0}.  Egli  si  giovò  soltanto  della  Vita  edita  dai  Bollandtui,  e  di 
alcuni  estratti  presso  il  Rochex.  Gli  esiratii  del  Rochex  si  ideniiScano  rei-  1 
VO  f  fi  ci  u  m,  Jl  ali  jJcsso  possediamo  il  tf-lo  CLiinpkK,.  S'aijpiuniii  «ijnJio 
a  queste  fonti  la  notazione  marginale,  che  si  legge  nel  codice  Novaliciense,  on 
Berlinese,  del  Martyrologium  Adonis.  Con  questi  nuovi  materiali  pfr 
tremmo  ora  accingerci,  con  maggiore  speranza  di  buon  s 
struzione,  tentati  dal  Bcthraann;ma  preferisco  di  i 
nel  qu^lc  la  illusione  può  vincerla  suIIli  dimostrazione.  Versi  di  quella  sa- 
tura si  possono  fare  da  qualsiasi  compilatore  od  amanuense,  con  quella  stessi 
facilità  con  cui  per  converso  si  possono  ridurre  a  prosa  gli  ottonari  esistemi. 
Il  Bethmann  dovette  in  molti  luoghi  mutare  la  dizione  che  aveva  sott'occbio, 
e  per  via  di  congetture  restituire  l'ottonario  perduto.  Io  mi  sono  accoi)- 
tentato  di  mettere  in  evidenza  gli  ottonari,  in  ciascuna  delle  tre  fonti,  avendo 
in  vista  di  lasciare  isolalo  ciascun  ottonario  a  mezzo  di  spazi  bianchi. 

Nel  preambolo  all'Officio  si  tgià  detto  (p.  jjj)  che  i  versi  ottonari  sparsi 
qui  e  colà,  fuori  dell'Officio  medesimo,  lasciano  credere  che  la  Viti 
ritmica  sia  diversa  e  anteriore  all'  Offici  o.  Sembra  infatti  che  essa  doresx 
contenere  molte    più  cose,  che  ora  non  si  trovino  nell'  atto  liturgica  a  od 

Dell'  antichità  e  del  valore  d\  questa  scrittura  in  ottonari,  ebbi  ed  airàM 
sione  di  far  cenno  nei  preamboli  all'  O  f  fi  e  i  o ,  alla  postilla,  e  alla  Vita,    Cnds 

(i)  Sul  tipo  metrico  del  Veni  Crcalor. 


mi.     VITAE   ABBATUM.  373 

che  si  possa  dimostrare,  con  sufficiente  certezza,  che  essi  sono  più  antichi 
del  cronista  Novaliciense,  il  quale  probabilmente  si  riferì  ad  essi  dove  fa  cenno 
di  ciò  che  lesse  (Chronicon,  lib.  11,  cap.  3,  e  lib. ni,  cap.  31)  intomo  a  san- 
t'Eldrado.  Dovrebbesi  quindi  credere  che  la  Vita  ritmica  non  sia  poste- 
riore al  secolo  x,  quand'anche  non  sia  del  ix.    Cf.  p.  353. 

II. 
Excerpta  historica  ex  Martyrologio  Adonis. 

(S«ec.  x*xi). 

Fonti.  Nella  biblioteca  Reale  di  Berlino  trovasi  un  manoscritto  pro- 
veniente dalla  raccolta  Hamilton,  il  quale  apparteneva  un  tempo  all'antica 
^bibDoteca  della  Novalesa.  Annunciato  per  la  prima  volta  da  Guglielmo 
Wattekbach  (Neues  Archiv,  Vili,  329),  venne  qualche  tempo  dopo  studiato 
da  Carlo  Moller  (Kirchengeschichtische  Handscbriften  in  der  Hamilton  Samm- 
lung,  in  ZdLfùr  Kirchmgtsch,  VI,  2,  253-56).  Ne  diedi  estesa  notizia  nelle 
Ricerche,  p.  23  e  seguenti.  Il  codice  fu  scritto  probabilmente  al  princìpio  del 
secolo  XI,  ma  può  risalire  benissimo  al  cadere  del  secolo  x,  come  riconosce 
anche  il  Wattekbach  (JahresbericbU  der  Geschichtswiss,  1894,  IV,  103-104}. 

Il  Martyrologium  è  arricchito  sui  margini  da  numerose  postille,  e 
di  queste,  moltissime  sono  contemporanee  alla  composizione  stessa  del  co- 
dice, anzi  provengono  da  una  delle  mani  che  scrìssero  il  codice  stesso.  Da 
una  delle  postille  di  questo  amanuense,  vissuto  tra  il  x  e  l'xi  secolo,  tolgo  la 
notazione,  che  qui  contrassegnai  con  a,  e  che  già  pubblicai  nelle  Ricerche^ 
pp.  33-34.  Come  allora  osservai,  questa  annotazione  si  legge  alla  e.  50B, 
e  nel  Martirologio  si  riferisce  al  21  maggio.  Essa  sembra  desunta  da  una  più 
antica  fonte,  d' origine  torinese.  Nel  Chronicon  (lib.  iv,  fragm.  xxiiii)  e'  è  un 
evidente  riflesso  di  questa  postilla  in  un  brano  conservatoci  solamente  negli 
estratti  posti  in  luce  da  A.  Duchesne.  Ma  il  cronista,  sopprimendo  il  giorno, 
tolse  alla  notazione  il  suo  carattere  genuino,  che  ora  ci  si  fa  manifesto  dalla 
postilla.  Quantunque  in  simili  cose  sia  sommamente  arrischiato  il  venire 
innanzi  con  asserzioni  decise,  tuttavia  puossi  con  ragione  ritenere  che  il 
Chronicon  dipenda  dalla  postilla  del  Martyrologium,  e  non  dalla  presunta 
fonte  di  quest'ultimo,  intomo  alla  quale  nulla  sappiamo.  Diedi  il  facsimile 
di  questa  postilla  in  una  delle  tavole  che  servono  di  illustrazione  alle  Ricerche, 

Sotto  p  trascrissi  una  seconda  e  più  lunga  postilla,  della  quale  pure  diedi 
il  facsimile  in  altra  fra  le  tavole  unite  alle  Ricerche.  Ivi  pubblicai  (p.  35}  la 
postilla,  classificandola  (cf.  pp.  52-53)  secondo  le  sue  particolarità  paleografiche. 
Essa  è  probabilmente  alquanto  posteriore  alla  postilla  riguardante  la  traslazione 
di  san  Secondo;  non  è  tuttavia  da  trasportarsi  al  di  qua  del  principio  del 
secolo  XI.  Possiamo  attribuirla  appunto  a  questa  età,  o  anche  farla  risalire 
alla  fine  del  x  secolo,  senza  che  le  ragioni  della  paleografia  vengano  lese. 
Un  sunto,  non  del  tutto  esatto,  ne  diede  C.  Moller,  op.  cit.  p.  256. 


MONUMENTA    N  OVALI  C  lENS  lA 


Nel  preambolo  all'Offic 
(eremo  alla  Vita,  faccUmo  i 


uro  (p.  j;;),  e  parimenti  io  quello  che 

^□no  di  una  antichissima  Vita  di  sani'  Eldrado 
icrìtta  in  versi  ottonari,  di  cui  si  è  pur  testé  (pp.  173-71)  fatto  cenno  sotto 
Vita  rhythmica.  Dalla  medesima  biografia  in  ottonari  dipende  anche 
questo  aneddoto,  e  lo  si  può  vedere,  non  solo  dal  latto  che  molti  di  tali 
sono  qui  integralmente  riferiti,  ma  anche  da  ciò  che  in  alcuni  luoglii,  dove 
lo  stile  sembra  prosastico,  basta  il  confronto  coi  brani  corrispondenti  della 
Vita,  per  conoscere  che  la  prosa  è  la  riduzione  di  un  testo 
faceti  anenzione  al  racconto  dell'  orìgine  del  santo. 

Merita  di  essere  notato  (cf.  p,  )}2),  che  due  frasi  del  presente  aneddoto 
hanno  maggiore  armonia  coirO  fficiu  m,  che  non  colla  Vit 
di  questi  passi  è  quello  sui  cinquecento  monaci,  di  cui  sant' Eldrado  divenne 
abbate  (Off,  iecL  11,  p.  557,  rr.  4-5)  (0,  e  il  secondo  si  trova  nelle  pareli 
«  ad  cuius  sacrum  tumulum  sacrum  videtur  miraculura*  (Off.  i  Ad  benedi' 
«  ctionem  ■,  antifona  verso  la  fine  della  parte  «  Ad  Matutinas  i,  p.  )6l, 
vale  a  dire  verso  la  (ine  dell'  O  f  f  i  e  i  u  m  :  «  Ad  abbatis  sepulcrum  nobilis 
<t  Beati  virtus  exuberat  »).  Aniì  pare  cbe  a  questi  due  passi  con  sufBcìeote 
probabilità  debba  aggiungersi  anche  (juest' altro:  n  vitara  ducens  celibem 
NeirOffìcium,  nell'ultima  antifona  «Ad  Vesperas  »,  leggiamo:  ■  excmplo 
'  vit;  cflitis  [eornggaii  c;libis]     per  virtutum  suffragi um  a  (p.  {5;,  rr.  )-4). 


o)  Ipso  die  (''  Taurini  (■'  civitate,  translatio  sancti  Secundi  mar* 
tyrìs  infra  civitate,  qui  fuit  dus  Thebeorum  legioais,  facta  3  domno 
Willhelmo  episcopo,  anno  tncamationis  dominicae  .Dcccc"vi".0ì 


(a)  Carr.  da  Tanrinis 

CO  La  Vita  al  S  )  (p-  ^84)  si 
limita  a  riprodurre  la  i  lectìo  vi  » 
(p.  }5g)  dove  è  detto  che  Amblulfo 
era  abbate  di  cinquecento  monaci,  ma 
di  Eldrado  tace.  Al  S  1 1  (p.  jKS)  dice 
bensì  che  sant' Eldrado  «teneva  la 
«  cura  di  cinquecento  monaci  »,  ma 
adoperava  una  frase  diversa  da  quella 
detrOfficium,  lecL  n  (p.  jj?)  e 
della  nota  presente  (cf.  p.  {ja). 

(1)  li  maggio 

(})  Mi  piace  citare  qui  le  Orazioni 
riguardanti  san  Secondo,  che  il  Meyra- 
MEJio  (PedtmoHlium  sacrum  in  Man. 
hisl.  fair.,  Script.  IV,  liSi)  desume 
da  un  Messale  membranaceo  Nova- 
liciense,  passato  a'  suoi  tempi  in  pro- 
prietà di  E.  De  Levis.    Q^iantunque 


in  generale  non  possa  esser  molta  la 
nostra  fiducia  nei  documenti  riferii! 
dal  Meyranesio,  tuttavia  in  questo 
caso  credo  che  la  sua  testimoniaiut 
sì  possa  accettare  per  buona,  menoe 
egli  poco  prima  (coli.  ijSt-Sz)  rife- 
risce esattamente  1'  estratto  testi  ri- 
ferito 1  ipso  die  Taurini  &c  », 
ad  ogni  modo  la  prima  delle  O»- 
lioni  riferite  dal  Meyraneaio:  ■  Di, 
n  qu^umus,  omnipotens  Deus,  ot  qui 
a  beali  Secundi  martyris  tui  sollenuùl 
1  colimus,    eius    precibus   glorìoa 

■  cunctis  erroribus,  seu  periculis  abM- 

■  luti,  aetemae  vitae  partìcipes  effid 
a  mereamur.     Per   Dominum   &c. 
Non  è  necessario  allo   scopo  nostro 
riferire  quanto  segue. 


mi.     VITAE   ABBATUM.  375 

P)  Novalidi,  [in]  <•)  monasterìo.  depositio  beati  Helderadì  (^) 
abbads.  hic  vir  egregius  ex  Gallicana  provinda  fuit  (^)  indi- 
gena (^.  spreta  quoque  <*>  pompa  mundi»  et  relicds  rebus  pa- 
tris,  facto  ex  bis  oratorio  in  honore  beati  Petri  apostolorum 
principisi  poene  post  circuiens  totum  mundum,  flagranti  de- 
siderio sequi  vestigia  probadssimorum  monachorum.  ad  ul- 
timum  vero  (0  venit  Novalicium,  quo  vitam  ducens  cplibeni,  et 
huius  rei  grada  factus  est  monachorum  ferme  quingentorum  op- 
dmus  pater,  quibus  autem  pervigili  cura  instans  per  .xxx^.  an- 
nos,  deposita  camis  si^rcina,  liber  ad  astra  volat,  ad  cuius  sa- 
crum  tumulum  sacrum  videtur  miraculum.  infirmus  quisque 
dum  ingreditur,  facta  oradone»  domum  sanus  reverdtur.  ecce 
enim  bis  exuberat    beneficiis^  qui  Christo  nihil  carius  habuit. 

m. 

Vita  soluto  sermone  scripta. 

(Smc.  »i). 

Il  testo  della  Vita  di  sant'  Eldrado,  che  qui  riproduco,  è  desunto  dalla 
edizione  principe»  che  ne  fu  fatta  negli  Acta  Sawtorum,  Marti!  II,  378  sgg., 
Antuerpiae,  apud  I.  Meursium,  1668,  per  cura  dei  BoUandisti,  ai  quali  il  testo 
venne  comunicato  nel  1654  dal  p.  Giovanni  Giacomo  Turinetti,  rettore  del 
collegio  dei  gesuiti  di  Torino.  Di  qui  fu  riprodotta  nella  edizione  veneta, 
a.  173 Si  Mart.  II  (nella  riproduzione  si  conservò  quasi  inalterata  la  disposi- 
zione delle  pagine),  e  nella  edizione  parigina,  Mart.  II,  328  sgg.,  del  1865. 
Passò  anche  nei  Mon,  bisL  pair,,  Script.  Ili,  173  sgg.;  a.  1848. 

Pur  troppo  gli  attuali  BoUandisti  non  posseggono  il  manoscritto  del  Tu- 
rinetti, come  mi  fu  dai  medesimi  gentilmente  comunicato.  Per  cagion  mia, 
essi  ebbero  anche  la  bontà  di  fare  le  necessarie  ricerche  presso  la  biblioteca 
Regia  di  Bruxelles  alla  quale  passarono  le  carte  spettanti  ali*  antico  archivio 
dd  BoUandisti,  spettanti  cioè  ali*  epoca  anteriore  alla  soppressione  Napo- 
leonica; rasL  neppure  colà  si  trovò  cosa  alcuna. 

(a)  Parola  aggiunta,  eom$  pan,  postiriormtntt,  (b)  La  steonda  t  fu  in  a$UUo 
ratchiata,  ma  la  forma  colla  e  fra  d  ed  r  può  esser t  difesa  (cf.  Cbron,  Uh,  I,  capo  uU 
timo),  (e)  Parola  aggiunta  di  prima  mano  nelV  interlinea,  forse  in  sostitu:iione  di  altra 
parola  raschiata.  Porse  l'amanuense  avea  scritto  proTintia  geindina ,  e  poi  corresse  ag' 
giungendo  foìl,  raschiando  %t,  e  aggiungendo  questa  stessa  sillaba  tra  di  #  na  Anche 
nella  sillaba  in  sembra  di  doversi  riconoscere  qualche  ritocco,  (d)  Veggasi  la  nota 
precedente,  (e)  Parola  aggiunta  di  prima  mano,  (f)  Parola  aggiunta,  forse  di  prima 
mano,  ma  con  inchiostro  più  oscuro  ;  può  attribuirsi  a  quello  stesso  scriba  che  aggiunse 
in  tra  Noralidi  e  monasterio 


jyfi  MONUMENTA    NOVALICIENSIA 


1 


Nessun  ìndiiio  mi  fii  daio  di  rinvenire  sul  codice,  O  sai  codìd  di  coi 
si  servi  il  Turinetti.  Mi  trovai  quindi  costretta  al  testo  oTigioak  dei  BoUio- 
disti,  che  rafiromai,  per  le  partì  clie  a  ciò  si  prestavano,  catl*  Of  nciun  Ji 
sant'  Etdrado.  Per  la  presente  edizione  mi  giovai  ili  quilcbc  congetturi  dei 
BoUtndisti  stessi,  a  dei  posteriori  editorL  Poco  per  fermo,  ma  pur  quildit 
cosa,  tentai  anch'  io  di  fare  su  questo  campo. 

Della  coiD posizione  di  questo  opuscolo  parlò  eoo  assconateiu  il  Bed»- 
mann  ('),  avviando  aJ  aaa  fondata  ricerca  in  proposito,  se  non  proptio  ter' 
minando  ogni  discussione.  È  estranea  al  mìo  scopo  U  trati^izione  della  qo» 
siione  in  tutta  la  sua  estensione.  Il  ^  2, 11  ;,  il  4  e  in  parte  il  %,  del  capo  ì, 
sono  scritti  in  ottonari,  o  almeno  gli  ottonari  in  essi  predominano.  Qjtaà 
paragrafi  costituiscono  la  parte  essenziale  della  biografia  del  santo,  e  dipendoM 
manifestamente  da  quella  fonte  misteriosa,  da  quella  V  i  ta  ritmici,  che  (tifr  < 
come  si  è  detto,  p.  ;;})  il  Bethmann  cercò,  non  senza  buon  sncecsw^  li  j 
restituire  in  qualche  parte. 

Con  ragione  il  Bethmaan  trova  qualche  ottonario,  sparso  in  maggiore  oin 
minor  numero,  anche  nei  SS  7-10.  Ma  parmi  che  non  sia  proprio  esatto  dicrad» 
che  i  paragrafi  susseguenti  sono  privi  di  otlonarì.  Avrebbe  parlato  con  HM^  ' 
giore  precisione,  se  avesse  asserito  che  ivi  gli  ottonari  sono  del  tutto  r«ri.  Sei  ; 
S  II  (p.  )SS,  rr.3S-:9)  leggiamo:  «  miitantur  per  officias.  E  ancora  (p  !^  ' 
rr.  ji-ja):  «ia  Taurinensium  panibus  eioria  est  discordia...  si  lateoEcman  | 
npoterat».  1  SS  ^^•'h  ^°^^  '  parola  del  concilio  di  «Veraria»  (Verruaf)* 
della  donna  aniieg.ita  e;  risorta,  sembrano  scrini  in  istile  diverso,  e  delle  lormc 
metriche,  che  spesseggiano  nei  paragrafi  precedenti,  c'è  ivi  appena  qualche 
traccia  ;  cf.  p.  jRg,  rr.  1910:  «  ad  huius  ergo  eximii  »,  e  p.  390,  r.  i  j  :  i  iniì- 
«  tatù;  (es)  vestigia  ».  Qualche  cosa  possiamo  trovare  nel  S  >4  (p.  >9i.  r.  i'V 
n  cocpcrunt  Dominum  glorificare  et  beaiissimum  Heldradutn  exorarc  »),  ma 
sì  tratta  di  armonica  disposizione  dì  alcune  parole,  si  tratta  poco  più  che  Ji 
una  assonanza.  Ciò  può  forse  ripetersi  del  §  ij.  Nel  capo  ni,  i  SS  '^"'' 
non  presentano  proprio  nulla,  che  faccia  al  caso  nostro.  Nel  S  19  (p.  W, 
rr.  17-28)  possiamo  avvertire  il  ricordo  metrico  in  :  «  nec  lecto  volvi  poterai, 
«  nisi  alieno  fruerclur  auxiilo  0.  Questo  ricordo  ritmico  ci  si  fa  innanzi  nel  S  -4 
dove  abbiamo  anche  un  ottonario  (p.  {94,  r.  {)  :  «  prcces  elfudit  piissimas  ».  Si 
possono  considerare  nel  S  2}  (p.  39^.  rr.  4*6)  come  quattro  ottonari,  segueotiii 
r  uno  r  altro,  i  versi  seguenti  :  «  videntes  quod  acciderai  miserabile  monsirum 
B  illud  [chi  monstr,  i.  miser.]  iniqua  peste  gravidum  torvu  vulto  prae  intrin- 
Bseco».  Nel  5  24  (P-  ì96.  rr.  30-}!)  degni  di  nou  sono  particolarmente  i 
quattro  seguenti  versi  rimati,  che  sono  versi  più  o  meno  esatti  ;  a  gaudebat  stali- 
odus  de  clandestina  actione  panilo  posi(acriier)ferÌendus  ex  divina  ultìaoei. 
Si  hanno  pure  alcune  caJenie  ritmiche  nel  S26,  e  cioè  (p.  398,  rr.  14-15);  •***" 
acurre  nobis  mìseris    in  supremo  vitae  (fine)  positìsa,  e  ancora  (p.}98,n.lt-l7): 

{])  Man.   Gcrm.  IìììL,  Script.  VII,  73. 


mi.     VITAE    ABBATUM.  377 

«aura  gratissima  datur    aerìs  serenitas  reformatur     tempestas  valida  seda- 
«  tur    mare  inquietum  pacatur  ». 

Da  questo  £itto,  non  azzardo  tuttavia  dedurre  conclusioni  molto  precise, 
giacché  è  cosa  facilissima  il  metter  insieme  versi  di  tal  fatta,  che  si  possono 
comporre  quasi  colla  stessa  facilità  con  cui  si  trascrivono  da  fonti  preesistenti* 

I  Bollandisti  attribuiscono  questa  Vita  al  cronista,  e  credono  che  questo 
alluda  (lib.  ui,  cap.  31,  al  fine)  alla  medesima',  dove,  avendo  nominato  El* 
drado,  continua:  a  huius  itaque  patris  vitam  nostris  temporibus  quantum- 
«  cumque  es  suis  miraculis  atque  virtutibus  coUigere  potuimus,  tam  vitia, 
«  quam  auditis  lecdsve,  quibus  per  eum  Dominus  operare  dignatus  est,  de* 
«  votissime  in  eius  laudibus  simul  scrìbere  curavimus  ».  Anche  il  Bethmann 
dedusse  da  queste  parole  che  il  cronista  compilò  una  biografia  di  Eldrado. 
Si  può  chiedere  se  questa  deduzione  sia  del  tutto  certa,  essendo  naturale  il 
sospetto  che  egli  forse  voglia  significare  soltanto  che  di  Eldrado  si  occupò 
nel  Cbronicon  stesso,  tessendone  la  vita  e  narrandone  i  miracoli  nei  primi 
capi  del  libro  iv  e  in  qualche  capo  del  i  libro.  La  frase  «  nostris  tempo* 
«  ribus  »  sembra  dar  ragione  ai  Bollandisti  ed  al  Bethmann,  poiché  essa,  nello 
stile  del  cronista,  vale  «e  ai  miei  tempi,  negli  anni  della  mia  gioventù  »,  e 
quindi  sembra  che  il  cronista  distingua  1*  opera  sua  presente  dalla  Vita.  La 
Vita  di  sant' Eldrado  sarebbe  stata  dunque  scritta  dal  cronista  molto  tempo 
prima  che  il  Chronicon.  Anche  ammesso  tutto  questo,  non  rimane  escluso 
che  nel  Chronicon  e  particolarmente  nei  primi  capi  del  iv  libro,  quella  Vita 
venisse  riprodotta. 

II  Bethmann  crede  di  poter  asserire  che  i  paragrafi  della  Vita  composti 
preponderantemente  di  ottonari  trattano  delle  medesime  materie  discorse  nel 
Cbronicon.    E  pone  nel  seguente  modo  in  raffronto  la  Vita  col  Chronicon: 

Vita  8§  3-5  corrispondenza  col  Chron.  lib.  rv,  cap.  i. 

•  g    4  •  •   Chron,  lib.  !▼,  cap.  2. 
t  ^    7               •                •   Chron.  lib.  i,  cap.  I3. 

•  g    8  •  •   Chron,  lib.  rv,  cap.  15. 

•  g    9  •  •  Chron,  lib.  ir,  capp.  9,  17. 

•  g  IO  ■  •   Chron,  lib.  !▼,  cap.  13. 

Conviene  determinare  con  qualche  maggiore  precisione  la  relazione  tra 
1  due  testi.  Infatti  mi  pare  che  la  relazione  sia  piuttosto  apparente  che  reale, 
in  quanto  che  non  si  può  dimostrare  fra  i  due  racconti  una  conformità  tale 
che  superi  quella  non  eviubile  mai  quando  si  tratta  di  due  biografie  di  un 
medesimo  personaggio.  Bisogna  anzi  tutto  osservare,  che  dei  passi  del 
Chronicon  citati  dal  Bethmann,  uno  solo  ci  è  pervenuto  integro  (lib  i,  cap.  la), 
mentre  per  gli  altri  dobbiamo  accontentarci  o  dell'indice,  o  dei  frammenti 
che  si  è  cercato  di  mettere  insieme,  spigolando  presso  quegli  autori  che  vi- 
dero il  manoscritto  del  Chronicon  in  migliori  condizioni,  che  oggi  non  sia. 

La  didascalia  del  cap.  i  del  lib.  iv  è  così  generica,  che  non  se  ne  può 
ricavare  nulla  di  concludente,  poiché  vi  si  parla  vagamente  dell'orìgine  e  della 

MoHMmtnta  Novaiiaemsia,  24* 


378 


MONUMENTA    NO  V  A  L  I  CIENS  I A 


viia  del  Santo.  Più  evidente  è  la  corrispondenza  del  S  4  col  li''-  i^t  cap.  Il 
poiché  in  ambedue  i  luoghi  era  parola  della  donazione  di  Pagno  fatu  i 
Lotario.  Stretta  £  la  relazione  tra  il  ^  7  delia  Vita  e  il  lib.  [,  cap.  ultimo,  di 
Chronicon.  Ma,  se  ben  vedo,  quantunque  sia  innegabile  la  corrispondeiua  4 
qualche  (rase,  che  nelle  due  fonti  si  ripete  integralmente,  tuttavìa  noe 
relazione  perfetta  tra  i  due  passi,  poiché  m  quest'  ultima  sì  trovano  varie  a 
tizie,  che  mancano  nel  priroi}.  Qui,  p.  e-,  U  descriiioDe  dei  luoghi  i  t, 
più  ampia,  e  si  ricorda  n  Aguzana  fluvium  n,  che  coti  manca.  Olire  s  ci6, 
il  racconto  rimettente  1'  erezione  della  cliìesa  e  delie  celle,  ^onde  provenne 
il  nome  di  o  Monasterium  n,  non  f  fatto  in  modo  identico,  così  nel  Chronicen, 
come  nella  Vita,  poiché  mentre  qui  vien  detto  che  il  nome  di  ■  Moni- 
li sterìum  »  venne  tosto  dato  dai  monaci  al  compksso  degli  editici,  appena 
gli  ebbero  costrutti,  là  si  afferma  sohanio  che  al  tempo  del  croniita  <[uel 
nome  era  in  uso;  anzi  sì  la^icia  intravvedere  che  al  cronista  sembrava  che 
quel  nome  potesse  anche  essere  di  origine  non  molto  antica.  Concludendo, 
c'è  motivo  »  credere  che  questo  passo  della  Vita  non  sia  parallelo,  ma  di- 
penda da  quello  del  Chrùnkon,  e  sia  aJ  esso  di  non  poco  posteriore.  OsseH 
poi  che  questo  §  7  non  contiene  alcun  verso,  né  ottonario,  né  di  altra  faH 

Secondo  il  titolo  del  lib.  iv,  cap.  i;,  sant'EIdrado  restituì  1' u 
lingua  ad  un  muto,  e  il  miracolo  fu  operato  0  coram  mullis  h, 
verso  è  il  caso  descrino  dal  §  8  della  Vita. 

Il  Bethmann  paragona  il  5  9  (donna  che  ricuperò  il  latte  perduto;  gol 
gione  delle  bestie)  coi  capp.  9  e  17  del  lib.  iv.  Nel  lìb,  iv,  cap.  9  del  Ch 
nicon  sì  parla  di  u  buoi  0  e  n  cavalli  »,  che  il  santo  liberb  e  Ubera  dalle  malata 
e  qui  ci  dev' essere  conformità  d'argomento  colla  Vita,  nella  quale  penili 
si  discorre  di  upecudcSD,  locché  richiama  all'  Offici  um,  verso  ta  fine, 
lib,  tv,  cap.  17  era  parola  di  una  donna  risanata  in  Asti,  da  non  si  sa  qg 
malattia;  nessuna  relazione  col  fatto  della  restituzione  del  latte. 

Corrisponde  t'argomemo  del  $  10  della  Vita  col  lib.  iv,  cap.  tj  1 
ChroHko». 

Nel  Chroiticon,  liti,  v,  cap.  4;,  è  fatta  parola  del  miracolo  della  llbe 
zione  da  un  serpente,  che  si  incontra  narrato  nel  ^  aj  della  Vita;  nu  t 
i  due  racconti,  se  e'  è  una  qualche  somiglianza  sostanziale,  si  incontrtao  I 
tavia  differenze  non  trascurabili. 

Aggiungo  poi  che  il  Bethmann  poteva  raffrontare  la  fine  del  $  8  4 
lib,  IV,  cap.  II.  Tuttavia  neppure  da  questo  raffronto  si  possono  modlfic 
i  risultati  ai  quali  conducono  le  altre  corrispondenze, 

E  questi  risultati  sì  possono  enunciare  cosi  :  che  ci  sono  beni)  ala 
punti  d'accordo  tra  Ìl  Chronicon  e  la  Vita,  ma  in  assai  maggior  n 
sono  i  punti  di  vicendevole  disaccordo.  Contro  a  questa  opinione  si  potri 
bero  allegare  gli  ottonari  sulla  morte  e  sul  seppellimento  di  sant'  Eldrado  H 
riti  dal  Bethmann  e  da  lui  inserti  nel  Chronicou  liib.  n',  cap.  7),  sulla  ieàti 
Rochex  («pater  sanctus  Eldradus  exbaiat  animam&c»),  se  potessimo  n 


^ 


mi.     VITAE    ABBATUW 


ceni  che  essi  dipendono  proprio  dal  ChranicoH,  e  non  piuttosto  dall' Offi- 
cium(0.     Trovandoci  in  quesio  dubbio,  l'argomento  perde  di  sua  efficacia. 

Il  Terraneo  {A<Ui.  illuslr,  I,  6j)  pensava  che  la  Vita  sia  stata  compi- 
lata sulla  base  del  Cbronican  II  Betumakn  («p.  c\t.  pp.  7!-74,  nota)  credette 
invece  che  il  cronista  avesse  compilata,  in  ottonari,  una  biografia  dei  santo, 
e  che  il  biografo  nostro,  per  la  cotnpilaiione  a  noi  pervenuta,  siasi  giovata 
di  questa  biografìa  in  ottonari. 

Secondo  le  noilre  ricerche,  la  Vita  è  posteriore  al  Chronkon,  da  cui 
in  molte  cose  si  scosta,  ma  pur  in  qualche  pane  ne  dipende;  ma  dipende  an- 
cora da  altre  fonti,  tra  le  quali  c'è  quella  biografia  poetica,  alla  quale  accenna 
giustamente  il  Bethmann.  Ma  non  saprei  con  quanta  certezza  potessimo  poi 
attribuire  al  cronista  la  Vita  scrìtta  in  ottonari.  Infatti,  che  una  vita  di  san- 
t' Eldrado  pree^istesse  a  lui,  &  lecito  desumerlo  dalle  stesse  parole  (lib.  iii, 
cap.  31)  di  lui,  il  qu.ile  dice  di  aver  narrato  le  cose  vedute,  udite, 
lette.  Anche  altrove  (lib.  ti,  cap.  3)  il  cronista  dichiara  di  aver  lette  le  gesta 
di  san  t' Eidra  do.  P116  quindi  ammettersi  l'ipotesi  che  la  Vita  poetica  sia 
anteriore  anche  al  cronista,  e  che  a  questo  abbia  servito  per  i  suoi  lavori 
dì  compilazione  ('). 

Ho  accennato  (p.  37S)  alla  relazione  di  dipendeiua,  che,  per  ragioni  di 
contenuto,  mi  sembra  probabile  rispetto  al  S  7  della  Vita  (pp.  )86-87)  raf- 
frontata col  ChTOnkon,  lib.  i,  cap.  ultimo.  La  vicinanza  dei  due  testi  si  ri- 
scontra anche  in  alcune  frasi,  siccome  ho  in  qualche  modo  indicalo  poco  fa. 
Di  àò  reco  ora  esplicitamente  la  prova.  Scrive  il  Oiranicon  :  u  vallis  ìpsa  ve- 
ti na  ciò  nibus  et  pìscacionibus  apta,  sed  a  serpentìbus  oppido  infesta».  Eia 
Vita:  Bvallis  siquidem  ìlla  captionibus  venationum  apla,  piscatione  omnino 
a  Opulentissima,  sed   serpentìbus  oppido  erat  referta.     quorum   infestationera 

■  praedicti  fratres  fcrre  non  valentes. . .  ».     Poco  dopo,  il  Cbroiiicon:  «  in 

■  loco  quodam  modicum  cavato»;  e  la  Vita:  "in  loco  modicum  cavato». 
11  biografo  pone  fine  alla  narrazione  (p.  jSj),  recando  alcuni  ottonari:  <i  obe- 

■  diunt  serpente;  hominìa&c.,  che  egli  deduceva,  se  non  m'inganno,  da 
quella  Vita  poetica,  di  cui  parlammo. 


(t)  Qui  tuttavia  non  li  tratta  d'altro 
che  dei  versi  medesimi  di  cui  si  com- 
pongono! responaort  dell' Off  icium, 
cui  il  passo  appartiene.  11  Beth- 
KANK  (op,  cit.  p,  74)  aveva  giusta- 
mente notato  che  nel  brano  riferito  dal 
Roches,  nella  serie  degli . 


e  sponsor!, 
tveva   de- 


altri 


i   della 


3  di 


quelli  dei  responsori.  Il  testo  del- 
l'Off  i  cium,  quale  ora  ci  sta  di- 
nanzi, dimostra  l'esattezza  dell' osser- 
vaiione  fatta  dall'  erudito  tedesco,  e 
prova   che  veramente  ì  versi  di  tal 


natura    appartenevano   : 
dai  quali  il  Rochex  gì 


(2)  Da  quanto  si  è  detto  nel  preato- 
bolo  all'Officio  (pp.  3  52-5  j)  e  alla 
postilla  apposta  al  Martyrologium 
Adoais  (p.  374}  apparisce  che  la 
Vita  scritta  in  ottonari  è  anteriore  a 
quelle  due  fonti.  Siccome  la  postilla 
sembra  della  fine  del  x  secolo  o  del 
principio  dell'  xi,  così  qui  avremmo 
una  nuova  difBcohà  ad  accettare  la 
ipotesi  del  Bethmann. 


Non  è  neccssarìi,  per  la  noitn  indigioe,  una  disamina  pi(i  approfoo^u 
della  presente  questione.  Vuoisi  piuttosto  vedere  se  tutta  la  Vita  pgù  es- 
sere attribuita  al  medesimo  compilatore,  e  a  qual  tempo  possa  questo  nsse 
vissuto.  £  una  questione  che,  pur  legandosi  a  quelle  lesiè  siudiite,  fatai 
tutta  vi  a  considerare  a  at. 

A  primo  aspetto  sembra  che  la  risposta  non  dovrebbe  esser  duUia, 
giacché  il  capo  i  termina  con  una  frase  di  chiusura,  e  con  a  amcD  ■,  quia 
che  l'autore  9Ì  congedi  dal  lettore.  Tuttavia  questa  conclusione,  quioilosl 
esaminino  minutanietite  le  diverse  parti  dell'  opuscolo,  non  sembra  coti  sicurt, 
siccome  sul  principio  apparisce.  Le  parole  che  danno  cominciamento  al  ca> 
pitolo  11  :  e  Dccursa  utcumque  beatissimi  Heldradi  vita  &c.  >  sodo  poaK  B 
colla  intensione  di  legare  intimamente  quel  capitolo  con  quello  che  lo  piv 
cede,  e  allribuire  l'uno  e  l'altro  al  medesimo  autore. 

La  dissomiglianza  di  stile  che  può  avvenirsi  tra  capitolo  e  caphoto^  t 
che  Ila  la  sua  radice  nei  versi  ottonari  preesistenti  al  biografo,  non  ha  h 
questo  caso  alcun  valore,  poichÈ  essa  si  sarebbe  manifestata  egualninne  HM 
se  l'opuscolo  fosse  stato  scritto  da  una  sola  mino,  quanto  se  provenisM  di  fil 
persone  Di  11  dunque  non  possiamo  dedurre  argomento  di  sorta  prò  B  ooom 
]'  ipotesi  della  unicìiì  d' autore.  In  favore  di  questa  ipotesi  si  può  Inrcce  ad- 
durre una  prova  dedotta  dalla  somiglianta  delle  frasi,  colle  quali  vedlaoio  ìa 
diversi  paragrafi  giustificata  l'opera  stessa,  la  materia  e  il  moda  di  tua  ceti»- 
posiiione.  Nel  prologo  (p.  jSi,  rr.  7-8),  l'autore  dice  che  nsrrerl  qosnto 
o  veridica  narratione,  sub  te  stifi  catione  fidei  et  christianitatis,  didicimuss.  Al 
S  6,  cioè  al  principio  del  cap.  11  (p.  jfi6,  r.  14),  ripete  che  noterà  nel  sao 
libro  quanto  apprese  «relatione  digna  n;  e  prosegue  spiegando  con  eecejàvi 
diffusione  il  suo  pensiero.  Al  principio  del  cap.  ni  (5  16,  p,  J91,  rr.  i8-i9)Éi 
rispetto  ai  miracoli  questa  promessa;  «quae  eum  indubitanter  fecisse  scimns, 
«  nullo  modo  occultamus  ■;  e  al  5  >7  (P'  Ì9^<  r.  ti)  inculca  che  egli  racconti 
quanto  «  memoriae  nostrae  occurrit  n,  e  fa  parola  del  concilio  di  Aiguebelie. 
Al  S  2j  {p.  595,  rr.  25-26)  dichiara  di  essersi  limitato  a  tener  conto  di  quelle 


cose  soltai 
«potuerunt  deieri  ». 

Tutte  queste  dichiarazi' 
nista  (lib.  .11,  cap-jOsies: 
avvenuti  ai  suoi   tempi   (qi 

e  di  avere  viste,  udite 


novitate  temporura  per  31 


nifesta,  antiquitate  a 


i  hanno  qtialche  attinenza  con  quelle  che  il  ero- 
ha  fatto,  dove  dice  di  voler  narrare  i  miracoli 

ito  significato  parmi  che  abbia  sostaruialmeDK 
temporibus,  quantumcumque  ex  suis  miraculis...*)^ 
lette  le  cose  che  egli  racconterà.     Forse  le  ripeti» 


dichiaraiioni  del  biografo  : 
protesta  del  cronista.     È  naturale  in  un  rim; 
largare  la  narrazione,  anche  dove  si  tratta  di 
Non  vedo  quindi  alcun  motivo  per  consi 
di  piii  parti,  vale  a  dire,  su 
fatte  alcune  appendici  di  i 


che  li  estensione  da  lui  data  alla  sucdnta 
leggiaiore  la  preoccupaiioae  £  al- 
3se  esterne  alla  sostanza  del  &tta 

;rareb  Vita,  siccom. 
di  un  nucleo,  al  quale 


Volendo  investigare  diligeateiBeiiK   1 


mi.     VITAE   ABBATUM.  381 

le  tnccie  dell*  impronta  penonale,  che  si  possono  rìscontrare  nel  testo,  forse 
potremmo  sentir  nascere  dentro  di  noi  un  dubbio  sulla  unicità  dell'  autore  pen- 
sando a  quello  che  leggiamo  intomo  al  concilio  di  Aiguebelle,  del  quale  il  bio- 
grafo dice  che  avvenne  a  sua  memoria.  Ma  siccome  siamo  affatto  all'oscuro 
intomo  all'epoca  di  quel  concilio,  così  anche  per  questo  rispetto  non  possiamo 
giungere  ad  alcuna  sicura  conseguenza,  né  possiamo  trovare  alcuna  obbiezione 
seria  per  negare  il  testo  della  Vita  ad  un  contemporaneo  di  quel  concilio. 

Accettando  pertanto  la  Vita,  così  come  noi  l'abbiamo,  non  possiamo 
avere  esitazione  sull'  epoca,  cui  attribuirla.  Già  1  Bollandisti  avevano  rica- 
vato dal  S  25,  che  la  Vita  è  posteriore  alla  presa  di  Gerusalemme,  e  al 
ritorno  dei  Crociati.  Gemsalemme  fu  conquistata  il  15  luglio  1099.  ^^^~ 
l'ultimo  paragrafo  si  parla  di  Guglielmo  abbate  di  Breme,  il  quale  visse  al 
principio  del  secolo  xn.  A  lui  si  accenna  come  a  persona  già  morta.  Non  ci 
inganniamo  adunque  attribuendo  questa  Vita  alla  metà  incirca  del  secolo  xii. 
«  Mi  pare  che  a  questa  relativa  modernità  dell'opuscolo  induca  anche  un 
passo  del  $  6,  nel  quale,  con  frase  aliena  affatto  dallo  stile  del  cronista,  il  bio- 
grafo lamenta  che  «  vastatione  gentilium  et  inenia  scriptorum  »  siasi  perduta 
la  memoria  dei  miracoli  del  Santo.  Nelle  parole  «e  vastatione  gentilium  »  pro- 
babilmente dobbiamo  vedere  nuli' altro  che  la  ripetizione  del  lamento  fatto 
(lib.  II,  cap.  3)  dal  cronista,  quando  si  lagna  che  i  Saraceni  abbiano  profa- 
nato il  monastero,  e  contribuito  alla  dispersione  dei  libri. 

Nel  preambolo  all'Officio  abbiamo  già  detto  che  è  conveniente  con- 
siderare questo  antico  monumento  liturgico  come  una  delle  principali,  anzi 
addirittura  quale  principale  fonte  della  presente  Vita,  in  cui  sono  state  intro- 
dotte le  «  lezioni  »  della  officiatura.  Ora  faccio  osservare  come  dalla  fine  della 
«lezione  »  ottava  sono  state  desunte  le  prime  linee  del  §  4  della  Vita,  sino  a: 
e ...  et  munerabat  sepius  ».  Segue  in  prosa  :  «  inter  cuius  permaxima  mu- 
c  nera  »  &c.  Qui  il  distacco  tra  quanto  precede  e  quanto  segue  è  evidente, 
non  soltanto  per  la  diversità  dello  stile  (poetico  e  pibsastico),  ma  altresì  per 
il  contatto  fra  le  due  parti:  è  un  puro  e  semplice  contatto  e  non  un  nesso 
intimo  e  saldo.  Né  voglio  passare  sotto  silenzio  che  al  principio  del  $  3  la 
Vita  dice:  «vigeret,  et  in  ofiìciis  religio  »,  storpiando  l'ottonario,  che  tro- 
viamo regolarmente  nell'Officium  (lectio  v),  in  questa  forma:  «vigeret 
e  et  religio  ».  In  questi  e  altri  simili  raffronti  sta  la  miglior  prova  per  cre- 
dere che  il  compilatore  della  Vita  abbia  avuto  sott'occhio  1'  Officio  e  lo 
abbia  usato  come  fonte.  Resta  affatto  esclusa  l' ipotesi  inversa,  e  non  é  nem- 
meno, per  questo  rispetto,  ammissibile  una  fonte  comune. 

Da  ciò  tuttavia  non  devesi  proprio  dedurre  che  il  testo  preciso  del- 
l'Officio  attuale,  e  non  piuttosto  un  altro  testo  più  antico  abbia  servito  al 
compilatore  della  Vita.  Abbiamo  in  addietro  esternato  timidamente  1* ipo- 
tesi della  esistenza  di  una  nona  «  lezione  »  nel  testo  più  antico  dell'  Officio. 

Ma  naturabnente  l'autore  della  Vita  ebbe  sott'occhio  altre  fonti.  Par- 
lando testé  dell'epoca  in  cui  essa  fu  scritta,  ebbi  occasione  di  notare,  come  vi 


sì  riconosca  l' influsso  del  Chmiicon  Né  meno  sicura  t  l'csìstcOM  di  »l(uae 
narraiioai  Ìq  oitonarì,  estranei  airOfficio,  nella  sua  coodiiiotic  preumt, 
come  abbiamo  or  ora(p.  379)  accennato,  studiando  egualmente  le  rclixìonlfritl 
Chronicaa  e  la  Vita,  Qui  faccio  notare  gli  ottonari  del  $  j,  quelli  eh*  i 
leggono  verso  la  fine  del  S  7.  e  quelli  dei  JS  8-11.  Ivi  non  e' 6  dipendcDij 
alcuna  dall'Officio.  1  versi  del  5  7  s'incontrano,  per  1' argomcoM  un* 
tato,  col  primo  inno  dell'  Officio  e  col  nono  responsorio,  ma  la  soniigiianu 
Don  va  più  in  11.  Ciò  ripetasi  per  i  versi  del  ^  io,  raffrontati  col  respaoMris 
dedmo.  Nei  SSii-iadella  Vita  si  riconoscono  appena  alcune  tracci*  dì  voi 
Qjianto  al  metodo  di  pubblicazione,  lio  a  dire  ben  poco.  Sulle  cene- 
aloni  al  testo,  dissi  a  sufficienza  al  principio  di  questo  preambolo.  Ag^ungo 
ora  di  avere  mantenuti  I  nunierì  dei  paragrafi  e  delie  pagine  della  edirìoDt 
principe  dei  BoUandisti,  che  corrispondono  affatto  a  quelli  della  edizione  ve- 
neziana. Perchè  i  versi  si  distinguessero  senza  difficoltà,  li  separai  viccnJe- 
volmeote  e  dal  testo  prosastico  con  uno  spazio  bianco,  dove  l' esìsteou  lo» 
mi  pareva  meno  dubbia:  ma  talvolta  il  lettore  dovrà  indovinare  il  VKttO.Pa^ 
piato  da  qualche  inopportuna  trasposizione,  o  da  qualche  parola  intniu.  I  dlt 
toDghi  ae,  oe,  sono  degli  antichi  editori,  che  non  sempre  li  posero  a  àawK. 

VITA 

A  R.   P.   IOANME  lACOBO   TUBINETTO 

EX   MSS.   ESUTA 

Prologus, 
I.     Ad  laudem  etgloriam  Dei  et  salvatoris  nostri  lesu  Christi,  S 
qui  vult  omnes  homines  salvos  fieri,  et  ad  cognitìonem  verititis 
venire,  quae  de  beato  Heldrado  veridica  narratione,  sub  testi6- 
catione  fidei  et  clinstianitatls,   didicimus,   referre    non    formidi- 
mus.       quamvis  enim  peccatorum  multitudine  grav.ati,  a  sanerò- 
rum  meritis  et  conversaiione  peregrini  longeque  abiecti  vivamus,  » 
in  spe  tamen  gloriae  filioruni  Dei,  de  resurrectione  otnnis  carais 
nullatenus  dubitantes,  per  puritateni  et  confessionem  delìctorum 
ad  eorum  quandoque  consortium  nos  perventuros  speramus.      et 
quia  Scriptura    Divina   nos  instruit,  dicens:  a  consiUum  <*>  regis 
«  abscondere  bonum   est,  opera    autem  Dei  propalare    optimum  '( 
«  est  et  salutare  a  (0,  nostrae  saluti  pericutosum  metuimus,  si  ei 
(.)  Eiix,.  conciUum 


mi.     VITAE    ABBATUM.  383 

Dei  opera,  quae  a  fìdelibus  per  beatum  Heldradum  mirabìliter 
patrata  comperìmus,  litteris  mandare  non  curemus. 

Caput  I.    Vitae  totìus  periodus. 

2.  Igitur  beatus  Heldradus  ex  Gallicana  patria,  quae  didtur 
Provincia,  non  infimìs  parentìbus  ortus,  et,  ut  certuni  dica- 
tur,  Amboliacensis  oppidi,  Àlpinis  montibus  undìque  septi,  mu- 
niceps  et  indìgena  fuit:  nobilis  quidem  genere,  sed  nobilior 
animi  virtute.  solet  ergo  evenire  ut  nobilitas  generis  pariat  igno- 
bilitatem  mentis;  at  non  ita  in  Heldrado  viro  sancto  extitit,  qui, 
mundi  mutatis  phaleramentis,  deposito  generositatis  cothurno, 
quanto  clarius  in  seculo  vixerat,  tanto  viiius  abiectiusque  Christo 
adhaerere  cupiens,  summi  Regis  paupertate  ditatus,  ipse  pauper  prò 
Christo  efFectus,  seipsum  pauperibus  conformabat.      adhuc  itaque 

sub  laicali  habitu  Chrìsti  militem  contefgens,  eodem  in  vico,  ex  p-333b 
quo  carnis  decussatam  duxerat  orìginem,  ecclesiam  beati  Petri 
mentis  dicatam  construxit,  ac  nonnulla  prò  susceptione  hospi- 
tum  peregit  habitacula.  composuit  vero  pulcherrimum  ibidem 
virìdarium,  ex  quo  cuncti  venientes  habere  possent  edulium.  sed 
dum,  crebrescentibus  curìs,  alia  prò  aliis  cogitare  compelleretur, 
non  modicam  a  parentibus  relictam  sibi  substantiam,  pardm  ec- 
clesìis,  partim  edam  pauperibus  distribuere  curavit.  qua  pau- 
perum  Christi  sinubus  recepta,  illius  aevi  nexibus,  quibus  ea 
aetas  flammis  iuvenilibus  dedita  implicarì  solet,  absolutus  et  liber, 
ab  huius  mundi  naufragio  nudus  evasit. 

3.  Oculis  siquidem  mentis  circumcirca  prospiciens,  infra  di- 
gnissimum  suae  cogitationis  sacrarium  sagacius  perquirens,  si- 
cubi  locum  in  venire  potuisset  dignum,  quo  monachorum  re- 
gula  arctiorque  custodia  vigeret,  et  in  officiis  religio  maneret 
soUicitior,  circumiensque  Galliam  atque  sibi  domesticam  pera- 
gravit  Provinciam.  translatus  Aquitanias,  devenit  ad  Hispa- 
nias.  inde  lapsus,  regressus  est  Italiam,  ubi  multorum  rela- 
tione  didicit  praecipuum  inesse  coenobium,  ex  antiquo  voca- 
bulo     vocatum  Novalitium,    eo  quod    novae  lucis  primordia    et 


384 


MONUMENTA    N O V A L  1  C  I  EN S  I A 


sanctitads  exordia  ibi  esorta  noscantur  esse  et  fiindata,  nnoi 
Amblulfus  <*}  pervigili  et  solerti  (liscipiin<ì  regebai.  sub  niìut 
venerando  moderamtne  quìngentoruro  monacborum  Domino 
dignissitna  niiUtabant  agmina.  adventu  denique  huius  sanccs- 
simi,  idem  rector  praelibati  coenobìi,  Spiriius  Sancii  docente  in-  } 
stinctu,  dignanter  ab  eo  suscipi  rogiiavit,  dignius  etiam  quam 
postulavi!  susceptus  esL  proinde  susceptus,  infraque  cliustn 
monasterii  detemus,  quae  monachis  digna  et  eorum  studiis  apca 
sunt,  omni  adnisu  colligens,  et,  ut  prudeniissima  apis,  intra  sui 
cordis  alvearia  optima  quiieque  recondens,  brevi  reguiariter  edoctus,  IO 
quidquid  sancii  Benedicti  Regula,  Columbani  edicta,  Basilii  soripta 
continent,  pracpeti  volatu  studiosissime  penetravit. 

4.  Eodem  ergo  tempore  Lotbarius  rei  nomine,  ex  Caroli 
progenie,  fìnes  regni  Italici,  gubernabac  eximie,  in  armis  vaiie 
sn'cnuus,  intentusque  bonis  operibus  et  eleemosynas  agebai  1; 
frequentissimas;  qui  praedìctum  coenobium  sanctitate  praeci- 
puum  Uanorabac  attentìus  et  munerabai  saepius.  inter  cuius  per- 
maxìma  munera  est  locus  prope  montes,  ab  incolis  Italiae  Pa- 
gnus  dicius  ex  nomine,  quem  ob  insigne  regium  virtutis  prì^ 
gium  largitus  est  praedicto  coenobio  Novalitio,  quo  trecenti 
monacborum  numerus,  religione  praecbrus,  assiduis  Cbrìsto 
caba:  studiis.  decedente  siquidem  vita  Amblulfo'*',  venerando 
store,  consensu  omnium,  Hugo,  Caroli  Magni  filius,  suprema 
sede  constituitur,  qui  nobilitatcm  generis  nobilioribus  sublimai 
mentis,  quamdiu  bumanis  rebus  interfuit,  verbis  aique  operibus 
biectos  digne  docuit.  sed  defuncto  Hugone,  una  omnium  v 
monachi  praedìctum  Heldradum  in  abbatem  suuni  constituuni. 
satus  autem  verbis  renuit,  exhoriatus  exemplis  restitit,  vi 
tractus  consensii.  sciebat  enim  una  eademque  abiectioue  digni 
invitatum  diu  resistentem,  et  non  invitatum  sese  ingerentem. 

5,  Adepto  ergo  venerabili  moderaraine  regiminis,  quis  i 
quantus  extiterat  et  nostra  succumbit  facundia,  et  virtutum  f 
queniia  vires  ad  enarrandum   humanas  exsuperat.         erat   1 

(a)  Edh.  Ambulfui        (b)  Edii.  Ambulfa 


un.     VITAE    ABBATUM. 


J8j 


jpalentia  vìrtutuni  clarus,  sapientiae  affiuentia  compertus,  exu- 
lerantii  bcnigniiatis  refertus,  studiosi  ingenii  floribus  ornatus, 
rosea  castimouiae  vigilanda  tutus,  et,  ut  generaliter  dictum  sit, 
)uot  dierum  spatiìs  vixii,  tot  charìsmaium  privilegiis  vitam  or- 
navit.  babeni  siquìdcm  hoc  sancii  propriutn,  ut  adbuc  carnea 
gravcdini:  oppressi,  iara  praelibare,  ianique  gustare  ìncipiant, 
ijuae  ve!  qualia  gaudia  recepturi  sint  post  funera.  nam  quarto 
1Ì£  antequam  lutea  linquens  habiiacuU,  lìber  volaret  ad]ae- 
heta,  alacri  vultu  et  placido  mentis  ìntuìiu,  convocatis  ad  se 
iiscipulorum  cunctis.quos  Christi  servitio  dignanter  mancipaverat, 
iacris  exetuplis  docuerat,  sanctioribus  oracuUs  ad  meliora  speranda 
tstulerat,  eiiam  sui  in  presentia  digna  supplicationc  astantibus,  se 
ìndicat  resoivi.  qui  ''J  ibi  gemitus,  quae  lacrymae,  quotque  suspiria 
ab  eo  Christo  effusae  sum,  quatenus  sinistrum  derelìnquens  iter, 
dextnim,  quo  clecti  ad  bravium  supernae  vocatìonis  duccndi  sunt, 
gbsque  offendiculo  leneret;  et  ne  pars  maligna,  invidìae  facìbus 
accens.1,  tarditates  aliquas  praeteadere,  retiaque  suae  malignitatis 
pedibus  post  Doraìnum  currentibus  opponere  quivisset.  extor- 
qaebat  cnitn  aiTcctus  intcrioris  bominis  lacrj-mas,  quas  violentia 

I  dilectionis  ex  intimis  praecordiorum  visceribus  fundebat.  ge- 
mebani  alumni  magistrum;  tristabantur  de  praesenti  patrli  di- 
scessu,  Cuius  gloriam  credebant  fore  eximiam.  devatis  deoiquc 
ad  cocJum  oculis,  quo  spiritus  sempcr  intenius  fuerat,  et  pa- 
iTumper  resumpiis  viribus,     viaticum  dominicae      communionis 

^xpcrìit  digniusquc  suscepìt,  ac  sic  Inter  disctpulorum  manus,  la- 
crymas  et  gemitus  animam  Deo  reddidit.  vixit  autem  beatus 
Ucldradus  sub  monastica  disciplina  annìs  sepiem,  praefuit  autem 
triginia.  quos  omnes  Christianitatis  ticulis  ornavit,  excellentia 
saactitatis  ditavit,  et  culmine  virtutum  laudabilìter  cxtulit.  mortuus 
esc  autem  tertio  idus  martii,  regnante  Ludovico  Lotharii  filio,  et  se- 
poltus  est  apud  Novalìtium,  suum  dilectum  coenobium,  ubi 
viget  miraculis,  coruscatbeneficiis,  praescaisanitatibus,  praesen- 
tatur  viriutibus,  praestante  domino  lesu  Christo,  cuius  honor  et 
gloria, virtus  et  excellentia  vivit  et  regnai  in  secula  seculorum,  amen. 


{*)  Qui  l-tJii.  <Ui  U««.  tlil.  ftlT.  (Script,  tu,  f}6)  Ci 
frr  A  ti*  i  mamtri  iti  Ctfi  %*gtunH  itlUne  pt(  «itaitnltH  di  « 

NoraHclentlit- 


ir  taf  e, 


ìS6 


MONUMENTA    N O VAL  1  C  lENS  I  A 


Caput    II.      Miracola   in   vita 
ei  posi  mortem  patrata. 

6.  Decursa  utcumque  beatissimi  Heldradi  vita,  nibil  omatiB 
de  miraculis  ab  eo  patratis  attigimus,  tìmentes  ne  quod  [ 
a  nobìs  diaum  fuisser  eius  subtraheretur  glorìae.  nec  ideo  d 
noris  apud  nos  credttur  esse  meriti,  quod  miraculorum  muldtu*! 
dini  proprium  volumus  condere  librum.  multa  siquidem  i 
mira  suor,  quae  aut  iu  iuventute,  aut  suscepta  Chrìsti  milititi 
pcregit,  sed  vastatione  gcntilium  et  inertia  scriptorum  oblÌTioml 
deleta  et  viromm  W  memoria  divulsa  fore  noscuatur.  sic  Dea 
pauca  de  eìus  miraculis  nostrae  noluit  subtrahere  notìciae,  qtq 
tenus|de  minìmis  dignanter  patratis  ampliora  intellectui  pale 
cui  vero  pauca  non  sufficiunt,  multa  non  proderunt.  aggredi 
ergo  et  adhibebo  studium  ad  cxplananduniea,  quae  relatioDe  digna, 
non  solum  lam  summo  Deo  coniuncius  et  caelestium  cìvium  agmi-  l] 
nìbus  nexus  peregit,  verum  etiam  ea,  quae  adbuc  corporeo  carct 
clausus,  Deo  iuvante  laudabiliter  patravit. 

7.  Dum  igitur  beatus  Hcldradus  viiales  adhuc  carperei  aura 
et  iam  Novalitium,  suum  dilectum  coenobium,  pio  moderam 
regeret,  feriur  iussisse  ex  suis  in  valle  Brigantìnense,  quod  t 
nachisapta  debuissent  aedifìcare  habitacula.      profecd  itaque  érm 
scipuli,  iussionibus  magistri  sanctissitnì   obedientes,  dicco  < 
lussa,  vicinoque  obedìentiae  pede  praecepta  studueruat  peragCFb 
venicnrcs  nempe  ilio  fratres,  aptum  locura  habltationibus  mona- 
chorum  invenerunt,  quem  ornaverunt  ecclesils,  construxeruni  ae-  Jt 
dificiìs,  et  ex  abundantia  cellarum   Monasterium    itlum    vodt^i 
nint.     vallis  siquidem  illa  captionibus  vcnationum  apta,  pìscaiìone  I 
omnino  opulentissima,  sed  scrpemlbus  oppido  erat  referta.      quo>f 
rum  infestationem  pracdicti  fratres  ferre  non  valentes,  reversi  si 
ad  patrem,  quac  fecerant  quaeve  passi  fueraai  renuntiantes, 
ille  blanda  eos  admonirione  delenitos  bhndioribusqus  verbis  de- 
libutos,  paucis  dicbus  secum  retcntos,  cocptìs  iubet  instare  operibus, 
poUicens  se  absque  mora  eos  secutiirum.       venerandus  itaque  v. 

{.)  Edii.  vitiorum 


mi.     VITAE    ABRATUM.  387 

ad  locum  veniens  multitudinemque  seq)entium  reperìens,  virtute 
divina  eos  in  unum  congregans,  ferula,  quam  manu  tenebat, 
praeeuntem  se  sequi  praecipiens,  et  in  loco  modìcum  cavato  glo- 
meratim  adducens,  terminum»  eius  mentis  sufiragantibus,  posuit, 
j  ne  usquam  amplius  exire  debuissent  designans.  ecce  res  mira 
et  omni  dignatione  miranda*  statuitur  locus,  designatur  exitus, 
obediunt  serpentes  homini,  quem  a  Christo  sdebant  diligi,  et 
quod    servus  Dei  promittit  ore,    hoc  serpentes  tenent  opere. 

8.    Dum  vir  clarus  excubias    noctu  servaret  angelicas,    qui- 

j  dam  mutus  advenerat  ad  eius  sacra  limina,  petens  oris  col- 
loquium»  et  linguae  solvi  vinculum.  at  eius  coenobii  familia 
et  puerì»  illum  fingere  putantes  sicque  eos  decipere,  verbis 
actum  minacibus  et  afflictum  verberibus,  cum  iam  nihil  pro- 
ficiunt,    extra  fores  proiiciunt.     at     ipse  cuius  conscientia     erat 

5  conscia  facti,  et  animus  inardescens  cupidine  loquendi,  se  totum 
convertit  ad  Cbristum,  et  ad  Sanai  tumulum  veniens,  corde  tenus 
oravit,  dormivit,  verba  recepit,  et  sanitari  prìstinae  redditus,  laetus 
ad  propria  remeavit.  eodem  namque  tempore  Ubertus  quidam 
nomme    sìmiliter  adveniens,    utroque  pede  claudicans,    patrem 

3  pulsat  gemidbuSy  et  exorat  singultibus,  ut  sibi  gressum  con- 
ferat  et  sanitatem  praebeat.  at  vir  Deo  plenus,  cuius  mens, 
dum  in  hoc  seculo  vixit,  misericordiae  visceribus  semper  redun- 
davit,  orantem  cito  respexit,  et,  per  somnium  illi  apparens,  sani- 
tati  pristinae,  diutina  membra  infirmitate  detenta,  quam  citius  re- 

;  formavit.  talibus  siquidem  beneficiis  multorum  infirmitatibus 
saepius  impensis,  clarus  coepit  suaderi  in  hoc  seculo,  qui  sole 
lucidior  praesidebat  in  coelo. 

9.^  Eadem  circa  tempora  venerat  mulier  quaedam,  petens 
auxilium  ad  eiusdem  coenobium  ;  nam  lactis  copiam  dicebat  sibi 
>  sublatam,  peccatis  exigentibus  et  plurìmis  crìminibus.  quae 
cum  diu  oraculis  persisteret  assiduis,  visitata  ab  eo  per  somnium, 
iussa  est  ad  proprìam  regredì  domum.  nam  antequam  stadium  in 
itinere  confecisset  piene,  cepit  se  lac  efFundere,  et  ubera  tume- 
scere     in  tantum,  ut  iam  copia     effusi  lactis  eius  sinus  imma- 


l'2^-;-t:  c=ri^  ;er^i^  - — •"■*  lI:  ;i?c^regar<ja;  aeceBarii  pro- 
tììo-k,  et  is^^-jzi  iz  T^p^:}:l■i  lor^urczi;  bc-^esaie  oaaahìis  jj 
Si  :— lur-^K!!  iSsi  :-~zmz-iTiz,  I  Cri-i;ori  iiiaien  nmnqiizm  sab- 
~ih£rrr,r^  isrtcn,  Lis  ^z-cz^  Z-^.j  izs^ids  sfwritibus  « 
signi6c^ri:  ir.zz^^i^Z'izzn.  ed,  ^uioivis  mhcuitur  per  offi- 
cia, in;'^'-r'=~  ncrfii  ssi^irinr—  i?  O^nhwiends  visione  inaÌD- 
seca,  CUOCIO  '-g^-^  tempore,  i:ab<xi  insegante  saevhia,  oro  jO 
pemicTOsa  utnqiic  I-^s^bris  in  Taurine-: si nm  panibus  «ora 
CM  iiscoriia,     ut  c3;:3J-j:«ue,     si  IircnMr  non  potcraz,     aliena 


1 


mi.     VITAE    ABBATUM.  389 


patenter  raperet,  nec  ecclesiasdcis  prò  religione,  nec  mulieribus 
parcebatur,  nec  pueris  innocentia,  nec  senibus  proficiebat  aetas 
reverenda,  tantumque  haec  rabies  excreverat,  ut  non  solum 
viatoribus  extraneis  molirenrar  insidias,  verum  etiam  in  aflSnes 
5  et  concives  suos  eas3em  exercerent  insidias.  potentes  vero,  qui 
inferionim  scelera  reprimere  debuissent,  sub  eisdem'nefariis  pa- 
riter  iacebant. 

12.  Itaque  prò  bis  perìculis,  episcopis  ceterisque  religìosis 
viris  visum  fuit  condlium  aggregandum,  in  quo  per  sancta  de- 

0  creta,  ut  praemissum  est,  impii  sanctarum  legum  regerentur  mo- 
deramine,  pietatis  autem  et  iustitiae  cultores  imperturbatam  pacem 
possent  agere.  igitur  buie  concilio  locus  decemitur  spatiosus  et 
amoenus,  qui  iuxta  Padi  flumen  ab  incolis  Veraria^'^  nuncupatur. 
porro  homines  hic^*)  plurimis  provinciis  non  tantum  placuit  ad- 

5  vocari,  sed  ob  Dei  timorem  maioremque  reverentiam  corpora 
sanctorum  ad  supra  diaum  locum  delata  sunt.  inter  alia  ergo 
sanctorum  corpora  clarissimae  famae,  ad  eundem  locum  corpus 
sanctissimi  deportatum  est  Heldradi.  fama  pervolat,  et  tan- 
tum patronum  adesse  velociter  cunctis  adnuntifit.     ad  huius  ergo 

0  eximii  patris  sanctissimas  reliquias  dum  omnes,  qui  aderant,  ma- 
gno conflucrent  cursu,  tanta  super  ipsius  Padi  pontem  se  multitudo 
hominum  ingessit,  ut  pons  ruerit.  cumque  multi  aquis  immersi 
vitam  desperarent,  evenit  ut  qua^dam  mulier,  quae  principaliter 
huius  sancti  ardebat  amore,  ipsumque  sanctum  Heldradum  videndi 

j  desiderio  venerat,  foemineae  naturae  fragilitate  detenta,  sub  vastis 
aquis  spiritum  exhalaret.  cumque  filli  ipsius  per  ripas  fluvii 
matrem  quaererent,  et  sanctum  Heldradum  querulis  ululatibus 
proclamarent,  vestes  defunctae,  quae  ex  rotatione  undarum  inor- 
dinate (^)  ferebantur,     eminus  apparuerunt. 

3  13.  Hanc  igitur  filii  per  quinque  milliaria,  usque  videlicet  ad 
eum  ^ocum]  ^^\  quem  indigenae  Molinas  (*)  vocant,  flentes  secuti 

(a)  Edii,  haec        (b)  EtUi.  inordinatae    (e)  Cosi  V  edi^,.  ;  si  comprende  ehi  al  ms, 
mancava  questa  parola,  • 

(i)  Quale  località  corrisponda  oggi  vasso.  Cf.  sopra,  p.  167,  doc.  Lxviiii. 
a  a  Veraria  »  non  è  ben  certo.  Forse  (2)  Forse  Molina,  frazione  di  Mar- 
si  vuol  significare  Verrua  presso  Chi-     corengo,  a  pochi  chilometri  da  Verrua. 


sunt.      ibìque  secundum  Del  voluntatem  et  beat!  confessorìs  mi' 
seracioncm,  matrcm  |]  mortuam  receperuni.     cumque  se  filìi  sufm 
matris  cadaver  sternereni,  lotumque  suum  detrimentum   saocm- 
Simo  deputarent  Heldrado,  dicebant:  «  o  Christi  confessor,  Hel- 
a  drade,  ad  te  pio  venimus    animo,  ut  bona    confetres,  mali  j 
«  prohiberes!      contraria  nobts  dedisse  cemimus,  et    prò  bono 
e  malum,  prò  salute,  quam  petebamus,  mortem  contulisti.      bu 
*  cene  non  sunt  sanctorum  cootributiones  ».     et  in  amaritudimJ 
vodbus  cadaver  matrìs  levantes,  ad  Christi  confessorem    repo^ 
tando,  sub  ipso  feretro,   in  quo  saaccissimum  corpus   iacebai,  il 
proiecerunt.       res  miranda  !  mulier  de  morte   revixii,  quae,  post- 
quam  a  reliquiis  tacta  (uh,  salutem  recepii  integerrimam,  et  cum    ] 
6liis  suis,  ea   qua   venerat   via,  cum   laetitia,  ad   domum   suam    I 
remeavit.      o  Christi  vere  confessor  et  discipule,  cuius  iam  mi-   1 
racnlorum  exhibitione     imitatus  es   vestigia!        nam    stcui   Ille  Q 
quatriduanum  Lazarum  foetentem  reduxit  ad  vitam,  ita  et  bte    * 
mulierem  sub  magnis  gurgitibus  diu  latitautem  ad  virae  prisdcae    i 
salutem  restauravit  ìucundam. 


14.     Dum  quacdam  mulier  peregrina  transiret  apud  burgum 
Novalitii,  eo  die,  quo  sanciissimi  patris  Heldradi  festum  colebatur,  20 
hospitium   suscepit   Novalitiae.       dumque  ibi  ex  itinere  fatigata 
parumper  resedisset,  subtularesW  suae  comitis  consuere  coepìt.     at 
ubi  eiusdem  loci  honiines  eani  operantem  viderunt,  blanda  voce 
et  admonitione  illam  corripere  coeperunt,  ut  ab  incepto  opere 
desisteret,  et  cum  ceteris  eiusdem  loci  sancti  patris  solennitatem  ìj 
celebraret.      iUa  respondit,  se  et  sanctum  ignorare  et  eius  festi- 
vìtatem  non  colere.       quid  plura?     postquam  se  comitantis  opus 
peregit,  ad  proprium  opus  conversa,  calceamenta  sua,  ut  refìceret, 
accepit.      dum  vero  subulam,qua  suere  volebat,  pugillo  consmn- 
geret,  coeperunt  ungues  palmae  vehememer  affigi,  ac  tanta  ìm-  J" 
pressione  coarctari,  ut  iam  summitates  manus  in  citeriori  yarte 
tinguium  instare  viderentur.     de  quorum  vulneratione   sanguine 
decurrente,  voces  in  excelso  coepìt  emiltere,  et  cum  magno  di- 


(a)  Il  MI.  dava  subculuES     I  BallanMiU  (p.  }}6  A) 


mi.     VITAE   ABBATUM.  39I 

more  et  timore  eius,  quem  paullo  ante  audacter  contempserat, 
esclamare,  quo  viso  miraculo,  omnes  qui  ad  videndam  mulie- 
rem  confluzerant,  coeperunt  Dominum  glorificare  et  beadssimum 
Heldradum  ezorare.     concilio  autem  communicato,  quid  de  ea 

f  facere  deberent,  ad  ecclesiam  beati  Heldradi,  quae  non  multum 
aberat,  illam  detulerunt,  et  ut  eius  misereretur,  omnes  aequa- 
litcr  lacTTmabilibus  vocibus  deprecari  [coeperunt]  (•).  ipsorum 
esaudita  est  oratio,  nam  dolor  fugatur,  palma  extenditur,  car- 
neque  stigmata  omnia  repiente  (^\  ad  tantam  mulier  illa  erecta^^^ 

>  est  incolumitatem,  ut,  tantum  cìcatrìcibus  apparentibus,  in  ipsa 
maior  sanitas  esse  videretur.  quae,  peraaa  gratiarum  actione, 
hoc  voto  se  constrìnxit,  se  annuatim,  vita  comite,  ipsius  sancti 
ecclesiam  visitaturam. 

15.  Aliud  quoque  miraculum  referendum  putamus.  in  so- 
5  lennitate  paschali,  dum  quidam  puer  indigne  sumpsisset  sacra- 
mentum  dominicum,  foras  in  agros  egressus  esc,  qui  sensum  amisit 
et  memorìam,  et  quasi  brutum  animai  factus,  domum  deductus 
est.  parentes  eius,  cum  ab  eo  diligenter  inquirerent,  qualiter 
hoc  sibi  accidisset,  audiendi  loquendique  officio  eum  frustratum 
o  agnoverunt.  sed  quia  Heldradi  iam  divulgabatur  longe  fama, 
ad  eius  ecclesiam  puerum  deduxerunt,  ibique  cum  paterno  afFectu 
preces  efiìinderent,  eum  interìus  exteriusque  piene  reformatum 
receperunt. 

Caputili.    Alia  miracula.  p*336a 

i5  16.  Cum  eprum,  quae  in  sanaa  leguntur  Ecclesia,  duo  scrì- 
ptoribus  sint  proposita,  ut  videlicet  de  appositis  mendaciis  (<^)  et 
de  subtractis  divinum  timeant  incurrere  iudicium,  de  huius  sancti 
miracuUs,  ut  superflua  apponere  vitamus,  ita  et  quae  eum  indubi- 
tanter  fecisse  scimus,  nullo  modo  occultamus.      fertur  in  Gallia, 

o  cum  quidam  nobilis  septem  filios  strenuissimae  iuventutis  habuisset, 

(a)  Gifi  nélU  sdii,.    Si  capite»  eh»  al  wu.  Russia  parola  mancava^       (b)  Edili,  Vtn. 
le^estcm         (e)  £i^.  V»n,  rerena        (d)  EUt^,  prinHp»  mendacium     La  corr»%ion€ 


morCua  eorum  matre,  aliam  sibi  uxorem  adscivUse.       aed 
Nolent  privigais  novercae  iiisidiari,  tatem  dicìtur  fìliis  sepatia  m 
sul  dedisse  podonem,  ut  oinnes  in  insaniam  verterentur. 
autem  per  diversa  mundi  climau  oberrannbus,  unum  eomin  &■ 


vioa  pietas  ad  beatuin  Hcidradum  dìrcxil.  dum  vero  monidU  ] 
eum  lubrice  incedeniem,  vesies  scindentem,  alìos  percuùeDiem, 
sibi  ipsi  non  parcentem  vidìssent,  eius  infetiàute  commod,  is 
ecclesia  ìpsius  Heldradi  ciauserunt,  ec  altera  die  incolumem  re- 
ceperunt. 

17.  Nobis  quoque  in  huius  sanctissimi  patris  gestonim  me-  | 
morabiliuni  descriptione  instancibus,  niemoriae  nostrae  ocoinit. 
quod,  cum  corpus  eius  propter  nccessarias  causas  ad  condlluia 
in  Burgundia  adunatum,  deportatum  fuissct,  in  loco,  qui  Aqui- 
beLla  (''  dicicur,  claudum  utroque  pede  obviam  liabuit.  qucm  aut 
omnis  populus  suppliciter  exoraret,  ut  ibi  divinam  suam  vinnteil  | 
digoaretur  ostendere,  quanuc  inisericordiae  fuerit  iste  wnrtui; 
patratum  ostendit  miraculum.  nam  statim  sanus  factu.^  est,  et 
supra  pedes  suos  rectus  stctit,  et  robusto  gressu  corpus  beui 
Heldradi  secutus  est.  rursus,  cum  quidam  sacerdos  Corporis 
et  Sanguinis  Domini  indigne  tractasset  sacramenta,  inanus  totius-  » 
que  braciiii  incurrit  debilitatem.  qui  ad  beatutn  Heldradum 
veniens,  eius,  quae  sine  pretio  dabatur,  medicinam  expetìit;  et 
postquam  sua  vota  persolvit,  et  Domino  se  honestìssime  ser\-i- 
turum  ante  ipslus  confessoris  altare  obligavit,  plenariae  restitutus 
est  sanitati.  ij 


r8.  Iteruni,  cum  cuidam  pauperi  ad  vjtae  suae  solamen  di- 
vina pietas  unicum  tribuisset  fdium,  Infìrmari  coepit,  tandemque 
morborum  crescente  molestia,  ad  t.mtam  puer  ille  perductus  est 
aegritudìnem,  ut  iam  vita  eum  destituente  omnem  morieotioai 
similitudinem  ostenderet.  iam  vero  cura  spiritu^,  ut  egrcderetut,  3I 
in  pectore  tantum  palpitare!,  pater  eius  miserabiliter  detìeos  filìum, 
ad  sancii  confessoris  pervcnit  ecclesiara.  ubi  postquam  diuà>- 
sìme  oravit,  puerum,  quem   iam  credebat  sepultutn,  suae  seoe-  j 

(1)  Aigucbtllc,  capoluogo  Ji  cantone  a  NN  0  Ji  Siint-Jcao-d«. 


mi.     VJTAE    ABBATUM.  393 

ctutis  in  longa  tempora  suscepit  solatium.  dum  quidam  iuvenis 
de  sessorio  indiscrete  surrexisset,  cuiusdam  obstaculo  se  infra  su- 
perciiium  laesit.  qua  exorta  occasione,  sanguis  se  circa  oculum 
conglomerando,  in  faciem  versus  est.      sed  cum  ex  sanie  vermes 

;   scaturientes  non  solum  oculum,  verum  etiam  cerebrum  tenebrare 

niterentur,  nuUaque  posset  medicorum  medicari  peritia,  ad  san- 

ctum  cucurrit  Heldradum.       cuius  basilicam  ingressus,  tantum 

iliico  sensit  benefìcium,  ut  vermes  a  capite  procedentes  cum  magno 

•  impetu  partem  stemerent  pavimenti.      concavitatem  vero  iilam, 

0  quam  panilo  ante  vermes  repleverant,   vicina  caro  replevit,  ita 

ut  I  panilo  post  nuilum  ilio  appareret  illius  infirmitatis  vestigium.     p.  3^6  ■ 

19.  Quaedam  mulier  beatissimi  Heldradi  ecclesiam  temere 
intrare  praesumpsit^*^  [sed  quia]  (^)  oratio  eius  erat  execrabilis,  a 
ianua  ipsius  basilicae  repulsa,  minime  intrare  potuit.    quare  ad 

5  se  conversa,  suorumque  scelerum  conscia,  hanc  prò  suis  peccatis 
repulsionem  se  passam  esse  praemeditata  est.  velociter  ergo 
cursum  arripiens,  quemdam  religiosum  adivit  monachum,  in  cuius 
aure  omnia  sua  peccata  confessa,  per  veram  confessionem  cor- 
disque  contritionem  veterum  peccatorum  sarcina  deposita,  in  ba- 

0  silica,  quasi  in  honestissimo  Christi  thalamo,  recepta  est.  fuit 
iuvenis  quidam  in  eo  vico,  qui  [est]  ^'^^  ad  radicem  montis,  supra 
quem  ecclesia  sancti  archangeli  Michaelis  digno  honore  sita  est, 
qui  creberrimis  febribus  ita  vexabatur,  ut  vel  aestate  vel  hyeme 
nuUum  haberet  relaxationis  remedium.       cum  autem  assidua  fe- 

;  bris  eum  incessanter  maceraret,  itaque  eum  attrivisset,  ut  omnibus 
toris  evacuatis,  iuvenili  eum  vigore  penitus  despoliaret,  in  alio 
diutumae  passionis  cecidit  languore,  in  quo  nec  lecto  ^^^  volvi 
poterat,  nisi  alieno  frueretur  auxilio,  nec  ad  aliquid  degustandum 
propriae  manus  utebatur  of&cio.      hic  dum  mirabilia  beati  Hel- 

:>  dradi  audivit,  aures  patris  sui  supplicibus  pulsare  precibus  coepit, 
ut  ad  tanti  patroni  basilicam  se  iam  deferret  exanimem.  licet 
enim  salus  desperabilis  videretur,  sanaissimo  tamen  Heldrado 
volebat  occurrere. 

(a)  Edi^,  presumpsit        (b)  Parole  aggiunte  già  per  congettura  nelV  edii.  principe» 
(e)  Parola  aggiunta  già  nelV  etUj^.  principe,        (d)  Edi\,  Ven.  lectu 

Monumenta  Novalidensia,  25 


394 


ilONUMENTA    N  O  V  A  LIC  lEN  S  I A 


20.  Pater  vero  cerneas  eum  prae  longìssimi  languoris  taedio< 
cuDcds  onerosum  et  molestum,  devote  ad  caelum  paJmas  exteD* 
dens,  ad  Dominum  preces  eSudit  piìssìmas,  ut  saltem,  cui  vi» 
vendi  noa  concedebatur  facultas,  moriendi  adesset  libenas.  hi* 
dictis,  corpus  filli  iam  ex  maxima  parte  praemorruum  pUustiti 
supponit,  bubusque  ad  deducendum  conìunctis,  profecii  sunt.  cum- 
que  ad  cura  locum,  qui  Vallis-stationis  didtur,  perveaissent,  eC' 
desia  sancci  Eldradi,  quae  in  summìiaie  rupìs  posita,  longum 
praebet  viatoribus  aspectum,  iUis  apparuit.  iterumque  ('>  acgef 
rcsupinus  plaustro,  quaenam  haec  essent  '*'  aedìGda  [cum]  W  cu* 
riose  inquireret  a  comitantibus,  hanc  esse  beati  Heldradì  domun 
quam  prò  salute  pelebat,  audivit.  qua  responsione  nitnium  lae- 
dficatus,  eos  coepit  rogare,  ut  ad  terram  euin  deponentes,  soluta 
oscular!  et  ad  illum  piissimum  sanctum,  cuius  iam  basilìcam  i 
longe  ceracret,  orationum  legationem  praemittere  sinerent.  quo< 
dictum,  quia  saepius  prò  suis  necessitattbus  eum  deposuisseat; 
graviterferentes,ab  huiusmodì  petitione  duris  prohibuere  responsisì 
asperioribus  vero  sdmulaiionibus  boves  ulcerantes,  velodus  can 
pebant  iter. 

2 1 .  Cumque  debilis  ille  vidisset  eos  cotitra  suam  voluntatet 

obduratos,  eo  quo  poterai  nisu,  quia  aliter  descendere  nequiba^ 
ruinam  sibì  molitus  est.  cum  autem  de  vehiculo  rueret, 
terra  leniter  suscepit,  ut  putares  beatum  Heldradum  proprìis  illuni 
excepisse  ulnis.  postquam  ille,  ut  optaverat,  solo  prosiratai 
iacuit,  atque  in  interiori  suo  Davidicum  decantavit  versiculumì 
0  Adbacsit  pavimento  anima  mea,  vivifica  me  secundum  verbui 
«  tuum  n  (0,  edam  voce  altiori  edidit  oradonem  :  a  Onanipoteni 
(i  Deus,  cuius  coaeternum  ''''  Filium  terris  vìsibiliier  apparuìs! 
«  caecos  illuminasse,  leprosos  mundasse,  paralyticos  curasse  audì 
(1  vimus  et  fideliter  credimus,  quique  per  beatum  eius  dìsciptilud 
«  Heldradum  hatc  eadem  miracula  nostris  quoque  temporibus 
«  renovare  voluisd,  mihi  etiam  obsecro,  ut  vel  animam  mcam  d 


(0  Parola  Rggiu« 


l-P'i' 


(0  Psalm.  CXVIII,  25. 


mi.     VITAE    ABBATUM.  395 

* 

e  hoc  laborioso  carcere  ad  te  reducas,  vel,  si  placet,  sanitate  <*)  per 
a  beati  confessoris  tui  Heldradi  interventum  0^  concessa,  officium 
e  vivendi  ezperirì  valeam  »  • 

22.  Qua  completa  oratione,  se  timide  super  cubitos  ac  ma- 
5  nuum  articulos  coepit  sublevare,  paullatimque  se  distendendo  per 

omnia  tandem  membra  ereaus,|  firme  coepit  stare  pedibus.    ipse     p.  337  a 
autem  subito  stupefactus  miraculo,  cuncta  quae  cemebat,  in  som- 
niÌ3  et  non  in  ventate  rei  esse  credebat.      sed  dum  plenum  mem- 
bris  sensit  instare  vigorem,  gressum  tentando,  virilem  cernentibus 

o  exhibuit  ambulationem,  ita  ut  horum  dux  existeret,  quos  panilo 
ante  portitores  et  sui  itinerìs  duaores  habuerat.  itaque  eum 
usque  ad  sancti  Heldradi  tumbam  sequentes,  dignis  Dominum 
invocavere  vocibus,  qiii  tantum  suis  servisi*)  voluit  concedere  pa- 
tronum.    post  aliquod  vero  tempus,  mortuis  parentibus  suis  absque 

5  Uberìs  aliis,  constitutus  est  haeres.  coegerunt  ergo  eum  pro- 
pinqui sui  atque  vicini  uxorem  ducere  :  at  ille  tanti  patrìs  sancti- 
tatem  offendere  metuens,  primo  renuit.  illisque  importune  exi- 
gentibus  acquievit,  credidit,  uxoremque  duxit.  ea  ipsa  nocte, 
qua  uxorem  suam  cognovit,  ita  curvus  factus  est,  ut  nisi  supinus 

:0  coelum  respicere  posset,  ita  quod  usque  ad  extremum  sui  exitus 
diem  desperata  medela  curvus  permansit;  annua  tamen  revolu- 
rione  ipsius  ecclesiae  limina  frequentare  non  desdtit. 

23.  Quia  vero  huius  sancti  tantum  sunt  numerosa  memora- 
bilia,  ut  nullatenus  nostro  possint  explicari  sermone,  ad  ea  tantum 

5  scribenda  nos  coarctavimus,  quae  ex  novitate  temporum  per  se 
manifesta,  antiquitate  non  potuerunt  deieri,  nec  quilibet  ulla  prae- 
sumptione  valuit  inficiari.  dum  ergo  quidam  paterfamilias  pue- 
rum  haberet  suo  iuri  subditum,  eum  in  montem  Cinisium  (<^)  ad 
oves  pascendas  direxit,  ubi  illum,   dum  oves  pascerentur,  eum 

Q  quibusdam  aliis  pueris  accidit  ad  calorem  solis  obdormisse.  cum- 
que  iuxta  illum  dormientem  serpens  per  arbusta  oberraret,  eumque 
aperto  ore,  ut  plures  faciunt,  stertere  aspexisset,  dulcedine  lactis, 
quo  ipse  potatus  erat,  allicitus,  mox  in  eius  os  ingressus,  usque 

(a)  Edi:^,  sanitati       (bj  Ed$i.  V$n.  interventa      (e)  Eii%,,  secalis      (d)  Edi\,  Cinitiam 


i$6  MONUMENTA    NOVALICIENSIA 


1 


io  ventrem  dilapsus  est.      factum  est  autem  cum  quidam  Ulonim    I 
post  somnum  evìgilassei,  et  in  eius  ore  summitatem  caudae  adhuc 
restantem  vidisset,  lerribili  exclamans  hiatu,  socios  suos  cum  im- 
pem  exsurgere  '^'>  fecit.     e  somno  ('''  vero  <'^  expergefacti,     vìdentes 
quod  acdderat,      miserabile  monsiriim  iìlud,     iniqua  peste  gra-  y 
vidum,     torvo  vultu  prae  intrinseco     dolore  cunctos  aspicientem, 
ad  matrem  usque    deduxeruni.       quae  primum,  ut  matnim  est, 
dilaniata  raultumque  confusa,  ad  gloriosissimum  Christi  confes- 
sorem  perduxit  Hcldradum.       itaque  super  pavimentum  orando 
diu  fadgati,  dormire  coeperunt.       post  aliquod  vero  teraporis,  ea  fl 
bora,  qua  monachi  e  dormitione  surgentes  primam  pulsare  so-    ' 
liti  sunt,  mater  evigilans,  ante  eius  os  sanguine  tabeque  involu- 
tum,  colubrinoque  more  circulatum,  prospexit  serpentem.      veloci 
ergo  fesrinatione  consurgens,  raptum  puerum  ad  monachos  dc- 
duxit.       illi  autem  ad  ecclesiam  supradicti  confessorìs  venientcs,  I! 
pestem  diabolicam  eiicieutes,  gratas  nnn  modicas  Deo  et  glorio- 
sìssimo  eius  confessori  Heldrado  prò   suìs  saepissimis  beneficiis 
rcddiderunt.       in  quo  facto  beatissimus  pater  Heldradus  sancto- 
nim  apostoloruiii    videtur   mcruisse   consortium,  quibus   dictum 
est:   (1  serpentes  fugate,  daemones  eiicite  »  (■'.  li 

24.  Alio  quoque  tempore  aliud  in  supradicto  monasterio 
accidit  miraculum,  nibilo  minus  stupendum,  imminente  solenni- 
tate  beati  Petn,  quae  a  finitimis  populis  publicis  foris  annua  agitur 
devotione.  ob  frequentiam  itaque  populi  custodibusper  ecclesias 
deputatis,  unus  de  ipsìus  moiiasterii  clientibus  ad  beati  Heldradi  JJ 
oratorium  accedens,  cymbobniW  a  custode  petiìt,  sed  non  impe- 
travi!, instinctu  igitur  diaboli,  custode  nesciente,  cymbolamW 
de  altari  furtiva  lemeritate  capere  pracsumpsit;  sed  quod  custodist'* 
infirmis  oculis  non  patuit,  superni  oculos  Inspectoris  non  latuit, 
gaudebat  stolidus  de  clandestina  actione;  paullo  post  acritcr  30 
feriendus     ex  divina  ultione.       laetabundus  ad  nundinas  egressus, 

(1)  Edii.  exurgete  (b)  irdi\.  somnis  (c|  L'idi;,  rtii.  Irahicia  quisla  parola, 
(i)  Fcrit  syniboUm,  tomi  £Ong((/i.rjno  i  Boll.  Cf.  anchi  D-cangt-Fabr t ,  II.  éSi. 
(e)  Bài-,,  custodi 

(0  Cf.    Matth.    vii,    22;   Marc.  XVI,  17. 


mi.     VITAE    ABBATUM.  397 

cingulum  mercatus,  ligavit  tibiam  et  subito  in  terram  corruens, 
verso  poplite  ad  genu  et  piantai  ad  pectus,  factus  est  tamquam     p  337  b 
mortuus.       mirandis  miranda  succedunt.      in  supra  dicto  mira- 
culo  fidelis  (*)  puer  erectus  est,  ex  summa  fidei  devotione.      in 

S  isto  vero  infidelis  terribiliter  est  prostratus  ex  furtiva  praesum- 
ptione.  stupebant  omnes  vehementer  miserum  hominem,  quid- 
piam  commisisse  astruentes,  unde  superni  iram  ludicis  prome- 
ruisset.  at  ubi  ille  paullulum  respiravit,  quid  commiserat,  detexit. 
tulit  igitur  eum  populus,  reportantes  ad  beati  viri  sepulcrum,  et 

o  profusis  prò  eo  in  oratione  lacrymis,  receptus  est  pristinae  sanitari, 
et  omnes,  qui  audierant  et  viderant,  glorificabant  Dominum,  Hel- 
dradum  famulum  suum  magnificantem,  qui  ad  correptionem  alio- 
rum  domesticum  suum  de  sua  ecclesia  ilio  modo  praesumentem, 
terribiliter  percusserat,  percutiendo  correxerat,  corrigendo  miseri- 

5   corditer  sanaverat. 

25.  Neque  illud  silentio  praetereundum  credimus,  quod  Dei 
servus  Heldradus  in  mari  naufragantìbus  portum  salutis  aperuit. 
post  captam  urbem  lerosolymam  (>)  et  famosissimum  templum 
ex  agone  cliristiano,  christianae  religioni  reservatum,  quidam  Ita- 

:>  liae  indigenae  inde  cum  gaudio  remeantes,  ad  suas  colonias  alacrìter 
redire  festinabant.  cumque  post  aliquot  dies  prosperis  succes- 
sibus  sulcantes  maria,  feliciter  navìgassent,  stantibus  ventis  con- 
trariis,  tempestas  valida  subito  est  exorta,  ita  ut  periclitarentur. 
at  vero  nautae,  maris  periti,  funes  praecidentes,  remissis  velis  ma- 

j  loque  deposito,  tranquillius  remigare  sperabant  sane  procellis 
eos  urgentibus,  nec  sic  quidem  tempestas  remittebatur,  imo  con- 
valescens  et  vehementius  eos  urgens,  undis  alternantibus  aliquando 
super  fluctus,  quandoque  pessum  deferebantur,  plerumque  edam 
immensis  operiebantur  fluctibus,  ex  impulsu  ventorum  et  vi  maris 

o  navi  pene  dissoluta,  at  illi,  sicut  est  mos  naufragantium,  sarcinas 
in  mari  iactantes,  alleviabant  navem,  sed  et  beatum  Nicolaum^*), 

(a)  V  eài\,  Ven,  tralascia  questa  parola,  che  si  legge  nella  edi^,  principe, 

(i)  Ciò  accadde  il  15  luglio  1099.     colle  relative  leggende,  ricorda  la  bio- 
(2)  Nella  cappella  di   S.  Eldrado     grafìa  di  san  Nicolò  da  Mira  (cf.  Ri- 
un  ciclo  di  rappresentazioni  a  fresco,     cerche,  p.  145). 


qui,  quasi  ex  debiio  oaufragantibus  opem  ferre  solet,  more  n&tt  | 

invocanies,  nullo  modo  [iberabantur. 

26.  Comiubatur  eos  uavis  alfa,  quae  in  oculis  «nniui 
subuiersa  est,  ut  ne  unus  quìdem  residuus  salvaretur.       unde  li-  ] 
more  horribili  pcrculsi,  non  dabant  ultra  opcram,  sed  relictJs  00  n 
nibus  navìs  armameatis,  ad  quem   finem  deveaireni  specuboL 
cuD3que  iam  de  vita  desperarent,  quidam  ex  ipsìs  perìclÌLiotÌt>Bi,   , 
cui  beatus  Heldradus  ex  audito  solo  ìnnoiuerat,  manus  sil^nna 
innuens,  innuebat  eis,  ut  ipsum  beatum  Heldradum  invocuait.    ' 
illi  siquidem  renuebant,  quia  de  eo  nec  edam  verbum  audieraiiL  H 
verumtameu  ille  admlrandum  sanaitate  (*>  virum  multisquc  vino-    1 
tibus  clarum  eis<''>  exponens,  multa  suasione  multisque  apud  eot  j 
obtiuuit  precibus,  ut  eum  invocarem.       exclamantcs  igitur  bo- 
mines  una  voce  dixerunt:   ao  beate  Heldrade,     succurre  ooins  1 
B  mìseris,    in  supremo  vitae  fine  posìtis  u.     statimque     aun  gn-  i 
lissima  datur,     aeris  serenitas  rcformatur,     tempestas  valida  se-  | 
datur,       mare  inquieium  pacatur.       itaque,  prosperis   usi   ^'cK  I 
felici  cursu  ad  propria  cum  iucunditate  remearunt.  j 

27.  His  ipsis  diebus  quidam  clientulus  saepedicti  coenobii 
Novaelucis  supervenit,  et  ab  ore  illius  haec  eadem  cum  multa  * 
atrestatione  cognovit,  ex  cuius  nos  ore  [quae  in]  *'>  praeseDtìa 
domini  vcnerabilis  Guilielmi  Bremetensis  [abbatis]  W  et  fratrum 
ibi  Domino  servientium  iuravit,  assertione  audiia  descripsimus. 
sed  ne  hoc  alieni  forsitan  impossibile  videatur,  cum  sit  Deus  mi- 
rabilis  in  sanctis  suÌs  et  mirabilia  gloriosius  operetur  in  miai-  ^i 
mis.  omnia  quaecumque  voluit  fecit  Dominus  in  coelo  «  in 
terra,  in  mari  et  in  omnibus  abyssis,  et  omnis  tribus  et  lìngule 
serviunt  ei,  et  venti  et  mare  illi  oboedìunt,  cuius  rcgnum  et  ini- 
perium  sinc  fine  raanet  in  secula  seculorum.       atnen. 


(1)  EdU. 
(d)  La  faroU 


(b)  £rfii.  p, 


V. 


S.  ELDRADI   ABBATIS   SCRIPTA 


I. 

Neil'  indice  del  libro  iv  del  Cbromcon,  il  quarto  capitolo  viene  così  de- 
signato: Epistola  sancti  Elderadi  ad  Florum  directa.  I  due  suc- 
cessivi capitoli,  intitolansi  cosi  :  v.  Rescriptum  Fiori  ad  beatum  El- 
deradum,  e:  VI.  Item  Florus  ad  eundem  abbatem.  Non  pare  che 
andiamo  lungi  dal  vero,  credendo  che  nel  capo  v  fosse  riprodotta  la  lettera 
con  cui  san  Floro  di  Lione,  corrispondendo  all'  invito  avutone  da  sant'  Eldrado, 
gli  inviò  il  testo  del  Salterio  da  lui  con  molta  cura  corretto  ;  e  che  il  capo  vi 
contenesse  i  versi  di  Floro  ad  Eldrado,  già  ben  noti.  L'uno  e  l'altro  aneddoto 
riprodurrò  nel  testo  dei  Chronicon  (lib.  iv,  fragm.  v,  vi  e  vu),  ai  luoghi  rispettivi. 

Ciò  posto,  è  probabile  che  nel  capo  iv  si  contenesse  la  lettera  di  El- 
drado, alla  quale  si  riferisce  la  risposta  di  Floro.  Quella  lettera  doveva 
adunque  essere  presso  a  poco  del  tenore,  che  cercai  di  restituire,  in  com- 
pendio, al  posto  suo. 

Anche  nei  «  versiculi  »  (che  probabilmente  sono  accennati  dal  titolo  del 
capo  VI,  e  che  noi  pure  daremo  a  suo  luogo)  Floro  ricorda  ad  Eldrado,  che 
i  Salmi,  che  egli  gli  inviava,  erano  stati  da  lui  emendati  dietro  sua  preghiera, 
ossia,  come  egli  scrìve,  «te  rogiunte». 

Dicendo  che  i  ricordati  documenti  erano  riprodotti  nel  Chronicon,  non 
voglio  decidere  la  questione  se  ivi  fossero  dati  per  intero  o  soltanto  in  sunto. 

Eldrado,  abbate  della  Novalesa,  prega  Floro  (diacono  di  Lione) 
di  volergli  correggere  il  Salterio,  secondo  la  vera  lezione,  vo- 
lendo scrivere  un  nuovo  libro  de'  Salmi,  in  forma  corretta. 


II. 

Dai  frammenti  del  libro  iv  (fragm.  i)  del  Chronicon^  che  per  la  prima  volta 
compariscono  in  questa  edizione,  sembra  doversi  dedurre  che  sant' Eldrado 
siasi  opposto  al  suo  contemporaneo  Claudio  vescovo  di  Torino,  in  riguardo 
alla  distruzione  o  alla  eliminazione  delle  immagini.  Non  è  questo  il  luogo  di 
studiare  i  particolari  della  vita,  le  intenzioni,   le  dottrine,  e  le  azioni  di 

Momumenia  NovaRcUmsia»  26 


MOSCVESTA  VOTALICIESSIA 


I  MB  pMM  itarfooMM  ■■  Kn.    Xè  n  "tt-*"  che  m 
a  e  &edJi»,^Mfc  è  ^adhi  M  oaBm  fninwitmu.  fonc  bob 
b^  lì  oj— mt»i.  ti  ^  »lao  Mcte  mI  mbmmm  ddta   Iona,  e  nd 


la  Sfatata  fimiMeato  ■  fii  fatala  ad  ed»  ddb  Cncc    Akoac  p 
MT^pvfcftfiMi  (ed.  E.  DàMKUx,  ^ÙL  EnfiM  «vi,  IV.611;  a.  1895!^ 
CboJio  si  rìUrìteeaa,  a  «twinw   niBhiwn  rifcnrn  alb  (adoraàoaea 
Croce.     Qiuooaqac  la  psrola  ■  adornane  a,  ad  frasario  dd  secolo  n 
Mentono  negli  tcfiaì  fi  ttmim^in^  aUta  mi  ngoìficaKf  bene  deiejniiaHO»  0 
cbe  K  «fistingna  in  modo  reciso   dalla   venerazMMie  e  dal  MnpBce  < 


(1)  Baooe,  qtecialmente  per  le  qoe- 
Mioai  CRMwlogKtie-bvogrifivbe  tolte 
di  mùa  K^mmo  daD'iutM-e,  iodo 
le  pagine  dedicate  a  Cbudio  da  F.  Sa- 
vio, Antiebi  vtftovi  di'  Torino,  To- 
rìiM,  1SS8.  Venendo  a  questi  uhimi 
anni,  la  moDognfia  dì  E.  Co  uba, 
ClMdio  di  Torino  otsia  U  pretata  di 
UH  vescovo,  Firenze,  189;,  tu  scopo 
confeMionale  in  bvore  del  prmestan- 
liuiM,  e  poco  serve  a  chiarire  i  pensieri 
teologici  di  Claudio.  Non  esauiisce 
l' argomento  neppure  il  posteriore  di- 
Korio  di  E,  OùHMLER,  Uibtr  Libai 
utili  Libre  dti  Bhchofi  Chudius  voi  Tu- 
rin,  in  Sil^ungtbtrkbti  dell'  Accademia 
di  Berlino,  189J,  p  427  sgg.  Egli  os- 
Krvi  che  Claudio  non  era  metite  spe- 


cnbliTa,  ma  piatica;  crede  che  t 
deP'  Afohgttkmm  importino  b  COV- 
danna  del  cnko  della  Croce,  ma  noD 
pensa  che  realmente  la  Croce  venisse 
da  Ini  lenta  dalle  chiese.  Non  (nep- 
pure a  chiedere  se  Giona  (D<  ckIIh  mm- 
ginum.  presso  Micne,  Patrol.  lai.  CVI, 
;)i  sgK-)  intenda  le  parole  di  Cliodio 
nel  senso  della  abolirione  del  sim- 
bolo della  Croce.  Non  dice  cose 
nuove  il  CouBA  parlando  nuovamente 
di  Claudio  nel  voi.  I  della  sua  opera 
1  noslri  prùUslitnli,  Firenze,  189;,  por 
usufruendo  delle  ricerche  receniisune. 
(3)  Da  questo  codice  nuove  notiiic 
ricavò  il  dottor  C.  Hampe  (Ni»" 
Archiv,  XXII,  ij4  sgg),  ma  sema  ri- 
petere di  esso  la  completa  dcscritioiK. 


V.    S.   ELDRADI   ABBATIS    SCRIPTA  403 

quantunque  ivi  Claudio  parli  in  generale  dell'*  adorazione  »  prestau  ad  ogni 
legno,  che,  sia  pure,  casualmente»  ha  la  forma  di  croce;  tuttavia  non  senza 
qualche  motivo  si  possono  accostare,  anche  per  questo  rispetto,  le  parole 
delV ApologeUcum  al  frammento  che  leggiamo  nel  codice  precitato.  In  questo 
frammento  la  dottrina  del  culto  delle  immagini  viene  esposta  in  base  agli 
insegnamenti  di  san  Gregorio  Magno  (Epist.  nell'ediz.  dei  Mon,  Germ,  bist. 
II,  195)  e  del  concilio  Niceno  del  787.  È  poi  notevole  la  premura  colla  quale 
Tanonimo  autore  del  frammento  distingue  V  «  adorazione  »,  dalla  venerazione 
che  egli  addita  come  propria  e  conveniente  in  fatto  di  sacre  immagini 

Fatte  queste  restrizioni  sulla  ipotesi  riguardante  il  suo  autore,  riporto  il 
finmmento  di  cui  si  discute,  e  che  si  legge  nel  citato  manoscritto,  e.  12  (cf. 
Ricerche,  p.  65).  Mi  giovo  della  copia,  che  se  ne  trova  di  mano  del  secolo 
scorso  nella  biblioteca  Nazionale  di  Torino,  Miscellanea,  busta  LXXI. 

De  imaginibus. 

QUIDAM  putant  lege  Dei  prohibitum  ne  vel  hommum,  vel 
quorumlibet  anìmalium,  sive  ^^^  rerum  similitudines  ^^^  scul- 
pamus.    quod  ne  quidem  (^>  hoc  putarent,  si  ad  memortam  re- 

;  vocarent  Salomonem  in  tempio  palmas  et  Cherubin  cum  variis 
caelaturìs  fecisse,  vel  diligentius  verba  legis,  quae  hoc  interdicere 
videntur,  adtenderent.  nam  cum  dìxisset  ibi  a  sculptile,  neque 
«  omnem  similitudinem  »  ^'^^  et  caetera,  aperte  conclusit  :  «  non  ado- 
«  rabis  ea,  neque  coles  »  (*>•    quibus  verbis  aperte  declarat,  quia 

3  illae  similitudines  fieri  prohibentur,  quas  in  veneradone  deorum 
alienorum  facere  solent  impii,  quosque  ad  colendum,  vel  ad 
adorandum  gentilitas  errabunda  repperit.  caeterum  exaltatio- 
nem  ^^  Domini  salvatorìs  in  cruce  et  alia  eius  miracula  et  sana- 
tiones,  quae  multum  compunctionis  saepe  intuentibus  praestant, 

;  et  ìgnorantibus  litteras  quasi  viam  dominicae  bistoriae  pandunt 
dilectionem  (*\  nulla  legis  littera  interdicere  videtur.  unde  et 
pictura  graece  zoograpbia  vocatur. 

(a)  Mr.  tine        (b)  M$,  timilitadine        (e)  Ms.  qaod  neqae  qai        (d)  Afi.  exidtt- 
tione        (e)  ìàs,  pandore  dilentioneiii 

(i)  Deut.  V,  8.  (2)  Exod.  XX,  5. 


i 


VI. 


ANECDOTA 


I 

\ 

1 

I 


* 


I 


I    I 

I 
I       t 


I. 

[Versus  de  Bertranno  monache.] 

Fonti.  A  Sulla  faccia  recto  di  un  foglio  dt  guardia,  in  calce  al  Mar- 
tyrologium  Adonis  (e.  127  a),  si  leggono,  senza  titolo,  alcuni  versi,  che 
hanno  una  qualche  importanza  per  la  storia  dell'abbazia.  Il  manoscritto  del 
Martyrologiumfudame  altra  volta  descritto  (Ricerchi^  p.  23  sgg.).  Esso 
si  conserva  nella  biblioteca  di  Corte  di  Berlino,  e  proviene  dalla  collezione 
Hamilton  (>).  Lo  si  può  attribuire  alla  fine  del  secolo  x  o  al  principio  del 
seguente.  Ma  l'aggiunta,  che  a  noi  interessa,  non  è  certo  anteriore  alla  fine 
del  secolo  xi,  quando  non  la  si  voglia  riferire  ali*  inizio  del  xii.  È  in  un 
minuscolo  pienamente  sviluppato,  e  che  nelle  acute  angolosità  delle  sue  lettere 
fa  sentire  1*  influenza  del  carattere  ormai  prevalente  d'oltralpe.  Di  qui  tut- 
tavia non  vuoisi  dedurre  l'epoca  della  composizione  del  breve  carme,  che  può 
benissimo  ritenersi  come  alquanto  più  antico  del  tempo  in  cui  fu  trascritto, 
quasi  a  riempire  uno  spazio  vuoto,  nel  luogo  donde  qui  lo  riproduco.  I  w.  3-4 
di  p.  408  fiuono  aggiunti  in  margine,  di  prima  mano.  Ogni  verso  principia 
con  lettera  nuiuscola. 

B  II  carme  di  Bertranno  fu  trascritto,  verso  il  cadere  del  passato  secolo, 
da  Eugenio  De  Levis  sopra  una  delle  sue  schede  Novaliciensi,  conservate  nd- 
r  archivio  dell'  Economato  di  Torino,  Cronaca  eccUsiasHca^  busta  II. 

C  Lo  pubblicò  per  la  prima  volta  C.  Moller  descrìvendo  il  codice 
berlinese  nel  suo  articolo  Kirehengescbicbtìicbe  Handschrifim  in  ier  Hamilton 
SammUmg  {ZàL  fir  Kirchingesch,  VI,  2,  253-56),  ed  io  pure  lo  diedi  in  Ri' 
arche,  p.  40,  con  un  saggio  di  fitcsimile  tratto  da  fotografia  eseguita  dal 
cav.  L.  Cantù. 

Bertrannum  monachum    furem  nequeo  reticere, 
Quem  possunt  omnes    de  prodi  doàe  notare. 
Namque  Novalicii    pastoralem  speciosum 
Furdtn  subrìpuit,    prò  quo  describo  perosum. 

(i)  Cf.  G.  Wattenbach,  in  ì^eues  Archiv,  Vili,  329. 


Semper  latis  crìi,    (iires  simites  sibi  querit. 
Fallax,  perversus,    viciorum  gurgite  mersus. 
NtgfA  sibi  vesds,     raanet  interius  mata  pestìi. 
Hec  mores  celar,     nec  crimìna  plura  revelat. 
Serpens  anrquus,     fallii  venator  ioiquus, 
Ad    taonem   stravìt,     radìcitus  adoichilavìt. 
Pro  turpi  vita     diffamavit  Bremcteoses, 
Prudentes  moaactios,     discrctos  aique  valentes. 
Sacrilegum  darapacs    istum,  sacrista  lohannesf'>,^ 
Sulfure  crucient     eterni*  ignibus  amnes. 


[De  Ugone  abbate] 


Fonte.  Nel  codice  miscellaneo,  che  fu  giù  del  monastero  della  Nova- 
ICMi  pervenoe  poi  ad  E.  Oc  Levii.  per  entrare  quindi  nella  raccolta  HamUloo 
e  passare  tìnalmenie  nella  biblioteca  Phillips  a  Chehenham  Ìd  Inghìltem, 
trovasi,  di  mano  del  x  secolo,  una  pane  della  HUtoria  Langobardenim 
dì  Paolo  Diacono  (e,  io6  a  sgg.)-  D'  1"'<  o  direttamente  o  indirwta mente 
almeno,  si  desunse  nel  secolo  xv  il  lesto  dì  detta  Hisltria,  che  ti  troT» 
in  un  codice  pofseduto  ora  dal  eh.  barone  G.  Claretti  (cf.  Rkinln. 
p.  70  3^-)-  ^^el  codice  Ciamta  la  Hiitoria  è  completa,  e  perdo  connene 
anche  il  libro  VI,  mancante  al  codice  Phillips.  G.  Calugaris  (Di  un  nucnv 
Hit.  della  Hill.  Langob.  di  Paolo  Diacono,  in  Bull.  d.  Ut.  Star.  Ilal.  n.  io, 
P-  9  ^gS)  ^^'>  '^^'  '^9'  C'icv^  '=')<  il  codice  Claretta,  al  cap.  Lui  del  libro  VI, 
contiene  inserta  nel  contesto  un'  aggiunta,  la  quale  probabilmente  rìsale  ad 
una  postilla  marginale  del  codice  Novaliclense,  quando  non  la  si  voglia  sen- 
l' altro  attribuire  al  testo  del  codice  stesso.  Questa  notaiione  dà  bensi  ad 
Abbone  il  titolo  di  «  patricius  »,  ma  sema  aggiungervi  altra  determinai  ione,  e 
perciò  potrebbe  anche  risalire  al  x  secolo  (cf.  Kici:r£A;,p.  80,  e  sopra  p.  j8,  r.  II). 

Hic<''  et  alios  filios  habuit,  quorum  unus,  Ugo  nomine,  pater 
extitit  sancte  congregacionis  Novalicìensis  moiiasterii,  quod  quOD- 
dam  quidam  coiistruxit  patrlcius,  nomine  Abbo. 

In  forma  di  postilla,  ma  di  prima  mano  (e  quindi  del  secolo  xv),  il  codice 
Claretta  aggiunge: 

Filius  regis  Karoli,  fuit  pater  congregationis  Novalicìensis. 


(1)  Persona  d'ahronde  ignota. 


(1)  Carlo  Magne 


VI.    ANECDOTA. 


409 


IH. 

[Catalogi  Segusini.] 

Nella  biblioteca  Ambrosiana  (sotto  le  segnature  O  53  e  O  55)  si  conser- 
vano due  bellissimi  codici  di  piccolo  formato,  pergamenacei,  che  contengono 
una  collezione  di  leggi  barbariche.  Furono  più  volte  descritti  (0.  Essi  for- 
mavano originariamente  un  solo  codice,  e  sono  stati  scritti,  a  giudicarne  dal 
carattere,  da  una  medesima  mano,  che  fu  della  fine  del  secolo  x  o  del  principio 
del  secolo  xx.  Nel  codice  O  5  3  pare  che  il  carattere  abbia  qualche  maggiore 
angolosità,  ma  senza  che  ciò  costituisca  una  vera  caratteristica  speciale.  La  g 
ha  chiuso  l'occhiello  e  aperta  la  coda,  la  r  non  è  prolungata  inferiormente, 
la  d  minuscola  non  ha  forma  onciale,  la  m  e  la  n  talvolta  neir  asta  di  destra 
ricordano  le  forme  arcaiche.  Alla  e.  75  b  del  cod.  O  55  leggiamo  in  carattere 
rosso,  con  illuminazione  gialla,  e  in  lettere  maiuscole:  explicit  capitu- 
larus.  Secundus  notarius  scripsit  oc  manus  suas.  Poi  segue  il 
medesimo  carattere,  sino  alla  fine  del  codice  («;:  qualche  particolarità,  che  nel 
suo  insieme  sembra  a  primo  aspetto  differenziare  il  carattere  degli  ultimi  fogli 
da  quello  dei  precedenti,  devesi  attribuire  o  alla  cura  minore,  o  alla  relativa 
piccolezza  delle  lettere.  L' ornamentazione  è  sopratutto  ottenuta  illuminando 
1^  lettere  maiuscole  nere  e  le  cifre  numerali  in  rosso.  Nel  cod.  O  55,  e  78  a, 
la  D  iniziale  di  «  die  »  è  formata  da  un  uccello  ed  è  dipinta  a  svariati  colori, 
rosso,  verde,  azzurro,  bianco.  Questa  specie  di  ornamentazione  non  è  rara 
nel  manoscritto.  Ivi  stesso,  e.  i  b,  vedesi  una  postilla,  fatta  da  mano  del 
tempo,  in  note  tironiane. 

La  provem'enza  dei  due  codici  è  identica.  Sul  verso  del  cartone,  che 
lega  il  cod.  O  53,  leggesi  prima  di  tutto:  «Hoc  libro  continentur  Leges 
«  Longobardorum  cum  ab  aliis  tum  praecipue  a  Luitprando  conditae  ».    E 


(i)  Cfl  L.  Bethmakk  in  Mon.  Gertn. 
bist,,  Leges,  IV,  p.  Lni;  G.  Waitz, 
Script,  rer.  Langoh,  et  Italie,  p.  5 19.  Ma 
la  più  completa  descrizione  è  quella 
fatu  da  G.  H.  Pertz  (N.  Archiv,  V, 
264-77),  il  quale  fa  1*  elenco  delle  di- 
sposizioni legislative  contenute  nei  due 
codici,  le  quali  furono  emanate  da  Ro- 
tari,  Liutprando,  Carlomagno,  Lodo- 
vico il  Pio,  Lotario,  Guido,  Ottone  I, 
Ottone  II,  Enrico  II.  Le  leggi  di  que- 
st*  ultimo  monarca  stanno  aggiunte 
dopo  la  firma  di  a  Secundus  notarius  », 

Monumenta  Novaliciensia, 


sicché  devesi  sospettare  che  il  corpo 
del  codice  sia  stato  terminato  prima 
della  loro  promulgazione.  Mi  piace 
d'aggiungere  che  la  collezione  Am- 
brosiana è  tra  quelle  che  conservano 
la  Notitia  italicaf  con  cui  Carlomagno 
regolò  le  cose  del  regno  longobardo, 
dopo  la  caduta  della  dinastia  nazionale. 
Cf.  A.  BoRETius,  Capitularia  regum 
Francorum,  Hannoverae,  1883,  I,  187. 
(2)  Il  cod.  O  55  chìudesi  (rag- 
giungendo la  e.  80  a)  colle  leggi  di 
Enrico  IL 

26* 


MONUMENTA    N  O  V  A  L  I  C  lENSl  A 


poi  di  altra  mano:  «  Hunc  codicem  praepositus  Platea  Taurino  MedioUnuia 
K  tranimisii,  eumque  exiraxit  ex  quodam  coenobio,  quod  est  Oscelae,  voi 

■  dìcituc  Susa  di  Savoia.    Fclicibui  auspiciis  ìli.™'  card.  Federici  Borrhatnià 
n  archiep.  Medlol.  et  bibliothecae  nec  non  icholae  Ambrosiaiue  ruadatorìi. 

■  Antonius  Olgiatus  primus  eiiudcm  biblloihecarius  scripstt  anno  t6o6.    Que- 

■  sto  libro  è  sia[io]  mandat[o]  da  Suji  dal  prevosto  [PiaKa] 

Sull'altro  codice,  O  j;,  al  posto  corrìspoDdente  leggonsi  due  contlnùB 
notazioni,  salvochi  in  luogo  dì  s  iransmìsit  >  ivi  si  ha  ■  dono  transmisit 
qui  r  ultima  notazione  :  «  Questo  libro  Stc.  *,  è  completamente  leggibile. 
Naturalmente  il  contenuto  del  manoscritto  è  indicalo  divcrsamenie,  e  cioi 

■  Variae  leges  tempore  Caroli  regìs,  Pipini,  et  [ajliorum  Francorum  conditie 

Il  genere  di  scrittura  dì  questi  codiceli  e  la  ornamentazione  loro  rasson 
gUtao  assai  alla  seconda  parte  dì  un  altro  manoscritto,  che  ora  descriveremo 
Qucsi'  ultimo  manoscritto,  segnato  A  49  Inf.,  reca  al  ptìn> 
simili  a  quelle  dei  due  manoscritti,  che  andiamo  es 
naudo,  salvo  che  l'anno  ivi  segnato  è  il  160;,  e  la  indicaiione  Bnale  •  Qi 

■  libro  Bica  ivi  t  imperfetta  alla  fìne,  e  le  mancano  le  parole:  •d[a  Suiai 

■  dal  prevosto  Piazza]  b.  U  codice  fu  scritto  da  due  mani,  alla  prima  e  pft 
antica  tra  le  quali  (secolo  x)  spetta  1'  opera  0' 
seconda  (principio  del  secolo  xii)  l'opera  De  vita  act  iva  et  contempi*' 
lìva,  attribuita  a  san  Prospero,  o  a  Giuliano  Pomerio,  Una  sufficiente  cov 
rispondenza  esiste  tra  quest'  ultima  opera,  e  i  due  codici  di  leggi  barbariche 

Sopra  ciascuna  del  due  codici  O  j),  O  ì;,  leggesì  una  breve  cronaca 
di  re  italiani,    t  due  aneddoti  furono  dapprima  pubblicati  dal  Muratori  (■),  e 


le  6  quella  del  WaitzU), 
la  nuova  revisione  del 


0  del  Chro 


a  neppur  quesCi 


icon  i/ovaìUitnii, 
nacaeil  ms.  O  55  (c.78»X 

isvista  omesso  il  mese,  tro- 
0  delle  due  fonti,  ci  fa  con^ 


poscia  dal  PertzC)).  L'ultima  edizii 
riuscì  tale  da  togliere  motivo  ad  1 
una  nuova  ristampa. 

Il  Muratori  (f)  annotando  il  capo  4  del  v  lìl 
osservò  la  stretta  relazione  esistente  fra  detta  cr 
Anzi,  mentre  nella  cronaca  Novalicieose  fu  pei 
viamo  questo  nell'altra  fonte.  Un  esame  dire 
scere  altri  punti  di  contatto.  Nel  Chrtm.  Noval.  (lib.  v,  cap.  a)  abbiamo 
l'aggiunta,  che  npeiesi  poi  nel  testo  del  cap,  xini  dell' App.:  «circa 
«  tempora  Rodulfus  rex  regnavi!  apud  Italos  b,  e  il  codice  O  js,  e.  78A, 
di  mano  di  un  posteriore,  ma  pure  ajsai  antico,  emendatore:  n Rodulfus 
«  regnavi!  annos  .v.,  deinde  venit  in  Italia  ■.  Nel  Chronieon,  lib.  r,  caf 
narrasi  che  Lotario  re  venne  a  Torino  (a  Taurinum  a)  il  mercoldl  i }  noi 


(i)  Ne  parlai  nei  Nuovi  appunti  H  (j)  Mon.Gtrm.hist.,  Script.  III,iH 

ifiiriii   Novalicìense,  in   Alti   Accaà.  di  (4)  Script,    rtr,    Langob.    ti    IlaBt, 

Torino,  XXXI,  756  sgg.  pp.  519-11  (in  baie  a  colloiìone  £»i 

(j)  Attcciota,  11,204;  Rtr.  il.  Script,  da  Bethmann  e  da  Heller). 

IV,  147.  (s)  Rtr.  It.  Script.  II,  i. 


VI.    ANECDOTA. 


e  che  mori  <■  feria  .VI.  quae  est  decimo  lulendas  decembris  ».  Il  cod,  O  ;5, 
e.  78  b:  nobltavit  dies  veneris,  que  esi  decimo  calcndas  deccmber,  civitaw 
«  Taurine nsuni,  erat  tunc  in  die  onora  [veneris?],  fuilque  &c.  ».  Il  Cbro- 
nieon,  lib.  v,  cap.  4:   «post   monem    horum   regum   regnavii  Berengarius 

■  cum  lilio  suo  Adelbeno.    die  dominilo,  quae  est  .xv.  die  mensìs,  in  civi- 

■  tale  Papiae  ad  absidam  sancci  Michaelis  sic  electi  suni  reges,  ut  preessent 

■  tuliae  v.    Qui  furono  coronati,  giacché  ■  cxientes  laureati  cum  WìUa  uxore 

■  ipsiuj  Berengarii,  ìndieione  nona  ».  E  il  cod.  O  ;;•  ^-  7^  b:  ■  fuitque  tunc 
*  regnum  siae  rege  eo  tempore  dies  .xxiui.,  et  ìa  viesimo  quarto  die,  qui  fuil 
<  die  di  domioico  .xv.  die  decenbris,  inier  basilica  sancii  Michaeli,  qui  diciiur 

■  maiorc,  fuetunt  electi  et  coronali  Berengarius  et  Adalbenus,  lilio  eius,  re- 

■  gìbus  II,  mancando  poi  il  ricorda  di  «  Willa  a  e  la  <i  ind.  -viui.  g,  Questo  è  il 
passo  sul  quale  l' atieiuione  degli  eruditi  venne  richiamata  dal  Muratori. 

La  successione  di  Ardoino,  Enrico  II  e  Corrado  II,  di  cui  il  ChromcoH 
parla  nell' App,  capp.  xvi-xvii,  pub  paragonarsi  con  O  ;;,  e.  79  a  (e  for- 
!•  Ulto  con  Oi,,  e,  ,00.). 

Non  ha  riscontro  coi  codd.  O  5;,  O  ì5,  il  brano  di  cronaca  Carolingie! 
trascritto  ne!  cap.  11  dell' App.  al  Chronicon.    Ma  ciò  poco  importa. 

Pertanto  il  Chronicon  ha  una  relazione  stretta  coi  Catalagi  reali  dei  due 
codici  Ambrosiani  Essa  peraltro  non  è  ud  rapporto  di  piena  e  diretta  di- 
pendeiua,  poiché  il  Chronuou  contiene  molte  cose  che  ai  Catalogi  Ambro- 
uani  fanno  difetto. 

I  Catahgi  Ambrosiani  furono  tedatti  in  Pavia,  verso  il  loi).  II  luogo 
risulta,  com'è  noto,  dalla  frase  (O  ;3,  e.  ioob):  r  Ìc  Papiae,  e  in  generale 
dal  modo  con  cui  ivi  si  parla  di  Pavia.  11  tempo  puù  desumersi  da  una 
espressione  del  primo  catalogo  (O  ;j,  e.  ioob),  che  fu  scritta  il  21  mag- 
gio 101),  nove  anni  dopo  della  coronazione  di  Enrico  II.  Quanto  al  se- 
condo catalogo,  sì  può  notare  che  quelle  parole  nelle  quali  sì  parla  della 
morte  di  Enrico  II  e  della  successione  dì  Corrado  li,  sono  bensì  di  prima 
mano,  ma  non  vennero  scrìtte  contemporaneamente  al  resto.  Sì  può  dun- 
que credere  che  i  Catalogi  siano  stati  scrìtti  verso  il  loi;,  e  che  siano  siati 
completati,  dal  primo  compilatore,  verso  il  1027-28. 

L'indicazione  «  coenobium,  quod  est  OsceUe,  vulgo  dìciiur  Susa  di 
«  Savoia  B  sembra  data  appositamente  per  ingarbugliare  il  lettore,  e  farne 
deviare  le  ricerche.  Per  fermo  non  si  può  sostenere  che  l' antica  n  Ocelum  a 
sia  Susa,  e  meno  ancora  sì  può  dire  che  Susa  appartenga  alla  Savoia. 

Una  identica  provenienza  si  trova  segnata  anche  sul  manosctitto  Am- 
brosiano A  49  Inf,  della  fìne  incirca  del  x  secolo  o  del  principio  del  seguente; 
anche  in  questo,  sulla  faccia  %'cno  dell'  antiporta  si  trova  notaio  che  esso  per- 
venne all'Ambrosiana  nel  1605  «  ex  quodam  coenobio,  qui  est  Oscelae,  vulgo 
a  dicitui  Susa  dì  Savoia  a.    Di  quesio  codice  parlai  altrove  ('),  < 


(I)  .V.. 


appm 


■  P-  7S6  sgg. 


come  il  ricordo  di  «  Oscek  a  seidiraue  atxetman  alla  Kovalcst,  duchi  od  I 
secolo  XVII  l'ab,  L.  RochexCO  aveva  creduto  che  all' aotico  ■  Oceluma  coni*  J 

spondEssc  la  Novalesa  ('}. 

Ora  la  CDOgrueoza  singolare  che  unisce  questi  Cataìcgi  con  alcune  ftià  \ 
del  Cbronican  Noi'aticiciuf  sembra  desttoaia  a  couvatìdare  la  iiasira  ipc 
Ma  ad  ammeltere  in  modo  iJelìaiEivo  che  i  manoscritti  Ambrosiaoì,  di  ai  I 
parliamo,  provengano  dalla  Novalesa,  si  oppone  la  arcostania  che  nel  i£of  ( 
eaub  all'Ambrosiana  un  ahro  manoscriKo,  per  formato  e  per  caratteri  pale»' 
grafìa  somigliante  ai  precedenti.  Parecchi  sono  gli  opuscoli  contenuti  in  ' 
quest'ultimo  manoscrino,  che  é  segnato  S  17  Sup.,  e  dì  cui  debbo  fai> 
menti  la  conoscenza  ai  dotti  e  gentili  preposti  a  quella  celebre  biblìoieca. 

Il  ffls.  A  49  Inf.  comincia  coll'opera  De  virtù  libus  di  Alcuino  (cf.  Mi- 
GNE,  PatTol.  tal.  CI,  615  sgg,},  cui  fa  seguito  il  trattato  De  vita  actitt 
et  contemplativa  di  san  Prospero  {di  solito  si  attribuisce  questa  scritto 
a  Giuliano  Pomerio  ;  Miche,  op.  cit.  LVIIII). 

II  ms.  S  17  Sup.  ci  dà  anzitutto  (e.  1  a)  il  Libcr  AIcuÌdI  qai  tfo- 
eajt[ur]  maoualis,  transmissum  (rie)  domino  Cartolo]  (cf.  Micid. 
op,  cit.  CI,  I  sgg.;  è  il  trattato  teologico  sulla  TrinitJi),  cui  seguono  vari  uel- 
doti  d' argomento  ecclesiastico,  compresi  (e.  61  b)  alcuni  estratti  da  uoa  letteti 
di  Raterius  Veronensis  (j)  sulla  viu  monastica:  i  Sane  quonìara relato 
■  cognovimus  n,  oltre  ad  un  capitolare  di  Lodovico  il  Pio  dell' anno  817  (e.  671) 
sulle  cose  che  debbono  «  invi olabil iter  a  regularibus  conservari  »  (BokettuS, 
op.  cit.  I,  )4j,  coir  uso  di  varie  fonti,  ma  senza  che  il  nostro  manoscrìno 
sia  qui  citato).  Questo  manoscritto  ha  segnala  la  provenienza  sul  vtno  della 
tavola  di  legatura,  al  principio  del  volume,  in  questa  forma:  iQ.uesto  codice 
«  è  stato  mandato...  u;  e  il  resio  non  si  legge,  perchè  nascosto  dal  cnoioe 
rosicchiato  dal  tarlo.  Ma  è  la  identica  notizia  che  sì  incontra  anche  nei  codici 
precedentemente  descritti,  presso  i  quali  si  accompagna  colla  frase  citata  <  ei 
ncoenobio  &c.».  Quella  notazione  ìtalÌana,dovea  terminare  ricordando  il  nome 
del  prevosto  Piazza,  che  mandò  evidentemente  tutti  questi  manoscritti  a  Milano. 

Quantunque  al  codice  S  17  Sup.  manciii  la  frase  n  ex  coenobìo  &c.  1. 
tuttavia  è  piii  che  probabile,  che  esso  abbia  l'identica  provenienza  che  (ili 
altri  precedentemente  descritti.  Ora  del  codice  S  17  Sup.  possiamo  determi- 
nare con  piena  certezza  la  appartenenza.  Nel  principio  del  secolo  xiii  o  alla 
fine  del  xii  spettava  al  monastero  di  S.  Giusto  di  Susa,  siccome  viene  atte- 
stato da  questa  dichiarazione  che  leggesi  sulla  e.  97  B,  il  basso:  ■  Liber  sancii 
«  Insti  martiris.     Si  quis  illum  abstulprit  anathema  sit  >.     I  versi  riguardanti 


(1)  La  gioire  cit.  pp.   1-2. 

(2)  Scrive  F.  Casotto  (Biella  e  i 
Viscovi  Ai  Vtralli.  in  Arcb.  i/or.  itaì. 
V  ser.  XVII,  281,  Firenze,  1896)  che 
Biella  venne  da  taluno  chiamata  col 
nome  di    «  Occla  »,   ma    che   nessun 


documento  e: 
ratfermata  simile  a 

(j)  Questa  lettera,  iodiriuau  a 
tro  Venetico,  fu  pubblicata  dal  eh.  pt  A. 
AMELLt,  in  y.isulliiiitìi  CasàiuM,  iùcl 
[1897],  sezione  monastica,  pp.  17-1 


VI.    ANECDOTA.  413 


il  culto  di  san  Giusto,  e  la  deposizione  delle  sue  reliquie  in  Susa,  si  leggono 
sulle  ce.  97  A-99  B,  che  stanno  staccate  dal  nucleo  del  codice,  e  provengono  da 
una  mano  che  non  è  certo  anteriore  alla  seconda  metà  del  secolo  xi.  Se 
questo  manoscritto  proviene  da  S.  Giusto  di  Susa,  riesce  probabile  che  dal 
medesimo  luogo  vengano  anche  i  codici  sopra  descrìtti,  che  hanno  col  pre- 
sente una  relazione  così  vicina. 

Ciò  non  ostante  non  credetti  di  dover  tralasciare  la  riproduzione  dei  due 
Catalùgi,  poiché,  se  anche  i  manoscritti  che  li  contengono  non  furono  mai 
alla  Novalesa,  il  nostro  cronista  potè  averli  veduti  a  Susa,  dacché  questa 
città  gU  era  famigliare,  come  dal  Chronicon  apparisce.  L*  affinità  del  conte- 
nuto è  un  elemento  di  giudizio  che  non  si  può  trascurare  senza  colpa,  e 
quindi  questi  QUalogi  si  potrebbero  forse  considerare  come  fonti  dirette  del 
Cbromcon*  Che  se  anche  tale  relazione  di  immediata  e  diretta  relazione  i 
due  testi  non  avessero,  e'  é  tra  loro  evidentemente  un  rapporto  molto  vicino. 

Dicemmo  che  nei  codici  O  53,  O  55  i  due  Catalogi  sono  scritti  nel  ca- 
rattere stesso  delle  leggi  barbariche,  cui  stanno  avvicinati.  Oltre  al  primo 
amanuense,  c*é  un  correttore,  presso  a  poco  coevo,  che  emendò  ambedue 
i  Cataìogi,  e  le  sue  correzioni  chiudo  fra  [].  Forse  e*  è  un  terzo  scrìvano,  al 
quale  devonsi  soltanto  le  parole  «  et  dies  novem,  .xn.  kalendas  iunias  est  odie 
«et  percurrìt  indicione  .xi.  »  (O  $3,  e.  100 b),  ma  non  m'azzardo  a  stabilire 
con  certezza. la  presunta  distinzione  dei  caratteri,  pur  credendo  di  dovere  con- 
traddistinguere con  un  segno  separato  [(  )]  tali  parole.  Scrìvo  in  corsivo  le 
parole  anticamente  cancellate.  Rendo  vive  grazie  ali*  amico  dott.  sac.  G.  Mer- 
cati, che  ebbe  la  bontà  di  rivedere  sul  manoscritto  la  mia  trascrizione. 

D'altra  mano  indubitatamente  è  il  periodo  (O  55,  e.  78  a):  «  Rodulfus 
«  rea  regnavit  &c.  »,  Questa  è  un*  aggiunta  marginale,  richiamata  a  suo 
luogo  da  una  duplice  croce,  e  il  suo  carattere  somiglia  assai  a  quello  del 
rotplo  Novaliciense.    La  distinguo  chiudendola  fra  (). 


I. 

[Ms.  Ambrosiano,  segnato   O  53.] 

IN  nomine  Domini.     Ugo  rex  et  Lautharius,  fìlio  (•)  eius,  re-  9*^ 

gnavit  insimul  annos  .xx.    post  vero  ipsius  Ugoni  decessum, 
ipse  Lautharius,  filio  eius,  regnavit  annos  .in. 

Deinde  regnaverunt  C^>  Berengarìus  (^>  et  Àdalbertus,  filio  eius, 
insimul  annos  .u.    deinde  venit  prìmus  Otto  in  Italia  et  privavit 

(a)  II  frilto'Iii  nomine -fili  occupa  il  primo  rigo  inttro  ci  è  in  Uittrt  grosso.  La 
grmÈéa  MffaU  1  è  ia  rosso  4  vordo;  lo  altro  lotterò  sono  illuminato  in  rosso.  (b)  A  -f 
(e)  BètoU  éggkmhi  iuisrUnoarmonio  di  prima  mano. 


e.  100  A 


e.  100  B 


regnum  earum  Berengarìus  et  Adelbenus  et  fuìt  caoronani  il 

tnperator  (■'  esse  et  inperarit  f*>  annos  .xu.  f*'  [et  mensibus  JIL  ti 
dìebus  .VI.],  ame  quam  eìus  fiUus  Oio  (iiiset  ìnperator  <*>.  pM 
quam  ipse  secundus  Ono  fìiit  cotoaatus  ad  ioperator  CMC,  M- 
pcfavfrunif*'  i^ì»  amio  iWinMi/  anrws  mensìbusQ')  -nXl  [-it  anosaxLi 
mensibus  .IH.,  diebus  .vi.j 

Post  <*'  autem  ipstus  prìmus  Ono  decessum,  predictm  Sm 
secundus  Ono  ioperavit  annos  .x.  [cum  pitie  annis  .vi.,  ma* 
sibus  .111.,  diebus  .vi.]  et  fuìi  inten-allo  post  ipsius  decessum  »• 
tcquam  terdus  Ono  fuiset  coronatus  aJ  esse  ìnperatorO  annoi  .III. 
inperavit^'J  ipsc*''  tercius  Otto  annos  .fi.  [.v.  et  mense  .Tin.] 
post  ipsius  decessum  regnavit  Ardoiuus  tex  aoos  .11.  et  diiiu£i 
[meoses  .u.]  deiode  venit  Anrìcus  rex  et  inperavit  f^*)  regnian 
eidem  Ardoinus.  fuìt  coronatus  ad  rege  ic  Papia  tercìo  die  aste 
festìvitate  ((^  sancte  Xirì,  qiu  fuit  in  medio  madio  et  abct  modo  I 
regnato  .vini,  anno  [(et  dies  novem,  .xii.  kaleadas  ìunìascst'^ 
odìe  «  percutTÌt  indìcione  t*)  .Xf.)]  (^K 

Per  omni  tempus  mudani  tndicciones.     octavo  (*>  kalendtf 
octuber(">,  oc  est  setimo  die  exiente  mense  sctemberW,  anno  in-    1 
camacione  domini  nostri  lesu  Christi  est'")  millesimo  .xii.  Ugo» 
intrabit  rex  et  percurrit  indidone  ottava,     Lautharius  intrabit  ei 
percurrit  indìcione  .iiu.'p'. 

Berengarius  et  percurrit  indicione  .vi.  quando  intrabit  rex. 

Quando  intrabit  Otto  rex  percurrit  indicione  .vii.     Otto,  filiui 
item  Ottoni,  percurrit  indicione  .111.     quando  intrabit  rex  ter-  ij 
cius  Otto  percurrit  indicione  .xv.    quando  intrabit  rex  Ardoiaus 
et  percurrit  indicione  .1.     quando  intrabit   rex  Anrìcus  percurii 


(i)  Jlp-  (b)  Dapprima  àicriiH  .11.,  tptif*  tipiaU  (ia  chiì)  »  fm€tU  mm 
on'  tilt,  riductnielt  a  .xii.  (i:)  A  ìptnaei  (d)  Pir,  cti  lu  prima  ttm:i_i—i  n 
nm  la  [rast  a  innoi  .vi.  mensibus  .iti.  et  difbos  .vi.  (t)  MirlÌB«rm(mt(  fmmt 
vraicrillt  f ocbf  farati,  font:  iupcniot  terdus,  iht  vnmtrt  ttiti  laattllMi  iti  Ì 
itsnit  anitra  i^miia  V imihiattrt.  |f)  A  ip.àiehi  ievttiitn  fiallaita  Utf 
{%)Aiiatìani  Waif^  tatìiitau  (h)  >  Waili 
timqiu  righi  al  campimrnlo  dilU  fépna.         (I|  /I  li 

■I  pari  ihf  i  ugni  ti  ahtrtxìaxiiHtt.  (m)  Parti*  icriiU  £ prma  marna,  mtamtÉI 
(n)  U  litliri  lember  »*»  £  prima  marna  in  ranra.  (o)  Partìa  aggimala  maffia 
Unta,  Ji  prima  mano.         (p)  Ofrt,  cirta  H  friaia   amia,  ma  fatta  leritU  im  taf 


VI.    ANECDOTA.  4»J 

udidone  .xt.  quando  fuit  Lotharius  fiiit  intervalle,  e[r]go  quando 
Dtnbit  rex  et  fliit  ìncamacione  domini  nostri  lesu  Chrìsti  no- 
jeatesimo  -t-X.v,  et  quando  Berengarius  migravit,  erst  nogen- 
p  aiio<»J  .LX.V. 


U. 
[Ms.  Ambrosiano,  segnato  O  5;.] 

Die  sabati,  quod  est  decimo  die  raensis  W  apreliis  et  fuit  in    »"•  • 
DO  die  secundum  Pasce,  civiiate  Arleoda,  migravi:  ab  hac  die. 
(Rodulfus  fcx  regnavit  annos  .v.,  deinde  venit  in  Italia),     domnus 
Pgo  rex  abead  regnatum||aQnos  .xxi.'')  expletos  et  menses  .vini.         e. 
Il  dies  .III.,  et  fìUo  eius  Laucharius  abead  regnatum    cum  ipso 
nitori  suo  anno  .xvi.  et  dies  .v[.,  post  decesum  ipstus  Ugoni 
tgnavit  ipse  Lotharius  annos  .111.  expletos  et  menses   .vii.  et 
dies  .11.,  obitavii  dies  vcneris,que  est  decimo  calendas  decembcr  W,    »so.  " 
livitate  Taurinensam  <•>,  erat  tunc  in  die  onora,  fuitque  tunc  rc- 
gnum  sine  rege  eo  tempore  (^  dies  .xxiiii.,  et  in  vieGÌiiio  quarto 
die,  qui  fuit  die  di  dominico  .xv,  die  deceabris<(',  inter  basilica    9,0,  rii 
aneti  Michael!,  qui  dicitura''' maiore,  fuerunt  ^')  electi  et  coronati 
Ekrengarìus  «  Adalbertus,  fib'o  eius,  regibus  (*'  et  regnaverunt  '''  in 
pace  annos  .\ii.  et  viscerunt  <')  se,  postquam  coronam  acceperant, 
innts  ,xx.  et  .1111.  et  menses  <''>  .lili.  et  dies  .V.     Oto  ìmperaior  <'' 
(Kgnavit  annis  .xi.  et  menses^'''  .1111.     item  Oto  filio  eius  re* 
lavit  post  decesum  genitori  suo  annis  .x.  et  abebat  regnatum 
m  ipso  genitori  suo  annis  .vi.    defuncto  secundo  Oto,  fuitunct"' 
[egoum  sine  regem  annos  W  .xtii.  et  tunc  tercius  Oto  imperator  f> 
regnavit  annos  .v.  et  menses''''  ,viui.     die  vcueris,  quod  est H de-        r, 
tàmo  kalendas  februarìus,  in  fìnibus   Romani,  ad  locus,  qui  vo-   >ao>.|( 
imr  Paterne,  apiit  ipsc  Oto  impcrator  ^\  indicionc  f'  .xv.     fuit- 
[]c("}regnum  sine  regem  .xxtiir.  dies.     die  qui  fuit  dominico  et 
lii  .XV.  die  mensis<''>  februarti,  in  cìvitace  Papia,  inter  basilica  loot.u 


M  parti»  tamil»,  font  eU  ftima  maito,  >"  inno 
nr  H  f  rima  mano.         [i)  A  àeixba         (e)  .4  Taaiini 
b«tt       (bl.Jdit       (i)-t       MLarilUtapfuatpoi'' 
I  a  !»p-       (n)  Gì»  UH  tnn<        (bJ  A  tnao,  carr.  i 
Am  UUttrra  q,  Mt>«lr  dJqninudMiD»,  ma  fu.fur 


(b)  A  mi  {e)  U  I  ffptiU 
om  (f)  A  tSpf  (g)  A  de 
M  frima  uhm»  nilt'  Mrrli»ti. 
frimù  nsse  in  IDDOS        (o)  St- 


MONUMENTA     NOVALICIENSIA 


sancn  Michaelt  fuìt  coronatus  Ardoinus  rex  et  regauite  aoaoi 
duos  et  menses  .11.  et  in  die  dominico,  qui  fuit  di  mense 
madio,  inter  basilica  sancti  Michaeli,  qui  dicitur  (*^  midore,  fuìl 
electus  Henrichus  et  coronatus  in  secundo  die,  qui  fuìt  di'''*  lune 
[.xn.  di  dies  mensis  (°>  madit  coronatus].  civiute  Fapia  ab  ìagae  j 
conbusta  t"")  fuit<'>.  [et  regnavit  annos  .x.,  minus  menses'''  .11.] 
et  f"'  in  festivitate  cathedra  sancti  Petri.viii"'.  kalendas  martiajt** 
[fuit  coronatus  ad  inperator  f»' et]  ÌoperavÌt'<Jannost'''  .xi.  et  men- 
ses .V.  minus  [et]  dies  .tm".  et  fiutuncW  regnum  sine  rege 
annos  ,11.  et  menses  .vti.  et  dies  .nii.  et  tunc  futt  coronacoi  u> 
Chunradus  in  Roma  .viii".  kalendas  iunius  et  percurrit  indicio <*'  .xi. 
et  anni  incarnacione  Domini  millesimo  vicesimo  -vm.  [octavoj.      j 


mi. 

[\'ersus  de  sancto  lusto.]  - 

Fra  la  storia  della  Novilesa  e  quella  del  monastero  di   S.  Giuica  A 
Susa  coirono  molteplici  rduìoni,  e  nel  Chromcon  Novalicitnsi  ti  ù  iiii  11  ili  ini 

(lib.  Il,  cap,  14)  dì  un  monaco  di  nome  Giusto,  nel  quale  comunemente  ii 
crede  di  dover  riconoscere  1'  omonimo  santo  di  Susa.  Sulla  vita  e  sul  cullo 
anticamente  prestato  a  sari  Giusto  le  notizie  sono  estremamente  scarse,  e  ben 
poco  sicure;  non  mi  si  accuserà  quindi  dì  far  cosa  vana  riproducendo  qui 
alcuni  versi,  che  riguardano  questo  argomento,  e  che  ci  furono  conservati  in 
un  manoscritto  (iella  biblioteca  Ambrosiana,  del  quale  facemmo  ricordo  poco 
fa.  Esso  È  segnato  S  17  Sup.,  i^  pergamenaceo,  e  fu  scritto  tra  la  fine  del 
secolo  X  e  il  principio  del  seguente.     Anzi  i  Bollandisd  (>)  lo  attribuiscono 


..  di  prima  man. 
nnos         (L)  Oo. 


0).  i 


(1)  C.  Mekkel,  Vepitajio  di  Emodio 
{M/m.  Accad.  Linai,  V  ser.  Ili,  194-gi) 
e  questo  incendio  sembra 


h  1 


ì  del   < 


aggiunse  pochi  dati  e  s 
come  egli  coordina  tale 
alla  ipotesi  che  forse  andasse  in  quel- 
l'incendio alle  lìamiTie  anche  la  ba- 
silica di  S    Michele,  pare  che  egli  im- 


plicitamente presuma  che  il  cronisn 
fosse  in  qualche  modo  legato  a  detu 
basilica.  La  questione  cronolc^ca 
della  compilazione  dei  Calulogi  fu,  sia 
pure  in  forma  al  lutto  laconica,  accefl- 
naia  nel  preambolo  Cp.  411), 

(1)  Calahgui  codkum  hagiograplna- 
lum  latinorum  hìbl.  Ambrosiamat,  io 
.i'itihcla  Bollaiidiana,  XI  [1891],  ì6y 


^^ 


VI.    ANECDOTA 


417 


senz'  altro  al  x  secolo.  Come  abbiamo  detto,  è  un  codice  miscellaneo,  in 
cai  predominano  gli  scrìtti  di  argomento  religioso.  Apparteneva  al  mona- 
stero di  S.  Giusto,  e  pervenne  ali*  Ambrosiana  nel  1605. 

Le  carte  97  A-98  b  (che  stanno  a  sé,  staccate  dal  resto  del  codice,  e 
che  chiudono  il  codice  stesso)  contengono  un  poemetto  acefalo  sopra  i  mi- 
racoli di  san  Giusto,  e  sulla  costruzione  della  chiesa  a  lui  dedicata,  dovuta 
alla  pietà  del  marchese  Olderìco  Manfredi.  L' atto  di  dotazione  che  costui, 
insieme  coUa  moglie  Berta  e  col  fratello  Alrìco,  vescovo  di  Asti,  fece  al  nuovo 
monastero  di  S.  Giusto,  ci  è  pervenuto  in  originale  e  poru  la  data  di  Torino, 
9  loglio  1029  (0.  "^ 

I  versi  di  cui  parliamo,  narrano  che  il  custode  del  corpo  di  san  Giusto 
ne  volle  portare  le  reliquie  ad  un*  assemblea  di  nobili  e  di  plebei.  Ma,  fer- 
mato il  sacro  deposito  lungo  la  via,  non  potè  più  levarlo.  Colà  si  moltipli- 
carono 1  miracoli,  accorrendovi  tutto  il  popolo.  In  quel  momento,  Maginfredo 
(Olderìco  Manfredi)  stava  costruendo  un  monastero  in  Susa;  egli  quindi 
pensò  di  trasportarvi  quel  santo.  La  gente  rustica  si  addolorò  della  perdita 
del  corpo  santo,  ma  indamo.  Questo  venne  facilmente  condotto  nella  città 
di  Susa,  dove,  con  immensa  gioia,  fu  accolto  da  ogni  ordine  di  persone,  dal- 
l' abbate  coi  monaci  e  da  Maginfredo.  Voleva  costui  deporre  il  corpo  nel  ca- 
stello ;  ma,  da  Dio  ammonito,  rìvolse  invece  i  suoi  pensieri  ali*  antica  chiesa 
di  S.  Paolo.  Il  resto  è  deficiente  (>);  andò  poi  del  tutto  perduto  il  princìpio 
del  poemetto,  dove  pure  si  parlava  di  Maginfredo,  poiché  nel  brano  a  noi 
pervenuto  è  detto  (p.  419,  r.  29):  «  Ille  Maginfredus,  cuius  supra  memini  iam  », 

II  codice  S  17  Sup.  è  della  fine  del  x  o  del  principio  del  seguente  se- 
colo. Ma  questi  versi,  scritti  in  calce  al  medesimo,  provengono  da  mano 
posteriore,  e  forse  furono  scritti  soltanto  nella  seconda  metà  del  secolo  xi, 
o  assai  più  probabilmente  nella  prima  del  secolo  xii.  Si  faccia  anche  atten- 
zione all'epiteto  «consul»  (p.  420,  r.  27) (3). 

I  versi,  da  me  prima  trascritti,  mi  furono  gentilmente  collazionati  dal 
sac.  dott.  G.  Mercati,  dottore  dell'Ambrosiana,  al  quale  rendo  qui  le  grazie 
dovute.    La  lettura  degli  ultimi  versi  fu  tentata  anche  coi  mezzi  chimici. 


(i)  Ne  diedi  testé  una  nuova  edi- 
zione, in  Le  più  antiche  carte  diploma" 
tiche  del  monastero  di  5.  Giusto  di  Susa, 
nel  Bull  delT  Istituto  Storico  Italiano, 
n.  18,  Roma,  1897,  p.  61  sgg. 

(2)  La  faccia  verso  della  e.  98,  es- 
sendo l'ultima  del  codice,  riusciva  ad 
essere  esposta  al  deterioramento  pro- 
dotto dall'uso,  prima  che  il  codice 
stesso  fosse  legato.  Ecco  perché  i 
versi  scritti  sopra  di  essa  non  sono 
facilmente  leggibili. 


(3)  Trovasi  qualche  traccia  dell*  uso 
dell*  epiteto  «  consul  »  adoperato  in 
segno  d*  onore,  anche  prima  che  la 
magistratura  dei  consoli  fosse  dl£fusa 
nei  comuni  italiani.  Cosi  é  noto  (cf 
GiESEBRECHT,  L'  istrui(ione  in  Italia  nei 
primi  secoli  del  medio  evo,  trad.  G.  Pa- 
scal, Firenze,  Sansoni,  1895,  p.  94)  che 
Alfano  arcivescovo  di  Salerno  (+ 108$) 
in  uno  de*  suoi  carmi  rìvolgeva  questo 
verso  a  san  Pietro  :  «  Iam  cape  Roma- 
«num  consul  CaesarqueSenatum». 


Monumenta  NovaUcitnsiu. 


27 


VI.    ANECDOTA.  419 


Omnes  concilium,  audita  virtute,  relinquunt. 

Odus(*)  adveniunt,  tardum  se  quisque  fatetur. 

Signa  vident  et  vota  vovent,  laudesque  Deo  daat 

Permistas  precibus,  set  adhuc  malora  supersunt. 

Hos  etenim  quidam  (^>  strepitus  inrumpit,  et  ilio,  e.  97  n 

Amissis  propriis,  veniens  oculis  alienis, 

Se  iacit  in  faciem  celeste  petens  medicamen, 

Atque  fovet  cecam  lacrìmanmi  fomite  fìroatem 

Qui  Domino  (*^>  grates,  oculorum  luce  recepta 

Inmensas  W  referens,  sibi  dux  iam  factus  abivit. 

Vinctus  adest  alius  duplici  langore  gravatus, 

Idcirco  est  factus  duplici  medicamine  sanus, 

Hunc  etenim  noster  ferus  infeliciter  hostis 

Torquebat  madidis  debachans  rìctibus,  et  sic 

Ducitur  ad  sancti  cinerem  nolensve,  volensve. 

Non  tamen  in  sanctum  quicquam  proferre  prophanum 

Conviciumve  furens  est  ausa  maligna  loquela. 

Taliter  in  noctem  lux  est  protracta  diei  W 

Sed  circa  cantum  puUorum  demon  iniquus 

Acrius  incipiens  hominem  discerpere  (^^  lustum 

Iniuste  secum  non  iuste  agere.    hunc  cruciatus 

Autorem  esse  sui,  iamiamque  suo  ospicio  (s^  se 

Depelli  cicius  (^^  suplicanti  voce  fatetur. 

Has  Inter  voces  dicessit  (*^  virus  iniquum. 

Sic  a  vi  duplici  sanatus  omuncio  surgit, 

Inque  suis  sanctis  mirabilis  omnipotentis 

Virtutem  sospes  totis  ex  viribus  altat. 

Donec  predictis  in  partibus  hec  gererentur,  e.  98  a 

Ille  Maginfìredus,  cuius  supra  memini  iam, 

Segusie  monasterium  condebat  opimis 

Sumtibus(^),  aetemum  thesaurizans  sibi  regnum. 

(a)  Forse  il  ms.  avea  :  Hodus,  ma  la  iniziale  fu  lavata  ed  ora  i  illeggibile,  (b)  Glossa 
interlineare  à'  altra  antica  mano  hostii  (e)  Ms.  dnó  corr,  da  dnm  (d)  Ms.  Sinmensas , 
eolla  ini:iiale  S  lavata.  (e)  Al  margine,  di  mano  del  sec.  XII:  sanctus  lustus  martir  inclitus 
Smnbra  un  frammento  d*  inno  liturgico,  (f  )  Dapprima  V  amanuense  aveva  scritto  uexare , 
che  poi  cancellò,  (g)  Bollandisti  hospitio  (h)  Seguivano  alcune  lettere  (forse 
supl..^^  raschiate,        (i)  Bollandisti  discessit        (k)  Bollandisti  Sumptibus 


'  MONUMENTA    N O V  A L  I  C  1  EN S  1  A 

Hac  igitur  causa  de  sanno  martyrc  fama 

Comperta,  nimìum  gavisus  factus,  ad  urbis 

Predicte  monasterium  venerabile  corpus 

Perduci  iussit,  quod  sdlicet  esse  futurum 

Presidium  posset  populis  degenribus  illic. 

Ergo  mittuntur  sanctum  deferre  ministri. 

Set  mox  agricolas  custodes  corporis  almi 

Invasi:  nìmio  cum  liictu  mcror  amarus 

Et  conquassaniur  crebrìs  singultibus  omnes, 

Et  tamen  humanum  pectus  compungitur  ipsa 

Natura,     set,  quod  valde  est  mirabile  dictu, 

Erepto  tutore  loci,  cogente  dolore, 

Mugitus  armenta  boum,  convale'"',  ve!  alto, 

Crebros  balatus  ex  monte  dedere  bìdentes. 

Interea  baiuli  spacio  vix  unìus  bore 

Ponderis  inmensa  subsisiunt  tnole  gravati. 

Et  rursus  subito,  impediente  gravedine  nulla, 

Inceptuui  callem  gradiuntur  prepete  clirsu, 

Tunc  iuvenis  quidam  pravus  nimis  atque  petulans 

Non  veritus  sanctum  manibus  contingere  corpus 

Presumpior  poenam  tu!Ìt,  uno  lumine  dempto. 

At  chorus  ymnidicus  cum  laudibus  urbe  sub  ipsa 

Abbas  in  primis,  omnis  monacbìcus  sacer  ordo, 

Inde  Mainfredus,  manus  atque... 

Parvulus  atque  senex,  iuvenis  socrusque... 

Prestolantur  bonus  supplici  cervice  beatum, 

Quod  consul  nam  cupiebat  in  arce  locare. 

Sed  monitus  [de]su[per],  non  ausus  ponere  in  harceW, 

Co[nd]it  in  ecclesia,  quam  sancti  Pauli  in  honore 

Construxit  quondam  simplex  et  sancta  vetustas 

[cujius  nonien  non  dicere  versu  est 

Domini  cullorem  littera  signat 

sse  officiura  cflebrandum 


{»)  Baltanditli  conv.Ue  (b)  Di  m 
il  vtriff  Set  monitui  3k.,  ma  U  parali  tona 
fBne,     Prtctdt  un'altra  poililla,  di  cui  afipii 


0  dtl  XII  starlo  un  poiliUaturt  rifili 
ri  molla  ihiadilt  t  di^àlmiiUt  à  Itf- 
H  Uggì:  viro 


VI.    ANECDOTA.  421 


tibiifi  esse  fidelìs 

ant  dex  • . . .  vet  egris 

auxilio  sancd  plebs  •  • .  fuis[set] . . . 

. . .  atus  • .  e resoluto  nervorum  officio 

. . .  respice  sanae  Dei  miserum  hunc 

fer  auxilium,  da  dexteram  et  [erijge  lassum 

atque 

em  Domini 

ca 


Segue  d*  altra  mano  una  notazione,  assai  breve,  di  cui  si  può  leggere 
appena  :  «  T . . . .  abbas  ». 


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VII. 


ELENCHUS  CODICUM  MANUSCRIPTORUM 


[Elenchus   codicum    manuscriptorum 
pervetustae  bibliothecae  monasterii  Novaliciensis.] 

La  biblioteca  della  Novalesa  ebbe  giorni  splendidi.  I  suoi  esordi  non 
sono  posteriori  al  risveglio  letterario,  che  onorò  la  Francia  dell'età  di  Carlo- 
magno.  Frodoino,  abbate  della  Novalesa,  per  il  quale  Atteperto  monaco 
scrìsse  il  suo  evangeliario,  visse  ai  tempi  di  quell'  imperatore,  e  fu  con  lui 
in  amichevoli  relazioni.  La  gloria  paleografica  e  scientifica  della  Novalesa, 
giustamente  segnalata  dal  mio  illustre  e  lagrìmato  maestro  Giuseppe  De 
Leva  (x),  si  riannoda  alla  scuola  di  Tours,  e  si  collega  colla  fondazione 
della  splendida  biblioteca,  di  cui  una  parte  non  pìccola  andò  perduta,  quando 
l'abate  Domniverto  e  i  suoi  monaci,  fuggendo  dalle  montagne  infestate  dai 
Saraceni,  cercarono  rifugio  in  Torino  (0.  Ma  tutto  non  andò  perduto,  e 
il  cronista  del  monastero,  ancora  nel  secolo  xi,  trovò,  insieme  collo  splen- 
dido evangeliario,  anche  altri  codici,  scritti  daUa  «  mano  antiquaria  »  di  At- 
teperto. E  non  è  dubbio  che  quivi  leggesse  le  vite  degli  antichi  abbati, 
Asinario,  Arnolfo,  Frodoino,  Eldrado,  insieme  colle  gesta  di  Waltario  (3). 
Lasciando  da  parte  le  gesta  di  Waltario,  che  appartengono  ad  età  posteriore, 
è  probabile  che  direttamente  o  indirettamente  le  vite  degli  abbati  suddetti  ri- 
salgano al  IX  secolo,  cioè  al  periodo  anteriore  alla  devastazione  saracena. 

Certo  una  dispersione  d  fu,  se  il  vescovo  Pietro  lesse  a  Verona  (4)  molte 
cose  del  monastero  Novaliciense.  Quando  tramontarono  i  bei  tempi  del- 
l' abbazia,  la  biblioteca  fu  poco  curata,  e  nei  suoi  ultimi  secoli  essa  non  destò 
più  r  attenzione  degli  abbati,  che  da  lungo  tempo  non  vi  risiedevano.  Avevo 
sospettato(s)  che  alcuni  suoi  manoscritti  fossero  passati  in  dono,  nel  1605, 
all'  Ambrosiana  di  Milano,  e  fossero  venuti  alle  mani  del  suo  primo  biblio- 
tecario Antonio  Olgiati;  ma  ora  credo  assai  probabile  che  quei  codici  pro- 
vengano invece,  come  l'Ambrosiano  S  17  Sup.,  da  San  Giusto  di  SusaCO. 

(i)  Del  movimento  intdhUuaU  d'Italia  (4)  Chron.  Novalic.  lib.  11,  cap.  3. 

nei  primi  secoli  del  medioevo,  Venezia,  (5)  "Nuovi  appunti  di  storia  Novali- 

1876.  dense  in  Atti  Accad.  di  Tonfw,XXXI, 

(2)  Chron.  Novalic,  lib.  iv,  fragm  2$.  757. 

(3)  Chron,  Novalic.  lib,  11,  cap.  j»  (6)  Cf.  sopra,  p.  412. 

MomMmimta  NovéiUcUnsia.  27* 


AUn^  ti  niH.  MftiMi  A49fa£.0)j.Ofi.    Farr  (O  de  2  ^^  C 

netti,  che  quikhe  decemiM  A^  nfgera  3  erfkfiv  As  {^m 
riccvciM  dal  motunaa  vni  maanacriBi,  de  ■■^^■■a  a<  ^rna 
icci  tlel  auo  collegio.  0  De  Lc*i>  fii  B  pÉ  fmiMMii  Sfid  i: 
recatu  alla  NdviIcm,  CMaao&  Il  nHekt  Mb  ua— u  e  dd  mì 
■  abbate  clauttrole  ■  M,  dtbt  io  dono  il  rial  aaaoaoìHi.  Akn  a 
ocitecedaiuinnilc  da  Coataiuto  Sona,  pare  iMeK  fjaiawrafc.  OJL  D  Oc  L 
mori  povera  od  iSift  e  i  nioi  13>ri,  per  aoo  piccola  pa 

Scguemlo  cU>  che  ilice  il  De  Lcvtf  sumo  C«>,  db  ^ai  h 
■ul  laanoKrliti  da  lui  ricevali  in  liooo,  e  dei  qnaE  noa  dAà  ai 

Codici  avuti  in   dono  dall'abbate    Sona:  i)  ■ 
colo  viti   [fonc   da  identifìcarsi  eoo  queJlo  doDdc,  come  ai  <linla1| 
nulo  (,c(.  p.  ^]i,  n.  io)  pubblica  alcune  pte^iicn  ia  e 
mafliie?))  a)  Bipa*ixione  dei  Salmi,  Kiitta  dalT  abbate  SeaBgì»;J 
riiIaKin  di  Utiurdo;  Evangcliirìo;  4)  Omelìe  di  Orìgeoe  e  dì  aaetà 
0  Canoni  penltenaìali  1  rito  da  utanì  pergrinfaini  mcMibondi;  (9  4 
tU  un   Gregorio   Magno;   7-8)    Libri   liturgici  per  rATrcnio;  9-t4'^ 
Ulurglel. 

Libri  avuti  in  dono  dal  C  anda:  ii-i)}S»craScnnnTa;  ijJOb»-   j 
Hi  di  l'in  Gregorio  Magno;  14)  Opere  H  san  FnutuoKi;  tj)  Rcgob  <S  u 
ncdttloi  l6-r7)  Miaccìlaocc  di  vite  di  santi;  iS)  Libro  Dmrgjco;   19)  Atad 
libro  Ilturfllco,  colte  vite  del  santi  Solutore,  Avveoioic  e  Ottaviot 

11/1,1,  >  iiiii|H*nili,iiulii  i|Usnto  dissi  nelle  Ricerche,  e  apgiungenJovi  qmì  po^o 
.  Ili-  ili  iiiiiiVEi  iir>ii-i  .i|'|>ri-ndLTi:.  Avverto  che  se  potei  in  qualche  modo  Mtcp-- 
l.iM-  .[iirsio  fli'Tiio  ili  i:ridici  Novaliciensi,  lo  debbo  specialmente  alU  car.iJ-J 
■■  .1II.1  ,l,)iinii,i  .1,-i  iirc[><istl  un'Archivio  di  Slato  di  Torino,  della  bibUot.;.-! 
N'.i.-ioM,il,-  di  r.iiiii..,  e  Jelh  biblioteca  di  Corte  di  Berlino.  Dispongo  i  !r.i- 
iii'^..  Hill,  (iiivMl'iliiKiilr,  secondo  l'ordine  cronologico. 

Nuli  ivaiiiiMi  r  cv.iMfjeli.irio  di  Attepcrlo,  an^i  apro  con  esso  la    serie. 
DIO  a  quel  codice  dati  sufficienti,  perchè  si  posìJ 


qui  .1 


allo. 


i  iiiilti  d.i  Atteperlo  monaco,  per  ordine  dell'abbate  Frodoim 
l'reuiist  al  suo  volume  sei  versi,  «  Questio  si  lector  »,  in  e 
:  dell' ojH'ra  sua.    Dì  ciò  parla  il  Chroii.  Wovalic.  tib.  iii,  cap.  1 


(1)  CI,  Ki. ".!'.■,  p.  107.  ricordato  in  un  documento  del  176S, 

(JÌ  I..1  di|;iiitA  di  .ibbaic  era  allora  M    tempo    del    governo    abballale  «fi 

luim.1   .la   l'iciro    Antonio  Maria  Si-  Antonio  ViJet. 

iii-o.  il,  A'iiY/,'',,  1'.   17P.  (4)   .-itiicdota   sacra,    p.  xxvin  ^g- 

(il   Lo  Uovo  (ci,   K:..-,,hr,  p.   [7i)  del  voi.  I  ed  unico. 


VII.    ELENCHUS    CODICUM    MSS.  427 


2. 

Archivio  di  Stato  di  Torino  (Abh.  della  NovàUsa,  busta  I).  Pergamena 
del  secolo  ix  incirca,  che  appartenne  a  un  codice  contenente  le  omelie  di 
san  Cesano  (cf.  Richerche,  p.  12  sgg.,  con  facsimile,  e  Nuovi  appunti  di  storia 
Novalic,  in  Atti  Accad.  di  Torino,  XXXI,  766-67.  Veggasi  pure  :  C.  F.  Arnold, 
Caesarius  von  Arelates  und  die  gallische  Kirche  seiner  Zeit,  Lipsia,  1894,  pp.  485-90, 
e  sopratutto  :  p.  Germain  Morin,  Uhomèliaire  du  Burchard  de  fFùr^hurg,  in 
Rexme  BénidicHne,  abbaye  de  Maredsous,  1896,  n.  3  (marzo),  p.  102  nota). 

5. 

Archivio  di  Stato  di  Torino  (Abh.  della  NovàUsa^  busta  I).  Foglio  per- 
gamenaceo, del  secolo  x-xi,  contenente  due  frammenti  della  HomUia  in  vi- 
sitatione  h.  Mariae  Firginis  del  ven.  Beda  (Migne,  Patrol,  lat.  CXIV).  11 
carattere  è  nitido  (cf.  Ricerche,  pp.  82-84). 


Biblioteca  di  Corte  di  Berlino,  collezione  Hamilton,  n.  IV  (cf.  W.  Wat- 
TEMBACH,  in  N.  ArchiVy  Vili,  329),  del  principio  del  secolo  xi  al  più  tardi, 
con  postille  di  varia  epoca,  tra  cui  alcune  non  anteriori  al  secolo  xii.  Prima 
appartenne  al  De  Levis,  il  quale  ne  comunicò  il  brano  riguardante  la  tra- 
slazione delle  reliquie  di  san  Secondo,  fatta  (906)  da  Guglielmo  vescovo  di 
Torino,  al  Meyranesio,  Pedem,  sacrum,  in  Mon.  hist.  patr.^  Script.  IV,  128 1- 
1282.  Ultimamente  ne  diedi  una  larga  descrizione  {Ricerche,  p.  23  sgg.)  par- 
landone sotto  il  nome  di  Martyrologium  Adonis,  come  già  aveva  fatto  il 
Wattenbach.  Non  intesi  tuttavia  con  ciò  di  decidere  le  ardue  questioni  tut- 
tora agitate  sul  vero  martirologio  compilato  da  sant'  Adone  vescovo  di 
Vienne,  il  quale  (prefazione  in  nome  di  «  Ado  peccator  »,  presso  Migne, 
Patrol.  lat.  CXXIII,  143-44)  dice  di  essersi  giovato  sopratutto  del  martiro- 
logio di  san  Floro  (il  cui  testo  volgato  si  trova,  mescolato  al  Martyrologium 
di  Beda,  presso  Mtgne,  op.  cit.  XCIIII,  799  sgg.,  ma  la  cui  vera  essenza  è 
tuttora  molto  questionabile  ;  cf.  De  Rossi  e  Duchesne,  Mariyrol.  Hieron,^  in 
Acta  Sanct.  Nov.  II,  I,  xxiv),  e  di  altro  mandato  da  Roma  ad  Aquileia. 
Nel  nostro  testo  colpisce  la  omissione  quasi  sistematica  delle  commemora- 
zioni dei  santi  viennesi,  circostanza  del  resto  non  estranea  ai  manoscritti  ado- 
perati dal  Giorgi,  Martyrol,  Adonis,  Romae,  1745.  Anche  questi  manoscritti 
omettono  parecchie  commemorazioni  di  santi  viennesi,  date  dal  testo  vol- 
gato. Tuttavia  neppure  il  nostro  codice  è  privo  del  tutto  di  santi  di  Vienne  : 
cito  ad  esempio  san  Mamerto  vescovo,  sotto  il  giorno  11  maggio.  Questo 
codice  apparteneva  senza  alcun  dubbio  sul  cadere  dello  scorso  secolo  ad  E.  De 
Levis,  poiché  questo  erudito  ne  comunicò  le  .notizie  riflettenti  san  Secondo 
al  Meyranesio,  siccome  si  è  detto  testé. 


Biblioteca  Phillips  a  Chelieaham.  A  questa  biblioteca  pervenne  bh  ini' 
ponintissimo  manoscritto  miscellaneo,  composto  verso  il  princìpio  del  s»-  1 
colo  XI  :  ami  forse  l'ultima  sua  parte,  contenente  la  Hislona  Langobariorumt  i 
pub  farsi  risalire  alla  fine  del  secolo  x.  Una  copia  di  questo  coJice  si  fvct  in 
Torino  nel  secolo  scorso,  e  di  quest.ì  copia  larghi  frammenti  conservanti  aclU 
biblioteca  Niiionale  di  Torino,  MisulìaHia,  busta  LXXI  (cf.  Rictrchi,  p.  6)},  ' 
mentre  alcuni  altri  brani  stanno  nella  biblioteca  di  Sua  Maestà  pure  in  Ta- 
rino (veggansi  i  miei  Nuovi  appuntì,  in  Aiti  Accaà.  ài  Tt^Hnn,  XXXI,  yéa-fij), 
nel  voi.  CIX  della  SiisccUanta  patria.  Questo  codice  fu  descritto  da  E.  De 
Levis  (AntedoU  iacra,  p.  xxsvi  sgg.)  e  da  C.  ScHENta  (Biblioth,  puliam 
JaUnor.  Britannica,  articolo  v,  in  Sitxungsbcricbtt  àtr  ll'iaier  Akademic,  vo- 
lume CXXVII,  Vienna,  1893).  Alcune  osscrvaiioni  in  proposito  possono  ve- 
dersi nelle  mìe  Ricerchi  (p,  61  sg^O-  ^  nuove  notizie,  desunte  dallo  studia 
diretto  dei  codice,  diede  C.  Hampe  in  N.  Arehiv.  XXII,  ii4  sgg-  <.»  '89*)- 
Ne  trascrisse  lunghi  tratti  e  illustrò  alcune  questioni,  che  emergono  da  questo 
codice,  il  De  Letis,  nei  suoi  manoscritti  Novalicrensì,  in  Cron.  ecclcs.  busta  II, 
archivio  dell'  Economato  in  Torino.  Il  codice  contiene  ;  1)  Trattalo  ace- 
falo che  spiega  la  lituigi»  della  messa  ;  a)  L' opuscolo  De  poenitentia,  che 
corre  sotto  il  nome  di  san  Bonifacio;  0  Brevissimo  opuscolo,  che  comin- 
cia: 11  Si  diligcntiui  bis  quae  ex  aevangelica  vel  apostolica  lectiooc  recitata 
«  «unt  ■  ;  4)  Opuscolo  De  Ogh  Maghogh,  che  corre  sotto  il  nome  di  Remipo 
dì  Auxerre;  })  Brevissimo  trattato  io  difesa  del  culto  delle  Immagini,  col 
tìtolo  De  fmagivibus ;  comincia:  ■  Quidam  putant  w;  6)  Un  epigramma  che  fa 
pane  della  Anthologia  Ialina  (ed.  RitSE,  II,  j8,  n.  488),  e  che  comincia:  «Mer- 
B  curius  quartum  splendentem  possidet  ahus  »;  7)  Breve  carme  De  ambigt- 
nis  (?)  animantihu',  il  quale  comincia  :  «  Haec  sudi  ambigenae  a  ;  8)  Fram- 
mento sulla  natura  dell'aria:  «  Cum  unus  sii  aOr  »;  9)  Trattato  Di  c/roma, 
che  comincia:  n  Quaesiiunculam  mihìdaiam  n  ;  to)  Dizionario  greco-latino,  che 
comincia  :  u  Olympia!  quid  sit  »  ;  1 1)  Epigramma  in  memoria  di  Ambrogio 
(De  Levis,  Aneci.  sacra,  pp.  x)(xliii-Xx\v);  11)  Vita  b.  Gregorii,  attribuita 
di  solito  a  Paolo  diacono,  ma  che  qui  invece  sì  aggiudica  a  Beda  ;  è  la  bio- 
grafìa Paolina,  sema  le  interpolazioni  ;  corrisponde  quindi  al  testo  edito  dal 
Grisar  {Die  Gregorbiographie,  \n  Zeittcbrift  fiir  katbol  Theot.  XI,  158);  i})  Epi- 
gramma notissimo  per  la  tomba  di  san  Gregorio  Magno:  "  Suscipe  de  terra 
B  tuo  «  ;  14)  Elogio  metrico  di  san  Brunone  arcivescovo  di  Colonia  (■(■  965); 
comincia:  b  Pandite  corda  pr^ces  ».  Come  notò  E.  Dùmmleh  (.V.  Arclm; 
XXI,  791),  questi  versi  furono  gì*  editi  più  volte  (cf.  Mcn  Germ.  hìst..  Script. 
IV,  17 j);  15)  Vita  disanTcofilo  diacono  (Ada  Sancì.  Febr.  I.  585);  16)  Seirae 
sancii  Augustini  de  peccato  originali;  comincia:  «  Unde,  fratres  eharissirai»; 
17)  Conversio  vel  poeniUntia  sanctae  Marìae  Egypliacat  {Ada  Sanct.  Apr.  1,  70; 
MiGNE,  op.  cit.  LXXIII,  671);    18)  Convirsio  vii   poeniUnlia   sandae  Pelagici 


1 


VII.    ELENCHUS    CODICUM    MSS.  429 

(RoswEYDUS,  Vitae  patrum,  Aotverpiae,  1615,  p.  376  sgg.;  Migne,  op  cit. 
LXXin,  663);  19)  Passio  sanctat  Marinai  martiris  (Migne,  op.  cit  LXXUI, 
79);  :2o)  Fita  sanctae  Euphrosmae  virginis  {Acta  Sanct,  Febr.  II,  537  sgg.; 
MiGNE,  op.  cit.  LXXIII,  643);  21)  Vita  vd  passio  sanctae  Catarinae  martiris; 
comioda:  «  Regnante  Maxentio  Caesare  »;  22)  Reversio  sanctae  Crucis;  co- 
mincia: a  Tempore  ilio  postquam  Constantino  »;  23)  De  translatione  sancti 
BenedicH  abbatis;  comincia:  «  Cum  diu  gens  Langobardorum  »  (Mabillon, 
Acta  Ora.  sancti  Benedicti,  II,  332  sgg.};  24)  Sermo  sancii  Hieronimi*ad  Pau- 
lam  et  virgines  sorores,  de  assumptione  sanctae  Mariae  (Migne,  Hier,  ep,  spur. 
IX,  30,  122);  25)  Un  altro  aneddoto  di  simile  argomento,  se  non  si  tratu  di 
un  equivoco;  26)  Amphilochii  episcopi  in  vita  et  miraculis  sancti  patris  nostri 
Basila  archiepiscopi  Capadociae  ;  comincia  :  «  Dilectissimi,  non  erat  »  (altre 
versioni  negli  Acta  Sanct,  lun.  II,  938  sgg.,  e  in  Rosweydus,  De  vita  et  verbis 
seniorum,  Antverpiae,  161 5,  p.  152  sgg.)  ;  27)  Vita  sancti  Hier onimi  presbiteri; 
comincia:  «  Hieronimus  natus  in  oppido  »  (con  varianti,  presso  Vallarsi, 
Opera  sancti  Hieronymi,  XI,  241  sgg.);  28)  Passio  beatissimorum  martirum  Dio- 
flint  episcopi,  Rustici  archipresbiteri  et  Eleutheri  arcidiaconi  (Acta  Sanct,  Oct.  IV, 
925  SSS')>  29)  ^^^  ^«  Dionisii  episcopi  Mediolanensis  (cf.  Acta  Sanct.  Mai,  V, 
5  IO  sgg.)  ;  30)  Paulus  Diaconus,  Gesta  Langobardorum  eorumque  origo  ;  que- 
st'opera rimane  tronca  alla  frase  «Papiaapellatur»  nel  cap.  xv  del  II  libro. 

(lualche  altro  riscontro  diedi  nelle  Ricerche^  pp.  64-70,  mentre  qui  la- 
sciai volontariamente  alcuni  aneddoti  senza  le  necessarie  identificazioni. 

Hampe  (op.  cit.  p.  235)  avverti  che  sulla  e.  107  b  il  codice  presenta 
alcune  note  di  carattere  amministrativo  che  espressamente  riguardano  il  mo- 
nastero Novaliciense.  Cosi  la  provenienza  del  manoscritto  è  assicurata  per 
altra  via. 

6. 

Archivio  dell'  Economato  di  Torino  (Abba:(ia  della  Novalesa^  busta  III). 
Foglio  pergamenaceo,  del  principio  del  secolo  xi,  che  serve  di  copertura  ad 
un  registro  di  atti  di  carattere  giudiziario,  del  secolo  xvi.  Contiene  un 
frammento  delle  Moralia  (Migne,  PatroL  lat,  LXXV,  1125  «-i  130C)  di  san  Gre- 
gorio Magno  (cf.  Ricerche,  pp.  84-86). 


7- 

Archivio  di  Stato  di  Torino  (Abb.  della  Novalesa,  busta  I).  Pergamena 
doppia,  coi  margini  estemi  tagliati  in  modo  da  togliere  una  buona  parte  del 
testo,  di  mano  del  secolo  xl  Contiene  frammenti  di  un  commento  alla 
Regula  monachorum  di  san  Benedetto,  diverso  da  quelli  di  Paolo  diacono  e 
di  Ildemaro;  ma  con  essi  presenta  molti  punti  di  contatto  (cf.  Ricerche, 
pp.  87-92;  e  Brevi  appunti  di  storia  'Novaliciense,  in  Mem.  Accad.  di  Torino, 
II  serie,  XLV,  Scienze  morali,  p.  166). 


Archmo  di  Slato  di  Torino  {Ahb.  dtìla  NùvaUia,  busta  I),  FogUo  dop- 
pio pergamenaceo,  dì  mano  del  secolo  ki  incirca,  contenente  frammenti  £ 
un  libro  Dt  computo  (cf  Rktrche,  pp.  i))-94). 


Archivio  di  Stato  di  Torino.     Rotolo  originale  del  Chronictm  (luogheu» 
11.07;  larghezza  media  cent  io).    1 


Archivio  dell'Economato  e  faiblioieca  dell'Accademia  delle  sdenie  di 
Torino.  Nel  primo  di  questi  due  istituti  conservasi  la  copia  completa  che 
E,  De  Levis  dedusse  dal  Ntcroiogium  della  Novalesa  (^Cronaca  eccUiiattÌM, 
busta  II).  Alcuni  estratti  fattine  nel  17SS  da  Giuseppe  Vemazza  conservanti 
in  originale  nel  seconda  dei  due  istituti  indicati,  e  vennero  dati  alle  stampe 
da  G.  Claretta,  5hi  prindpati  starici  fìtmonUsi,  in  .Vrm.  iUlf  Aaaà.  d^lk 
ScUnie  di  Torino,  Il  serie,  XXXI,  Scienie  morali,  pp.  jij-iS  (cf.  anche  RI- 
cercht,  p.  104  ^g). 


Archivio  della  prcvostura  della   Novalesa.    Messale  (di  fogli  280)  per- 
gamenaceo della  seconda  metì  del  secolo  xii  incirca  (cf.  Rktrche,  p.  96  sgg. 

E  veggansi  ancora  :  Ebneb,  in  Hisl.  Jaìirb.  XVI,  410  e  F.  Vam  Ortroy,  in 

Amkcta  Bollaiidiaaa.  XV,   jj8). 


Archivio  dell'  Economato  di  Torino.  Foglio  doppio  pergamenaceo,  cbe 
ricopriva  un  Registrum  causarum  civilium  et  criminalium 
principiato  nel  15 16.  Qutl  foglio  contiene  un  frammento  di  messale  in  ca- 
rattere del  secolo  xnr  (cf.  Ricerche,  pp.   I02-ioj). 

13- 
Archivio  di  Stato  in  Torino  {Ahh.  della  Novahsii,  busta  LXV).  Ntgli 
inventari  Novaliciensi  compilati  negli  anni  IJ02  e  1512  da  Pietro  de  Alla- 
vardo,  quale  «procurator  et  negotiorum  gestor  a  del  priore  Andrea  Provaoa, 
si  cita  una  cronaca,  che  nel  primo  dei  due  inventari  viene  cosi  descritta: 
«  Catalogus  Bomanorum  ponlificum  et  imperatorum,  in  quo  notabilia  gesta 
a  eorumdem  ac  dies,  raenses  et  anni  succincie  continentur,  quorum  ponti- 
1  fices  suni  numero  itìi  a  beato  Petto  citta  usque  ad  Gregorium  nonura 
«  inclusive,  et  imperatores  regn,inies  ab  incarnatione  Chrisii  anno  primo  cita, 


VII.    ELENCHUS    CODICUM    MSS.  431 

«  numero  100,  videlicet  ab  Octaviano  semper  augusto  usque  ad  Federicum 
«  etiam  imperatorem  regnantem  anno  predicte  incarnatìonis  Christi  1220  ». 
L'inventario  del  15 12  è  più  laconico  (cf.  Ricerche,  pp.  94-9$). 

14. 

Archivio  di  Stato  di  Torino  (Ahb.  della  NovaUsa,  busta  LXV).  La  per- 
gamena che  copre  e  lega  gli  inventari  1502  e  15 12  compilati  da  Pietro  de 
Allavardo,  procuratore  di  Andrea  Provana  priore  del  monastero,  ci  dà  due 
note  storiche  degli  anni  1247,  15  io- 13  (cf.  Ricerche,  p.  95). 

'5. 
Archivio   della  prevostura  della  Novalesa.     Due   fogli   pergamenacei, 
della  fine  del  secolo  xiv,  spettanti  ad  un  libro  corale  (cf.  Ricerche,  p.  102). 

16. 

Archivio  di  Stato  di  Torino  (Abb,  della  Novalesa,  busta  I).  Foglio  dop- 
pio pergamenaceo,  già  appartenente  ad  un  messale  del  secolo  xv  (cf.  Ri- 
cerche, p.  103). 

17. 

Archivio  di  Stato  di  Torino  (Abb,  della  Novalesa,  busta  I).  Due  fogli 
doppi  di  un  corale,  in  carattere  del  secolo  xiv  (cf.  Ricerche,  p.  103). 

18. 

Archivio  di  Stato  di  Torino  (Abb.  della  Novalesa,  busta  XIII).  Sul  fo- 
glio di  guardia  che  costituisce  il  documento  24  marzo  1567  leggonsi,  di 
mano  del  secolo  xvi-xvii,  alcuni  cenni  biografici  sopra  sant' Eldrado,  che 
hanno  relazione  colla  Vita  ben  nota  e  coir  Officio,  Comincia  :  «  Sanctus 
«e  Eldradus  monacus,  post  abbas  Novaliciensis  ».  Dopo  un  breve  tratto,  queste 
notizie  restano  bruscamente  troncate. 

19. 

Archivio  di  Stato  di  Torino  (Abb,  della  Novalesa^  busta  XV).  Copia 
cartacea,  del  secolo  xvii,  dell'  Officium  sancii  Eldradi  confessoris  et  àbbatis,  eius 
vitae  et  miraculorum  seriem  breviter  complectens  (cf.  Ricerche,  p.  104). 

Faccio  qui  seguire  alcuni  codici  di  epoca  affatto  incerta. 

20. 

Messale  Novaliciense  membranaceo  e  antichissimo,  posseduto 
da  E.  De  Levis.  Conteneva  alcune  preghiere  in  onore  di  san  Secondo,  ri- 
ferite dal  Meyranesio,  Pedemontium   sacrutn,    de   episcopis  Taurinensibns,  in 


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VII. 


ELENCHUS  CODICUM  MANUSCRIPTORUM 


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[Series  abbatum  usque  ad  saec.  xi  expletum.] 

Pubblicai  nelle  Ricerche  (p.  147  sgg.)  la  serie  degli  abbati  della  Nova- 
lesa,  dal  principio  sino  alla  fine  dell*  abbazia.  Q^i  si  riproducono  soltanto  i 
nomi  dei  più  antichi  abbati,  che  vissero  fino  all'  epoca  del  nostro  cronista 
o  poco  appresso.  Sarò  parco  di  notizie  e  di  indicazioni,  rimandando  il  let- 
tore sin  d' ora  al  mio  scritto  anteriore  ;  ma  introdurrò  nella  mia  serie  quelle 
modificazioni  che  i  nuovi  studi  mi  sembrano  esigere. 

I.    Godo. 

726,  gennaio  30.  Atto  di  fondazione,  doc.  i,  p.  8;  Chron,  lib.  i,  cap.  2; 
lib.  IV,  fragm.  11- 12;  Liber  Augimsis  presso  Piper,  Libri  confraternitatum,  in 
Mon,  Germ,  hist,^  ed.  in  4^,  p.  166,  col.  40,  n.  3  (e  sopra,  p.  280). 

2.      AbbO. 

739,  maggio  5.  Testamento  di  Abbone,  doc.  11  (p.  20);  Chron,  lib.  iv, 
fragm.  11- 12. 

3.      lOSEPH. 

Chron,  lib.  iv,  fragm.  11- 12. 

4.    Ingellelmus. 

Chron,  lib.  iv,  fragm.  11- 12. 

5.  GiSLALDUS. 

+  22  marzo.  Chron.  lib.  iv,  fragm.  11-12.  La  dau  della  morte  dalNe- 
crologium  S.  Andreae,  in  Mon.  Germ.  hist..  Script.  VII,  131,  e  qui 
addietro,  p.  327,  r.  18. 

6.  ASINARIUS. 

-760-62?  -  770;  f  IO  maggio.  Docc.  ni  (p.  38),  vi(p.  40),  vii  (p.  44). 
La  data  emortuale  trovasi  nei  Necrologi  della  Novalesa  e  di  S.  Andrea  di 
Torino  (v.  sopra  a  pp.  301,  336,  r.  15).  Chron.  lib.  11,  cap.  11;  lib.  in, 
capp.  2  e  4;  lib.  iv,  fragm.  11 -12. 


■  ^^^  ^  -14-  a 


vili.     SERIES    ABBATUM.  437 


12.  BONIFACIUS. 
Cbron.  lib.  iv,  fragm.  io*  12. 

13.  RlCHARIUS. 
Cbron.  lib.  rv,  fragm.  10-ia. 

14.    Angleramnus. 

Chron.  lib.  iv,  fragnu  io,  12  e  14.  Manca  nel  btgm.  11,  che  è  di  molu 
aatorità,  provenendo  dal  Pingon,  mentre  i  firagm.  12  e  14  hanno  per  fonte 
la  Historia  di  Baldesano.  A  questo  abbate  fecero  la  loro  offersione  Erigano 
e  Lea  giugali  (doc.  xxxi,  p.  88). 

15.     Heirardus,  Herigarius. 

Il  Cbron.  lib.  rv,  fragm.  11- 12,  afferma  decisamente  che  Eirardo  precedette 
Giuseppe  vescovo  d'Ivrea.  Ma  il  Bethmann  trovando  (lib.  iv,  fragm.  16-17) 
che  fu  del  tempo  di  Manfredo  conte  di  palazzo,  ne  alternò  la  collocazione 
rispetto  a  Giuseppe.  Siccome  non  pare  che  V  errore  sia  provato  pienamente, 
cosi  ad  Eirardo  qui  restituisco  il  posto  assegnatogli  dal  cronisu,  tanto  più 
che  una  testimonianza  contraria  (fragm.  16-17)  ^^  pervenne  dal  solo  Pingon, 
e  in  forma  cosi  laconica,  che  non  basta,  parmi,  a  contraddire  1*  asserzione 
esplicita  fatta,  in  un  luogo  così  vicino,  dal  cronista  stesso.  Il  Pingon  (Aug, 
Tour.  p.  24)  amplificando  i  propri  estratti  dal  Chronicon^  addirittura  asserisce  che 
il  conte  Manfredo  neir87$  ^^^^  u°^  donazione  al  monastero  (0;  ma  il  suo 
racconto  non  è  altro  che  un*  amplificazione  rettorica,  né  gli  accresce  autorità 
il  consenso  del  Roghex  {La  gioire,  p.  126)  e  del  p.  Carretto  {Vita^  pp.  96-100). 
J.  Roman,  De  la  valeur  historique  &c.  in  Bull,  des  HauUs  Alpes,  1896,  p.  49, 
accetta  la  correzione  proposta  dal  Bethmann.  Datando  il  doc.  xxxi  (pp.  87-88), 
che  è  desunto  dal  lib.  iv,  fragm.  16-17,  mi  accontentai  di  una  attribuzione  vaga  : 
essa  significa  soltanto  l'incertezza  in  cui  siamo  e  l'oscurità  della  presente 
questione  cronologica. 

16.      lOSEPH   EPISCOPUS   YpOREDIENSIS. 

-845-  ;  f  27  gennaio.  Accettando  alla  lettera  il  Chron.  lib.  iv,  fragm.  14, 
dovremo  credere  che  costui  fu  fatto  abbate  sotto  Lodovico  II  «  re  »,  e  quindi 
tra  r  anno  844,  in  cui  fu  fatto  re  dei  Lombardi,  e  l' anno  850,  in  cui  ebbe  il 
titolo  d'imperatore;  poi  fu  solo  imperatore  alla  morte  del  padre  nell'anno  855. 
Roman  (op.  cit  p.  49),  seguendo  le  vestigia  di  Bethmann,'  lo  vuole  eletto  sotto 
Lodovico  il  Pio,  ritenendo,  ed  è  una  supposizione  per  se  stessa  tutt' altro 

(i)  Accettando  invece  un' amplifica-  chese  di  Susa!)  fino  ai  tempi  di  re 
zione  di  lib.  IV,  fragm.  13,  dovremmo  Guido  da  Spoleto.  Ma  sono  asser- 
ritardare  l'ofiersione  di  Manfredo  (mar-     zioni  basate  solo  sulla  fantasia  di  retorL 


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£ii  rlcMÒj  ribciate  Giassppe. 


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vili.    SERIES    ABBATUM.  439 


l8.      CUNIBERTUS. 
Chron.  lib.  iv,  fragm.  11-12. 

19,    Petrus. 

Chron,  lib.  iv,  hzgm.  11- 12. 

20.    Garibertus. 

Cbron.  lib.  xv,  fragm.  11 -12. 

21.    Georgius. 

Chron,  lib.  rv,  fragm.  ix-12. 

22.      DONDIVBRTUS,   DOMNIVERTUS. 

-929-.  Doc.  XXXVI  (p.  98,  r.  7);  Chron.  lib.  v,  cap.  8;  cf.  lib.  iv, 
fragm.  ix-12.    Fu  abbate  per  quarantun  anno. 

23.    Belegrimus,  Belegrimmus. 

-955-972-;  +  I  maggio.  Docc.  xxxxii  (pp.  106-107),  xxxxiiii  (p.  108), 
xxxxv  (p.  ixx,  r.  2);  Chron,  lib.  v,  cap.  7.  La  data  emortuale  risulta  dai 
Necrologi  Novaliciense  (p.  300)  e  di  S.Andrea  Torinese  (p.  334,  r.  18).  Fu 
abbate  per  diciannove  anni. 

24.  ROMELDUS. 
Chron^  lib.  iv,  fragm.  11-12. 

25.  IOHANNES. 

Chron.  lib.  iv,  fragm.  12  ;  ma,  al  fragm.  1 1,  questo  abbate  è  detto  «loseph». 
L'errore  è  del  Pingon,  non  dell'autore.  Roman  (op.  cit.  p.  49)  dà  come 
certo  che  il  cronista  confrise  qui  Giuseppe  con  Giovanni.  La  confusione  e'  è, 
ma  non  è  del  cronista.  Dal  lib.  v,  cap.  20,  si  comprende  che  solo  un  pic- 
colo intervallo  ci  potè  essere  tra  Belegrimo  e  Giovanni,  il  quale  ultimo 
viene  riguardato  come  usurpatore. 

26.      GaRIBERTUS   Q.UI   ET   GeZO. 

980  (?)-992-99- 1002  (?)-;  f  13/14  marzo.  Docc.  xxxxviii  (p.  117), 
L  (p.  X20,  r.  6),  Lii  (p.  125,  r.  3),  lui  (p.  128,  r.  7).  Questo  abbate  è  spesso 
ricordato  nel  Chronicon.  Da  App.  9  si  comprende,  se  ben  vedo,  che  egli,  in 
tarda  età,  raggiunse  l'epoca  di  Enrico  II  imperatore.  Forse  qui  si  può  in- 
tendere non  solo  che  sorpassò  il  1002,  ma  anche  il  1013,  anno  della  rovina 
di  Arduino.  Il  Necrologio  Novaliciense  (p.  296)  lo  dice  morto  il  1 3  marzo, 
e  quello  di  S.  Andrea  (p.  326,  r.  io)  lo  fa  morto  il  14  marzo,  nel  che  si  accorda 
col  Necrol.  S.  Solutoris. 


MONUMENTA    N  O  V  A  LIC  I  EN  S  I  A 


27.      GOTEFREDUS. 

Ioo8(?}-loi4;  +  I i/16  gennaio  1017.  Docc.  lv  (p,  ij;),  LTm  (p.  ijj, 
r.  i),  LXii  (p.  149,  r.  8).  II  Necmlogio  Novaliciense  (p.  290)  lo  dice  mocU 
il  1;  geonaio,  e  il  Necrologio  di  S.  Andrea  (p.  ;i7)  il  16  del  mese  sana. 
V  anno  1027  si  può  indurre  dal  doc.  LUtl  (p.  149),  che  ci  assicuri  che  G* 
icfrcdo  era  vivo  nell'  aprile  (?)  del  1026,  e  dal  doc.  lxui  (p.  i  }4),  che  e'ini^ca 
che  od  mario-aprile  1027  era  abbate  Odilone.  La  successione  di  »  Got^ 
■  (redus  >    a  Gezone  è  assicurata  dal  Chron.  lib.  iv,  fragin.  1  i-ii,  e  App.9, 

In  App.  9  si  narra  la  sua  controversia  contro  l'usurpaioTc  Oddone  (ioo3?).. 

28.     Odilo. 

1017  (niano-aprile)-toji-.  Il  Chren.  App.  5,  c'ins^na  che  fu  fatto 
abbate,  in  Roma,  da  Corrado  II  ;  locchè  non  pub  essere  avvenuto  che  nei 
mesi  di  marzo  e  aprile  1017,  poiché  allora  Corrado  trovossi  3  Roma. 

Docc.  Lxiii  (p.  IS4),  Lxiiii(p.  IS4),LXT  (p.  iSi),LKvi{p.is6,r.7).  Li 
successione  di  Odilo  a  Goto&edo  risulta  dal  Chran.  lib.  iv,  fragm.  ti-i] 
e  App.  9. 

29.  Aldrados,  Hloradus. 
-I04J-.  Docc.Lxxi(p.  178,  r.  5)  e  LXxn  (p.  181,  r.  7).  Tenne  l'abbam 
per  dieci  anni,  dopo  averla  ricevuta  da  Litikerio  vescovo  di  Como,  il  quale 
pontificò  dal  1051  al  1048  (Gams,  Seriii  epìscop.  p.  787),  L'  ordine  nella  serie 
si  ha  in  Chron.  lib.  iv,  fragm.  it-ii,  e  Ap^.  9.  Ehi  ancora  abbate  quando 
Litikerio  mori,  come  risulta  da  Chroti.  App.  8,  e  si  conferma  dal  primo  do- 
cumento in  cui  si  fa  menzione  dell'abbate  Oddone  ('). 


30.  Oddo,  Otto. 
-io48-io;o-  ;  f  io  gennaio.  Docc.  lkxv  (p.  196,  r.  7)  e  lxxvi  fp.  300, 
r.  7).  Il  giorno  emortuale  viene  indicato  dal  Necrologio  di  S.  Andrea  (p  5  liì, 
r.  i).  Rinunciò  all'  abbazia,  C/fron.  App.  ii.  Se  viene  tralasciato  o eli' estratto 
(lib.  IV,  fragm.  il)  del  Pingon,  non  prova  che  lo  dimenticasse  il  cronista, 
mentre  lo  abbiamo  nell'estratto  del  Baldesano  (lib.  iv,  fragm.   ij). 

31.     Benedetto. 

f  IO  gennaio.     Il  giorno  emortuale  È  segnato  nel  Necrologio  Novaliciense 
(p.  291).    La  successione  nella  serie  risulta  da  Chron.  lib.  iv,  fragm.  ii-ti. 


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(i)  Se  potessimo  dar  piena  fede  al 
doc.  Lxxiiij,pp.  190-91,  che  attribuisco 
al  I0(?)  marzo  1044,  dovremmo  sup- 


porre che  in  quel  giorno  reggesse  la 
Novalesa  un  abbate  di  nome  Giuseppe 
(cf.  sopra,  p.  192). 


yill.     SERIES    ABBATUM.  441 


32.    Adregondus. 

Cbron,  lib.  iv,  fiiagtn.  11.  Nel  fragm.  12  tal  nome  è  omesso:  anzi  il 
Baldesano  dichiara  che  il  cronista  termina  col  nome  di  Benedetto.  Nel 
fragm.  II  non  solo  si  ricorda  Adregondo,  ma  egli  viene  anche  designato 
come  «  trigesimus  abbas  ».  Non  è  tuttavia  difficile  il  supporre  che  questo 
aggettivo  numerale  sia  stato  aggiunto  dal  Pingon,  il  quale  calcolò  nella  serie 
anche  Valchino  o  Valcono,  arcivescovo  di  Embrun,  che  fu  bensì  benemerito 
dell'  abbazia,  ma  non  ne  fìi  veramente  abbate. 

33.    Adraldus,  Aldradus,  Everaldus. 

-  1060- 1081  -.  Lo  ricorda  un  privilegio  di  Nicolò  II  (1060)  presso  Zac- 
caria, Abbadia  di  Leno,  p.  105,  dove  è  detto:  «  Adraldus  Bremensis  (abbas)  » 
(v.  sopra,  doc.  Lxxvun,  p.  209).  Molto  ne  lodò  la  pietà  san  Pier  Damiani 
{Opera,  Parisiis,  1663,  II,  180  e  III,  184);  v.  sopra,  docc.  Lxxxnii  (p.  214) 
e  Lxxxv  (p.  216).  Egli  viene  anche  ricordato  in  un  atto  senza  data,  perve- 
nutoci in  riassunto  (cf.  Ricerche,  p.  41),  che  riferii  al  n.  lxxx  (p.  211)  degli 
Ac  ta.  Il  diploma  di  Umberto  II  del  108 1  (doc.  lxxxx,  p.  224,  r.  7)  è  dato 
air  abbate  «  Everaldus  »,  che  facilmente  si  può  identificare  con  «  Aldradus  »  e 
«  Adraldus  ».  Non  può  invece  tenersi  conto  del  diploma  del  medesimo  Um- 
berto II  del  1093  (n.  Lxxxxii,  pp.  232-34),  poiché  è  a  reputarsi  falsificato 
sulla  £dsariga  di  quello  del  1081.  San  Pier  Damiani  (cf.  sopra,  p.  216)  at- 
testa che  questo  abbate,  nella  sua  gioventù,  fu  discepolo  di  sant*  Odilone. 
Siccome  quest' ultimo  mori  l'ultimo  dicembre  del  1048  (cf.  E.  Sackur,  Die 
Cluniacenser,  Halle  a/S,  1894,  U,  297),  cosi  possiamo  dalla  vita  del  celebre 
abbate  Cluniacense  dedurre  qualche  giusto  criterio  per  la  biografia  dell'  abbate 
Novali  dense. 

34.    Otto, 

-  1090  (?)  -.  Le  incerte  notizie  che  lo  riguardano,  si  possono  vedere 
raccolte  in  Ricerche,  p.  154. 

35.      WiLIELMUS. 

-  1097  -  principio  del  secolo  xn.  Doc.  lxxxxv  (p.  239,  r.  13);  nel  doc.  11 
dell'Appendice  (p.  246,  r.  i)  è  detto  «  Novaliciensis  sive  Bremensis  abbas». 
Potrà  Éicilmente  identificarsi  con  quel  Guglielmo  abbate  di  Breme,  che  tro- 
vasi ricordato  nella  Vita  sancti  Heldradi,  §  27  (p.  398,  r.  22). 

Monumenta  NovaUeientia.  28* 


MONUMENTA    NO  VALI  CI  ENSI  A 


1 


cfae  aUia  govtsaaB  3  aonuiBB  Manikiane,  ps  ^acna  che  Io  ncoHi  3 
L»cr  .lni^.1  (ed.  pre»  P.  Pini.  UM  M^MMriWM.  p.  i66,  tal  to. 
A.  7;  (£  MfCi.  pb  >&>),  Msicve  cDB  BMDÌ  £  piriit^y  ckc  i 


J 


GIUNTE 


Al  testo. 

Alle  fonti  (p.  250  sg.)  che  ci  conservarono  la  bolla  di  Eugenio  III,  del  x  152, 
devesi  ora  aggiungerne  una,  che  h  parte  delle  pergamene  di  Breme,  esistenti 
presso  la  biblioteca  Nazionale  di  Torino,  e  venute  in  vista  negli  ultimi  lavori 
di  ordinamento.  Pur  troppo  è  una  fonte  tarda,  cioè  una  copia  del  23  gen- 
naio 143 1,  desunta  da  altra  copia  del  25  settembre  1346. 

Sopra  il  foglio  di  guardia  di  un  manoscritto  esistente  nella  busta  XIII 
dell*  archivio  de\VAbba:(ia  della  Novaìesa  (Archivio  di  Stato  di  Torino)  si  leg- 
gono alcuni  cenni  biografici  sopra  sant'  Eldrado,  i  quali  hanno  relazione 
colla  Vita  in  prosa  (pp.  383-84)  e  più  ancora  coli'  Officium  (pp.  356-57), 
e  a  queste  fonti  anzi  espressamente  si  riferiscono  (p.  444,  r.  12).  Li  riporto 
qui,  avvertendo  che  sono  scrìtti  da  mano  del  secolo  xvi  o  xvii,  e  che  probabil- 
mente sono  copia  di  più  antica  compilazione. 

La  stessa  busta  conserva  due  altri  documenti,  che  meritano  di  essere 
qui  menzionati.  C*  è  una  lettera  di  Enrico  II,  re  di  Francia,  datau  da  To- 
nno, 27  settembre  1 5  56,  nella  quale  si  citano  i  privilegi  accordati  alla  badia 
Novaliciense  «  per  nunquam  delende  memorie  Carolum  magnum.  Ludo  vi - 
«  cum  et  Henricos  imperatores,  Adelaydam,  Umbertum,  Thomam  et  Ame- 
«  deum  comites  Mauriane,  Amedeum,  Ludovicum  et  alterum  Amedeum  duces 
«  Sabaudie  et  prìncipes  Pedemonti!,  predecessores  nostros  ».  Passando  poi 
a  più  precise  determinazioni,  comincia  il  re  francese  dal  ricordare  il  diploma 
di  Carlomagno  dell'anno  874.  È  il  nostro  doc.  xii  (pp.  51-60),  sulla  cui 
falsità  non  c'è  luogo  a  discutere. 

L' altro  documento  cui  alludevo  i  una  lettera,  6  aprile  1 568,  di  Ema- 
nuele Filiberto,  a  preghiera  del  quale  i  monaci  novaliciensi  concessero  al  re 
di  Spagna  (Filippo  II)  certe  reliquie  del  braccio  di  san  Lorenzo,  che  erano 
state  «  recondiue  »  in  quel  cenobio. 

Ciò  premesso,  soggiungo  la  breve  biografìa  di  sant' Eldrado. 

Sanctus  Eldradus  monacus,  post  abbas  Novalicìensis. 
Iste  sanctus  Eldradus  ex  Gallica  natione,  quae   dicitur  Pro- 
vincia, Ambolianensis  oppidi,  alpinis  montibus  undique  septi.    sub 


Ao^rfoUb  pure  a  Mmt  Kord^  coeaohn,  manduornm  pnc- 
ftiBi  pabtds,  tBopon  CjtdB  mjgm  ìn^KRUnSt  drca  a.  800  t 

KrTnFl-*-*ff'  »*J*«  jpWupP—nmt».  i»M>rlwwm«  Bwi^irwihac  T  jA>. 

3  SBi  f'^vR  ""g"'  et  li^^li-iìi  fitg  <ficD  Ladcma  TTiff  1  """n",  e 
{mbos  fflohas  tons  acqnaim.  obot  órca  nunun  845  a  Qoisnt 
dooiino.  firn  sacra  cusa  booofiSce  sarastor  m  ecriesH  abbnuS 
Noralidcasi,  in  una  ""g*"  cusa  argentea,  eins  fe*^""  m  ipsa 
fCftf^a  et  io  ìoàs  ckmmvidtins  coOìtnr  die  ij  mimi  sangufis 
amm,  ìabexnrqae  io  magna  weaenàooe  ta  &cas  ìoàs  a  ia  aloSt  ifl 
itiHT'nf  io  Sabau4ia.  >T'T*t^  miraculis  clanut,  mm  is  vita,  wta 
poti  aoncin,  in  in  àas  Vita  et  Officio  ooQi^tur,  a  qao- 
tidie  darei  coms^sKjae.  qui  post  HugtHieai  filiom  pradibaii  Ca- 
loB  magni  inqtemons -". . . 


CORREZIONI 


P.  92,  r.  12.  nullam  ^j,  8.  iuxsta  18^,  8.  lustoni 

La  legione  non  è  sicura,  ma  sembra  deporre  in  suo  favore  il  r.  ij 
di  p.  182:  lusto  filio  suo 


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CONTENUTO  DEL  VOLUME 


Prefazione pag.  vn 

MONUMENTA  NOVALICIENSIA. 

I.      ACTA I 

Appendice 243 

IL    Necrologia 277 

I.  Ex  libro  confratemitatum  Augiensis  monasterii    ....  279 

II.  Necrologium  monasterii  Sanctorum  Petri  et  Andreae  No- 

valicii .  283 

III.  Necrologium  S.  Andreae  Taurinensis 309 

III.    Monumenta  liturgica 347 

I.  Officium  sancti  Eldradi  confessoris  et  abbatis 350 

II.  Monumenta  epigraphica 363 

mi.      VlTAE  ABBATUM   ET   MONACHORUM 369 

I.  Vitae  quorumdam  monachorum 371 

II.  Vitae  quaedam  sancti  Eldradi 372 

V.  S.  Eldradi  abbatis  scripta 399 

VI.  Anecdota 40$ 

i.    Versus  de  Bertranno  monaco 407 

II.  De  Ugone  abbate 408 

III.  Catalogi  Segusini 409 

mi     Versus  de  sancto  Insto 416 

VII.  Elenchus  codicum  manuscriptorum 423 

VIII.      SeRIES   ABBATUM 433 

Giunte 443 

Correzioni 445 


44^  CONTENUTO  DET.  VOLUME, 

Tavole: 

L    Pianta  dell'abbazia  Nova! i dense .    .    .    di  contn)  alla  pag.  n 

U.    Facsimile  Jella  pergamena  del  726  (doe.  i),  Arch.  Ji  Suio 

di  Torino ij-i) 

111.     Facsìmile  della  fine  del  tcalamenlo  di  Abbone,  7t9(doe.  U), 

cod.  Lai.   13879  della  bibl.  Nazionale  di  Parigi      ....       }6-)7 
UH     Facsimile  della  pergamena  dell'  S80  (dac.  xxxii),  Arch. 

di  Stato  di  Torino 91-9) 

V.  Facsimile  della  pergamena  del  {9S4)  9S5  (doc.  xxssmui), 

Atch.  dì  Staio  di  Torino iift-i^ 

VI.  Facsimile  della  pergamena  del  102;  (doc  LXi)>  Arcb.  di 

Stato  di  Torino t44-4J 

VII.  Facsimile  della  pergamena  del  io;i  (doc.  i-XVi),  Arch.  di 

Stato  di  Torino IÌ^I9 

Vili.    Facsìrn ile  della  pergamena  del  1097  (doc.  lxxxxv),  Arch. 

dì  Stato  di  Torino 1]S-J9 


Finito  di  stampare  oggi  30  di  maggio  1898 

nella  tipografia  Forzani  e  C. 

Edizione  di  cinquecento  esemplari. 


"Istituto  storico 

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Annali  rfiCAFFARO,  a  cura  di  U  T. .  Belorano.    Voi. 
Epistolario  di  C.  Salutati,  a  cura  di  F.  Novati.    Voi. 
/  Capitolari  delle  Arti  venesiane,  a  cura  di  G.  Moimca 

Voi.  n. 


^^Ubreria  ERMANN^OTSoSl^^^B 

1                                                                                  (BRETSCHMGIflEK    t    KEG&SHilRC)                                                      ^H 

■                                           ROMA  -  Via  del  Corso,  307  -  ROMA                               ■ 

1            Deposito  unico  delle  pubblicazioni  ddl' Istituto  Storico  Italiano 

^K        Fonti  per  la  Storia  d'Italia 

^^^^                                   VOLUMI  PUBBLICATI: 

H. 

«'«db» 

Scrittori, 

dtlU 

Prona 

La  guerra  Gotica  di  Procopio   di    Cesarea 

timi 

(sec.vi),  a  cura  di  D.  Comparetti,  voi.  I  e  II 

23-24 

24      - 

,  Monumenta  Novaliciensia  velustiora  (sec.vm- 

xi),  a  cura  di  C.  Cipolla,  voi.  I    .    .    .    . 

3t 

12 

— 

Cronache  veneziane  antichissime  (sec.  x-xi),. 

a  cura  di  G.  Monticolo,  voi.  I  .    .    .    . 

9 

6 

50 

Gesta  di   Federico  /  (sec.   xn),  a  cura   di 

E.  Monaci 

l 

7 

, 

La  Historia  0  Liber  de  regno  Sicilie  e  la  Epi- 

stola ad  Pelrum   Panormitane   ecclesie 

thesaurarium  di  Ugo  Falcando  (sec.  xn), 

a  cura  di  G.  B.  Siracusa 

23 

IO 

— . 

Annali  rf/CAFFARo  e  suoi  continuatori  (sec.  xu- 

xia),  a  cura  di  L.  T.  Belgrano,  voi.  I    ,     . 

II 

12 

-^ 

Historia  Ioh,\nnis  de  Cermunate  (seé.  siv),  a 

cura  di  L.  A.  Ferrai 

3 

7 



Z>  Croniche  di  Giovanni  Sbrcambi  lucchese, 

pubblicate  sui  mss.  originali  (sec.  xiv-xv}, 

a  cura  di  S.  Bongi,  voi.  I,  II  e  III .    .    . 

19-ai 

60 



Notabilia  di  A.  de   Tummulillis  (sec.  xv),  a 

cura  di  C.  Corvisieri 

7 

7 

— 

Diario  di  Stefano  Infessuea  {sec.  xv),  a  cura 

dì  0.  Tommasini 

5 

IO 

— 

,  EfisToi^Rt  e  Regesti. 

Registri  dei  card.  Ugolino  d'Ostia  e  Ottaviano 

degli  Ubaldini  (sec.  xni),  a  cura  di  G.  Levi 

8 

9 



Epistolario  di  Cola  di  Rienzo  (sec.  xiv),  a 

cura  di  A.  Gabrielli 

'6 

IO 



Epistolario  di  Coluccio  Salutati  (sec.  xiv-xv), 

a  cura  di  F.  Novati,  voi.  I,  II  e  HI  .    . 

15-17 

33 



Statuti. 

Statuti  delle  Società  del  popolo  di  Bologna,  a 

cura  di  A.  Gaudenzi,  voi.  I  {Società  delle 

armi,  sec.  xin),  voi.  Il  {Società  delle  arti, 

sec.  xm-xiv) 

3'4 

so 

50 

/  Capitolari  delle  Arti  veneziane  (sec.  xui-xiv), 

a  cura  dì  G.  Monticolo,  voi.  I  .    .    .    . 

36 

12 

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30 

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^^^^                 ^esente  volume:  Lire  la. 

^^^L                           Roma.     Fonsani  e  C.  tipografi  del  Senato.               ^^ 

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STANFORD,   CALIFORNIA 

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